Gattuso raccontato ai milanisti da un pisano

Dopo tantissimo tempo (ben quattro anni) torno a scrivere su Rossonerosemper e lo faccio per una buona ragione. Mister Gattuso è il nuovo allenatore del Milan e posso parlare di lui in prima persona, dopo averne avuto conoscenza diretta. Non pretendo certo di “spiegare chi è Gattuso ai milanisti”, ma semplicemente di raccontarvi un momento della carriera del nuovo allenatore rossonero che non tutti conoscono, il suo periodo al Pisa e perché ai pisani Gattuso è rimasto così tanto nel cuore. Un doppio ritratto che parte dalla Serie C, quando Gattuso è diventato icona per i pisani, fino alla Serie B, con la forza e il carattere di un grande uomo. In chiusura qualche piccolo aneddoto personale.

L’ARRIVO A PISA – Era l’agosto del 2015 e la società neroazzurra stava attraversando un periodo difficile col cambio di proprietà. Il Pisa viene acquistato da Fabrizio Lucchesi che decide di portare in panchina Gennaro Gattuso. In molti inizialmente dubitano delle sue qualità, ma in poche settimane Rino zittisce tutti. Sorprende la difesa del Pisa, granitica, che poi diventerà la migliore difesa del campionato l’anno successivo in Serie B. Rino studia costantemente gli avversari, passa ore ad analizzare partite in video, ne prende le contromisure, schiera anche moduli diversi ogni domenica per imbrigliarli e i risultati gli danno ragione. In poco tempo diventa un’icona, le sue conferenze stampa sono seguitissime, Gattuso riesce a non essere mai banale, a parlare veramente di calcio e di ciò che sta dietro le quinte del pallone. Giornalisti, tifosi e addetti ai lavori pendono dalle sue labbra. Riesce a trasmettere la sua passione e il suo carattere ai giocatori che lo seguono partita dopo partita.

La festa promozione del Pisa in Serie B (Foto Gabriele Masotti)

IL TRIONFO E L’ICONA GATTUSO: PISA-FOGGIA – Il capolavoro di Gattuso si chiama Pisa-Foggia, la finale playoff. In campionato la SPAL di Semplici è troppo forte per tutti, vince in scioltezza ed è inarrivabile. Il Pisa domina i playoff e arriva all’appuntamento finale contro la corazzata di De Zerbi. Sì, proprio quel De Zerbi che Gattuso affronterà all’esordio sulla panchina del Milan contro il Benevento in trasferta. Gli ultimi mesi sono stati difficili, la società ha cambiato ancora padrone, passando alla duplice conduzione Lucchesi-Petroni. Il matrimonio è travagliato e i due non fanno che litigare. Gattuso non lega con Petroni e Rino non le manda certo a dire, quando ci sono dei problemi parla. Infatti il mister denuncia la società per aver sfruttato la sua immagine per il Pisa Football College sottolineando “la propria totale estraneità al progetto, che né in qualità di testimonial né ad alcun altro titolo lo vede coinvolto”. La società naviga nei debiti, rischia il fallimento, ma Rino si carica tutto sulle spalle da solo e prepara la finale tra mille difficoltà. A Foggia sono convinti, vinceranno loro. Hanno già preparato i caroselli per le strade, le magliette celebrative, gli striscioni. Nelle trasmissioni parlano del Pisa come l’avversario migliore che poteva capitargli, non sanno ancora quanto si sbagliano. Nella finale d’andata l’atmosfera è infuocata, la coreografia dei pisani incredibile. In campo il Pisa segna prima il gol dell’1-0, poi il 2-0. Il Foggia risponde e pareggia prima dell’intervallo. Tutto da rifare. Quando sembra che le cose possano andare per il verso sbagliato, il Pisa ne segna altri due e vince 4-2, dietro il trionfo il capolavoro tattico. Ma c’è ancora la gara di ritorno. La presunzione dei foggiani non conosce limiti, sono convinti di ribaltare la partita e non hanno rispetto degli avversari. La trasferta per i pisani è difficile, vengono scortati dalle forze dell’ordine, si teme l’agguato alla squadra e alla tifoseria. Ma Gattuso si carica ancora una volta tutta la tensione sulle spalle e fa da parafulmine. Il primo tempo della finale di ritorno si chiude sullo 0-0, ma i foggiani sono contro Gattuso e gli tirano una bottiglia d’acqua in testa dagli spalti, le forze dell’ordine devono anche bloccare un tentativo di invasione di campo. La gara viene sospesa per qualche minuto nella ripresa. L’episodio si ritorcerà contro gli avversari perché il Foggia perde il ritmo e riesce solo a segnare all’88’ su rigore, ma non basta. Poco dopo, in pieno recupero, il Pisa mette la parola fine alle ostilità con un gol di Eusepi. E’ Serie B. Non è finita qui, perché nel dopo partita Petroni esonera Gattuso, che gli risponde “di Petroni me ne sbatto il cazzo”. Petroni non può farlo, perché la società non è solo sua e Gattuso resta al suo posto, pronto per preparare la Serie B.

Gattuso in cima alla Curva Nord a guardia di una città (Copyright Fabio Muzzi / Il Tirreno 2016)

LA SERIE B, UNA CITTA’ SALVATA E L’UOMO GATTUSO – Durante l’estate la società passa ancora di mano e diventa tutta di Petroni, che conferma Gattuso alla guida. Poco dopo l’annuncio di sei nuovi acquisti il presidente del Pisa viene arrestato per fatti precedenti all’arrivo in neroazzurro. Gattuso è nuovamente solo e senza una società e deve guidare la squadra a Storo per preparare la Serie B. La situazione diventa insostenibile, ne succedono di tutti i colori in società e il 31 luglio Gattuso non ci sta, dà un segnale forte e si dimette. Nonostante le dimissioni, Rino resta costantemente in contatto con la città e la squadra che si autogestisce. Petroni infatti non lo rimpiazzerà mai sulla panchina del Pisa per un mese e Colonnello è solo un traghettatore che non gode della fiducia dell’ambiente. In quel travagliato mese di agosto Gattuso segue le vicende del Pisa da Gallarate, la formazione la fa lui e dirige gli allenamenti con lo spogliatoio al telefono, tenendo in loco tutto il suo staff a partire dal vice Riccio che continua a seguire il team molto da vicino. Nel frattempo si affaccia sulla piazza Pablo Dana (proprio quello della trattativa di Berlusconi con Mr. Bee) che vorrebbe prendere il Pisa, ma non riuscirà a farlo. Gattuso nel frattempo ritorna e ancora una volta si accolla lo spogliatoio sulle spalle. Restano storici alcuni momenti della Serie B dello scorso anno. Uno su tutti l’esultanza dopo Pisa-Ascoli della squadra che va a salutare i tifosi, costretta a rimanere fuori dallo stadio per l’inagibilità dell’Arena. Gattuso prende per mano i giocatori dopo la partita, li porta in cima alla Curva Nord e la squadra va a salutare il pubblico in un momento veramente romantico e in controtendenza col calcio moderno. Rino è riuscito a Pisa a tenere insieme un ambiente che si poteva sfaldare da un momento all’altro. Se oggi il Pisa sta giocando il suo campionato di Lega Pro con una società solida, lo deve a lui che nei momenti bui ha potuto chiedere ai suoi gladiatori di giocare anche senza uno stipendio, senza un campo di allenamento e senza la luce e l’acqua negli spogliatoi. Lo scorso inverno realizzai infatti alcune foto per il Corriere dello Sport, riprese da tutti i media italiani, per fare capire lo stato in cui versava l’Arena Garibaldi. Storico in tal senso resto una sfogo del mister in una conferenza stampa pre partita. D’altronde Gattuso ci ha sempre messo la faccia, ha tenuto alta l’attenzione dei media verso il caso Pisa, quando poteva lavarsene le mani e andare via. Invece è rimasto fino alla fine. Pisa poteva finire come è finito il Modena quest’anno, ma se esiste ancora il calcio in questa città lo dobbiamo soprattutto a lui. Dopo il suo periodo di Pisa Rino è rimasto in contatto con molti pisani, ha aperto addirittura un ristorante in società con l’imprenditore pisano Madonna (L’Osteria del Mare) e continua da lontano a seguire le vicende calcistiche neroazzurre. Inoltre si è recato a Pisa a sostegno di un caro amico che è scomparso solo pochi giorni fa e della sua famiglia. Si tratta di Marco Deri, ex massaggiatore del Pisa, consumato dalla SLA. Tra le altre cose, Rino è stato premiato con il prestigioso premio “Il guerriero pisano”. Ormai qui tutti lo consideriamo un pisano adottivo.

Io e mister Gattuso (foto di Francesco Malasoma)

QUALCHE ANEDDOTO – Vorrei chiudere questo intervento con qualche aneddoto personale. Altri ne potete leggere anche qui, sul mio blog personale, ma voglio raccontarvi due telefonate significative, pur senza rendere noti contenuti e confidenze reciproche per rispetto e privacy. La prima arrivò a seguito di un articolo pubblicato lo scorso autunno, dopo che avevo reso nota una informazione. Ricevo una telefonata da un numero sconosciuto. Rispondo e una voce mi dice: “Il mister vorrebbe parlarti” Dentro di me inizialmente raggelo, avevo capito subito il problema. E’ Rino, diciamo che non era contentissimo di quell’articolo, ma voleva dirmelo in faccia. Ci confrontammo e dopo una breve discussione di qualche minuto fu tutto chiarito. E’ anche questo che fa di Gattuso un grande uomo. Non ti parla alle spalle, se ha qualcosa da dire, te la dice in faccia, ti rispetta e chiarisce. Una qualità rara, che non a tutti può piacere, ma che per quanto mi riguarda apprezzo sempre, nel bene e nel male. La seconda telefonata che voglio ricordare avviene a dicembre. I Petroni sono appena tornati sui loro passi e si sono sottratti all’accordo con i Corrado per l’acquisto del Pisa. Il futuro del Pisa è in bilico e mi viene spontaneo mandare un vocale whatsapp al mister. Nel frattempo si sono fatte le 21 e sto tornando a casa in macchina. Squilla il telefono, è proprio Gattuso. Accosto e rispondo al mister che ci tiene a ringraziarmi e salutarmi, sperando per il meglio nonostante tutto quello che stava succedendo. Parliamo per una ventina di minuti ed è stata una delle prime occasioni di conoscere in maniera più intima il mister, scoprendo anche dei lati sensibili dell’uomo Gattuso. 

5 commenti

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    • Mario De Magistris il 28 Novembre 2017 alle 11:15

    Oltre ad una maglia autografata dai giocatori del Milan nel mio studio c’è un poster di Rno Gattuso da sempre il mio idolo proprio per i motivi che Michele illustra nell’articolo. Sgomberato il campo da possibili equivoci devo dire che sono sconcertato dal comportamento della società rossonera manco fosse diventata simile o peggiore dell’altra società di Milano. Sono anche abbastanza disgustato dalle critiche ingiuste rivolte a Montella che certo poteva fare meglio ma non fare miracoli. Non sono da Milan questi comportamenti ed i nuovi dirigenti devono imparare in fretta che al Milan certi esoneri sono vissuti come una sconfitta non soltanto del responsabile tecnico della squadra ma di tutto l’ambiente rossonero compreso i suoi tifosi. L’augurio a ‘Ringhio’ è spontaneo e viene dal profondo del cuore ma con altrttanta franchezza devo dire che la ‘sua’ Primavera non mi ha mai entusiasmato ne ho mai visto le sue squadre praticare il ‘giuoco’ che la tifoseria milanista pretende che il Milan faccia. Paradossalmente quel ‘giuoco’ arioso e spumeggiante lo fa attuare alle sue compagini proprio ‘Dejan De Zerzi’ che allena i prossimi avversari del Milan. Faccio i migliori auguri a Rino e sono certo che vincerà anche questa scommessa. Lo merita come uomo e come professionista esemplare. Ringrazio Vincenzo Montella per quel che poteva e doveva essere ma che, non elusivamente per sue colpe specifiche, non è stato. Sono nauseato dal ‘Palazzo’ e mi prendo una pausa di riflessione.

      • Vittorio il 28 Novembre 2017 alle 16:46

      Cosa c’entra il palazzo ? Comunque Mario ti capisco se hai simpatia per Montella che non e’ una cattiva persona, e’ educato e diligente. Ma nel Milan ci vuole ben altro. Somiglia questo al discorso su Montolivo. Ognuno ha la propria
      dimensione, anche importante, e questo non e’ certo una colpa. E’ invece una colpa assumere, che so Caravaggio per fargli dipingere la Cappella Sistina.

        • Mario De Magistris il 28 Novembre 2017 alle 19:01

        Per ‘Palazzo’ intendo la sequela di arbitri anti-Milan che hanno tolto al rossoneri di Montella dai 5 ai 10 punti. L’inizio di questa stagione ha molte cose in comune con la fine della passata stagione. dove Montella ed i suoi, per demerito dell’altra squadra di Milano terminarono approdando alle eliminatorie di ‘EL. Adesso è questa la competizione, che una vera squadra può vincere. Non ho dubbi che il Milan di,Rino sappia che, non possono ancora deludere i loro splendidi tifosi,(secondo incasso in campionato e tra i primi incassi in EL). Non vincendo nulla, in questa stagione, oppure non qualificandosi in CL sarebbe dare allo splendido pubblico milanista.una cocente delusione! . Speriamo che con l’allontanamento di Montella, che io vedo alla guida della nazionale, il vento sia realmente cambiato anche nelle decisioni di ‘Palazzo’. .

          • Vittorio il 28 Novembre 2017 alle 23:26

          Sono molto spesso d’accordo con te ma Montella in Nazionale non lo vedo per niente. Carletto o Fabio sono la giusta scelta. Conte ha dato.

          • Mario De Magistris il 29 Novembre 2017 alle 00:40

          Ribadisco che Rino era. è, e sarà sempre il mio idolo. In molti anni non avevo visto tanti milanisti come lui che amano visceralmente il Milan e che rispettano la sua grande storia che lui ha imparato ad amare sin da bambino. Questo perché discende da una famiglia di tifosi milanisti e da suo padre che, come molti di noi, stravedeva per Rivera. Per quel che concerne l’allenatore della nazionale io penso che non sia necessario avere un allenatore ma un selezionatore. Un personaggio educato e rispettoso della esigenze delle società di calcio che pagano lauti stipendi ai calciatori e poi(vedi Montolivo) se li vedono ritornare rotti con danno grave per le società cui appartiene il cartellino. Un selezionatore a costi contenuti capace di esprimersi, magari anche in inglese(cosa che Vincenzino deve imparare) e in un italiano fluido e senza esibizioni plateali ed uso di insulti conditi da parolacce. Vincenzo Montella potrebbe interpretare bene questo ruolo ed il resto lo faranno i bravi giocatori italiani che esistono(basta farli giocare) in numero più che abbondante e certamente sufficiente per costruire una grande nazionale e far tornare l’Italia in alto nel ranking Fifa e certamente la dove merita. .

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