Milan – Cagliari: LIVE!

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CI SONO PARTITE CHE POSSONO DECIDERE UNA STAGIONE, PARTITE CHE TI CONSEGNANO ALLA STORIA, PARTITE DOVE UNA VITTORIA O UNA SCONFITTA PUO’ CAMBIATE TUTTO. PRIMA DI QUESTE C’E’ MILAN – CAGLIARI, IL POSTICIPO DELLA PRIMA DI RITORNO. SEGUITELO CON NOI, DOMENICA SERA, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER – IL BLOG DEI MILANISTI!

Milan – Cagliari: Lasciamoci tutto alle spalle

Il Faraone dovrebbe partire titolare

Come superbamente descritto ieri da Nicco nel suo editoriale, la settimana che, attraverso il 3-1 con la Lazio, ci ha accompagnati dalla fine del girone d’andata all’inizio di questo ritorno è stata molto travagliata. Il punto principale, ovviamente, è stato la questione Maxi Lopez – Tevez. Ma non parliamone oltre, se volete saperne di più vi rimando al post di Nicco di ieri o anche a questa fantastica ricostruzione di Di Marzio. Sì, sembra il migliore dei thriller, ma è la realtà: in quarantacinque minuti tante cose possono cambiare, nell’immaginifico mondo del calciomercato. Ma, del resto, Nocerino non è arrivato in un quarto d’ora?

Ma, come ho scritto nel titolo, l’obiettivo di Allegri in questo prepartita deve essere aiutare la squadra ad allentare la pressione mediatica causata dal caso-Tevez. Bisogna lasciarsi tutto alle spalle, il mercato non deve condizionare questo che è un momento topico del campionato. Perchè ora, in questo mese di scontri diretti con le grandi (Lazio, Napoli, Udinese) dobbiamo costruire uno scudetto che una squadra come il Milan non dovrebbe fallire. E rimediare agli errori dell’andata, quando, in quelle partite che ho citato, sono arrivati quattro miseri punti corredati da imbarazzanti prestazioni difensive. È pur vero che allora eravamo pieni di infortunati da ogni parte: ma oggi non stiamo certo meglio. Oltre ai lungodegenti Cassano e Gattuso e a Pato, non saranno della partita Boateng, Flamini, Aquilani, la new entry Merkel, passato direttamente dal campo all’infermeria, e Thiago Silva, out per un’infiammazione all’inguine: che c’entri anche qua la Satta? Ciò che deve cambiare dev’essere soprattutto la mentalità: a gennaio non possiamo permetterci i cali di concentrazione di settembre. Certo, abbiamo tre giorni di riposo in meno rispetto al Cagliari, ma una squadra che ha la vocazione al doppio impegno non dovrebbe sentirli.

Per quanto riguarda il nostro undici, Allegri ha preferito non annunciare la formazione completa, glissando sull’eventualità di un utilizzo di El Shaarawy in un tridente con Robinho ed Ibra: “E’ possibile, ma vedremo”. Sembra certo, più che altro per la mancanza di alternative: Seedorf, in assenza di Merkel, sembra destinato a venire dirottato a sinistra, mentre un ulteriore utilizzo di Emanuelsson dietro le punte metterebbe l’allenatore livornese a rischio linciaggio da parte della tifoseria. L’olandese, finalmente inquadrato come terzino, siederà in panchina, insieme al suo collega di ruolo Mesbah: con tre attaccanti di ruolo più Seedorf in mediana, Allegri preferisce Antonini – meno terrificante in fase di copertura, seppur anche lui prettamente inguardabile – rispetto all’algerino, che ha dato prova in Coppa Italia di giocare più da ala. Non lo biasimo.

Per il resto, davanti ad Abbiati, la difesa sarà completata da Abate, Nesta e Mexes, mentre il centrocampo – se Ambrosini, come sembra probabile, non recupererà dalla febbre, sarà presidiato dall’autore del gol del pareggio di Coppa Italia, insieme a Van Bommel e Nocerino. Capitan Ambrosini sembra comunque destinato alla panchina, dove siederà accanto ad Inzaghi. Pippo, pur non utilizzato in Coppa Italia, è pronto a scalpitare per un posto da subentrato – conoscendo i ritmi di Allegri nei cambi, ciò dovrebbe avvenire intorno al 92°. In panchina anche Maxi Lopez, ma personalmente non sono così sicuro che possa entrare.

Per i ragazzi, dunque, un canonico 4-3-1-2. Schema scelto anche da Ballardini: e c’è da stare attenti, perché, se la difesa dei sardi non sembra un granché (da segnalare ancora Ariaudo out, giocherà Astori), dalla mediana in poi le cose cambiano, e di molto. Dessena e Nainggolan in mediana insieme a Conti, pronti a supportare Cossu sulla trequarti e in attacco Ibarbo (in forma strepitosa) e Larrivey, il quale, essendosi ricordato da qualche settimana di essere un giocatore di calcio e non un ruminante per i campi di mezza Italia [dovrebbe essere successo, dicono alcune fonti, dopo un’intossicazione da erba sintetica a Novara], è pronto a deliziare con i suoi colpi da maestro del calcio anche la platea di San Siro, a scapito del neoacquisto Pinilla, destinato ad accomodarsi in panchina, almeno all’inizio.

Ma, Larrivey o no, calciatori o schiappe, Maxi Lopez o Tevez, cene di Galliani o no, mercato o no, nuovi arrivi o no, grandi nomi o no, poco ci deve importare. Queste sono le partite da vincere. Nonostante tutta questa pressione, nonostante un arbitro come Brighi (con cui abbiamo vinto solo due volte in 7 precedenti, e che non è mai stato benevolo nei nostri confronti), le dobbiamo vincere. 

MILAN – CAGLIARI, San Siro, domenica 29 gennaio, ore 20.45
MILAN: Abbiati; Abate, Nesta, Mexes, Antonini; Seedorf, Van Bommel, Nocerino; El Shaarawy; Ibrahimovic, Robinho. (Amelia; Mexes, Mesbah; Emanuelsson, Ambrosini; Inzaghi, Maxi Lopez). All. Allegri.
CAGLIARI: Agazzi; Pisano, Agostini, Astori, Canini; Dessena, Conti, Nainggolan; Cossu; Ibarbo, Larrivey. (Avramov; Gozzi, Perico; Ekdal, Ceppellini; El Kabir, Pinilla). All. Ballardini.
Arbitro: Brighi (Nicoletti, Musolino; Candussio).

Una settimana al MAXImo!

Se quella che volge al termine fosse stata una settimana normale, staremmo qui a parlare di cose consuete. Parleremmo prima di tutto del turno di Coppa Italia, che ha visto il Milan superare la Lazio a S.Siro grazie al ritrovato El Sharawy, grazie ad un Seedorf finalmente su buoni livelli e grazie al solito Ibrahimovic, che viene chiamato in causa anche quando bisognerebbe lasciarlo a riposare. Parleremmo sicuramente del neo-acquisto Mesbah, che sembra finalmente aver colmato le tante lacune presenti sulla fascia sinistra, dimostrando nella gara contro i biancocelesti di avere gamba, personalità in zona difensiva e persino un bel piede al cross. Insomma, un bel mix di capacità che sicuramente gli consentiranno di far bene da qui in avanti e potrebbero farlo diventare un ottimo giocatore se le saprà far fruttare al meglio. Avremmo sicuramente parlato anche della maledizione del centro-destra, non quello politico ma quello in mediana; anche Merkel infatti, chiamato di corsa da Genova per sostituire i tanti infortunati di quel ruolo, viene colpito dalla catastrofica maledizione, rimediando un trauma distorsivo al ginocchio destro che lo terrà fuori almeno per 30/40 giorni. Nuove prospettive di mercato? Si, può essere, ed eventualmente avremmo parlato anche di quelle, perchè restare per un mese circa con il solo Seedorf o a limite Emanuelson a poter ricoprire quel ruolo così delicato, mette i brividi a tutti.

Questi i temi principali che avremmo affrontato se la settimana fosse stata normale. Invece di consueto e abitudinario questi ultimi giorni hanno avuto ben poco. Il duello a distanza Maxi Lopez-Tevez ha animato giornalisti, operatori di mercato, gufi e tifosi, costringendo tutti a stare sulle spine senza sapere il vero stato delle cose. A spuntarla, nella serata di ieri, è stato Maxi Lopez, che dopo una settimana passata tra una camera d’albergo e una palestra (sempre dell’albergo) ha finalmente saputo che sarà lui il prossimo attaccante del Milan. In realtà ha dovuto soffrire fino all’ultimo il buon Maxi, visto che Galliani ha trattato per tutto il pomeriggio di ieri con i dirigenti del Manchester City arrivando a formulare l’ennesima offerta: prestito fino a Giugno, con riscatto in caso di cessione di un altro attaccante; qualora ciò non fosse accaduto, avrebbero rinnovato il prestito per un altro anno esercitando un eventuale diritto nel 2013. Lo sceicco traballa, Tevez è pronto a partire per Roma, Maxi è pronto a sfasciare camera da letto e forse anche la sede del Milan… ma non succede niente di tutto questo. Lo sceicco ancora una volta rimane fermo, barricato dietro le proprie opinioni costringendo forse Tevez a rimanere a Manchester fino a Giugno. A che pro? Non lo sappiamo, chiedetelo a lui, che sicuramente è quello che avrà più da perdere da questa scelta.

E così alle ore 19.15, con soli 15 minuti di ritardo rispetto alle promesse, Galliani deposita il contratto di Maxi Lopez che diventa ufficialmente un nuovo giocatore del Milan. La grande trattativa di mercato per Tevez finisce qui? Questo è impossibile da dire, visto che le proposte vanno e vengono e le idee non scarseggiano. L’impossibilità di avere Tevez e Lopez tutti e due al Milan di fatto non c’è, dato che il parco attaccanti non è così ampio come può sembrare. Se dalla lista ufficiale cancelliamo infatti i nominativi di Cassano (purtroppo), Inzaghi, perchè se non ha giocato in coppa Italia giovedì difficilmente riuscirà a vedere il campo in altre occasioni e Pato (la sua scarsa intesa con Ibra lo rende sempre di più un’incognita), gli unici utilizzabili per le tre competizioni sono Ibrahimovic, Robinho (non dimentichiamoci la freddezza sotto porta) ed El Sharawy, che comunque andrebbe dosato per non farlo crescere troppo in fretta. Dunque lo spazio per Maxi e Carlos insieme c’è? Si, certo, e non sarebbe nemmeno sbagliato tutelarsi con due attaccanti che potrebbero passarsi il testimone tra campionato e coppa. Ma il mercato non lo facciamo noi, non lo fanno le folle, lo decidono i singoli e quindi la palla passa ancora una volta nelle loro mani e nelle loro menti.

Sta di fatto che la settimana più traballante del mercato non è ancora finita, e il mercato di riparazione chiude Martedì 31 alle 19.00. Questo il termine ultimo, e fino ad allora tutte le strade sono aperte e tutti i telefoni sono attivi. Perchè il Milan degli ultimi anni ci ha abituato a colpi last-minute, e chissà se anche questa volta non arrivi un bel pacco dell’ultimo secondo, magari dall’Argentina. Siete tutti avvisati…meglio non farsi trovare impreparati per lo sprint finale.

Milan – Lazio 3-1: Up & Down

Up

Seedorf se la ride "poi ti do quei 50 € per l'8 in pagella"

Le previsioni del tempo: mi avevano detto martedì che questa domenica a Milano è prevista neve. Devo dire che fino a ieri sera non ne avevo compreso il motivo, poi i gol contemporanei di Cissè e Seedorf nella stessa partita me lo hanno fatto capire.

Sebastian Giovinco: il centrocampista del Parma ha compiuto nella giornata di ieri ben 25 anni. Ma nonostante questo a Gardaland entra ancora gratis.

Philippe Mexes: ha confermato nel postpartita quanto detto da Bizzotto in telecronaca. “Si, Allegri durante la partita mi chiama Filippo. Così Inzaghi si incazza ancora di più

Hernanes: La punizione conquistata a fine primo tempo lo ha qualificato direttamente a Londra 2012. Sfiderà la Cagnotto nel trampolino da cinque metri.

Robinho: non possiamo non menzionare la risposta del numero 70 alla provocazione lanciata dal sito ufficiale dell’inter tramite l’intervista a Chivu. Il rumeno ha infatti giurato di non venire mai al Milan scatenando la reazione immediata di Robinho: “deo gratias

Zlatan Ibrahimovic: 20 gol in 21 partite in stagione – ma non è questo il motivo. Il motivo è la risposta a Frank Matano delle Iene. “Perché sei vestito da cameriere? Perché arriva tua sorella!

Down

Robinho con lo scaldacollo al primo gol. Reja grida allo scandalo

Clarence Seedorf: Grandissima risposta alla prima domanda dell’inviato Rai Stefano Mattei nell’intervista a metà gara. “Finora attacchi più bravi delle difese“. “Eh?

Andre Dias: finita improvvisamente ieri sera la carriera del difensore brasiliano della Lazio. Dopo essere stato puntato, dribblato e saltato da Clarence Seedorf, è probabile che abbia perso il posto da titolare. In ogni squadra di A, B e Lega Pro.

La NextgenCup: non è un trofeo organizzato da UEFA e FIFA, ma all’Inter piace pensarlo avendo pagato in soldoni il loro invito. Spunta fuori appena si pensa che la stagione sia andata a donne di facili costumi – ed è spuntata fuori anche ieri sera nell’editoriale di Scarpini per condire la minestra ai tifosi facendogli pensare di avere il settore giovanile più forte d’Italia. Nonostante le sette pere prese dal Tottenham.

Daniele De Rossi: sempre più forti e pressanti gli indizi che lo vedrebbero a Milano nella prossima stagione. Dopo che gli è stato chiesto da un suo amico come arrivare allo stadio per poterlo vedere in campo lui ha risposto: “allora da Gobba tu prendi la verde, cambi a Loreto prendendo la rossa, poi scendi a piazzale Lotto…

Stefano Bizzotto: Per il cronista dell’Under 21 Rai, indubbiamente una grande serata. Prima urla al gol di Seedorf in occasione della marcatura di Robinho, poi, successivamente urla ancora al gol nel secondo tempo quando El Sharaawy spara a lato. Sono questi i momenti in cui rimpiangi che la coppa Italia non l’abbia Sky…

Eddie Reja: intervistato nel dopopartita ha accettato il risultato con la consueta imparzialità e signorilità. “Si, anche oggi abbiamo giocato meglio e abbiamo perso per colpa dell’arbitro. E non mi riferisco solamente al terzo gol, ma anche al primo: Robinho era in campo con uno scaldacollo chiaramente vietato dalle regole FIFA per cui la sua presenza in campo è irregolare e quel gol andava annullato.

Milan – Lazio 3-1: ancora semifinale

Tornerà anche in Tim Cup il derby d’Italia – dopo ben dieci anni di assenza. Il Milan nonostante la presenza dei soli titolari Ignazio Abate, Mark Van Bommel e Antonio Nocerino asfalta la Lazio per tre reti ad uno guadagnandosi il pass per la seconda semifinale consecutiva della coppa nazionale. Nonostante il risultato concediamo infatti subito il gol d’apertura alla squadra minore della capitale con Abate che lascia colpevolmente solo Cissè come già accaduto con l’ex-principe di Milano nel derby ma la colpa è da attribuirsi probabilmente ad un raddoppio errato di Bonera su Rocchi.

Il Milan reagisce subito con un 1-2 in velocità che porta prima Robinho al gol su assist di Merkel quindi Clarence Seedorf al raddoppio che puntando Andre Dias insacca nel sette alle spalle di Marchetti. Sono comunque gli attacchi durante la partita ad avere la meglio sulle difese con Amelia chiamato più volte a delle parate decisive – tra cui segnaliamo quella al 21′ del primo tempo su colpo di testa di Gonzales. Nel secondo tempo Ibrahimovic la chiude partendo da posizione quantomeno sospetta, comunque ininfluente ai fini del risultato finale – così come è ininfluente quanto avvenuto al 62′ quando Dias rifila un pugno in area di rigore a Mark Van Bommel, da regolamento calcio di rigore a nostro favore ed espulsione del Laziale – ma nessuno vede e segnala nulla. In fondo i rigori ce li regalano no?

Le note positive della gara di oggi arrivano anche dal centrocampo – con Mark Van Bommel tornato finalmente ad alti livelli con continuità, Nocerino che nonostante non tocchi i picchi di inizio stagione fa comunque il suo e Alexander Merkel che riesce a garantire quella velocità che mancava. La coppia davanti sembra appunto improntata a raccogliere proprio sfruttando quest’arma le giocate di Clarence Seedorf, a cui va riconosciuto il merito di una grande partita da trequartista, allargandosi su tutti i fronti d’attacco e non concedendo punti di riferimento alla difesa avversaria scambiandosi anche di posizione più volte durante la gara. Robinho ed il faraone (migliore in campo oggi) funzionano anche senza Ibra – e questo è un chiaro avvertimento alla maglia numero sette: ci sono almeno tre attaccanti in questa squadra che per impegno e valore tecnico attuale meritano più di lui il posto da titolare in questa squadra. Non saprei invece giudicare la prestazione odierna di Mesbah, per cui chiedo a voi pareri sulla prestazione dell’algerino – mentre non ho bisogno di farlo per giudicare assolutamente insufficiente la prova di Daniele Bonera, peggiore in campo per distacco.

Dalla fredda serata di Milano ne usciamo quindi con una semifinale in tasca e la certezza di una rosa forse più profonda di quanto pensiamo, ricordando certe formazioni al limite del semiprofessionismo scese in campo nella coppa nazionale negli anni scorsi. A differenza degli altri anni c’è forse però un passo avanti nel gioco – la squadra non si esprime ovviamente ai livelli dell’undici titolare ma è qualcosa di molto più lontano dalla banda di giocatori che si passava la palla rimanendo ferma vista per esempio nel quarto di finale di due anni fa contro l’Udinese, e a questo va dato merito ad Allegri. Ibrahimovic che parte sempre come fondamentale nella prima parte di stagione diventa quindi un valore aggiunto al resto della squadra i cui interpreti se inseriti nei giusti ruoli dello schema riescono ad esprimersi al meglio e a far giocare bene la squadra in un sistema molto simile a quello del Barcellona ma che a differenza dei catalani crolla come un castello di carte appena uno dei giocatori viene messo fuori ruolo (Emanuelson trequartista?) o si rivela più che inadatto. L’ultima nota è invece per Pippo Inzaghi, non solo non schierato in campo ma addirittura umiliato dalla panchina da Allegri che lo fa scaldare salvo poi farlo risedere in panchina nel momento dell’infortunio di Merkel (spero non sia nulla di grave) per far entrare lo svedese. Con Maxi Lopez in tribuna, da domani giocatore rossonero, penso che il suo passaggio a Bologna sia questione di ore – ciao Pippo e grazie di tutto.

Ci aspetta quindi una semifinale che ci darà la possibilità di riscattarci contro la Juventus di Conte per quella partita di Torino che ci ha visti perdere sì 2-0, ma non essendo al meglio delle forze e solamente all’88° per errore individuale di Bonera. L’occasione di rifarsi di quella gara è troppo ghiotta e un filotto con il campionato affosserebbe i bianconeri nella corsa scudetto dato che il loro primo posto è più frutto dell’onda dell’entusiasmo che di un reale valore tecnico. Con i prescritti già fuori, poi, la goduria sarebbe più che doppia…

MILAN-LAZIO 3-1 (PRIMO TEMPO 2-1)
MARCATORI: Cissè (L) al 5’, Robinho (M) al 15’, Seedorf (M) al 18’ p.t.; Ibrahimovic (M) al 39’ s.t.
MILAN (4-3-1-2): Amelia; Abate, Mexes, Bonera, Mesbah; Merkel (dal 24’ s.t. Ibrahimovic), Van Bommel, Nocerino; Seedorf (dal 29’ s.t. Emanuelson); Robinho (dal 44’ s.t. Calvano), El Shaarawy. (Roma, Antonini, Nesta, Inzaghi). All: Allegri
LAZIO (3-4-1-2): Marchetti; Diakite (dal 1’ s.t. Ledesma), Stankevicius, Dias; Konko, Gonzalez, Matuzalem (dal 32’ s.t. Del Nero), Lulic; Hernanes; Rocchi (dal 18’ s.t. Klose), Cissè. (Bizzarri, Biava, Scaloni, Garrido). All: Reja
ARBITRO: Gervasoni di Mantova
NOTE – Spettatori paganti, 7.520 incasso di 119.395 euro. Ammoniti Bonera, Van Bommel, Nocerino (M) per gioco scorretto. Angoli 4-2. Recuperi: 0’ p.t., 4’ s.t.

Milan – Lazio: LIVE!

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VOLETE UNO STADIO PIENO PER UN QUARTO DI FINALE DI COPPA ITALIA? VOLETE UN PUBBLICO CHE SI ESALTA PER UN BIG MATCH CONTRO UNA SQUADRA DI ROMA? VOLETE PASSARE A TUTTI I COSTI IL TURNO PER POI FESTEGGIARE COME SE AVETE VINTO LA CHAMPIONS? ALLORA AVETE SBAGLIATO PARTITA E DOVEVATE VEDERE JUVE-ROMA, QUESTA E’ MILAN-LAZIO, QUARTI DI FINALE DELLA COPPETTA. LIVE GIOVEDI’ 26 DALLE 20.45 SU ROSSONEROSEMPER!

Milan – Lazio: in palio la Juventus, ma la vogliamo?

San Siro, ore 20.45. Scordatevi il pienone visto martedì sera in Juventus – Roma. Non solo perché San Siro è difficile da riempire essendo capiente più del doppio rispetto allo Juventus Stadium ma anche e soprattutto perché la coppetta nazionale noi la prendiamo per quello che è: un trofeo di 5 partite privo di ogni valore tecnico dove è possibile che una squadra umiliata dai campioni d’Italia e dallo Schalke 04 in Champions League affronti l’ottava forza del campionato per il successo finale.

Nonostante le parole, di circostanza, di Massimiliano Allegri, è evidente che questa coppa rimane un disturbo e se lo scorso anno abbiamo praticamente regalato una finale al Palermo schierando Papastathopulos centrale difensivo nella gara d’andata stasera è altamente probabile che la nostra avventura nella terza competizione stagionale finirà.

Reja ha infatti fatto sapere che coglierà l’occasione al balzo e darà spazio probabilmente ai migliori – che già domenica scorsa avrebbero meritato più fortuna contro l’altra squadra di Milano e che proveranno a cogliere un successo per portare a casa un trofeo che diventa obiettivo delle squadre minori. Nel Milan sarà invece dato spazio a Bonera, Seedorf e Mesbah e in generale alle seconde linee in vista del posticipo di domenica sera contro il Cagliari e alla gara, quella sì importante, di campionato contro la stessa Lazio all’Olimpico di Roma. Mexes completerà infatti la linea difensiva con un ballottaggio tra Abate e Zambrotta per la fascia destra. Nocerino e Merkel partiranno titolari insieme al numero 10 a centrocampo con il posto rimanente in ballottaggio tra Van Bommel e Ambrosini mentre gli attaccanti dovrebbero essere Robinho ed El Sharaawy.

Tre esperimenti, se possibile, da fare in questa partita: riportare Emanuelson nella posizione di terzino sinistro per vedere se rimane affidabile in quella posizione, provare il faraone per 90 minuti ancora dopo quelli contro il Novara di una settimana fa e ridare fiducia e minuti a Merkel nel nostro centrocampo. Il risultato passa in secondo piano, anche se sicuramente qualche giornale stampato su carta rosa non sta aspettando altro per cominciare a sparare sentenze sulla nostra stagione. In caso di passaggio del turno stasera ci sarebbe invece una doppia e suggestiva sfida contro la Juventus, da disputarsi in piena volata scudetto. Ma state tranquilli che qualora questo avvenisse a San Siro non si vedrebbero scene di esultanza come quelle di martedì al Delle Alpi – siamo il Milan e l’unica coppa che conta per noi è quella dalle grandi orecchie.

Lo sceicco infuriato? Tevez arriva a zero? La Gazzetta torna con la Juve e stasera… clasico!

Un perdente di lusso..

Si chiama Al Mubarak, ma non è lo zio di Ruby – solamente un omonimo. E’ il proprietario del Manchester City – quello che finora, dal 1° Settembre 2oo8, ha elargito una marea di soldi per vincere una misera FA Cup e farsi eliminare dal Napoli al primo turno di Champions League. E’ tornato a fare notizia ieri – con un attacco dal giornaletto di famiglia – in cui ha definito il Milan poco seria nel trattare e il Milan non una opzione per Carlitos Tevez. Chiederi al sig. Mubarak come fa a definire seria una società che ha impuntato tutta una trattativa non sul prendere il giocatore ma sull’arrecare una azione di disturbo al Milan al fine di non far chiudere quella trattativa in breve tempo. L’offerta dell’inter è nota a tutti: 25 milioni contro i 24 offerti dal Milan – entrambi con il riscatto a fine stagione. Può un milione di Euro fare così la differenza? Evidentemente per lui sì.

Dopo la favoletta passiamo alla verità – questa trattativa per cui inizialmente mi ero infuriato rimane l’ennesima, geniale, idea di Adriano Galliani. I problemi principali erano infatti due: il disturbo dell’inter e i soldi offerti dal Paris SG. Il primo è stato risolto con il finto ritiro di due settimane fa, lasciando Moratti nelle condizioni ideali per chiudere (hai detto che hai i soldi? Bene, Tevez è tuo – prendi e chiudi), dentigialli non l’ha fatto facendo forse una figura di merda superiore a quella che sta rischiando Galliani. Non c’è infatti trattativa in cui la seconda squadra di Milano non si sia inserita – dimostrando la consueta pochezza di stile avvezza a una società gestita più da un capocurva che da un presidente. Le novità delle ultime due settimane riguardano Caceres e Montolivo, cercati da Juventus e Milan. Per quanto riguarda il PSG è stato fondamentale l’accordo col giocatore – che ha accettato di andare sì in Francia, ma solamente alle proprie condizioni, ovvero quelle di un altro sceicco da spennare.

Perché questa sparata sui giornali quindi? Perché il sig. Mubarak si trova con le spalle al muro: se per quanto riguarda l’art. 17 c’è un “gentlemen agreement” tra i grandi club a non impegnarsi ad usarlo, la sensazione è che se Tevez non sarà ceduto al Milan alle condizioni di Galliani partirà come già accaduto in Italia nel caso Pandev una causa per mobbing al City. Questa frignata in piena regola risulta infatti l’ultimo tentativo di far tornare Inter e PSG al tavolo della trattativa, ma i loro bluff sono già stati scoperti dalla mossa geniale di Adriano Galliani – in particolare quello nerazzurro che oggi per voce di Tronchetti ha dichiarato di essersi ufficialmente ritirato (e questa sarebbe la società seria?). Il City rimane l’ultima persona a poter accusare Galliani di trattare in maniera scorretta – dato che non solo l’ad rossonero ha ricevuto l’autorizzazione a trattare col giocatore ma loro fecero lo stesso con Dida e Gattuso nel 2008 – senza aver peraltro nemmeno ricevuto l’autorizzazione dal Milan e chiedendo il numero 8 rossonero a parametro zero. La prossima squadra dell’Apache sarà quindi rossonera, anche se è da decidere il quando. Nel frattempo ci cauteliamo con Maxi Lopez, il cui acquisto mi lascia alquanto perplesso: vale davvero la pena di tenere in panchina un faraone così?

No non stiamo scherzando, titolone per aver ottenuto il 4° posto

Nonostante questo – immancabile in prima pagina il titolone Gazzetta. La pravda rosea si è ricordata negli ultimi giorni di avere un buon 30% di Juventus (diretto o indiretto) nella proprietà cominciando (o meglio ritornando) a leccare il deretano anche alla seconda squadra di Torino. Avevamo fornito le copertine dopo il passaggio del turno di Milan, Inter e Juventus in coppa Italia con le relative differenze. Solamente nell’ultimo week-end troviamo un titolo per il sorpasso Inter alla Lazio – ve ne ricordate voi di titoli per il Milan che arrivava quarto quando in testa c’era l’Inter? In mezzo le solite leccate alla Juventus ed in particolare ad Andrea Pirlo – non tanto perché simbolo della nuova Juventus quanto per voler farlo passare come un errore di mercato del Milan. La linea è chiara ed è la stessa vista la scorsa stagione col Napoli: vanno bene tutte tranne i rossoneri a cui se proprio dobbiamo esprimere qualche elogio lo faremo solamente a titolo in mano, non un secondo prima.

Numeri alla mano e ricordando che è stato Pirlo come un giuda qualunque ad andarsene via dal Milan, in virtù dei 6,5 a stagione che percepisce a Torino, chiederei a questi signori se i 5 assist che Pirlo in 19 giornate ha fornito alla Juventus sono stati sostituiti bene dai 6 (più un gol) di Alberto Aquilani in 15 giornate o dai 6 gol in stagione di Antonio Nocerino. La matematica non è un’opinione, ma chissà se per i giornalisti (?) della rosea può esserlo. A proposito di copertine ieri si sono viste esultanze per una semifinale di coppa Italia dopo nove anni – erano infatti i tempi di Perugia-Juventus, stagione 2002/03. Ma a passare lì furono gli uomini di Cosmi. Capisco che essendo l’unica coppa disputabile a qualcuno può sembrare di avere contro il Barcellona e sentire la musichetta della Champions al posto dell’inno della Juventus prima della partita – ma fidatevi: noi contro i marziani ci abbiamo giocato, ed era un’altra cosa.

Quel 32% lo sventoleremo a fine stagione!

Di questa Juventus infatti si sono sentite svariate lodi, come se fosse superiore a tutte le altre squadre in Italia – curioso. Curioso perché era consuetudine che la squadra con il miglior gioco fosse poi quella con il miglior attacco del campionato dato che è il gioco che produce poi le occasioni da gol e appunto le stesse finalizzazioni. Andando a vedere la classifica della serie A scopri poi che la tanto decantata Juventus ha un solo punto di vantaggio su quel Milan brutto e vecchio che “vince grazie ai rigori” – insomma non un vantaggio tale da decretare una superiorità netta, quanto frutto di episodi. L’ho detto in tempi non sospetti – un campionato vinto bene è un campionato vinto con 5-6 punti di margine sulla seconda, altrimenti gli errori arbitrali avranno per forza inciso sull’assegnazione del titolo trattandosi di squadre di pari livello. Nella fattispecie la Juventus è attualmente campione d’inverno dati i due punti negati dal signor Mazzoleni a Firenze o – a vostra scelta – dal gioco pallavolistico di Bonucci e Pirlo in Juventus – Cagliari.

Per quanto riguarda la lotta scudetto la Juventus avrà forse un calendario favorevole – considerati 5 scontri diretti su 6 in casa. Ma difficilmente vedremo una squadra correre e giocare così tutta la stagione. Attenti all’Inter che ha la stessa distanza dello scorso anno dopo il girone di andata e – a differenza dei bianconeri – una rosa in grado di impensierirci. Poi per carità, ho sempre detto che quel motivetto ricorrente “il campionato lo vince la più forte” canticchiato come un dogma dalla rosea negli anni di calciopoliana memoria forsse una palla colossale – quindi ci sta anche non vincerlo in questa stagione, ma a meno di cazzate (leggasi Urby trequartista in un derby) non dovrebbe sfuggirsi. A proposito della seconda squadra di Milano – anche Moratti ha passato in settimana il limite della decenza andandosi a lamentare delle telecronache di Beppe Bergomi, colpevole – a suo dire – di aver detto che il gol di Pazzini era in fuorigioco e che il fallo di Lucio era da rigore dopo aver detto la settimana prima che poteva starci annullare il gol di Thiago Motta. Insomma colpevole di aver interpretato correttamente in entrambe le partite i casi da moviola. Saremmo curiosi di sapere se Moratti abbia anche lui sentito chiaramente quel “Un gol prima o poi lo facciamo” del Beppe nazionale durante il derby riferito alla sua Inter o se aveva le orecchie tappate per non sentir dire che stavano giocando male.

La formazione preferita da Guardiola

Nonostante questo stasera a Barcellona va in scena il quinto episodio del “clasico” per quanto riguarda l’annata sportiva 2011/12. Sensazione personale: stasera potremo assistere a qualcosa di epocale, in un senso o nell’altro. Se Mourinho come sembra ha spaccato in due lo spogliatoio vedremo i giocatori del Real passeggiare per il campo (e non solo sulla mano di Messi) facendosi umiliare per far cacciare il tecnico portoghese, se invece quelle critiche erano fasulle potrebbe aver compattato tutto l’organico intorno a se e contro il Barça e riuscire a spuntarla. Il problema del Real Madrid nelle ultime gare è stato più che altro psicologico – si è sfaldato sempre al primo gol preso dopo aver disputato ottimi spezzoni di partita – non ritengo questo Barcellona una squadra eccezionale ma una squadra che con le giuste misure può essere messa in difficoltà come già accaduto nei due nostri scontri diretti contro i catalani nei gironi di Champions. Per la legge dei grandi numeri non essendoci comunque ampio divario tecnico tra le due squadre prima o poi il Real Madrid riuscirà una volta a sopraffarli – e se quella volta fosse proprio stasera? Concludo con un messaggio personale all’ultras catalano Trevisani: le simulazioni del Barcellona a cui assistiamo ad ogni partita, sono così meno scandalose dei pestoni anticalcio del Real?

Il Milan sbanca il Gala dell’AIC

Conteranno poco, ma anche agli oscar del calcio italiani il Milan ha spopolato. Dopo lo smacco di non vedere Thiago Silva nel Top 11 europea (presente comunque nella versione vox populi), il brasiliano ha la sua rivincita votato come Miglior Centrale. Secondo voto andato al compagno di reparto Nesta (in condivisione con Ranocchia – che divide il merito tra Genoa e Inter). Ma non sono gli unici. Boateng è inserito tra i Miglior Centrocampisti, mentre Ibrahimovic raddoppia accaparrandosi la statuetta di Miglior Attaccante e quella di Miglior Giocatore. La serata di grazia vede sul palco anche El Shaarawy (Miglior Giocatore della Serie B – Padova) e Allegri (Miglior Allenatore). Conteranno poco, ma il Milan c’è eccome.

D’accordo, lo Scudetto e la Supercoppa hanno influito, ma i premi valutano l’anno solare. Anno, questo 2011 scorso, che vede il Milan primatista nei punti conquistati (80 in 37 partite), assegna al Milan ogni record: squadra con meno sconfitte (3), che ha segnato più reti (71) e che ne ha subite di meno (27). La classifica dell’anno solare vede il Milan primo, l’Inter seconda, quindi Udinese, Napoli e Juventus. La Juventus super elogiata ai Gala torna con mezza statuetta, quella di Marchisio che divide il premio con Thiago Motta. Juventus che nonostante le lodi ad ogni sospiro, gira intorno alla boa con un solo punto più dei rossoneri, ma a differenza degli uomini di Allegri, è alle prese solo in questo momento con infortuni chiave (Marchisio e Pepe) e ha goduto di un calendario ben più agevole (di certo, non ha giocato al San Paolo tre giorni dopo aver giocato al Cam Nou). Il Napoli che nel 2011 si era definita “seconda squadra al mondo dopo il Barça” è addirittura a -11 dai rossoneri e Cavani tolta la tripletta contro di noi ha segnato praticamente come Nocerino. L’Udinese va solo elogiata, Società dell’Anno più Handanovic, Armero e Di Natale inseriti nella Top 11. Ma sono fuori dalla Coppa Italia, sono usciti subito dalla Champions League, e non hanno un giocatore che prende un raffreddore da tre stagioni. L’Inter, quella che ottiene delle prime pagine per la conquista del 4° posto, esce dai Gala con 3/4 di premio: Ranocchia, che lo deve già dividere con Nesta, gioca metà anno sotto la Lanterna, mentre Thiago Motta appunto lo condivide con Marchisio. A voi la calcolatrice. E derby a parte, rimangono a -5 in Campionato. Il Milan, invece, quello criticato, quello che vince grazie ai rigori, quello che ha “televisioni e giornali” insomma, esce con ampie riconoscenze per il lavoro svolto e per i risultati ottenuti. Si tratta di premi, non di trofei comunque. Il primo a disposizione l’abbiamo già in bacheca (Supecoppa Italiana), siamo in corsa ancora su tutti e tre i fronti, non fermiamoci dunque agli oscar dell’AIC e rifocilliamo la bacheca con altre coppe scintillanti. Perchè noi siamo il Milan e vincere è nel nostro DNA. Anche al Gala dell’AIC.

Oggi giochi in porta…

Gli inguardabili

Tornando indietro con la memoria ai tempi di Sensible Soccer, mi capitava spesso di mettere giocatori fuori ruolo. Gli infortuni erano tanti, la rosa ristretta, e tanto LeTissier tirava le bombe anche da centrocampo.

La stessa cosa sembra fare Allegri con Emanuelson, schierato sistematicamente in un ruolo che non gli compete, dove si capisce che non ha lo spunto mentale per poter mettere le punte nella condizione ideale davanti al portiere. Non è una questione di tecnica, Emanuelson è decisamente dotato di buoni piedi e diligenza tattica, ma al ragazzo manca quel guizzo che lo potrebbe far emergere come giocatore realmente importante, una scintilla alla Cassano (quanto ci manchi, Antonio… ). L’impressione è che il suo carattere gentile e tranquillo non gli permetta di emergere tra i suoi compagni di reparto.

E dire che a sinistra la concorrenza è a dir poco imbarazzante, con Zambrotta che offre sistematicamente delle prestazioni aerofagiche sotto il piano del ritmo e della quantità: nulla da dire sul piano umano, bravissima persona. Però non stiamo giocando il campionato delle sale da the londinesi, quindi speriamo con tutto il cuore di trovare un degno sostituto nel più breve tempo possibile. Antonini invece, nonostante si permetta spesso disattenzioni e piccoli errori, offre una spinta molto superiore all’ex azzurro, ma Allegri, soprattutto in Champions, ha preferito l’esperienza alla spinta. L’olandesino ex Ajax offre, invece, un’alternativa fresca ed interessante sul versante opposto al buon Abate, che, nonostante il gentil regalo al vecchietto Milito durante il Derby, rimane una scelta preferita ed obbligata.

Moltissime speranze erano riposte nel nigeriano ex Marsiglia, ma il fisico, la mancanza di preparazione e, forse, il carattere un po’ troppo docile ne hanno minato le possibilità all’interno della rosa: ammettiamolo, le volte che è stato chiamato in causa non solo non ha strabiliato, ma neanche offerto delle prove degne di particolare nota. Ricordo, invece, di aver visto, per il pochissimo tempo a sua disposizione, un interessante Didac Vilà: una apparizione ed una ancora più veloce sparizione in quel di Barcellona, sponda sfigata delle Ramblas.

Eppure le occasioni, durante questi anni, di acquisire le prestazioni di terzini italiani interessanti ci sono state eccome, ma pare che la nostra cara dirigenza abbia un’ottica completamente diversa da quella del tifoso medio, che vedeva in Maggio e Dossena, per fare due esempi, risorse importanti da inserire al posto degli Inguardabili Zambrotta e compagnia. La necessità di acquisire qualche giocatore di livello medio-alto sulle fasce arretrate è data anche dal fatto che non si può più vedere partite di Champions con gli esterni di difesa dominati da Zambrotta e Bonera, che a causa delle protesi di cobalto alle gambe non riescono più a correre per i venti minuti di fuoco ai quali eravamo abituati.

Detto questo, questa rosa ha la necessità urgente di inserire un El Shaarawy in rosa titolare proprio per cambiare quei meccanismi che, alla lunga, diventano noti e stranoti a tutte le squadre avversarie, e per dare un punto di vista nuovo al gioco. Se poi, queste novità vengono interpretate da un argentino brutto ma bravo, siamo ancora più tranquilli e sereni per il prosieguo del campionato. L’Apache non avrà la faccia da Milan, per dirla alla Silvio, ma neanche la prostata infiammata o i duroni come altri in rosa, e di queste situazioni, sinceramente, ne abbiamo un po’ le scatole piene.

Sinteticamente: doveroso!

Che il Milan dovesse uscire dal sintetico Silvio Piola di Novara con i tre punti in tasca era lecito aspettarselo e infatti così è stato. La gara a senso quasi unico è stata decisa dal solito Ibrahimovic, ma anche questa non è una novità visto che lo svedese sembra quest’anno più che mai decisivo con le medio-piccole e al limite dell’invisibilità con le grandi. Di certo le colpe non sono tutte sue ma da un campione come lui molti si aspettano le migliori prestazioni nelle gare che contano, in quelle gare difficili da sbloccare e facili da farsi sfuggire dalle mani.

Detto questo la gara offre spunti di altro genere giacché, come detto, la vittoria e anche larga era doveroso aspettarsela contro l’ultima squadra del campionato anche a livello di goal subiti. Le riflessioni maggiori derivano dalla tanto chiacchierata posizione del trequartista, ruolo che Allegri sembra sempre più convinto di voler affidare ad un giocatore come Emanuelson che, essendo tutto ed esclusivamente mancino, sembra essere il meno adatto ad interpretare in quanto fa fatica a smistare e a dirigere le operazioni in una posizione che non sente proprio come sua. Se la partita cambia e il secondo tempo non è una copia del primo ( tanti tiri ma zero goal) è grazie all’illuminazione che coglie il tecnico livornese nella pausa tra un tempo e l’altro, in cui ha la visione chiara del ruolo dei giocatori. Quasi mosso da forze ultraterrene, all’inizio della ripresa Allegri rimette le pedine al proprio posto arretrando Emanuelson a terzino sinistro e facendo entrare El Sharawy per Antonini. Cose incredibili per la teoria “allegriana” del non si cambia prima del 70′. Casualmente da quel momento in poi la squadra gira che è una meraviglia, con il Faraone ancora una volta ispirato e presente nelle manovre offensive e con un terzino sinistro di tutto rispetto su quella fascia che quest’anno sembra terra di nessuno. Che Allegri abbia finalmente capito la lezione? Questo è ciò che ci auguriamo anche perché vedere un terzino dietro le punte è come rinnegare la storia e fa rivoltare lo stomaco agli storici giocatori rossoneri che quella posizione l’hanno occupata ed interpretata alla perfezione grazie alle loro splendide capacità tecniche.

Allargando come al solito il diaframma e dando uno sguardo al resto della giornata, vediamo che la Juve si aggiudica il titolo di campione d’inverno, cosa importante ma che di certo non dà titoli. I bianconeri riescono ancora una volta ad approfittare di qualche svista arbitrale e del periodo negativo dell’Atalanta per tornare a casa con tre punti e girare a metà del campionato a quota 41. La seconda squadra di Milano è colta dalla stessa sorte: guardalinee strabici, arbitro distratto e così via, ritrovandosi con tre punti ottenuti contro una buonissima Lazio grazie ad un goal in fuorigioco e con un rigore non dato a seguito di una parata in area di Lucio (roba da ridere!). Per saziare ogni stomaco e per zittire eventuali polemiche, citiamo la mano di Nocerino sull’azione del secondo goal del Milan: azione probabilmente da fermare anche se la mano è attaccata al fianco e la palla rimbalza in modo imprevedibile. Sicuramente però non abbiamo vinto grazie a questo episodio. Fatte queste considerazioni puramente di natura arbitrale, la classifica a metà della stagione risulta corta e molto livellata, con Juve e Milan che sembrano procedere di pari passo e molto probabilmente lo faranno fino alla fine del campionato mentre Udinese, Inter e Lazio e Roma che si fronteggiano per accaparrasi il terzo posto, ultimo utile per la qualificazione alla prossima Champions League.

Se l’obbiettivo vuole essere raggiunto, il Milan deve iniziare la sua cavalcata adesso. Girare a 40 punti, come lo scorso anno, è sintomo di un buon girone di andata che poteva essere impreziosito maggiormente se fossero arrivati 2 punti in più a Firenze (chiaramente non per volere nostro) e qualche punto in più negli scontri diretti. Adesso però deve iniziare un nuovo campionato, in cui la squadra ha il dovere di lasciarsi alle spalle sconfitte e lezioni tattiche subite ad opera di avversari molto meno accreditati, mettendo magari da parte indecenti idee riguardo ai giocatori in campo. Che il Milan possa e debba puntare al titolo è ciò che tutti crediamo, adesso però bisogna lavorare per arrivarci. Sinteticamente: è doveroso, per ciò che siamo e per quello che si vede sugli altri campi ogni Domenica. Provando magari a giocare bene non solo sul sintetico di Novara, ma anche sulle zolle di S.Siro.

Novara – Milan 0-3: Up & Down

Up

Dopo la pallavolo col Cagliari il rigore non dato a Denis. E' tornato?

Alexandre Pato: Finalmente una partita in cui il brasiliano si sacrifica per la squadra dando un grande apporto alla manovra offensiva nella maniera più utile alla stessa: quella di levarsi dai coglioni.

Melissa Satta: Ha dichiarato in settimana di essere la causa dell’infortunio di Boateng a causa dei 10 rapporti sessuali col Ghanese a settimana. Informo la sig. Satta che se vuole sono disponibile anche io ad infortunarmi.

Urby Emanuelson: arretrato nel ruolo di terzino gli è stato chiesto all’intervallo come mai facesse così schifo dietro le due punte. L’olandese ha risposto ad Allegri: “io volevo fare l’usciere

I tifosi della Juventus: per parlare dopo un rigore abnorme non dato a Denis, due rigori non dati su mani di Pirlo e Bonucci settimana scorsa bisogna avere la faccia come il culo. Ebbene io dopo il mani involontario di Nocerino continuo a sentire odore di merda…

Down

Allegri esulta dopo aver trovato la posizione di Emanuelson

L’intervallo di Bologna – Parma: è durato quasi 20 minuti con le squadre che non rientravano più in campo. Pare che i Tortellini e il Langhirano negli spogliatoi del dall’Ara fossero più del previsto.

Clarence Seedorf: l’abbiamo visto tutti entrare in campo nel secondo tempo in ritardo arrivando dagli spogliatoi. Nessuno ha specificato che tali spogliatoi fossero quelli del Dall’Ara.

Zlatan Ibrahimovic: ma come si permette di fare due gol su azione??? Lui che segna solo su rigore??? Per di più di tacco??? Ma siamo fuori!!!

I tifosi dell’Inter: “Eh ma Ibra segna solo col Novara”. Si ma voi cosa avete fatto col Novara?

Massimiliano Allegri: Ha esultato, quasi commosso per aver trovato la posizione di Emanuelson nel secondo tempo. Era talmente commosso che fino al gol del 3-0 si è dimenticato di avere ancora due cambi.

Novara – Milan 0-3: troppo Ibra per il Novara

Alla fine è arrivata la vittoria e va bene. Ma per quanto mi riguarda sono infuriato con Allegri: è impensabile concedere all’avversario la possibilità di giocarsela, quando i valori in campo non lascerebbero adito neanche ad un minimo dubbio, solo per la testardaggine del nostro Mister. Ovviamente mi riferisco alla scelta di piazzare per l’ennesima volta Emanuelson sulla trequarti, sebbene più volte abbia dimostrato che quel ruolo non sia nelle sue corde, in luogo di un voglioso e talentuoso El Shaarawy.

Neanche a dirlo, il primo tempo trasforma in realtà i timori della vigilia: tanto disordine, poche palle ad Ibra ed Emanuelson che ci costringe al solito spettacolo raccapricciante fatto di tanta corsa e volontà ma allo stesso tempo di totale disorientamento. Le uniche giocate da Milan arrivano dal solito duetto Ibra-Nocerino, che portano il secondo vicino a firmare un gran gol. Per chi se lo stesse chiedendo, si, c’è il tempo anche per vedere il solito gol sciupato da Robinho: la posizione a dir la verità non è delle più agevoli, ma il numero 70 riesce addirittura a mandarla in fallo laterale.Sempre prezioso Van Bommel, che sta tornato ai livelli dell’anno scorso; in crescita anche Ambrosini, forse un po’ troppo falloso. Il gioco rossonero però fatica a decollare, complici anche gli innumerevoli cross fuori misura di Abate e Antonini.

Poi l’illuminazione: Allegri capisce che è ora di mettere da parte l’orgoglio e di ammettere il grande errore di valutazione. Entra El Shaarawy, con lo spostamento di Emanuleson a esterno basso di sinistra. La mossa ovviamente porta i suoi frutti e rivitalizza l’olandese ex Ajax, che spesso alimenta bene la manovra offrendo anche dei buoni cross e concludendo la ripresa con un’ottima prestazione. Oltretutto, visto che in quel ruolo siamo molto deficitari, facciamolo giocare lì, potrebbe rivelarsi molto utile. La chiave però resta l’ingresso in campo dell’italo-egiziano classe 1992, che con la sua brillantezza e rapidità spacca in due la difesa del Novara permettendo ad Ibra di essere letale. Poco male per il gran gol che avrebbe segnato se fosse stato più concentrato, anche perchè la zampata sul match la mette comunque, fornendo un tiro-assist a Robinho che chiude il discorso. Era così difficile, Mister?

Il Novara ci fa il solletico, complice la solida prestazione della coppia Thiago Silva-Mexès, e la gara fila via liscia fino alla giocata da urlo di Ibra, che zittisce le ridicole sceneggiate del pubblico locale.

NOVARA-MILAN 0-3 (Primo tempo 0-0)
MARCATORI: Ibrahimovic al 12′, 29′ Robinho al 29′, 44′ Ibrahimovic al 44′ s.t.
NOVARA (5-3-2): Ujkani; Morganella, Rinaudo, Centurioni, Garcia (dal 17′ st Marianini), Gemiti; Porcari, Pesce (dal 17′ st Rubino), Rigoni; Mascara (dal 24′ st Jensen), Caracciolo. (Fontana, Lisuzzo, Jeda, Coubronne). All. Tesser
MILAN (4-3-1-2): Amelia; Abate, Thiago, Mexes, Antonini (dal 1′ st El Shaarawy); Ambrosini (dal 45′ st Seedorf), Van Bommel, Nocerino, Emanuelson, Robinho (dal 41′ st Merkel), Ibrahimovic (Roma, Inzaghi, Mesbah, Bonera). All. Allegri
ARBITRO: De Marco di Chiavari
NOTE – Spettatori non comunicati ufficialmente, quasi 17 mila. Ammoniti Mascara e Ujkani per proteste, Pesce, Marianini, Ambrosini per gioco scorretto. Angoli: 6-4 per il Novara. Recuperi: 0′ pt e 3′ st.

Novara – Milan: LIVE!

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Novara – Milan: obiettivo 40

Silvio Piola, ore 15.00. Non so se sarà valida o meno per il titolo di campione d’inverno – dato che la Juventus sta giocando a Bergamo proprio nel momento in cui sto scrivendo questo post, ma dei ‘tituli’ puramente statistici per far fare qualche titolone ai giornali (ogni riferimento a Gazzette dello Sport realmente esistenti è puramente casuale) io non me ne faccio nulla. Si rigioca contro il Novara che due giorni fa ci ha fermato in coppa Italia e lo si fa per andare a 40 punti – gli stessi di un anno fa, forse meno pesanti, ma gli stessi.

Già, di punti prima di questa gara ne abbiamo 37 – anche se a leggere qualche articolo sembra di tifare per il Poggibonsi o la Pro Vercelli. Abbiamo perso un derby pesante ma rimaniamo cinque punti avanti ai prescritti e secondi in classifica con il titolo di campioni d’Italia sul petto e una supercoppa portata a casa. Capisco la frustrazione di chi non è soddisfatto del mercato – io in primis – ma sparare a zero sulla rosa attuale come se fosse composta da una manica di brocchi sconfina dalla critica nella malafede. Questi giocatori hanno lo scudetto sul petto e il dovere morale di riconquistarlo dato il livello basso del campionato italiano e questa rosa rimane la squadra che in questa annata ha messo più in difficoltà il Barcellona di Guardiola – con buona pace di Mourinho. Chiederei a questi signori che vedono una squadra scarsa come siano possibili i risultati ottenuti finora – ma la risposta forse la conosco già. La sensazione è che ultimamente il tifoso milanista si sia viziato e imborghesito – dopotutto uno stadio mezzo vuoto per la prima partita ufficiale con lo scudetto sul petto e freschi di supercoppa non si era ancora visto.

Contrariamente a quanto può sembrare – il pari in settimana potrebbe dare una carica positiva per questa partita: il fatto di non aver vinto “facile” infatti contro la stessa formazione farà suonare un campanello d’allarme nella testa dei giocatori portandoli a non sottovalutare l’evento. L’infortunio di Pato inoltre porterà (giustamente) Robinho in formazione titolare – lui che mentre Pato andava via da Milanello per andare a Parigi salvo fermarsi quando Berlusconi ha bloccato tutto e la società gli ha concesso quel posto da titolare che poi non ha onorato. Ibra ovviamente con Robinho davanti a, purtroppo, ancora Urby Emanuelson – come se le deludenti prove dell’olandese in questo ruolo non fossero bastate. A centrocampo rientra Ambrosini che aveva visto il derby dalla panchina e che formerà con Van Bommel e Nocerino il ritorno della diga coi tre mediani, in difesa invece nonostante l’influenza giocherà Mexes dal 1′ di fianco a Thiago Silva con Abate e Antonini sulle fasce. Indipendentemente dal risultato della Juve a Bergamo una vittoria sarebbe un risultato ghiotto anche per lo scontro nella serata di domenica tra le seconde squadre di Roma e Milano che ci permetterebbero di allungare dietro, e giocando con quella che è la peggiore squadra in questo momento (2 punti nelle ultime 5) non può e non deve sfuggirci.

Un rossonero da raccontare… Marco Van Basten

Quando si parla del miglior calciatore di sempre, è difficile uscire da questa ristretta cerchia di nomi: Maradona, Pelè, Cruijff, Baggio, Ronaldo (quello vero) e soprattutto lui, Marco Van Basten. Oggi parleremo di quest’ultimo, con qualche ricordo sparso di una carriera troppo breve per un giocatore della sua classe.

PASSAGGIO DI CONSEGNE – Era il 3 aprile 1982, Ajax contro Nec. Cruijff, ormai sul finire della carriera, chiede il cambio a circa metà del secondo tempo, dicendo all’allenatore di far entrare Van Basten. Per Marco è l’esordio nella Eredivisie, a soli 17 anni. Gol segnati in tutte le maniere, velocità, precisione e una incredibile agilità per un calciatore delle sue fattezze, spediscono Van Basten in pochi anni nell’olimpo del Calcio

DALL’OLANDA ALL’ITALIA – Per Van Basten, la Eredivisie è il trampolino di lancio. Erede di Cruijff, riesce a vincere tutto con una media gol impressionante. 28 gol in 26 partite nel 1984 e addirittura 37 gol in 26 partite nella stagione 1985-86. Nel 1987 viene acquistato dal Milan. Inizierà un quinquennio di grandi successi. A livello di Club, con le sue squadre vince tutto quello che c’è da vincere, tra coppe, campionati e trofei individuali

3 VOLTE PALLONE D’ORO – 1988, 1989, 1992. Se è lecito dirlo, più meritati di Lionel Messi. È il perno centrale della squadra più forte della storia del calcio, il Milan. Vince anche l’europeo 1988 in finale contro i russi, dopo un gol leggendario che salirà sul podio dei gol più belli della storia del calcio, dopo quello di Maradona all’Inghilterra del 1986 e quello di Pelè al suo primo mondiale in finale contro la Svezia. Difficile stabilire se i 3 palloni d’Oro di Van Basten siano superiori ai palloni d’Oro di Messi, di certo hanno un valore maggiore. Prima di tutto Van Basten ha fatto parte di una squadra che ha rivoluzionato il modo di intendere il calcio, unendo fisicità e tecnica, rivoluzionando il prototipo del calciatore-tipo, ben più completo dell’argentino. Inoltre l’olandese ha portato al suo paese il suo unico trofeo internazionale nella storia del calcio, mentre Messi è riuscito a vincere con la sua nazionale solo un Oro olimpico e un mondiale Under-20, ben poca cosa rispetto a Marco. Messi non è mai riuscito a imporsi con il carisma necessario per essere l’uomo-simbolo della propria nazionale, a differenza di Van Basten.

CALVARIO – Un lungo calvario, durato due anni, lo costringe al ritiro. Come per Ronaldo e per Baggio, troppa è la classe cristallina e divina per un solo corpo umano. Gli eletti, toccati dal Dio del calcio, hanno avuto un destino costellato di infortuni, che ne hanno minato la carriera, ma non la classe, il ricordo e l’affetto della gente.

httpvhd://www.youtube.com/watch?v=zpJna4-OAJ0

Pato è un vero rebus

Il turno infrasettimanale ha avuto come protagonista, nel bene e nel male ancora una volta Pato. Quando a metà gennaio si accosta il numero 15 al Papero si dovrebbe parlare di reti stagionali. Invece no, col Novara Pato colleziona il quindicesimo infortunio da quando veste rossonero. Ma ha 22 anni, ha i numeri, ha tempo per crescere, è il futuro… Piano! A 18 anni aveva numeri che Messi e Cristiano Ronaldo si sognavano a pari età, era già una realtà. Oggi, maturato in un club che lo ha sempre protetto e tutelato, dovrebbe avere già un Pallone d’Oro in bacheca, almeno due classifiche capocannonieri tra i record personali, e un cartellino che equivale ai due citati. Invece è ambito dal PSG che offre, udite udite, 28 mln.

Un giocatore di calcio va analizzato sotto quattro aspetti: tecnico, tattico, fisico e caratteriale. Pato esce pesantemente bocciato dall’esame, con una sola sufficienza, ovvero il tasso tecnico. I numeri ci sono, le potenzialità pressochè illimitate, le doti e la freschezza anagrafica di chi potrebbe avere il mondo ai propri piedi, essere il costante terrore di ogni difesa del pianeta. Invece a prestazioni esaltanti Pato alterna, con frequenza sempre più allarmante, gare di una sufficienza e superficialità disarmante. Tatticamente ha sviluppato un unico modo di giocare, ovvero quello di aspettare un pallone sui piedi leggermente defilato e puntare l’uomo. Coi compagni ha feeling solo con Robinho e Cassano, classici portatori d’acqua più avvezzi all’assist che alla conclusione personale. Con Ibrahimovic è notte fonda, poichè lo svedese vuole gente che si interscambi di posizione, cerchi il dialogo, si allarghi per aprire spazi ecc, tutti movimenti che Alexandre non fa. Fisicamente spariamo sulla Croce Rossa; considerando i momenti di calcio giocato, Pato si infortuna praticamente ogni tre settimane, media abbassata grazie al secondo anno al Milan, stagione di grazia, visto che Pato è stato schierabile 36 volte (con 15 reti). Caratterialmente diciamo solo che a 22 anni è un ragazzo divorziato che è fidanzato attualmente con la figlia del suo (e nostro) Presidente…

Ricordo Maldini, Albertini, Pirlo, Shevchenko o Kakà a 22 anni. Erano fuoriclasse completi, ottimi giocatori e leader, autentici trascinatori, che amalgamavano prestazioni e carisma al servizio del Milan. Pato non ha queste qualità, non ancora. E forse non le avrà mai. Viene dunque da chiedersi se valga la pena continuare a puntare su un ragazzo che forse tra qualche anno potrà essere un vero trascinatore, o fare cassa (a 40 mln ci si arriva benissimo) e puntare su qualche giocatore, magari di qualche anno già più vecchio, ma pronto per farci vincere tutto, e subito? Perchè d’accordo la programmazione, ma l’Arsenal che presto incontreremo è la squadra “della programmazione” per definizione, ovvero tutti giovani che un domani saranno fenomeni. E però incanta, gioca bene, ma che anche non vince mai…