Milan – Torino: le ultime da San Siro

A tre giorni dalla sfida – vincente – con l’Austria Vienna, la settima di un’Europa League che finora ha evitato un calendario difficile al Milan, si torna in campo a San Siro. Avversario il Torino dell’ex Mihajlovic.

Precedenti recenti favorevoli al Milan contro il suo ex tecnico; 3-2 all’esordio nella passata stagione, 2-2 al ritorno all’Olimpico. Nella giornata più “spezzata” dell’intera stagione, con quattro anticipi del sabato e la conclusione al lunedì sera, sorprendentemente Milan, Roma e Napoli giocano domenica pomeriggio. Per i ben noti problemi affrontati finora la classifica ci vede un punto avanti ai granata, per il momento dietro al Bologna vincente contro la Samp nell’anticipo di ieri alle 15. Torino che è reduce dallo scialbo 1-1 casalingo con il Chievo della scorsa settimana.

Tra i convocati tornano Romagnoli, Paletta e Suso oltre al primavera Bellanova. Possibile ritorno al 3-4-2-1 per il Milan con G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessié, Montolivo, Rodriguez; Bonaventura, Suso; Kalinic (A. Silva). 4-3-3 per Mihajlovic con: Sirigu; De Silvestri, N’Koulou, Lyanco, Ansaldi; Baselli, Rincon, Obi; Falqué, Belotti, Ljajic. Panchina per l’ex di turno Niang. Arbitra Irrati di Pistoia, con Tagliavento-Vivenzi al Var. Sugli altri campi, non c’è l’orario “spezzato” delle 12.30; Genoa-Roma e Udinese-Napoli si giocano alle 15, Lazio-Fiorentina alle 18.00, Juventus-Crotone alle 20.30 in attesa di Atalanta-Benevento del lunedì sera.

Milan – Austria Vienna 5-1: ai sedicesimi di finale

E’ stata una partita che non è stata facile nonostante l’avversario avesse sei titolari fuori perché la partita nel primo tempo ce la siamo complicata da soli con una papera della premiata ditta Donnarumma-Bonucci (l’errore di questo è imperdonabile e dovuto forse alla sua presunzione visto che sarebbe bastato spazzarla). Il gol dell’Austria Vienna arriva in un momento in cui il Milan era come sempre assolutamente inesistente e sterile in attacco e arriva probabilmente a dargli la sveglia visto che finalmente si vedono aumentare gli uomini in area con importanti sovrapposizioni sulle fasce e dei centravanti veri che fanno gol (non saranno funzionali).

André Silva rimane da valutare ma a spanne in questo momento sembra meglio del funzionale Kalinic, così come Cutrone. I due probabilmente si completano e hanno entrambi le movenze del centravanti ma certamente la partita di stasera non può essere quella più ottimale per valutarli. Di certo ora la caratura degli avversari si abbassa e c’è più spazio per tentare qualcosa di diverso dal Kalinic unica punta visto sinora che ha prodotto sterilità in attacco.

Non sono pienamente soddisfatto nonostante il risultato perché vista la caratura dell’avversario oggi era poco più dell’allenamento. Si è visto qualcosina in negativo e i nomi sono sempre i soliti tre: Biglia, Kessie e Calhanoglu. Se dal primo non mi aspetto molto, dal secondo e dal terzo in questa stagione mi aspettavo molto, molto, molto di più. Imbarazzanti ormai le difese d’ufficio di Biglia che ha il solo merito di essere quello che si gioca il posto con l’odiato Montolivo, miglior giocatore e miglior professionista.

Cosa resta? Resta l’aver passato il turno e un primo posto nel girone che ci permettono di mettere in ghiaccio questa coppa sperando di arrivare a Febbraio con differenti ambizioni e speranze. Anche oggi per larga parte della gara si sono visti giocatori senza voglia e giocatori che non sanno stare in campo – non credo quindi che la partita di oggi sposti i problemi che questa squadra ha. Speriamo di capirne di più domenica contro il Torino anche le se sensazioni non sono per niente buone.

MILAN-AUSTRIA VIENNA 5-1 (primo tempo 3-1)
MARCATORI: Monschein (A) al 21′, Rodriguez (M) al 27′, André Silva (M) al 36′, Cutrone (M) al 42′ p.t.; André Silva (M) al 25′, Cutrone (M) al 48′ s.t.
MILAN (3-5-2): Donnarumma; Musacchio, Bonucci (dal 35′ s.t. Gomez), Zapata; Borini (dal 29′ Locatelli), Kessie, Biglia, Calhanoglu, Rodriguez (dal 19′ s.t. Antonelli); André Silva, Cutrone. (Storari, Montolivo, Bonaventura, Kalinic). All. Montella.
AUSTRIA VIENNA (4-2-3-1): Pentz; De Paula, Borkovic, Kadiri, Salamon (dal 24′ s.t. Gluhakovic); Serbest, Holzhauser (dal 41′ s.t. Lee); Prokop, Alhassan, Pires (dal 33′ s.t. Tajouri-Shradi); Monschein. (Hadzikic, Friesenbichler, Blauensteiner, Sarkaria). All. Fink.
ARBITRO: Treimanis (Lettonia).
NOTE: ammoniti Musacchio (M), Salamon (A), Monschein (A).

Milan – Austria Vienna: le ultime dal campo

Diretta TV8 alle 21.05 per la quinta sfida dei gironi di Europa League tra Milan e Austria Vienna a San Siro. Possibilità di chiudere il discorso dopo l’1-5 dell’andata al Prater, unico risultato pienamente soddisfacente fin qui nel percorso rossonero ai gironi.

Qualche assenza precauzionale oltre al lungodegente Conti: mancano Suso, Romagnoli e Calabria, mentre si rivedono Antonelli e il primavera Gabbia nella lista dei 20 convocati, in cui probabilmente solo quest’ultimo e Antonio Donnarumma si accomoderanno in tribuna. 3-5-2 praticamente obbligato, di cui si sanno anche – di fatto – i panchinari. G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Rodriguez; Borini, Kessié, Biglia, Bonaventura, Calhanoglu; A. Silva, Cutrone. Storari, Gomez, Musacchio, Antonelli, Locatelli, Montolivo e Kalinic a disposizione di mister Montella.

Modulo speculare per l’Austria Vienna con: Pentz; Gluhakovic, Kadiri, Borkovic; Salamon, Serbest, Holzhauser, Tajouri, Prokop; Pires, Friesenbichler. Arbitro della partita il lettone Treimanis. Nell’altra partita del girone c’è la sfida da dentro o fuori, sempre alle 21.05, tra Aek Atene e Rijeka. Alla fine la tanto sospirata diretta in chiaro è arrivata, visto anche lo share buono ma non ottimo (media del 5-6%) delle partite di Lazio e Atalanta. Anche le altre due italiane sono impegnate stasera: ai bergamaschi serve un pareggio a Liverpool (in casa dell’Everton) mentre la Lazio già certa del primo posto affronta alle 19 il Vitesse.

Napoli – Milan 2-1: ma non era cambiato il vento?

Una volta le amichevoli del Napoli erano a 10€ in Pay-per-view, questa sera Sky Sport ci ha privilegiato trasmettendocene una senza ulteriori costi aggiuntivi. Il Napoli che ci batte lo fa senza il minimo sforzo così come hanno dato l’impressione di averlo fatto Roma, Lazio e Juventus. Qualcuno diceva che il vento è cambiato in settimana per qualche risposta a qualche futile domanda in un’inutile assemblea soci – poi però conta il campo e lì il vento è cambiato per davvero: sconfitte nello stesso girone con tutte le big non si vedevano nemmeno ai tempi di Farina. E’ inutile nasconderci: il campo sta dicendo che dopo 200 milioni spesi questa squadra è peggiore di quella scorsa stagione.

Il Napoli ha giocato al 50% delle proprie possibilità ed il Milan ha fatto UN tiro in porta, casuale, a fine partita. Non ci si può aggrappare nemmeno al gol di Romagnoli come scusa per essersela giocata fino alla fine. Il Milan come ad Atene nel primo tempo non è entrato UNA singola volta in area avversaria – questo è frutto sia di un gioco inesistente di questo allenatore, sia di alcune scelte sbagliate in sede di mercato estivo. E’ inutile ormai rimarcare come l’attacco di questa squadra sia da metà classifica ed il miglior giocatore sia stato svenduto a Villareal – lo faccio ogni settimana e chi legge i postpartita abitualmente ne avrà anche pieni i cosiddetti di leggerlo. Di fronte ai 38 milioni per André Silva e ai 30 per Kalinic persino Bertolacci e Matri sembrano spese intelligenti.

E allora vergognatevi. Si vergogni Fassone per pensare più a giustificare la figura a suon di domande, interazioni coi tifosi e presunta trasparenza assumendo in società chi ha avuto il solo merito di essere stato la sua penna dimenticando che poi, ciò che conta, è il campo. Si vergogni Mirabelli per aver buttato nel cesso 230 milioni riuscendo ad indebolire la squadra. E’ stata rinforzata una difesa che era il punto di forza della squadra lo scorso anno, non è stato rinforzato a sufficienza il centrocampo e l’attacco è stato addirittura indebolito. Si vergogni Montella, per i risultati acquisiti, per continuare a mettere giocatori fuori ruolo e per un gioco che in Serie A non ha senso di esistere. Il guardiolismo dei poveri.

Vorrei mettere in chiaro una cosa: al sottoscritto della chiarezza e della trasparenza non è mai fregato nulla, figuriamoci avere l’illusione che questa ci sia (e parlo di illusione, perché tale è – e il New York Times ne sa qualcosa) per cui spero che qualcuno intervenga al più presto per cambiare questa situazione insostenibile, questo sfregio a chi ha avuto a cuore il Milan sempre e non ai curvaioli occasionali del 17 aprile. In che situazione siamo oggi? La classifica non la guardo nemmeno, la sapete tutti e il -16 dal Napoli con 6 sconfitte in 13 partite giocate è un insulto dopo le spese estive.

A livello extra-campo, invece, va fatto l’ennesimo applauso al signor Montolivo, uno dei pochi che si salva stasera, dopo tutto quello che gli è stato ingiustamente fatto passare. Montolivo ormai non sbaglia una partita in Italia da tre anni ma in Italia vanno per la maggiore i calciatori brutti e i fake di Moratti che orientano le opinioni seguendo la massa. E’ ancora più grave continuare a vedere scelte tecniche nascoste dietro finti infortuni come Rodriguez, Calhanoglu e il paradosso di Biglia che non è partito titolare perché “infortunato” (non perché Montolivo è due spanne sopra, non sia mai) salvo poi vederlo in campo nel finale.

C’è solo da vergognarsi per una squadra che ormai si sa già quando perderà prima di mettere piede in campo. Avevo aspettative di fare risultato con le big persino ai tempi di Inzaghi, non stasera. Sono andato a vedere la partita sapendo già di perderla e questo è il fallimento peggiore di questa dirigenza e questo allenatore. Non si può continuare su questa strada. Non si possono continuare a prendere in giro i tifosi veri mentre quelli finti continuano ad urlare che va tutto bene mentre la casa brucia. Chiunque sia il vero proprietario del Milan ha una grossa responsabilità e deve fare qualcosa, subito. Fermate questo scempio e cacciate i mercanti dal tempio.

Si, avevano ragione. E’ cambiato il vento, è cambiato tutto. In peggio. BASTA.

NAPOLI-MILAN 2-1 (primo tempo 1-0)
MARCATORI: Insigne (N) al 33′ p.t.; Zielinski (N) al 28′, Romagnoli (M) al 47′ s.t.
NAPOLI (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Mario Rui (dal 20′ s.t. Maggio); Allan, Hamsik (dal 24′ s.t. Zielinski), Jorginho; Insigne, Mertens, Callejon (dal 33′ s.t. Rog). (Rafael, Sepe, Maksimovic, Chiriches, Diawara, Ounas, Giaccherini). All. Sarri.
MILAN (3-4-2-1): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini (dal 32′ s.t. Abate), Kessie, Montolivo (dal 40′ s.t. Biglia), Bonaventura; Suso (dal 47′ s.t. André Silva), Locatelli; Kalinic. (Storari, A. Donnarumma, Zapata, Rodriguez, Antonelli, Gabbia, Mauri, Cutrone). All. Montella.
ARBITRO: Doveri di Roma.
NOTE: ammoniti Borini (M) e Allan (N) per gioco scorretto; Albiol (N) per proteste.

Napoli – Milan: le ultime dal campo

Si torna (finalmente) a parlare di Serie A dopo la lunga pausa nazionali terminata con l’eliminazione dell’Italia dal prossimo mondiale. Avversario il Napoli di Sarri attualmente al primo posto.

Azzurri primi in campionato ma in difficoltà in Champions League dove solo un miracolo potrebbe evitare a Callejon e compagni la discesa in EL, neanche matematicamente sicura peraltro. Ma per quanto visto finora i 13 punti di scarto che separano le due squadre non sono noccioline e un pari esterno al San Paolo basterebbe già a rompere la maledizione degli scontri diretti (tutti persi, contro Inter, Lazio, Roma, Juventus e Sampdoria; dopo stasera sono esauriti). Poca stanchezza post-pausa nazionale, con le ultime partite lunedì, i soli Bonucci e Jorginho stabilmente impiegati; qualche nazionale estero in più forse per il Napoli in amichevole.

4-3-3 confermato per Sarri con: Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, M. Rui; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon, Mertens, Insigne. Fuori fino alla primavera Milik e Ghoulam, dovrebbero andare in panchina Diawara e Ounas. 3-5-1-1 per il Milan con: G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessié, Montolivo, Locatelli, Bonaventura; Suso; Kalinic (A. Silva). Bocciato per ora Biglia, possibile ballottaggio Musacchio-Zapata per il ruolo di difensore destro. Fischio d’inizio alle 20.45, circa cinquanta minuti dopo la fine del derby Roma-Lazio. L’arbitro della sfida del San Paolo sarà Doveri, con il duo Valeri-Dobosz al Var.

Destinazione Russia: the end

Terminano le qualificazioni, con la ben nota eliminazione conclusiva dell’Italia dagli spareggi europei. Un paese ospitante, 31 qualificate, qualche ritorno più o meno eccellente e due esordi assoluti.

Partiamo dal primo debutto: l’Islanda, paese di 330.000 abitanti che dopo i quarti di finale europei ha centrato un altro importante traguardo, molto più difficile stavolta visto che si qualificavano 14 squadre (Russia compresa) e non 24. Spero personalmente in un – difficile – replay della cavalcata in Francia dei nordici. Per il resto, gli altri spareggi oltre alla Svezia hanno visto passare Danimarca e Croazia con vittorie molto larghe, e la Svizzera per 0-1 (rigore dubbio decisivo di Ricardo Rodriguez). La lista definitiva in Europa vede “chiudere le valigie” anche le nove vincenti dei gironi, Belgio, Francia, Serbia, Polonia, Germania, Inghilterra, Spagna, Portogallo e appunto l’Islanda.

Negli altri continenti, gli spareggi interzona hanno premiato Australia e Perù; la prima era già presente in Brasile, il secondo mancava dal mondiale dai tempi di Spagna ’82. Tante conferme, a parte l’Arabia Saudita che mancava da Germania 2006, nel resto dell’Asia (anche l’Australia è considerata asiatica) che qualifica Giappone, Iran e Corea del Sud. Fuori l’Oceania, con la Nuova Zelanda sconfitta dal Perù stanotte per 2-0; le altre sudamericane che avevano già staccato il pass sono Brasile, Uruguay, Argentina e Colombia, mentre a nord del continente si sono qualificate Messico, Costa Rica e la sorpresa Panama, anche lei al debutto in un mondiale.

Fuori gli Usa che avrebbero lanciato l’idea di un mini “torneo delle escluse”, una cosa abbastanza deprimente. In Africa, niente spareggi ma qualificazione riservata alle prime di ogni girone, che sono state Tunisia, Nigeria, Marocco, Senegal ed Egitto. L’unica superstite dal Brasile è la Nigeria, per il resto un ricambio quasi totale come spesso accade nel continente nero. Sorteggio dei gironi previsto per il 1° dicembre, ci sono già le fasce di merito basate sul ranking. Già, quel ranking forse da riformare che nel 2015 ci ha condannato alla sfida “mortale” con la Spagna da cui è scaturito tutto il resto.

Italia – Svezia 0-0: apocalypse now

Finisce come avevo previsto e come era prevedibile, con la Svezia che passa e l’Italia che sta a casa dopo oltre 50 anni. Finisce l’avventura di un’Italia che da Settembre in poi è stata senza un gioco e con pochi gol, incapace di segnarne uno in 180 minuti al Chievo delle nazionali. Facciamo due conti, con Antonio Conte la Svezia era stata mandata a casa ai gironi, la Spagna agli ottavi. Siamo riusciti a farci eliminare da due squadre battute all’Europeo.

E’ giusto così perché questa nazionale non è stata meritocratica. E’ stata la nazionale che ne esce dal girone di Brasile 2014 ostaggio dei senatori e del gruppo storico che ne ha spesso scelto giocatori e modulo in barba ad ogni meritocrazia. Il giusto epilogo è arrivare a giocarsi tutto con l’ennesimo cambio di modulo e di giocatori ripescando – ad esempio – Jorginho in quella che è la partita più importante della tua gestione. Poche idee e confuse.

Gioco? Nessuno. 70% di possesso sterile in difesa. Non un inserimento. Non una punta che riceve la palla. Due esterni come Candreva e Darmian che stasera si sono rivelati inadeguati al gioco del calcio. Candreva ha sprecato puntualmente ogni pallone, Bonucci e Chiellini si sono affidati al puntuale lancio lungo, non c’è stato un inserimento. La differenza col Milan è che il Milan ha Suso, l’Italia no. 180 minuti senza gol e con uno scarsissimo numero di tiri in porta alla Svezia riassumono in pieno questo concetto.

Da oggi sarà una richiesta di dimissioni di Tavecchio (che oggettivamente ha poche colpe se non quella della nomina di Ventura, ma è anche vero che c’era libero solamente Mancini), di Ventura (che invece le ha praticamente tutte) e un continuo parlare di riduzione del numero di squadre nei campionati e di un ripartire dai vivai. Cose già dette e ripetute sia nel 2010 che nel 2014 dove nulla è cambiato. La realtà è che l’azzurro continuerà ad indossarlo chi ha gli amici migliori, la squadra migliore o il procuratore migliore in barba ad ogni meritocrazia. Non è vero che all’Italia mancano i giovani: l’Italia è arrivata due volte nelle prime quattro su tre europei Under 21. Non è un problema di troppi stranieri, è un problema di mancanza di meritocrazia, lo specchio del paese.

Non mi dispiace quindi per le lacrime di Buffon, un portiere che da tanto, troppo, aveva fatto il suo tempo e doveva farsi da parte. Speriamo quindi che un’Italia senza il gruppo dei “senatori che tirano la carretta” e che quattro anni fa avevano vilmente scaricato la colpa su Mario Balotelli escludendolo dalla nazionale negli anni successivi. Non esce un gruppo scarso, anzi esce dal mondiale forse il gruppo più talentuoso dal 2006 ad oggi e questo è un delitto imputabile al signor Ventura, al suo modulo e alle sue convocazioni. Il solo azzurro senza quel manipolo di uomini che ha tenuto in ostaggio il nostro calcio è l’unica consolazione della serata di stasera. Le lacrime del tabaccaio rinconciliano col calcio.

ITALIA-SVEZIA 0-0 (primo tempo 0-0, andata 0-1)
ITALIA (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Candreva (dal 31’ s.t. Bernardeschi), Parolo, Jorginho, Florenzi, Darmian (dal 19’ s.t. El Shaarawy); Immobile, Gabbiadini (dal 19’ s.t. Belotti). (Donnarumma, Perin, Astori, Rugani, Zappacosta, De Rossi, Gagliardini, Eder, Insigne). C.t.: Ventura.
SVEZIA (4-4-2): Olsen; Lustig, Lindelof, Granqvist, Augustinsson; Claesson (dal 27’ s.t. Rhoden), Larsson, J. Johansson (dal 19’ s.t. Svensson), Forsberg; Berg, Toivonen (dal 9’ s.t. Thelin). (K. Johansson, Nordfeldt, Olsson, Jansson, Helander, Krafth, Svensson, Durmaz, Sema, Guidetti). C.t.: Andersson.
ARBITRO: Mateu Lahoz (Spa).

Italia – Svezia: il (grosso) rischio c’è

Il pericoloso 1-0 dell’andata costringe l’Italia al miracolo. Con un paio di episodi (perché non è che nemmeno i nordici abbiano mostrato chissà che calcio champagne) la Svezia ha un piede al mondiale di Russia 2018, dopo 90 dei 180 minuti previsti.

Il rischio è quello di svegliarsi domani mattina fuori per la prima volta dopo 26 anni da un torneo maggiore. Che diventano 60 da quel gironcino a tre, in realtà non uno spareggio, con l’Irlanda del Nord risalente al mondiale 1958. Dalle stelle alle stalle per una squadra che un anno e quattro mesi fa usciva ai rigori con la Germania dopo aver eliminato la Spagna. Gli episodi dell’andata (autogol + palo) sembrano “spingere” da una certa parte; dello spareggio si sapeva più o meno dal momento del sorteggio gironi, e non è che sia una maniera “meno nobile” per andare al Mondiale. Questa debacle non avrebbe ripercussioni sulle qualificazioni a Euro 2020, che hanno “maglie” molto più larghe per il passaggio del turno.

A ospitare la partita è il “talismano” San Siro che porta con sé tre successi con la Svezia e dove l’Italia è imbattuta nel nuovo millennio. 3-5-2 confermato, potrebbero esserci vari cambi a centrocampo e il tentativo Gabbiadini o addirittura El Shaarawy in attacco. Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Candreva, Parolo, Jorginho, Florenzi, Darmian; Gabbiadini, Immobile il possibile undici. Olsen; Lustig, Lindelof, Granqvist, Augustinsson; Claesson, Larsson, Johansson, Forsberg; Toivonen, Berg la risposta svedese. Arbitra lo spagnolo Lahoz. Nel frattempo si sono già qualificate Croazia e Svizzera, oltre alle africane Tunisia, Senegal e Marocco nei gironi che mancavano all’appello.

Svezia – Italia 1-0: ad un passo dal baratro

Chi scrive personalmente riteneva scarse le possibilità dell’Italia di battere la Svezia e di andare al mondiale. Sono ancora meno dopo la gara di andata vinta 1-0 dagli svedesi che si sono limitati semplicemente a metterla sull’aggressività e a difendere in maniera ordinata giocando sulla superiorità fisica. Ventura l’ha preparata per lo 0-0: è stato forse evidente anche dal gol subito. L’Italia ha segnato 3 gol in 5 partite dopo la pausa estiva, non vedo perché dovrebbe farne due ad una avversaria superiore a tutte tranne la Spagna.

Questa Italia ricorda il Milan di Montella. E’ una squadra lenta. E’ una squadra che non ha idee di gioco. E’ una squadra che non riesce ad entrare in area. Paga qualche individualità ad esempio il sopravvalutatissimo Verratti che non ha mai fatto una partita di alto livello in nazionale o in Champions League contro delle avversarie che non siano Malmoe o Rubin Kazan di turno. Lo stesso Insigne è un giocatore mediocre fuori dal contesto Sarriano che infatti Conte si è ben guardato dal convocare all’Europeo.

L’Italia che batté la Spagna – la stessa Spagna che ha vinto il nostro girone – aveva in campo De Sciglio, Parolo, Giaccherini e Pellé. Basterebbe questo per togliere ogni alibi di rosa ad un allenatore che non fa scelte meritocratiche e nemmeno basate sullo stato di forma attuale. Inspiegabile – ad esempio – schierare un Belotti fuori forma e rinunciare a Florenzi ed El Sharaawy attualmente in palla a Roma. Mi sembra evidente che Ventura sappia gestire una squadra internazionale come Di Maio un confronto televisivo. Non si può mettere in panchina un allenatore che non ha mai lottato per lo scudetto in serie A e non ha mai allenato una singola volta in Champions League.

Per i de profundis aspettiamo la gara di ritorno, ma dopo quanto visto stasera – a mio parere – il risultato è ampiamente scontato. Da una nazionale senz’anima non mi aspetto una reazione.

SVEZIA-ITALIA 1-0
Svezia (4-4-2): Olsen 6; Krafth 6 (38′ st Svensson sv), Granqvist 6,5, Lindelof 6,5, Augustinsson 6; Claesson 6, S.Larsson 6, Ekdal 6 (12′ st Johansson 6,5), Forsberg 6,5; Berg 4,5 (30′ st Thelin 5,5), Toivonen 5. A disp.: Johnsson, Nordfeldt, Ollson, Helander, J. Larsson, Jansson, Durmaz, Rohden, Guidetti. All.: Andersson 6
Italia (3-5-2): Buffon 6, Barzagli 6, Bonucci 6, Chiellini 6; Candreva 6,5, Parolo 5,5, Verratti 4,5 (31′ st Insigne 5,5), De Rossi 5, Darmian 6,5, Belotti 5 (20′ st Eder 5), Immobile 5. A disp.: Donnarumma, Perin, Astori, Zappacosta, Rugani, Jorginho, Gagliardini, Florenzi, Bernardeschi, Gabbiadini. All.: Ventura 5
Arbitro: Cakir (Turchia)
Marcatori: 16′ st Johansson (S)
Ammoniti: Berg (S), Verratti (I)

Giardini Herrera? Piazzale Nereo Rocco

Ci risiamo. Dopo aver intitolato San Siro a Giuseppe Meazza ed il piazzale antistante ad Angelo Moratti ecco che l’ennesimo sindaco di Milano di colore nerazzurro tenta di tingere di nerazzurro la storia della città Stavolta tocca ai giardini di fronte a Piazza Axum che verranno intitolati in data odierna ad Helenio Herrera, allenatore della grande Inter.

Non è – quindi – la prima volta che Milano cerca di intitolare la sua toponomastica in giusto omaggio e memoria a chi ha fatto grande la città. E’ però l’ennesima volta che Milano dimentica qual è tra le due la squadra che ha meglio portato il suo nome nel mondo vincendo le coppe dalle grandi orecchie. E’ quasi uno schiaffo a metà della città (forse più) – non vedere riconosciuta la sua storia ed i suoi meriti, uno schiaffo troppo importante per non porvi rimedio.

Per questo motivo proponiamo ufficialmente al Comune di Milano di intitolare Piazzale Axum ad un allenatore che ha fatto la storia del Milan e del calcio Italiano: Nereo Rocco. Abbiamo aperto una petizione che trovate a questo link e che chiunque può firmare. Speriamo che il comune di Milano possa ascoltare le voci di tutti i milanesi e – soprattutto – di tutti i Milanisti e porre rimedio a questi tentativi di acquisire importanza cittadina grazie alla toponomastica prima che ai trofei.

Il ritorno dei senatori (e della meritocrazia)

Tuttosport lo ha chiamato “patto dei senatori“, Cerruti (Gazzetta) parla di ritorno della vecchia guardia. La cosa certa è che nel Milan che a Reggio Emilia ha salvato Montella c’era molto più del vecchio Milan prima, durante e soprattutto dopo la partita. Ed è un paradosso se pensiamo a com’è nato questo progetto tecnico sull’onda dell’inesperienza di un direttore sportivo che invece di inserire 3-4 giocatori forti, come praticamente l’intero mondo del calcio raccomandava, ha preferito rifare l’organico con giocatori scelti da lui – spesso non più forti di quelli rimasti.

A Reggio Emilia c’era in campo per la seconda volta consecutiva Montolivo, ripescato con un infortunio “diplomatico” di Biglia (così descritto da Cerruti). La stessa sorte è toccata a Rodriguez, regolarmente convocato con la nazionale. Quello che più ha colpito sono però le parole di Bonucci nel postpartita che ha ammesso di aver sbagliato l’approccio con lo spogliatoio e che l’ultimo periodo gli è servito per ricucire lo strappo. E’ un Bonucci che ha capito, ad esempio, che non è più alla Juventus e che deve mettere il noi davanti all’io.

L’ultimo periodo si è quindi tradotto anche e soprattutto in scelte differenti di formazione: Montella era arrivato a schierare praticamente tutti i nuovi acquisti contro la Roma fino alla retromarcia di Atene e Reggio Emilia. Poi però bisogna fare i punti e per farli serve che giochino i migliori e non quelli scelti dal direttore sportivo. Succede quindi che Suso con le valigie in mano in estate verso la prima società che portava nelle casse sociali una trentina di milioni di Euro ed escluso da tutte le formazioni viene rimesso al centro del progetto e nel suo ruolo e – toh – ad oggi è il giocatore migliore del Milan, comprato per un tozzo di pane.

Succede che Abate gioca titolare con la Juve e con la fascia di capitano ribaltando le gerarchie imposte dall’alto che avrebbero voluto che quella fascia l’avesse Biglia – nominato vice-capitano non con si sa quali meriti se non quelli di non essere Montolivo – e che lo stesso Montolivo attenda in silenzio che, come recita un noto proverbio cinese, il cadavere passi sull’altra riva del fiume tornando nei titolari e risultando tassello essenziale per far rendere al meglio sia Kessie che Bonucci con due partite in cui esce tra i migliori del Milan.

La retorica prevalente ieri era che non si dovesse parlare di “vecchio Milan” e “nuovo Milan”. Tutto bello e giusto ma mi si lasci notare che la prima a dividere il gruppo in due con atteggiamenti di questo genere è stata la società stessa trattando chi già c’era in una maniera indegna della storia di questo club, spesso mettendolo ai margini della rosa. Era impensabile fare una stagione con l’11 del mercato integrato con Donnarumma e Romagnoli. Impensabile perché male assemblato, perché molti non sono più forti di chi già è rimasto e perché non vi era né modulo, né equilibrio tattico (esempio su tutti, improponibile la difesa con Romagnoli, Bonucci e Musacchio: nessuno dei tre è un marcatore). Erano tasselli che non potevano formare un puzzle.

Su questo c’è solo da applaudire la responsabilità di Montella e soprattutto dei senatori che in una situazione del genere, ingiustamente emarginati e accusati dai violinisti di remare contro hanno prima di tutto mostrato responsabilità e hanno atteso in silenzio il loro momento e la loro personalissima rivincita. Mi sento di dire che deve essere stato fondamentale anche il passo indietro ed il lavoro di Bonucci a cui va un altro plauso, a giudicare dalle sue parole di domenica sera.

Ci fanno invece una figura pessima tutte quelle testate che si sono spellate le mani nel difendere l’acquisto di Borini (preso su tutti ad esempio) ma i cui redattori o amici non hanno disdegnato insulti ad Abate o Montolivo ogni volta che leggevano i loro nomi tra i titolari. Non accetto che ora la si butti in vacca con chi ha il coraggio di scrivere ciò che è accaduto a Reggio Emilia. Non lo accetto dopo aver letto prima Donnarumma, poi Bonaventura, quindi Suso, Abate, Montolivo ed infine Romagnoli accusati di remare contro il gruppo e la squadra nelle ultime settimane. Non accetto morali sul “vecchio e nuovo Milan” da questi signori la cui dignità è scesa sotto lo zero con fatti e gesti negli ultimi mesi.

Una cosa però ne esce al termine di tutto ciò: il Milan è uno solo. Spero abbiano capito gli errori estivi in primis dall’alto (alla cazzata della fascia ci abbiamo messo due mesi per rimediare, ma ora ne siamo usciti) e poi in secondo luogo tra i nostri (stimatissimi?) opinion leader del tifo. Di conseguenza spero di continuare a vedere meritocrazia nelle formazioni alternate con la logica di un giusto turnover. L’ultimo passo in questo momento sarebbe quindi lo spostamento di Calhanoglu più a lato, precisamente in seconda fila della panchina, in favore del rientro di Bonaventura, la conferma di Montolivo a fianco di Kessie e possibilmente una titolarità di André Silva o Cutrone perché il Kalinic delle ultime partite è onestamente un attaccante da bassa classifica.

In sostanza la formazione titolare che schiererei in questo momento è la seguente con Montolivo “jolly” che può essere schierato come mediano al posto di Kessie per farlo rifiatare, Zapata marcatore necessario in difesa se non si vuole provare a rischiare Paletta e Silva punta vista l’inaffidabilità di Kalinic: Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli/Musacchio; Rodriguez/Calabria, Kessie/Montolivo, Montolivo/Biglia, Conti (Borini); Bonaventura, Suso; Silva (Kalinic).

Destinazione Tricolore: 12a giornata

Torna a vincere il Milan a Reggio Emilia, anche se la classifica non si muove granché visto che davanti le squadre a margine della zona CL vincono (a parte la Lazio, dove a differenza del 10 settembre la partita è stata rinviata per pioggia).

La giornata è iniziata con due anticipi non di alta classifica; Bologna-Crotone decisa nel finale a favore dei calabresi (2-3) e in serata il derby di Genova vinto dalla Sampdoria per 0-2 e costato la panchina a Ivan Juric, terzo allenatore a salutare la Serie A dopo Rastelli e Baroni. Poi l’anticipo di mezzogiorno e mezzo della domenica, dove un buon Torino ha fermato a San Siro l’Inter sul punteggio di 1-1; la traversa finale di Vecino nega i tre punti alla squadra di Spalletti e salva la panchina di Mihajlovic.

Nel pomeriggio la Juve rischia di combinare un mezzo patatrac nel giorno dei festeggiamenti per i 120 anni in maglia d’epoca; finisce 2-1 contro il fanalino di coda Benevento, dopo l’iniziale vantaggio sannita di Ciciretti. In zona salvezza perde anche il Verona (a Cagliari), il Napoli non va oltre lo 0-0 contro il Chievo, mentre il successo forse più importante di giornata lo conquista la Roma, corsara a Firenze e ora anch’essa in piena lotta per le prime posizioni. Non va oltre il pari l’Atalanta, fermata dalla Spal, mentre come detto il Milan riesce a superare i neroverdi del Sassuolo per 0-2. Segnano Romagnoli e Suso e dopo una mezz’ora di sofferenza si torna settimi. Ora spazio al doppio spareggio con la Svezia; venerdì alle 20.45 l’andata a Solna.

Risultati 12^ giornata: sabato Bologna-Crotone 2-3, Genoa-Sampdoria 0-2; domenica Inter-Torino 1-1, Cagliari-Verona 2-1, Chievo-Napoli 0-0, Fiorentina-Roma 2-4, Juventus-Benevento 2-1, Lazio-Udinese rinviata, Atalanta-Spal 1-1, Sassuolo-Milan 0-2.

Classifica: Napoli 32, Juventus 31, Inter 30, Lazio* 28, Roma* 27, Sampdoria* 23, Milan 19, Torino 17, Fiorentina, Atalanta e Chievo 16, Bologna 14, Udinese*, Cagliari e Crotone 12, Spal 9, Sassuolo 8, Genoa e Verona 6, Benevento 0. *una partita in meno

Sassuolo – Milan 0-2: la vecchia guardia salva Montella

Arriva il risultato e quindi non arriva l’esonero. Il Milan sbanca il Mapei Stadium per la seconda volta con Montella evitando la ripetizione di quanto successe qua con Massimiliano Allegri ma anche le sconfitte di Inzaghi e Mihajlovic. Non è stato almeno nei primi 30 minuti dove si sono visti i fantasmi di Atene ed un gioco che stentava a decollare. Poi il Corner di Romagnoli dopo una parata di Consigli ha aperto in due la partita e si è visto un altro Milan.

La prima chiave è sicuramente il recupero di Riccardo Montolivo, ruolo chiave a centrocampo. Montolivo in un solo colpo valorizza Kessie (che non deve essere l’unico a recuperare palloni e può anche scoprirsi) e Bonucci (che può fare lanci con una diga davanti in più tranquillamente). Oggi ne esce un Milan migliore a centrocampo o che perlomeno non usa il solo lancio lungo come arma. Certo, poi avere una punta vera davanti aiuterebbe visto che ad oggi se succede qualcosa è perché passa tra i piedi di Suso (su cui pende una clausola ridicola di 50 milioni)

La seconda è il recupero della vecchia guardia. Montella ha fatto quello che fa un allenatore in odore di esonero: si affida ai suoi uomini. Oggi c’erano in campo più “vecchi” che “nuovi” probabilmente per la prima volta in campionato. Il risultato è che in questo Milan togliendo gli acquisti che ad oggi si sono rivelati né carne, né pesce, la squadra migliora. Il Milan non ha sentito minimamente le assenze di Biglia, Rodriguez e dopo la sostituzione di Calhanoglu è addirittura migliorato. Insomma, non servivano 11 acquisti, ne servivano meno e mirati e serve soprattutto meritocrazia delle scelte, facendo giocare chi è il migliore e non chi è stato imposto dal direttore sportivo di turno.

Il Milan continua ad avere un problema in attacco e continuerà ad averlo finché non avrà un centravanti degno di tale nome. Anche oggi la prestazione di Kalinic si classifica nella categoria “paralimpiadi” e André Silva rimane in panchina a fare il fotomodello. Questo può e deve essere l’obiettivo del mercato di gennaio perché finché il parco punte rimane questo non si andrà da nessuna parte. Dopo la sosta si va a Napoli senza guardare la classifica sapendo che terminato l’ultimo big match il calendario da qua alla fine sarà comunque in discesa.

SASSUOLO-MILAN 0-2 (primo tempo 0-1)
MARCATORI: 39’ p.t. Romagnoli, 22’ s.t. Suso
SASSUOLO (4-3-3): Consigli; Gazzola, Cannavaro, Acerbi, Peluso; Missiroli, Mazzitelli, Cassata (dal 10’s.t. Matri); Politano (dal 39’ s.t. Rogerio), Falcinelli, Ragusa (dal 25’ s.t. Pierini). A disp.: Marson, Pegolo, Magnanelli, Biondini, Sensi, Scamacca, Lirola. All.: Bucchi
MILAN (3-4-2-1): G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli; Calabria (dal 14’ p.t. Abate), Kessie, Montolivo, Borini (dal 36’s.t. Antoneli); Suso, Çalhanoglu (dal 19’s.t. Locatelli); Kalinic. (A. Donnarumma, Storari, Gomez, Paletta, Musacchio, Mauri, Cutrone, André Silva). All.: Montella
ARBITRO: Damato di Barletta.
NOTE: ammoniti Acerbi, Romagnoli, Bonucci, Montolivo, Missiroli. Recuperi: 3’pt, 3′ st.

Sassuolo – Milan: le ultime dal campo

Squadre in campo a Reggio Emilia per il posticipo alle 20.45; il Milan è atteso dalla sfida contro l’ormai ex bestia nera Sassuolo, superata per la prima volta nel 2016-17.

La squadra di Bucchi è partita in maniera stentata quest’anno, e in generale i neroverdi non sono più riusciti a ripetersi dopo la qualificazione europea di due stagioni fa. 8 punti in undici gare, meno di uno a partita, esattamente metà di quelli del Milan ma partendo anche con altre ambizioni. Ad oggi questi punti varrebbero la salvezza, visto che Genoa e Verona hanno fatto una corsa praticamente “in retromarcia” e il Benevento non è pervenuto. Stavolta ci sarà il leggero vantaggio di conoscere già i risultati delle altre, a partire dal successo della Sampdoria nel derby. Le solite assenze nel Milan vedono fuori Conti, Bonaventura e Biglia.

3-4-2-1 confermato con: G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessié, Montolivo, Rodriguez; Calhanoglu, Suso; Kalinic (Cutrone). Fuori tra gli altri Berardi, Duncan e Adjapong per il Sassuolo, che si schiera con: Consigli; Gazzola, Cannavaro, Acerbi, Peluso; Sensi, Magnanelli, Missiroli; Politano, Falcinelli, Ragusa. 4-3-3 per Bucchi, che come detto deve rinunciare ad almeno 3 titolari, ripescando una formazione simile a quella degli esordi in A. Arbitra Damato, al Var il duo Pairetto-Vivenzi. Poi, la sosta per lo spareggio (andata/ritorno) di Russia 2018 contro la Svezia.

Aek Atene – Milan 0-0: staccate la spina

Erano due squadre che volevano lo 0-0 e 0-0 è stato, un pareggio di una pochezza inaudita, inenarrabile. Il Milan non ha fatto né un tiro in porta, né toccato un pallone nel primo tempo denunciando una pochezza non solo nelle conclusioni a rete ma anche nella costruzione dell’azione. Facendo due conti nelle ultime nove giocate il Milan è andato a rete solamente in tre di queste: quattro volte col Chievo, due con l’Inter. Numeri non da Milan, né da calcio di Serie A. Forse numeri da Benevento, non certo da chi ha speso (male) 230 milioni in estate.

La colpa non è solo di Montella perché questa squadra è costruita male, si muove male, attacca male ed è prevedibile. Un allenatore che fa giocare una punta a 40 metri dalla porta dovrebbe però avere il patentino stracciato seduta stante. E’ vero: abbiamo perso contro Icardi, Dzeko, Immobile ed Higuain ma è anche vero che il Milan ha speso 70 milioni in attacco per scoprire che il più forte lo aveva regalato al Villareal. La colpa di non aver comprato un centravanti non può e non deve essere ascrivibile al solo Montella e rimane il peccato originale della stagione.

Al di là di questo è evidente che la squadra non sa attaccare ed è lenta. Nessuno si prende le responsabilità di un tiro, nessuno si prende le responsabilità di attaccare la profondità. Attacchiamo male perché per creare qualcosa deve salire l’intera difesa o quasi col risultato di diventare più che vulnerabili nelle ripartenze. Guardate la semplicità con cui 11 contadini greci ripartivano e arrivavano al tiro e confrontatela con le nostre più che goffe costruzioni dell’azione.

Di oggi si salvano solamente tre cose: gli spunti di Suso, la prima partita buona di Bonucci e quella di Montolivo, migliore in campo con l’attuale capitano del Milan. Se mai ce ne fosse bisogno ancora una volta il capitano “in pectore” ha dimostrato che esistono Uomini con la u maiuscola e patetici ominicchi a libro paga che lo hanno accusato di ogni male pur di salvaguardare il deretano dei propri datori di lavoro. Se ci fosse meritocrazia in questo Milan e non dovessero giocare i cocchi del DS in quanto tali, Biglia il campo dovrebbe vederlo solo in coppa Italia.

Intorno a questi Borini si è riportato ai suoi livelli (più che limitati), Calhanoglu è fermo alle punizioni su Youtube, Musacchio e Locatelli sono stati terrificanti, André Silva e Cutrone non saprei come giudicarli semplicemente perché le punte non giocano a centrocampo in nessuna squadra di calcio normale. Per quanto pensi che Mirabelli di calcio ne capisca poco, che persino il tanto vituperato Rocco Maiorino avrebbe fatto un mercato migliore penso anche che non è possibile che questi facciano tutti così pena in questo modo. Non so se l’opzione Gattuso si rivelerà meglio o peggio di Montella, ma tanto vale provarla.

La squadra ha evidentemente bisogno di una scossa. Siamo a livelli veramente bassi e la colpa non può certo essere di spifferoni o spioni paventati. La cosa certa è che qualsiasi cosa è migliore questo schifo a cui i tifosi del Milan non meritano di assistere. Staccate la spina a Montella per non staccarla al Milan.

AEK ATENE-MILAN 0-0
AEK (3-4-1-2): Anestis; Vranjes, Cosic, Bakakis; Galo, Johansson, Simoes, Helder Lopes; Bakasetas (dal 21′ s.t. Galanopoulos); Lazaros (dal 15′ s.t. Livaja), Araujo (dal 34′ s.t. Giakoumakis). (Tsintotas, Vlachomitros, Ajdarevic, Tzanetopoulos). All. Manolo Jimenez.
MILAN (3-4-1-2): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Locatelli (dal 22′ s.t. Kessie), Montolivo, R. Rodriguez; Calhanoglu; André Silva (dal 36′ s.t. Kalinic), Cutrone (dal 1′ s.t. Suso). (Storari, Abate, Zapata, J. Mauri). All. Montella.
ARBITRO: De Sousa (Por).
NOTE: ammoniti Musacchio (M), Locatelli (M) per gioco scorretto; Cosic (A) per proteste.

Aek Atene – Milan: il bivio

Dopo lo 0-0 dell’andata, il Milan fa visita all’Aek Atene in una sfida (e città) dal passato affascinante. Si gioca alle 19, quindi manco a dirlo senza diretta Tv in chiaro (solo Sky).

L’unica sfida del passato recente in casa dell’Aek è una sconfitta indolore nei gironi della Champions 2006-07, a qualificazione già ottenuta e dopo il 3-0 dell’andata. Calcisticamente parlando, un’era geologica fa: c’erano praticamente tutti i migliori giocatori del nuovo millennio rossonero, quelli messi sotto il tappeto nella logica di sputtanare un intero trentennio per 5 anni di vacche magre (durante i quali il concetto di “andare male” ha significato tre mancate qualificazioni europee, non la B o un rischio bancarotta). Ma questa ormai è storia, e la classifica dice che bisogna fare subito i tre punti; per ora il Milan comanda con 7 punti, davanti proprio all’Aek con 5, al Rijeka a 3 mentre chiude l’Austria Vienna fermo a 1.

4-2-3-1 per i greci che contano tanti ex “italiani” in rosa. Anestis; Bakakis, Lambropoulos, Cosic, Helder Lopes; Simoes, Galanopoulos; Lazaros, Araujo, Klonaridis; Livaja. Nel Milan fuori Antonelli, Calabria, Bonaventura e ora anche Biglia; il 3-4-1-2 dovrebbe vedere in campo G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Abate, Locatelli, Montolivo, Borini; Calhanoglu; Cutrone, A. Silva. Ex capitano titolare, per una delle prime apparizioni in assoluto in stagione, mentre torna la coppia d’attacco attesa dal primo minuto da qualche settimana. Nell’altra partita del girone il Rijeka ospita l’Austria Vienna, mentre l’unica diretta in chiaro di un’italiana è per Lazio-Nizza su Tv8.

Milan – Juventus 0-2: il fallimento del progetto tecnico

Lo scorso anno il Milan aveva disputato quattro partite contro la Juventus. La prima l’aveva vinta 1-0 a San Siro con gol di Locatelli. La seconda l’aveva vinta ai rigori. La terza l’aveva lottata fino alla fine nonostante l’uomo in meno. L’ultima l’aveva pareggiata venendo derubata. Oggi non c’è stata partita con la Juventus che dopo 20 minuti del secondo tempo aveva già portato a casa i tre punti in partenza. La sconfitta ha un punto in comune: la Roma ha un centravanti, l’Inter ha un centravanti, la Juventus ha un centravanti. Il Milan ha un fantasma pagato 40 milioni ed un pippone pagato 30 milioni il cui acquisto è stato giudicato positivo per la funzionalità il tutto sbolognando come bidone un signore da 15 gol stagionali nelle stagioni peggiori.

Costruire una squadra senza un centravanti degno è un errore da dilettanti, da direttori sportivi del Rende. Non è questione tanto di Montella, né di gioco. Siamo passati in una fase in cui si è cercato di fare la squadra che era stata pensata questa estate salvo accorgersi che questa squadra non aveva senso. Siamo tornati al palla a Suso e pedalare, peccato che le grandi squadre abbiano scoperto il gioco limitando lo spagnolo e di fatto annullandoci. Se pensiamo che di fatto la Juventus che oggi ha dominato dopo i primi 30 minuti, ovvero quando abbiamo spesso di giocare, era al 50% delle proprie potenzialità ecco che la sconfitta è ancora più umiliante.

A centrocampo che dovrebbe essere il nostro punto di forza Biglia e Kessie stanno facendo schifo. Se ci fosse meritocrazia Biglia avrebbe dovuto sparire dal campo da un mese invece gioca perché cocco del DS. Kessie purtroppo come già detto mi puzzava di bidone in estate e qualche partita ad inizio anno mi ha illuso oggi non posso che confermare che a fregarsi le mani sia Percassi. Calhanoglu, su cui è stata fatta parecchia propaganda con due video su Youtube in estate per illuderci fosse bravo sulle punizioni, ha ben spiegato perché il Bayern Leverkusen lo ha liquidato in due secondi visto che fa sei tocchi prima di passare il pallone. Diciamo che su 230 milioni ne abbiamo buttati nel cesso circa 185 per fare una squadra più debole dello scorso anno. Salvo a naso solo Borini e Bonucci, il secondo non per rendimento attuale ma per indiscusso valore del giocatore.

Montella salterà e sarà anche giusto perché Kalinic è stato preso secondo sue indicazioni e sua volontà. Difficilmente chiunque arriverà sarà meglio perché questa squadra è stata costruita non male, ma malissimo. Non c’è un modulo, ci sono giocatori sopravvalutati, ci sono giocatori fuori ruolo. Non bastano 230 milioni spesi e qualche video su Youtube per credersi un grande direttore sportivo. La sconfitta di oggi è l’ennesimo fallimento di un progetto tecnico che ha voluto alzare il livello della rosa senza essere in grado di produrre un 11 titolare di livello. 5 sconfitte in 11 giornate e con i nuovi arrivati tolto Borini spesso e volentieri tra i peggiori in campo sono qualcosa di non scusabile, non giustificabile, specie con le troppe partite concluse senza gol segnati.

Ora ci aspetta un’altra settimana di scribacchini a libro paga che daranno la colpa ad Abate, Montolivo, Paletta, Antonelli, le spie e compagnia bella invocando una “pulizia etnica” (appropriato, tra l’altro, dopo la vicenda Anna Frank) dello spogliatoio da chi già c’era pur di distrarre l’attenzione da una situazione fallimentare. Godetevi il vostro Milan dalla tribuna stampa, fa niente se dal Giannino siamo passati al Sushi Bar, dove peraltro non vi sono nemmeno posti a sedere. Via subito Vincenzo Montella, per non aver dato un gioco alla squadra. Via subito Massimiliano Mirabelli per essere riuscito ad indebolire la squadra spendendo 230 milioni. Trasparenza e schiena dritta non vanno in campo, né fanno punti.

MILAN – JUVENTUS 0-2
MILAN (3-4-2-1): G. Donnarumma; Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Abate (16’ st Antonelli), Kessie, Biglia (16’ st Locatelli), Borini; Suso, Çalhanoglu (32’ st André Silva); Kalinic. A disposizione: A. Donnarumma, Storari, Paletta, Musacchio, Gómez, Montolivo, Mauri, Cutrone. Allenatore: Montella
JUVENTUS (4-2-3-1): Buffon; Lichtsteiner (20’ st Barzagli), Rugani, Chiellini, Asamoah (26’ st Alex Sandro); Pjanic, Khedira (36’ st Matuidi); Cuadrado, Dybala, Mandzukic; Higuain. A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, De Sciglio, Marchisio, Bentancur, Bernardeschi, Douglas Costa. Allenatore: Allegri.
ARBITRO: Valeri di Roma
MARCATORI: 23’ pt e 18’ st Higuain (J)
NOTE: Ammoniti: Kessie (M), Zapata (M). Angoli: 5-5. Recupero: 1’ pt, 4’ st