Lo smoking bianco di Bologna-Inter

Bologna-Inter alla fine si gioca, non con qualche polemica in una vicenda assurda e surreale che fa capire cos’è la Serie A oggi e chi comanda. Di partite rinviate per covid in Serie A ne abbiamo avute tante da quello Juventus-Napoli che fa giurisprudenza – eppure gli onestoni e i loro supporter redazionali ci fanno sapere che no, Bologna-Inter è diversa dalle altre.

Non è come le altre perché il Bologna non ha ritirato la distinta. Fa niente che quella distinta non sia mai stata firmata e quindi non ha alcun valore legale. Fa niente che un provvedimento dell’ASL sia superiore ad una distinta: bisogna dare il 3-0 ma non lo danno perché Bologna-Inter è un caso politico. D’altronde ce lo dicono i giornali, potranno mai sbagliare i giornali? Gli stessi giornali che dicono che Theo Hernandez – Singo era spalla a spalla?

E’ incredibile anche l’atteggiamento dell’Inter ragazzi. Prima ci raccontano che l’Inter voleva fare ricorso in appello “solo per vedere le carte”, poi però vanno al CONI per chiedere un 3-0 a tavolino contro la 12esima in classifica sfruttando un presunto vizio di forma coi supporters che invocano “il regolamento”. Perché “il regolamento” fa comodo quando il covid ce l’hanno gli altri, quando invece il covid fa rinviare Inter-Sassuolo (UNICO caso in cui la lega rinviò d’ufficio perché altrimenti coi ricorsi si finiva a campionato finito) o quando invece non si pagano gli stipendi perché si è preso giocatori che non ci si poteva permettere e si dà la colpa al covid – lì invece è tutto a posto, tutto bello, gli altri devono capire la situazione e aiutare.

Il regolamento che va rispettato (ma il loro regolamento, visto che il tribunale gli ha dato torto tre volte) improvvisamente sparisce in Milan-Napoli, Milan-Spezia, Milan-Udinese, Inter-Venezia, Juventus-Inter, Torino-Inter e Sassuolo-Inter. Lì il regolamento è opinabile a seconda di chi deve vincere il campionato.

Se il Milan avesse cercato di vincere contro la dodicesima in classifica aggrappandosi ad una distinta non firmata me ne sarei vergognato enormemente. Questa ad oggi è la differenza tra noi e la tifoseria del “non” e del “mai stati”, quella che non vive di propri trofei ma del livore e dell’invidia verso gli altri.

Con questo ricorso l’Inter ha ulteriormente perso la propria verginità. Ha perso quella superiorità morale che i suoi tifosi si erano auto-assegnati sugli altri come degli esponenti del centro-sinistra italiano qualunque. Non lo sono mai stati e non lo saranno mai – anzi, la (finta) rivalità con la Juventus (in chiave anti-Milan, la loro vera ossessione) fa quasi capire che loro vorrebbero essere la Juventus e ci stanno riuscendo. Schifavano Iuliano-Ronaldo ma tutto quello che volevano era una chance di essere loro Iuliano.

La farsa andata in scena ieri è purtroppo un altro ed ulteriore danno di immagine per il calcio italiano – basti pensare che in Premier le partite rinviate per focolai sono già state recuperate quasi tutte senza ricorsi ed è stata in primis la lega stessa a disporre i rinvii senza sceneggiate delle squadre. Qua si è preferito falsare il campionato nella speranza di trovare squadre già salve e senza accelerare i procedimenti. 

Bologna-Inter doveva giocarsi una settimana dopo Inter-Liverpool (la prima data utile), con una Inter impegnata su due fronti e in un momento peggiore dell’attuale. Si giocherà con una Inter in ripresa dopo le vittorie contro Juventus e Verona. Magari troveremo un Bologna diverso da quello di San Siro, tutto chiuso dietro – magari arriverà un Bologna con la linea difensiva a metà campo a regalare praterie.

L’importante è che, in fondo, sia fatto tutto “da regolamento”. Lo stesso “regolamento” per cui questo campionato di Serie A è ancora aperto. 

Torino – Milan 0-0: game over con vergogna

Vorrei dire una cosa. Un allenatore che a 7 giornate dalla fine, in testa, fa intendere che non sei chiamato a vincere comunque arrivi va bene lo stesso Silvio Berlusconi lo avrebbe cacciato dopo la conferenza stampa. La mentalità perdente è ormai stata trasmetta dall’allenatore alla squadra il cui obiettivo era la Champions League e ora che mancano pochi punti si sentono più che arrivati. 

Ormai hanno capito tutti come giochiamo e ci aspettano tutti alti. Isolato Giroud da Bremer, che è forte ma a cui viene concesso veramente tutto, il resto ha creato poco. Diaz, Messias, Saelemakers non sono da metà alta della classifica e Leao è completamente fuori condizione (la prima offerta buona io sta estate lo vendo subito).

Anche oggi Doveri ha fatto il suo, non un caso se con l’arbitro dello zainetto interista dopo la Supercoppa ne abbiamo vinte solo due delle ultime tredici. Rigore netto su Theo Hernandez, ma i rigori quest’anno al Milan non si possono dare, mai – è evidente l’anomalia rispetto allo scorso anno ma se non frega nemmeno alla dirigenza, non vedo perché dovrebbe fregarcene a noi.

Ma parliamo della dirigenza: il non mercato di Gennaio sarebbe stato decisivo in negativo e lo sapevamo praticamente tutti. Dalla dirigenza mi sento solo preso in giro – e non solo per l’arrendevolezza a livello arbitrale (che il palazzo abbia deciso pro-Inter si sapeva da Milan-Spezia), ma anche per come il tifoso al momento è stato sempre visto come un bancomat da spennare.

E’ una vergogna che vengano comunicati infortuni a 6 ore dalla partita ed è una vergogna che si continui con la propaganda da milanello bianco. No, arrivare secondi non va bene. Non è positivo in questa situazione. Smettiamola di parlare di mercato, di progetti e di futuro e di prendere in giro con l’incerto – il presente dice che ad oggi stai gettando nel cesso una opportunità bella grossa.

Il secondo posto è un fallimento per come si era messa. E sarebbe il caso di ragionare avendo dirigenti, allenatori e giocatori che non si accontentino della qualificazione Champions e il bilancio in ordine come un Napoli qualunque. Ad oggi stanno tornando in superficie prepotentemente le lacune lasciate dal mercato estivo e non colmate nel mercato invernale – lacune che erano uscite anche l’anno scorso e su cui si è lavorato poco.

Per andare in Champions mancano 6 punti in 7 partite e dopo Genoa ci saranno Lazio, Verona, Fiorentina, Atalanta e Sassuolo. Tutte le squadre che hanno tolto punti alle nostre rivali e, come il Torino, diventano candidate fortissime a toglierli ancora a noi. Non è finita finché non è finita, ma io mi vergogno a vedere questa Inter mediocre con la seconda stella. Non è finita perché solo la vittoria distingue questo ciclo tra un ciclo da Milan e un alto di una squadra mediocre stile Napoli e Roma, destinato a scendere.

TORINO – MILAN 0-0

TORINO: Berisha; Zima (dal 64? Izzo), Bremer, Rodriguez; Singo (dal 64? Aina), Lukic, Ricci, Vojvoda (dall’84’ Buongiorno); Pobega (dall’84’ Seck), Brekalo; Belotti (dal 76? Pellegri). All. Ivan Juric.

MILAN: Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori (dall’87’ Gabbia), Theo; Tonali (dall’82’ Krunic), Kessie; Saelemaekers, Diaz (dal 55? Messias), Leao; Giroud. All. Stefano Pioli.

ARBITRO: Daniele Doveri di Roma.

AMMONITI: Lukic (T), Tomori (M), Pobega (T), Kalulu (M), Juric (T).

Milan – Bologna 0-0: un altro furto

Hanno mandato Di Paolo al VAR e Di Paolo ha fatto quello che doveva fare. Il VAR non lo ha usato. Non lo ha usato quando Ibrahimovic in area viene fermato da Medel con una testata. Non lo ha usato nel rigore ancora più evidente su Giroud perfettamente cinturato in area di rigore – ma come insegna il derby di Coppa Italia per il Milan non è mai rigore in questo caso. D’altronde una decisione perfettamente in linea con la farsa di domenica sera che ci ha già detto chi deve vincere il campionato per evitare il fallimento.

Il Milan ha giocato male e non meritava di vincere? Questo lo diranno i soliti coglioni del twitter che vorranno apparire sportivi. Il Bologna ha messo antisportivamente il solito bus, abbiamo avuto tre palle gol nettissime e due rigori non dati. Non si può vedere in Serie A squadre così – o meglio non si possono vedere squadre così finire in undici e non venire mai sanzionate dal solito arbitro esordiente a San Siro.

Per l’ennesima volta la partita è stata preparata male e l’allenatore non ha saputo trovare alternative diverse. Da sottolineare con la matita rossa i gravi errori di Messias deludente che continua a giocare titolare e la sostituzione di Giroud invece di provare le due punte contro chi ha messo il bus (Ibra ha fatto peggio e Bennacer era il migliore in campo).

La squadra era Leao dipendente e Leao è calato in maniera vistosa ritornando quello goffo e indolente dello scorso anno. Questo non è stato risolto in fase di mercato e non è stato risolto in fase tecnica. Parlare di scudetto risulta, purtroppo, oltremodo ridicolo sia per il risultato di stasera sia per la farsa di questo campionato che ci vede mancare 5-6 punti e ne vede altrettanti regalati alla nostra avversaria.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (30’st Florenzi), Kalulu, Tomori, T. Hernandez; Tonali, Bennacer (25’st Kessie); Messias (1’st Rebic), B. Diaz, Leao; Giroud (25’st Ibrahimovic). A disp.: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Touré, Castillejo, Krunic, Bakayoko, Gabbia, Saelemaekers. Allenatore: Pioli.

BOLOGNA (3-4-1-2): Skorupski; Soumaoro, Medel (38’st Bonifazi), Theate; Hickey (26’st Kasius), Schouten, Svanberg (26’st Soriano), Dijks (38’st Mbaye); Aebischer; Barrow (15’st Orsolini), Arnautovic. A disp.: Bardi, Binks, Sansone, Viola, Mbaye, Santander, Vignato, Falcinelli. Allenatore: Mihajlovic (in panchina Tanjga).

ARBITRO: Marinelli di Tivoli.

NOTE: Ammoniti: Dijks, Orsolini (B). Recupero: 0’pt, 8’st

 

Notti magiche

Calhanoglu e Donnarumma fuori dal mondiale. Nella stessa sera. Il primo con il pannolone bello sporco sottraendosi dal tirare un calcio di rigore del possibile 2-2, il secondo con una bella papera al novantaduesimo sul suo palo, incapace di respingere un bel tiro, angolato, ma altrettanto parabile. E’ l’esito di una bellissima notte di vendetta per il tifo rossonero da quella semifinale di San Siro dove fu additato come causa di tutti i mali.

C’è Donnarumma ma c’è anche altro nella sconfitta dell’Italia con la Macedonia, per una nazionale che dopo l’europeo è stata incapace di segnare su azione praticamente contro chiunque. C’è una giusta eliminazione che segue anche e soprattutto grazie ad un rilassamento generalizzato post-Europeo ma che è lo specchio del sistema marcio che c’è in Italia, un sistema che dal 2018 non è cambiato di una virgola.

Da dove partiamo? Partiamo dalla federazione, da quel Gravina che in sfregio ai club che pagano i calciatori organizza stage e vuole spostare intere giornate di campionato perché giustamente c’era bisogno di 10 giorni di ritiro per battere la Macedonia in casa. Una federazione che nell’ultimo anno ha visto una squadra far sparire biglietti, falsificare tamponi, falsificare bilanci e anche esami di italiano per tesserare i giocatori ma siccome quella squadra è molto affine al main sponsor federale ha sempre e comunque chiuso un occhio aprendo inchieste su veri casi e veri problemi come le emoji di Theo Hernandez.

I parrucconi che stanno in queste ore difendendo le loro poltrone iniziano quindi con le frasi fatte – una di queste, ad esempio, è che bisogna far giocare i giovani. Di giovani l’Italia ne ha pochi però poi quando escono, come Tonali o Calabria, questi non vengono fatti giocare. Che uno dei tre giocatori migliori dell’attuale capolista della Serie A non sia praticamente mai stato preso in considerazione è – senza girarci intorno – una vergogna. Il modo di vedere la nazionale di Mancini è stato ancora più estremista dei suoi predecessori: ha cercato di fare un gruppo e nel gruppo convocare sempre gli stessi. Questo può funzionare per l’Europeo ma quando ci sono le inutili, dannose e anacronistiche soste in mezzo alla stagione va convocato chi sta meglio in quel momento. Stop.

La nazionale invece continua ad essere la vetrina di giocatori che devono salire di valore, convocati in quote in base ai club e alle procure con un CT che da sempre ha gli amichetti nei giornali a difenderlo qualsiasi cosa faccia. Lo è sempre stato, anche durante l’Europeo vinto, è questo è il risultato. L’unico che provò a cambiare qualcosa fu Ventura trovandosi gli stessi senatori contro. 

Capitolo Donnarumma: per quello che ha fatto al Milan semplicemente se vuoi un po’ di integrità morale in nazionale non va convocato. Ma non va convocato nemmeno a livello tecnico visto che non è più mentalmente stabile come si è visto ieri e come si è visto anche in Champions e di problemi in porta con Cragno o Meret comunque non ne abbiamo. Proprio sul capitolo Donnarumma da chi oggi si proclama alfiere e difensore del calcio italiano non si è vista mezza parola contro la porcata che questo signore ha fatto al Milan e il grave danno economico susseguente. E’ facile parlare di difesa del calcio italiano, meno prendere posizione quando un suo club viene danneggiato economicamente da giochi di procure. Invece silenzio, connivenza e interviste di sponda ad europeo finito.

Due parole anche sul campionato, la Serie A. Un campionato con stadi vecchi perché i comuni per interessi economici e politici non vogliono che i club abbiano il loro stadio e tentano di tirarla lunga chiedendo a comitati che rappresentano gruppetti di persone non elette da nessuno. Un campionato dove i diritti TV sono stati venduti in maniera ridicola ed esclusiva ad operatori non in grado di trasmettere mezza partita senza rotellina invece di diffondere il più possibile. Dove l’uso del VAR è un optional e quando viene usato le immagini anziché in tempo reale vengono diffuse dopo, con calma, con i fuorigioco coi fotogrammi del piede già staccato dal pallone. Un campionato con episodi gravi ogni domenica, atti a falsare l’esito dello stesso, per farlo vincere a squadre con più quote di noi nel palazzo. Come può un movimento avere credibilità se questo è quello che va in onda ogni domenica, se ti messaggiano ogni volta amici dall’estero chiedendoti come è possibile che sia stato annullato il gol di Messias con lo Spezia o che Udogie segni di mano col VAR?

Il primo repulisti da fare è e rimane quello dei conflitti di interesse – economici e sportivi – ad ogni livello. Via arbitri e giornalisti tifosi, via le società dai consigli direttivi, via gli sponsor affiliati alle stesse in lega e federazione. Trasparenza nelle comunicazioni tra uffici stampa e giornalisti (escono articoli ormai che sono le bozze dell’ufficio stampa bianconero praticamente copiate, tipo questo). Il secondo è quello di mettere un blocco al mercato interno perché i vari Scamacca, Berardi, Frattesi ecc rimangono bloccati in squadre dove non si possono sviluppare perché i loro presidenti chiedono cifre astronomiche. Quando all’estero c’è di meglio a pari prezzo.

Per concludere, due parole sul sistema di qualificazione. Che una squadra campione d’Europa in carica con quattro mondiali vinti debba giocarsi il posto in spareggi secchi o gironcini ha poco senso. Iniziamo a tagliare le partite inutili e unificare il sistema su base quadriennale (ti qualifichi all’Europeo che ti qualifica al mondiale) in modo da ridurre soste dannose e irrispettose per i club che pagano gli stipendi. Il mondiale dal 2026 si allargherà addirittura a 48 squadre, invece, con solo tre posti per l‘Europa che quindi passerà dal 40% al 33% dei posti in favore di squadre di paesi dove è stata inventata la ruota settimana scorsa ma che comunque votano come gli altri per la presidenza FIFA.

Piccola chiusura dedicata a Leao: grandissimo assist ieri sera, di quelli che in campionato non la passa mai. Ha fatto più lui in 3 minuti che Ronaldo in 90.

Incompetenza e improvvisazione: che fine hanno fatto le cose formali?

Nel giorno in cui vengono annunciate le visite mediche di Kessie con il Barcellona è il momento di fare una retrospettiva dell’estate che l’anno dopo ha condannato il Milan al baratro del fallimento in Lussemburgo. Che fine hanno fatto “lebbasi per il futuroh” oltre a Kessie? Andiamo a vedere nel dettaglio.

Leonardo Bonucci: il capitano più vergognoso della storia del Milan gioca ancora in Serie A, alla Juventus, lo sappiamo più o meno tutti. Credo non ci sia bisogno di dilungarsi ulteriormente.

Hakan Chalanoglu: anche qua poco da dire sul bambi turco. Ha portato il suo livello di mediocrità per 500.000€ sulla sponda meno nobile del naviglio sfruttando l’infarto di un collega facendo il suo solito mese buono e poi sparendo. E’ il primo caso di squadra che si rinforza cedendo un giocatore.

André Silva: probabilmente il meno deludente di tutti al momento, ora è in forze al Lipsia dove ha segnato 15 gol in 39 partite. Benino ma non sicuramente numeri o medie di una punta pagata quei soldi e con quello stipendio. 

Nikola Kalinic: l’attaccante preso per riportare il Milan sul tetto del mondo insieme all’impomatato portoghese dopo i rossoneri è andato a Madrid sponda Atletico dove ha segnato la bellezza di due gol in 17 partite. Seguono 11 gol in due anni e mezzo di Serie A tra Roma e Verona. Insomma, un altro di quei bomber veri, quelli che ti permettono sempre di iniziare le partite come fossi 1-0.

Andrea Conti: rimpallato in giro a prestiti perché a Milanello non ne potevano più sembra aver trovato la sua dimensione nella Sampdoria di Giampaolo. Uno che di terzini se ne intende – visto che preferiva Ricardo Rodriguez a Theo Hernandez.

Ricardo Rodriguez: negli ultimi due anni ha trovato la sua vera dimensione, il Torino. Non fa un assist in carriera dal 2019, in Atalanta-Milan 1-3 di Gattuso quando fece il passaggio per il gol di Piatek che fu tutta farina del sacco del polacco. Un terzino che ancora oggi tutti vorrebbero avere al fantacalcio, possibilmente contro.

Fabio C. Borini: E’ finito in Turchia, al Fatih Karagumruk e ci è finito dopo che è stato scartato sia dal Milan (che lo pagava più di quanto oggi paga Leao, per dire) e persino dal Verona. Considerato il numero di scarti e il fatto che in quella squadra ci sono Viviano, Biglia e Bertolacci potremmo tranquillamente parlare di discarica. Ancora più grave il fatto che il nostro giocatore per cui illustri avvocati facevano pellegrinaggi ci sia finito a 29-31 anni, ovvero all’apice della carriera.

Lucas Biglia: inspiegabilmente al Milan fino alla fine del contratto, dopo che si è dovuto far panchinare Montolivo per non metterlo in imbarazzo (anche se poi in imbarazzo ci si è messo da solo con le sue prestazioni) l’intoccabile capitanoh dell’argentinah è finito sempre al Fatih Karagumruk. Lo scorso anno si giocava il posto con quel fuoriclasse di Bertolacci.

Mateo Musacchio: dopo essersi fatto fregare il posto prima da Zapata e poi da Romagnoli è stato spedito alla Lazio dove si è preso una umiliazione in diretta mondiale dal Bayern Monaco. Quest’estate è rimasto senza contratto nonostante il procuratore lo offrisse a mezzo campionato – a 32 anni non lo vogliono nemmeno in Serie B. Un grandissimo colpo, insomma.

Antonio Donnarumma: il miglior portiere dei due fratelli Donnarumma, oggi 31enne, è finito in Serie B, nel Padova. Perché lo sceicco è fesso, ma fino ad un certo punto. Peccato, giocasse lui a Parigi e Gianluigi a Padova forse il PSG col Real sarebbe passato.

BONUS TRACK

Alen Halilovic: pompato da accreditati compiacenti come il nuovo fenomeno del calcio mondiale, oggi il talento croato illumina i campi d’oltremanica della Serie B inglese. E’ finito nel Reading – attualmente settimo in classifica – e manco gioca titolare.

Insomma, questa grandissima manica di pippe presa per accattivarsi la tifoseria distruggendo elementi validi alla fine non solo (a parte Bonucci) non ha vinto niente, ma in molti casi non è nemmeno più titolare – e non a fine carriera, ma in quella fascia intorno ai 28-32 che dovrebbe esserne l’apice. Non rimane che fare i complimenti a chi li ha presi e festeggiare il 1° luglio la totale demirabellizzazione del Milan.

Cagliari – Milan 0-1: un diverso corto muso

Questo pezzo di campionato ricorda a parti invertite quanto successo un anno fa. C’era il Milan che non riusciva più a vincere dopo aver perso il derby abbandonando definitivamente la corsa scudetto e c’era l’Inter che di riffa o di raffa riusciva a tenersi a galla vincendo sempre con un gol di scarto. Oggi a vincere per tre volte di fila ci ha pensato il Milan anche se questa vittoria è molto diversa da quella di sabato scorso.

E’ diverso perché oggi il Milan intanto ha dominato dall’inizio alla fine e seppur il gol sia arrivato ancora da una iniziativa fuori area con quel capolavoro di Bennacer ci sono stati altri 2-3 gol divorati e questo nonostante un Leao totalmente fuori partita. Si è mangiato un gol Giroud, uno Ibra e uno Calabria e il Cagliari ha di fatto avuto solo l’occasione finale con quella traversa dove abbiamo sì rischiato ma non sarebbe stato giusto pareggiassero.

Abbiamo ri-registrato la difesa, visto che da quando c’è Kalulu nelle ultime 4 abbiamo preso solamente un gol – di mano. E’ sicuramente questa la chiave di una squadra che vuol provare a vincere qualcosa almeno per quanto riguarda il campionato italiano. A centrocampo senza Tonali oggi rischiavamo, Kessie ha fatto l’ennesima gara con le valigie in mano ma Bennacer sta tornando quello del periodo lockdown ovvero un top.

La classifica ora dice +3 sullo scorso anno e dice soprattutto che la nostra avversaria per quella cosa che non si può pronunciare non è più l’Inter – dipinta per mesi per quello che non è e finalmente svelata per quello che è veramente – ma il Napoli spinto anche oggi da un paio di episodi arbitrali a favore. Noi abbiamo ancora 3 giornate teoricamente favorevoli: Bologna, Torino e Genoa prima del rush finale con le ultime cinque, un calendario diametralmente opposto a quello del Napoli che avrà ora i match più impegnativi salvo avere gare più agevoli nel finale.

Non posso invece non chiudere sugli episodi di razzismo a Maignan e Tomori fatti velocemente sparire negli studi di Sky Sport nonostante video inequivocabili e nonostante il weekend ufficiale della Lega Serie A dedicato alla lotta al razzismo, buttando dentro a compensare una presunta rissa Joao-Pedro il cui inviato ha sentito ogni parola non avendo però sentito mezzo ululato facilmente udibile sul feed internazionale.

Ora sosta nazionali in cui speriamo tornino tutti integri e negativi, poi mancano 8 finali più eventualmente due gare di coppa Italia. E’ il momento di dare tutto, per davvero.

CAGLIARI-MILAN 0-1

CAGLIARI (3-4-2-1): Cragno; Goldaniga, Lovato, Altare; Bellanova (37’st Pereiro), Grassi (37’st Keita), Dalbert (30’st Zappa), Lykogiannis (23’st Deiola); João Pedro, Marin; Pavoletti.
A disp.: Aresti, Radunovi?; Carboni, Ceppitelli, Obert; Kourfalidis; Ceter. All.: Mazzarri.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Hernández; Bennacer, Kessie; Messias (33’st Saelemaekers), Díaz (27’st Kruni?), Leão (27’st Rebi?); Giroud (42’st Ibrahimovi?).
A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Florenzi, Gabbia, Romagnoli; Bakayoko, Tonali. All.: Pioli.

Arbitro: Di Bello di Brindisi.
Gol: 14’st Bennacer (M).
Ammonito: 32’st Bellanova (C).

Milan – Empoli 1-0: tre punti sofferti

Se è vero che non si può dominare l’Empoli a San Siro è anche vero che la partita di stasera segna un passo indietro rispetto alla gara di Napoli. E’ una partita non dissimile da Spezia, Salernitana, Sampdoria e Udinese però è anche vero che se agli avversari non viene concesso un gol di mano si può vincere una partita anche giocando male.

Il primo tempo è stato esattamente la fotocopia delle partite di cui sopra. Un Milan che domina ma fatica negli ultimi metri. Il gol è ancora più che una costruzione un episodio con Kalulu bravo a sfruttare un rimpallo tirando onestamente in maniera perfetta. Nel secondo l’Empoli è meno remissivo e prova a dare il tutto per tutto, ma è anche vero che tolta l’occasione di Luperto non si ricordano poi occasioni così clamorose per loro.

Il secondo ha visto l’Empoli crescere e il Milan dimostrare che purtroppo a differenza di Inter e Juve non sa ancora gestire il vantaggio contro una big e deve sempre e comunque dare tutto. C’è da dire che Chiffi ci ha provato concedendo una aggressività eccessiva ai toscani ma non c’è stata nemmeno una mezza occasione per potergli concedere un rigore o comunque qualcosa (e la faccia affranta al fischio finale dice molto)

I difetti li abbiamo visti tutti. Kessie trequartista non funziona, sulla fascia di Messias/Saelemakers onestamente darei una chance a Castillejo a questo punto. Aggiungiamo una generale involuzione di Calabria e Rebic che ancora fatica. Basterà per vincere qualcosa? Lo scopriremo solo dopo le nove partite che mancano da qua alla fine. In compenso è un’altra vittoria per 1-0 di quelle brutte, sporche e pesanti che ci porta a 63 punti, un potenziale -7/-10 dalla Champions League a nove dalla fine.

MILAN-EMPOLI 1-0

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Florenzi; Tonali, Bennacer (dal 87’ Krunic); Messias (dal 72’ Saelemaekers), Kessie (dal 72’ Diaz), Leao( dal 83’ Rebic); Giroud (dal 83’ Ibrahimovic). A disposizione: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Touré, Romagnoli, Gabbia, Castillejo, Maldini. Allenatore: Pioli.

EMPOLI (4-3-2-1): Vicario; Fiamozzi (dal 63’ Stojanovic), Romagnoli, Luperto, Cacace (dal 63’ Parisi); Zurkowski, Asllani, Bandinelli (dal 71’ Benassi); Bajrami (dal 71’ Di Francesco), Henderson (dal 63’ Cutrone); Pinamonti. A disposizione: Ujkani, Stulac, Verre, La Mantia, Tonelli, Ismajli, Viti. Allenatore: Andreazzoli

ARBITRO: CHIFFI.

MARCATORI: 19’ Pierre Kalulu.

NOTE: Ammoniti: 90’+2 Tonali. Recupero: 2’ 1T, 4’ 2T.

SPETTATORI: 48.801.

Ambizioni diverse

Quando prendi 12 milioni di euro all’anno e devi mandare avanti procuratore e giornalisti per togliere il posto a Keylor Navas perché evidentemente non sei abbastanza forte, prima o poi i nodi vengono al pettine. Per donnarumma – minuscola voluta – il nodo è stato quasi più come quello di un cappio ed è uscito fuori ieri sera, alle 22.20, su quello che è il campo più glorioso del calcio mondiale: il Santiago Bernabeu di Madrid.

Per anni il Real Madrid è stata la squadra più odiata del calcio mondiale – erano gli anni in cui le figurine arrivavano da loro dopo aver vinto 3 coppe in 5 anni. L’anno di Ronaldo dall’Inter, campione del mondo e pallone d’oro, finito poi dietro al Milan nel girone (gol di Sheva) ed eliminato da Pavel Secera Nedved in semifinale di Champions. Poi Kakà, Cristiano Ronaldo, cambi di presidenza ed esoneri, fino alla decima di Ancelotti molti anni dopo.

Ieri invece il Real Madrid rappresentava il blasone del calcio mondiale, quello a favore di un cambiamento che rimetta i club al centro e fermi la UEFA e la sua voglia di punire e decidere a tavolino chi vince partite e chi può rinforzarsi (e chi no) con il FFP. C’era l’ECA del neo presidente Al-Khelaifi quella contraria alla Superlega che non vedeva l’ora di infliggere una lezione al Real Madrid. Di là c’era Ancelotti, l’allenatore che ha vinto più Champions di tutti, in ere diverse ad incartare ancora una volta la partita e parzialmente vendicare anche noi.

Il PSG era una squadra costruita male, proprio come quei Real Madrid. Una squadra che semplicemente non può funzionare – un mezzo cimitero di elefanti bolliti e strapagati (Messi, Ramos) e di figurine senza una minima costruzione di gioco e di equilibrio. Non è un caso che Mbappé, ad oggi insieme a Lewandowski il miglior giocatore al mondo nonostante continuino a regalare palloni d’oro a Messi, voglia scappare da lì. Nel calcio prima dei singoli vince sempre il gruppo – ti deve importare della squadra in cui giochi e devi dare tutto: lo abbiamo capito noi quando è tornato Ibra, lo ha capito l’Inter con Conte e questo nessuno sceicco può comprarlo.

Sul portiere di riserva del PSG c’è però stata anche una bella dose di malafede italica imboccata da Raiola e dalla sua scuderia. Per mesi e mesi abbiamo avuto i giornali col fucile schierato al primo errore di Maignan, silenti mentre ci faceva vincere il derby. Mesi con donnarumma che qua non ha mai parlato mentre lì ad ogni occasione regalava interviste con la sua versione dei fatti sempre aggiustata a convenienza. Con i tifosi delle altre squadre italiane, in particolare quella prescritta, che non vedevano l’ora ad ogni parata di donnarumma di rinfacciarlo al Milan.

Da ieri sera solo silenzio, imbarazzo. Qualcuno prova a scavare ancora un po’ più a fondo gridando al fallo, ma viene lasciato lì. In patria lo hanno scaricato facilmente (2 in pagella oggi sull’equipe) e velocemente. Non è che il PSG ieri avrebbe passato il turno con Maignan o Navas in porta, quello è più che evidente, il problema è che quello prende 12 milioni e il PSG ieri il turno lo passava pure con Tatarusanu.

Il confronto con Maignan è semplicemente abissale oggi e non solo a livello tecnico (coi piedi non c’è paragone, nemmeno nelle uscite) ma anche e soprattutto a livello carismatico nel controllare la difesa. Ieri dopo il gol subito donnarumma è crollato mentalmente insieme alla squadra. Eppure sì, c’è da incazzarsi per come è finita la vicenda – nello specifico c’è da incazzarsi che il Milan abbia valutato questo giocatore 8 milioni l’anno con Mendy che prende intorno a 5 milioni. 

Speriamo quindi che la partita di ieri sera abbia messo una pietra tombale sulle vedove e su chi, non contento dell’ultimo derby di campionato, continua ad utilizzare il babà di castellamare nella sua personale crociata anti-Milan per curare il proprio disturbo ossessivo-compulsivo. Speriamo che ce se ne ricordi alla prossima intervista dove lo strapagato farà di nuovo la vittima e parlerà di diversi obiettivi ed ambizioni.

In fondo non stupisce, comunque, che chi è privo di storia europea debba vivere in qualche modo di gloria riflessa da chi in europa ha fatto la storia, no?

Napoli – Milan 0-1: palle nel Vesuvio

Tre punti pesantissimi in quello che era il nostro scontro diretto di svantaggio con l’Inter. Ora ne restano due a testa: Roma e Juventus per loro, Lazio e Atalanta per noi. E’ una vittoria che arriva dopo due battute d’arresto e conferma il Milan come “re” degli scontri diretti di questo campionato. Una vittoria contro la cabala contro Spalletti, Orsato e il non aver mai vinto due volte di fila al San Paolo.

Una partita che va idealmente divisa in due parti – fino al 60-65 esimo il Napoli aveva fatto una fiammata iniziale e poco più col Milan in controllo del campo e della partita. Dopo il Napoli è salito, molto, creando anche qualche occasione come quella dove Oshimen ha saltato Kalulu concludendo in bocca a Maignan.

Per il resto si conferma quanto abbiamo visto nelle ultime giornate – ovvero che abbiamo giocatori con seri problemi di rendimento (Kessie, Rebic, Calabria) o semplicemente scarsi (Messias, Saelemakers). Ciònonostante siamo riusciti ad avere la meglio su un Napoli che volava sulle ali della stampa nostrana ma che non è mai sembrato in nessun momento e in nessun big match di questo campionato al nostro livello.

La decide una sponda di Giroud su un tiro di Calabria, forse anche un po’ di fortuna, ma una fortuna che ci siamo meritati. Abbiamo ancora tantissimi problemi sul gioco ‘pulito’ negli ultimi 30 metri di campo, con Leao che dribbla e fa scelte sbagliate, Giroud che fa sponde ma non viene coinvolto nel gioco offensivo.

A 10 giornate dalla fine siamo a 60 punti – potrebbero bastare 4 vittorie su 10 per essere in CL visto il +13 (o +10 in caso di vittoria nel recupero) sull’Atalanta. Per lo scudetto occorrerà ora iniziare a fare punti nelle prossime cinque, tutte abbordabili, prima delle ultime cinque – molto meno abbordabili. Il ritorno di Ibra servirà in tal senso, ma occorre recuperare anche gente mentalmente e fisicamente per non rifare un’altra Udinese. 

Napoli-Milan 0-1

NAPOLI (4-2-3-1): Ospina; Di Lorenzo, Rrahmani, Koulibaly, Mario Rui; Fabian Ruiz (31′ st Mertens), Lobotka (37′ st Lozano); Politano (22′ st Ounas), Zielinski (37′ st Anguissa), Insigne (22′ st Elmas); Osimhen. A disposizione: Meret, Marfella, Ghoulam, Juan Jesus, Zanoli, Demme, Petagna. Allenatore: Spalletti

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (35′ st Florenzi), Kalulu, Tomori, Theo Hernandez; Bennacer, Tonali (23′ st Krunic); Messias (35′ st Saelelmaekers), Kessie, Leao (45′ st Ibrahimovic); Giroud (23′ st Rebic). A disposizione: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Toure, Gabbia, Castillejo, Brahim Diaz, Maldini. Allenatore: Pioli

ARBITRO: Orsato di Schio

MARCATORI: 4′ st Giroud (M)

NOTE: Ammoniti: Koulibaly, Rrahmani, Osimhen, Ounas (N); Giroud, Theo Hernandez, Maignan, Florenzi (M). Recupero: 4′ pt, 5′ st.

Milan – Inter 0-0: dominio sterile

Finisce 0-0 la semifinale d’andata di un derby di Coppa, risultato a noi caro visti i precedenti e la validità del gol in trasferta, ma è un risultato che sa più di occasione sprecata visto che stavolta abbiamo dominato dal 1° al 90° minuto e pure con un miniturnover mentre dal lato interista giocavano i titolarissimi.

E’ un risultato che ci lascerà due risultati su tre al ritorno, ma è anche un risultato dove il Milan ha sprecato 2-3 palle gol nettissime (le più clamorose Theo e Saelemakers). La prestazione è nel complesso positiva – ma questo lo sapevamo già perché il Milan dà il meglio in queste partite e soffre le squadre che si chiudono.

L’Inter è stata squadra diversa. Non ha messo le due linee dietro come nel derby di ritorno chiudendoci ogni spazio – anzi, di spazi ce ne ha concessi diversi. Non so se sia un problema di forma visto che sembravano comunque anche un po’ sulle gambe ma sembra che la stessa Inter soffra a livello fisico questo particolare periodo: non sono sicuramente lo squadrone avanti anni luce a tutti che si descrive sui giornali.

Davanti si sta vedendo un piccolo fallimento delle campagne acquisti. L’involuzione di Rebic e Saelemakers rispetto all’anno scorso sta sostanzialmente rendendoci sterili negli ultimi 14 metri. Oggi dietro hanno fatto tutti bene, davanti tutti male. Persino Kessie ha fatto una buona partita, forse in cerca di un ritocco dell’ingaggio a Barcellona.

Anche oggi registriamo un torto arbitrale: Giroud cinturato in area da Skriniar, Mariani non giudica da penalty e neutralizza il VAR. Ormai ci siamo abituati – non fa notizia. Registriamo l’infortunio di Romagnoli che ci riporta ad avere Matteo Gabbia come prima riserva dell’organico. Domenica sera c’è la partita più importante della stagione fino a questo momento con un solo risultato possibile: la vittoria.

Milan Inter 0-0

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Florenzi, Tomori, Romagnoli, Hernández; Kessie, Bennacer; Saelemaekers, Kruni?, Leão; Giroud. A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Calabria, Gabbia, Kalulu; Bakayoko, Díaz, Messias; Lazeti?, Maldini, Rebi?. All.: Pioli.

INTER (3-5-2): Handanovi?; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Dumfries, Barella, Brozovi?, Çalhano?lu, Periši?; Martínez, Džeko. A disp.: Cordaz, Radu; D’Ambrosio, Darmian, Dimarco, Gosens; Gagliardini, Vecino, Vidal; Caicedo, Correa, Sánchez. All.: Inzaghi.

Arbitro: Mariani di Aprilia.

 

Milan – Udinese 1-1: la Serie A è ancora Wrestling

Vi ricordate Milan-Lazio del 21 gennaio 2018? Cutrone segna un gol sfiorando col gomito – gol perfettamente regolare, mani involontario (non c’era ancora l’attuale regola) e giornali che invocano l’annullamento, chiedono la squalifica per antisportività e manca poco che si tirino in ballo esercito e parlamento. 

Ieri in epoca VAR è stato segnato un gol con la mano. Un fallo così evidente che persino il giocatore stesso che ha segnato non ha esultato. Le immagini non lasciano equivoci – il regolamento nemmeno: basta un semplice tocco di chi segna e il gol va annullato. Il tutto avviene contro la squadra che ha già perso 4 punti tra Spezia e Napoli in questo campionato per via dei fischietti.

Non c’è nulla di giustificabile: chi ha visto quelle immagini, un arbitro di Torre Annunziata e tifoso del Napoli in lotta per il titolo non ha avuto l’immagine o ha fatto finta di non vedere. E’ un episodio gravissimo, il terzo, derivante da un arbitro debuttante che ancora una volta viene mandato a “sperimentare” con la capolista. Viene da chiedersi se siano errori o se siano semplicemente esecutori di ordini, d’altronde è più facile giustificare la porcata di un esordiente che quella di un Orsato.

Per il resto il Milan resta la squadra più forte di questo campionato. Anche grazie al pari dell’Inter è ancora lì e dovrebbe avere sei punti in più. Resta lì nonostante le partite le debba vincere con 2 o 3 gol di scarto per evitare le porcate arbitrali, mentre ad altri sono concesse vittorie di misura e sofferenza, anche con gol dove poco prima viene fratturato uno zigomo all’avversario con una gomitata.

La notizia è che ieri ha parlato Maldini, troppo tardi, troppo poco. Oltre all’arbitraggio (manca anche un rigore su Leao dopo 12” e un rosso a Becao) c’è da registrare la vergogna di squadre come l’Udinese in Serie A. Squadre che con gli amici spalancano il tappeto rosso mentre ieri vengono deliberatamente a picchiare giocatori e perdere tempo – sia Leao che Theo hanno rischiato moltissimo ma come sempre cartellini non se ne sono visti.

Io non so più cosa dire ormai – è evidente che lo scudetto ci è stato scippato ma è anche evidente che non gliene frega niente a nessuno. In società pensano solo al bilancio, i tifosi sono diventati una banda di sportivoni da social pronti a spompinare le altre tifoserie con la logica che se giochi male meriti un torto arbitrale.

Rimane solo rassegnazione e speranza di portarsi a casa uno dei primi quattro posti. I trofei? La prossima volta.

Milan (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Romagnoli, Tomori, Hernandez; Kessie, Tonali; Messias (20′ st Saelemaekers), Diaz (40′ st Maldini), Leao; Giroud (20′ st Rebic). Allenatore: Pioli

Udinese (3-5-2): Silvestri; Becao, Marì, Perez; Molina, Arslan (45′ st Jajalo), Walace, Makengo (10′ st Pereyra), Zeegelaar (10′ st Udogie); Deulofeu, Beto (20′ st Success). Allenatore: Cioffi

Arbitro: Marchetti

Marcatori: 30′ Leao (M), 21′ st Udogie (U)

Ammoniti: Perez, Becao, Molina, Success (U), Leao, Rebic

Dieci anni di Wrestling

Dieci anni fa il gol di Muntari. Un episodio da non dimenticare. La punta dell’iceberg di una partita falsata in un campionato falsato. Una partita dove Ibrahimovic non poté giocare perché per un buffetto ad Aronica prese 3 giornate di squalifica – dove oltre a quel gol manca un rosso a Chiellini ed un rigore su Robinho.

Una partita in un campionato dove il Milan detenne il record di gol regolari annullati. Fiorentina-Milan, gol di Seedorf. Catania-Milan, gol di Robinho. Milan-Bologna, gol di Ibrahimovic. 8 punti in più che mancarono all’appello.

Quel campionato fu una brutta pagina per il calcio italiano – fu un esempio, in mondovisione, di come si poté manipolare nuovamente un torneo dopo la parentesi calciopoliana per far vincere una squadra nettamente inferiore. Di come si tornò non solo ad avvantaggiare la suddetta, ma anche a penalizzare le avversarie proprio come a quei tempi.

Quel campionato certificò lo strapotere bianconero fuori dal campo, uno strapotere che arrivò a concretizzarsi non solo sui giornali tornati feudo di una informazione nordcoreana (ricordate le letterine per Tevez?) ma anche e soprattutto all’interno della nostra società con la figlia del presidente utile cavallo di Troia per distruggerci dall’interno.

Mentre ella era convinta di prendersi il posto che gli spettava si distruggevano equilibri che avevano portato il Milan ad essere il Milan. Si facevano saltare trattative di mercato come Pogba per puro tornaconto personale. Si metteva in cattiva luce l’AD, si metteva il bilancio davanti a tutto cedendo chi aveva reso la squadra competitiva. Si organizzavano contestazioni in curva. Il tutto credendo di fare il bene del Milan, facendo però il gioco della Juve.

Quel gol e quel campionato ci lasciarono un Berlusconi demotivato e l’inizio del processo di smobilitazione e cessione. Quel gol ha cambiato la storia della Serie A rendendola giardino di una squadra, distruggendo quel poco che era rimasto del calcio italiano in Europa (dove solo la Juventus a culo fece due finali dimostrandosi di un livello nettamente inferiore all’avversaria).

Ad oggi il campionato è ancora così. Il gol di Messias è il nuovo gol di Muntari. Il wrestling è ancora tra noi e tornerà solamente quando il Milan – unica squadra fuori da ogni gioco di potere e di palazzo – riuscirà a vincere un titolo. A noi tifosi spetta tenere viva la memoria di cosa è stato e di cosa poteva essere se quel gol fosse stato convalidato ed il Milan avesse vinto il titolo. 

Salernitana – Milan 2-2: ecco lo psicodramma

La partita di stasera è l’ennesima spiegazione del perché con Pioli questo Milan farà belle partite ma non vincerà mai niente. E’ inaccettabile la settimana di festeggiamenti con vittorie, giorni liberi, rinnovi e poi dopo una intera settimana libera andare a Salerno a fare questa partita. E’ inaccettabile subire il gol del pari in questo modo con la squadra molla che non rientra e perde palla. Inutile dire che se per il titolo serviva un miracolo, ora siamo praticamente fuori.

Se fossero un pochino svegli ormai lo saprebbero che a differenza di Inter e Juventus con le quali ci sono rapporti commerciali e non, con noi ogni volta vogliono tutti fare la partita della vita. E’ inaccettabile, ma lo sappiamo e succede. Così come con Sampdoria, Genoa in Coppa e Spezia siamo scesi in campo pensando di aver vinto la partita – e la partita l’abbiamo riacciuffata con un tiro da fuori di Rebic nel finale.

L’attacco è stato sterile per 90 minuti, Giroud ha ricevuto pochi palloni, in area non abbiamo praticamente giocato. Leao è uscito nella giornata irritante in cui voleva risolvere tutto da solo anche a discapito dell’azione della squadra, Tonali ha giocato malissimo e Maignan ha contribuito con una cazzata sul primo gol. Partita che evidenzia il grosso problema mentale di questa squadra: bastano un po’ di gare buone che si sentono tutti arrivati e smettono di essere atleti.

Non ci sono squadre migliori del Milan a livello di organico in Italia. Si è visto nei big match dove i giocatori si motivano da soli e dove il Milan ha fatto meglio di tutti. Ma quando c’è da lottare contro squadre meno forti spesso viene fuori l’indolenza di giocatori che non sono abituati a vincere e non sanno come si lotta per farlo – è importante lavorare e tenere altissima l’attenzione sempre e qua si vede il lavoro in settimana in merito.

A livello offensivo c’è una netta involuzione della manovra quando ci troviamo contro squadre che decidono di spezzarsi in due, concedendoci il centrocampo ma tenendo la linea alta e venendo a pressare. La squadra non sembra ancora in grado di provare a servire il centravanti (Giroud) che viene servito poco e male agendo più come sponda per gli altri.

Per il resto tante scelte sbagliate e un arbitraggio come al solito criminale da Serie A dove a squadre come la Salernitana viene concesso di picchiare impunemente senza ricevere gialli che invece a noi vengono dati – tra cui un mancato rosso ad Ederson che da ammonito nel 2T spinge Theo Hernandez da dietro. 

Lo scudetto era ormai andato con lo Spezia – o meglio era ormai andato non rinforzando adeguatamente la squadra a Gennaio e comprando Messias. D’altronde non si può dare più di troppe colpe alla squadra quando è stata la società la prima a non crederci.

Salernitana-Milan 2-2 (primo tempo 1-1)
Marcatore 6’ Messias (M), 29’ Bonazzoli (S), 27’ st Djuric (S), 32’ st Rebic (M)
Assist: 6’ Theo Hernàndez, 29’ Djuric, 27’ st Mazzocchi
Salernitana (4-2-3-1): Sepe; Mazzocchi, Fazio, Dragusin, Ranieri; L. Coulibaly, Radovanovic (15? Ederson); Kastanos (24? st Obi), Bonazzoli (37? st Mousset), Ribery (24? st Perotti); Djuric (37? st Mikael). A disp: Belec, Jaroszynski, Veseli, Bohinen, Zortea, Kechrida, Gagliolo. All: Nicola
Milan (4-2-3-1): Maignan; Calabria (28? st Florenzi), Tomori, Romagnoli, T. Hernàndez; Tonali, Bennacer (45? Kessié); Messias (28? st Saelemakers), Dìaz (16? st Rebic), Leao; Giroud. A disp: Tatarusanu, Ballo-Touré, Castillejo, Kalulu, Maldini, Krunic, Bakayoko, Gabbia. All: Pioli
Arbitro: Fabbri di Ravenna
Ammoniti: 35’ Bennacer (M), 7’ st Ederson (S), 15’ st Giroud (M), 25’ st Rebic (M), 29’ st Djuric (S), 38’ Romagnoli (M)

Milan – Sampdoria 1-0: niente psicodrammi

La partita aveva tutti i prodromi della classica occasione mancata a cui abbiamo assistito negli ultimi anni: sbloccata presto, non chiusa, portiere avversario che fa 3-4 parate decisive e risultato aperto fino alla fine. L’abbiamo portata a casa grazie ad una giocata di Leao servito direttamente da Maignan e da una difesa che non ha concesso praticamente nulla all’avversario (1 solo tiro in porta).

Giampaolo l’ha preparata bene perché comunque fino al giro di cambi finali al netto di quell’errore erano riusciti ad incartarci per bene, specie nel primo tempo dove il nostro possesso con quei difensori tenuti alti si era rivelato spesso molto sterile. L’arbitraggio di Chiffi ha decisamente aiutato la Sampdoria a rimanere viva praticamente negando al Milan ogni tentativo possibile di pressing e negando cartellini a Sensi spesso entrato per far male.

Nel finale la Samp va più alta e il Milan trova più occasioni, alcune negate da Falcone, altre da un Rebic totalmente sciupone che poteva compromettere tutto nel finale. Il cambio Leao-Rebic ha rischiato di compromettere la gara perché il portoghese nel finale poteva essere decisivo in quegli spazi, da capire se è stata una scelta tecnica oppure Leao ha avuto anche problemi fisici, che potevano essere preoccupanti.

Florenzi oggi ha avuto il compito più difficile, quello di sostituire Theo Hernandez da adattato. Si è sentita la mancanza del francese ma possiamo dire che è riuscito a strappare perlomeno una sufficienza. Bene anche i due centrali e Bennacer che è salito di livello dopo la coppa d’Africa dopo una prima parte di stagione deludente.

Ora – e solo ora – inizieremo a valutare il vantaggio di non giocare le coppe e riposarsi in settimana. Una settimana intera di riposo prima di Salernitana-Milan, un’altra prima di Milan-Udinese. Sei punti importantissimi da fare prima di Napoli-Milan dove valuteremo nuovamente la nostra classifica.

Milan-Sampdoria 1-0 (primo tempo 1-0)
Marcatori: 7
‘ pt Leao (Mil)

Assist: 7′ pt Maignan (Mil)

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Tomori, Romagnoli, Florenzi (dal 43′ st Kalulu); Tonali, Bennacer (dal 29′ st Krunic); Messias (dal 10′ st Saelemaekers), Brahim Diaz (dall’11 st Kessie), Leao (dal 11′ st Kessie); Giroud. A disp.: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Touré, Kalulu, Krunic, Kessie, Bakayoko, Castillejo, Saelemaekers, Maldini, Rebic All.: Pioli.

SAMPDORIA (3-5-1-1): Falcone; Bereszy?ski, Colley, Magnani; Conti (dall’8 st Vieira), Candreva (dal 39′ st Sabiri), Rincón (dal 27′ st Quagliarella), Thorsby ( dall’8 st Ekdal), Murru (dall’8 st Augello); Sensi; Caputo. A disp.: Audero, Ravaglia; Augello, Bonfanti, Ferrari; Ekdal, Sabiri, Trimboli, Vieira; Quagliarella, Supriaha. All.: Giampaolo.

Ammoniti: 10′ pt Rincon (Samp), 18′ pt Diaz (Mil), 25′ pt Romagnoli (Mil), 15′ st Bennacer (Mil)

Milan – Lazio 4-0: calcio con la C maiuscola

Abbiamo fatto sembrare facile una partita difficilissima. Una partita che arrivava dopo quella vittoria nel derby che portava via tante energie, soprattutto nervose, poteva portare un serio contraccolpo come già successe con il Sassuolo dopo l’Atletico. Non solo non è successo ma il livello di gioco è anche salito rimandando nelle tane tutti quelli che ieri avevano parlato subito di riscatto Inter per il 2-0 alla Roma.

Il Milan ha preso e rimandato Sarri a casa per la seconda volta in questa stagione. Era successo anche in campionato, seppur con un passivo più modesto. Partita dominata dall’inizio alla fine, Lazio totalmente inesistente e sparita dal campo a cui abbiamo concesso solamente qualche mezza occasione. Se c’è un neo è l’ammonizione a Tonali, totalmente evitabile, che ci priverà del nostro miglior centrocampista in questo momento nel derby d’andata in semifinale.

La formazione è di chi a questo trofeo ci sta puntando – in campo scende il miglior undici possibile e non si rischia Tomori che non ha i 90 minuti nonostante i rumors della vigilia. Andiamo in vantaggio con un assist di Romagnoli per Leao dopo aver immediatamente recuperato palla spezzando l’equilibrio – poi iniziamo a giocare e Giroud fa vedere un’altra doppietta in due minuti ai curvaioli della nord infiltrati nel settore ospiti.

Andiamo quindi a giocarci una semifinale contro l’Inter coi gol in trasferta e il ritorno in casa loro, chi vince giocherà probabilmente contro la Juve. Una semifinale che potrà avere risvolti positivi o negativi anche in chiave Serie A e che ci costerà parecchie energie considerato che sarà seguita in campionato dalle trasferte di Napoli e Lazio. Sarà solo in quel momento che scopriremo se l’all-in di oggi avrà pagato o meno.

Possiamo comunque dire che sembriamo stare benissimo dal punto di vista fisico, a tratti quelli dell’inizio di stagione. Sarà ora da capire se e quanto durerà questa condizione per non ritrovarsi più sulle gambe come successo a dicembre 2021: entriamo in una fase dove comunque al netto del Napoli avremo degli avversari più abbordabili contro cui giocare in campionato e non bisognerà perdere punti. A partire dalla Sampdoria domenica a mezzogiorno.

MILAN (4-2-3-1) – Maignan; Calabria (32′ st Tomori), Kalulu, Romagnoli, Hernández; Tonali (1′ st Bennacer) Kessie; Messias (16′ st Saelemaekers), Díaz, Leao (32′ st Maldini); Giroud (16′ st Rebic). A disp.: Mirante, Tatarusanu; Florenzi, Gabbia; Bakayoko, Castillejo, Krunic. All.: Pioli.

LAZIO (4-3-3) – Reina; Hysaj (16′ st Lazzari), Luiz Felipe, Patric, Marusic; Milinkovic-Savic, Cataldi (6′ st Leiva), Basic (6′ st Luis Alberto); F. Anderson (6′ st Pedro), Immobile (23′ st Moro), Zaccagni. A disp.: Adamonis, Strakosha; Floriani, Kamenovic, Radu; A. Anderson; Cabral, Romero. All.: Sarri.

ARBITRO: Sozza di Seregno.

MARCATORI: 24′ pt Leao (M), 41′ pt Giroud (M), 46′ pt Giroud (M), 34′ st Kessie (M)

NOTE: Ammoniti: Tonali (M); Luiz Felipe (L). Recupero: 1′ pt,0′ st.

Inter – Milan 1-2: più bello così

Non ci credevo prima di giocarla e non ci credevo ancora di più alla fine del primo tempo. L’immagine della nostra stagione sembrava essere quel primo tempo dove demotivati ci andava bene anche essere sotto 1-0. Maignan stava facendo miracoli, l’Inter aveva letto benissimo la partita – ci aveva lasciato il pallone tenendosi alto per poi ripartire sulle nostre palle perse dove aveva creato e molto. Il gol preso su calcio d’angolo al limite del dilettantesco sembrava essere già quello del KO. C’è invece stato il secondo tempo ed il secondo tempo ha ribaltato tutto.

Nella ripresa sono successe due cose: la prima è che l’Inter è calata ed è calata in maniera importante e inaspettata e la seconda è che noi siamo riusciti a crescere coi cambi. Il cambio che la svolta è quello di Brahim Diaz che a dire la verità aveva giocato bene anche le ultime ma non è partito dall’inizio per un Kessie sempre più pessimo e sempre meno professionale (e si, il fatto che sia tornato 6 giorni dopo l’eliminazione, conta).

Giroud è riuscito a fare quello che non ha fatto con la Juve: trasformare i palloni in gol. Oggi qualche palla gli è arrivata, non molte in più, ma il secondo gol è letteralmente un capolavoro da centravanti vero. L’Inter aveva probabilmente pensato che difficilmente gli avremmo segnato visto il primo tempo e si è limitata ad andare in controllo con 4 dietro fino al gol che gli ha totalmente scombussolato i piani.

L’Inter non è quella dello scorso anno e con Conte una partita così non la avrebbe mai persa. Restano i favoriti per il titolo per grazia ricevuta da Serra e dal nostro non mercato e la sensazione che veramente questo poteva essere l’anno per vincere qualcosa. Sarebbe anche ora di smetterla di dipingerli come il Real Madrid – se avessero avuto i nostri problemi covid/infortuni ora si parlerebbe di ben altra partita e rispetto allo scorso anno, soprattutto, sia all’andata che al ritorno i cambi hanno fatto la differenza a nostro favore.

Continuiamo quindi a guardare la distanza dal quinto posto che quindi rimane per fortuna dopo questa partita con una partita in meno a fine campionato e la guardiamo sperando che l’assenza di Theo Hernandez non diventi determinante nella prossima partita contro la Sampdoria. Domenica alle 12.30 sarà un’altra battaglia da non affrontare a cuor leggero come contro il Sassuolo dopo aver vinto a Madrid.

P.s. un saluto ad hakan ciapanoglu, oggi la partita l’ha decisa anche il suo sostituto al Milan.

INTER: Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni (dall’82’ Darmian); Dumfries, Barella, Brozovic (dall’82’ Vecino), Calhanoglu (dal 73? Vidal), Perisic (dal 70? Dimarco); Dzeko, Lautaro (dal 70? Sanchez). All. Simone Inzaghi.

MILAN: Maignan; Calabria, Kalulu, Romagnoli, Hernandez; Tonali, Bennacer (dall’80’ Krunic); Saelemaekers (dal 46? Messias), Kessie (dal 58? Diaz), Leao; Giroud. All. Stefano Pioli.

ARBITRO: Guida.

AMMONITI: Romagnoli (M), Calhanoglu (I), Diaz (M), Bennacer (M), Skriniar (I), Krunic (M).

ESPULSO: Theo Hernandez (M) per grave fallo di gioco.

Il (non) mercato della vergogna e dell’assenza di ambizione

Vergogna. Non c’è una parola diversa per descrivere quanto accaduto a Gennaio 2022 riguardo al mercato del Milan. Milan che entrava nel mese di Gennaio a 4 punti dall’Inter e in piena lotta scudetto e ne esce costretto a guardarsi le spalle per non perdere nuovamente la Champions League dopo che l’avversaria principale (Juventus) si è rinforzata in maniera importante.

Il Milan doveva fare sul mercato un difensore e non lo ha fatto – questa è in primis la colpa più grave. Kjaer rientrerà solo l’anno prossimo da un infortunio che può anche aver compromesso la carriera mentre Romagnoli non rinnoverà il contratto. Con due dei tre titolari da rimpiazzare non bastano Kalulu e Gabbia e non basta nemmeno pensare di poter fare tutto un girone con i soli Romagnoli-Tomori affidabili.

A centrocampo si sapeva che ci sarebbero stati problemi vista la Coppa d’Africa – non solo non si è fatto nulla ma il giocatore preso per sopperire a queste assenze in estate ha visto scarsamente il campo, a certificare il simbolo di una campagna acquisti estiva fallimentare. A proposito di questo – è stato totalmente fallito il trequartista, proviamo a riparare anche lì? Nemmeno per idea. D’altronde vuoi prendere qualcuno che tolga spazio al raccomandato?

E’ molto, molto, pericoloso soprattutto per una squadra umorale come la nostra quello che è successo. Non si può chiedere un sacrificio ai tifosi a livello economico se poi nel momento in cui devi lottare per qualcosa sei tu il primo a non farlo. Una società ambiziosa avrebbe rinviato magari di un anno il traguardo della sostenibilità per capitalizzare ora il momento in cui la Juventus sta rifondando e provare a portare a casa qualcosa. 

Poi certo, si può parlare di progetto, si può parlare di estate ma le squadre non si fanno sulla carta e si lasciano lì a guardare. Chiunque pensi di costruire una squadra senza guardare ciò che gli succede intorno è un folle che di calcio capisce molto poco. I rinforzi non servono astrattamente ma servono anche e soprattutto per colmare il gap con le competitor quando possibile – una squadra forte X oggi potrebbe vincere perché c’è una squadra poco più forte di X, tra un anno no perché ci sarà una squadra molto più forte di X. 

L’errore di molti è continuare a guardare solo al proprio orticello dimenticando che il Milan è inserito in un sistema Serie A con competitor reali con cui devi confrontarti oggi per vincere qualcosa e non partecipa né alla gestion league, né al campionato di chi ricava più e meglio. Ci si dimentica che risultato sportivo e bilancio vanno di pari passo con la Champions League che è fondamentale in questo. 

Questo mercato va quindi essenzialmente confrontato con il 2011 dove arrivarono Van Bommel e Cassano che furono fondamentali nel girone di ritorno per portare a casa il titolo. Nel 2022 decidiamo invece di non sfruttare l’apice del nostro instant team che si è creato nel lockdown portandoci in casa Ibrahimovic e provare ad incassare nuovamente una qualificazione Champions non più così scontata come prima il tutto vedendo l’Inter con la seconda stella in tasca.

Non sottovalutiamo quindi la mazzata morale ai tifosi e sul gruppo squadra che può tradursi presto e concretamente in una striscia negativa di risultati sul campo. Il tutto in un contesto in cui il Milan che dovrebbe diventare autosostenibile perderà il terzo e il quarto giocatore senza incassare un euro da alcuna cessione, cosa che per uno sbandierato progetto sta iniziando a diventare un filo grave. 

La scusa del bilancio in ordine non dà alcun premio di partecipazione a coppe e scudetti – in primis perché tale bilancio in ordine non è: negli ultimi due esercizi il Milan ha perso 242 milioni. in secondo luogo perché visto quanto sta accadendo lato Inter e Juventus ci si rende forse conto che aspetto sportivo e finanziario finchè qualcuno quei soldi li mette sono sempre più slegati. D’altronde nessuno si preoccupava di bilanci quando alzavamo i trofei.

La mia preoccupazione rimane quindi a livello puramente sportivo: se fino ad ora si era visto un processo di crescita questo processo non sembra essere stato capitalizzato o finalizzato ad una vittoria sportiva, quanto rimasto lì fine a se stesso. Si parla di progetto, ma si sono visti oggettivi problemi come la perdita di giocatori a zero e l’incapacità di avere il coraggio di fare quanto fatto da Inter o Juve spesso in passato, vendere la stella e con quei soldi rinforzare la squadra.

Non si può parlare di progetto di player trading ma nel contempo non fare nemmeno quello – la Juventus ha appena pagato Vlahovic con Kulusevski e Bentancur, per esempio. Cosa devono attendersi i tifosi del Milan riguardo Leao e Theo Hernandez? Si proverà a rinnovarli? Fin quando giocheranno al Milan? Quali offerte può pareggiare il Milan? Nel momento in cui le richieste si potranno sostenere si proverà a muoversi per tempo o faranno la fine di Kessie? Cosa pensa il Milan quando chiederà ancora soldi a tifosi che hanno visto le partite allo stadio per 5 mesi coi tesserati che parlavano di titolo, con la speranza di vincerlo e quando per conquistarlo serviva un aiuto questo gli è stato negato dalla società?

Queste ed altre domande gettano una pericolosa aurea su questo mercato del Milan e in generale sul futuro della società. Non resta da augurarsi quindi il prima possibile che Elliott porti in pareggio questo maledetto bilancio in modo che il Milan venga venduto ad un compratore affidabile e ambizioso che renda onore alla sua storia di vittorie.