Più che azzurro, un celeste

Si decide dopo 2′ nella fredda notte romana l’amichevole tra Italia e Uruguay quando Fernandez improvvisato attaccante date le assenze di Suarez e Forlan insacca dietro a un incolpevole Buffon approfittando di una ingenuità difensiva. Davanti si fa vedere solo Balotelli che rimane quasi fondamentale per una squadra che priva di Rossi e Cassano perde il 50% del proprio talento.

Il gol mette in discesa la partita per l’Uruguay che fa del difensivismo il suo credo difensivo con interventi al limite della regolarità (nemmeno fosse la finale mondiale) che portano in dieci la celeste a un quarto d’ora dalla fine della gara. E’ stato fermato soprattutto Pirlo e – guarda caso – la qualità del gioco è drasticamente calata (dove sono le vedove?). Siamo stati affidati quindi soprattutto alle iniziative di Balotelli e di un Osvaldo che – personalmente – mi vergognerei a portare agli Europei viste le nostre alternative là davanti (magari con la maglia dell’Udinese e due volte capocannonieri della serie A).

Meglio il 4-3-3 rispetto al 4-4-2 per una italia che nel secondo tempo con le due occasioni di Pepe (56′) e Balzaretti (78′) meriterebbe forse qualcosa di più. Ma l’attacco rimane comunque disordinato anche con l’inserimento di Pazzini (chi l’ha visto oggi?). A centrocampo De Rossi e Montolivo sono stati praticamente tagliati fuori dal gioco – un po’ poco per due che dovrebbero impostare l’azione per le punte. Pepe ha dato in particolare quella velocità che Montolivo non dava proponendosi in fase offensiva. Forse abbiamo anche trovato un po’ di sfortuna, ma non sempre è festa – o meglio – non sempre capita di giocare con Polonia, Estonia, Faroe e Irlanda del Nord: da qui a giugno c’è ancora molto lavoro da fare. Consigli? Nocerino e Aquilani al posto di Pirlo e Montolivo hanno dato qualità al centrocampo rossonero: chissà che non possano far lo stesso anche in quello azzurro. Se Pirlo fino a cinque anni fa era la cura, ora è la malattia.

ITALIA-URUGUAY 0-1
MARCATORE: Fernandez al 3’ p.t.
ITALIA (4-2-3-1): Buffon; Maggio, Ranocchia, Chiellini, Balzaretti; De Rossi, Pirlo, Marchisio (dal 37’ s.t. Pazzini); Montolivo (dal 1’ s.t. Montolivo); Osvaldo (dal 20’ s.t. Matri), Balotelli. (De Sanctis, Sirigu, Abate, Criscito, Ogbonna, Nocerino, Thiago Motta, Aquilani). All. Prandelli.
URUGUAY (4-4-2): Muslera; Caceres, Lugano (dal 1’ s.t. Coates), Godin, A. Pereira; M. Pereira (dal 47’ s.t. Scotti) , Perez (dal 6’ s.t. Eguren), Arevalo, C. Rodriguez (dal 39’ s.t. A. Gonzalez); Cavani, Fernandez (dal 38’ s.t. Alfaro). (Silva, Coates, D. Rodriguez, Egueren, Lodeiro, Ramirez, Suarez). All. Tabarez.
ARBITRO: Duarte Nuno Pereira (Por).
NOTE: spettatori 42.000 circa, incasso 308.000 euro. Ammoniti Caceres, Lugano, Cavani, Balotelli, Muslera, Chiellini. Al 35’ s.t. espulso A. Pereira per doppia ammonizione. Recupero: 2’ p.t., 5’ s.t.

UN CASO TUTTO ITALIANO – Non possiamo non dedicare due righe alla vicenda con cui il TNAS si è dichiarato prima competente a decidere sul ricorso Juventus poi ha dovuto subire dopo tale episodio un cambio del presidente – ufficialmente per “motivi personali” fino alla giornata di ieri in cui hanno sconfessato se stessi. Ci dicano allora chi è competente a punire una squadra che indossa uno scudetto per motivi di “onesta, correttezza e lealtà sportiva” che è risultata non avere da una relazione di un procuratore federale che se presentata in tempo avrebbe portato pene analoghe a quelle di Lazio e Fiorentina alla seconda squadra di Milano oltre al privargli dei successivi titoli che mai avrebbe vinto se sanzionata come le altre. Questa è in fondo la giustizia sportiva italiana, giustizia in cui lo stesso tribunale arriva a negare una sentenza da sè emessa nell’arco di tre mesi, una giustizia che ha punito solo alcuni colpevoli ma non tutti. Ma in fondo forse è meglio per tutti che quell’asterisco rimanga sempre lì, imperituto a macchiarli per sempre. E quando ci chiederanno “perché?” racconteremo la storiella delle intercettazioni scomparse e uscite solo a scampato pericolo e di quei tifosi che si sono fatti scudo di un cadavere per difendere un titolo che mai sul campo avrebbero vinto.

Finale coi campioni

Olimpico, ore 20.45. Si era partiti con il pareggio in Germania, continuati con la sconfitta con l’Irlanda e la vittoria contro la Spagna per poi passare alla partita dello scorso sabato contro la Polonia. E’ l’ultima amichevole della nazionale, forse la più importante quella che a Roma davanti al presidente della Repubblia celebrerà (ancora una volta, oserei dire) i 150 anni dell’unità d’Italia. L’avversario è quell’Uruguay che col quarto posto all’ultimo mondiale e la fresca copa conquistata cinque mesi fa rappresenta il meglio del Sudamerica. Lo stesso Prandelli l’ha definito il test più significativo da quando allena la nazionale forse con una velata frecciata alla Spagna che dopo il mondiale ha preferito cullarsi sugli allori e perderle più o meno tutte (qualcuna anche malamente). Pochi i precedenti con la Celeste, l’ultimo in gare ufficiali proprio in questo stadio negli ormai lontani mondiali del 1990 poi una amichevole a Milano pareggiata 1-1 per un bilancio che si presenta complessivamente equilibrato con due vittorie a testa e tre pareggi. Nonostante questo sarà la terza per Tabarez che, come tutti sappiamo, ha anche dei precedenti sulla nostra panchina anche se non fortunati come quelli appena ottenuti con i campioni del sudamerica.

FORMAZIONE – Giocheranno Buffon, Maggio, Ranocchia, Chiellini, Balzaretti, De Rossi, Pirlo, Marchisio, Montolivo, Osvaldo, Balotelli come annunciato dal CT in conferenza stampa nella giornata di ieri, Prandelli ha annunciato anche che nella ripresa si passerà al 4-3-3 con l’ingresso di Pepe. Sarà la prova del nove ancora una volta per Balotelli, cui i giornali tendono sempre ad esaltare frettolosamente le qualità dimenticandosi di prestazioni deludenti o colpi di testa. Fuori ancora (e ancora in panchina) Nocerino e Aquilani con il terzo milanista Abate che riposerà dopo i 90′ in Polonia. Dall’altra parte assente Forlan per infortunio gli occhi saranno tutti su Cavani e Suarez. Dietro in effetti la celeste è poca cosa con il solo Diego Lugano giocatore di rilievo anche se mai sbarcato in Europa e qualche vecchia conoscenza del calcio italiano come Muslera e Caceres. Troppo poca per pensare che il 2011 dell’Italia non si possa chiudere in maniera trionfale.

LE ULTIME QUATTRO – Sarà invece un’ultima serata di gare vere per otto nazionali anche se forse solo una di queste potrà considerarsi tale. Praticamente qualificate Irlanda e Croazia forti di due vittorie per quattro e tre reti a zero nelle gare di andata. Difficile che il Montenegro ribalti i due gol di scarto contro la Repubblica Ceca. Più aperta Portogallo-Bosnia, finita 0-0 all’andata: se Dzeko sarà quello del Wolfsburg potrebbe anche spedire a casa CR7.

ITALIA (4-4-2): Buffon; Maggio, Chiellini, Ranocchia, Balzaretti; Pirlo, De Rossi, Marchisio, Montolivo, Balotelli, Osvaldo. A disposizione: De Sanctis, Abate, Criscito, Ogbonna, Nocerino, Pepe, Matri. Allenatore: Prandelli

URUGUAY (4-4-2): Muslera; M. Pereira, Lugano, Coates, Caceres; A. Pereira, Gonzales, Gargano, Perez; Cavani, Suarez. A disposizione: Silva, Scotti, Godin, C. Rodigruez, Ramirez, Fernandez, Alfaro. Allenatore: Tabarez.

Non solo fiscalità

In questa tabella sono riportati i proventi ricavati dalla vendita dei diritti TV di Serie A e Liga per la stagione 2010/11

Liga Serie A
1 Real Madrid  €   140.000.000,00 Juventus  €     79.100.000,00
2 Barçellona  €   140.000.000,00 Inter  €     74.800.000,00
3 Atletico Madrid  €     42.000.000,00 Milan  €     73.100.000,00
4 Valencia  €     42.000.000,00 Roma  €     58.200.000,00
5 Villareal  €     25.000.000,00 Napoli  €     50.800.000,00
6 Siviglia  €     24.000.000,00 Lazio  €     46.100.000,00
7 Getafe  €     18.000.000,00 Fiorentina  €     41.100.000,00
8 Athletic Bilbao  €     17.000.000,00 Palermo  €     37.700.000,00
9 Real Saragozza  €     14.000.000,00 Sampdoria  €     34.300.000,00
10 Deportivo  €     14.000.000,00 Udinese  €     33.500.000,00
11 Espanyol  €     13.700.000,00 Genoa  €     32.100.000,00
12 Mallorca  €     13.700.000,00 Cagliari  €     31.200.000,00
13 Osasuna  €     13.000.000,00 Parma  €     28.200.000,00
14 Valladolid  €     12.800.000,00 Bologna  €     28.100.000,00
15 Racing Santander  €     12.500.000,00 Catania  €     26.100.000,00
16 Almeria  €     12.500.000,00 Chievo  €     24.600.000,00
17 Tenerife  €     12.000.000,00 Bari  €     24.500.000,00
18 Sporting Gijon  €     12.000.000,00 Brescia  €     22.900.000,00
19 Malaga  €     12.000.000,00 Lecce  €     22.900.000,00
20 Xerez  €     12.000.000,00 Cesena  €     20.300.000,00
T Totale  €   602.200.000,00 Totale  €   789.600.000,00

Sono dati incontrovertibili. Numeri che non mentono. Sono i dati relativi alla ripartizione dei diritti TV confrontati tra noi e la liga e relativi alla stagione appena trascorsa. Dati che sfatano un mito che ci vedono come campionato “secondario”. La serie A attira ancora, e la prova ne è che tra diritti italiani ed esteri la differenza con i “cugini” spagnoli ci vede in attivo di 180 milioni di Euro. Fa effetto però non tanto il totale quanto il come tali risorse vengono ripartite. In Italia i diritti TV sono ripartiti in base alla Legge Melandri da due anni, legge che ha visto l’introduzione della vendita collettiva, vendita che ha portato le piccole (che numericamente detengono la maggioranza in assemblea di lega) a scegliere criteri di ripartizione a loro favorevoli.

Solo sette squadre spagnole, ad esempio, prendono più del Cesena, ultima nella serie A della scorsa stagione. Atletico Madrid e Valencia, le immediate inseguitrici di Barcellona e Real Madrid (che salomonicamente si spartiscono la stessa cifra per non scontentarsi) prendono come la Fiorentina. Ecco, appunto, le grandi: 140 milioni di Euro a testa per le due spagnole, poco più di 70 per le tre italiane. L’effetto è quello di appiattire il livello del campionato cercando di rendere ogni gara difficile contro avversari che hanno effettivamente possibilità di fare un mercato: non dimentichiamoci che il Cesena ha – ad esempio – acquistato nell’ultima sessione Adrian Mutu.

Ad alti livelli si perde competitività. Inevitabile quando l’avversario intasca 70 milioni in più all’anno l’allargamento della forbice. Non basta avere una liga che ormai rasenta il ridicolo consentendo alle due grandi di affrontare due sole partite vere all’anno – quelle in cui giocano contro – e il più delle volte di avere impegni agevoli potendo così risparmiare le energie per le partite di Champions League. Certo, poi magari viene fatta demagogia tentando di convincere che l’Osasuna che ha preso 15 gol tra Barcellona e Madrid in Italia sarebbe a metà classifica e metterebbe in difficoltà le grandi: francamente non ci credo. E’ un tema che a mio parere Platini dovrebbe affrontare oltre a quello del FFP: una coppa europea dovrebbe avere ai nastri di partenza squadre che almeno ai piani alti sono soggette a regole nazionali più o meno uguali. Abbiamo invece chi dal 2004 continua con leggi ad-giocatorem a fare il furbetto per mantenere un sistema che permette il saccheggio di campioni dalle altre squadre in favore delle solite due.

Chiediamoci quindi cosa fa il livello di un campionato: le squadre di vertice o la totalità delle sue squadre? In questo secondo caso la serie A resta il campionato più competitivo. Chissà se il “fantastico” Barcellona di Guardiola dovendo giocare una partita vera e stressante ogni domenica in un campionato in cui ti devi presentare con tasse e stipendi pagati all’inizio di ogni annata avrebbe vinto lo stesso tutti quei trofei che grazie ai vantaggi del sistema spagnolo si è portato a casa

Tra sosta e sosta

Una sosta fa eravamo a parlare di un Milan in crisi, vecchio, finito. Ora siamo a parlare di un Milan in lotta scudetto davanti a Juventus e Roma e a un tiro di schioppo da Lazio e Udinese. Cosa è cambiato in questo frangente?

1) Meno errori da parte dell’allenatore. Finalmente formazioni azzeccate proprio dopo la partita in cui si sono visti più errori tecnici e tattici – quella a Torino con la Juventus, errori su cui non torno (ma potete andare a rileggervi i post di quel periodo). Dentro Nocerino al posto di Seedorf anche per l’infortunio dell’Olandese, sfruttamento del gioco sulle fasce e una potenza di fuoco in attacco che nessuna in serie A e pochi in Europa hanno. Non riconosco comunque particolari meriti all’allenatore in questo frangente – sono stati ottenuti i risultati che questa squadra vale e in questo l’allenatore non ha meriti, semmai ha rimosso i demeriti che prima aveva. Per ottenere dei punti Allegri è comunque chiamato a far rendere sul campo questa rosa un quid in più rispetto a quello che vale: il primo posto a mani basse in Italia. E il 23 Novembre mi pare una bella data per farlo no?

2) E’ sicuramente migliorata la condizione fisica. Si è vista finalmente una corsa e un pressing alto già nella metà campo avversaria che è stata la chiave in alcune partite come quelle con la Roma e il Catania. Questo ha portato i nostri attaccanti a poter giocare in velocità e recuperare palloni da subito. E’ aumentato anche l’uso del tiro dalla distanza, arma che si era vista poco nella prima parte di stagione e ha portato a segnare gol importanti soprattutto in quel di Lecce.

3) Ibrahimovic ha cominciato a giocare per la squadra, non più rimanendo in posizione defilata aspettando palloni al centro dell’attacco, ma a volte arretrando la sua posizione in quella di trequartista e cominciando a regalare assist e favorire gli inserimenti delle punte. Attenzione ai due gol di testa a Roma – segnale importante per un giocatore che aveva segnato nello scorso anno in questo modo solamente un gol nella sconfitta casalinga contro la Juventus, non sono casuali ma sono segno di un maggiore impegno dello svedese anche nel gioco senza palla.

4) Aquilani ha dato quella qualità al centrocampo che mancava lo scorso anno. Forse si rischia di più in fase difensiva ma il rischio viene ampiamente bilanciato dalla impostazione di gioco che il centrocampista della nazionale offre. Stravinto il ricambio con Pirlo non più rimpianto dalle sue vedove. E c’è un crescente Boateng assente – guarda caso – nella parte iniziale di stagione che si è imposto nella squadra. Non ha ancora continuità nelle prestazioni alternando alti e bassi ma a differenza del suo sostituto Seedorf nei bassi il suo sei in pagella lo strappa. Sempre.

5) Prospettive e insidie: per quanto riguarda il livello delle avversarie le prime due sfide contro Fiorentina e Barcellona saranno le più difficili da qui alla sosta. Ma guai a pensare che sia tutta in discesa: a dicembre giocheremo quattro gare su cinque in trasferta lasciando alla sola gara col Siena l’unico impegno casalingo nel campo amico di San Siro. Ci sono quaranta punti da conquistare nel girone di ritorno per mantenersi in linea con lo scorso campionato e tra Genoa, Firenze, Bologna e Cagliari almeno tre di queste vanno portate a casa. Il Milan visto in queste ultime cinque di campionato può tranquillamente proseguire e fare il colpaccio?

Due squilli ai polacchi

Si è preso la nazionale con una perla che rimarrà nella storia. C’è molto Balotelli nell’Italia che batte la Polonia per due reti a zero cogliendo una vittoria convincente anche se con qualche sofferenza di troppo. Ci si chiedeva se il gioco palla a terra funzionasse anche sostituendo i due “nani” Rossi e Cassano con le due “torri” e la risposta è stata affermativa, è una nazionale in cui chiunque entri nei meccanismi della squadra riesce ad interpretare al meglio il proprio ruolo come oltre all’attaccante del City ha fatto ieri sera anche Ignazio Abate, perfetto sulla fascia destra lanciato sempre più nel ruolo di miglior laterale destro d’Italia se non addirittura tra i primi al mondo.

E dire che fino al gol la partita sembrava in equilibrio, poche occasioni da una parte e dall’altra poi quel pallonetto mirato, non casuale, calciato proprio là dove voleva che sblocca il risultato e permette alla nazionale di non scomporsi ulteriormente. L’unico brivido nel primo tempo è la parata di Buffon sul colpo di testa di Levandoski. Balotelli nel secondo tempo si fa vedere poco o nulla, entrano Pepe e Thiago Motta. L’italia in avvido di ripresa rimane in balia dell’avversario – avversario che si divora però con Polanshki il gol del pari da ottima posizione. Gol sbagliato, gol subito: un minuto dopo arriva il raddoppio di Pazzini che sfrutta un errore di Szczesny. Escono Marchisio, Montolivo e Pazzini dentro oltre a Matri (gol divorato per lui) Nocerino e Aquilani ma la partita ha qualcosa da dire solamente per Buffon che para a Blaszczykowski un rigore procurato da un rivedibile Ranocchia, ma finisce 2-0 per gli azzurri.

Considerazioni: non sappiamo se è quello del 2006 ma Prandelli pare finalmente aver ricostruito prima di tutto un gruppo. Non importa chi giochi, la squadra vince e lo fa mettendoci la voglia di vincere anche in queste partite amichevoli, partite che anni fa i titolarissimi avrebbero disertato fingendo infortuni come erano soliti fare Totti e Gattuso. Non sappiamo ancora se saremo competitivi ma i numeri pendono fortemente dalla parte di Prandelli: mercoledì il test con l’Uruguay potrà darci altre certezze. Un dato ulteriore: stasera hanno giocato cinque juventini, tre milanisti e tre interisti – insomma è una nazionale che torna sempre più a presentare pezzi delle grandi. Che è poi la chiave per tornare vincenti già dai prossimi Europei.

POLONIA-ITALIA 0-2 (primo tempo 0-1)
MARCATORI: Balotelli al 30’ p.t.; Pazzini al 15’ s.t.
POLONIA (4-2-3-1): Szczesny; Piszczek, Glowacki, Perquis (dal 23’ s.t. Wasilewski), Wawrzyniak; Murawski (dal 35’ s.t. Dudka), Polanski (dal 20’ s.t. Mierzejewski); Blazczykowski, Obrianiak (dall’11’ s.t. Brozec), Peszko (dal 20’ s.t. Matuszczyk); Lewandowski. (Fabianski, Wojtkowiak, Komorowski, Rybus, Gol, Jodlowiec). All. Smuda.
ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Abate, Ranocchia, Chiellini, Criscito (dal 32’ s.t. Ogbonna); De Rossi (dal 1’ s.t. Pepe), Pirlo (dal 1’ s.t. Thiago Motta), Marchisio (dal 16’ s.t. Nocerino); Montolivo (dal 16’ s.t. Aquilani); Pazzini (dal 16’ s.t. Matri), Balotelli. (Sirigu, De Sanctis, Maggio, Balzaretti, Osvaldo). All. Prandelli.
ARBITRO: Duhamel (Fra).
NOTE: stadio esaurito. Ammoniti Polanski e Ogbonna. Recupero: 0’ p.t., 3’ s.t.

Meno male che Silvio c’è?

Torno a fare il presidente del Milan“. Un annuncio che non può passare sotto silenzio. Berlusconi è oramai vicinissimo alla fine della sua quarta – e speriamo ultima – legislatura. Un annuncio che forse avrà fatto sperare qualcuno in nuove prospettive o nuovi investimenti, ma è un annuncio che se analizzato bene potrebbe tornare a rompere un giocattolino che sta funzionando.

1) No agli investimenti presidenziali. Il Fair play finanziario è ormai alle porte e diverrà effettivo già dalla prossima stagione. Con un ritorno agli investimenti pesanti si cancellerebbe in un sol colpo tutto il lavoro compiuto duramente da Adriano Galliani dal 2007 ad oggi, riducendo via via le spese e potendosi infine permettere (grazie ai soldi di Kakà) i due acquisti senza pesare sul bilancio. Il Milan non ha vinto – come qualche interista pensa – quando ha ricominciato a spendere ma è semplicemente tornata a vincere quando ha sistemato il proprio bilancio riportandolo in termini accettabili. Cosa che non ha fatto l’Inter arrivando alle conseguenze che oggi vediamo e rischiando seriamente di rimanere fuori dalla prossima Champions League, cosa che con l’incombenza del FFP rischia di costare carissimo alla seconda squadra di Milano, precludendogli forse un ritorno ad alti livelli per un periodo molto più lungo di quello 2007-10 che hanno dovuto soffrire i tifosi rossoneri. Insomma no ai capitali immessi nel bilancio ogni anno e all’aumento del debito societario – vorrebbe dire andare contro le nuove linee UEFA.

2) Chi arriva? E’ ovvio che eventuali acquisti potrebbero essere più legati al rilancio dell’immagine dell’ormai ex presidente del consiglio. Temo acquisti molto di propaganda politica e poco utili. Il mercato deve essere interamente gestito da Galliani e non da qualcuno che nemmeno sa i nomi dei propri calciatori (ricordate Zigone?). A questo Milan non servono i Ronaldinho (o i Drogba) solo per il colpo ad effetto del grande nome ma gli Aquilani e i Nocerino colpi che solo Adrianone sa portare a termine sfruttando le molte distrazioni del presidente.

3) E’ importante invece avere un uomo come Berlusconi per i rapporti di facciata coi media. Se veramente vuole interessarsi della propria società potrebbe diventare finalmente la carta utile per farsi rispettare (a colpi di querele) sulla carta stampata. Per fare questo occorre quel presidente dedito al Milan al cento per cento, impegno che mi aspetto da tempo e che ci manca. Spero sempre un giorno di vedere un Berlusconi a un De Laurentis o alla Zamparini dedito alla squadra e lontano dalla politica, ma in questo momento mi pare pura utopia.

Insomma, in questo momento il giocattolo funziona e modificarne i meccanismi potrebbe essere molto pericoloso. Lasciate fare a Galliani: di Adrianone mi fido, del suo capo meno.

Tra condannati, assolti e prescritti

Per commentare la sentenza di calciopoli ho voluto aspettare un giorno. Aspettare non solo per evitare commenti sommari a caldo – ma anche per vedere qualche reazione. Sconsiderata ad esempio quella di Moggi – che ha forse vissuto in questi cinque anni in un mondo tutto suo dove credeva di fare quello che facevano tutti gli altri senza rendersi conto di esserne la causa.

Calciopoli è stata questo: un grande manovratore – lucky Luciano – e tante piccole società che si difendevano. Non penso tuttavia che calciopoli coinvolga gli anni precedenti alla stagione 2004/05, non solo per l’assenza di intercettazioni ma anche proprio per la tesi esposta da Narducci in aula, ovvero quella della finalizzazione a danneggiare squadre terze tra cui il Milan a cui in quegli anni sono stati levati tra uno e due scudetti sul campo.

A proposito di rossoneri è forse il caso di chiarire la posizione di una società che ne esce, dal punto di vista penale, perfettamente pulita e senza macchia almeno a livello di dirigenza. Non dimentichiamoci che questo sistema era contro di noi non certo contro chi quegli anni bazzicava tra il terzo posto e la doppia cifra di distacco dalla vetta. Galliani a Napoli non è mai stato imputato, nemmeno per un minuto a differenza dei condannati Lotito e della Valle. L’unica rappresentanza milanista è quella di Meani condannato a puro titolo personale per alcune amicizie con Puglisi ma non certo facente parte di una cupola o al punto di giustificare l’appartenenza rossonera ad essa così come non lo erano nemmeno gli altri due dirigenti. No, il coinvolgimento di Meani non c’entra nulla con il coinvolgimento dell’AC Milan: non è stata né Calciopoli, né Farsopoli ma semplicemente Moggiopoli.

Non è forse una sentenza sbagliata, tanto quanto una sentenza incompleta. Era sbagliato agire come era sbagliato difendersi ma non sono stati puniti tutti quelli che si difendevano perché due di questi erano riusciti a difendersi alla base – manipolando e facendo sparire le intercettazioni. Fossero stati puniti anche loro lo sarebbero stati tutti i coinvolti e non solo parte di essi non ci sarebbe stato niente da ridire per una sentenza ineccepibile. Errato anche invocare la presunzione di innocenza dato che nella giustizia sportiva non solo non è contemplata ma il funzionamento stesso di quell’iter giudiziario prevede l’esatto contrario: Moratti avrà tutto il tempo che vorrà per rinunciare alla prescrizione e dimostrare la propria estraneità ai fatti – ma fino ad allora non ha diritto di professarsi innocente sui deferimenti di Palazzi dello scorso agosto.

La cosa più grave è aver assistito a sei anni di calcio falsato: due per colpa di Moggi e quattro per l’effetto di una indagine incompleta, ciclo non a caso delimitato da due scudetti conquistati dai colori rossoneri, sei anni persi davanti alla TV che nessuno ci potrà più restituire e dai quali siamo usciti solamente l’anno scorso cessato l’effetto dell’incompletezza di tale sentenza. Non credo invece a tesi avveniristiche montate ad arte per giustificare quindici anni di insuccessi per i soli fatti accaduti nel 2006: piaccia o non piaccia quello era calcio vero, come quello a cui siamo tornati ad assistere oggi.

Nessuno si farà comunque alcun giorno di galera. Da Maggio a Novembre 2012 andranno infatti prescritte le frodi sportive mentre per l’associazione a delinquere la prescrizione salverà tutti nel 2014 e Moggi (promotore) nel 2016. Insomma, alla fine i colpevoli prescritti non saranno solo nerazzurri…

Le sorprese del mercato Rossonero

Non si può negare che uno dei protagonisti di questo avvio di stagione del Milan sia stato Antonio Nocerino. Il suo arrivo è stato molto discusso per via delle tempistiche (ultimo giorno di mercato) e del prezzo (500.000 € contro i 14 milioni di Vidal e i 13 di Alvarez, due giocatori che il milanista ha attualmente surclassato come valore della prestazione in campo). Alla faccia del Presidente del Palermo Zamparini che aveva detto che il Milan era finito per essersi ridotto a questi “presunti” affari di mercato. E’ proprio su questi giocatori, le sorprese del mercato, che si basano le vittorie nel calcio moderno, e non nel saccheggio alle squadre emergenti dei propri campioni con trasferimenti strapagati. L’esempio lampante è in Spagna, dove il Real, che ha comprato Kakà e Cristiano Ronaldo per più di 150 milioni di Euro complessivi ormai due estati fa, ha raccolto finora solamente una Coppa del Re (finita peraltro in pezzi sotto il pullman della squadra).

UN ANNO FA ERA GHANESE – Il Milan non è nuovo a questi colpi; un anno fa arrivava Kevin Prince Boateng per 7.5 milioni di Euro in comproprietà col Genoa, acquisto per cui molti nell’ambiente rossonero avevano storto il naso. Oggi Boateng contende a Sneijder il ruolo di miglior trequartista della serie A, oltre a essere risultato decisivo per la conquista dello scorso scudetto e aver più che raddoppiato il proprio valore di mercato portandolo da15 a 35 milioni di Euro secondo transfertmark.

TRA KAKA’ E RONALDO – Non sono però stati questi due gli unici colpi rossoneri dell’era recente. Il più eclatante di tutti porta, guarda caso, lo stesso numero di Nocerino. Stiamo parlando ovviamente di Kakà, portato dagli 8,5 milioni di Euro con cui era stato comprato al San Paolo, ai 67,5 della cessione al Real Madrid. In mezzo uno Scudetto, una Champions League e un Pallone d’Oro da protagonista. Non solo il ventidue, però: un anno dopo l’ingaggio di Kakà arriva il prestito gratuito di Hernan Crespo che risulterà determinante soprattutto per il cammino rossonero in Champions League, con la doppietta, purtroppo inutile, nella finale di Istanbul, ma che da giocatore del Chelsea si prese una soddisfazione contro il Manchester United facendo del Milan l’unica squadra a sbancare l’Old Trafford in una gara di eliminazione diretta di Champions League negli ultimi dieci anni. Due anni dopo, nel gennaio2007, a vestire i colori rossoneri arrivò Ronaldo, quello vero, per soli 7.5 milioni di Euro, e fu determinante per trasformare la squadra da comprimaria, lontana dalla vetta, al trionfo di Atene, permettendo a Inzaghi di rifiatare in campionato per prepararsi al meglio alla massima competizione Europea.

FLOP A CARO PREZZO – Non sono viceversa riusciti i colpi più costosi del Milan. Presentati a 15 milioni Klaas Jan Huntelaar e a 22 milioni Ricardo Oliveira si sono rivelati entrambi dei flop. Sottotono anche Alberto Gilardino, che il Milan, tra l’entusiasmo generale, si aggiudicò per 25 milioni di Euro. A volte decisivo ma con una discontinuità impressionante, comunque lontanissimo dai livelli di gioco espressi a Parma per i quali era stato acquistato. E che dire di Ronaldinho? Dai fuochi di artificio alla panchina, prima con Ancelotti poi con Allegri,che lo fece definitivamente fuori lo scorso gennaio. Era stato preso per rilanciarsi ma con il dentone si è vinto solo un derby.

NON SOLO CIFRE ESIGUE – Sono state comunque occasioni i 30 milioni di Euro con cui il Milan si portò a casa Alessandro Nesta nell’estate 2003, i 22 milioni per Alexandre Pato e i 24 con cui lo scorso anno ha varcato i cancelli di Milanello Zlatan Ibrahimovic, campioni già affermati ma portati a casa a un costo inferiore rispetto al proprio valore di mercato. Perché il risparmio è sempre una virtù, ma per vincere il portafoglio va aperto comunque.

Il post è disponibile anche sul blog di Football Indesit a questo indirizzo

Il giorno del giudizio

Se non è allagato, qui si deciderà

Due giorni dopo quella partita che in quel di Napoli non si è giocata, la città ospiterà – a meno di improvvise alluvioni che umidifichino la strada per il palazzo di giustizia – il possibile epilogo di quello che è stato uno dei più seguiti processi della storia recente: stasera, con ogni probabilità, il giudice Teresa Casoria sentenzierà sul caso Calciopoli, in conclusione del processo di primo grado.

Molto probabilmente – a meno che non siate assidui lettori di Tuttosport o di blog del fandome juventino, e dunque con un punto di vista assolutamente parziale e corrotto – la notizia della sentenza su Calciopoli vi giungerà nuova. La voce moralista che ci vogliono far albergare in ognuno di noi dice “Eh, ma c’è tanto di più importante di cui parlare, la crisi qua, la fiducia là…” Beh, stavolta non mi sento di confutarla. Ma il problema è che, a parte il già citato Tuttosport, non ne parlano nemmeno i giornali sportivi.

E soprattutto, rendendo il discorso più personale, non ne parla nemmeno quello che è IL giornale sportivo, la fonte principale d’informazione di mezza Italia: la Gazzetta dello Sport. La rosea preferisce da tempo presentare notizie del genere come trafiletto, di spalla alla dichiarazione del Moratti o del Paolillo di turno. Ovviamente in forma d’intervista, senza contraddittorio. Così non fosse, che accordo commerciale sarebbe? Più tiratura con boiate da tabloid inglese per uno, protezione mediatica fino all’inverosimile per l’altro.

E a questo si può ricollegare una di quelle dichiarazioni dell’ad-barzellettiere nerazzurro che sono rimaste nella mitologia:

«Io so benissimo che esiste l’articolo 38 della Lega che impone di ripetere le partite il giorno dopo, fatto che non è accaduto per Fiorentina-Milan -sottolinea l’Ad interista-. In più mentre per la partita di Genova (Genoa-Bari, ndr) è stata aperta un’inchiesta a causa del ritardo superiore ai 10 giorni per la ripetizione, questo non è accaduto per Fiorentina-Milan».

A parlare si è tutti bravi: peccato che poi, con la prima data utile al 30 novembre, Genoa-Inter si giochi due settimane dopo. E non mettete in mezzo la scusa dell’impegno di Champions della settimana prima: non ha recriminato, una santa volta, nemmeno il Napoli. Purtroppo, ho perso le speranze…e spero, invece, di non farci l’abitudine. Sarebbe la fine, il completo asservimento a quella che è la vera cupola. Altro che quella su cui si giudicherà domani.

Stranezze all’italiana, il caso San Paolo

La pioggia sul San Paolo nella giornata di ieri

Ci sono furbizie che a volte possono far guadagnare punti in classifica. Lo scorso anno assistemmo al rinvio tacito dei due recuperi dell’Inter da dicembre a gennaio, ben scaglionati in due mesi a differenza di quanto accaduto tre anni prima al Milan con tre mercoledì consecutivi di campionato. Quest anno la furbizia arriva direttamente dalla città principe del “piagn’e fuott“: Napoli.

Accade che al San Paolo, alle 20.45, è in programma Napoli-Juventus e che a differenza dei torinesi i Napoletani sono reduci da una trasferta dispendiosa in termini di energie in quel di Monaco. Accade che il giorno prima viene rinviata Genoa – Inter per motivi reali di ordine pubblico: è straripato un torrente, sono morte sette persone e il fiume si trova effettivamente vicino allo stadio – avendo allagato gli spogliatoi di Marassi.

Come insegna un noto detto “l’occasione fa l’uomo ladro” ecco che il Napoli Calcio si rivolge subito alla prefettura. “Il tunnel che porta al San Paolo è inagibile”  – dicono. La partita viene rinviata alle 12:30, nonostante il temporale su Napoli sia cessato. La partita viene recuperata il 14 dicembre, tre giorni dopo Roma-Juventus mentre il Napoli giocherà invece una gara molto più agevole in casa con il Novara – la prima data utile sarebbe il 30 Novembre ma il Napoli non è d’accordo: ha la Champions League tre la settimana prima. Le immagini di Sky sono però impietose: inquadrano alle 13 in punto i due giornalisti inviati sul campo per il posticipo con alle loro spalle il sole – sole che splenderà sul San Paolo fino alle 19:30.

A fomentare l’ipotesi di un rinvio “su ordinazione” si aggiungono in giornata altre notizie. La prima riguarda la presenza del DG del Napoli Bigon al vertice in prefettura mentre Marotta ha saputo del rinvio della gara solamente da Sky. In giornata si aggiunge a Sky in campo – mentre il Milan sotto la pioggia batte il Catania per quattro reti a zero – l’autorevole parere di Sconcerti: “E’ inspiegabile che abbiano sospeso la partita. Mi sembra che e’ piovuto, non sono venuti fuori torrenti o altro come a Genova. Il condizionamento emotivo” e’ una colpa. Chiude la rassegna un altro collegamento con “el Pampa” Sosa che conferma ancora una volta l’agibilità dello stadio dicendo che gli sarebbe venuta voglia di prendere il pallone e giocare.

Condizionamento emotivo che è andato avanti per tutta la giornata, soprattutto sui siti filonapoletani di tuttomercatoweb, gli stessi dove campeggia in bella vista un parere di Mazzola che vede il Napoli in semifinale di Champions – e non è in una sezione “Barzellette e affini”. Arriva persino a girare una immagine fake del San Paolo bagnato – fake perché vede arbitro e quarto uomo in campo (cosa ci fanno se la partita è già rinviata e con la divisa rossa non più in uso dalla CAN?) e le luci accese pochi minuti dopo un collegamento con Sky e i due inviati ancora in uno stadio buio completamente asciutto, oltre al fatto che lo sponsor BMW dietro le panchine il Napoli non lo ha più da un pezzo.

Si dice che il rinvio fosse dovuto al fatto che il Tunnel che porta al San Paolo dalla tangenziale fosse allagato ma le immagini di Sky mostrano impietosamente la praticabilità dello stesso già poche ore dopo la decisione del rinvio. Si teme che con una probabile pioggia si possa allagare: fermo restando che non è l’unica via d’accesso allo stadio, perché, se il problema riguardava l’afflusso del pubblico, non disputare la gara comunque a porte chiuse?

Per la cronaca lo scroscio di pioggia dura giusto dieci minuti – tra le 19.30 e le 19.40 – insomma ben un’ora prima della gara e non abbastanza da pregiudicare la praticabilità di un campo dove il pallone rotolava correttamente fino a quel momento. Falsa anche la previsione di un tunnel allagato per la fine della partita, come ci documenta Claudio Zuliani su Facebook. Nello stesso momento Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, in prima fila al San Paolo di fianco a De Laurentis ad ogni partita realizza il più colossale degli autogol comunicando che il rinvio è stato disposto poiché: “La SSC Napoli poi ci ha comunicato che il campo era impraticabile“. Insomma, niente tunnel allagato ma un fatto – quello del campo – rivelatosi poi una colossale panzana. Appunto una scusa per cercare di rinviare una partita importante collocata tre giorni dopo Monaco. Non finisce qui, perché Beretta aggiunge ulteriore carne al fuoco con una notizia clamorosa: nemmeno la Lega Calcio era al corrente della decisione. “La Lega non è stata coinvolta in questa decisione, l’abbiamo appresa dai mezzi di informazione. E’ arrivata direttamente una comunicazione ufficiale della prefettura. Capisco il clima di preoccupazione, alla luce di quello che è successo in questi giorni, e quindi non entro nel merito: e certamente la sicurezza di tutti è un valore prioritario. Ma è un fatto che la scelta sia stata presa senza consultare la Lega, che è l’organizzatore del campionato”.

Quello che sconvolge non è il fatto che la gara sia stata rinviata, ma come questo è accaduto. Ringraziamo la SSC Napoli per aver creato in italia un precedente: d’ora in poi ogni società potrà richiedere il rinvio della partita semplicemente qualora le previsioni del tempo annunceranno pioggia sul proprio campo. Senza dover nemmeno aspettare che sia l’arbitro a decidere recandosi in campo e scodellando il pallone per vedere se rimbalza come eravamo abituati sino ad oggi. E potrà rinviarla direttamente ad altra data senza aspettare le canoniche 24 ore entro le quali la gara può essere recuperata su decisione dell’arbitro. Dopotutto le regole nel calcio sono uguali per tutti, non voglio mica insinuare che il Napoli goda di trattamenti di favore rispetto alle altre no?

httpvhd://www.youtube.com/watch?v=ZeBgCCXfxL8

E ora chi ci ferma?

E’ sembrato a lunghi tratti un compitino. Eppure il 4-0 casalingo col Catania va interpretato in maniera diversa da quello che sembra. Sia perché gli etnei avevano fermato in questo campionato Inter, Napoli, Lazio e Juventus, sia perché cinque vittorie consecutive il Milan l’anno scorso le ha realizzate solamente nel finale di stagione tra derby e Bologna. Quest’anno arrivano subito, e arrivano segnando dicotto gol in cinque partite. Sono anche cinque vittorie che ristabiliscono la linea di galleggiamento con lo scorso campionato, consegnandoci i sei punti (Catania, Roma e Lecce) che lo scorso anno non avevamo fatto e che quest anno abbiamo dilapidato tra Torino e Napoli.

Nonostante l’emergenza, che ci vede costretti a schierare Clarence Seedorf in formazione dal 1′ con Urby Emanuelson (gara tra i due per la palma di peggiore nella partita di oggi) il Milan si rende pericoloso subito dopo due minuti con Robinho travolto sulla linea dell’area di rigore. Da regolamento è calcio di rigore, ma il sig. Gervasoni fa finta di non vedere e assegna la punizione dal limite. Non può non soprassedere invece su Robinho travolto nell’area di rigore da Lanzafame – rigore ineccepibile (il primo a favore del Milan in campionato) così come sarebbe ineccepibile anche l’espulsione per chiara occasione da gol che – stranamente – non arriva.

Buono il ritorno di Robinho che – come prevedevo – ha dato come lo scorso anno al gioco quella ampiezza sulla fascia e quella corsa che Cassano non dava. Ha aiutato molto anche il Catania che ha giocato con una difesa molto alta, quasi sempre fuori area. Secondo tempo in controllo fino al 3-0, quasi casuale con Lodi che insacca il cross di Robinho goffamente (tocca anche Seedorf, ma la palla era già entrata – è a tutti gli effetti autorete del difensore Etneo). Il quarto arriva invece con Zambrotta che insacca un tapim sulla punizione di Aquilani. Unico neo nel finale, un giallo ad Ibra evitabile a un minuto dalla fine.

Molte le note positive di questa partita: abbiamo sofferto poco anche grazie ad un Abbiati ritrovato grazie a un paio di parate difficili, abbiamo vinto accelerando il ritmo e imponendo il nostro gioco con una formazione rimaneggiata, abbiamo ritrovato forse il Robinho della scorsa stagione che si era visto a sprazzi contro il Palermo e abbiamo la certezza che Ambrosini può essere un valido ricambio per Mark Van Bommel. Non mi è piaciuta invece la formazione schierata e la gestione dei cambi da parte di Allegri, soprattutto il continuare ad ostinarsi con l’ultratrentenne Inzaghi non aiutando il Faraone nella crescita. Deludente Emanuelson (anche se a suo favore c’è l’essere stato schierato ancora fuori ruolo) oltre alla solita passeggiata in campo di Clarence Seedorf: più palloni persi e azioni rallentate che costruzione di gioco oggi. A proposito di attaccanti, dopo la sosta rientrerà Pato. In questo Milan serve ancora?

MILAN-CATANIA 4-0 (Primo tempo 2-0)
MARCATORI: Ibrahimovic (M) su rigore al 7′, Robinho (M) al 24′ p.t.; aut. Lodi (C) al 24′, Zambrotta (M) al 27′ s.t.
MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Bonera (dal 1′ st Yepes), Thiago Silva, Zambrotta; Aquilani, Ambrosini, Seedorf (dal 34′ st Antonini); Emanuelson; Robinho (dal 34′ st Inzaghi), Ibrahimovic (Amelia, Taiwo, Van Bommel, El Shaarawy). All.: Allegri.
CATANIA (5-3-2): Andujar; Lanzafame (dal 18′ st Lopez), Bellusci, Legrottaglie, Spolli, Marchese; Almiron, Lodi (dal 34′ st Delvecchio), Ricchiuti (dal 7′ st Barrientos); Gomez, Bergessio. (Campagnolo, Capuano, Potenza, Sciacca). All.: Montella.
ARBITRO: Gervasoni di Mantova.
NOTE – Spettatori 44.100 per un incasso di 1.173.200 euro. Ammoniti Lanzafame, Ambrosini, Bonera, Barrientos eIbrahimovic per gioco scorretto; Abate per comportamento non regolamentare. Angoli: 3-1 per il Milan. Recupero: 3′ e 2′.

Pagelle: Abbiati 7; Abate 6,5, Bonera 6 (Yepes 6,5), Thiago Silva 6,5, Zambrotta 7; Aquilani 6, Ambrosini 6,5, Seedorf 5,5 (Antonini s.v.); Emanuelson 5; Robinho 7,5 (Inzaghi s.v), Ibrahimovic 7.5.

Sulle spalle di Clarence

San Siro, ore 15.00. Piaccia o non piaccia toccherà a lui. Non ci sono altre alternative a causa delle squalifiche di Emanuelson e Nocerino e dell’infortunio di Cassano a cui si aggiungono le ormai note defezioni di Gattuso e Flamini. Per il Catania siamo sulle spalle dell’orrendo Clarence Seedorf visto contro il Bate Borisov, ancora in cerca di una prestazione degna di tale nome in questa stagione (e no, non conta il gol messo dentro per sbaglio crossando per poi camminare ottantasette minuti contro il Cesena).

Sono infatti solamente cinque i centrocampisti a disposizione contro il Cesena, per una formazione obbligata che vedrà l’Olandese partire dal primo minuto largo sulla fascia dato che le ultime di formazione vedono Urby Emanuelson favorito per il posto di trequartista mentre è testa a testa anche tra Van Bommel reduce da un fastidio alla caviglia e Ambrosini per un posto davanti alla difesa che dovrebbe veder prevalere il Capitano con Aquilani a completare il centrocampo. In difesa Nesta non recupera dall’infortunio accusato nella gara col Bate e sarà quindi ballottaggio BoneraYepes con il primo favorito di fianco a Thiago Silva. Zambrotta dovrebbe partire dal primo minuto sulla fascia, insomma se non si è capito è più di una semplice emergenza.

L’avversario è forse in questo momento il peggiore possibile. Il Catania ha fermato Inter, Juventus, Napoli e Lazio – quest’ultima all’Olimpico. E’ una squadra che colma con la corsa il gap tecnico con le altre squadre e – in questo momento – il gioco sulla corsa non può fare altro che metterci in difficoltà. Resto pessimista sulla partita di oggi: in questo momento un pari ci andrebbe di lusso. Ma sono partite che se si vuole puntare in alto vanno vinte, mettendo in campo quel caso quelle extra-motivazioni che ti portano a dare tutto per la squadra – e che Clarence non mette in campo dal derby del 3-0 dello scorso aprile. Motivazioni che magari un Inzaghi che torna tra i convocati dopo un mese, carico di rabbia, potrebbe invece avere. Uno che, a differenza dell’olandese, non si risparmia. Mai.

Facciamo un po’ d’ordine

1) No all’acquisto di Alessandro del Piero. Cassano non lo si sostituisce di certo con lui o con Amauri e Toni. Cassano starà fuori solamente per quattro/sei mesi, mesi necessari per sfruttare El Sharaawy e Pippo Inzaghi. In particolare quest ultimo ha un posto Champions da riconquistarsi. Non penso che del Piero tradirà inoltre la sua storia bianconera per fare sei mesi al Milan come un Leonardo qualunque.

2) Errore mettere cinque difensori centrali e quattro attaccanti in lista Champions, soprattutto considerato che, al momento della stilatura, uno di questi (Mexes) era sicuro di saltare due partite. Errore considerando inoltre la caratura delle avversarie, Barça a parte, contro le quali anche in condizioni di estrema emergenza difficilmente verificabili, anche un Ambrosini o un Van Bommel difensori centrali avrebbero fatto la loro porca figura.

3) Con l’infortunio di Cassano siamo aggrappati ancora una volta a Pato. Lo scorso anno ci andò bene, con Ibra in fase calante e successivamente squalificato il brasiliano fu decisivo nel finale di stagione. Scalzare il posto alla corsa e alla velocità di Robinho non sarà comunque facile per lui, quindi mi auguro una prova d’orgoglio. Questa opportunità può essere forse la sua ultima al Milan: c’è un’offerta Chelsea che recita 50 milioni di Euro e – per tale cifra – lo porto io a piedi.

4) Boateng lascia la nazionale. Non credo alle sue motivazioni, quanto al fatto che con l’infortunio di Cassano la società gli abbia fatto delle pressioni per saltare la coppa d’Africa. Novara, Cagliari, Lazio, Napoli, Cesena e Udinese queste le sei partite che avrebbe potuto saltare qualora si fosse recato in Gabon per la competizione. Non penso come già detto che sia un addio definitivo ma che il Boa si “pentirà” appena terminata la competizione e tornerà a giocare nel Ghana. In ogni caso è un colpo che compensa in parte l’assenza di Cassano dato che in quelle sei partite senza Fantantonio e Kevin Prince avrebbe certamente giocato Seedorf.

5) Bandiere e co. Ricollegandomi al capitolo Del Piero, credo che certi giocatori debbano capire quando è ora di smettere di trascinarsi in campo a forza. La sua prestazione contro il Bate è stata qualcosa di indecente. Un giocatore con la sua storia dovrebbe anche avere la dignità di dire basta, invece di irritarsi per non aver avuto il contratto rinnovato prima della fine della stagione. Mi piacerebbe credere che anche per lui sia l’ultimo anno, ma temo che la società ci caschi ancora e rinnovi per un altro anno a “Obama”.

6) Prospettive. Scudetto. Da lì non ci si scosta, con o senza Cassano. La medicina per Gennaio deve rinforzare il solo centrocampo comunque già competitivo così. Montolivo forse in questo momento più che pillola è un farmaco generico, ma potrebbe anche bastare in Italia. Abbiamo salvato un posto da extracomunitario per Ganso (che non arriverà più) – e questo potrebbe farci partire in posizione di vantaggio rispetto alle dirette concorrenti in italia.

Ridimensionamento degli obiettivi senza Cassano?

Antonio Cassano, uno dei migliori se non il miglior giocatore di questa prima parte di stagione, dovrà stare fuori per un periodo di cinque o sei mesi salvo complicazioni. Praticamente la sua stagione rischia di essere finita a Roma. Accertato che quanto successo non lascerà ripercussioni permanenti alla salute dell’ uomo o alla  carriera del giocatore, è arrivato il momento di parlare del futuro del Milan in questa stagione senza il suo mitico 99. L’ Importanza di Antonio Cassano nella prima parte di campionato si può riassumere in 5 punti:

1) Ha permesso alla squadra uno sfruttamento  costante  dell’ ampiezza del campo. Fattore fondamentale visto che la gestione di Allegri tende a concentrare il gioco ad imbuto nella parte centrale di campo. Grazie ai movimenti di Cassano ad uscire partendo da posizione centrale in area di rigore avversaria, sono stati creati spazi molto importanti per l’ inserimento dei centrocampisti  e per gli altri attaccanti.

2) Ha permesso alla squadra di usufruire con frequenza dei cambi di gioco. Molto spesso la palla è passata velocemente dal fronte destro a quello sinistro dell’attacco grazie all’ abilità di Fantantonio di decentrarsi e mettere giù qualunque pallone con semplicità assoluta.

3) Ha permesso di coordinare il movimento e l’inserimento dei terzini e dei centrocampisti nelle zone laterali e centrali di campo. Era lui la fonte di gioco e il cervello della squadra

4) Ha permesso a Ibra e Boateng di avere una marcatura meno rigida nella zona centrale di campo, visto che i suoi movimenti ad uscire partendo da posizione centrale hanno aperto le maglie avversarie che, oltretutto, dovevano vedersela anche con l’inserimento da dietro dei centrocampisti – puntualmente serviti perfettamente con assist straordinari.

5) Ha permesso una capitalizzazione perfetta delle risorse energetiche impiegate dai centrocampisti negli inserimenti. I suoi assist e servizi per i compagni, infatti, erano destinati a trasformare ogni inserimento degli stessi in potenziali occasioni da goal.

Ridimensionamento degli obiettivi del Milan senza Cassano?

Io sono propenso a credere di si, tuttavia ci sono delle alternative tattiche importanti che andrebbero considerate prima di fasciarsi la testa. Le prime 3 che mi vengono in mente:

1) Riportare Ibrahimovic definitivamente al ruolo di seconda punta rinunciando – di fatto – a giocare con la prima punta: questo dovrebbe consentirgli di mantenere stabilmente una posizione decentrata e di allargare gli spazi visto che almeno uno o due uomini li porterebbe via.

2) Riportare Robinho al suo ruolo originale di attaccante esterno di sinistra lasciando definitivamente la trequarti a Boateng o a Seedorf

3) Cambiare gioco inserendo El Sharawi fra i titolari come trequartista dietro a Robinho e Ibra, con Boateng arretrato a centrocampo. Sono convinto che il ragazzo abbia  caratteristiche molto più simili al primo Kaka che non a qualunque altro attaccante e che, con lui, potremmo sfruttare molto bene le ripartenze veloci nella zona centrale di campo. Ovviamente una soluzione di questo tipo partirebbe dal presupposto di riprogettare completamente il tessuto tattico della squadra – e si sa quanto Allegri sia poco propenso alle novità tattiche.

Non prendo, ovviamente in considerazione, l’ idea di tornare al vecchio palla a Ibra, con relativo intasamento della zona centrale perché a me piace il calcio.

Destinazione Monaco – 7° puntata: Ancora pochi verdetti

Triplo Gomez e il Napoli è KO

Nonostante l’inaspettato pareggio con il BATE, a salvarci e qualificarci è il Barça: una tripletta di Messi e un gol di Fabregas stendono il Viktoria Plzen e fanno sì che anche il Milan, per via degli scontri diretti con i bielorussi, possa qualificarsi agli ottavi. Come secondi, presumibilmente: ma non si sa mai, le sorprese nel calcio ci possono sempre essere… Anche il terzo posto UEFA verrà deciso la prossima giornata: a questo punto, spero nel BATE, giusto per far sì di non perdere l’ultima anche volendo.

Andando a ritroso, troviamo il girone G: i campioni della coppa UEFA in carica, il Porto che fu di Vilas Boas, la squadra del calcio spettacolo, rischia di trovarsi a difendere il titolo: finisse così, passerebbero il sorprendente APOEL (sogno recondito di ogni seconda nel girone, e che ce la mandino buona), giustiziere dei lusitani, e lo Zenit, che nell’altra sfida delle 18 di martedì sconfigge 1-0 lo Shakhtar con una rete di Lombaerts. Nel girone F, invece, il discorso si riapre: il pareggio tra Marsiglia e Arsenal riapre la strada al Borussia Dortmund, che con un facile 1-0 (gol di Großkreutz) si sbarazza dell’Olympiakos. Nel girone E, per concludere le gare di martedì, il Chelsea offre con un 1-1 il secondo punto del Genk, mentre il Valencia, sconfiggendolo 3-1 (Jonas, Soldado e Rami).

Mercoledì, invece, troviamo un terzo verdetto che si delinea: la qualificazione del Real Madrid, che, sconfiggendo 2-0 il Lione, fa anche un favore all’Ajax, che ora, dopo il 4-0 alla Dinamo Zagabria, vede sempre più vicino il passaggio agli ottavi. Nel gruppo C, invece, non si può capire chi abbia perso l’occasione: se il Basilea di portarsi al secondo posto ad un punto dallo United (che vince 2-0 col materasso Otelul con un Rooney schierato da quel grande allenatore che è Sir Alex Ferguson da regista, autore del secondo gol) o il Benfica di rimanere al primo posto da solo. Il gruppo B, quello dei cugini, vede la seconda squadra di Milano battere fortunosamente il Lille per 2-1 (tante occasioni sprecate e affanni nel finale), con lo stallo che continua tra Trabzonspor e CSKA Mosca, che fanno 0-0.

Il gruppo A vede l’afflosciarsi dei sogni di gloria europei del Napoli: il 3-2 subito dal Bayern Monaco ha rischiato di essere ancora più tondo, e così era verso la fine del primo tempo (3-0 con una tripletta di Mario Gomez), prima di segnare due gol non con Cavani, non con Lavezzi, ma con il difensore centrale (e panchinaro) Federico Fernandez. Il Napoli è dunque superato dal Manchester City, che sconfigge 3-0 il Villarreal (a segno anche Balotelli).

Le classifiche, dunque, si accorciano: a differenza di altri anni, si dovrà aspettare almeno un’altra giornata, per avere i verdetti. O, almeno, 13 su 16 verdetti: perchè tre squadre ce l’hanno già fatta. Real, Barça…e Milan. Sì, e Milan. La tanto vituperata squadretta.

Il declino del calcio italiano in Europa

Post scritto per gentile concessione di VideoNewsTV e in collaborazione con Football Indesit.

L'Italia al quarto posto nel ranking

Tempi di crisi, non solo economica, non solo a livello di reputazione politica tra gli stati dell’unione. C’è un’altra Italia in crisi, quella del calcio. Un paese che per anni e anni è stato al centro dell’attenzione mondiale a livello di club e che adesso sembra piombato in una caduta sempre più profonda.

C’ERA UNA VOLTAAnni ’80, il calcio italiano, dopo il Mondiale del 1982, diventa un campionato spettacolare. Sono gli anni dei grandi campioni che fecero della Serie A il campionato più bello del mondo. La Juve di Platini, l’Udinese di Zico, il Napoli di Maradona, la Roma di Falcao, Il Pisa di Dunga, il Milan di Van Basten e Gullit, il Verona di Elkjaer.

AL VERTICE DEL RANKING – In due anni, dall’undicesimo posto del ranking Uefa 1983, l’Italia conquistò nel 1986 il primo posto, rimanendoci fino al 1999. Dal 1985 al 2011 l’Italia è stata la nazione, nella storia del ranking Uefa, ad essere rimasta più a lungo nella fascia delle nazioni più potenti d’Europa, per un totale di ben 26 anni. Nessuno ha fatto meglio di noi. L’assoluto prestigio e fama che il nostro calcio si era guadagnato nel corso degli anni ’80, si è tradotto poi in un incredibile dominio nelle coppe europee.

L’EUROPA AI PIEDI DELL’ITALIA – Padroni d’Europa. Nelle 3 principali coppe europee, l’Italia non era seconda a nessuno. Tra la fine degli anni ’80 e per tutti gli anni ’90 l’Italia ha messo a segno record su record. La Coppa Uefa era un affare tutto italiano, nel quale tra l’89 e il ’99, una squadra italiana conquistò il trofeo per 8 volte su 11 tornei, e spesso le finali erano tutte italiane. Record tutt’oggi imbattuto, quello della stagione 1989-90, nella quale un’unica nazione, l’Italia, vinse tutte e tre le coppe europee, con ben 4 italiane in finale. La Juve infatti vinse la Coppa Uefa battendo in finale la Fiorentina, il Milan si portò a casa per il secondo anno di fila la Coppa dei Campioni, dopo il record, anch’esso imbattuto, di vittoria più larga in una finale della massima competizione europea, dell’anno precedente. Il Milan infatti per due volte (4-0 alla Steaua e 4-0 al Barcelona) ha stabilito il record. Infine la Sampdoria, che era stata battuta in finale l’anno prima, conquistò finalmente la Coppa delle Coppe. Da ricordare che l’ultima Coppa delle Coppe fu vinta nel 1999 dalla Lazio, che portò definitivamente a casa il trofeo. In 8 edizioni della Coppa dei Campioni (dall’89 al ’94), una squadra italiana vinse 4 volte il trofeo (3 volte il Milan e una volta la Juventus) centrando la finale in 7 finali su 8 partecipazioni, e nell’unica finale dove non furono presenti squadre italiane, si giocò in Italia, al San Nicola di Bari, nel 1991.

IL DECLINO – La Coppa Uefa, vanto storico del calcio italiano degli anni ’90, è stata il simbolo del declino del nostro calcio nel nuovo millennio. Alla fusione con la Coppa delle Coppe e al cambio di denominazione in Uefa Europa League, la competizione sembra aver perso fascino per i club del nostro calcio, tanto da essere addirittura snobbata inspiegabilmente dalle squadre italiane che vi hanno partecipato. Eliminazioni e figuracce imbarazzanti, con squadre spesso eliminate ai primissimi turni, e che schieravano le formazioni riserve. Pochi i team che hanno tenuto alto l’onore della patria, come il Milan e l’Inter nel 2002, la Lazio nel 2003, il Parma nel 2005 e la Fiorentina nel 2008. Tutte eliminate in Semifinale, tutte con un passato storico nelle competizioni europee. Un’italiana manca in finale dalla vittoria del Parma del 1999.

IL CROLLO NEL RANKING – Questo ha portato lentamente l’Italia a sgretolarsi nel ranking europeo, venendo risucchiata negli anni dalla graduatoria. Per la prima volta dal 1985, alla fine della stagione scorsa l’Italia ha perso la prima fascia del ranking europeo, e al momento si trova al quarto posto, col fiato sul collo del Portogallo e della Francia. Il nostro calcio al momento non potrà più qualificare quattro squadre alla Champions League, ma solo tre. Inspiegabile il trend negativo delle nostre squadre nei preliminari di Champions, dove negli ultimi anni ci sono state situazioni ai limiti del fantascientifico. Chievo e Sampdoria infatti, nell’anno della qualificazione ai preliminari di Champions, sono incredibilmente retrocesse in Serie B al termine della stagione. Il futuro non sembra dei migliori, la crisi è profonda, il calcio italiano in questi anni, a parte la stagione del Triplete dell’Inter, è stato tenuto in piedi in campo europeo solo dal Milan, che ha centrato la finale della massima competizione europea per 3 volte negli ultimi 9 anni. La speranza è che, un campionato così equilibrato come non lo si ricordava dalla stagione 1998-99, possa portare finalmente una ventata d’aria fresca nel nostro calcio in campo europeo, senza lasciare al solo DNA milanista, l’onere di tenere in piedi il nostro onore.

Trovate l’articolo su questi siti: http://www.videonewstv.tv/dblog/articolo.asp?id=847 poi qui  http://football.indesit.com/it/2011/11/01/il-declino-del-calcio-italiano/ e qui http://www.michelebufalino.com/2011/11/02/il-declino-del-calcio-italiano-in-europa/

Sciuponi (anche nei cambi)

E’ un pareggio che lascia l’amaro in bocca quello che probabilmente ci qualifica agli ottavi di finale (a meno di risultati impensabili del Viktoria Plzen stasera) ma che ci costringerà a battere Messi e compagni a San Siro per ottenere il primo posto nel girone di Champions League. E’ un pareggio che va stretto sia per come si è giocato il primo tempo ma che punisce le tante occasioni sciupate (in particolare da Robinho) e la velleità di Abate che spintona un avversario che nulla poteva fare in tale posizione.

Mi lascia particolarmente perplesso l’atteggiamento tattico del primo tempo nella fase offensiva: abbiamo segnato per un errore della loro difesa e non abbiamo chiuso la partita quando potevamo. Non ha aiutato l’arbitro (fuorigioco inventati a Robinho e Thiago Silva, rigore generosissimo)  ma in questi casi non deve essere una scusante dato il divario tra le due squadre. Abbiamo concesso veramente troppo, complice una tattica che personalmente non ho compreso che ha visto tutti i centrocampisti all’arma bianca (compreso Nocerino) tra le linee concedendo spazi alla squadra Bielorussa e soffrendo il pressing alto e il loro contropiede. A proposito di questo mi chiederei cosa ci facesse – seppur fermato in fuorigioco – Thiago Silva lanciato in porta in contropiede con la squadra in vantaggio.

Nel secondo tempo la perdiamo con i cambi dopo il rigore. Appare evidente la differenza tattica tra il Milan prima e dopo l’ingresso in campo di Clarence Seedorf, sia per i continui palloni persi e/o restituiti in difesa dall’olandese, sia per lo scambio di fascia con quel Nocerino che tanto aveva reso bene dall’altra parte del campo. Da quel momento in poi la squadra non ha più avuto occasioni da gol, rischiando anzi di subire il tracollo. Non può non essere un caso che la striscia di cinque vittorie consecutive coincida con le partite in cui l’Olandese non è stato presente. Si era parlato della differenza tra il Boateng di Roma e il pessimo Seedorf: oggi è stata sotto gli occhi di tutti: meno mette piede in campo e meglio è per noi.

Ultimi appunti tattici sui terzini: Taiwo difende troppo accentrato concedendo agli avversari facili sovrapposizioni sulla fascia: va disciplinato su questo e va disciplinato anche in fase offensiva dove molto spesso si concede tiri impossibili invece di passarla all’avversario. Abate invece non mi è sembrato quasi mai in partita, quasi sempre assente quando si trattava di difendere e sovrapporre. Promuovo invece Ambrosini al posto di Van Bommel, ottima la prestazione del capitano che ha concesso all’olandese un turno di riposo.

Avrei anche finito qui l’analisi – se non fosse per la cazzata finale di sostituire Robinho con Ganz. I cambi punitivi vanno bene, ma attento, caro Allegri, a non crederti Napoleone o prima o poi arriverà la tua Waterloo.