Hellas Verona – Milan 3-0: ha ragione Mino Raiola

In settimana abbiamo letto da parte di Mino Raiola che il problema del Milan è Massimilano Mirabelli e che il suo progetto tecnico è fallimentare. La classifica attuale ancora più della partita di oggi prova che Mino Raiola ha assolutamente ragione. Non torno sul gioco sporco che le parti in causa stanno facendo (Raiola sta provando a portare Donnarumma al PSG, il Milan sta provando a portare Donnarumma ai suoi procuratori di riferimento, strappandolo da Raiola) perché ad oggi la verità è sotto gli occhi di tutti, almeno tutti quelli non in malafede che stanno giustificando il disastro di Gianni e Pinotto nonché la peggiore stagione della storia recente del Milan.

Fa male vedere Gattuso in questa situazione. Fa male vedere Gattuso fare da parafulmine dei due dirigenti alla guida di una rosa inadeguata. Possiamo girarla come vogliamo ma in attacco siamo passati da Suso-Bacca-Deulofeu a Suso-Kalinic-Borini. Chi deve segnare? Ad oggi i punti del Milan sono arrivati nella maggior parte dei casi dalle invenzioni di due singoli come Suso e Bonaventura che non sono dei giocatori continui. Kalinic non è adatto ad una squadra di serie A. Su Borini non commento nemmeno, dico solo che chi ha parlato di impegno dovrebbe pensare che questo non basti per giocare nel Milan.

Il risultato ad oggi è una squadra nettamente peggiore dello scorso anno con una classifica che parla chiaro. Tanti proclami a cui non sono seguiti fatti. Col Verona che batte il Milan coi gol di buona fede, trasparenza e schiena dritta che però oltre a non essere verificabili punti in classifica non ne danno. Il tutto in una settimana dove la UEFA ci boccia progetto e proprietà e l’amministratore delegato continua a gettare fumo negli occhi dei tifosi tranquillizzando tutti mentre la casa brucia. Mentendo e sapendo di mentire.

Mancano 13 giorni al mercato di Gennaio in cui si potranno mettere le prime pezze anche se ho paura a pensare cosa possa succedere con altri soldi in mano a questo direttore sportivo incompetente che ha osato paragonarsi a Galliani ma nei fatti non vale l’unghia dell’alluce di Rocco Maiorino. Gli accreditati intanto continuano a snocciolare alibi su alibi: il preparatore atletico, la sfortuna, Montella, le distrazioni per nascondere una squadra costruita alla membro di canide.

Non era facile ma Fassone e Mirabelli passeranno alla storia come i dirigenti più incapaci della storia del Milan. Che il natale ce ne porti due bravi, per favore. Fassone invece di fare i video dovrebbe parlare coi FATTI. Mirabelli dovrebbe semplicemente dimettersi e lasciare posto a chi quel posto se lo prende per merito e competenza e non perché amico dell’amministratore delegato. La sensazione è che con questi due non possa nascere niente di buono – ma avremo un codazzo di influencers a libro paga che ci dirà che va tutto bene. E’ una squadra che si merita la situazione attuale visto che quanto succede fuori campo è più disgustoso di quello che succede in campo.

Guai a chi tocca Gattuso. Guai a chi gli addossa le sconfitte di una squadra costruita male. Non è stato Gattuso a scegliere i giocatori, a fare la preparazione atletica, a costruire una rosa senza modulo e con giocatori sopravvalutati. L’unica colpa che ha Gattuso è quella di fare da parafulmine a due incapaci che dovrebbero dimettersi stasera stessa. Doveva essere la stagione del rilancio è diventata la stagione definitiva del tramonto che consacra il Milan a tutti gli effetti come una Sampdoria o un Genoa qualunque, al livello di media classifica che per storia ha prevalentemente avuto prima dell’era Berlusconi. Grazie Fassone, grazie Mirabelli. Ora passate alle cose formali e levatevi dalla gloriosa storia di questa società.

VERONA-MILAN 3-0 (primo tempo 1-0)
MARCATORI: Caracciolo al 24′ p.t.; Kean al 10′, Bessa al 32′ s.t.
VERONA (4-4-1-1): Nicolas; Ferrari, Caracciolo, Heurtaux, Caceres; Romulo, Buchel, B. Zuculini, Valoti (dal 22′ p.t. Bessa, dal 40′ s.t. F. Zuculini); Verde; Cerci (dal 32′ p.t. Kean). (Silvestri, Coppola, Fossati, Lee, Calvano, Souprayen, Bearzotti, Felicioli, Pazzini). All Pecchia.
MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez (dal 1′ s.t. Cutrone); Kessie, Montolivo (dal 26′ s.t. Locatelli), Bonaventura; Suso, Kalinic (dal 12′ s.t. André Silva), Borini. (Storari, A. Donnarumma, Zapata, Abate, Musacchio, Paletta, Antonelli, Biglia, Calhanoglu). All. Gattuso.
ARBITRO: Orsato di Schio.
NOTE: espulso Suso (M) per gioco scorretto. Ammoniti B. Zuculini (V), Borini (M), Romagnoli (M), Buchel (V) per gioco scorretto.

Milan – Verona 3-0: progressi

Era il Verona B ma non è tanto distante dal Benevento con cui abbiamo pareggiato. Il Milan scende in campo e fa 20 minuti così così, poi succede come in campionato con il Chievo: una magia di Suso, si passa in vantaggio e la partita è in discesa. Il Milan convince, porta a casa la partita senza prendere gol e vincendo con tre reti segnate e passa al turno successivo dove il 27 dicembre affronterà l’Inter a San Siro. Le valutazioni vanno prese con le pinze ma abbiamo visto un Milan sicuramente più reattivo e pimpante rispetto alle ultime uscite. Non ci sono stati problemi di condizione oggi – né cali fisici. 

Abbiamo sicuramente migliorato l’attacco. Siamo passati da Kalinic unico terminale a verticalizzazioni per quattro uomini in area. I cambiamenti tecnici ad oggi ci sono, sono migliorativi ed importanti. Il Milan non è più Suso-dipendente ma valorizza Suso. Ha rimesso Suso e Bonaventura, i suoi due uomini migliori, al centro del progetto tecnico. Ha ripescato Montolivo e la difesa a quattro. Siamo passati da 33 formazioni e 4 moduli diversi ad andare finalmente verso una via che potrebbe portarci qualche soddisfazione in un girone di ritorno in cui verosimilmente si potrà puntare al 6° posto, ovvero l’EL senza preliminari.

Non voglio dilungarmi troppo sulla partita per parlare del caso Donnarumma. Punto primo: non diamo colpe a chi riporta le notizie, semmai a chi parla di trasparenza ma le ha tenute segrete. Punto secondo: non credo che Raiola firmi un contratto senza sapere la durata della clausola. Punto terzo: ad oggi nessuno ha ufficialmente smentito la famosa lettera. Credo che il Milan abbia tutte le ragioni contrattuali per non rischiare nulla e se non vi è la clausola tanto meglio per noi.

Perché esce tutto ora? Perché credo che Donnarumma via serva tanto a Raiola (che incassa la commissione del PSG) quanto al Milan (che si libera di un ingaggio top, Raiola e ricava quanto serve per la mancata Champions). Il comportamento di una curva che ad oggi si è comportata come i cagnolini della nuova società è eloquente – in altre parole, dietro lo striscione c’è Raiola, Fassone o entrambi? Il ragazzo è maggiorenne, non ha mai detto ba sulla sua situazione nascondendosi dietro la famiglia, il procuratore e i comunicati social. Se si è arrivati alla situazione di stasera è anche colpa sua.

Non mi strappo certamente i capelli per un portiere, specie se lautamente pagato. L’importante era che Donnarumma non venisse ceduto a zero ed il danno economico è stato evitato con un rinnovo che mette il Milan in posizione di forza contrattuale. Donnarumma se vuole rimanere veramente ha una sola opzione: andare davanti alla TV e parlare, assumendosi la responsabilità delle sue scelte e smettendo questa sceneggiata napoletana. Ad oggi credo non possa più essere il portiere del Milan. Non può esserlo finché non prende lui una decisione in prima persona e non si espone. Donnarumma oggi si è meritato striscione e cori: a 6 milioni l’anno per quattro anni ci sono oneri e onori. A lui la palla.

MILAN-VERONA 3-0 (primo tempo 2-0)
MARCATORI: Suso al 22′, Romagnoli al 30′ p.t.; Cutrone al 10′ s.t.
MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Montolivo (dal 21′ s.t. Biglia), Bonaventura (dal 14′ s.t. Antonelli); Suso (dal 14′ s.t. Borini), André Silva, Cutrone. (A. Donnarumma, Guarnone, Gomez, Zapata, Abate, Musacchio, Paletta, Zanellato, Kalinic). All. Gattuso.
VERONA (4-4-2): Silvestri; Ferrari (dal 22′ s.t. Felicioli), Heurtaux, Souprayen, Fares (dal 1′ s.t. Verde); Romulo, B. Zuculini, Fossati, Bessa; Lee (dal 12′ s.t. Valoti), Kean. (Coppola, Laner, F. Zuculini, Gonzalez, Calvano, Tupta, Bearzotti, Danzi, Pazzini,). All. Pecchia.
ARBITRO: Gavillucci di Latina.
NOTE: ammonito B. Zuculini (V) per gioco scorretto.

Destinazione Tricolore: 16a giornata (e Coppa Italia)

Neanche il tempo di terminare la giornata di campionato (ultimo posticipo di martedì per maltempo) che il calcio italiano torna subito in campo. Milan-Verona sarà l’ottavo più importante di questa prima tranche di Coppa Italia insieme a Fiorentina-Samp.

Finalmente il Milan è tornato alla vittoria in campionato, senza più sprecare “match point” dati dalla frenata improvvisa della Samp stessa e avvicinandosi così al sesto posto. Resta lontano il miraggio Champions, anche se la Lazio ha perso in casa con il Torino nella contestata partita di lunedì sera, dove il rigore negato (più netto di quello fischiato a De Sciglio nella celebre partita dello Stadium nella scorsa stagione) + espulsione giusta di Immobile hanno svoltato la partita. Per il resto, solo 0-0 per Inter, Juve, Napoli e Roma e classifica immutata, che si presenta così: Inter 40, Napoli 39, Juventus 38, Roma* 35, Lazio* 32, Sampdoria* 27, Milan 24, Atalanta e Torino 23, Fiorentina 22, Bologna e Chievo 21, Udinese 18, Cagliari 17, Sassuolo 14, Genoa 13, Crotone 12, Spal 11, Verona 10, Benevento 1.

Capitolo Coppa Italia. I rossoneri scendono in campo alle 20.45 (diretta Rai 1) contro la penultima in classifica, che avrà gli ex primavera Felicioli e Fossati in campo oltre probabilmente a Giampaolo Pazzini e all’altro ex vivaio rossonero Valoti. Tra i convocati di Gattuso rientra Biglia, mentre non ci sono Locatelli e un Mauri ormai ai margini, e nemmeno Storari. G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Montolivo, Bonaventura; Suso, Silva, Cutrone il probabile undici, da squadra che vuole portare a casa i quarti e il conseguente derby con l’Inter che ha eliminato solo ai rigori 5-4 il Pordenone.

Per il Verona, avversario anche domenica in campionato alle 12.30, ci dovrebbe essere un 4-4-2 schierato da Pecchia con Silvestri; Bearzotti, Ferrari, Heurtaux, Felicioli; Romulo, Fossati, Bessa, Fares; Lee, Kean. I gialloblu hanno superato l’Avellino nel terzo turno per 3-1 e il Chievo (ai rigori dopo l’1-1 dei supplementari) nel derby del quarto turno. Le altre sfide in programma sono Fiorentina-Sampdoria (alle 17.30, Rai 2) e domani sera Lazio-Cittadella, mentre l’altra metà del tabellone si giocherà la prossima settimana e prevede Juventus-Genoa, Roma-Torino, Atalanta-Sassuolo e Napoli-Udinese. Dopo la “pazza” coppa 2015-16, quest’anno dovrebbero esserci solo squadre di A a partire dai quarti.

La rivoluzione non necessaria

Se domenica sera dopo la partita abbiamo parlato di restaurazione è tempo oggi di approfondire di più quanto sta rinascendo da Gattuso e soprattutto da ciò che sta dicendo questo ultimo periodo e la partita di domenica sera. Come ci arriviamo alla partita di domenica sera? Ci arriviamo dopo una estate che posso definire con tante parole: mi limiterò a definirla penosa, squallida e patetica. Ci arriviamo dopo dei mesi di campionato che sono stati pessimi e che hanno visto sul campo raccolti i frutti seminati in quella sciagurata estate.

Non c’è dubbio che si doveva ripartire. Si poteva ripartire in due modi. Il primo prevedeva di farlo tutti uniti, senza fare distinzione tra vecchio e nuovo nell’organico o in dirigenza. Senza undici giocatori nuovi ma inserendo dei tasselli in un organico non profondissimo ma con un buon 11 ed un piano di gioco più o meno funzionante. Sarebbe stato troppo intelligente. Troppo pratico. Forse maldigerito da qualche tifoso togato.

Per il bene del Milan invece è partita la caccia alle streghe. Si è cominciato coi giornalisti, si è proseguito cacciando via qualsiasi dirigente avesse rapporti o amicizie con la vecchia gestione, si è toccato anche il canale tematico (si è arrivati a chiedere la testa di Suma) e si è finito con l’organico. Kucka ha lasciato Milanello in lacrime, probabilmente avvertito che non gli sarebbe stato dato spazio. Montolivo è stato sfasciato ma ha deciso di resistere. Paletta è stato mandato in primavera. Abate in tribuna alla prima del preliminare. E’ stato preso un bidone 31enne a 20 milioni solamente per compiacere i tifosi che non volevano più Montolivo in campo. E potrei andare avanti.

Il tutto è stato condito con cene in noti ristoranti con noti gruppi di tifosi che fino a quel momento avevano combattuto il Milan. Dichiarazioni più o meno allusive come “non facciamo cene nei ristoranti” “non prendiamo prestiti” “non facciamo acquisti al 31 agosto perché noi programmiamo” – insomma, più che ricostruire il Milan qualcuno ha pensato a costruirsi la propria immagine personale facendosi bello a discapito della gestione precedente per arringare i tifosi pensando che bene o male l’ingente importo economico a disposizione sarebbe bastato. Al 12 di dicembre i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Per questa rivoluzione il Milan ha perso almeno tre mesi. Ha perso tre mesi alla ricerca di un modulo per la decisione dall’alto di cambiarlo – la difesa a 3 non è una scelta di Montella, gli è stata imposta come condizione per non essere esonerato. Ha dovuto schierare dei nuovi acquisti che alla prova dei fatti si sono rivelati inadatti o non migliori di chi già c’era, come peraltro avevamo scritto a fine estate. Il risultato è che tre mesi dopo la migliore formazione del Milan al momento prevede il 4-3-3 con Suso, Montolivo e Bonaventura in campo. Già, dimenticavo Suso, pronto con le valigie in mano in estate per cercare di prendere Cuadrado. Il suo insozzamento della fedina penale (chiede 500mila euro in più, 2.5 milioni invece che 2, vergogna!) è stato ripulito in maniera fantastica (rinnovo a 3 milioni e in realtà non lo abbiamo mai voluto cedere!) ed è una delle tante piccole vergogne estive.

Sarebbe stato troppo intelligente accettare il passato invece di combatterlo. Il passato ha poi giustamente presentato il conto. Ecco i risultati di una rivoluzione voluta per ingraziarsi centinaia di migliaia di clown. Che saranno pure tanti, ma sempre clown sono. Si possono perdonare gli errori di mercato, non la mancanza di umiltà, l’aver voluto fare i gradassi e l’aver voluto dividere il Milan per il proprio tornaconto. Quando si parla di “vecchio” e “nuovo” Milan si dimentica che non sono stati i tifosi a dividerlo ma i due signori in foto.

A conclusione di tutto questo, ipocrisia delle ipocrisie, i signori che prima di ogni partita postano selfie da San Siro con le scritte “io ci sono sempre, con il Milan nel cuore” prima di recarsi in tribuna stampa con l’accredito grazie alla ricopiatura fedele delle veline societarie ci vengono pure a fare la morale quando il Milan vince grazie ai gol di Suso o a quelli di Bonaventura dicendo che il Milan è uno solo. Eh no, cari fenomeni da baraccone. Il Milan non può essere uno solo quando vi fa comodo e non esserlo in altre circostanze. Non è accettabile sentire che il Milan è uno solo da chi ha appoggiato, sostenuto e diffuso l’inutile rivoluzione di cui sopra. Non è accettabile sentire discorsi di unità da chi ha dato della spia ad Abate e Montolivo sulla cui professionalità c’è solo da applaudire, da chi ha scritto che Bonaventura giocava contro perché di Raiola, che Suso era un limite ed era giusto cederlo e che Donnarumma non para più come una volta solo perché a breve sarà ceduto (sulle notizie odierne torneremo, ma non oggi). Non è accettabile sentire dire che i giocatori non vanno fischiati ad una sostituzione dopo una pessima prestazione quando prima si incoraggiava a fischiare al primo passaggio sbagliato.

Quindi, cari accreditati e velinari, basta con l’ipocrisia. Basta farci la morale dicendo che il Milan è uno solo per l’evidente imbarazzo dopo una doppietta di Bonaventura dopo che per anni ci avete fatto due giannini così. E’ chiaro ed evidente che il Milan ad oggi NON è uno solo e non lo è per evidente scelta societaria estiva. Il Milan DOVREBBE essere uno solo, quello sì. E lo sarebbe stato se non ci fossero state epurazioni in serie, presentazioni altisonanti dei nuovi, smerciamento della fascia di capitano, eventi unicamente per i cocchi del DS ai quali doveva essere garantita la titolarità in quanto tale.

Il Milan sarà uno solo quando questa fase che deve passare sarà passata. Per fortuna la cazzata estiva è stata in parte rattoppata da Bonucci che ha sostituito il noi all’io. Bonucci – a cui siamo grati – da salvatore della patria ha avuto il coraggio di rimettersi in discussione dopo quel rosso che ne ha cambiato le sorti migliorandone integrazione e rendimento. Fateci caso: nei momenti morti o in allenamento o nei discorsi è spesso e volentieri a fianco di Montolivo in una unione tardiva delle due anime dello spogliatoio. Qualcosa che non sarebbe nemmeno dovuto avvenire se ci si fosse comportati come un dirigente sportivo avrebbe dovuto in estate invece di fare a gara a chi ce l’ha più lungo con Rocco Siffredi.

Vogliamo che il Milan sia uno solo? Certo. Iniziamo a parlare coi fatti. Iniziamo a riportare come sta facendo Gattuso la meritocrazia al centro del progetto: giochino i migliori, vecchi o nuovi che siano. Iniziamo ad evitare di parlare ad una sola frangia del tifo, quella peggiore, consegnandole accrediti ed informazioni in cambio di non belligeranza. Iniziamo ad evitare di far parlare di giornali contro il Milan ogni volta che esce una notizia che non ci piace inventando complotti mondiali che coinvolgono Forbes, la CNN ed il New York Times. Iniziamo a trattare la trasparenza come qualcosa di vero e non come un prodotto inventato sul comodo rispondendo a domande facili in assemblea ma lasciando nebulose le questioni vere. Iniziamo a non far scaricare i giocatori che non ci piacciono facendoli infangare agli amici. E’ facile passare da “io spero che la vecchia guardia venga spedita in tribuna a calci, tanto vale far giocare solo i nuovi e vedere cosa valgono” dopo Benevento dando la colpa a Montolivo di gol subiti quando non era manco in campo a “ancora questa polemica medioevale tra vecchi e nuovi” dopo Bologna, meno facile smettere di leggere chi invoca unità ma è il primo ad aver alimentato ed alimentare tuttora divisioni quando fa comodo.

Per parlare di Milan unico ed indivisibile bisognava combattere chi alimentava le divisioni e non usarle a comodo salvo poi glissare nei momenti di imbarazzo. Così non è stato fatto, è stato seguito il volere del popolino bue e questa è la pessima situazione di classifica attuale che sicuramente non è colpa di un complotto ordito da Galliani con la stampa mondiale anche se piace pensarla così. Caro Fassone, caro Mirabelli, a voi due capire i tanti, imperdonabili, errori estivi, non di valutazione tecnica di un giocatore ma di gestione di un gruppo di lavoro. A Gattuso invece cercare di raccogliere i cocci e ricomporli. Che nessuno osi più dividere ciò che si sta faticosamente cercando di riunire.

P.s. sapete come finisce la rivoluzione francese? Con Luigi XVIII di Borbone che torna al potere e la testa di Robespierre mozzata dalla ghigliottina.

Milan – Bologna 2-1: restaurazione

Un noto pozzo avvelenato in settimana invocava l’esclusione di “malaventura” e Montolivo dalla roba, attribuendone vigliaccamente la colpa dei risultati attuali invocando in campo Biglia e Calhanoglu. Il risultato è che per fortuna Gattuso (a differenza del resto della società) dà a questi incompetenti la considerazione che meritano: nessuna. Il Milan che batte il Bologna è un Milan che torna indietro nel tempo, ad Agosto o – più precisamente – alla scorsa stagione. Si rivede il 4-3-3 con Bonaventura e Suso in campo, si conferma Montolivo davanti alla difesa. Non è un caso che oggi Bonaventura e Montolivo escano come i migliori in campo ed il Milan alla fine la porti a casa.

E’ stata una restaurazione. Gattuso ha riportato il modulo al 4-3-3 perché la difesa a tre non è nel DNA del Milan e non lo sarà mai. Non si può snaturarsi in quel modo e non si può snaturarsi in quel modo per una bandiera della Juventus. Iniziamo a rimettere la storia sulla carreggiata, il resto verrà da se. Cacciato Montella finalmente la squadra può giocare senza guardare in faccia a nessuno, nuovo o vecchio acquisto, indipendentemente dal prezzo. E’ così che Biglia rimane in panchina, Calhanoglu lo segue e la squadra ne beneficia. Il sistema di gioco che ne esce è un sistema che taglia fuori molti acquisti e che adatta qualche giocatore ma è il sistema che mette nelle migliori condizioni i migliori giocatori della rosa là davanti che non sono dei nuovi acquisti ma Suso e Bonaventura.

Da sistemare rimane la difesa perché il Milan sembra poter prendere gol ogni azione. Aiuterà l’inserimento di Zapata o Romagnoli al posto del solito, insufficiente, scandaloso Musacchio. Preferirei Zapata, marcatore, in coppia con Bonucci viste le caratteristiche complementari. Purtroppo toccherà continuare ad adattare Rodriguez dietro perché questa rosa in estate non è stata costruita su un 4-3-3 visto che si è cercata l’inutile rivoluzione invece del miglioramento. La rivoluzione è naufragata e per provare a fare punti si è tornati indietro, si è tornati alla restaurazione.

Punti che contano, ma fino ad un certo punto – personalmente, infatti, a Gattuso più che i punti chiedo due cose. 1) Costruire un progetto di gioco che abbia come base la meritocrazia e non il costo di un giocatore né tantomeno se sia stato preso dal direttore sportivo attuale. 2) Unire uno spogliatoio che è stato diviso su stelle calate ed imposte dall’alto e maldigerite dal gruppo che stelle non si sono poi rivelate (il più grande errore del direttore sportivo) possibilmente trasmettendo l’attaccamento per questa maglia che a molti manca.

La classifica al momento non la guardo e non mi importa. Faccio però notare solamente una cosa: coi sei punti in più tra Genoa, Torino e Benevento – quindi non partite impossibili – il Milan sarebbe stato a 30 punti, a 5 punti dalla Roma, in piena lotta per la Champions seppure in posizione di svantaggio e seppure con questa scusa della preparazione fisica (non è solo quest’anno che il Milan cala l’ultimo quarto d’ora, ricordatevi sotto Inzaghi e sotto Seedorf, ne abbiamo parlato molto spesso). 2-1 per noi, e la doppietta di Bonaventura rende il tutto ancora più bello visto come e quanto è stato ingiustamente insultato dai soliti nei giorni scorsi. Ora due partite agevoli col Verona, importante prendere i quarti di Coppa Italia per il derby casalingo post-natale.

MILAN-BOLOGNA 2-1 (primo tempo 1-1)
MARCATORI: Bonaventura (M) al 10’, Verdi (B) al 23’ p.t.; Bonaventura (M) al 31’ s.t.
MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Abate (dal 14’ s.t. Cutrone), Musacchio, Bonucci, Rodriguez; Kessie, Montolivo, Bonaventura; Suso, Kalinic (dal 23’ s.t. André Silva), Borini (dal 37’ s.t. Calabria). (A. Donnarumma, Guarnone, Paletta, Zapata, Antonelli, Gomez, Locatelli, Zanellato, Gabbia). All. Gattuso
BOLOGNA (4-3-3): Mirante; Torosidis, Gonzalez, Helander, Masina (dal 38’ s.t. Petkovic); Nagy (dal 19’ s.t. Taider), Pulgar, Donsah; Verdi, Destro, Palacio (dal 28’ s.t. Okwonkwo). (Da Costa, Ravaglia, Krafth, De Maio, Crisetig, Mbaye, Maietta, Falletti, Krejci). All. Donadoni.
ARBITRO: Guida di Torre Annunziata

Milan – Bologna: le ultime da San Siro

A una settimana dal punto bassissimo nella storia recente toccato a Benevento, il Milan torna in campo con quella che forse è la prima vera partita dove si può misurare l’effetto-Gattuso. Bologna ospite a San Siro alle 20.45.

Due settimane difficilissime, le ultime: dopo il pari del Vigorito e la sconfitta ormai ininfluente in Europa sarebbe maturata la decisione di tornare al 4-3-3, vale a dire il modulo di tutte le ultime stagioni da Inzaghi al primo Montella (e precedentemente usato talvolta da Allegri). Il che vorrebbe dire partenza sicura a gennaio o luglio di qualche centrale difensivo, mentre allo stesso tempo continuerebbe la ricerca di un esterno. Il Bologna è a pari punti con i rossoneri (21 in 15 gare, media veramente oscena per chi puntava alle prime quattro posizioni) ed è ancora allenato per il terzo anno da Roberto Donadoni. Verdi e Destro gli ex in campo, mentre non ci sarà lo squalificato Poli.

Tra i convocati rossoneri non ci sono, oltre a Conti, lo squalificato Romagnoli più Storari e Calhanoglu. Il probabile undici: G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Bonucci, Rodriguez; Kessié, Montolivo, Bonaventura; Suso, Kalinic, Borini. Panchina per tutti gli altri convocati, uno tra Guarnone, Gabbia e Zanellato andrà in tribuna. 4-3-3 speculare per il Bologna con: Mirante; Torosidis, De Maio, Gonzalez, Mbaye; Taider, Pulgar, Donsah; Verdi, Destro, Palacio. A San Siro arbitrerà Guida, con Orsato-Martinelli al Var. Tra le altre sfide di oggi Chievo-Roma (12.30), Napoli-Fiorentina delle 15, mentre domani Genoa-Atalanta alle 19 e Lazio-Torino alle 21 chiudono il programma della 16^ giornata.

Rijeka – Milan 2-0: clinicamente morti

Non mi aspettavo niente di più da questa partita. 11 riserve senza motivazioni che non hanno mai giocato insieme, un momento sfavorevole ed una squadra già matematicamente prima. Queste partite il Milan le perdeva pure quando vinceva le coppe, figuriamoci oggi. Quello che fa male è come è arrivata la sconfitta senza praticamente mai fare un tiro in porta con i giocatori chiamati al rilancio (Biglia, Silva e Cutrone) che sono stati uno più deludente dell’altro.

E’ un problema di condizione fisica? Questo è quello che viene fatto passare, poi andando a vedere i numeri un anno fa il Milan in campionato correva ancora meno però i punti arrivavano. A questo Milan manca il Milan, manca la voglia di trovare e formare un gruppo di giocatori che amino questa maglia e si impegnino per essa – non mi stupisco nemmeno della cosa dato il processo di demilanistizzazione a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi.

Siamo clinicamente morti. Non ci sono più obiettivi, quindi non ci sono più stimoli né reazioni. Siamo già al liberi tutti. In Champions non si entra, di fare ancora l’Europa League non importa a nessuno e l’Europa League certamente non la vinceremo. Non sappiamo come potrebbe proseguire perché negli ultimi anni così male a dicembre eravamo arrivati solamente nell’ultimo anno di Allegri.

Quello che preoccupa è il fuori campo, dove c’è una realtà vera ed una raccontata. Sembra probabile la bocciatura del Voluntary Agreement che in soldoni ci costringerà ad un mercato in pareggio col Settlement Agreement. Partendo da una squadra scarsa – perché tale è dopo aver fallito un mercato da 230 milioni di euro – dovremo cedere e ricomprare, cercando di migliorare la squadra. Il treno per rinforzarsi senza vincoli passava una volta sola e lo abbiamo perso sull’altare dei Biglia, dei Calhanoglu, dei Musacchio e degli André Silva.

Ad oggi ciò che è più evidente è una gestione deficitaria di due individui che hanno non perso, straperso, una sfida al passato che non andava fatta e che loro stessi hanno lanciato. Come può questa squadra avere un futuro con una proprietà inesistente, un amministratore delegato che ha peggiorato ogni squadra in cui è andato e che vende fumo ai tifosi (non si diceva ottimista sul VA un mese fa?) ed un direttore sportivo incompetente capace solo di dire che programma e non fa cene invece di prendere dei buoni giocatori? Realizzeremo, purtroppo, solo la prossima estate cosa vorrà dire aver sbagliato la scorsa.

La sensazione è che quella supercoppa di Doha resterà l’ultimo trofeo rossonero per molti, moltissimi anni. Non vedo ormai più l’uscita da questo tunnel.

RIJEKA – MILAN 2-0
RIJEKA (4-2-3-1): Sluga; Vesovic, Elez, Zuparic, Zuta; Males, Pavicic; Acosty (31’ st Puncec), Puljic, Kvrzic (41’ pt Mavrias); Gavranovic (36’ st Crnic). A disposizione: Prskalo, Lepinjica, Santek, Celikovic. Allenatore: Kek
MILAN (3-5-2): Storari; Zapata, Paletta, Romagnoli; Calabria, Zanellato (29’ st Abate), Biglia, Locatelli, Antonelli (35’ st Forte); Cutrone, André Silva. A disposizione: A. Donnarumma, Bonucci, Musacchio, Gabbia, Montolivo. Allenatore: Gattuso.
ARBITRO: Vad (UNG)
MARCATORI: 7’ pt Puljic (R), 2’ st Gavranovic (R)
NOTE: Ammoniti: Males (R), Locatelli (M), Antonelli (M), Andrè Silva (M). Angoli: 1-6 per il Milan. Recupero: 0’ pt, 3′ st

Rijeka – Milan: primo scoglio passato

Ultima fatica nella fase a gironi per un Milan ancora scosso dal 2-2 in pieno recupero di Benevento. Superato il girone con tanto di primo posto e discreto ranking, la trasferta di Rijeka chiude la prima metà di stagione europea.

11 punti, lotta per la qualificazione nel girone D riservata allo scontro diretto contemporaneo al nostro Austria Vienna-Aek, sedicesimi già certi. Probabile spazio a esperimenti e un po’ di turnover in attesa del Bologna domenica e della Coppa Italia la prossima settimana (la partita col Verona potrebbe consegnare la possibilità di una rivincita anticipata nel derby). Tra i convocati rossoneri non ci sono infatti Donnarumma, Borini, Suso, Kalinic, Bonaventura e Rodriguez, ci sono invece quattro primavera e Romagnoli che salterà un turno domenica.

3-5-2 probabile con: Storari; Musacchio, Romagnoli, Paletta; Calabria, Locatelli, Biglia, Zanellato, Antonelli; Cutrone, A. Silva. A disposizione A. Donnarumma, Bonucci, Zapata, Abate, Gabbia, Montolivo, Forte. 4-2-3-1 dovrebbe essere lo schieramento scelto dal Rijeka con: Prskalo; Vesovic, Zuparic, Elez, Zuta; Bradaric, Males; Kvrzic, Misic, Heber; Gavranovic. Fischio d’inizio alle 19, senza copertura tv in chiaro. Per le altre italiane, sfida per il primo posto alla stessa ora tra Atalanta e Lione (gruppo E) e trasferta a Waregem per la Lazio già certa del primato nel girone K. Cska Mosca, Celtic, Atletico Madrid, Sporting, Spartak Mosca, Napoli, RB Lipsia e Borussia sono invece le 8 terze classificate nei gironi di Champions.

#APACF show – il grande mercato di Massimiliano Mirabelli

A fine Agosto ero stato ottimista. Forse troppo. Mi ero nascosto dietro un otto a cui personalmente non ho mai creduto per non inimicarmi troppo le folle. Ora, alla prova del campo credo sia giunto il momento di dirvi che a fine agosto ho mentito spudoratamente. Ecco quindi di seguito cosa penso degli acquisti – come ho già scritto su Twitter

  • Bonucci Leonardo: niente da dire. Sapevamo fosse sopravvalutato dai media, non è tra i primi centrali al mondo, ma di certo non è scarso. Mai condannerò una tale spesa.
  • Donnarumma Antonio: tassa da 1 milione di Euro per far rinnovare il fratello. “Scelto per ragioni tecniche, è assolutamente il secondo portiere” viene sbandierato in conferenza stampa più volte. Finisce terzo dietro Storari. Vediamo chi gioca col Verona
  • Biglia Lucas: il peggiore acquisto per distacco netto. 20 milioni per un trentunenne in scadenza. Mai decisivo nei big-match con la Lazio, cadeau preso solo per compiacere i tifosi e togliere il posto a Montolivo. Come previsto perde il posto dopo due mesi giustificato da una pessima condizione tecnica – la dura realtà è che il suo livello è questo e il miglior Montolivo (che purtroppo per lui è tornato) gli piscia in testa.
  • Rodriguez Ricardo: questo grande fenomeno capitano della Svizzera – che ad oggi forse si salva per rendimento – in Germania stava RETROCEDENDO. Col Wolsfburg non si è qualificato alle coppe, stava giocando lo spareggio per non andare in Zweiteliga! A livello tattico inoltre non ha UN senso logico per una squadra che giocava 4-3-3.
  • Mateo Musacchio: non migliore del Paletta dello scorso anno o di Romagnoli. Lo si prende e poi non si sa dove metterlo perché arriva Bonucci, evidenzia mancanza della tanto sbandierata programmazione sul mercato. A fine stagione è in campo quando la Roma gliene fa quattro in Europa League tanto che a Villareal i tifosi arrivano ad invocare Bonera (no, non un omonimo, proprio Daniele!) al suo posto.
  • Andrè Silva: Mendes incassa i 12 milioni derivanti dalla sua cessione al Porto e ci ringrazia. Ad oggi è in grado di segnare solo a dopolavori e squadre di pensionati. Personalmente se sia il futuro o no non mi importa perché con quei soldi prendi prima ciò che conta davvero – il presente.
  • Kessie Frank: il nuovo Andrea Bertolacci, ennesimo miracolato da Gasperini. Devo dire che sembrava buono ad Agosto e avevo quasi cambiato idea. Nella prossima assemblea va fatto scrivere nello statuto sociale di non comprare più giocatori da Gasperini.
  • Andrea Conti: si salva solamente perché si rompe. Spero che anche lui non sia un bluff di Gasperini, sarebbe il secondo acquisto azzeccato.
  • Fabio Borini: titolare in squadre che lottano per non retrocedere, non certo in chi punta alla Champions League. Infatti da noi è titolare. Doveva essere “la riserva” e punta direttamente al record di presenze di Paolo Maldini
  • Hakan Calhanoglu: il secondo peggiore acquisto di tutti. Giocatore fermo da sei mesi, non si incastra nel modulo  e toglie il posto ai due migliori della squadra. A livello individuale non vale Suso/Jack, a livello di incastro nel progetto sportivo è SENZA SENSO sia in un 4-3-3 sia in un 3-5-2. L’unico che gode di questo acquisto è il sig. Petralito
  • Nicola Kalinic: i 30 milioni più buttati nel cesso della storia del Milan. Attaccante non migliore di Bacca. Cocco dell’ex-tecnico. E’ la perla che manda a puttane la stagione e ci costringe a giocare con un attacco spuntato che non riceve un cross.

Tirando le somme: dopo 230 milioni spesi la formazione è inferiore a quando giocavano titolari Kucka, Pasalic e Deulofeu e per salire di livello si è dovuto recuperare Montolivo, Bonaventura e Zapata. Manca un modulo e qualsiasi modulo richiede l’adattamento di uno o più giocatori, segno che si sono presi uomini senza un progetto tecnico dietro. A sostegno di tutto questo progetto sportivo che ormai possiamo chiamare ridicolo: influencers che fanno l’esegesi di ogni acquisto proprio perché non fatto dalla vecchia dirigenza, diffamazione sistematica a chiunque non fosse concorde con sto schifo, che si chiamasse Sconcerti, Ancelotti, Maldini o Shevchenko era uguale.

Il Milan aveva una base. Aveva un modulo, il 4-3-3, a cui mancava un esterno (meglio due) ed un centrocampista centrale. Si è voluto rivoluzionare l’organico per ergersi a salvatori della patria, a migliori dirigenti della storia del calcio pensando che spendendo così tanto le cose sarebbero andate a posto da sole. In tutto questo gestione dello spogliatoio vergognosa con un capitano imposto dall’alto ed un trattamento a chi già c’era e a chi ha veramente nel cuore questa squadra inqualificabile. Nessun vero tifoso del Milan può sentirsi rappresentato dai valori che esprime Leonardo Bonucci – con tutto il rispetto per quelli tecnici. Il dover poi ripescare chi avevi escluso per salvare il salvabile non è altro che il giusto karma.

Si possono perdonare i risultati sportivi, si può perdonare anche l’errore di mercato. Non si può perdonare l’egocentrismo, l’autocelebrazione, la presunzione e soprattutto il calpestare più e più volte i valori sportivi di questa squadra che sono stati calpestati. Non sarà mai e poi mai perdonato il commercio degli accrediti – ormai segreto di pulcinella in tribuna stampa. Non sarà mai perdonato l’aver svenduto i valori per quieto vivere. Per fortuna anche qua il tempo è galantuomo.

Tra questa e la prossima settimana tireremo le somme con due probabilissime bocciature in arrivo: la prima al Voluntary Agreement, la seconda al piano di rifinanziamento. I parafulmini sono finiti, la credibilità degli influencers accreditati (che passeranno alla storia come complici di questo scempio) è al minimo storico e finalmente i responsabili di questo scempio dovranno assumersi le loro responsabilità. Profonda vergogna per questa situazione e per una società che ad oggi non mi rappresenta niente, sicuramente non il Milan, sicuramente non il mio Milan e i valori che questa squadra ha sempre avuto.

Ad oggi – 4 dicembre – quando negli ultimi anni (sì, anche quello di Inzaghi) c’erano minime speranze di andare in Champions League siamo fuori da tutto, a lottare per il settimo posto e a chiederci se domenica sera sia meglio tifare Inter o Juventus. Questo è il più grande fallimento di cui qualcuno dovrà rispondere senza tirare scuse o paragoni con i cinque anni precedenti dove non vi era un budget di 230 milioni in una singola sessione. La storia, nel frattempo, ha già sentenziato.

Benevento – Milan 2-2: Mirabelli e Fassone, i due peggiori acquisti di questa stagione

Ed ora che non c’è più Montella è il momento che i veri responsabili di questo scempio si prendano le loro responsabilità. Che il Benevento facesse un punto oggi era scontato, banale, quasi matematico. Come è arrivato a farlo fa ancora più male, con un Milan che si mette tutto in difesa lasciando l’iniziativa all’ultima in classifica come in quel Milan-Torino in cui Inzaghi mise in campo Bocchetti per Menez. La verità è che se andiamo a vedere la partita di oggi non c’è stata alcuna differenza di valori in campo tra Milan e Benevento – anzi ha giocato forse meglio il Benevento.

Gli ultimi minuti sono imperdonabili – una squadra che si riduce a giocare a sei uomini dietro e a difendere il risultato. E il pari del Benevento è meritato per come ci siamo messi noi nel finale. Mentalità di un club non da primi posti ma da salvezza. Non mi sono mai vergognato negli anni scorsi come in questo – la partita di oggi esprime tutta la differenza tra un Milan che ci viene raccontato da sedicenti giornalisti a libro paga che ogni domenica hanno il loro posto in tribuna d’onore a San Siro finché non si inimicano l’attuale società ed un Milan che scende in campo totalmente diverso da quello che questi sedicenti endorsisti ci raccontano.

Mirabelli dovrebbe dare le dimissioni domani mattina perché ormai il fallimento del suo progetto sportivo è evidente a meno che qualcuno non pensi di vincere l’Europa League con questi scappati di casa – nell’ordine il centravantone funzionale da 30 milioni che la mette una volta ogni morte di papa a porta vuota, il cocco di Mendes da 40 milioni, il pechofrio argentino la cui presenza in campo è stata praticamente inutile e dannosa così come a Napoli il tutto mentre il kebabbaro turco che gioca in una posizione che il nostro ruolo non prevede guardava la partita dalla panca. Prendendo 11 giocatori a caso si sarebbe fatto un mercato migliore di questo.

La stagione ormai è finita ed è già un miracolo al momento qualificarsi in Europa League. Il peggio arriverà in estate quando non potremo fare mercato perché il budget ce lo siamo giocato tutto l’anno scorso. Fassone e Mirabelli da oggi sono sul banco degli imputati e i quattro influencer imboccati in cambio di privilegi ed abbonamenti non potranno più tenere alta una diga che sta saltando giorno dopo giorno. Via al più presto questi due incapaci che hanno interistizzato il Milan (anzi, anche peggio, l’Inter pre-calciopoli in Champions ci andava). Mi spiace per Gattuso che ci è cascato a differenza di Maldini o di Kakà e non finirà bene. Ad oggi l’unica soddisfazione della stagione è la cacciata di questo duo di incapaci che ha voluto provare a distruggere la nostra storia e dalla nostra storia è stato respinto. 

Sono finiti i parafulmini, sono finiti gli striscioni su ordinazione, sono finite le esaltazioni di giocatori mediocri per il solo fatto di essere neo-entrati e di non essere l’odiato Adriano Galliani. Provo ancora profonda vergogna per quanto letto in estate gratis o a pagamento. Provo soddisfazione per non essermi fatto abbindolare da questi venditori di fumo. Che si prendano le loro responsabilità, liberino il Milan e levino le tende. Inadeguati, come chi hanno comprato.

BENEVENTO-MILAN 2-2
Benevento (4-3-3)
: Brignoli; Letizia, Costa, Djimsiti, Di Chiara (34′ st Coda); Chibsah, Cataldi, Memushaj (35′ st Gyamfi); Parigini (22′ st Brignola), Puscas, D’Alessandro. A disp.: Belec, Gravilloni, Antei, Venuti, Del Pinto, Viola, Lombardi, Kanoute. All.: De Zerbi
Milan (3-4-3): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini (15′ st Abate), Kessie, Montolivo (28′ st Biglia), Rodriguez; Suso (42′ st Zapata), Kalinic, Bonaventura. A disp.: Storari, A. Donnarumma, Calabria, Gomez, Paletta, Antonelli, Locatelli, André Silva, Cutrone. All.: Gattuso.
Arbitro: Mariani
Marcatori: 38′ Bonaventura (M), 5′ st Puscas (B), 12′ st Kalinic (M), 50′ st Brignoli (B)
Ammoniti: Cataldi, Di Chiara, D’Alessandro (B); Rodriguez, Kessie, Abate (M)
Espulsi: 30′ st Romagnoli (M) per somma di ammonizioni

Benevento – Milan: la prima di Rino

Si torna in campo contro l’ultima in classifica Benevento, dopo le varie vicende della scorsa settimana seguite allo 0-0 col Torino e all’esonero di Vincenzo Montella. Fischio d’inizio alle 12.30 al Vigorito.

0 punti per gli “Stregoni”, già reduci da un cambio allenatore con De Zerbi che ha rilevato Baroni e una serie impressionante di sconfitte con un solo gol di scarto, spesso maturate nel finale. La prova del celebre “meglio una sconfitta 6-0 che sei sconfitte 1-0” di Boskov. 20 punti alla pari con Bologna e Chievo per un Milan a cui servono come il pane tre punti per tentare la rimonta sulla Samp per le posizioni che danno l’accesso all’Europa League; Milan che in settimana ha conosciuto il nome della sua avversaria di Coppa Italia, il Verona che ha superato ai rigori il Chievo nella stracittadina.

3-4-3 per l’esordio di Rino Gattuso. G. Donnarumma; Musacchio (Zapata), Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessié, Montolivo, Rodriguez; Suso, Kalinic, Bonaventura viene dato da quasi tutti i siti, un altro possibile ballottaggio è tra Abate e Borini sulla destra mentre si siedono in panchina Antonelli e Silva. 4-3-3 per De Zerbi con Brignoli; Letizia, Antei, Costa, Di Chiara; Del Pinto, Cataldi, Chibsah; Lombardi, Armenteros, D’Alessandro. Arbitra Mariani di Aprilia, al Var il duo Gavillucci-Fiorito. La Roma ha già vinto con la Spal, in chiave europea ci sono Inter-Chievo nel pomeriggio e Sampdoria-Lazio alle 20.45.

Destinazione Tricolore: 14a giornata

Puntata di Destinazione che arriva in netto ritardo, per il posticipo di lunedì tra Atalanta e Benevento e il successivo pezzo dedicato al neo-allenatore della prima squadra Rino Gattuso a cui ovviamente vanno i nostri migliori in bocca al lupo.

Niente domenica a pranzo, ma quattro anticipi per una Serie A giocata  sabato praticamente per metà: e proprio nella prima partita è arrivato lo scivolone della Sampdoria, battuta per 3-0 in casa del Bologna. Occasione ghiotta per recuperare, direte voi; e in effetti è l’ennesimo di troppi, tanti “sarebbe stato” che dopo un ottavo, un decimo e un settimo posto speravamo di esserci lasciati alle spalle dopo la qualificazione europea dello scorso anno e i tanti soldi spesi quest’estate. Nel resto della giornata, comunque, si rilanciano le speranze salvezza del Verona, che supera in trasferta il Sassuolo e sfrutta anche il 2-1 dei cugini del Chievo sulla Spal. Passa anche l’Inter, 1-3 sul campo del Cagliari.

In attesa dello scontro diretto, mantiene la propria media punti il Napoli a cui basta una ribattuta su rigore di Jorginho per superare 0-1 l’Udinese. Pareggiano invece Genoa e Roma, così come finisce con un pari Milan-Torino e anche la sfida delle 18, con la Lazio riagguantata all’ultimo dalla Fiorentina. Punti pesanti in attesa di venerdì per la Juventus, che potrebbe portarsi a -1 dal Napoli espugnando il San Paolo; 3-0 il risultato maturato nel secondo tempo contro il Crotone. Perde ancora nel finale, ancora di un gol il Benevento a Bergamo (che porta la firma di Cristante). Come detto, la serie A torna già in campo venerdì, ma per il Milan c’è la trasferta a Benevento alle 12.30 di domenica.

Risultati 14^ giornata: sabato Bologna-Sampdoria 3-0, Chievo-Spal 2-1, Sassuolo-Verona 0-2, Cagliari-Inter 1-3; domenica Genoa-Roma 1-1, Milan-Torino 0-0, Udinese-Napoli 0-1, Lazio-Fiorentina 1-1, Juventus-Crotone 3-0; lunedì Atalanta-Benevento 1-0.

Classifica: Napoli 38, Inter 36, Juventus 34, Roma* 31, Lazio* 29, Sampdoria* 26, Milan, Bologna e Chievo 20, Atalanta e Torino 19, Fiorentina 18, Cagliari 15, Udinese e Crotone 12, Sassuolo 11, Genoa e Spal 10, Verona 9, Benevento 0. * una partita in meno

Gattuso raccontato ai milanisti da un pisano

Dopo tantissimo tempo (ben quattro anni) torno a scrivere su Rossonerosemper e lo faccio per una buona ragione. Mister Gattuso è il nuovo allenatore del Milan e posso parlare di lui in prima persona, dopo averne avuto conoscenza diretta. Non pretendo certo di “spiegare chi è Gattuso ai milanisti”, ma semplicemente di raccontarvi un momento della carriera del nuovo allenatore rossonero che non tutti conoscono, il suo periodo al Pisa e perché ai pisani Gattuso è rimasto così tanto nel cuore. Un doppio ritratto che parte dalla Serie C, quando Gattuso è diventato icona per i pisani, fino alla Serie B, con la forza e il carattere di un grande uomo. In chiusura qualche piccolo aneddoto personale.

L’ARRIVO A PISA – Era l’agosto del 2015 e la società neroazzurra stava attraversando un periodo difficile col cambio di proprietà. Il Pisa viene acquistato da Fabrizio Lucchesi che decide di portare in panchina Gennaro Gattuso. In molti inizialmente dubitano delle sue qualità, ma in poche settimane Rino zittisce tutti. Sorprende la difesa del Pisa, granitica, che poi diventerà la migliore difesa del campionato l’anno successivo in Serie B. Rino studia costantemente gli avversari, passa ore ad analizzare partite in video, ne prende le contromisure, schiera anche moduli diversi ogni domenica per imbrigliarli e i risultati gli danno ragione. In poco tempo diventa un’icona, le sue conferenze stampa sono seguitissime, Gattuso riesce a non essere mai banale, a parlare veramente di calcio e di ciò che sta dietro le quinte del pallone. Giornalisti, tifosi e addetti ai lavori pendono dalle sue labbra. Riesce a trasmettere la sua passione e il suo carattere ai giocatori che lo seguono partita dopo partita.

La festa promozione del Pisa in Serie B (Foto Gabriele Masotti)

IL TRIONFO E L’ICONA GATTUSO: PISA-FOGGIA – Il capolavoro di Gattuso si chiama Pisa-Foggia, la finale playoff. In campionato la SPAL di Semplici è troppo forte per tutti, vince in scioltezza ed è inarrivabile. Il Pisa domina i playoff e arriva all’appuntamento finale contro la corazzata di De Zerbi. Sì, proprio quel De Zerbi che Gattuso affronterà all’esordio sulla panchina del Milan contro il Benevento in trasferta. Gli ultimi mesi sono stati difficili, la società ha cambiato ancora padrone, passando alla duplice conduzione Lucchesi-Petroni. Il matrimonio è travagliato e i due non fanno che litigare. Gattuso non lega con Petroni e Rino non le manda certo a dire, quando ci sono dei problemi parla. Infatti il mister denuncia la società per aver sfruttato la sua immagine per il Pisa Football College sottolineando “la propria totale estraneità al progetto, che né in qualità di testimonial né ad alcun altro titolo lo vede coinvolto”. La società naviga nei debiti, rischia il fallimento, ma Rino si carica tutto sulle spalle da solo e prepara la finale tra mille difficoltà. A Foggia sono convinti, vinceranno loro. Hanno già preparato i caroselli per le strade, le magliette celebrative, gli striscioni. Nelle trasmissioni parlano del Pisa come l’avversario migliore che poteva capitargli, non sanno ancora quanto si sbagliano. Nella finale d’andata l’atmosfera è infuocata, la coreografia dei pisani incredibile. In campo il Pisa segna prima il gol dell’1-0, poi il 2-0. Il Foggia risponde e pareggia prima dell’intervallo. Tutto da rifare. Quando sembra che le cose possano andare per il verso sbagliato, il Pisa ne segna altri due e vince 4-2, dietro il trionfo il capolavoro tattico. Ma c’è ancora la gara di ritorno. La presunzione dei foggiani non conosce limiti, sono convinti di ribaltare la partita e non hanno rispetto degli avversari. La trasferta per i pisani è difficile, vengono scortati dalle forze dell’ordine, si teme l’agguato alla squadra e alla tifoseria. Ma Gattuso si carica ancora una volta tutta la tensione sulle spalle e fa da parafulmine. Il primo tempo della finale di ritorno si chiude sullo 0-0, ma i foggiani sono contro Gattuso e gli tirano una bottiglia d’acqua in testa dagli spalti, le forze dell’ordine devono anche bloccare un tentativo di invasione di campo. La gara viene sospesa per qualche minuto nella ripresa. L’episodio si ritorcerà contro gli avversari perché il Foggia perde il ritmo e riesce solo a segnare all’88’ su rigore, ma non basta. Poco dopo, in pieno recupero, il Pisa mette la parola fine alle ostilità con un gol di Eusepi. E’ Serie B. Non è finita qui, perché nel dopo partita Petroni esonera Gattuso, che gli risponde “di Petroni me ne sbatto il cazzo”. Petroni non può farlo, perché la società non è solo sua e Gattuso resta al suo posto, pronto per preparare la Serie B.

Gattuso in cima alla Curva Nord a guardia di una città (Copyright Fabio Muzzi / Il Tirreno 2016)

LA SERIE B, UNA CITTA’ SALVATA E L’UOMO GATTUSO – Durante l’estate la società passa ancora di mano e diventa tutta di Petroni, che conferma Gattuso alla guida. Poco dopo l’annuncio di sei nuovi acquisti il presidente del Pisa viene arrestato per fatti precedenti all’arrivo in neroazzurro. Gattuso è nuovamente solo e senza una società e deve guidare la squadra a Storo per preparare la Serie B. La situazione diventa insostenibile, ne succedono di tutti i colori in società e il 31 luglio Gattuso non ci sta, dà un segnale forte e si dimette. Nonostante le dimissioni, Rino resta costantemente in contatto con la città e la squadra che si autogestisce. Petroni infatti non lo rimpiazzerà mai sulla panchina del Pisa per un mese e Colonnello è solo un traghettatore che non gode della fiducia dell’ambiente. In quel travagliato mese di agosto Gattuso segue le vicende del Pisa da Gallarate, la formazione la fa lui e dirige gli allenamenti con lo spogliatoio al telefono, tenendo in loco tutto il suo staff a partire dal vice Riccio che continua a seguire il team molto da vicino. Nel frattempo si affaccia sulla piazza Pablo Dana (proprio quello della trattativa di Berlusconi con Mr. Bee) che vorrebbe prendere il Pisa, ma non riuscirà a farlo. Gattuso nel frattempo ritorna e ancora una volta si accolla lo spogliatoio sulle spalle. Restano storici alcuni momenti della Serie B dello scorso anno. Uno su tutti l’esultanza dopo Pisa-Ascoli della squadra che va a salutare i tifosi, costretta a rimanere fuori dallo stadio per l’inagibilità dell’Arena. Gattuso prende per mano i giocatori dopo la partita, li porta in cima alla Curva Nord e la squadra va a salutare il pubblico in un momento veramente romantico e in controtendenza col calcio moderno. Rino è riuscito a Pisa a tenere insieme un ambiente che si poteva sfaldare da un momento all’altro. Se oggi il Pisa sta giocando il suo campionato di Lega Pro con una società solida, lo deve a lui che nei momenti bui ha potuto chiedere ai suoi gladiatori di giocare anche senza uno stipendio, senza un campo di allenamento e senza la luce e l’acqua negli spogliatoi. Lo scorso inverno realizzai infatti alcune foto per il Corriere dello Sport, riprese da tutti i media italiani, per fare capire lo stato in cui versava l’Arena Garibaldi. Storico in tal senso resto una sfogo del mister in una conferenza stampa pre partita. D’altronde Gattuso ci ha sempre messo la faccia, ha tenuto alta l’attenzione dei media verso il caso Pisa, quando poteva lavarsene le mani e andare via. Invece è rimasto fino alla fine. Pisa poteva finire come è finito il Modena quest’anno, ma se esiste ancora il calcio in questa città lo dobbiamo soprattutto a lui. Dopo il suo periodo di Pisa Rino è rimasto in contatto con molti pisani, ha aperto addirittura un ristorante in società con l’imprenditore pisano Madonna (L’Osteria del Mare) e continua da lontano a seguire le vicende calcistiche neroazzurre. Inoltre si è recato a Pisa a sostegno di un caro amico che è scomparso solo pochi giorni fa e della sua famiglia. Si tratta di Marco Deri, ex massaggiatore del Pisa, consumato dalla SLA. Tra le altre cose, Rino è stato premiato con il prestigioso premio “Il guerriero pisano”. Ormai qui tutti lo consideriamo un pisano adottivo.

Io e mister Gattuso (foto di Francesco Malasoma)

QUALCHE ANEDDOTO – Vorrei chiudere questo intervento con qualche aneddoto personale. Altri ne potete leggere anche qui, sul mio blog personale, ma voglio raccontarvi due telefonate significative, pur senza rendere noti contenuti e confidenze reciproche per rispetto e privacy. La prima arrivò a seguito di un articolo pubblicato lo scorso autunno, dopo che avevo reso nota una informazione. Ricevo una telefonata da un numero sconosciuto. Rispondo e una voce mi dice: “Il mister vorrebbe parlarti” Dentro di me inizialmente raggelo, avevo capito subito il problema. E’ Rino, diciamo che non era contentissimo di quell’articolo, ma voleva dirmelo in faccia. Ci confrontammo e dopo una breve discussione di qualche minuto fu tutto chiarito. E’ anche questo che fa di Gattuso un grande uomo. Non ti parla alle spalle, se ha qualcosa da dire, te la dice in faccia, ti rispetta e chiarisce. Una qualità rara, che non a tutti può piacere, ma che per quanto mi riguarda apprezzo sempre, nel bene e nel male. La seconda telefonata che voglio ricordare avviene a dicembre. I Petroni sono appena tornati sui loro passi e si sono sottratti all’accordo con i Corrado per l’acquisto del Pisa. Il futuro del Pisa è in bilico e mi viene spontaneo mandare un vocale whatsapp al mister. Nel frattempo si sono fatte le 21 e sto tornando a casa in macchina. Squilla il telefono, è proprio Gattuso. Accosto e rispondo al mister che ci tiene a ringraziarmi e salutarmi, sperando per il meglio nonostante tutto quello che stava succedendo. Parliamo per una ventina di minuti ed è stata una delle prime occasioni di conoscere in maniera più intima il mister, scoprendo anche dei lati sensibili dell’uomo Gattuso. 

Breaking news: esonerato Montella, prima squadra a Gattuso

Vincenzo Montella non è più l’allenatore del Milan. La società ne ha comunicato l’esonero stamani con un tweet. Non possiamo che essere contenti per un esonero tardivo per un allenatore mediocre come già ampiamente previsto da questo blog al suo arrivo. Ora la prima squadra andrà a Gattuso e la società ha finalmente deciso di giocarsi la sua credibilità togliendo il parafulmine. Vediamo cosa succederà.

Milan – Torino 0-0: evviva gli attaccanti funzionali!

Senza nemmeno scomodare Carlos Bacca, senza nemmeno parlare di Vincenzo Montella e le sue scelte di formazione, oggi sarebbe bastato avere Lapadula al posto di Kalinic ed il Milan probabilmente avrebbe portato a casa partita e tre punti. Si può accusare un allenatore che fosse per me caccerei con ignominia e a pedate nel culo stasera stessa ma quello che appare evidente è come questa squadra sia stata costruita non male, ma malissimo. 23 partite, 23 formazioni diverse poiché non si è stati in grado di trovare un modulo e dei titolari, sia per pessimo rendimento dei nuovi acquisti, sia per un incastro tattico che comunque lo metti ti snatura qualche giocatore: oggi si è giocato con due punte per provare André Silva ed il risultato è che Suso è finito largo a centrocampo, giocassimo viceversa a 3 davanti né Kalinic, né Silva sono in grado di fare la punta centrale. Dietro dei tre difensori nessuno è un marcatore ed è per questo che giustamente gioca Zapata (oggi migliore in campo con Donnarumma e Montolivo, si, ancora una volta).

Appare partita dopo partita sempre più evidente che a calcio pesano i gol e il grande errore del Milan è aver sprecato un attacco da 70 milioni. Se abbiamo ridotto André Silva a comparsate dopo il lavoro ferroviario in Europa League per non farlo svalutare e a discorsi su un presunto futuro, appare evidente che ciò che conta è il presente e il presente conferma le mie pessime impressioni estive sull’attacco. Bacca-Lapadula ad oggi è e rimane un attacco superiore ad André Silva-Kalinic e le responsabilità sono solo ed unicamente da attribuire a chi ha costruito questa squadra. Il problema del Milan era in attacco l’anno scorso e rimane l’attacco quest’anno e la cosa che preoccupa è che bastava un esterno, anche temporaneo, anche in prestito secco se non riusciva a prendere e si è deciso di fare tutto il contrario.

I numeri sono impietosi: nove i punti in meno dell’anno scorso, 70 milioni per avere l’ottavo attacco del campionato, inferiore anche a quello della Fiorentina che del funzionale Kalinic si è liberata. 18 i punti di distacco dal Napoli primo in classifica dopo 14 giornate, 16 quelli dall’Inter che lo scorso anno ci era finita alle spalle. 4 le partite di campionato di fila a San Siro senza segnare e i gol che come sempre arrivano non dopo azioni costruite ma con tiri quasi casuali o giocate di Suso. Un totale imbarazzante che non può non portare alle dimissioni o alla cacciata di chi questa squadra l’allena. Siamo a pari punti con il Bologna e col Chievo dopo 14 giornate che sono più del 33% del campionato.

Doveva essere la stagione della rinascita, siamo finiti dalla padella alla brace, a rimpiangere quando la 10 era sulle spalle di Honda (comunque superiore a questo Chalanoglu) e quando giocavano Pasalic, Ocampos e Deulofeu – prestiti gratuiti ma quelli sì, funzionali ad una squadra che al netto di un esterno e nei suoi limiti era costruita con criterio. Chi ha voluto rompere tutto e non ha voluto prendere quell’esterno che mancava è il principale colpevole dell’attuale stagione – chi continua a vendere fumo parlando di futuro con influencers a libro paga per tenere buona la maggioranza del tifo apra gli occhi e si vergogni di quello che siamo costretti a vedere in campo.

Oggi vedere una partita del Milan non è piacevole. Non è piacevole non perché non facciamo gol ma perché non giochiamo nemmeno a calcio. Oggi è stata una partita tra due squadracce che pressavano alto sperando nell’errore avversario perché incapaci di costruire delle azioni di gioco. Una cosa inammissibile dopo il budget speso in estate. Doveva essere la stagione della rinascita e siamo finiti a pensare che l’ipotesi Elliott potrebbe non essere più così negativa pur di liberarsi di questi tre incapaci e dei loro amici messi nei quadri societari con il solo merito di aver copiato bene le veline. E’ chiaro che Montella non sarà esonerato con la scusa della mancanza di un sostituto perché è un alibi troppo forte per il pessimo mercato estivo.

Chiudo con un paio di sfoghi per “l’angolo dei subumani”, oramai appuntamento fisso per i postpartita

  • Chiedete scusa a Riccardo Montolivo, ma ormai è una piacevole abitudine vederlo migliore in campo nel Milan. Il vero capitano non ha bisogno della fascia
  • Non è accettabile sentire che quando Bonaventura gioca male “gioca contro” e quando lo fanno Biglia o Chalanoglu “ci vuole tempo“.
  • Meno male che Donnarumma non parava più niente.
  • Mai come oggi appare evidente che quella che “con Belotti, Morata o Aubameyang non cambiava nulla” è una grossissima cazzata.

Ora c’è per la prima volta una settimana di riposo per lavorare a Milanello, poi si va a Benevento sperando di non essere quelli che gli faranno fare i primi punti in campionato. La sensazione è che questa stagione finisca al più presto ed è una sensazione che quest’anno arriva terribilmente presto: sia con Inzaghi, sia con Mihajlovic, sia un anno fa a Natale c’erano speranze di qualificazione Champions League più o meno fondate. Questo è l’anno peggiore dai tempi dell’ultimo Allegri: tanto basta perché qualcuno si metta una mano sulla coscienza, si metta in gioco e ci liberi da questo scempio. Se poi ci libera anche dalla sua presenza, tanto meglio.

MILAN-TORINO 0-0 
MILAN (3-5-2): G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli; Suso, Kessie, Montolivo, Bonaventura (dal 26′ s.t. Calhanoglu), Rodriguez; André Silva, Kalinic (dal 32′ s.t. Cutrone). (Storari, A. Donnarumma, Gomez, Musacchio, Paletta, Antonelli, Bellanova, Locatelli). All. Montella.
TORINO (4-3-3): Sirigu; De Silvestri, Nkoulou, Burdisso, Ansaldi; Baselli (dal 42′ s.t. Acquah), Rincon, Obi; Niang (dal 31′ s.t. Boyé), Belotti, Ljajic (dal 24′ s.t. Iago Falque). (Milinkovic-Savic, Molinaro, Bonifazi, Moretti, Evangelista, Valdifiori, Gustafson, Edera, Berenguer). All. Mihajlovic.
ARBITRO: Irrati di Pistoia.
NOTE: Tiri in porta 6-2. Angoli 5-4. Ammoniti Burdisso per proteste, Rincon per gioco scorretto.
P.s. doveroso: al 26 novembre 2017 il Milan non ha ancora comunicato il corretto numero degli abbonati al campionato. Saremmo curiosi di sapere a quanto ammonta il dato, evidentemente non così alto.

Milan – Torino: le ultime da San Siro

A tre giorni dalla sfida – vincente – con l’Austria Vienna, la settima di un’Europa League che finora ha evitato un calendario difficile al Milan, si torna in campo a San Siro. Avversario il Torino dell’ex Mihajlovic.

Precedenti recenti favorevoli al Milan contro il suo ex tecnico; 3-2 all’esordio nella passata stagione, 2-2 al ritorno all’Olimpico. Nella giornata più “spezzata” dell’intera stagione, con quattro anticipi del sabato e la conclusione al lunedì sera, sorprendentemente Milan, Roma e Napoli giocano domenica pomeriggio. Per i ben noti problemi affrontati finora la classifica ci vede un punto avanti ai granata, per il momento dietro al Bologna vincente contro la Samp nell’anticipo di ieri alle 15. Torino che è reduce dallo scialbo 1-1 casalingo con il Chievo della scorsa settimana.

Tra i convocati tornano Romagnoli, Paletta e Suso oltre al primavera Bellanova. Possibile ritorno al 3-4-2-1 per il Milan con G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessié, Montolivo, Rodriguez; Bonaventura, Suso; Kalinic (A. Silva). 4-3-3 per Mihajlovic con: Sirigu; De Silvestri, N’Koulou, Lyanco, Ansaldi; Baselli, Rincon, Obi; Falqué, Belotti, Ljajic. Panchina per l’ex di turno Niang. Arbitra Irrati di Pistoia, con Tagliavento-Vivenzi al Var. Sugli altri campi, non c’è l’orario “spezzato” delle 12.30; Genoa-Roma e Udinese-Napoli si giocano alle 15, Lazio-Fiorentina alle 18.00, Juventus-Crotone alle 20.30 in attesa di Atalanta-Benevento del lunedì sera.

Milan – Austria Vienna 5-1: ai sedicesimi di finale

E’ stata una partita che non è stata facile nonostante l’avversario avesse sei titolari fuori perché la partita nel primo tempo ce la siamo complicata da soli con una papera della premiata ditta Donnarumma-Bonucci (l’errore di questo è imperdonabile e dovuto forse alla sua presunzione visto che sarebbe bastato spazzarla). Il gol dell’Austria Vienna arriva in un momento in cui il Milan era come sempre assolutamente inesistente e sterile in attacco e arriva probabilmente a dargli la sveglia visto che finalmente si vedono aumentare gli uomini in area con importanti sovrapposizioni sulle fasce e dei centravanti veri che fanno gol (non saranno funzionali).

André Silva rimane da valutare ma a spanne in questo momento sembra meglio del funzionale Kalinic, così come Cutrone. I due probabilmente si completano e hanno entrambi le movenze del centravanti ma certamente la partita di stasera non può essere quella più ottimale per valutarli. Di certo ora la caratura degli avversari si abbassa e c’è più spazio per tentare qualcosa di diverso dal Kalinic unica punta visto sinora che ha prodotto sterilità in attacco.

Non sono pienamente soddisfatto nonostante il risultato perché vista la caratura dell’avversario oggi era poco più dell’allenamento. Si è visto qualcosina in negativo e i nomi sono sempre i soliti tre: Biglia, Kessie e Calhanoglu. Se dal primo non mi aspetto molto, dal secondo e dal terzo in questa stagione mi aspettavo molto, molto, molto di più. Imbarazzanti ormai le difese d’ufficio di Biglia che ha il solo merito di essere quello che si gioca il posto con l’odiato Montolivo, miglior giocatore e miglior professionista.

Cosa resta? Resta l’aver passato il turno e un primo posto nel girone che ci permettono di mettere in ghiaccio questa coppa sperando di arrivare a Febbraio con differenti ambizioni e speranze. Anche oggi per larga parte della gara si sono visti giocatori senza voglia e giocatori che non sanno stare in campo – non credo quindi che la partita di oggi sposti i problemi che questa squadra ha. Speriamo di capirne di più domenica contro il Torino anche le se sensazioni non sono per niente buone.

MILAN-AUSTRIA VIENNA 5-1 (primo tempo 3-1)
MARCATORI: Monschein (A) al 21′, Rodriguez (M) al 27′, André Silva (M) al 36′, Cutrone (M) al 42′ p.t.; André Silva (M) al 25′, Cutrone (M) al 48′ s.t.
MILAN (3-5-2): Donnarumma; Musacchio, Bonucci (dal 35′ s.t. Gomez), Zapata; Borini (dal 29′ Locatelli), Kessie, Biglia, Calhanoglu, Rodriguez (dal 19′ s.t. Antonelli); André Silva, Cutrone. (Storari, Montolivo, Bonaventura, Kalinic). All. Montella.
AUSTRIA VIENNA (4-2-3-1): Pentz; De Paula, Borkovic, Kadiri, Salamon (dal 24′ s.t. Gluhakovic); Serbest, Holzhauser (dal 41′ s.t. Lee); Prokop, Alhassan, Pires (dal 33′ s.t. Tajouri-Shradi); Monschein. (Hadzikic, Friesenbichler, Blauensteiner, Sarkaria). All. Fink.
ARBITRO: Treimanis (Lettonia).
NOTE: ammoniti Musacchio (M), Salamon (A), Monschein (A).