Da quando ho cominciato a scrivere qui nessuno mi ha mai imposto nulla. Nessuno è mai venuto a dirmi “elogia questo” o “critica quest’altro”, ho sempre potuto scrivere in totale libertà; se così non fosse stato garantisco che non ci avrei nemmeno provato a scrivere qui. La libertà di esprimere la propria opinione deve essere, per chiunque, un diritto insindacabile e indiscutibile, così come il rispetto reciproco e delle altrui opinioni. Il dialogo è il fine ultimo dei miei post: senza la discussione non vedrei la necessità di scrivere. Senza le opinioni altrui, senza le critiche altrui, senza il confronto, purché di confronto razionale si tratti, sarebbe inutile continuare a scrivere e pubblicare post. Eppure, non per tutti è così. Aspiranti giornalisti che, pur di non affrontare in una discussione altri con opinione differente dalla loro, decidono di lucchettare il profilo (twitter) e bloccare chiunque li seguisse, limitandosi a non rispondere e a considerare aggressioni qualunque cosa gli fosse detto, quando di aggressivo non c’era proprio niente. Cito Paulo Coelho: “Per avere successo nella vita, bisogna avere il coraggio di farsi odiare”. Evidentemente non tutti sono disposti a farlo. Altri che, dopo aver definito “Milanisti competenti”, non so davvero se considerarlo un complimento o meno, coloro che non criticano ventisei ore su ventiquattro società e squadra, rispondono dicendo che leggono solo ciò che gli piace, ignorando tutto il resto. Una versione rivisitata e meno prosaica del “Se non lo vedo non esiste”.
Ho citato solo qualche esempio, ma sempre più spesso negli ultimi tempi il tifoso milanista scade in critiche poco ragionate vedendo tutto nero quando in realtà tutto nero non è. Pur ovviamente rispettando le opinioni altrui, non mi tiro indietro dal criticarle; mi fanno tenerezza, per esempio, quelli che tirano fuori ogni cinque minuti la storia del “progetto giovani”. Posto che l’età media della squadra è calata parecchio rispetto alle due annate precedenti, veramente credete che con una rosa di soli ventenni si vincano i trofei? E non venite a tirarmi fuori l’esempio del Borussia Dortmund: i tedeschi, tralasciando il modello societario e le scelte tecniche, hanno affrontato la finale di Champions dello scorso anno con molti giocatori sui 25-26 anni, classe 1988-87 per intenderci; calcisticamente giovani, ma non proprio ragazzini. Senza dimenticare il pasticciaccio che stavano per combinare ai quarti contro il Malaga e 4 punti al gironcino della precedente stagione.
Oppure quelli che si aggrappano a ogni dichiarazione, ogni parola, ogni bislacca classifica elaborata da Galliani per andargli contro e criticarlo, spesso ignorandone poi, nel bene e nel male, l’operato. Tutti siamo d’accordo sul fatto che, per il Milan, il terzo posto sia poco, che concludere la stagione senza trofei sia una delusione, ma questo non vuol dire che della situazione odierna tutto sia da buttare: cosa avrebbero dovuto fare i tifosi della Juve tre anni fa? E quelli dell’Inter? Che ha chiuso la passata stagione al nono posto dietro al Catania? Andare sotto la sede a lanciare molotov? La squadra attuale è, a mio parere, un buon punto di partenza, con diversi elementi di livello e un costo tutto sommato sostenibile, anche parlando di stipendi. Approposito di stipendi: ora che Traorè è andato in Turchia cosa faranno coloro che si appigliavano al suo ingaggio per criticare la società? Vero che il giocatore era scarso e ci poteva essere un giovane al suo posto, ma la Juve ha vinto lo scudetto con Iaquinta stipendiato in rosa, e nel 2011 tra le nostre fila militava Bruno Montelongo. Se bisogna criticare, che si critichi dove è necessario, non dove è superfluo. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la rosa potesse essere rinforzata in modo più sostanzioso soprattutto in difesa e a livello di alternative in generale, ma la situazione economica è quella che è, e bisogna conviverci.
Del resto, che responsabilità può avere la società se entrambi i terzini titolari si infortunano contemporaneamente prima di una partita? Non abbiamo Lahm e Maicon come riserve pronti a subentrare, chiedo umilmente perdono, tuttavia arrivare a considerare Zaccardo, onestissimo giocatore a Parma, un oggetto oscuro misterioso mi sembra esagerato: al pari di Constant come riserve fanno il loro dovere, e contro il Torino avranno l’occasione per dimostrarlo. Per quanto questa squadra possa essere piena dei difetti, dall’allenatore al portiere-sequoia passando per l’assenza di qualità in mediana e la mancanza di validi centrali di difesa alternativi, credo che ci siano tutti gli ingredienti almeno per replicare lo score della passata stagione. In un immediato futuro diviso tra importanti incognite, da Kakà a El Shaarawy senza dimenticare il cambio di modulo, e poche certezze, da Balotelli a Montolivo, il prossimo impegno contro il Torino può rivelarsi più ostico di quello che potrebbe sembrare; la stagione è appena iniziata, ma è fondamentale non rimanere indietro, è giunto il momento di cominciare a raccogliere punti.