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Perché scrivere per rossonerosemper? Perché siamo comunque il primo blog milanista della rete. Chi vuole proporsi lo faccia secondo la linea del blog, ovvero quella di un sito libero e indipendente che non può e non deve compiacere nessuno. Non vi preoccupate se le vostre idee hanno una linea diversa da quella che avete letto finora nel blog – incoraggio personalmente il pluralismo di idee ma non scoraggio chi continua barricandosi dietro ad un personaggio (il filosocietario, l’antisocietario, l’allegriano, il berlusconiano di ferro) che continua ad interpretare anche quando i fatti vanno contro la sua logica. Se non appartenete a questa ristretta schiera siete invece i benvenuti qualunque sia il vostro pensiero – non perdete questa grande opportunità di promuovere voi stessi. Tutte le collaborazioni sono da intendersi a titolo gratuito.

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Riflessioni a freddo su Milan-Chievo

Capitan futuro?

Pato non è partito capitano. Sembrerà banale ma è stata per la prima volta violata la regola della “fascia a chi ha più presenze tra quelli in campo”. La fascia è andata invece a Thiago Silva, forse il capitano del prossimo futuro. Non so quanto in questo possano influire le voci di mercato riguardanti entrambi i brasiliani (non è un segreto che il 33 sia nelle mire del Barça, si è parlato anche di clausola nell’affare Ibra) o quanto sia semplicemente una punizione per la pessima partita contro il Barcellona del brasiliano col numero sette. Pura curiosità, se il criterio fosse stato quello dell’anzianità senza il calcolo delle presenze la fascia sarebbe andata ad Ignazio Abate che esordì in rossonero nel lontanissimo 2004 con il Celta Vigo in Champions League.

Se i soliti malfidenti avevano attribuito a squadre scarse la vittoria col Palermo e avevano cercato appigli col Parma salvo poi dover tacere ritirandosi nell’angolino col Catania, quattro indizi fanno ormai una prova. Solamente il più ottuso dei tifosi “non evoluti” può invece arrivare a negare che il vero Milan sia quello dopo la prima sosta e che ora si stia attraversando un periodo “fortunato”. Sei vittorie in sette gare (di cui l’unico pari rapinato, nel vero senso della parola) fanno tremare chi sta davanti e continua a fare il finto umile vivendo tutto come se fosse un miracolo: ci troviamo in una specie di fastidioso limbo che ci fa risultare troppo forti per l’Italia ma non ancora all’altezza di Real e Barcellona per l’Europa – ma non per questo bisogna rinunciare alla vittoria nella massima competizione Europea. E’ evidente che a meno di un nuovo calvario di infortuni lo scudetto prenderà la strada di Via Turati e che se non lo vinceremo sarà probabilmente perché non ci è stato fatto vincere. A proposito di questo è stato aperto il tavolo della pace a Roma per il 14 Dicembre – non gli daremo il 2012 per rimborsarli del 2006, vero?

Rispetto alla formazione che ha battuto 4-0 il Catania ci sono stati sette cambi. Solamente Abate, Thiago Silva, Ibrahimovic e Aquilani sono stati schierati in entrambe le gare. Si sta forse creando un nucleo di titolari imprescindibili che non può non vedere l’11 e il 33 (e ai quali aggiungerei anche Boateng che saltò quella gara per squalifica) e dei comprimari che gli ruotano attorno proprio come fa il Barcellona con Xavi, Messi e Iniesta. Il miglior segnale di questo è comunque il fatto che il miglioramento non è avvenuto per i mezzi tecnici dei giocatori ma, oltre il miglioramento della condizione, finamente per accorgimenti tattici come quella del ritorno del pressing alto per non far ripartire l’azione avversaria. Segno che forse dopo la partita della Juve, come in quella notte dello scorso anno a Madrid, qualcosa si è mosso e Allegri non ha più quella carta bianchissima che gli è stata concessa in altre occasioni. Continuo comunque a pensare che il suo rinnovo può e deve essere collegato alla vittoria del tricolore, arrivare dietro a Bonucci, Pepe e Marchisio sarebbe uno scandalo.

Spettacolo rossonero

Si torna alla vittoria con identico risultato dell’ultima gara casalinga di campionato (4-0) contro il Catania, un secondo tempo giocato solo per contratto, un possesso palla che rasenta il 70% che oltre ai quattro gol segnati (con traversa) ci porta i tre punti che ci proiettano ad uno solo dalla Juventus capolista (che comunque, anche se non ha segnato 22 gol nelle ultime 7 gare realizzando 19 punti su 21 gioca meglio per motivi non precisati, vero?). E’ il bilancio di Milan-Chievo 4-0 che forse spiega, ancora meglio, perché tra noi e il Barcellona oggi c’è un solo gol di distanza. Questo Milan vale tranquillamente al giorno d’oggi la copia italiana dei catalani e la distanza è quella che c’è tra i due campionati. Ma per il resto le goleade rifilate in casa rimangono uguali: cambia solo l’avversario da Malaga a Parma, da Saragozza a Palermo, da Betis Siviglia a Catania.

Vorrei porre inoltre ulteriore attenzione sulla formazione che è scesa in campo nella gara odierna: non un giocatore dei “senatori”, di quelli – per intenderci – scesi in campo a Manchester o ad Atene. Il capitano era Thiago Silva (gran gol – a proposito), l’uomo con più presenze con questa maglia Pato. Insomma è forse il segno di un ricambio finalmente completo anche in un centrocampo che, contrariamente alle critiche, non è più solamente fisico ma sa imporre il proprio gioco anche in fase di possesso palla cosa che con i mediani dello scorso anno era in grado di fare molto meno e l’ha fatto grazie ai due tanto criticati acquisti Nocerino e Aquilani. L’immagine migliore per raccontare la partita rimane forse il pressing alto di Ibrahimovic al portiere mentre si era in vantaggio per 4-0 nel secondo tempo nonostante una doppietta, segno di una mentalità cambiata in meglio, la mentalità delle squadre vincenti.

Note negative della partita il solito Pato che nonostante un gol facile è apparso lontano dal pallone e macchinoso nelle giocate e i cross fuori misura per tutta la gara dei due terzini. Non capisco inoltre, se si vogliono sviluppare i propri giocatori, perché non si è dato spazio nel secondo tempo a Taiwo (perché oggi neanche in panchina?) ed El Sharaawy già dall’inizio della ripresa. Il segreto di un Milan veloce in cui tutto funziona è ovviamente l’assenza della mummia col numero dieci dal centrocampo a interrompere le ripartenze della squadra e la trequarti lasciata a Kevin Prince Boateng con Nocerino libero di agire sulla propria fascia nel ruolo di mezzala sinistra. Le prospettive sono riassunte invece nel postpartita di Ibrahimovic che alla domanda del giornalista Sky “cosa vi manca per raggiungere la Juve?” si fa una sonora risata. Mi chiedo invece come sarebbe la classifica oggi se non fossimo andati a giocare a Torino in un momento di pessima forma e con l’11 e il 27 appena rientrati. In caso di Juventus – Milan contro la squadra delle ultime sei gare, l’asfaltata gobba appare come una certezza inevitabile.

MILAN-CHIEVO 4-0 (Primo tempo 4-0)
MARCATORI: Thiago Silva all’8’, Ibrahimovic al 16’, Pato al 33’, Ibrahimovic al 44’ del p.t. su rigore.
MILAN (4-3-1-2): Amelia; Abate, Yepes, Thiago Silva, Antonini; Aquilani, Van Bommel, Nocerino; Boateng (dal 16’ s.t. Emanuelson); Pato (dal 32’ s.t. El Shaarawy), Ibrahimovic (dal 23’ s.t. Robinho )(Roma, Bonera, Ambrosini, Seedorf). All.: Allegri
CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino; Frey, Jokic, Mandelli (dal 23’ p.t. Acerbi), Cesar; Luciano (dal 1’ s.t. Hetemaj), Rigoni (dal 16’ s.t. Vacek), Bradley; Sammarco; Pellissier, Thereau (Puggioni, Dramè, Moscardelli, Paloschi). All.: Di Carlo
ARBITRO: Guida; assistenti Vuoto e Marzaloni
NOTE: Spettatori 40.891 per un incasso di 1.163.479,42 euro. Ammonito Luciano per gioco scorretto. Angoli 7-1 per il Milan. Recuperi 2’ p.t., 2’ s.t.

Avanti e non molliamo

San Siro, ore 20.45. Un rigore non dato per mano di Barzagli, una squadra che segna dopo l’azione più pericolosa della Lazio (che ha preso anche un palo conKlose) e il bel gioco di Conte che sfocia in novanta minuti di catenaccio-e-contropiede puro. E’ il bilancio di Lazio-Juve che ci costringe a inseguire ancora i bianconeri per quanto date alcune decisioni arbitrali il campionato sembri ormai indirizzato in una direzione. Con l’Udinese che ha battuto la Roma e il Napoli che si è fermato a Bergamo i tre punti di stasera sono d’obbligo per tornare, quantomeno, al secondo posto considerato un calendario più agevole rispetto a quello degli uomini di Conte. Non voglio tuttavia pensare a un ritorno di arbitraggi stile pre-Calciopoli e sono pienamente convinto che se facciamo il nostro possiamo battere anche il quattordici bianconero. Una vittoria ci consentirebbe quindi di sorpassare la Lazio che, proprio in questo periodo, anche l’anno sorso cominciò il suo calo e di ri-agganciare i friulani al secondo posto aumentando inoltre la distanza sulla quarta a sette punti. Resto tuttavia convinto che a meno di continui arbitraggi surreali a favorire la compaggine bianconera, con quindici punti nelle prossime cinque gare saremmo in testa.

Si è parlato ieri su Dagospia di un esonero dell’allenatore a fine stagione, ipotesi che personalmente mi auguro qualora si continui su questa via. Difficile però che la voce possa ritenersi attendibile almeno dopo la gara col Barcellona (ne abbiamo viste di gare tatticamente molto più sbagliate di quella coi catalani), per cui sognare non costa nulla – ma con cautela. Col Chievo rienterà a tutti gli effetti Boateng dalla squalifica di due giornate, mentre non ci saranno né Nesta (fuori fino a fine 2011), né Abbiati (infortunio alla spalla) e forse nemmeno Seedorf. Ritornerebbe quindi titolare Bonera al centro della difesa con Thiago Silva, Abate e Antonini agiranno sulle fasce mentre Ambrosini a centrocampo sostituirà Van Bommel (errore lasciarlo in panca al posto dell’olandese contro il Barcellona?) con Aquilani – Nocerino e Boateng dietro a Ibra e Robinho.

Chiave tattica della partita il fatto che risulterà ovviamente molto diversa da quella di tre giorni fa anche se la stanchezza potrebbe comunque farsi sentire. Il Chievo presumibilmente mirerà come tutte le piccole al solito catenaccio e contropiede contando sulla velocità di Pellissier a cui sarà affidato il peso dell’attacco insieme a Paloschi. Data la poca consistenza dell’avversario l’attenzione sarà quindi tutta sulla condizione mentale – ovvero il vedere come enterà in campo una squadra rinfrancata dalla coscienza di avere un solo gol di differenza tra se stessi e i migliori. Niente primi tempi come quello di Lecce, per favore – se però il Boa se la sentisse di farci ancora lo show del secondo è ovviamente sempre ben accetto.

Questo Barça non è la storia del calcio. Pato svogliato, Ibra ritrovato e gli scenari di mercato.

Inutile chiedersi i motivi della sconfitta di mercoledì sera, o meglio inutile girarci intorno: “quelli là” erano comunque troppo forti nonostante ce la fossimo giocata alla pari. C’è invece da chiedersi se il calcio dei catalani vada invece preso a modello e la squadra portata nell’olimpo tra le più grandi di sempre. Sono convinto personalmente che a questo Barcellona manchi ancora qualcosa: non penso che ad alto livello nel calcio si possa vincere sempre tralasciando completamente la fase difensiva, schierandovi il più delle volte due o tre centrocampisti – andrebbero cancellate le teorie di cento e più anni di storia del calcio. Penso che invece i catalani traggano vantaggio dai benefici di quel campionato sempre più falsato che è la Liga dalla legge Beckham in poi: possono permettersi come il Real Madrid il meglio – e se non si interverrà presto la forbice tra queste due e le altre si allargherà sempre di più. Possono permettersi di lasciare andare due giovani ricomprandoli a caro prezzo una volta diventati campioni da un’altra parte (Pique e Fabregas), di svendere i propri campioni (Eto’o prima e Ibra poi) e di fare colpi a caro prezzo ogni anno, mal che vada finiscono in panchina – operazioni che una società italiana oggi non può permettersi. Cosa farebbero Galliani e Berlusconi in condizioni simili? Non lo so, ma in condizioni leggermente più difficili sono arrivati quattro scudetti e tre champions League in sette anni. Penso quindi che questo Barça emerga quindi nella mediocrità generale che viene creata dal concentrare buona parte dei campioni in circolazione in due sole squadre. Per entrare nella storia gli manca inolte una statura morale (anche se ad alcuni dei suoi giocatori manca anche quella materiale): ricorrere alle scorrettezze delle provinciali con continui tuffi a terra e simulazione di infortuni quando si vince di misura può capitare in una grande squadra, non in quelle che passano alla storia. Una notazione, infine, puramente tattica: questo Barça in un big-match ha il doppio del possesso palla ma non il doppio dei tiri in porta rispetto all’avversario – insomma ha bisogno di più passaggi rispetto a chi incontra per creare un tiro in porta. Pregio o difetto?

Abbiamo tutti negli occhi la pessima prestazione di Pato nella gara di mercoledì sera. Se fino a poco tempo fa si diceva di aspettare la crescita del ragazzo, ora il tempo di tale attesa deve necessariamente finire. Non vedo come Pato possa cambiare la propria testa e non finire tra quei campioni dalle enormi potenzialità mai mostrate per la scarsa voglia di giocare, quindi, francamente mi augurerei una cessione il prima possibile. Il valore del Papero è stato stimato in 40 milioni di Euro secondo le offerte da Londra, Transfermark lo stima invece a 34. Materiale comunque buono per incassare un alto ricavo dalla cessione abbinato ad una cospicua plusvalenza considerato il valore di mercato al quale è stato acquistato nel 2008 (22). Penso che sarà usato subito come pedina per arrivare al prestito di Tevez o – magari – come eventuale saldo per l’acquisto di Balotelli (lasciandoci anche qualche soldo in cassa). Come side-effect probabilmente si è garantito il rinnovo Antonio Cassano anche se non so se potrà tornare il giocatore visto nella prima parte di stagione. Ritornando al papero ha forse ora l’ultima occasione: in squadra troverà due esempi da seguire per esplodere e garantirsi la permanenza in rossonero: quelli di Abate e Boateng che sono cresciuti gradualmente fino a diventare il più forte terzino destro e il più forte trequartista della Serie A. E pensare che proprio per l’acquisto del Ghanese qualche “purista” aveva storto il naso due anni fa, chissà se con quel colpo di tacco ha cambiato idea…

Ibrahimovic si è sbloccato anche con una grande in una partita importante di Champions League. Dopo l’assist nel 2-2 al Real Madrid e il gol annullato contro il Tottenham in questa edizione ha sempre segnato in tutte e quattro le gare disputate. Al Milan ha una media di 0,64 gol a partita corrispondenti a sette gol in undici presenze in Champions League. Gliene sono bastate la metà per superare i sei gol in nerazzurro in ventidue gare mentre già alla seconda ad Amsterdam aveva pareggiato i tre in bianconero. Il mito dello svedese assente nella massima compezione europea è quindi forse tipicamente manciniano, anche a fronte di quanto (non) fatto vedere dal Manchester City in questo girone. Lo svedese ha bisogno di una punta che gli corra intorno per valorizzarne le caratteristiche sue e altrui con assist e sponde, ruolo che finora sta ricoprendo egregiamente Robinho e ruolo che non avevano né Cruz, né Crespo, né Adriano nei suoi trascorsi nerazzurri e né Trezeguet in quelli bianconeri. Ibrahimovic sta vivendo forse le sue migliori stagioni proprio perché sotto la gestione tattica di Allegri si è progressivamente abbandonato lo schema “palla a Ibra” utilizzato in parte da Guardiola anche a Barcellona. Difficile vedere questo soprattutto per chi dalla sponda povera di Milano continua a vivere di pregiudizi dettati dal passato sul numero undici rossonero.

Lo scorso Agosto non pensavo che si potesse colmare il Gap col Barcellona in un solo mercato, alla luce delle prime due sfide dirette col Milan dell’era Guardiola ho cambiato idea e stimato tale gap in 2-3 giocatori. Il primo dilemma riguarda la fascia sinistra dove l’inguardabile Zambrotta non può più pretendere una maglia da titolare, successivamente il ruolo di mediano attualmente occupato da Mark Van Bommel (Ambrosini riserva – entrambi via a fine stagione) e infine un uomo di qualità per sostituire Clarence Seedorf e relegare a riserva Alberto Aquilani. Servono comunque dei campioni e non dei mezzi giocatori come l’ex romanista: rimane quindi il problema di acquisire giocatori buoni, a basso prezzo e inserirli in squadra beffando lo strapotere economico della Liga. O forse vanno valorizzate le due alternative che già abbiamo in casa: Taye Taiwo e Mathieu Flamini lasciando così spazio alla crescita dei giovani Vilà, Strasser e Merkel. Se infatti è facile sostenere la necessità degli acquisti, è molto difficile alle regole attuali trovare nomi da proporre che possano poi realmente concretizzarsi.

Destinazione Monaco – 8° puntata: Nove qualificate

Il Valencia travolge il Genk 7-0

La giornata di Champions è stata, come prevedibile, catalizzata dalla sfida tra le due squadre più forti d’Europa (Real e Bayern sono pari a noi, se non persino sotto). Su di essa concedetemi solo una breve riflessione: con il gioco, con la velocità, con la sfrontatezza, il Barça – sì, l’imbattibile squadra di marziani – può essere messa in serie difficoltà. Se poi si ha una difesa in giornata no e che combina cappellate ogni due per tre, è un altro discorso. Ma ci può stare, dai: abbiamo riperso il punto immeritatamente, si deve dire, preso all’andata. Ma sia una dimostrazione: per dare problemi a Messi e compagni, non serve l’anticalcio. Non siamo come loro.

Tornando al resto della giornata di Champions League, com’è consuetudine quando i ragazzi giocano di mercoledì, inizio a ritroso, vale a dire dall’altro ieri e dal nostro gruppo: nel girone H, a vincere la sfida dei poveri è sorprendentemente il Viktoria Plzen, che batte 1-0 in trasferta il BATE Borisov con un gol di Bakos in una partita giocata quasi tutta in attacco dai bielorussi. Ma il girone H è l’unico già tutto deciso: nel gruppo G, invece, il discorso sembra riaprirsi, grazie allo 0-0 tra Apoel e Zenit e al 2-0 in trasferta nei minuti finali del Porto sullo Shakhtar. 9 punti per l’Apoel capolista, solo uno in più dello Zenit e due in più del Porto. Ma gli incroci dell’ultima giornata, uniti al 2-1 con lo Zenit con cui si presentarono alla prima giornata, danno una certezza: la bella favola dei ciprioti continuerà anche agli ottavi.

Nel gruppo F, invece, c’è già un verdetto, vale a dire la qualificazione dell’Arsenal, che ha già anche la certezza del primato, dopo aver battuto per 2-1 il Borussia Dortmund con una doppietta di Van Persie (per il Borussia gol di Kagawa). Borussia, gemello spento in Champions della squadra che sabato ha riaperto la Bundesliga battendo il Bayern Monaco, che ha solo da sperare di vincere contro un Marsiglia che ha ancora il suo posto Champions in pericolo e sperare che l’Arsenal onori l’ultima giornata battendo l’Olympiakos, per conquistare un posto in Europa League (gli scontri diretti la tagliano fuori dagli ottavi: e, con le italiane che stanno facendo bene, avremmo almeno un po’ d’ossigeno). Il Marsiglia sciupa la possibilità di andare ad insidiare il primato all’ultima giornata perdendo 1-0 col ritrovato Olympiakos: greci che ora hanno ancora qualche possibilità di ottavi, se vincono e il Marsiglia non vince o pareggiano e i francesi perdono con almeno due gol di scarto. Il gruppo E vede il Valencia travolgere 7-0 il povero Genk: 7 gol che potrebbero essere fondamentali ai fini della classifica avulsa, in caso di pareggio con il Chelsea – che sciupa tutto perdendo 2-1 col Bayer Leverkusen – passerebbero gli spagnoli e, comunque vada col Genk, i già qualificati tedeschi.

Per quanto riguarda il gruppo D, il Real continua con il percorso netto travolgendo 6-2 la Dinamo Zagabria (a cui va comunque dato il merito di aver segnato i suoi primi due gol in questa edizione, seppur a risultato già chiuso), mentre lo 0-0 tra Ajax e Lione fa ancora ritardare la matematica qualificazione degli olandesi: ma attenzione, una larga vittoria del Real sui lancieri (che hanno segnato tutti e 6 i loro gol alla Dinamo) e un’altrettanto larga vittoria del Lione sui croati potrebbe riaprire il discorso differenza reti. Ma è difficile, sarebbero dei 3/4 a 0 difficili da ottenere all’ultima giornata. Ciò che sorprende del gruppo C è che ad essere prima – e qualificata – non è il Manchester United ma il Benfica, che blocca sul 2-2 gli uomini di Ferguson. Prevedibile vittoria, in contemporanea, del Basilea sull’Otelul Galati, che comunque, quando il discorso sembra già chiuso, riesce a riaprire l’incontro segnando in quattro minuti i suoi primi due gol in casa. Svizzeri che, se fossero quelli dell’andata, rischierebbero di battere il Manchester United, sbattendolo incredibilmente in Europa League.

Arriviamo ai primi due gruppi, quelli delle italiane. E cominciamo dalla seconda squadra di Milano che, mentre la prima lotta strenuamente contro i campioni d’Europa, rischia la figuraccia pareggiando 1-1 con il Trabzonspor (e la squadra di Trebisonda ha diverse occasioni per passare in vantaggio): eppure, i soliti giornaletti l’hanno fatta passare come una grande impresa, tacendo della prestazione e citando solo il passaggio diretto come prima in un girone ridicolo per la fu Coppa dei Campioni. Nell’altra sfida del peggior gruppo dell’anno, il Lille batte il CSKA e va ad insidiare pericolosamente il possibile passaggio del turno da parte dei turchi, seconda sorpresa dell’anno insieme all’Apoel. L’italiana che invece fa l’impresa è il Napoli: con una doppietta di Cavani (che, con mio sommo rammarico da fantaallenatore, segna solo in Champions’), inframmezzata da un gol di Balotelli, supera il Manchester City e fa un altro passo avanti per la qualificazione. Ma c’è ancora un altro scoglio: nonostante il Bayern abbia già giurato di giocarsela con i Citizens, Lavezzi e compagni dovranno comunque battere il Villarreal per avere la certezza della qualificazione. Spagnoli che comunque, soprattutto senza Rossi, non sono questa gran cosa: peggio di loro, in questa fase a gironi, solo la Dinamo Zagabria (persino l’Otelul ha fatto meglio).

Ecco, in conclusione, un prospetto sulle nove già qualificate agli ottavi:
Sicuramente prime: Bayern (A), Inter (B), Real Madrid (D), Arsenal (F), Barçelona (H)
Posizione da decidere: Benfica (C), Bayer Leverkusen (E), APOEL (G)
Sicuramente seconde: Milan (H)
Per quanto riguarda le sette squadre rimanenti, praticamente matematica la qualificazione dell’Ajax, molto probabili, viste le circostanze, anche quelle del Napoli e, se non si addormenta, del Marsiglia. Due risultati su tre per Trabzonspor, United e Zenit: i riflettori dell’ultima giornata, dunque, saranno su Chelsea-Valencia, due grandi del calcio europeo a contendersi un unico posto.

Video Tributo a Kevin Prince Boateng

Oggi sicuramente il post dev’essere dedicato a un calciatore che quest’anno sta dimostrando ancora di più rispetto all’anno scorso la sua importanza per i colori rossoneri: Kevin Prince Boateng
Per lui e per voi ho preparato questo filmato tributo con tutti i suoi gol nel Milan. Buona visione.

Il video è disponibile anche su youtube in HD a questo indirizzo

A testa altissima

Forse una sconfitta salutare, forse come all’andata un risultato che non rispecchia i valori visti in campo. Stavolta col Barça ce la giochiamo alla pari e a fare la differenza è un rigore che aleggia tra il dubbio e il generoso sul solito tuffo di Xavi. Siamo riusciti a mettere comunque in difficoltà la più forte squadra europea. Da questa partita ne usciamo quindi rafforzati con un Ibra ritrovato anche nelle gare che contano e con la consapevolezza che a parte le due milionarie spagnole agli ottavi quest anno ce la possiamo giocare veramente con chiunque.

Meglio il secondo tempo del primo anche se forse il cambio Robinho-Pato è stato un vero e proprio suicidio. Se lo svedese ha segnato e si è reso protagonista il brasiliano è risultato infatti lontano dal gioco e totalmente assente pagando forse qualcosa nel finale. Abbiamo forse concesso qualcosa di più con il pressing alto e una linea di difesa fuori dall’area ma abbiamo messo a nudo tutte le debolezze del Barça. Se la palla arriva a centrocampo i marziani la nascondono e non te la fan più vedere, ma pressandoli alti è difficile anche per loro portare palla a centrocampo. Abbiamo mostrato una via diversa di mettere in difficoltà i catalani che non è quella del catenaccio ad oltranza ma è quella già fatta vedere da Wenger all’Emirates l’anno scorso.

Note dolenti della serata lo Zambrotta del primo tempo e anche un Aquilani che nonostante un buon campionato finora è parso totalmente inadatto ad una gara del genere. Seedorf ha fatto una grande partita ma alla distanza ne ha risentito, verso la fine questo ha portato la squadra stanca a ricorrere più volte al lancio lungo. Non mi è piaciuto nemmeno Nesta che rispetto all’andata è stato molto meno efficace in copertura concedendo molto di più a Messi (che è dovuto ricorrere a un rigore inesistente per segnare il primo gol in Italia). Promossi Van Bommel, Boateng e soprattutto Ignazio Abate che dopo la prova Cristiano Ronaldo passa a pieni voti anche la prova Lionel Messi.

Andiamo quindi agli ottavi come seconda (e con le inglesi probabilmente in seconda fascia) rendendo inutile l’ultima gara di Champions (fino a Febbraio saremo per lo scudetto nelle stesse condizioni della Juventus) e con la consapevolezza che se non pescheremo Madrid avremo grosse possibilità di passaggio del turno. Tra Barça e Milan non c’è quella voragine che ci si aspettava ci fosse, se solo pensiamo che il gap visto due anni fa con la seconda squadra di Milano nella fase a gironi era stato molto più evidente probabilmente in questa coppa possiamo dire qualcosa e non accontentarci di un quarto di finale se va di culo.

MILAN-BARCELLONA 2-3 (1-2)
MARCATORI: 14′ (aut.) Van Bommel (B), 20′ Ibrahimovic (M), 31′ pt (rig.) Messi (B); 9′ Boateng (M), 18′ st Xavi (B)
MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Nesta (21′ st Bonera), Thiago Silva, Zambrotta; Aquilani, Van Bommel (27′ st Nocerino), Seedorf; Boateng; Robinho (1′ st Pato), Ibrahimovic. (Amelia, Antonini, Ambrosini, Emanuelson). All. Allegri
BARCELLONA (3-3-1-3): Valdes; Puyol, Mascherano, Abidal; Xavi, Busquets, Keita; Fabregas (35′ st Pedro); Thiago Alcantara (46′ st Dos Santos), Messi, Villa (23′ st Sanchez). (Pinto, Piquè, Maxwell, Fontas). All. Guardiola.
ARBITRO: Stark (Ger)
NOTE: Serata abbastanza fredda, terreno in buone condizioni. Spettatori: 78.927. Ammoniti Aquilani (M), Nesta (M), Messi (B), Van Bommel (M), Puyol (B), Abidal (B), Mascherano (B), Zambrotta (M). Angoli: 4-3 per il Milan. Recupero: 3′ pt; 4’st.

Senza paura

San Siro, ore 20.45. Non fosse questo avversario sarebbe la classica partita di Champions League di cui frega poco o nulla perché tanto siamo già qualificati. Non può essere una partita normale quando a San siro andrà in scena quello che ho visto ribattezzare ieri come “il derby del mondo“, titolo azzeccatissimo per la partita tra il club più titolato al mondo e quella che tra un mese lo diventerà. Non è comunque una finale perché per chi perde ci sarà un cospicuo paracadute costituito dalla qualificazione già avvenuta tre settimane fa agli ottavi di finale che consentirà di giocare a mente libera questa gara senza vedere eventuali fantasmi in quel di Plzen. Non c’è quindi l’aria da dentro o fuori – si giocherà soprattutto per lo spettacolo e per misurarsi contro quella che almeno fino a quattro anni fa era la migliore squadra al mondo.

PUNTI DI FORZA: rispetto alla partita di settembre loro sono gli stessi, noi siamo cresciuti. Se si è usciti dal Camp Nou con un 2-2 in extremis (ma il 2-1 catalano era viziato da punizione inesistente) con una formazione rimaneggiata, si può e si deve tentare il colpaccio casalingo senza alcun timore reverenziale. Una vittoria metterebbe il Milan in posizione privilegiata anche per quanto riguarda la vittoria finale. Se il vincitore dovrebbe comunque essere tra Barcellona e Madrid sicuramente il target rossonero si alzerebbe ad almeno una semifinale. Se come è probabile soccomberemo questo non vuol comunque dire che non ce la si possa giocare con altre squadre che non siano le due spagnole.

ASSENZE E TATTICA: al Barça mancheranno Alves e Iniesta, giocheranno Maxwell e il canterano Cuenca al loro posto. Sarà quindi Abate a dover valorizzare l’assenza del brasiliano spingendo sulle fasce che i catalani ci concederanno. Bisognerà farli attaccare per farli scoprire e poi lanciare il contropiede velocemente con Pato tra i due centrali. Importante in questo senso anche l’inserimento di Boateng che è stato col suo infortunio l’ago della bilancia della gara d’andata, tra i primi venti minuti di un buon Milan che avrebbe potuto anche segnare più di un gol e il dominio catalano nel resto della gara. Il Barcellona giocherà presumibilmente a ritmo elevato, quindi non possiamo permetterci un Seedorf in campo oggi dove risulterebbe molto più utile la corsa di Robinho, Nocerino e Boateng. Non schiererei quindi nemmeno Ibrahimovic per lasciare spazio alla coppia Pato-Robinho – ma chissà che la sua personalissima vendetta contro Guardiola non spinga lo svedese a sbloccarsi, finalmente, in una gara di CL che conta. In fondo Zlatan prima di venire al Milan non aveva mai segnato da ex, e ha già fatto gol in successione ad Ajax, Juventus e Inter…

Milan: Abbiati; Abate, Nesta, Thiago Silva, Zambrotta; Boateng, Van Bommel, Seedorf, Aquilani; Pato, Ibrahimovic. A disp.: Amelia, Antonini, Nocerino, Ambrosini, Emanuelson, Robinho. All. Allegri
Barcellona: Valdes; Puyol, Mascherano, Piqué, Maxwell; Xavi, Keita, Fabregas; Cuenca, Messi, Pedro. A disp.: Pinto, Fontas, Afellay, Thiago, Montoya, Adriano, Sanchez. All. Guardiola

E’ Carlitos?

Forse non avrà la faccia da Milan ma pare che per il primo acquisto di gennaio sia cosa fatta. Sono solamente sensazioni, confermate comunque anche da Bronzetti che ha affermato nella giornata di ieri che Adrianone nostro abbia già dato la sensazione di aver concluso un contratto importante per Gennaio. L’affare dovrebbe essere appunto Carlos Tevez, probabilmente in prestito a tappare il buco lasciato da Cassano (e da El Sharaawy che sarà girato a qualche squadra nella prossima sessione di mercato).

Tevez si trova ora in un City dove con Aguero, Dzeko e Balotelli fatica a trovare spazio – motivazione che spingerebbe, appunto, i blues, ad una importante cessione. Ne ha parlato lo stesso Carlitos in una intervista domenica scorsa dicendo – peraltro – di essere ricercato anche dall’Inter (che non credo comunque interverrà nel mercato di Gennaio). Sarebbe forse il sostituto naturale di Cassano: una seconda punta in grado all’occorrenza di trasformarsi in trequartista o uomo assist anche se non sarebbe eleggibile per la Champions League non avendo già giocato col Manchester City contro il Napoli.

Aspettiamo e vediamo: dopo l’affare Fabregas è meglio non illudersi ulteriormente. Potrebbe capitare infatti che tutto tramonti e si prenda poi un altro argentino: quello che gioca nel Catania. Una scelta che non mi piacerebbe affatto.

Ci ammanettiamo anche noi?

Probabilmente Mourinho al posto di Allegri le manette in quel di Firenze le avrebbe mostrate molto prima del gol annullato a Seedorf, in particolare al rigore negato per fallo di mano di Vahlon Behrami. Mazzarri lo vedo invece più incatenato fuori dallo stadio per protesta della rapina delle squadre del nord contro le grandi del Sud. Scherzi a parte è impossibile parlare della partita di sabato sera prescindendo da quanto è accaduto in campo. Non si può fare finta di niente e affermare che una squadra che si è vista negare tre calci di rigore e un gol buono, col portiere avversario migliore in campo, avrebbe dovuto vincere lo stesso perché “gli errori alla fine si compensano”.

Fino alla sosta avevamo avuto un solo rigore a favore, due settimane fa, contro il Catania, rigore peraltro evidente e con una mancata espulsione. Troppo poco per giustiificare la pericolosità della squadra e i suoi 23 gol segnati – quindi con molti palloni scodellati in area avversaria. Eravamo partiti infatti già penalizzati a Napoli (ricordate il fallo da rigore di Cannavaro e Pato abbattuto in contropiede?) e, successivamente, nella gara interna con l’Udinese ci è mancato un penalty netto nel finale. Poi a Lecce tre gol irregolari dei salentini con la simulazione di Corvia in modo evidente e Giacomazzi lontano da tutti a segnare il 3-2. Pensavamo che col Catania le acque si fossero calmate invece a Firenze è successo il fattaccio.

A dire la verità ci avevano provato anche lo scorso anno (ricordate Cesena?) ma Galliani si divorò letteralmente Braschi al primo tentativo. Quest anno è invece stato solamente silenzio. Le sensazioni che mi balenano nella testa sono essenzialmente due: la prima vuole il Milan impegnato più sulla Champions League che sul torneo nazionale (ne sapremo molto di più di questo dopodomani sera), la seconda vuole un campionato forse indirizzato a tenere in alto la Juventus (ricordate l’arbitraggio di Verona?) come risarcimento a quanto subito nel 2006. Una ipotesi che personalmente mi farebbe ribrezzo: dopo esserci fatti rubare due scudetti sul campo e i quattro successivi persi in campionati falsati dai tribunali non ci sto a farmi derubare, ancora, per la terza volta, dai postumi di calciopoli.

E allora in un campionato in cui Moratti ricusa gli arbitri e si vede elargire un fuorigioco bonus contro il Cagliari (come l’anno scorso…), Mazzarri piange anche quando riceve favori tanto vale usare anche noi il metodo Mourinho, ovvero quello di mettere pressione all’arbitro in modo tale che, qualora questo sbagli, sappia che non potrà farlo nel silenzio come avviene finora quando l’errore è contro di noi. Se in fondo con Benquerença funzionò, potrebbe andare bene anche per il Mazzoleni di turnova bene lo stile, ma fessi no!

Corsa a due?

Del nostro pareggio ne approfitta solamente la Juventus che si sbarazza di un Palermo con la stessa facilità e lo stesso risultato da noi fatto dopo l’ultima sosta. Cade l’Udinese a Parma, forse il risultato più sorprendente. Si è creata comunque una spaccatura importante tra le prime quattro e le successive dieci. Scivoleranno probabilmente giù Udinese e Lazio ma non so prevedere se e quando risaliranno Roma e Inter.

Le partite da qui alla prossima sosta saranno la chiave: la Juve avrà fuori casa Lazio, Napoli, Udinese e Roma, in casa Novara e Cesena. Noi Chievo, Genoa, Bologna, Siena e Cagliari. E’ facile immaginare che con un’altra serie di cinque vittorie consecutive potremo passare di nuovo il Natale davanti.

Non so fino dove possa arrivare questa Juve continuando a giocare con gli stessi undici e spendendo per questo molte energie fisiche per questo ad ogni partita. L’effetto coppe sarà “sospeso” tra Dicembre e Febbraio, per noi addirittura – forse – già da giovedì mattina. Insomma giocano bene ma non hanno nemmeno per dire, vinto cinque gare a fila segnando in queste 18 gol. Possono dare fastidio ma niente brutte sorprese, perdere da questi a fine stagione sarebbe una sconfitta tattica. Di quelle che faccio fatica a digerire.

Comunque ottimista

Era la partita più difficile da qui alla fine del girone di ritorno e ne usciamo comunque a testa altissima. Per la prima volta non concediamo praticamente nulla, dominando il primo tempo e soffrendo ma senza crollare nella seconda parte di ripresa. Il gol a dire la verità l’avremmo anche segnato ma non si sa per qual motivo l’assistente del sig. Mazzoleni ha preferito annullare, probabilmente anche lui stupefatto della possibilità che Clarence Seedorf potesse aver saltato un difensore avversario ritrovandosi solo davanti a Boruc.

Seedorf è stato comunque una delle note dolenti della serata. E’ ovvio che non si poteva fare altrimenti – non do la colpa ad Allegri di averlo schierato – ma ha rallenato una manovra che questa sera è sembrata leziosa oltre ogni modo proprio come quella del Barcellona al Camp Nou contro di noi. Non siamo ancora pronti per segnare a difese schierate: dobbiamo fare della velocità il nostro punto di forza, velocità che stasera si è vista veramente poco. Abbiamo sfruttato molto le fasce ma quasi sempre a vuoto dato che molto spesso nessuno al centro seguiva l’azione dei terzini. Ibrahimovic non ha corso come sempre aspettando che la palla gli finisse addosso invece di cercarsela come già fatto con Catania e Roma. Nonostante questo oltre al gol annullato portiamo a casa un tiro a fil di palo di Nocerino e un palo netto preso da Pato.

Valuto l’inserimento del ragazzo positivo anche se ha a volte ostacolato la manovra. Avrei comunque preferito vederlo in campo nel finale con Robinho e Ibrahimovic a giocare lontano dalle punte come nella gara contro il Catania ma martedì c’è quell’altra partita e forse era meglio non rischiare. Al Barça ci penseremo da domani, stasera il campionato dice che perdiamo la ghiotta occasione di sopravanzare la Lazio e rischiamo il controsorpasso Juventino (con la gara di Napoli da recuperare). Resto tutto sommato ottimista – se questa era la gara più difficile da qui alla fine del girone di ritorno ne usciamo comunque bene e possiamo cominciare a rosicchiare punti alle inseguitrici dalla prossima in poi (a proposito i prescritti hanno recuperato due punti, ma poco me ne importa).

Dalla prossima gara infatti il nostro destino in Champions League sarà deciso, potremo concentrarci solamente sul torneo italiano e, fattore da non dimenticare, rientrerà Kevin Prince Boateng. Insomma il pari di oggi mi rende più ottimista di una eventuale vittoria rocambolesca come Roma o Lecce proprio per il ritorno della solidità difensiva là dietro. Ricette per il futuro: lasciar attaccare di più gli avversari per punirli in velocità sfruttando gli spazi, meno leziosità e più concretezza nella manovra, corsa e inserimenti sui cross. Per quanto riguarda la società invece è ora di farsi sentire: va bene non parlare di arbitri, ma a tutto c’è un limite.

FIORENTINA-MILAN 0-0
FIORENTINA (4-3-1-2): Boruc; De Silvestri, Gamberini, Nastasic, Pasqual; Behrami, Montolivo, Munari (Kharja dal ’18’ s.t.); Lazzari; Cerci (Silva dal ’1’ s.t.), Gilardino. (Neto, Romulo, Camporese, Salifu, Babacar). All: Rossi.
MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Nesta, Thiago Silva, Antonini; Aquilani, Ambrosini, Nocerino; Seedorf (Emanuelson dal ’28’ s.t.); Ibrahimovic, Robinho (Pato dal ’25’ s.t.). (Roma, Bonera, Yepes, Van Bommel, Inzaghi). All: Allegri.
ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo.
NOTE – Spettatori 20.271, incasso 654.705,20; abbonati 13.024, quota abbonati 228.889,49. Ammoniti Aquilani e Behrami per gioco scorretto. Angoli 2-3. Recuperi: 0’ p.t.; ’4’ s.t.

A Firenze in Barça (con un Pato in più)

Artemio Franchi, ore 20.45. Sulla carta è una gara agevole come tutte quelle che ci separano da qui alla fine del girone di ritorno. La Fiorentina prima della sosta era in crisi nera, ha esonerato l’allenatore Mijailovic per sostituirlo con Delio Rossi. Arriviamo da cinque vittorie di fila in campionato e a Firenze vinciamo ininterrottamente da quattro stagioni col Franchi che si presenta quindi come un campo quindi tutto sommato agevole per noi.

Eppure mercoledì c’è l’altra partita, quella che serve per confrontarsi ancora col meglio d’Europa per l’atto finale dopo il pareggio del primo tempo rimediato in extremis da Thiago Silva. La testa sarà inevitabilmente , con probabile turnover nella gara di stasera. Ecco perché anche con qualche cambio una vittoria può essere importante dato che – oltre a mantenere dietro Juventus e Napoli, ci permetterebbe di nuovo di tornare in testa alla classifica per una notte qualora la Lazio non riesca ad espugnare il San Paolo (pioggia permettendo – vero Bigon?).

A Firenze non ci sarà Boateng che sconta la seconda giornata di squalifica (ricorso ritirato da Galliani) mentre rientrerà Pato che contro la Fiorentina ha sempre giocato e segnato. Partirà però dalla panchina così come Inzaghi (El Sharaawy viene lasciato ancora una volta a casa) dato che in campo la coppia Ibra-Robinho dopo la gara contro il Catania non si tocca. L’emergenza rimane quindi a centrocampo dove Emanuelson sarà chiamato ancora una volta dal primo minuto nel ruolo di trequartista (dovrebbe vincere il ballottaggio con Seedorf) davanti ad Aquilani, Nocerino (che rientra dalla squalifica) e Ambrosini che partirà davanti alla difesa al posto di Van Bommel. Difesa pressoché titolare che vede Antonini partire a sinistra (contro il Barça ci sarà li Zambrotta?) e Abate a destra con Nesta e Thiago Silva al centro.

Prospettive per stasera: più importante forse non prendere gol rispetto alla vittoria. Abbiamo incassato dieci gol nelle prime quattro trasferte della stagione, non siamo mai riusciti a non prenderne uno lontano dalle mura amiche. Se non vogliamo ritornare la squadra di Leonardo è assolutamente necessaria una inversione di tendenza in questo senso. Ah, poi ovviamente c’è Pato. Personalmente mi sono stufato di scrivere interminabili paragrafi su questo giocatore per cui mi limiterò ad uno “Sveglia!“. Ora non abbiamo più bisogno di Paperi immaturi: abbiamo bisogno di Cigni.

Notizie dal Mondo – 15° puntata

L'uomo dei ricorsi

Nazionale al quirinale: uno degli italiani più rappresentativi a livello internazionale incontra un uomo anziano. Napolitano, dopo Pirlo, ha poi incontrato anche il resto della squadra.

Nazionale al quirinale: Napolitano commosso dal discorso di Buffon. Non piangeva dall’ultima poesia di Sandro Bondi

Scudetto 2006: il TNAS si dichiara competente, poi cambia giudici e si dichiara incompetente. Berlusconi ha chiesto subito di spostare al TNAS i propri processi.

Scudetto 2006: si apre un tavolo della conciliazione. Moratti porterà alla cena un cartone di vino.

Petrucci “non so se sia giusto assegnarlo all’Inter, ma le regole sono state rispettate“. Un po’ come al processo Meredith.

Moratti “Sto con Petrucci, il calcio torni uno sport“. Sperando, per lui, che sia Wrestling.

(Attenzione: prima che finiate di leggere questo post Agnelli avrà fatto altri tre ricorsi)

Trapattoni qualificato ad Euro 2012. E senza nessuno che gli desse una mano.

Blatter: “il razzismo nel calcio non esiste“. (non ho aggiunto niente – fa già ridere così)

Eto’o fa scioperare il Cameroon per 1.500 Euro. Com’era quella del razzismo?

Uscita l’autobiografia di Ibrahimovic: leggendola al contrario si trovano insulti a Guardiola. Come dite? Non c’è bisogno di leggerla al contrario?

Esce anche un libro su Inter-Barcellona 3-1. Erano tredici anni che non uscivano più libri di Lupin III

(tra gli autori troviamo anche il telecronista della nazionale Repice. Com’era quella dell’Inter fan club RAI?)

Continua ad aumentare lo spread tra i BOND italiani e i BTP tedeschi. Ora sono più distanti dell’Inter dal primo posto in classifica.

Le differenze tattiche fra il Milan 2010-11 e 2011-12

Il Milan rispetto allo scorso anno ha cambiato faccia tattica – grazie a Dio, aggiungo io. Non se ne poteva veramente più di quel gioco scarso, sterile, anti estetico dello scorso anno. Avessimo avuto una squadra normale lo scorso anno avremmo perso il campionato perché, giocando da provinciale, se non hai chi ti risolve le magagne con le giocate individuali dei campioni non vai da nessuna parte. Entriamo nel dettaglio dei punti di rottura rispetto allo scorso anno:

1) Movimento dei terzini: I terzini rispetto a prima non sono bloccati e partecipano attivamente alla costruzione del gioco. In fase di non possesso fanno pressing vicino alla linea di centrocampo, coperti, quando questo accade, dal movimento delle mezzali o dei mediani (a seconda di chi gioca) che scendono. In fase di possesso cercano soventemente il palleggio con i centrali e con i centrocampisti: questo permette abbastanza bene il controllo del pallone anche nelle zone esterne del campo. Da notare la differenza di movimenti fra il terzino destro e quello sinistro nelle proiezioni offensive. Abate difficilmente cerca il fondo esterno destro: più probabile cerchi il cross dalla trequarti o il taglio verso il vertice esterno dell’area piccola – quando questo avviene il mediano o la mezzala destra si allarga sensibilmente e copre la fascia. A sinistra invece il movimento del terzino rimane verticale lungo la fascia per dare supporto alla seconda punta di sinistra.

2) La partecipazione alla creazione del gioco dei centrali. A differenza dello scorso anno i centrali partecipano molto di più alla costruzione della manovra e l’ azione parte di più dalla nostra metà campo. Questo permette una manovra meno frenetica e più ragionata, oltre che un possesso di palla con un senso: serve infatti ad ottimizzare il movimento di terzini, seconde punte e mezzali.

3) I centrocampisti. Il rinunciare a giocare con i 3 mediani ha permesso prima di tutto una fluidità diversa in mezzo al campo e soprattutto un’organizzazione diversa del pressing. Più intelligente, basso, meno dispendioso e più efficiente nel favorire le ripartenze. Il modo di giocare cambia ovviamente a seconda dei giocatori che scendono in campo: con Aquilani e Nocerino come esterni del centrocampo a tre la squadra è equilibrata e risulta avere il giusto mix di caratteristiche: Nocerino non è proprio una mezzala e l’ impostazione passa più da Aquilani. Con Seedorf e Aquilani c’è squilibrio: c’è meno velocità e la linea del pressing si abbassa assieme alla posizione dei terzini anche se aumenta (o dovrebbe aumentare) la qualità del possesso.

4) La prima vera rivoluzione dallo scorso anno è costituita dalla regia. La regia della squadra non è a centrocampo ma in attacco con Ibraimovic e con Cassano prima e Robinho poi nelle vesti di rifinitori in zone diverse di campo. Sono loro che da posizione avanzata dettano l’ inserimento e il movimento dei compagni. Giochiamo senza una prima punta centrale vera ma con due seconde punte più il trequartista (che talvolta diventa attaccante esterno) che interagiscono per uno-due veloci con i quali possono mandare a rete i compagni.

5) La posizione di Ibrahimovic è più arretrata di una quindicina di metri e soprattutto più defilata. Questo evita l’intasamento degli spazi al centro e contribuisce a portare via l’ uomo per l’ inserimento dei compagni.

6) La seconda grande rivoluzione riguarda la posizione della seconda punta. Defilata sulla sinistra a sfruttare gli spazi nelle ripartenze, a raccogliere i cambi di gioco e a giocare con i compagni che s’inseriscono centralmente.

Sinteticamente il gioco del Milan ha guadagnato i sospirati 50-60 metri per dare fiato alla sua manovra che i più esperti avevano richiesto a gran voce lo scorso anno quando la manovra si concentrava in 15 metri. Con l’accantonamento della posizione della prima punta il gioco è diventato più orizzontale – nel senso che che viene sfruttata l’ ampiezza del campo per mandar a rete il compagno.

Questi cambiamenti a dire il vero non sono arrivati in maniera indelebile: in diverse partite abbiamo giocato da cani riproponendo alcune cose raccapriccianti viste per gran parte della scorsa stagione. Gli infortuni ci hanno dato una mano, soprattutto quello di Gattuso, senza il quale sarebbe stato difficile vedere Aquilani a destra e Nocerino a sinistra oltre a un pressing strutturato tanto intelligentemente per aprire gli spazi.

Sinteticamente la differenza il milan attuale e quello dei tre mediani sta nella maggiore qualità del palleggio e, soprattutto, nell’intelligenza del pressing: viene sempre congegnato per permettere ripartenze veloci. Riguardando i goal fatti in questa stagione se ne possono trovare diversi venuti a seguito di un pressing importante e diligente nelle giuste zone di campo per dare metri alle seconde punte. In particolare con Cassano la ripartenza prevedeva un contropiede più manovrato, mentre con Robinho abbiamo visto delle ripartenze veloci palla al piede con partenza larga a convergere al centro.

Il risultato di questi cambiamenti ha permesso di segnare con facilità tre-quattro goal a partita contro gli uno-due dello scorso anno, di ottimizzare meglio le risorse della rosa e di centrare – o quasi – il fatidico 100% di rendimento della rosa che non abbiamo quasi mai visto lo scorso anno. Finalmente sfruttiamo abbastanza bene il campo e siamo in grado di utilizzare le ripartenze. A livello difensivo, interessante il movimento delle mezzali che scendono a ridosso della nostra metà campo permettendo una certa facilità di diagonale e accentramento ai terzini.

Insomma, in poche parole, diamo l’ idea di essere allenati come un top club d’ europa e non come una provinciale.

Più che azzurro, un celeste

Si decide dopo 2′ nella fredda notte romana l’amichevole tra Italia e Uruguay quando Fernandez improvvisato attaccante date le assenze di Suarez e Forlan insacca dietro a un incolpevole Buffon approfittando di una ingenuità difensiva. Davanti si fa vedere solo Balotelli che rimane quasi fondamentale per una squadra che priva di Rossi e Cassano perde il 50% del proprio talento.

Il gol mette in discesa la partita per l’Uruguay che fa del difensivismo il suo credo difensivo con interventi al limite della regolarità (nemmeno fosse la finale mondiale) che portano in dieci la celeste a un quarto d’ora dalla fine della gara. E’ stato fermato soprattutto Pirlo e – guarda caso – la qualità del gioco è drasticamente calata (dove sono le vedove?). Siamo stati affidati quindi soprattutto alle iniziative di Balotelli e di un Osvaldo che – personalmente – mi vergognerei a portare agli Europei viste le nostre alternative là davanti (magari con la maglia dell’Udinese e due volte capocannonieri della serie A).

Meglio il 4-3-3 rispetto al 4-4-2 per una italia che nel secondo tempo con le due occasioni di Pepe (56′) e Balzaretti (78′) meriterebbe forse qualcosa di più. Ma l’attacco rimane comunque disordinato anche con l’inserimento di Pazzini (chi l’ha visto oggi?). A centrocampo De Rossi e Montolivo sono stati praticamente tagliati fuori dal gioco – un po’ poco per due che dovrebbero impostare l’azione per le punte. Pepe ha dato in particolare quella velocità che Montolivo non dava proponendosi in fase offensiva. Forse abbiamo anche trovato un po’ di sfortuna, ma non sempre è festa – o meglio – non sempre capita di giocare con Polonia, Estonia, Faroe e Irlanda del Nord: da qui a giugno c’è ancora molto lavoro da fare. Consigli? Nocerino e Aquilani al posto di Pirlo e Montolivo hanno dato qualità al centrocampo rossonero: chissà che non possano far lo stesso anche in quello azzurro. Se Pirlo fino a cinque anni fa era la cura, ora è la malattia.

ITALIA-URUGUAY 0-1
MARCATORE: Fernandez al 3’ p.t.
ITALIA (4-2-3-1): Buffon; Maggio, Ranocchia, Chiellini, Balzaretti; De Rossi, Pirlo, Marchisio (dal 37’ s.t. Pazzini); Montolivo (dal 1’ s.t. Montolivo); Osvaldo (dal 20’ s.t. Matri), Balotelli. (De Sanctis, Sirigu, Abate, Criscito, Ogbonna, Nocerino, Thiago Motta, Aquilani). All. Prandelli.
URUGUAY (4-4-2): Muslera; Caceres, Lugano (dal 1’ s.t. Coates), Godin, A. Pereira; M. Pereira (dal 47’ s.t. Scotti) , Perez (dal 6’ s.t. Eguren), Arevalo, C. Rodriguez (dal 39’ s.t. A. Gonzalez); Cavani, Fernandez (dal 38’ s.t. Alfaro). (Silva, Coates, D. Rodriguez, Egueren, Lodeiro, Ramirez, Suarez). All. Tabarez.
ARBITRO: Duarte Nuno Pereira (Por).
NOTE: spettatori 42.000 circa, incasso 308.000 euro. Ammoniti Caceres, Lugano, Cavani, Balotelli, Muslera, Chiellini. Al 35’ s.t. espulso A. Pereira per doppia ammonizione. Recupero: 2’ p.t., 5’ s.t.

UN CASO TUTTO ITALIANO – Non possiamo non dedicare due righe alla vicenda con cui il TNAS si è dichiarato prima competente a decidere sul ricorso Juventus poi ha dovuto subire dopo tale episodio un cambio del presidente – ufficialmente per “motivi personali” fino alla giornata di ieri in cui hanno sconfessato se stessi. Ci dicano allora chi è competente a punire una squadra che indossa uno scudetto per motivi di “onesta, correttezza e lealtà sportiva” che è risultata non avere da una relazione di un procuratore federale che se presentata in tempo avrebbe portato pene analoghe a quelle di Lazio e Fiorentina alla seconda squadra di Milano oltre al privargli dei successivi titoli che mai avrebbe vinto se sanzionata come le altre. Questa è in fondo la giustizia sportiva italiana, giustizia in cui lo stesso tribunale arriva a negare una sentenza da sè emessa nell’arco di tre mesi, una giustizia che ha punito solo alcuni colpevoli ma non tutti. Ma in fondo forse è meglio per tutti che quell’asterisco rimanga sempre lì, imperituto a macchiarli per sempre. E quando ci chiederanno “perché?” racconteremo la storiella delle intercettazioni scomparse e uscite solo a scampato pericolo e di quei tifosi che si sono fatti scudo di un cadavere per difendere un titolo che mai sul campo avrebbero vinto.