Una Rondine non fa Primavera

1383935_531892610231707_1262607894_nLe recenti uscite, quella di sabato sera contro l’Udinese ma soprattutto quella di martedì contro il Barcellona, hanno apparentemente dato una svolta alla fin’ora poco esaltante stagione del Milan: una vittoria che porta punti in campionato e un pareggio che porta morale in Champions sono un vero e proprio toccasana vista l’attuale situazione. Il ritorno al 4-3-3, ritmo di gioco più alto e giocatori più concentrati potrebbero essere la base da cui ripartire e sulla quale ricostruire; il “periodo di incubazione” consueto dopo la partenza horror marchio di fabbrica di Allegri, di solito di 8-10 partite, dovrebbe oramai essere giunto al termine e la squadra dovrebbe cominciare a ingranare. La rimonta è difficile ma non impossibile: la Roma sta volando sulle ali dell’entusiasmo e di un centrocampo sopra la media, ma per quanto reggerà questo ritmo? La Juve ha l’organico migliore pur non vivendo un gran momento, mentre il Napoli soffre l’assenza del suo bomber principe, Gonzalo Higuain; in sostanza, per agguantare il terzo posto bisogna cercare di perdere meno punti possibile e sperare che una di queste tre si stacchi dalla vetta. 

Ma effettivamente che Milan ci ha lasciato il Barcellona? Come cambierà la stagione della squadra di Allegri dopo questa partita? Innanzitutto, bisogna ripartire da qui dal punto di vista sia tattico che mentale. La strada del 4-3-3 è giusta, consente uno sviluppo più ampio del gioco sfruttando molto di più gli esterni e permette una fase difensiva più completa, con le ali che si abbassano per supportare il reparto arretrato. Questo modulo può essere ben interpretato da tutti i componenti del reparto offensivo rossonero, da Birsa a Balotelli passando per Kakà ed El Shaarawy oltre a consentire una migliore copertura del campo; è stato utilizzato per tutta la passata stagione, la squadra lo conosce e sa come praticarlo. Detto questo, ora c’è da affrontare la sfida più grande: affrontare tutte le partite, a partire dalla prossima, con la mentalità, il ritmo e la concentrazione che abbiamo visto contro l’Udinese prima e soprattutto col Barcellona poi. Il Milan di martedì deve essere il Milan che affronterà il prosequio della stagione, non ci sono più scuse: la squadra ha dimostrato ciò che può fare, regredire e fare passi indietro non è tollerabile.

Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, perciò do a Max quel che è di Max: contro il Barcellona, sia sul piano tattico che su quello psicologico Allegri ha preparato la partita in modo eccellente, impedendo ai catalani di arrivare troppo facilmente dalle parti di Amelia; la squadra, da parte sua, ci ha messo grinta, cuore e orgoglio, cercando di reggere il più possibile il ritmo dei blaugrana. Tuttavia, come è vero che questa partita potrebbe essere la svolta in positivo della stagione, è anche vero che una rondine non fa primavera: per raggiungere traguardi e piazzamenti importanti è necessaria innanzitutto la continuità, e questo Milan deve dimostrare di averla. Ci attende un tour de force da urlo: a Parma domenica, poi a San Siro di fila Lazio mercoledì e Fiorentina sabato, dunque al Camp Nou contro il Barcellona e infine il Chievo a Verona. Partite tutt’altro che semplici, Lazio Fiorentina e Barcellona in particolare, da affrontare consecutivamente, senza respiro: sarà necessario dare fondo a tutte le risorse che questa squadra ha a disposizione, sperando nei recuperi di De Sciglio, nella condizione di Kakà e soprattutto nella buona luna di Mario Balotelli: la sua classe e le sue giocate servono come il pane, se perfeziona l’intesa con i compagni di reparto può diventare devastante.

Ho dato a Max quel che è di Max, ma è evidente come ciò non sia sufficiente: d’ora in poi il Milan deve essere quello che abbiamo visto martedì sera e il tecnico livornese non ha più scuse. “Do or die”, agisci o muori: le altre stanno scappando, siamo a un punto chiave della stagione: questo filotto di partite ci dirà chi siamo. Sperando che, una volta tanto, una rondine faccia primavera.

Destinazione Lisbona – 5° puntata: Le grandi dilagano, la Juve…

zlatan-ibrahimovic-wechsel-geruechte-star-transfer-voting-real-madrid-y25-UOBLDicevano che Zlatan Ibrahimovic non incidesse in Champions. Ieri il campione svedese ha smentito tutti i suoi critici, con 4 gol (e sono ancora pochi – tra cui Simone Inzaghi – ad esserci riusciti) nel perentorio 5-0 esterno del PSG sull’Anderlecht (di Cavani l’altro gol). I parigini sono sempre più sicuri della qualificazione, anche a causa del pareggio 1-1 tra Benfica e Olympiakos, evidentemente falsato da un nubifragio che ha reso il terreno del Da Luz quasi impraticabile per buona parte del secondo tempo. Altra grande che è andata in scioltezza è il Bayern Monaco, che ha regolato per 5-0 il Viktoria Plzen: la qualificazione, per i bavaresi e per il Manchester City (2-1 esterno in rimonta sul CSKA), è sempre più vicina in un girone dall’esito all’apparenza scontato.

Anche il Real Madrid non ha problemi con le piccole, ma si limita ad una vittoria con un gol di scarto: la Juve viene infatti regolata 2-1, con un gol di Llorente ad inframezzare la doppietta di Ronaldo e una sacrosanta espulsione di Chiellini a fungere da ciliegina sulla torta. 7 gol in 3 partite per l’alfiere della squadra di Ancelotti: l’unico precedente del genere è da attribuire a Pippo Inzaghi nel 2003, sempre con Ancelotti in panchina, e sappiamo tutti com’è andata a finire. Il discorso qualificazione si fa difficile per i bianconeri: nell’altra partita del girone, infatti, il Galatasaray di Mancini ha sconfitto per 3-1 il sempre più materasso Copenhagen, superando la Juve. Qualche difficoltà in più per il Manchester United, che anche a causa della strepitosa prestazione del portiere spagnolo Bravo non è andata oltre l’1-0 contro la Real Sociedad (ancora a 0 punti). Le gerarchie del girone cambiano, con la squadra di Moyes prima davanti al Bayer Leverkusen, capace di annichilire la resistenza dello Shakhtar con un perentorio 3-0 (anche il secondo gol è arrivato per un rigore quanto mai dubbio).

Per quanto riguarda le gare del martedì, pesante sconfitta per lo Schalke 04 sul terreno della Veltins Arena: il Chelsea si è imposto con un secco 3-0 e un Fernando Torres sugli scudi. Lo Schalke riesce però a rimanere al secondo posto, grazie al pareggio 1-1 tra Basilea e Steaua Bucarest. Tre squadre a sei punti, invece, nel gruppo F, grazie alle vittorie esterne, entrambe per 2-1, del Borussia Dortmund all’Emirates Stadium e del Napoli (gol dei nuovi acquisti Callejon e Duvan Zapata) al Velodrome di Marsiglia. Per concludere il discorso, nel gruppo G è continuata, con un secco 3-0 esterno contro l’Austria Vienna, superata insieme allo Porto dallo Zenit (vittoria 1-0), ora al secondo posto con 4 punti.

Milan – Barcellona 1-1: Up & Down

Up

Ricardo Kakà: l’assist del 22 è il video più visto della serata. Su Youporn.

Gli interisti: come ad ogni partita del Barcellona prima ce ne devono fare quattro, poi il Barça diventa scarso. E pensare che nella LORO coppa ci sono Cittadella e Trapani…

Mino Raiola: “Balotelli non finirà la carriera in Italia”. E’ evidente, a quanto pare, l’interesse del Napoli.

Kakà e Messi

Down

Giampaolo Tosel: dopo l’ultima battuta ci chiuderà per due partite il blog per discriminazione territoriale.

Mario Balotelli: si perde il gol perché era in bagno. Galliani ce lo rimanda per tutto il primo tempo.

Il Barcellona: diteci, a sto giro si son già lamentati del campo?

Milan – Barçelona 1-1: Il meglio possibile

RobinhoSembrava impossibile, ma un punto dalla sfida di San Siro col Barça è arrivato. Confermando come, se ci si mette, il Milan riesca a fare qualcosa: soprattutto quando a menare le danze, finalmente, è tornato un grande campione come Ricardo Kakà. Ho espresso personalmente numerose riserve sul suo ritorno, ma quando si tratta della pura tecnica più che del piano fisico (ancora debole), il numero 22 ha mostrato di non essersi dimenticato come si gioca a calcio, con il pregevole assist per Robinho e numerosi cambi di ritmo in qualunque zona del campo (Constant dopo stasera dovrà erigergli un monumento).Caricando fisicamente e psichicamente numerosi suoi compagni (Montolivo) e al contempo mostrando di aver davvero meritato nella sua carriera la qualifica di campione: ed è stridente il contrasto con il più famoso esempio di campione mediatico, quell’osannato e strapagato Neymar contro il quale è bastato un Abate non in ottima forma affinché scomparisse dal campo. Il peggiore della partita, probabilmente, e se ne sarà accorto anche Martino.

Il pareggio è stato un risultato giusto: poteva finire in qualunque modo, dato che entrambi i gol sono arrivati da cappellate assurde dei centrali (la coppia Piqué – Mascherano, nonostante il blasone, non si è comportata molto meglio di quella Zapata – Mexes: il francese si è anzi rivelato insolitamente solido), e che i blaugrana hanno avuto la palla del 2-1 sui piedi di Adriano (fuori) e Fabregas (praticamente un passaggio ad Amelia), mentre le nostre frequenti ripartenze, nelle quali, con una verve rara nelle ultime quattro stagioni europee, siamo stati in grado di sfruttare buona parte delle amnesie difensive del Barça (perché ce ne sono, e anche abbastanza, per la maggior parte imputabili a Mascherano), hanno condotto ad una palla smorzata di Muntari e all’incredibile occasione sciupata da Robinho, che in posa plastica per un tiro da cineteca si è visto scivolare goffamente la palla tra le gambe. Ah, se ci fosse stato Balotelli su quel pallone…

Nonostante un tale errore (che da solo basta a caratterizzare negativamente la prestazione del numero 7 brasiliano), possiamo comunque ritenerci soddisfatti: nessuno avrebbe previsto un risultato utile, partendo ad handicap date le numerose assenze, le scarse condizioni dei presenti (Robinho, Kakà e Birsa erano evidentemente sulle gambe, Balotelli ha risentito ancora del problema), il clima teso e la deficitaria guida tecnica (che ha azzardato Constant terzino sinistro, ruolo nel quale si sono passati due mesi a sperimentare con buon successo Emanuelsson). Per il solo gol preso, comunque, va ringraziato Amelia, sempre pronto sulle palle inattive e reattivo nelle uscite. Qualcosa, in sostanza, a cui in rossonero avevamo perso l’abitudine: e si spera che, anche grazie a Gabriel, non sia un una tantum, se ci teniamo a comparire anche in futuro sui maggiori palcoscenici europei.

MILAN – BARCELLONA 1-1
MILAN (4-3-3)
 Amelia; Abate, Zapata, Mexes, Constant; Montolivo, De Jong, Muntari; Birsa (dal 35′ st Poli), Robinho (dal 19′ st Balotelli), Kakà (dal 26′ st Emanuelson). A disposizione: Coppola, Silvestre, Nocerino, Matri. Allenatore: Massimiliano Allegri.
BARCELLONA (4-3-3): Victor Valdes; Dani Alves, Piquè, Mascherano, Adriano; Xavi, Busquets, Iniesta; Sanchez (dal 29′ st Pedro), Messi, Neymar (dal 36′ st Pedro). A disposizione: Pinto, Bartra, Montoya, Song, Tello. Allenatore: Gerardo Martino.
Marcatori: Robinho (M) al 9′, Messi (B) al 23′
Ammoniti: Sanchez (B) al 33′, Montolivo (M) al 41′, Muntari (M) al 79′, Fabregas (B) all’81’ per gioco scorretto.

Milan – Barcellona: LIVE! Champions League 2013/14

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E’ IL BIG-MATCH DELLA TERZA DI CHAMPIONS: A SAN SIRO ARRIVA IL BARCELLONA PER UNA SFIDA CHE ORMAI E’ IL NUOVO CLASSICO DELLE GARE DELLA MASSIMA COMPETIZIONE EUROPEA. PUNTI PESANTI IN PALIO PER LA QUALIFICAZIONE: SEGUITE CON NOI LA GARA MARTEDI’ 22 OTTOBRE, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER!

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Milan – Barcellona: dal tiqui-taca al tiqui-Tata

mil barMartedì 22 ottobre, ore 20.45, San Siro. Per la quarta volta in 2 anni i “campioni di tutto” del Barcellona fanno visita al Milan nella Scala del calcio.

Sono cambiate molte cose: a partire dall’allenatore, che nelle sfide ai gironi e ai quarti del 2011-12 era Pep Guardiola, mentre l’anno scorso era Tito Vilanova, sostituito dal suo vice Jordi Roura per i ben noti problemi di salute che lo hanno afflitto. Sulla panchina catalana ora siede Gerardo “Tata” Martino, ex ct del Paraguay scelto un po’ a sorpresa da Rosell alla guida dei blaugrana. Dalle prime mosse sembra che lo snervante tiqui-taca a cui ci avevano abituato i due (tre) predecessori dell’argentino sia stato accantonato: il Barcellona ha vinto, udite udite, una partita per 4-0 -contro il Rayo, terza squadra di Madrid- senza avere la maggioranza del possesso palla. Tutti ricorderanno l’86 a 14, dettato anche dal fatto che i cugini erano in inferiorità numerica, al Camp Nou contro l’Inter nel 2010; questa tendenza sembrerebbe invertita, proprio nel momento in cui Pep la sta importando in Germania al Bayern.

L’arrivo della stella verdeoro Neymar ha aumentato ulteriormente la forza di una rosa che già contava un gran numero di campioni affermati, ma -unito a quello del “Tata” Martino- l’ha riavvicinata a quello che era ai tempi di Rijkaard: campioni, sì, ma con meno frizzi e lazzi e più incursioni veloci. Il che sembra essere ancora peggio per il malcapitato portiere avversario. Nel mentre, il Milan cerca di ritrovarsi dopo la partenza stentata, e i 6 punti nelle ultime 3 partite sono certamente positivi, anche se arrivano da due 1-0 con uno scarso livello di gioco, in particolare con la Samp. Ancora un 4-3-1-2 per il Milan, con i probabili undici che saranno: Amelia; Abate, Mexes, Zapata, Constant; Montolivo, De Jong, Muntari; Birsa; Robinho, Matri. Fuori anche Gabriel, per via della lista CL, spazio all’ormai terzo portiere Amelia. Davanti sarebbe possibile anche una variante con Kakà e Birsa mezzepunte dietro a Robinho; Balotelli partirà al massimo dalla panchina, ed è probabile che Muntari venga preferito a Poli. Dall’altra parte della barricata, classico 4-3-3 ma meno dogmatico rispetto al passato, con: V.Valdes; Dani Alves, Mascherano, Piquè, Adriano; Xavi, Busquets, Iniesta; Pedro, Messi, Neymar. Torna, anche se in panchina, Puyol, che farà compagnia a Fabregas e Sanchez.

I catalani partono come ovvi favoriti, è chiaro. Ripetere l’esperienza di febbraio a San Siro non sarebbe male, specie dopo il pari con l’Ajax; ma privi di vari titolari e con un terzo portiere peggio ancora dell’attuale secondo (che allo stato attuale è tutto dire) sarà molto dura. L’altra partita del girone sarà Celtic-Ajax, nel sempre difficile Celtic Park dove proprio i blaugrana persero l’anno scorso; il risultato migliore per il Milan sarebbe un pari, che bloccherebbe l’Ajax a quota 2 e il Celtic a quota 1. Altra sfida di cartello sarà Real Madrid-Juventus di mercoledì, con i bianconeri reduci dalla batosta di domenica, mentre il Napoli sarà impegnato a Marsiglia stasera. L’arbitro dell’incontro, il tedesco Brych, è reduce da un incidente capitato sabato, quando in un Hoffenheim-Bayer di campionato ha convalidato un gol, quando la palla era sì entrata in porta, ma da un buco su un lato della rete. Nessun Bonolis o Montella tedesco ha gridato al complotto, a quanto pare, e neanche le dirigenze delle due squadre impegnate stasera hanno criticato la designazione. Nel caso, si spera che i finora inutili arbitri di porta (chiedere all’Ucraina agli europei) ci mettano una pezza.

Un centrocampo da cui ripartire

a3c0ee4f5d226b203e0f6a7067005f2d-039--473x264La vittoria con l’Udinese fa bene all’umore mio e della squadra. Ho rivisto corsa, pressing e qualche sembianza di schema che sembrava sparita e soprattutto sembrava non dovesse più tornare. Portiamo a casa 3 punti fondamentali, 3 punti che non colmano l’abisso che ci separa dalla prima, ma che ci permettono di credere nella rimonta e nella rincorsa al terzo posto. La mia fiducia si basa sui segnali positivi visti in campo e soprattutto sulla crescita di alcuni giocatori che penso si siano guadagnati un posto da titolare. Le mie maggiori preoccupazioni dello scorso anno si concentravano sul centrocampo: un reparto con pochi interpreti di valore, con poca classe e tanta quantità, un centrocampo formato da giocatori da squadra di mezza classifica. Ma qualcosa è cambiato. Purtroppo non ci è ancora stata data la possibilità di poter godere delle prestazioni dei nostri centrocampisti migliori, a casa di infortuni e squalifiche che in un modo o nell’altro hanno sempre tenuto fuori qualcuno, ma credo che il trio formato da Poli, De Jong e Montolivo sia di altissima qualità. Mi azzarderei addirittura ad affermare che questo centrocampo sia tra i migliori delle squadre di vertice.

L’assenza di De Jong lo scorso anno è pesata non poco e quest’anno ha già dimostrato la sua importanza in diverse occasioni: ricordo molte partite in cui l’olandese è stato costretto a recuperare palloni in ogni zona del campo, correndo per 90 minuti e occupandosi del lavoro sporco. Un vero perno recupera-palloni di cui non possiamo più fare a meno. Montolivo sta tornando ai livelli a cui ci ha abituati, dopo l’infortunio e qualche partita sottotono: inventa, lancia, distribuisce palloni ed è in grado di ricoprire diversi ruoli, fornendo al centrocampo quella qualità di cui ha bisogno. Infine mi sembra giusto soffermarmi sulla grande prova di sabato sera di Poli, troppo spesso tenuto in panchina da Allegri, ma certamente meritevole di una maglia da titolare, soprattutto vista la scarsa concorrenza in panchina. Corre, recupera palloni, risolve situazioni difficili, e non disdegna di puntare verso la porta: un acquisto decisamente azzeccato nel mercato estivo rossonero e soprattutto un giocatore di cui il Milan non può di certo fare a meno. Conosciamo tutti la grande stima di Allegri nei confronti di Muntari, riproposto in varie occasioni, anche se spesso impresentabile, e mi risulta difficile da capire come si possa tenere in panchina un giocatore come Poli per far posto al ghanese. Un dubbio che si ripresenta anche in vista del Barcellona, quando il mister ritroverà De Jong e dovrà scegliere chi affiancare all’olandese e a Montolivo: a me la scelta pare ovvia, visto anche il buon momento di Poli e lo smarrimento e gli errori dozzinali di Muntari, anche nella partita di sabato sera. Ma niente può più stupirmi e sono ormai abituata ad accettare cambi o scelte a me incomprensibili. Credo che però sia ormai chiaro quale sia il centrocampo ideale per questa squadra: tutti gli altri, da Muntari a Nocerino a Emanuelson non sono sostituti validi, ma neanche buone riserve. È da queste certezze che il Milan dovrebbe ripartire per iniziare quella che in molti si augurano sia una rincorsa o una ripresa, da questo centrocampo e da quello splendido trequartista che è Ricardo Kakà che, anche se per soli 20 minuti e senza grandi colpi, mi ha già fatto sognare, mi ha fatto riprovare l’emozione di quella corsa, di quei tocchi e di quella classe. Forse sarà solo fumo negli occhi, ma al cuor non si comanda.

Comprimari alla ribalta

AC Milan v Udinese Calcio - Serie AL’importante è vincere, almeno per ora, ed è già tanto visto lo stato psico-fisico in cui siamo piombati fin dall’inizio del campionato. Birsa ci regala altri tre punti, sopperendo alle tante assenze con una prestazione di cuore e corsa, qualità che a tanti altri mancano. La possiamo definire, se vogliamo, la vittoria dei comprimari, di coloro che sono stati spesso e a lungo criticati oltre che presi in giro. E la cosa mi fa anche un po’ incazzare, perché il tifosotto che invoca acquisiti ma poi quelli che arrivano non gli vanno mai bene, l’amante del progetto che invoca i giovani ma quando giocano diventiamo una squadra di ragazzini… loro è tanti altri sono il male di una squadra, il male di una tifoseria. Sui vari Poli, Silvestre e Birsa se ne sono dette di tutti i colori, prima ancora di vederli in campo, eppure sono proprio loro a tenerci a galla in questo memento difficile. In particolare Poli è da inizio stagione senza dubbio uno dei migliori della squadra, e piuttosto incazzatevi con allegri che lo ha tenuto fuori troppo spesso, senza alcun motivo. A loro ieri si è aggiunto anche Gabriel, a lungo invocato ma mai preso seriamente in considerazione; è servito un infortunio di Abbbiati per vederlo all’opera, e i risultati si sono visti subito. Era da anni che non stavo così tranquillo quando la palla si avvicinava all’area di rigore, era da tempo che non vedevo un portiere uscire e prendersi le sue responsabilità anche in momenti chiave; tutto bello, se non fosse che il livornese lo rimanderà in panca tra pochissimo, perché guai a toccare Abbiati. Al di là di questo, Poli, Birsa, Gabriel e company si possono prendere la loro rivincita, per far capire agli occasionali che non è tutta merda quella che non luccica.

Il resto della giornata di campionato ci regala la mini fuga della Roma, che fa fuori anche il Napoli infilando l’ottava vittoria consecutiva (ad ognuna stappano champagne per aver evitato Allegri!!!); si ferma il Napoli, così come si ferma la Juventus, a cui non basta l’ennesimo favore arbitrale per sbaragliare il Franchi. Quel povero Conte si ritrova frastornato da quattro goal subiti in meno di venti minuti, con la “migliore difesa del mondo” mandata in tilt da Rossi e compagni; una bella lezione insomma, a sottolineare ancora una volta quanto valga un allenatore in una squadra, quanto ogni partita sia il frutto di ciò che il tecnico semina durante la settimana e durante la stessa gara dalla panchina. A proposito di allenatori, mercoledì sera tutti a tifare Italia, tutti a tifare il nostro amato Carletto, unico degno di rappresentare la nostra nazione nella sfida del Bernabeu. A noi invece, tra cerotti e bende, toccherà il Barcellona martedì sera a San Siro, una partita vista, rivista e stravista negli ultimi anni ma mai banale. Certo, sulla carta non ci sarebbe partita, ma il campo è un’altra cosa e mai dire mai; il rimpianto è ancora una volta quello di non avere tutta la rosa a disposizione, ma son convinto che potremo giocarcela comunque, Allegri permettendo.

Milan – Udinese 1-0: Up & Down

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Valter Birsa: Abbiamo passato un’estate dietro all’ennesima telenovela Kakà. Il salvatore della patria è l’ex-Auxerre, che per la seconda volta (e non al top) ci tiene a galla. Birsinho.

Cristian Abbiati: Fa la miglior mossa della sua stagione: si fa male per lasciare il posto a Gabriel. Evitando la necessità di un pugno a Bucchi per il passaggio di consegne.

Alessandro Matri: Ottima prestazione nonostante la sconfitta dei suoi. Guidolin sarà fiero di lui.

Down

Il Corriere dello Sport: Titolone a nove colonne su presunti “cori razzisti a San Siro”. Sempre più simili a Tuttosport.

Fiorentina – Juventus: Un rigore inesistente per parte. Ma se non sono su Balotelli non fanno notizia.

Beppe Bergomi: Se ha detto anche lui che il fallo di Pinzi era da rosso, probabilmente era da 41 bis.

Felix Brych: Dopo la boiata commessa a Leverkusen lo premiano con la direzione di Milan – Barça. Senza parole.

Milan – Udinese 1-0: We belong to Birsa

BirsaUdineseTorniamo alla vittoria, ancora in casa, ancora 1-0, ancora con un gol del tanto biasimato Birsa (ci spiace per il fegato dei non evoluti) a questo punto vera e propria intuizione del condor nella sessione di Mercato (colpo doppio, se consideriamo che ai genoani abbiamo rifilato Antonini). Vinciamo e vinciamo bene: se lo Sloveno ha segnato un eurogoal (considerati i problemi in attacco) dietro siamo riusciti, per la seconda volta in tre partite, a non prendere goal. Abbiamo trovato una fase difensiva colmando alcune lacune tattiche durante la sosta: se i calci piazzati restano il nostro tallone d’Achille siamo risultati decisamente migliori a palla in movimento sia in fase di non possesso (praticamente l’Udinese ha fatto, credo, un tiro in porta in tutta la gara) sia in fase di possesso dove finalmente si è stati attenti al pressing avversario e si è giocato spazzando la palla qualora ci si trovasse in situazioni difficili (cosa che ci è costata due dei tre goal contro la Juventus).

Dietro abbiamo finalmente un portiere: ci chiediamo cosa abbia fatto di male Gabriel per tenerlo a marcire in panchina per tutto questo tempo durante la scorsa e questa stagione. Questa sera si sono viste sia uscite alte in presa, sia interventi decisivi in tuffo, sia, soprattutto e non meno importanti, rinvii lunghi per giocare la palla in velocità con le punte (anche se apprezziamo il fair play di Abbiati che prima di rinviare aspetta che si siano schierati tutti gli avversari): purtroppo Martedì giocherà Amelia perché Gabriel non è stato inserito in lista Champions, peccato. Davanti Zapata strappa il suo 6 mentre resta da valutare Silvestre: stasera più quello di Catania che quello di Milano.

Capitolo centrocampo: siamo stati semplicemente dominanti. Montolivo da regista rende molto meglio che da mezzala – anche se in quel ruolo, purtroppo, c’è già de Jong. Non è un caso che l’anno scorso con Montolivo regista si sia fatto meglio del periodo in cui giocava l’olandese anche se l’ex City è tra i migliori specie in partite contro le big – sta ad Allegri risolvere l’arcano magari con un cambio di modulo. Birsa è durato un tempo, poi ha accusato il rientro dall’infortunio strappando comunque il proprio 6,5 in una pagella che nella sua carriera milanista, credo, non presenti ancora insufficienze. Poi c’è Kakà, entrato forse con lo spirito giusto e quella voglia di spaccare tutto che non gli si vedeva da tempo – peccato per il sacrificio nel finale a difendere l’1-0 ma questi 15′ mi lasciano presagire molto di buono: al di là della prestazione rimane un pezzo di cuore che torna a casa e chi lo ha fischiato o contestato non può dirsi tifoso di questa squadra. A completare un centrocampo molto tecnico ci pensa Poli, oggi probabilmente il migliore insieme a Montolivo, soprattutto nel secondo tempo quando un paio di sue azioni stavano propiziando il gol.

Davanti benino Robinho, male, malissimo Matri che ormai gioca per mancanza di alternative e, ovviamente, poichè è sempre e comunque il pupillo dell’allenatore. Matri non solo non ha segnato ma non si è mai reso pericoloso: nessun passaggio restituito, nessun movimento, nessun inserimento – si è piazzato in mezzo aspettando che qualcuno lo mettesse in porta e quando questo è capitato (basti pensare all’azione di Poli) si è mosso sempre nella maniera sbagliata. Insufficiente anche Niang che comunque, nel suo schifo, almeno è riuscito a fare qualche tiro seppur quasi tutti fuori (di molto) dallo specchio della porta e solo uno a fil di palo. Insomma, Pazzo, torna: ci manchi e tanto.

Il mero bilancio dice invece che dopo otto giornate ci troviamo ad undici punti contro i sette dello scorso anno quindi la squadra non si è indebolita. Dicono che si può puntare al terzo posto poiché rimontare 8 punti in 30 giornate al Napoli può essere comunque fattibile. Dicono anche che martedì ci si gioca una qualificazione con un Barcellona che ha stentato a Pamplona e che domenica si giocherà in casa il Clasico per evitare l’aggancio del Real. Non siamo né morti, né finiti – nonostante coloro che per mestiere amano seminare zizzania nel nostro tifo per inutili amichevoli perse a Caen: crederci sempre, arrendersi mai. We are AC Milan.

MILAN-UDINESE 1-0 (PRIMO TEMPO: 1-0)
MARCATORI: Birsa (M) al 22′ s.t.
MILAN (4-3-3): Gabriel; Abate, Zapata, Silvestre, Constant; Poli, Montolivo, Muntari (dal 40′ s.t. Nocerino); Birsa (dal 23′ s.t. Niang), Matri (dal 31′ s.t. Kakà), Robinho. PANCHINA: Amelia, Coppola, Saponara, Cristante, Emanuelson, Vergara, Zaccardo. ALLENATORE: Allegri.
UDINESE (3-5-1-1): Kelava; Heurtaux, Danilo, Naldo; Basta (dal 6′ s.t. Muriel), Pinzi (dal 30′ s.t. Zielinski), Allan, Lazzari, Gabriel Silva; Pereyra (dal 44′ s.t. Ranegie); Di Natale. PANCHINA: Benussi, Bubnjic, Widmer, Badu, Douglas, B. Fernandes, Merkel, Maicosuel, Nico Lopez. ALLENATORE: Guidolin.
ARBITRO: Guida
NOTE – Spettatori 33.188; espulsi nessuno; ammoniti Pinzi (U), Montolivo (M), Muntari (M), Pereyra (U), Allan (U), Robinho (M); recuperi 1′ p.t., 4′ s.t.

Milan – Udinese: LIVE! Serie A 2013/14

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SERVE UNA VITTORIA PER TORNARE SOTTO: A SAN SIRO ARRIVA L’UDINESE  E TORNANO BIRSA E KAKA’ MA MANCHERA’ ANCORA MARIO BALOTELLI, INFORTUNATOSI IN NAZIONALE. IN ATTESA DEL BARCELLONA SEGUITE CON NOI LA GARA CONTRO I FRIULANI, SABATO 19 OTTOBRE 2013, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER!

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Milan – Udinese: tre punti, un dovere

mil udiSabato 19 ottobre, ore 20.45, San Siro. Dopo la sosta per le Nazionali, torna in scena il massimo campionato italiano, e la sfida che attende i rossoneri è quella casalinga contro l’Udinese di Guidolin.

I friulani sono reduci dalla solita rivoluzione: giocatori sballottati durante l’estate fra le tre squadre della famiglia Pozzo, con 4 ritorni dal Granada, parecchi acquisti “da fuori”, 7 cessioni al Watford e una percentuale di italiani da far invidia all’Inter del triplete (sono in 4, più il terzo e il quarto portiere). L’Udinese ha solo due elementi “stabili”: il primo è Francesco Guidolin, in sella dal 2010, con all’attivo due qualificazioni alla Champions puntualmente smontate da una società la cui unica preoccupazione è fare più plusvalenze possibili svendendo i pezzi pregiati -vedasi figuraccia di Braga nel 2012-. Il secondo è ovviamente Totò Di Natale, uno che nonostante i 36 anni, per medie gol e impegno meriterebbe ancora la maglia azzurra, molto più dei vari Gilardino, Osvaldo e Giovinco. Il resto, come al solito; squadra infarcita di stranieri arrivati dai tornei più disparati, con prevalenza di brasiliani ed europei dell’Est.

Dopo una partenza stentata, l’Udinese non ha ancora trovato una certa continuità, ma viaggia comunque nella metà sinistra della classifica, appena dietro Fiorentina e Lazio e due punti avanti al Milan. Che ha ritrovato sì Birsa e Kakà, regolarmente convocati, ma ha perso di nuovo Balotelli, oltre a dover fare a meno di Mexes e De Jong per squalifica. Saponara si rivede in panchina, e a meno di martellate sul dito del piede, fulmini o incidenti simili potrebbe esordire proprio stasera. Confermato Matri, per impossibilità di schierare chiunque altro, a causa dell’assenza di Mexes anche Silvestre sarà della partita. Nell’Udinese fuori il solo Brkic, in porta al suo posto l’incerto Kelava. Almeno in questo dovremmo essere pari. 4-3-1-2 per il Milan, con: Abbiati; Abate, Zapata, Silvestre, Constant; Poli, Montolivo, Muntari; Birsa; Robinho, Matri. 4-4-1-1, un leitmotiv dell’ultimo periodo per l’Udinese, con: Kelava; Heurtaux, Danilo, Naldo, Silva; Basta, Pinzi, Allan, Lazzari; Muriel; Di Natale.

Alla nona giornata, siamo già a uno scontro da dentro o fuori. 8 punti in 7 partite è una media da salvezza neanche troppo tranquilla, classica delle partenze di Allegri, ma tornare su prima possibile è un dovere. Giornata, questa, che il suo big match l’ha già vissuto con Roma-Napoli, terminata 2-0. Altra sfida interessante quella tra Fiorentina e Juventus, mentre l’Inter va all’Olimpico di Torino e la rivelazione Verona ospita il Parma. Piccola parentesi sulla Nazionale: la bufera su Balotelli che voleva abbandonare il ritiro mal si concilia con le benevole concessioni ai bianconeri, quasi tutti risparmiati (Bonucci e Pirlo a parte) nella gara decisiva per un posto da testa di serie al Mondiale, contro un’Armenia che se non avesse buttato via 3 punti facili in casa contro Malta avrebbe potuto ottenere il secondo posto nel girone (di livello infimo, va detto, ma sempre di playoff mondiali si poteva trattare). Ma ormai anche questo discorso è acqua passata; bisogna solo aspettare i sorteggi del girone. Per il Milan, invece, non c’è più tempo da aspettare.

Benvenuto Rami, Bentornato San Siro!

France/Mali - 25.03.2008 - Match Amical“Rami ha ricevuto il permesso di allenarsi con il Milan fino all’apertura della prossima finestra di mercato”. Così il sito del Valencia ufficializza lo sbarco a Milanello del roccioso difensore francese Adil Rami, 27 anni e 5 stagioni trascorse nel club spagnolo; smentite alla base dunque le notizie diffuse ieri sera riguardanti possibili complicazioni nell’affare, l’idoneità è arrivata e Rami giocherà nel Milan. Innanzitutto stiamo parlando di un giocatore nella piena maturità, nel momento in cui la sua vita calcistica dovrebbe essere all’apice. Verrà fuori che contrasta con il “Proggetto ciovani” di cui tanto si è parlato, e mi chiedo sinceramente come i tifosi abbiano fatto a crederci, ma nel Milan di oggi i giovani ci sono eccome, da De Sciglio a El Shaarawy passando per Poli e ne cito solo tre, la squadra ha bisogno come il pane di giocatori esperti e di carattere soprattutto in difesa, dove la panchina è piuttosto corta; per questo l’acquisto di rami ha perfettamente senso. Tecnicamente parliamo di un giocatore molto forte fisicamente, bravo nella marcatura, alto e molto abile di testa seppur poco disciplinato tatticamente e abbastanza lento; qualitativamente non inferiore, forse nemmeno tanto superiore, a Mexes e Zapata; in un reparto che vede come sole alternative Bonera e Silvestre l’aggiunta di una pedina di buon livello come Rami permette di avere tre centrali potenzialmente titolari e dunque la possibilità di un turnover se non altro credibile. Forte di testa dicevamo: non stupitevi se continueremo a prendere gli stessi gol su palla inattiva: il problema continua e continuerà a rimanere il manico.

Caen – Milan 3 a 0, Milan – Milan Primavera 0 a 1. Questi sono i risultati delle ultime uscite della squadra di Massimiliano Allegri. Nonostante fosse sceso in campo un Milan privo di qualunque titolare, chi non era in nazionale era in infermeria, tra i tifosi rossoneri si è scatenato il finimondo; al grido di “Serie B! Serie B!” addosso a squadra e società è stato lanciato e detto di tutto. Sia ben chiaro: nemmeno a me piace fare figuracce e perdere partite in malo modo come in Francia, tuttavia non si può giudicare una squadra dopo un’amichevole giocata con le riserve delle riserve; sarebbe necessario interrogarsi piuttosto sul perché di queste sconfitte, sul motivo della totale deconcentrazione dei giocatori e come mai nonostante il gruppo sia lo stesso da parecchio tempo diversi individui sembra abbiano cominciato a giocare a pallone l’altro giorno. Del resto, per battere il Caen, settimo in classifica nella Ligue 2, le riserve delle riserve dovrebbero essere più che sufficienti. Nota positiva Gabriel: il giovane portiere brasiliano si è messo in luce compiendo diversi buoni interventi, chissà che l’allenatore abbia per una buona volta il coraggio di dargli una possibilità. Interessante anche l’esito della partita con la primavera: il risultato lascia il tempo che trova, ma ciò dimostra che alcuni dei ragazzi di mister Inzaghi potrebbero avere un futuro in prima squadra. L’inserimento di giocatori come Rami, esperti e di carattere è fondamentale al pari di dare il giusto spazio ai giovani della primavera: se ben gestiti, evitando di mandarli allo sbaraglio, possono diventare una preziosa risorsa.

Sabato sera, in un San Siro giustamente a porte aperte, i rossoneri affronteranno l’Udinese di Francesco Guidolin. Non si fa in tempo a parlare di tattica e formazione che “AC Milan comunica che Mario Balotelli ha riportato una sofferenza al muscolo vasto intermedio della coscia destra. Il calciatore verrà monitorato nei prossimi giorni per meglio definire l’entità del problema e stabilire la prognosi”. Eccoci qua: ennesimo infortunio muscolare, e per di più capitato al nostro giocatore più forte e rappresentativo, con tanto di cartolina di ringraziamento a Cesare Prandelli. Viste le ultime uscite, andando al di là delle amichevoli, è evidente come Mario Balotelli serva come il pane a questo Milan: Matri è assolutamente inadeguato per non dire peggio e la manovra offensiva, priva dell’estro di SuperMario, ne risente parecchio. Nonostante le promesse di un Milan rinato dopo la sosta, la partita contro i friulani sarà tutt’altro che una passeggiata; servirà tutto il calore dei tifosi che popoleranno gli spalti di San Siro per spingere il Diavolo verso la vittoria.

Tutti zitti, segna lui

balotelliChe Balotelli sia un personaggio a dir poco discusso non è di certo cosa nuova. Ma da qui a diventare oggetto di critiche odierne, al centro di scandali giornalieri scatenati da ogni azione mi pare esagerato. Sono sempre stata molto critica nei confronti di Mario, soprattutto dopo il suo exploit al termine di Milan – Napoli: un eccesso improvviso e ingiustificabile che ha lasciato la squadra senza l’unico vero fuoriclasse per 3 lunghe giornate, in un momento di estrema difficoltà. Dopo l’espulsione ho sostenuto con forza la posizione di Allegri e della società, che per la prima volta non si sono schierati dalla parte del giocatore, ma hanno criticato i suoi atteggiamenti, sperando così di “fargli imparare la lezione”. Ma ciò che è successo negli ultimi giorni, giorni che hanno contribuito a dipingere un’immagine grottesca di Mario, penso sia da condannare.

Nell’ordine Mario infatti è stato accusato di improvvisare una febbre inesistente per non giocare con la maglia azzurra e poter tornare a casa, prendere a manate un povero cameraman che cercava solo di fare il suo lavoro, ribellarsi contro i giornalisti arrivando addirittura a twittare di non voler assumere l’ambito titolo di simbolo anticamorra e, dulcis in fundo, dopo aver scoperto di non poter tornare a Milano la notte stessa, Balotelli non ha voluto passare una notte in più a Napoli, si è PERSINO arrabbiato e ha deciso di pagare un autista per farsi portare a Roma e stringere i tempi.

Provo ora a rimuovere quell’alone di antipatia e quell’immagine di capriccioso insopportabile ragazzino che i media tanto amano, e interpretare questi fatti. Potrebbe infatti essere che Mario avesse realmente la febbre sabato, che avere una telecamera appoggiata al viso e all’orecchio per 5 minuti lo avesse leggermente infastidito, che non apprezzasse particolarmente il fatto di essere associato alla Camorra dopo i suoi trascorsi e in ultimo che dopo una sfrenata corsa verso l’aeroporto lo scoprire l’annullamento del volo non lo avesse di certo rallegrato. Ma soprattutto tutto questo a noi interessa? A me no. Ciò che mi interessa è che Balotelli segni, giochi per la squadra, si impegni e soprattutto che porti i compagni alla vittoria. E mi sembra che per la Nazionale lo abbia fatto, nonostante i pochi minuti giocati.

Mario non è mai stato e credo non sarà mai esempio di rettitudine, di semplicità e di serenità. Ma quello che diventerà è un grande giocatore. Quello che deve interessare a lui e a tutti è ciò che accade sul campo: per questo io non accetto le sue intemperanze sul tappeto di gioco, perché sono quelle ad avere effetto negativo sulla squadra e sui risultati. L’accanimento verso Mario e la tendenza a trasformare in drammi da prima pagina qualsiasi aspetto della sua vita, lo assilla sin dai tempi di Manchester. Ma la stampa inglese si sa, di gossip e malelingue ci vive. Speravo solo che non lo facesse anche quella italiana. Balotelli però ha capito come reagire a questo: con i gol e le prestazioni. Per mettere a tacere tutti.

Italia – Armenia 2-2: Up & Down

Up

Antonio Conte: rimane imbattuta la sua Italia, positivo il turnover con cui l’allenatore bianconero ha fatto rifiatare i suoi in vista della sfida contro il Real Madrid.

Massimo Moratti: dopo 20 anni di sconfitte finalmente cede l’Inter. Brutto colpo per lui il passaggio in Spagna di chi gli ha fatto aprire il suo unico ciclo vincente, la Telecom.

Bruno Gentili: domanda scottante nel postpartita ad Insigne “che effetto ti fa giocare con Pirlo“? Beh, avete presente l’imodium?

Prandelli indica a Balotelli la zona migliore per spacciare

Prandelli indica a Balotelli la zona migliore per spacciare

Down

Mario Balotelli: il Gol a Napoli testimonia ancora una volta quello che affermavano i giornalisti: il ragazzo è affiliato alla Camorra. E pure Prandelli è coinvolto chiaramente come nella foto qua sopra. Vergogna! Prenda esempio da Tevez!

La Rai: continua il disservizio della TV di stato. Quando ha parlato Insigne non sono stati messi i sottotitoli.

L’UNESCO: premiata ieri la Juventus in una iniziativa contro il Razzismo. A seguire premiati anche Priebke per la tutela delle minoranze, Berlusconi per la lotta alla prostituzione ed Olindo e Rosa per le politiche di buon vicinato.

Italia – Armenia 2-2: Come complicarsi la vita

33695-alessandro-florenzi-in-goal-contro-larmeniaAl momento non sappiamo se saremo teste di serie o meno: lo staff azzurro dovrà sobbarcarsi una notte insonne per guardare i risultati di Colombia e Uruguay – se vincono entrambe, rischiamo un top team già nel girone. (Non che cambi tanto, dato il girone nel quale abbiamo fatto una figuraccia assurda tre anni fa). E pensare che l’ultima partita del girone era contro una squadra dal blasone – e anche dal talento, Mkitharyan a parte – notevolmente inferiore a quello degli azzurri, con la quale serviva vincere. Ma non ce l’abbiamo fatta, ed è arrivato uno scialbo 2-2 nel quale persino gli armeni (micidiali in contropiede) possono avere delle recriminazioni.

Questo insuccesso – perché di ciò si tratta – è dovuto a due ragioni: una di livello tecnico e una di livello mentale. A livello tecnico, le lacune degli Azzurri si sono rivelate terribili in difesa, dove Astori (ma davvero dovevamo spendere tutti i milioni chiesti da Cellino per prenderlo?) e Bonucci (sul quale è ormai inutile esprimersi) hanno fornito, in particolare nei primi minuti, una prestazione terribile. Non che in mezzo sia andata meglio, con Aquilani che ha regalato il pallone per il gol di Movsisyan. A livello mentale, questo ultimo raduno della Nazionale è stato quantomeno fallimentare. Per le voci su chi mancava (Totti che poteva tornare, Cassano che probabilmente non si vedrà più), per i dubbi sul futuro di Prandelli, per la sensazione da ultimo giorno di scuola di chi è già qualificato, per Mario Balotelli e le sue supposte intemperanze.

Supposte, appunto: e Balotelli si è rivalso con gli interessi, entrando nell’ultima fase nonostante le condizioni fisiche precarie e siglando il 200° gol della storia azzurra nelle qualificazioni ai grandi trofei. Perché è con i gol e con i grandi gesti tecnici che si chiude la bocca ai garruli giornalisti e alle loro interpretazioni deviate. Balotelli è stato agevolato nel gol dall’assist di Pirlo, ovviamente oggetto di santificazione nonostante una sfida nel complesso deludente. Ben migliore nel reparto di centrocampo la prestazione di Florenzi: lui e Insigne, fino all’ingresso di SuperMario e di Giuseppe Rossi, hanno tenuto in piedi la sgangherata baracca Italia, casualmente abbandonata in vista del campionato da quei bianconeri che solitamente Prandelli usa come pilastri. E l’hanno tenuta in piedi egregiamente, in soli 2 contro un collettivo ben più forte di quanto potessimo pensare.

ITALIA-ARMENIA 2-2
Italia (4-3-3): Marchetti; Abate, Bonucci, Astori, Pasqual; Pirlo, Aquilani (28′ st Rossi), Montolivo; Florenzi (15′ st Candreva), Insigne; Osvaldo (9′ st Balotelli).A disp.: Buffon, Sirigu, Balzaretti, Chiellini, De Silvestri, Thiago Motta, Verratti, Giaccherini, Cerci. All. Prandelli.
Armenia (4-4-2): Berezovski; Arzumanyan, Airapetian (17′ st Hovhannisyan), Mkoyan, Haroyan; Mkrtchyan, Ozbiliz (33′ st Sarkisov), Ghazaryan, Mkhitaryan; Yedigaryan, Movsisyan. A disp: Kasparov, Aleksanyan, Pinheiro Pizzelli, Malakyan, Avagyan, Manoyan, Dashyan. All. Minasyan
Arbitro: Oliver
Marcatori: 6′ Movsisyan (A), 24′ Florenzi (I), 25′ st Mkhitaryan, 31′ st Balotelli
Ammoniti: Haroyan (A); Pasqual (I)

Italia – Armenia: LIVE! Qualificazioni mondiali 2014

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L’ITALIA A NAPOLI PER CHIUDERE IL GIRONE: SERVE UNA VITTORIA PER ESSERE NELLE MAGNIFICHE OTTO DEI MONDIALI DEL BRASILE ED EVITARE STRANE SORPRESE NELL’URNA. SEGUITE CON NOI ITALIA – ARMENIA DAL SAN PAOLO, MARTEDI’ 15 OTTOBRE 2013, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER!

Armenia v Italy - FIFA 2014 World Cup Qualifier