Le recenti uscite, quella di sabato sera contro l’Udinese ma soprattutto quella di martedì contro il Barcellona, hanno apparentemente dato una svolta alla fin’ora poco esaltante stagione del Milan: una vittoria che porta punti in campionato e un pareggio che porta morale in Champions sono un vero e proprio toccasana vista l’attuale situazione. Il ritorno al 4-3-3, ritmo di gioco più alto e giocatori più concentrati potrebbero essere la base da cui ripartire e sulla quale ricostruire; il “periodo di incubazione” consueto dopo la partenza horror marchio di fabbrica di Allegri, di solito di 8-10 partite, dovrebbe oramai essere giunto al termine e la squadra dovrebbe cominciare a ingranare. La rimonta è difficile ma non impossibile: la Roma sta volando sulle ali dell’entusiasmo e di un centrocampo sopra la media, ma per quanto reggerà questo ritmo? La Juve ha l’organico migliore pur non vivendo un gran momento, mentre il Napoli soffre l’assenza del suo bomber principe, Gonzalo Higuain; in sostanza, per agguantare il terzo posto bisogna cercare di perdere meno punti possibile e sperare che una di queste tre si stacchi dalla vetta.
Ma effettivamente che Milan ci ha lasciato il Barcellona? Come cambierà la stagione della squadra di Allegri dopo questa partita? Innanzitutto, bisogna ripartire da qui dal punto di vista sia tattico che mentale. La strada del 4-3-3 è giusta, consente uno sviluppo più ampio del gioco sfruttando molto di più gli esterni e permette una fase difensiva più completa, con le ali che si abbassano per supportare il reparto arretrato. Questo modulo può essere ben interpretato da tutti i componenti del reparto offensivo rossonero, da Birsa a Balotelli passando per Kakà ed El Shaarawy oltre a consentire una migliore copertura del campo; è stato utilizzato per tutta la passata stagione, la squadra lo conosce e sa come praticarlo. Detto questo, ora c’è da affrontare la sfida più grande: affrontare tutte le partite, a partire dalla prossima, con la mentalità, il ritmo e la concentrazione che abbiamo visto contro l’Udinese prima e soprattutto col Barcellona poi. Il Milan di martedì deve essere il Milan che affronterà il prosequio della stagione, non ci sono più scuse: la squadra ha dimostrato ciò che può fare, regredire e fare passi indietro non è tollerabile.
Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, perciò do a Max quel che è di Max: contro il Barcellona, sia sul piano tattico che su quello psicologico Allegri ha preparato la partita in modo eccellente, impedendo ai catalani di arrivare troppo facilmente dalle parti di Amelia; la squadra, da parte sua, ci ha messo grinta, cuore e orgoglio, cercando di reggere il più possibile il ritmo dei blaugrana. Tuttavia, come è vero che questa partita potrebbe essere la svolta in positivo della stagione, è anche vero che una rondine non fa primavera: per raggiungere traguardi e piazzamenti importanti è necessaria innanzitutto la continuità, e questo Milan deve dimostrare di averla. Ci attende un tour de force da urlo: a Parma domenica, poi a San Siro di fila Lazio mercoledì e Fiorentina sabato, dunque al Camp Nou contro il Barcellona e infine il Chievo a Verona. Partite tutt’altro che semplici, Lazio Fiorentina e Barcellona in particolare, da affrontare consecutivamente, senza respiro: sarà necessario dare fondo a tutte le risorse che questa squadra ha a disposizione, sperando nei recuperi di De Sciglio, nella condizione di Kakà e soprattutto nella buona luna di Mario Balotelli: la sua classe e le sue giocate servono come il pane, se perfeziona l’intesa con i compagni di reparto può diventare devastante.
Ho dato a Max quel che è di Max, ma è evidente come ciò non sia sufficiente: d’ora in poi il Milan deve essere quello che abbiamo visto martedì sera e il tecnico livornese non ha più scuse. “Do or die”, agisci o muori: le altre stanno scappando, siamo a un punto chiave della stagione: questo filotto di partite ci dirà chi siamo. Sperando che, una volta tanto, una rondine faccia primavera.