La sfida dell’Amsterdam Arena poteva finire con qualunque esito. Per larghi tratti del secondo tempo, i rossoneri hanno avuto il pallino del gioco e hanno seriamente rischiato di vincere (con Balotelli, abulico fino ad allora, bravo a farsi vedere con un potentissimo tiro deviato sulla traversa), per poi farsi infinocchiare dagli unici due minuti infuocati della ripresa dei lancieri, o meglio dai due soliti minuti di buio della nostra difesa. Dalla terrificante respinta di Abbiati servita a De Jong da assist per il gol annullato per fuorigioco, all’errore di marcatura di Zapata e Mexes su Schöne, allo stacco tutto fuorché imperioso di Muntari sul facile colpo di testa di Denswil. Le solite amnesie collettive che mandano a farsi benedire novanta minuti tutto sommato decenti, considerate la sempre più ampia lista di assenti (alla quale si è aggiunto all’ultimo Valter Birsa, nell’ultima settimana di campionato forse il più in palla dei nostri) e la ormai assodata incapacità tattica allegriana, in particolare sulle palle inattive.
Ma alla fine Allegri si è salvato (per quanto non credo che, anche con una sconfitta, il suo posto sarebbe stato in pericolo) grazie al canonico, e sacrosanto, rigore di Balotelli, tornato finalmente a sbloccarsi dal dischetto dopo il sorprendente errore contro il Napoli. Ma “canonico” è aggettivo da media italiani, quelli che tipicamente glissano sul fatto che a SuperMario sia fischiata spesso la metà dei rigori che meriterebbe – in Italia: in Europa sono avulsi da considerazioni del genere, per fortuna – e che, in un periodo difficile della storia tattica rossonera, andare a giocare per prendere fallo [attenzione: “prendere fallo” non significa “simulare”] in area non è una tattica così avventata. Soprattutto se hai di fronte un van der Hoorn qualunque, spinto ad allungare la gamba in una situazione dove ciò non sarebbe servito.
Il gol salva, insieme a qualche spunto tecnico e creativo nel secondo tempo, una prima frazione assolutamente inconsistente di Balotelli, e di tutto l’attacco rossonero: il Milan, infatti, ha passato tutto il primo tempo schiacciato nella propria tre quarti dalla giovane e veloce linea offensiva dell’Ajax, contenuta nei propri assalti soprattutto dal solito immenso Nigel De Jong, abile a coprire i buchi lasciati dall’insicuro quartetto arretrato rossonero, nonché ad impegnarsi in fase di impostazione al posto dei propri evanescenti compagni di reparto. Ma essere in difficoltà con la squadra che ha appena perso 4-0 con lo stesso PSV che avevamo agevolmente eliminato ad inizio stagione non è roba da Milan. È roba da chi festeggia uno scudetto già vinto e poi nel giro di una settimana pareggia col Sassuolo e perde con l’Arsenal.
Ajax-Milan 1-1
AJAX: Cillessen, Van Rhijn, Moisander (80′ Van der Hoorn), Denswil, Blind, S. De Jong, Poulsen, Duarte (59′ Schoene), De Sa (64′ Andersen), Sighthorsson, Fischer. A disp.: Vermeer, Bollesen, Klaassen, Hoesen. All.: De Boer
MILAN: Abbiati, Abate, Mexes, Zapata, Constant, Poli (84′ Emanuelson), N. De Jong, Muntari, Montolivo, Robinho (79′ Matri), Balotelli. A disp.: Amelia, Zaccardo, Nocerino, Cristante. All.: Allegri
MARCATORI: Denswil (A), Balotelli (M)
AMMONITI: Balotelli (M), Van der Hoorn (A)