Fuori i soldi per l’attacco

Se nonostante mille perplessità è arrivato lo scudetto non possiamo non far finta di non vedere la sterilità offensiva nonostante la quale siamo arrivati a competere nell’ultima stagione grazie ad una superdifesa. L’attacco del Milan è un problema – nella scorsa stagione ha segnato 69 gol contro gli 84 dell’Inter, i 74 del Napoli e i 77 della Lazio. Solo la Juve ha fatto peggio. L’anno precedente eravamo arrivati a 74 contro 90 dell’Atalanta, 89 dell’Inter, 77 della Juventus e 86 del Napoli. Nel 2019-20 chiuso a 73 contro una Inter ad 81, una Atalanta a 98, una Lazio a 79 ed una Roma a 77.

Facendo i conti è evidente che al Milan manchino dei gol e che in particolare manchi un cannoniere. Leao non lo è nonostante l’esplosione finale, non lo è e non lo è mai stato Giroud che ha fatto gol pesanti ma raramente va oltre i 12-15 in campionato e non lo è nemmeno Origi appena preso che come Giroud aveva il pregio di venire dalla Premier e costare poco.

I giocatori offensivi buoni, purtroppo, costano. Purtroppo per Elliott ovviamente. Questo spiega perché in due anni l’unico vero investimento, comunque non per l’immediato, è stato Leao che ovviamente andrà trattenuto. E perché davanti abbiamo ancora Saelemakers e Messias. L’unico ad aver provato a portare un bomber fu Leonardo, peccato che l’allenatore più catenacciaro del campionato riuscì a metterselo contro dopo 4 giornate rovinandogli la carriera. E’ vero che prendemmo Piatek ma chiunque aveva capito che era un one season wonder.

Prima di Higuain l’ultimo bomber che il Milan aveva avuto era stato Carlos Bacca. E anche qua lo stesso Bacca fu rovinato da un sistema di gioco che non lo valorizzava dal cambio di panchina. Prima di Bacca il nulla: Torres era sul viale del tramonto, Matri lasciamolo stare – ecco, siamo tornati a Zlatan Ibrahimovic. 

Ibrahimovic è stato l’ultimo bomber acquistato – per ben due volte. Ma lo stesso Ibrahimovic oggi non è nemmeno nelle condizioni dei 10 in 18 post-lockdown o dei 15 in 19 dello scorso anno visto il problema al ginocchio e l’età anagrafica. 

In sostanza ci avviamo di nuovo con palla a Leao e speriamo faccia qualcosa, Rebic che speriamo si ricordi di essere un giocatore di pallone e delle punte che non sono dei bomber di razza. Ci avviamo nuovamente ad una stagione con i sopracitati inadatti ad una prima in classifica in organico. Quando ho sentito che volevamo spendere 35 milioni dietro visti questi problemi davanti un po’ mi giravano.

Che arrivi chi deve arrivare, per favore, ma che arrivi qualcuno. Qualcuno che se costa si paga, come è giusto pagare la qualità. Altrimenti rimaniamo ancora una volta fermi al solito problema a sperare che Kalulu e Tomori facciano il loro dietro e a sperare di continuare a vincere 1-0 e che nessuno faccia 90 punti.

E’ il momento di tirare fuori i soldi. 

La fine del teatrino

Al 90esimo più recupero Maldini ha rinnovato ponendo fine ad un mese che per certi versi è stato peggio del giugno 2015, quello di Ibrahimovic, Kondogbia e Jackson Martinez saltati contemporaneamente. Un teatrino partito dall’intervista alla gazzetta e chiuso ieri sera con il rinnovo di Maldini che è costato la faccia alla società. Quest’ultima come sempre è brava a ringraziare e far sentire i tifosi parte del club quando c’è da vendere abbonamenti (campagna aperta molto in anticipo, prima che tutto scoppiasse, bella e furba mossa) e merchandising – meno quando c’è da comunicare con chiarezza le cose. Basti pensare che Maldini il rinnovo se lo è annunciato da solo uscendo da casa Milan.

Questo giochino è costato un mese di mercato e non solo per colpa della società – un professionista che ha il contratto fino al 30/6 ha comunque potere di firmare e fare trattative fino a quel giorno, cosa che non è stata fatta. E’ arrivato solo Origi che probabilmente il contratto lo aveva firmato in un periodo tra il 1/2 e due giorni fa – non si sa chi ha incontrato e con chi ha firmato visto che non è uscita mezza foto. In tutto questo la nostra competitor pur essendo tecnicamente fallita ha preso Lukaku e Asllani rinforzandosi in due ruoli chiave mentre noi dobbiamo recuperare dall’addio di Kessie e Romagnoli.

Il ritiro comincia il 4, tra pochissimo e il campionato il 13 di agosto, praticamente tra sei settimane con un avvio “scientifico” giusto per non farci mancare niente in una stagione dove la Champions League nella sua fase a gironi sarà compressa per via del mondiale, come successo due anni fa per il covid, e dove quindi occorrerà farsi trovare più che pronti e con una rosa profonda (mentre noi, di fatto, negli ultimi anni, abbiamo dato il meglio quando giocavano sempre gli stessi ad una settimana di distanza).

E’ inutile che vi dica i problemi, li sappiamo tutti. La palla dopo questo mese semplicemente indecente sta a Maldini e i risultati che porterà a casa giudicheranno quanto successo. Se Maldini ha tirato lungo per ottenere garanzie adeguate per rinforzare la squadra alzando l’asticella verso la seconda stella passerà da eroe che ha salvato il Milan contro la dirigenza che voleva vivacchiare con uno dei primi quattro posti e per cui lo scudetto è quasi un incidente di percorso che rende la cosa problematica. Se invece arriverà un mercato di Lazetic, Bakayoko, Messias e altra gente indecente sarà solamente qualcuno che per motivi personali ha tenuto il club e il suo mercato un mese in ostaggio.

Due buone notizie: da oggi il club può ufficialmente esibire lo scudetto sulla maglia, che mi aspetto sarà presentata o subito nella giornata odierna o a questo punto in ritiro. La seconda è che con l’addio di Kessie la rosa è stata ufficialmente demirabellizzata. Vedo onestamente troppi ringraziamenti per un giocatore che ha iniziato da febbraio in poi a giocare una volta che si è reso conto che si poteva raggiungere l’obiettivo dimenticando l’indecenza da settembre a dicembre e la priorità data alla nazionale per Olimpiadi e Coppa d’africa su chi lo pagava. Il Kessie di fine stagione mancherà e sarà difficile da rimpiazzare – ma che per favore, arrivi un professionista – possibilmente a tempo pieno.

Lo scudetto, un mese dopo

22 giugno 2022, un mese dopo l’apoteosi rossonera al Mapei ci troviamo in un mondo completamente stravolto. Persa la loro battaglia e dopo le pagine istituzionali scritte piangendo per dovere di cronaca assistiamo ad una Gazzetta dello sport totalmente schierata ed asservita alla narniazione nerazzurra tra trattative vere e finte, giocatori accostati e giocatori elemosinati. L’obiettivo è chiarissimo: lo scudetto del Milan è solo una casualità, un incidente di percorso, qualcosa di cui non ne parliamo più e la grandissima Inter sarà pronta anche a costo di indebitarsi ancora di più a fare l’all-in per evitare l’onta della seconda stella rossonera.

Inutile girarci intorno: siamo 19-19 e arrivare alla seconda stella prima dell’altro avrà la stessa valenza di una Champions League, di un 6-0, di un euroderby a piacere: è qualcosa che ha un impatto importantissimo anche a livello di marketing. Noi a questo appuntamento ci stiamo arrivando male per via della ridicola questione contratti e l’ego smisurato di un AD e di un dirigente i cui meriti sono entrambi sopravvalutati che non vogliono scendere a patti e/o compromessi.

Quello che stiamo capendo è che saremo veramente, di nuovo, forse come mai nemmeno l’anno scorso, contro tutto e contro tutti e arriveranno anche i gobbi. Non sbagliare il prossimo mese di mercato in una stagione in cui si giocheranno 15 giornate fino al 14 novembre più tutto il girone di Champions e 4 giornate di campionato prima della chiusura del mercato sarà non importantissimo, di più. 

Le priorità le sappiamo tutti – quello che conta è che da questo mercato esca un Milan più forte dello scorso anno, un Milan che senza i tre clamorosi furti a San Siro di Napoli, Spezia ed Udinese avrebbe chiuso a quota 92, uno in più dell’Inter di Conte. Se questa squadra uscirà rafforzata – ovvero sostituendo adeguatamente Kessie, Romagnoli e risolvendo i due problemi trequartista ed esterno destro allora non ho dubbi che vinceremo lo scudetto di nuovo.

Per il momento mi limito a spiegare a giornalisti ed articolisti che più fate trasparire il vostro livore per il nostro scudetto credendo che ci dispiaccia, più semplicemente ci fate godere ancora di più

Ci si aspettava qualcosa di meglio

Siamo ad un mese dallo scudetto ed è tornato il mulino bianco rossonero. La situazione è oggettivamente preoccupante perché non solo la casella “acquisti” alla voce di mercato è vuota ma anche e soprattutto chi quegli acquisti dovrebbe farli non ha ancora rinnovato il proprio contratto. La firma di Maldini e Massara sarebbe dovuta arrivare il 23 maggio a Casa Milan durante la festa, invece le parti ancora non sono vicine – inizio a chiedermi perché Gazidis, in fondo, dovrebbe rinnovare il contratto all’unico ostacolo al progetto che aveva in mente e l’unica risposta negativa è che se non lo fa è veramente con le spalle al muro.

Nel frattempo la prima parte di mercato, quella in cui si spostano i nomi pesanti prima dei ritiri delle squadre, sta andando praticamente a vuoto con un campionato che inizia tra meno di due mesi con i problemi trequartista ed esterno destro ancora non risolti (nel mentre Deulofeu va a Napoli), con i rivali cittadini che tramite giocatori ipervalutati riescono a fare mercato nonostante debbano chiudere almeno a -60 milioni – e probabilmente pure rinforzandosi. Resta la seconda, quella delle occasioni dell’ultima ora, dove ci vuole anche abilità e fortuna.

Non è chiara la strategia del Milan e la paura è che questo mercato finisca col budget speso a rinnovi per chi ha fatto vincere il titolo e scarsi acquisti riguardo le necessità, con il piano A che salta trovandosi nuovamente spiazzati. Il tutto arriva dopo una società che a Gennaio non aveva praticamente fatto mercato se non per fare uscire Pellegri (che comunque era entrato nelle rotazioni) per far entrare Lazetic (che non ha mai giocato).

Il Milan ha il dovere morale di fare un mercato da campione d’Italia e vincere la seconda stella prima dell’Inter, cosa che attirerebbe sponsor e darebbe un diverso valore commerciale e di marketing alla squadra. Lo deve ai suoi tifosi dopo due mercati oggettivamente al risparmio e deludenti dopo la Champions League 2007 e lo scudetto 2011. Lo deve perché investire oggi significa poter ripetere quello che ha fatto la Juventus aprendo un ciclo e quindi aumentando il fatturato.

Ad oggi, a 13 giorni dalla fine ufficiale della stagione, i fatti dicono che il Milan ha riscattato Messias, perderà Kessie e Romagnoli e non si sa ancora chi dovrà fare mercato dal primo luglio col rischio alto che tutta la fatica fatta per arrivare a questo punto venga vanificata nuovamente perdendo un nuovo treno “Tevez”. 

Se siete contenti del momento attuale bene per voi. Io onestamente mi aspettavo di meglio.

Non male questo Leicester

Mentre la stampa italiana ancora non si spiega come i maggiori esperti di veline che per l’estate dovranno trasformarsi in esperti potatori abbiano perso il titolo nonostante porcate arbitrali contro di noi e a loro favore, continua il ridimensionamento mediatico trasformatosi in rosicata senza fine.

Poi però c’è la realtà – e la realtà è anche la realtà di mercato, di richiesta per una rosa che evidentemente vale (la migliore su transfermarkt in Italia). Le offerte non arrivano mai in Italia o se arrivano arrivano tramite media secondari – sui primari l’ordine è di non parlarne, mai, a meno che non sia praticamente cosa fatta: i giocatori del Milan devono passare come dei miracolati. Mica come il Sassuolo per cui ogni sera c’è la vetrina in diretta su Sky Sport per piazzare a 40 milioni pure i raccattapalle, per esempio.

Partiamo dal portiere: su Maignan ci sono Tottenham e Manchester United – il Milan le offerte non le ha nemmeno ascoltate. In difesa lo stesso destino per Tomori (che ha offerte dalla Premier) e Kalulu ma per cui non dovendo tagliare, non ci si siede nemmeno a parlare. Theo Hernandez è da due anni nel mirino del PSG – lo scorso anno il Milan rifiutò 70 + Draxler, costringendo i parigini a virare su Hakimi. Dopo il rinnovo, ovviamente, non se ne parla nemmeno.

A centrocampo il Real Madrid ha fatto un tentativo per Tonali prima di andare su Tchouameni col giocatore che non ci pensa nemmeno a lasciare il Milan. Kessie è andato a Barcellona – non l’ultima delle squadre per importanza, mentre su Bennacer una estate fa invece c’era il Manchester City di Guardiola. Davanti è inutile dire che per Leao c’è la fila – lo voleva il Real al posto di Mbappé, poi Ancelotti (cuore rossonero) ha fatto cambiare idea a Perez, lo vuole ancora il City ma per meno della clausola non ci si siede.

Insomma, questo Leicester italiano così male non ha fatto se i suoi titolari sono contesi da mezza europa che conta. Però ripeto, sei il Leicester se i giocatori quando fanno bene li vendi subito perché non te li puoi permettere – e questo non mi pare che al momento sia una cosa che abbiamo fatto noi. Vero, Beppe?

Ancora non si spiegano il Milan

Sono passati 14 giorni dallo scudetto e la situazione è ancora frizzantina. Opinionisti e tifosi avversari sono sul piede di guerra, si continua a parlare di Leicester e di miracolo quando in Italia non si è capaci di non riconoscere progressi e duro lavoro. Siamo il paese che più bolla un giocatore nei primi mesi e rimane attaccato a quei pregiudizi qualunque cosa faccia – basti pensare al cyberbullismo partito da account fiorentini (tra cui la parodia di un ex-allenatore della Sampdoria) su Montolivo, poi ripreso a Milano, per fare un esempio.

Il Milan quest’anno in Italia non è stata una squadra qualunque, è stata LA squadra che ha rotto il sistema. Ha scombussolato le redazioni da sempre orientate tra Juventus (squadra degli editori) e Inter (squadra dei redattori) – le stesse redazioni che ci tengono ogni volta che c’è Juventus-Inter a ricordare che quello è il derby d’Italia, in pura chiave anti-Milan, fosse anche la partitella di 15 minuti del trofeo Tim. 

Il Milan si è permesso di fare mercato senza fare plusvalenze fasulle da società amiche e senza mandare avanti le velinate per far preparare i peana e i magnificat che ad esempio stiamo leggendo da Beppe Marotta in questi giorni, il quale si sta preparando più ad uscire come eroe da una situazione difficile che a fare un vero mercato per la nostra ex-competitor.

Non si spiegano come senza articoli a supporto, invenzioni di società che offrono milioni di miliardi per un Rugani o un Pinamonti qualunque i giocatori del Milan siano forti e valgono – e arrivano offerte vere, dall’Europa, non dall’Italia che ovviamente non vengono mai riportate. Un anno fa prima di andare su Hakimi, ad esempio, furono offerti 70 + Draxler al Milan per Theo Hernandez – ed è inutile che vi stia a dire cosa è arrivato su Leao da Gennaio. Le offerte per i giocatori del Milan non si devono sapere perché i giocatori del Milan devono passare come scarsi ed inadatti rispetto a quelli del Bayern Monaco Italiano (quando la realtà, come vi avevamo raccontato nel post precedente, è ben diversa).

Non si spiegano Stefano Pioli – perché quando uno rimane un perdente nell’immaginario collettivo lo resta sempre – ad esempio, Ancelotti ha dovuto vincere 2 Champions e uno scudetto prima di essere visto diversamente e per qualcuno Interista/Napoletano è ancora sostanzialmente un allenatore con molta fortuna che gioca un calcio vecchio di 20 anni. Pioli è stato presentato come il normalizzatore rispetto alle vaccate di Giampaolo e faceva già intravedere qualcosa nei primi giorni nonostante le vedove del tecnico più difensivista e scarso che il calcio ricordi e un Leao che ancora non aveva subito il “trattamento Ibra”, non saltava un uomo e sembrava la brutta copia di Niang.

Pioli si è dimostrato un allenatore che a differenza dei suoi colleghi non si fissa sul suo stile di gioco, ma cambia ed assimila dalle avversarie, italiane ed europee. Il Pioli di fine stagione non è quello di inizio stagione e per ben due volte quando è arrivato il momento della resa dei conti, mentre molti colleghi si affiderebbero a quello che è andato meglio finora, lui ha rivoluzionato due volte la formazione: l’anno scorso inserì Diaz al posto di voi-sapete-chi sulla trequarti, quest’anno dopo un’alternanza Kessie-Diaz ci ha messo Krunic.

Lo stesso Pioli è migliorato nel girone di Champions League dal quale ha portato in Italia il concetto di pressing alto con tutta la squadra, esasperandolo forse sempre di più nelle versioni che abbiamo visto a Bergamo, a Roma e riprendendolo nella parte finale della stagione. Quelle che qualcuno definiva “scansate” erano semplicemente squadre messe sotto tatticamente, incardinate nel loro dogma della costruzione dal basso e incapaci di rinviare un pallone per come il Milan era messo tatticamente e atleticamente in campo. 

Le partite contro Lazio, Fiorentina, Verona ed Atalanta – ma anche quella col Sassuolo – sono e rimangono un esempio da applaudire. Due soli gol concessi contro squadre che si giocavano l’accesso all’Europa, un abisso visto in campo in quattro su cinque (solo con la Fiorentina – che aveva messo il Milan in difficoltà all’andata – c’è stato equilibrio). Sono invece state ridimensionate, quasi fatte dimenticare o cancellate troppo presto da chi aveva interesse mediatico ed economico a narrare la seconda stella degli amici di famiglia.

A proposito di costruzione dal basso, lo stesso Pioli ha saputo evolversi ed uscire dal dogma Guardioliano senza il quale sembra che non si possa giocare a calcio nel 2022 – contro le squadre di cui sopra lo ha detto lui stesso che sapendo che queste pressano alto era importantissimo qualche lancio lungo in più e se hai un portiere come Maignan in porta lo puoi fare mentre con quello precedente no.

E’ stato Pioli un allenatore perfetto? Tutt’altro: senza il cambio fondamentale nelle ultime cinque (che io onestamente chiedevo prima) non avremmo vinto il titolo e sarebbe stato giusto pensare ad altro per l’anno prossimo, gli ho anche rimproverato aver usato poco Kalulu e Tonali (vi ricordate che non giocava mai più di 45-50′ fino a dicembre?) nel girone d’andata – ma poi nel calcio contano i punti che fai e quei punti oggi sono 86 e potevano essere di più (vero Serra e Massa?) e sono tutti punti conquistati giocando un calcio bello da vedere e vicino più a quello europeo che a quello Italiano.

Il Milan ha vinto un campionato giocando bene: questo non succedeva in Italia da anni, probabilmente dallo stesso Milan di Ancelotti. Mancini, Mourinho, Allegri, Conte sono stati i soli quattro tecnici campioni dal 2006 al 2021 – due con squadre diverse e tutti con un calcio che pensava prima a non prenderle, culminando nell’anno di palla a Lukaku e speriamo che dio ce la mandi buona. Pioli ha invece portato la supremazia territoriale, il baricentro alto e tutto questo concludendo comunque con la miglior difesa – addirittura con un dato esagerato nel girone di ritorno, dove il trend Milan si era consolidato ancora di più.

Continuano a parlare di Leicester perché oltre al Milan non hanno capito nemmeno il Leicester. Il Leicester quell’anno aveva Mahrez e Kanté a centrocampo ed era allenato da un allenatore Italiano – ovvero allenatori che non si piegano a concetti estremi per il loro ego e sanno mettere in campo la squadra migliore possibile in quel momento: non è un caso che sia Conte che Ancelotti andati in Premier la vinsero al primo anno e persino Mancini riuscì a portare la vittoria del primo scudetto al City.

Ranieri ha semplicemente usufruito delle prestazioni di due tra i migliori giocatori della Premier che sarebbero diventati star di lì a poco – non è un caso che lo stesso Mahrez quell’anno fece 17 gol oltre a propiziarne molti di Vardy che è comunque un attaccante che è sempre andato in doppia cifra. Tre giocatori così come lo sono stati da noi Maignan, Theo Hernandez e Leao sono bastati per aprire un gap e vincere – così come sono bastati Hakimi e Lukaku un anno fa. 

La differenza tra una piccola ed una big – o chi comunque aspira ad esserlo – rimane nel vendere i giocatori dopo che si è raggiunto un traguardo che mancava da anni. Insomma, il Leicester d’Italia è stato chi ha smantellato dopo aver vinto lo scudetto – un miracolo sportivo sul campo e nei bilanci.

Ai tifosi dico quindi di stare tranquilli e non credere a mezza parola di quello che vi stanno dicendo: da questo mercato noi ne usciremo rafforzati e la nostra ex-competitor a meno di un nuovo miracolo (quello sì, miracolo, non il nostro) combatterà con le romane per il quarto posto nonostante la si metta favorita per il titolo per far passare il nostro come miracolo. Guardate invece alla Juventus con preoccupazione – loro sì hanno una proprietà che se falliscono mette soldi per risanare e comprare giocatori. L’anno prossimo tornerà il derby d’Italia – ma quello vero.

 

La narrazione dell’Inter più forte del Milan e altri racconti fantastici

Da Narnia quest’anno ce lo hanno raccontato in ogni dove: l’Inter era una squadra di campioni galattici, alla pari delle big d’Europa. Il campionato era roba loro, seconda stella sul petto. Poi però si è giocato e c’è stato il campo. In questo pezzo vi spiegherò perché la stampa filomarottiana, a partire dal giornale rosa, vi ha sostanzialmente raccontato un mare di cazzate.

Partiamo dalla rosa. Nessuno in Serie A ha avuto una rosa profonda come il Milan. Nessuno. Nemmeno l’Inter. Parliamo di una rosa che ha sopperito a 6 giornate di assenza di Maignan, 6 di Tomori, 8 di Romagnoli, 25 di Kjaer, 5 di Theo Hernandez, 11 di Calabria, 11 di Florenzi, 7 di Kessie, 6 di Bennacer, 3 di Leao, 12 di Rebic, 9 di Messias, 13 di Ibrahimovic e 10 di Giroud e mi limito ai titolari o a coloro nel giro. Contiamo quelle dell’Inter: 6 di Bastoni, 6 De Vrij, 3 Brozovic, 1 Barella, 2 Chalanoglu, 6 Vidal, 5 Goosens, 2 Lautaro, 5 Sanches. Non c’è partita. Qua le fonti per Milan ed Inter.

Ma non facciamone solo una questione quantitativa – andiamo a vedere cosa è successo nelle partite con assenze. Nelle tre in cui è mancato Brozovic l’Inter ha perso col Sassuolo e pareggiato contro Torino e Fiorentina. Senza Bastoni l’Inter ha pareggiato contro Sampdoria, Napoli e perso con lo stesso Sassuolo – ha perso col Bologna quando in panchina per scelta tecnica ed è riuscita a vincere con Spezia, Empoli ed Udinese non certo tre corazzate. 

Il Milan ha saputo sopperire all’assenza di Maignan – le ha vinte tutte, pareggiato il derby (con rigore parato da Tatarusanu) e perso con la Fiorentina. Ha battuto la Roma con quasi una intera squadra fuori tra Covid e Coppa d’Africa. Solo contro il Napoli e solo grazie all’invenzione del fuorigioco geografico ha pagato le contemporanee assenze di Leao e Theo Hernandez.

Finite le assenze parliamo di undici titolare, ruolo per ruolo. Ovviamente credo che in porta non ci sia nemmeno da discutere – Maignan è stato l’MVP del campionato mentre Handanovic è criticato dagli stessi interisti.

La difesa dell’Inter tanto decantata è stata più forte della nostra? Fino ad un certo punto. Partiamo da un fatto: il Milan al pari col Napoli ha chiuso con la migliore difesa – un gol meno dell’Inter. Ci sono però due difese del Milan, con e senza Kjaer e con e senza Romagnoli. Il Milan prende 22 gol nel girone d’andata e solo 9 nel girone di ritorno e solo 6 su 17 partite con Kalulu in campo, di cui uno è il “furto” dello Spezia.

Inutile dire che il Milan ha scoperto di avere uno dei migliori difensori della Serie A nel girone di ritorno – quando i numeri parlano così tanto non c’è niente da dire. Nove gol subiti – la seconda nel girone di ritorno ne ha presi 17. Non avevamo la migliore difesa all’inizio, la abbiamo trovata in corso d’opera – ora non solo l’abbiamo ma tra la nostra difesa e quella ipervalutata mediaticamente dell’Inter c’è un abisso enorme.

A centrocampo c’è più equilibrio: l’Inter ha avuto il giocatore più forte del campionato in questo reparto (Brozovic) senza ombra di dubbio ma di fianco a lui ha trovato il solito mese buono in un anno di Calhanoglu che grazie ai rigori ha riempito la sua barra dei gol e un Barella che lontano da Conte è tornato ai suoi livelli. Noi abbiamo avuto la grana Kessie ma nel finale abbiamo trovato un Tonali che è diventato giocatore di livello. Partivamo dietro, siamo finiti sostanzialmente alla pari.

In attacco i numeri direbbero Inter, i giocatori dicono Milan. Dzeko ha fatto 13 goal e Giroud 11, ma i gol di Giroud sono quasi tutti alle big e determinanti nel girone di ritorno – confronto non vinto, ma stravinto dal francese. La stessa cosa vale per Lautaro Martinez (21 gol e 3 assist) e Leao (11 gol ma 11 assist) col secondo che in Serie A si è dimostrato un vero e proprio cheat code. L’attacco dell’Inter per lungo tempo ha sofferto i big match mentre quello del Milan ha dato il meglio lì. Qua si partiva alla pari, ma abbiamo finito meglio noi – perché i gol non si contano, si pesano.

Finiamo quindi col campo: al dì là dell’86-84, del doppio confronto vinto, del fatto che noi abbiamo giocato senza rigori e senza VAR a favore da Milan-Spezia mentre di là non han mai visto un cartellino rosso in tutto il campionato – al di là degli errori arbitrali a senso unico tutto l’anno c’è un dato, unico e incontrovertibile. Quello degli scontri diretti: il Milan ha fatto 30 punti contro le prime 8, l’Inter ne ha fatti 24. E se andiamo a vedere l’andamento di queste partite il Milan è stato quasi sempre padrone del campo e del gioco – non lo ha fatto per 70 minuti nel derby di ritorno e per i primi 10 minuti contro Napoli a San Siro e Juventus a Torino.

L’Inter in queste gare ha sofferto e alcune le ha strappate grazie a rigorini inenarrabili che a noi non sono stati nemmeno concessi, basti pensare quello contro la Juventus o i due nel derby d’andata. 

Il campo ha insomma smontato la narniazione e, forse, dovremmo essere noi a non essere soddisfatti di essere arrivati punto a punto con una squadra così più debole della nostra, specie nel reparto arretrato. Dopodiché mi ricordo che senza le porcate di Spezia, Udinese e Napoli avremmo chiuso il campionato a 92 punti – e allora lì si che il gap sarebbe stato veritiero di quanto visto sul campo quest’anno. Con buona pace dell’Inter, Marotta e del curatore fallimentare. Buona potatura.

2021/22 – Le pagelle di fine stagione

Ed eccoci col momento più atteso – quello delle pagelle di fine stagione. Le pagelle dei campioni d’Italia

Portieri

Maignan: 10. Vorrei dare di più ma non si può. In 32 partite di campionato ha collezionato 17 clean sheet, facendo delle parate decisive quasi sempre. E’ arrivato con i media contro, non dimentico i commentatori di Sky in amichevole minimizzare una parata dicendo che la palla aveva toccato il palo e specificando che non la toccò lui, non dimentico nemmeno il 6 striminzito di Sampdoria-Milan e il massacro al primo gol subito a Cagliari. Ne usciamo con uno dei portieri migliori d’Europa, meglio di chi lo ha preceduto, con un portiere dai piedi buoni 

Tatarusanu: 7. Al netto di qualche errore quando è stato chiamato in causa ha fatto il suo, soprattutto nel derby parando quell’ingiusto rigore che ad oggi sarebbe costato il titolo. Se consideriamo cosa è successo alla seconda squadra di Milano quella volta che hanno dovuto giocare col secondo portiere, possiamo dire che c’è un abisso – ben profondo.

Mirante: s.v. Nonostante tutto, quest’anno, un portiere di Castellamare di Stabia ha vinto lo scudetto con noi.

Difensori

Tomori: 9. Esce da questo campionato come il miglior centrale della Serie A con buona pace della sopravvalutazione mediatica di quelli nerazzurri. Lo dicono i dati: 0,66 gol/partita con lui in campo, record di questa Serie A e record per un difensore centrale con più di 30 partite. 

Romagnoli: 6,5. Migliora nella seconda parte di stagione nelle cinque gare di campionato in cui viene chiamato in causa, tra cui Juventus e derby. Rimarrà sempre nel cuore la partita di Madrid con l’Atletico – ma se Romagnoli nel 2015 era il massimo che potevamo permetterci, oggi diventa un profilo onestamente che per lo stipendio che ha fatica ad essere da Milan – andrà forse alla Lazio che è la sua giusta dimensione.

Kalulu: 9,5. Non ha giocato meglio di Tomori ma il voto è più alto perché partiva da Under 23. Da quando nel girone di ritorno diventa titolare il Milan ha preso 6 gol nelle 16 partite in cui ha giocato titolare e 3 nelle tre in cui non ha giocato (Salernitana ed Udinese). Già nel girone d’andata si erano intuite le potenzialità ma non c’era stato il coraggio di lanciarlo a fondo – Kalulu è stato IL colpo di Moncada insieme a Maignan e il primo vero acquisto del mercato di Gennaio.

Kjaer: 6. Infortunato nel girone di ritorno, confermo il voto dell’andata. Temevo che il suo infortunio ci portasse più partite di Romagnoli, invece poi ha giocato Kalulu

Gabbia: 4,5. Lo si vede con lo Spezia ed è una sciagura sul gol del pari, poi torna col Genoa dove non fa altro che spazzare. Ieri pensavo che in questa rosa persino i più inutili come Castillejo e Maldini hanno comunque avuto la loro partita in cui han portato il loro mattoncino al risultato finale. Lui no, anzi, lui con la Fiorentina ha fatto danni tremendi. Semplicemente non da Milan.

Theo Hernandez: 8. Nel ritorno è praticamente perfetto come terzino sinistro e il girone culmina con quel gol capolavoro contro l’Atalanta. Mezzo punto in più per l’animazione nelle celebrazioni della festa scudetto e il rosso preso nel derby con quel fallo tattico che ha mandato quelli là al manicomio.

Calabria: 6,5. Gli avevo dato 7 a Gennaio, purtroppo nella seconda parte è calato parecchio facendosi spesso saltare e rischiare. Non so se intervenire sul mercato qua o passare a tre, ma anche per lui vedi alla voce Romagnoli.

Florenzi: 6,5. Lui ha fatto il percorso inverso rispetto a Calabria, ovvero è migliorato tanto nel girone di ritorno. Non so se ha portato o meno carisma allo spogliatoio a livello di Ibra, ma in campo nel finale di stagione con lui siamo stati più quadrati.

Ballo-Touré: 3,5. Confermo il voto dell’andata visto che nel ritorno si vede solo 3 minuti col Genoa. Mi spiace ma no, non da Milan.

Centrocampisti

Bennacer: 7,5. Dopo una prima parte opaca torna dalla Coppa d’Africa come un giocatore completamente nuovo e torna quello dello scorso anno dominante a centrocampo, permettendoci di alternarlo con Kessie e Tonali.

Tonali: 8,5. Nel girone di ritorno è cresciuto ancora fino a diventare trascinatore totale nella volata finale coi gol di Lazio e Verona. Ce lo godremo e diventerà la nostra bandiera – questo è un centrocampista totale di livello Europeo, molto più forte di quel simulatore sardo di bassa statura dai capelli rossi spacciato per pallone d’oro.

Bakayoko: 4,5. Confermo il voto dell’andata – era stato preso per sostituire Kessie e Bennacer in Coppa d’Africa e ha francamente fallito il suo obiettivo. Di fatto il suo highlight nel girone di ritorno sono le celebrazioni per lo scudetto.

Kessie: 6,5. Nel finale di campionato – una volta certo di andare a Barcellona – torna a giocare e trascina la squadra allo scudetto. Quello dell’andata era un problema, quello del finale mancherà e sarà difficile da rimpiazzare.

Krunic: 7. E’ decisiva la sua titolarità da trequartista nelle ultime partite dopo il fallimento Diaz, ripescandolo dalla panchina dove era stato dimenticato dalla gara con la Juventus. Dà solidità alla squadra permettendole di pressare più alto e recuperare più palloni ed è la chiave dei 15 punti nelle ultime 5 partite.

Diaz: 5,5. Lo confermo e non lo abbasso solo per il secondo tempo del derby di campionato dove ha spiegato a Calhanoglu come si fa il trequartista del Milan. Per il resto è stato semplicemente disastroso – non lo riscatterei e il trequartista è essenziale nel prossimo mercato.

Maldini: 3. Non ha giocato nel girone di ritorno, quindi confermo il voto del girone d’andata. Per lui non è questione di non essere da Milan, ma probabilmente di non essere nemmeno da Serie A.

Attaccanti

Rebic: 6,5. Malino dopo l’infortunio, poi nel finale – da Roma in poi – si vede il vero Rebic e il vero Rebic ci consente di giocare con due ali efficaci evitando la marcatura su Leao (che da lì dilaga in gol ed assist). Onestamente non so cosa fare con lui la prossima stagione.

Leao: 9,5. Un voto pieno in più dall’andata per l’MVP della Serie A 2021/22. Decisivo il finale che lo ha reso devastante e lo ha trasformato nell’immagine dello scudetto. E’ il giocatore su cui questa società si gioca faccia e progetto – se finisce come Lukaku non dai continuità allo stesso e dai un pessimo segnale di ridimensionamento. 

Saelemakers: 6. Né carne né pesce, qualcosa meglio di Messias ma comunque non capace di fare un cross come si deve nemmeno a pagarlo. Onestamente valuterei la cessione quest’estate.

Castillejo: s.v. Minuti giocati: 122. Confermo il voto dell’andata – grazie per Verona ma ora è il momento di salutare.

Messias: 6,5. Miglioro leggermente il voto dell’andata per il bel gol contro lo Spezia e soprattutto per l’assist contro l’Atalanta. Non lo considero comunque da Milan.

Giroud: 7,5. Il girone d’andata era deludente, quello di ritorno lo riabilita. Non segna tantissimo, ma i gol si pesano e i suoi sono tutti pesantissimi e decisivi in partite importanti.

Ibrahimovic: 10. Lo scudetto è suo. Non per le prestazioni in campo ma per essere stato il leader che nel percorso di questi due anni e mezzo ha trasformato questo gruppo. Il capitano senza fascia che anche da infortunato va a Milanello a caricare la squadra.

Società

Pioli: 9. Al termine del girone d’andata la squadra aveva gli stessi difetti dello scorso anno e nel girone di ritorno questi si sono visti nuovamente prima delle partite con Salernitana e Bologna. Nel finale è riuscito finalmente a fare il salto di qualità sia tattico che mentale – Krunic è la mossa che a suo tempo fu Diaz un anno fa mentre a livello di approccio e mentalità paghiamo lo scotto in Coppa Italia ma dopo arriviamo preparatissimi in campionato. Il prossimo girone di CL sarà il nuovo banco di prova per lui.

Gazidis: 7,5. A Gennaio lo avevo rimproverato per i soldi non spesi sul mercato. Ha avuto ragione lui e nel frattempo ha trovato anche altri sponsor. C’è però da rivedere qualcosa nella gestione mediatica della festa scudetto, dove ci siamo trovati probabilmente impreparati – niente hashtag per engagement, dirette con cori e speech interrotti dalle voci in studio, segnale video che va e viene.

Maldini: 8. Meglio come team manager che come direttore sportivo è stata sicuramente determinante la sua presenza a Milanello più che le sue idee nel mercato estivo. Ha azzeccato l’idea, con l’allenatore, di non andare su un centrale puntando su Kalulu e questa ha pagato fino in fondo. Ora si spera che per il prossimo abbia le idee chiare su esterno e trequartista che non possono essere presi al 31 agosto e gestisca meglio i rinnovi.

Moncada: 10. Maignan, Leao, Kalulu sono tutta roba sua. Vai a insegnare al DS del Padova come si fa scouting.

 

Sassuolo – Milan 0-3: l’abbiamo vinto

Era la partita più attesa, è stata una passeggiata di salute. Al 36esimo minuto lo scudetto prendeva la strada della milano che conta, quella rossonera, con una partita magistrale attaccata con la mentalità giusta e senza concedere niente ad un Sassuolo oggettivamente demotivato. I tre gol arrivano tutti in maniera uguale, col nostro marchio di fabbrica: pressing alto, ripresa, assist di Leao. 

Da lì in poi c’è poco da dire, è una attesa del fischio finale spasmodica con io che controllo già i diffidati in vista della Supercoppa dell’11 agosto. Tonali già ammonito viene tolto, niente per Leao, Kalulu e Tomori. Perfetto – manca solo il gol di Ibra che il fuorigioco, purtroppo, ci toglie.

C’è poco da dire se non che nonostante la narrazione giornalistica ha vinto la squadra più forte e si è capito che questa squadra eravamo noi quando a Febbraio abbiamo vinto il derby. Si è capito che noi abbiamo una profondità di rosa che l’Inter si sogna: abbiamo sopperito a 36 infortuni tra cui quello dell’unico giocatore del Milan nelle liste del pallone d’oro. Si è capito che giocatori come Maignan, ma anche come Tomori, Tonali, Leao e Theo le altre non li hanno – e se vi dicono che qualcuno è più forte è perché la narrazione lo ha sopravvalutato.

Abbiamo vinto avendo tutti contro. Opinionisti, giornalisti, arbitri con dirigenti che si spostavano un recupero poi fatale quando più gli faceva comodo. Questo Milan ha vinto con tutte le squadre che andranno in Europa nel girone di ritorno tranne la Juventus con cui ha pareggiato. Ha perso solo col Napoli e sappiamo tutti come. Chiudiamo con la migliore difesa a pari col Napoli – il tutto senza Kjaer.

E’ lo scudetto di chi c’è sempre stato, di chi non ha mai mollato nemmeno a guardare negli anni di Inzaghi o Seedorf quando un punticino o un gol in più poteva portarti ai preliminari di Europa League, di quelli dei rigori col Rio Ave, dei bonifici dei cinesi, del catenaccio anticalcio di Gattuso, delle vedove di Calhanoglu. Questa squadra nasce da quella squadra che finiva dietro Inter e Atalanta con un cambio netto di mentalità arrivata prima in panchina e poi in campo con Ibrahimovic.

Da domani si ricomincerà con la sostituzione di Kessie, il rinnovo di Leao, il miracolo, il mercato, gente che va e che esce, la cessione, la Superjuve e la grande Inter. Ci godiamo l’oggi, in faccia a tutti, dimostrando che in Italia le partite si possono ancora vincere sul campo e non nel palazzo, che si può fare un modello virtuoso e giocare un calcio europeo contro chi gioca con leasing e debiti. Godiamoci questa settimana, questo mese, senza pensare al domani.

Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide, cercheremo altre vittorie. Che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c’è in noi, in tutti noi che abbiamo avuto questa avventura di intrecciare la nostra vita a un sogno che si chiama Milan.

SASSUOLO: Consigli (82? Satalino); Muldur, Ayhan, Ferrari (82? Peluso), Kyriakopoulos; Frattesi (58? Traore), Lopez (46? Magnanelli), Henrique; Berardi (67? Defrel), Scamacca, Raspadori. In panchina: Pegolo, Rogerio, Djuricic, Ciervo, Ceide, Chiriches, Ruan Tressoldi. Allenatore: Alessio Dionisi

MILAN: Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori (81? Romagnoli), Theo Hernandez; Tonali (46? Bennacer), Kessie; Saelemaekers (81? Florenzi), Krunic (72? Brahim Diaz), Leao; Giroud (72? Ibrahimovic). In panchina: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Toure, Rebic, Messias, Bakayoko, Gabbia. Allenatore: Stefano Pioli

ARBITRO: Daniele Doveri

GOL: 17? e 32? Giroud, 36? Kessie (M)

NOTE: AMMONITI: Tonali (M); Kyriakopoulos (S)

Milan – Atalanta 2-0: da grandissima squadra

Meno uno. Ci voleva provare Gasperini in una partita caricata come Verona-Milan. Ci voleva provare e non c’è riuscito nonostante ce l’ha incartata bene per un tempo. Il Milan vince 2-0 e lo fa con i suoi due giocatori migliori, Leao e Theo Hernandez, protagonisti di entrambi le reti. Non è stata così facile come racconta il risultato finale perché l’Atalanta è partita a difendere e a negarci gli spazi di cui necessitiamo per attaccare.

Con il centrocampo completamente chiuso e le verticalizzazioni di Giroud neutralizzate da un francobollato Palomino. L’Atalanta ha creato poco, soprattutto saltando Calabria che è stato l’anello debole della difesa, forse tolto tardivamente – noi abbiamo invece rovinato i piani tattici di Gasperini togliendo il riferimento del francese ed inserendo dentro Rebic. Al primo contropiede un grande lancio di Messias serve Leao che insacca l’1-0 e comunque vada è l’MVP di questo campionato.

Da lì in poi la partita prende il nostro piano e non il loro perché abbiamo finalmente gli spazi che vogliamo e di cui necessitiamo mentre l’Atalanta deve salire. Da un pressing nasce il contropiede di Theo che a tratti ricorda quel gol di Weah col Verona. Qualche cambio nel finale, negata la passerella ad Ibrahimovic e un salvataggio assurdo e anche un po’ fortunato di Maignan ci consegnano un 2-0 in un clima incredibile.

Stiamo facendo qualcosa di incredibile e ora manca solo un tassello, l’ultimo centimetro. Conta solo chi scrive il suo nome nell’albo d’oro, tutto il resto non conta niente.

MILAN-ATALANTA 2-0

MARCATORI: 56’ Leao, 75’ Theo Hernandez.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (dal 79’ Florenzi), Kalulu, Tomori, Hernández; Tonali (dal 62’ Bennacer), Kessie; Saelemaekers (dal 54’ Messias), Kruni? (dal 79’ Bakayoko), Leão; Giroud (dal 54’ Rebic). A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Gabbia, Romagnoli, Díaz, Ibrahimovi?. All.: Pioli.

ATALANTA (3-4-2-1): Musso; de Roon, Djimsiti, Palomino (dal 79’ Demiral); Hateboer (dal 79’ Scalvini), Koopmeiners, Freuler, Zappacosta; Pessina (dal 70’ Boga), Pašali? (dal 55’ malinovskyi); Muriel (dal 55’ Zapata). A disp.: Rossi, Sportiello, Mæhle, Miranchuk; Mih?il?. All.: Gasperini.

ARBITRO: Orsato.

NOTEAmmoniti: 44’ Giroud, 53’ Koopmeiners. 66’ Kessie, 87’ Malinovskyi. Recupero: 2’ 1T, 4’ 2T.

SPETTATORI: 73.304

Verona – Milan 1-3: tonalissimo

Fatal Verona stocazzo. Al netto della differenza di atteggiamento rispetto alla partita di San Siro vs Inter il Milan questa sera ha giocato contro una squadra che ha fatto diventare quella che per lei doveva essere una amichevole in una finalissima di Champions League. Noi ci siamo fatti trovare pronti perché i primi 25 minuti sono stati il miglior approccio di una partita nel 2022 dai tempi di Venezia-Milan.

Il Milan arriverà alla 38esima giornata – l’ultima – con la possibilità di poter diventare campione d’Italia e lo farà comunque vada la prossima. Il Milan sarà almeno secondo in classifica con 80 punti, quota che non si raggiungeva dal 2011-12, migliorando il risultato della scorsa stagione (78). Lo facciamo giocando in condizioni particolari visto che da Milan-Spezia siamo senza rigori, senza rossi per gli avversari e con il VAR a nostro favore spento.

Dopo un buon inizio succede che andiamo sotto perché ci colpiscono in contropiede trovando la difesa scoperta. L’1-0 potrebbe far male ma nonostante tutto non smettiamo di giocare. I due gol sono fotocopia: recupero alto, progressione di Leao, zampata di Tonali – andiamo in situazione di vantaggio al 50esimo, non ci trovavamo lì dai tempi di Milan-Empoli, gol di Kalulu.

Andiamo in sofferenza perché ci troviamo a fare la nostra peggiore partita – quella di dover difendere. Occasioni loro una, il colpo di testa di Lasagna. Pioli poi la raddrizza coi cambi, in particolare toglie Calabria che era un birillo, Leao che era stanco ed ammonito – recuperiamo qualcosa finché Florenzi insacca il 3-1. Partita chiusa, con buona pace del Verona, delle porte chiuse e di qualsiasi cosa gli sia stata promessa.

Rimangono 4 punti tra noi e lo scudetto e il prossimo ostacolo è ancora più difficile – l’Atalanta di Gasperini. L’Atalanta del 5-0, dell’esclusione dalla Champions l’anno di Gattuso. Tutto è cominciato lì, sta a noi chiudere il cerchio domenica a San Siro.

VERONA: Montipò; Gunter, Ceccherini (dal 79? Sutalo), Casale (dal 66? Hongla); Faraoni (dal 66? Depaoli), Tameze, Ilic, Lazovic; Barak, Caprari; Simeone (dal 72? Lasagna). All. Igor Tudor.

MILAN: Maignan; Calabria (dall’84’ Florenzi), Kalulu, Tomori, Theo Hernandez; Tonali, Kessie; Saelemaekers (dal 62? Messias), Krunic (dal 68? Bennacer), Leao (dall’84’ Ibrahimovic); Giroud (dal 62? Rebic). All. Stefano Pioli.

ARBITRO: Daniele Doveri di Roma 1.

GOL: 38? Faraoni (V), 45’+3? e 50? Tonali (M), 86? Florenzi (M).

AMMONITI: Faraoni (V), Leao (M), Ilic (V).

Milan – Fiorentina 1-0: tre punti di piombo

Anche oggi sembrava una partita totalmente stregata – tre le occasioni sbagliate, quella di Giroud, quella di Leao e quella di Rebic. Tutte e tre soli, palla davanti al portiere. Una partita equilibrata, da una parte e dall’altra con Maignan che fa un miracolo a 15 dalla fine circa. Poi, paradossalmente, come a Roma, l‘errore di un giocatore ci apre la strada per il gol della vittoria che è di fatto una prodezza di Leao.

Leao nel bene e nel male è il giocatore che ci sta trascinando in questa corsa scudetto. Salta l’uomo, perde palloni, è spesso lento a passare la passa e si fa raddoppiare ma è comunque lui che fa sempre e comunque la giocata quando conta davvero – lo ha fatto oggi e lo ha fatto con la Lazio. Alla fine è questo, prendere o lasciare. Ha pienamente ragione Cassano sulle sue qualità ma è anche vero che basta in Italia e non possiamo permetterci di meglio.

La partita ha generalmente seguito l’andamento di Roma, nel primo tempo per buona parte Italiano ce l’ha incartata come voleva e la Fiorentina ha, se vogliamo, avuto anche più occasioni di quante ne abbiamo avute noi. Andando avanti poi la partita la Viola si è comunque stancata e poi siamo usciti alla distanza – bene e pronti stavolta i cambi Krunic/Diaz e Messias/Rebic considerato che troppe volte questi sono stati tardivi.

Per la seconda volta la partita la cambia Ibra. Giroud non è Ibra che è mentalmente presente sempre e nel cuore della partita a livello di sponde e richiami ai compagni. Sarebbe bello potesse segnare un gol di quelli che pesano ma per ora ci si accontenta anche così. E’ il suo progetto, è quello nato dopo lo 0-5 a Bergamo che ha portato la squadra da lì a qua – sta a lui ora finirlo con un titolo.

Ancora una volta registriamo un netto rigore negato nel finale su Leao e un mancato rosso a Maleh a cui non viene dato il secondo giallo (per la stessa cosa nel secondo tempo viene dato a Theo Hernandez). Da segnalare anche un giallo generosissimo a Bennacer. Insomma, una partita dove abbiamo dovuto ancora una volta dimostrarci migliori del direttore di gara, non dando occasione di concedere agli avversari un calcio di rigore.

Ora sui trespoli – ci mancano due punti per blindare il terzo posto e tre per blindare il secondo che sono comunque 10 milioni in più per la prossima stagione. Si sale sul trespolo in vista di Udine senza troppe aspettative ben sapendo che ora dovremo conquistarci ogni punto contro tutto e contro tutti. 

MILAN-FIORENTINA 1-0

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez; Tonali, Kessie (dal 79’ Bennacer); Messias (dal 55’ Rebic), Brahim Diaz (dal 55’ Krunic), Leao; Giroud (dal 68’ Ibrahimovic). A disposizione: Tatarusanu, Mirante, Bennacer, Ballo-Touré, Castillejo, Romagnoli, Bakayoko, Gabbia, Saelemaekers.  All.: Stefano Pioli.

FIORENTINA (4-3-3): Terracciano; Venuti (dal 46’ martinez Quarta), Milenkovic, Igor, Biraghi; Amrabat, Duncan (dal 68’ Torreira), Saponara (dall’81’ Sottil); Maleh (dal 59’ Bonaventura), Cabral, Nico Gonzalez (dal 68’ Ikone). A disposizione: Rosati, Dragowski, Callejon, Terzic, Piatek, Sottil, Nastasic, Kokorin. All.: Vincenzo Italiano.

ARBITRO: Valeri.

MARCATORI: 82’ Leao.

NOTE: Ammoniti: 2’Maleh, 41’ Venuti, 72’ Martinez Quarta, 88’ Bennacer. Recupero: 1’ 1T, 4’ 2T.

SPETTATORI: 71.542

Ti amo campionato (perché non sei falsato) – Marottopoli edition

Basta adesso con i litigi, i bisticci
Basta con ladri e Marottopoli e tutte quelle cose lì, basta
Chiudiamo il campionato così com’era iniziato
Nel segno dell’amore
 
Ti amo, ti amo campionato
Ti amo campionato perché non sei falsato
No no, non sei falsato
A me mi eri sembrato falsato
M’han detto che non sei falsato
Ha detto Simone Inzaghi che son state solo delle sviste
Due o tre sviste arbitrali

Ma a me mi era sembrato che già da molto tempo qualcosa stava accadendo
Ad esempio in Milan – Udinese dell’25 febbraio 2022
Il signor Marchetti ha convalidato un gol che aveva fatto Udogie
Che era di mano di tanto così, diciamo delle dimensioni tipo Rocco Siffredi

E poco prima, in Milan – Spezia, c’è stata un’azione in cui Rebic
È stato atterrato in fuori area, l’ arbitro ha detto: “continuate”
Messias ha fatto gol
Ma poco prima l’arbitro ha detto: “Non è piu’ regola del vantaggio”
Annulliamo il gol al Milan

Ma questo è stato fatto nel segno dell’amore
Io non vado certo a pensare che ci siano dietro delle cose sporche
No no no no no no, è stato fatto tutto nel nome dell’amore
In, in nome del campionato, del buon svolgimento e dell’amore fra le squadre
Io non porto nessun risentimento

Perché ho visto che l’amore vince tutte le battaglie
È in grado di far superare gli odi
Sia razziali che sia interraziali, sia quelli fra le squadre
Diciamo che in questo momento io sono quasi contento
Che alla fine della fiera mi sembra che l’ho preso in quel posto

E penso a quelli che hanno fatto un abbonamento da un miliardo in tribuna rossa
Per andare a vedere la Salernitana, che si era comportata bene
O per andare a vedere il Sassuolo che a un certo punto della sua carriera
Diciamo il 2 ottobre del 2021 ha avuto un fallo da ultimo uomo fatto da Handanovic
E l’arbitro Pairetto non l’ha fischiato e allora tutti hanno pensato male
Ma non dovevano pensare male, no no no no no no

Perché l’arbitro Pairetto così come l’arbitro Irrati
Diciamo quello di Juve – Inter non ha commesso quella svista
In nome di chissà quale pastetta
No no no no no, l’ha fatto in nome dell’amore

Perché lui ama il campionato e voi non lo sapete ma gli arbitri si vogliono bene
E si vogliono bene anche con i calciatori tanto è vero che io con i miei occhi
Ho visto che alla fine di Inter – Juventus
L’arbitro della partita è andato in aeroporto con lo zaino dell’Inter
E lo ha sfoggiato come se fosse un regalo di amici
E tutto questo in nome dell’amore e allora tutti insieme cantiamo

Ti amo, ti amo campionato
Perché non sei falsato
Anche se inizialmente era sembrato
In realtà non sei falsato
L’ha detto Simone Inzaghi, l’han detto tanti critici di calcio
L’ha detto tanta gente insomma, non sei falsato

Anche se sarebbe sembrato
Ad esempio mi era sembrato, in Torino – Milan dell’10 aprile 2022
Quando l’arbitro Guida non ha dato un rigore su Theo Hernandez
E ad esempio anche in Torino – Inter dell’14 marzo 2022
Quando sempre il signor Guida non ha dato un rigore a Belotti
Un rigore grosso così

E questo è stato fatto nel segno dell’amore, perché l’amore è importante
L’amore è un qualcosa di essenziale
Sembra che nel calcio non ci sia e invece dopo c’è
Tu dici: “Ma l’amore nel calcio non c’è”
No guardando bene, lo trovi in ogni piccolo particolare

Ad esempio Ordine che sembra che indossi la maglia del Milan
E invece è la maglia del Foggia, se voi guardate bene
Quella lì è la maglia del Foggia così come se voi guardate bene
Le sviste arbitrali non sono state due ma sono state tipo 10, 10-11 o 12
E la maggior parte delle quali a favore dell’Inter 
 
Ma alla fine la mole… l’amore dato è uguale all’amore che dai
E allora amici, cantiamo tutti insieme
Ti amo campionato, tu non ci sei mancato
Anzi tu non ci eri mancato adesso siamo contenti che sia finita così
Perché l’amore ha riempito tutto l’universo della F.I.G.C
Particolarmente Gravina

Ad esempio in Inter-Venezia, Marchetti ha convalidato
Il gol irregolare che ha fatto Barella
Dzeko aveva spaccato uno zigomo a Modolo
Ma era talmente bello che era un peccato non convalidarlo
E allora cosa ha detto? “Convalidiamolo”
 
Perché nel calcio tutti si amano
E allora cosa vuoi fare? Vuoi dare il rigore a Brahim Diaz
Vuoi convalidare il gol del Milan in Coppa Italia
Vuoi dare, per esempio vuoi dare un fallo a Skriniar
Che ha placcato Giroud in piena area?
Era calcio di rigore per il Milan, e non ha dato niente
Perché aveva capito che Skriniar amava Giroud
E d’altra parte Giroud con i suoi trascorsi cosa vuoi che non ami Skriniar?

I due si amavano, l’arbitro aveva già visto che c’era qualcosa
E quella gomitata non era altro che una scaramuccia
Perché l’amore non è bello se non è litigarello
Era una scaramuccia, era una scaramuccia
E forse abbiam finito

Troppo lunga?
Mi ricordo quella volta quando chiesi: “Troppo lunga?”
E non ci fu risposta, ma solo un lungo applauso
E quella volta capii che il realtà…
Questo significa quindi che la più grande scoperta della nostra generazione
È la calamita

Lazio – Milan 1-2: siamo in Champions League

L’obiettivo stagionale è stato raggiunto con quattro giornate d’anticipo: il Milan è qualificato alla fase a gironi della Champions League 2022-23 e lo ha fatto vincendo all’ultimo secondo con la Lazio in una partita che sembrava per larghi tratti essere la fine del sogno scudetto con le solite porcate viste nel primo tempo (mancata espulsione Strakosha e mancato rigore per mani su tiro di Diaz) avallate da Guida che dopo Milan-Udinese e Torino-Inter ancora una volta nel dubbio sbaglia in nostro sfavore.

All’Inter toccherà beneficiare di favori arbitrali ancora per un po’ perché oggi finalmente siamo stati piu’ forti di loro. Fa niente se il Milan non beneficia di un intervento var a favore da Milan-Spezia né tantomeno di un rigore a favore – comunque lo si veda questo è anomalo. Possibile che una delle squadre che più attacca non subisca mai un fallo da rigore in area? 

Possiamo dire che la partita si è spezzata in due – nella prima parte un altro gol a freddo subito dopo il derby e una Lazio che va vicina al raddoppio. A seguire dopo il primo quarto d’ora prendiamo finalmente campo e abbiamo occasioni ma non riusciamo mai a concretizzare. Un film già visto martedì sera terminato col 2-0 per loro e il gol annullato.

Nel secondo tempo meglio noi. A tratti dominio. Leao per una volta capisce che dopo aver saltato l’uomo può provare a fare un cross basso e teso e Giroud pareggia. Non riusciamo a chiuderla e sembriamo averla persa di nuovo coi cambi – a tratti incomprensibili. Ibra dà poco, non rischiamo le due punte, Rebic è fuori dal gioco e il tocco finale di togliere Leao che stava facendo qualcosa sapeva di resa.

All’improvviso un recupero di Rebic rimette tutto in gioco, Ibra fa la torre per Tonali che segna. Due minuti di check per cercare un qualsivoglia motivo per annullarlo – ma niente. Orsato non riesce a trovare niente. Il gol è buono. Il Milan passa a Roma e torna a +2 sull’Inter*. Il resto è storia e al resto ci si penserà da domenica prossima.

Lazio-Milan 1-2
Reti: 4’ Immobile, 50’ Giroud, 92’ Tonali
Ammoniti: 8’ Strakosha, 26’ Tomori, 53’ Leiva, 74’ Cataldi, 83’ Kalulu, 85’ Ibrahimovic, 92’ Tonali

LAZIO (4-3-3): Strakosha; Lazzari (80’ Hysaj), Patric (80’ Luiz Felipe), Acerbi, Radu (63’ Marusic); Milinkovi?-Savi?, Leiva (60’ Cataldi), Luis Alberto (60’ Basic); Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni. A disp.: Adamonis, Reina; Hysaj, Kamenovi?, Luiz Felipe, Maruši?; Akpa-Akpro, Baši?, Cataldi, Romero; Cabral, Moro. All.: Sarri.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Hernández; Tonali, Kessie; Messias (70’ Krunic), Díaz (68’ Ibrahimovic), Leão (86’ Saelemaekers); Giroud (68’ Giroud). A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Gabbia, Romagnoli; Bakayoko, Castillejo, Kruni?, Saelemaekers; Ibrahimovi?, Lazeti?, Rebi?. All.: Pioli.

Arbitro: Guida.

Iuliano è nerazzurro

Anni e anni a parlare di onestà e smoking bianco, anni e anni a ergersi a paladini della giustizia come un esponente del centrosinistra qualsiasi e quella superiorità morale autoimposta poi è bastato un semplice campionato, un dirigente bianconero ed un allenatore bianconero e tutto il castello di carte è crollato clamorosamente.

Quelli che per anni avevano marciato su Marsiglia e i fari spenti hanno portato il povero Bologna in tre gradi di giudizio dicendo di avere ragione e perdendo tre volte su tre – come una Juventus qualsiasi. Non contenti hanno gridato al complotto dei tribunali contro di loro e anche questa l’abbiamo già sentita da chi ha rubato due scudetti.

Ci hanno sempre raccontato che loro erano diversi, erano onesti e sportivi – così onesti da non riconoscere che seppur meritando la decisione di annullare il gol di Bennacer non esiste e sono stati favoriti. Invece via a cercare falli tre azioni prima, spalla contro spalla diventati rigori negati a loro un po’ come quelli che cercavano errori sul calcio d’angolo di Emanuelson prima del gol di Muntari pur di non ammettere l’errore.

Un “onesto” ammetterebbe sportivamente che il Milan è stato sfavorito. E non lo dico io, non lo dice Suma, non lo dice Ordine. Lo dice qualsiasi moviola di Milan-Napoli, Milan-Spezia e Milan-Udinese. Lo dicono i giornali, oggi, gli stessi giornali tra cui il CorSport che han fatto passare la Roma derubata nelle due partite col Milan, quindi non certo di parte milanista. 

E’ fallo solo se sei in malafede

Un “onesto” ammetterebbe che in qualche situazioni anche l’Inter quest’anno è stata favorita. Torino, Sassuolo, Sampdoria, Venezia. E invece no. E invece giù di screen di mezzi episodi a cercare di compensarne di clamorosi, squadrismo per i giornalisti che lo fanno notare additandoli come servi e leccaculo (stesso schema visto in bianconero per anni). Un contatto pulito sul pallone come Giroud-Sanchez mistificato a mezzo stampa per tre mesi grazie alla macchina della propaganda (anche qua…) e potrei andare avanti.

La realtà è che alla fine chi per anni si è gonfiato il petto con finti valori per sentirsi migliore degli altri alla fine di fronte alla possibilità di vincere qualcosa si è mostrato pari – se non peggiore – a quegli altri da loro criticati e presi ad esempio. Insomma, per anni hanno fatto due coglioni così a tutto il mondo con Iuliano-Ronaldo e oggi abbiamo capito finalmente che loro non volevano che venisse punito Iuliano. Loro volevano solo essere Iuliano.

Milano è finalmente bianconera.

Inter – Milan 3-0: la nuova Marottopoli mette a nudo le nostre debolezze

Non si era mai visto un arbitro arbitrare la stessa partita in una coppa: Mariani, premiato per non aver espulso Lautaro (oggi doppietta) e non aver assegnato il rigore netto su Giroud stasera ribadisce lo show cercando un qualsiasi pretesto per annullare il gol dell’1-2 che poteva riaprire tutto, prima il fallo di mano, poi il fuorigioco geografico che fa il grande ritorno dopo quel Milan-Napoli 0-1. Un piccolo capolavoro criminale di una stagione che se c’è una giustizia prima o poi finirà nei tribunali sportivi ed ordinari. 

L’Inter ha nel complesso meritato la partita anche se la distanza non è quella vista in campo. Dispiace succedano episodi come quello del gol annullato che non fanno altro che screditare ulteriormente il nostro calcio in giro per il mondo. Si è ormai passato al VAR soggettivo che viene usato per punire chi non deve vincere e premiare chi deve vincere – zero uniformità nel suo uso, vedi rigore per il Napoli identico a quello non datoci a Torino, per fare uno dei mille esempi.

Per il resto male l’approccio del Milan, male i primi minuti con i giocatori che non sapevano cosa fare con il pallone se non rimanere timidamente in difesa. Indecente la marcatura di Tomori sul gol preso a freddo. Gol che permette all’Inter di fare la sua partita – ovvero quella che noi soffriamo di più: tutti dietro. Una partita che mette a nudo tutte le contraddizioni e i fallimenti del nostro mercato estivo – non rattoppati a gennaio. Per fermare il Milan basta fare densità in area e ripartire dietro – lo han capito tutti da Bologna a Torino, non solo l’Inter.

Giroud è discontinuo. Lo è sempre stato e non è mai stato un bomber. La gestione trequartista e l’acquisto di Messias che oggi è stato ancora tra i peggiori sono emersi in tutto il loro orrore questa sera. A questo si aggiunge l’ennesimo approccio di un allenatore che sarà bravo ma non vincente come Pioli (se arrivano gli arabi, per favore, arrivederci). Ero a favore di un repulisti della parte sportiva perché han fatto bene ma non basta, lo sono ancora di piu’ dopo oggi.

L’intero reparto offensivo è da rifare. E lo rifarei cedendo Leao (che tanto non rinnova) perché spesso inconcludente dopo aver saltato l’uomo. Non può bastare Origi, serve qualcuno buono – anche se costa. Sarebbe ora di smetterla di fare finta di essere grandi e di fare finta di essere forti. Non lo siamo. Siamo qua per demeriti altrui e non vinceremo nulla nemmeno quest’anno. Non contiamo nulla nel palazzo e dobbiamo ringraziare che probabilmente siamo in Champions perché vista la classica pessima forma del mese di aprile con qualche punto in meno rischiavamo pure quella.

Basta essere contenti perché si è passati da pessimi a mediocri. Siamo il Milan, non la Roma o il Napoli.

Inter 3-0 Milan
Reti: Lautaro (4′, 40′), Gosens (82′)
Ammoniti: Theo Hernandez (35′), Skriniar (51′), Tomori (90′)

INTER (3-5-2): Handanovi?; Škriniar, de Vrij, Bastoni (79′ D’Ambrosio), Darmian, Barella, Brozovi?, Çalhano?lu (73′ Vidal), Periši? (79′ Gosens); Correa (70′ Sanchez), Martínez (70′ Dzeko).
A disp.: Radu; D’Ambrosio, Dimarco, Dumfries, Ranocchia; Gagliardini, Gosens, Vecino, Vidal; Caicedo, Džeko, Sánchez. All.: Inzaghi.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (73′ Gabbia), Kalulu, Tomori, Hernández; Bennacer (73′ Krunic), Tonali (45′ Brahim Diaz); Saelemaekers (Messias 45′), Kessie, Leão (Lazetic 83′); Giroud.
A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Gabbia; Bakayoko, Castillejo, Díaz, Kruni?, Messias; Lazeti?, Rebi?. All.: Pioli.

Milan – Genoa 2-0: Pasqua in vetta

E’ forse stata peggiore delle partite contro Genoa e Torino ma è stata vincente. Prima del derby di ritorno e del terribile ciclo di 5 partite consecutive il Milan vince con il Genoa – ancora una volta senza subire goal rispondendo all’Inter nel pomeriggio contro lo Spezia. E’ stata una partita diversa dal solito perché stavolta, come con l’Empoli, la sblocchiamo subito. Non gol di Kalulu ma assist e bravo Leao a insaccare dall’altra parte.

Da qua inizia una partita diversa perché il Genoa ci viene ad aggredire alto e ci fa sempre male. Arriviamo al tiro e all’area avversaria molto meno che con il Toro e immensamente meno che col Bologna. Tomori e Gabbia ci mettono una pezza con quest’ultimo che visti i limiti tecnici spara laqualunque a 30 metri – è proprio suo il tiro piu’ pericoloso che rischia l’autogol e costringe Maignan alla parata.

Il secondo tempo è sulla falsariga, anzi peggio. Giroud si divora un gol clamoroso, poi si decide di dare spazio a Rebic e giocare in riparenza. Rebic è sempre pessimo e praticamente assente dal gioco. La svolta la dà paradossalmente il dimenticato Ballo-Touré che entra e spacca la partita. Arriva il secondo gol con Messias che la mette al secondo tentativo dopo la paratona di Sirigu.

Usciamo comunque sullo stesso livello delle ultime due prestazioni anche se coi tre punti in tasca – che è poi ciò che conta. Le prossime due partite rimangono lo spartiacque stagionale – c’è un derby di ritorno da giocare e poi un doppio incrocio con le romane che è la partita più insidiosa rimasta nel calendario di entrambe.

E’ invece vicino l’obiettivo stagionale della Champions League – mancano 4 punti, 3 se la Roma non le vince tutte ma in realtà visti gli scontri diretti basterebbero due pari con Lazio e Fiorentina. I due precedenti stagionali dei biancocelesti dovrebbero far ben sperare per Roma – ma va anche detto che contro il Genoa loro sono sembrati molto più brillanti e il precedente del 3-0 dello scorso anno è ancora lì, ad memoriam.

P.s. la parata finale di Maignan spiega bene perché quando il procuratore del re delle sfogliatelle ha chiamato due settimane fa per implorare di riprendere il suo assistito gli si è riso in faccia.

MILAN 2-0 GENOA
Reti: 
11′ Leão (M), 42’st Messias (M).

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Kalulu, Gabbia (29’st Kruni?), Tomori, Hernández; Tonali, Bennacer (41’st Díaz); Saelemaekers (17’st Messias), Kessie, Leão (41’st Ballo-Touré); Giroud (16’st Rebi?).
A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Calabria; Bakayoko; Lazeti?, Maldini. All.: Pioli.

GENOA (4-2-3-1): Sirigu; Hefti, Østigård, Bani (46’st Hernani), Vásquez; Galdames, Badelj; Ekuban (10’st Melegoni), Amiri (27’st Guðmundsson), Frendrup (27’st Yeboah); Piccoli (10’st Destro).
A disp.: Marchetti, Šemper; Criscito, Maksimovi?, Masiello; Ghiglione, Portanova. All.: Blessin. 

Arbitro: Chiffi di Padova. 
Ammoniti: 34’st Yeboah (G), 40’st Tonali (M), 49’st Guðmundsson (G).