Incontentabili e Viziati: la Nuova Retorica dei Milanisti

CurvaDa quando ho cominciato a scrivere qui nessuno mi ha mai imposto nulla. Nessuno è mai venuto a dirmi “elogia questo” o “critica quest’altro”, ho sempre potuto scrivere in totale libertà; se così non fosse stato garantisco che non ci avrei nemmeno provato a scrivere qui. La libertà di esprimere la propria opinione deve essere, per chiunque, un diritto insindacabile e indiscutibile, così come il rispetto reciproco e delle altrui opinioni. Il dialogo è il fine ultimo dei miei post: senza la discussione non vedrei la necessità di scrivere. Senza le opinioni altrui, senza le critiche altrui, senza il confronto, purché di confronto razionale si tratti, sarebbe inutile continuare a scrivere e pubblicare post. Eppure, non per tutti è così. Aspiranti giornalisti che, pur di non affrontare in una discussione altri con opinione differente dalla loro, decidono di lucchettare il profilo (twitter) e bloccare chiunque li seguisse, limitandosi a non rispondere e a considerare aggressioni qualunque cosa gli fosse detto, quando di aggressivo non c’era proprio niente. Cito Paulo Coelho: “Per avere successo nella vita, bisogna avere il coraggio di farsi odiare”. Evidentemente non tutti sono disposti a farlo. Altri che, dopo aver definito “Milanisti competenti”, non so davvero se considerarlo un complimento o meno, coloro che non criticano ventisei ore su ventiquattro società e squadra, rispondono dicendo che leggono solo ciò che gli piace, ignorando tutto il resto. Una versione rivisitata e meno prosaica del “Se non lo vedo non esiste”.

Ho citato solo qualche esempio, ma sempre più spesso negli ultimi tempi il tifoso milanista scade in critiche poco ragionate vedendo tutto nero quando in realtà tutto nero non è. Pur ovviamente rispettando le opinioni altrui, non mi tiro indietro dal criticarle; mi fanno tenerezza, per esempio, quelli che tirano fuori ogni cinque minuti la storia del “progetto giovani”. Posto che l’età media della squadra è calata parecchio rispetto alle due annate precedenti, veramente credete che con una rosa di soli ventenni si vincano i trofei? E non venite a tirarmi fuori l’esempio del Borussia Dortmund: i tedeschi, tralasciando il modello societario e le scelte tecniche, hanno affrontato la finale di Champions dello scorso anno con molti giocatori sui 25-26 anni, classe 1988-87 per intenderci; calcisticamente giovani, ma non proprio ragazzini. Senza dimenticare il pasticciaccio che stavano per combinare ai quarti contro il Malaga e 4 punti al gironcino della precedente stagione.

Oppure quelli che si aggrappano a ogni dichiarazione, ogni parola, ogni bislacca classifica elaborata da Galliani per andargli contro e criticarlo, spesso ignorandone poi, nel bene e nel male, l’operato. Tutti siamo d’accordo sul fatto che, per il Milan, il terzo posto sia poco, che concludere la stagione senza trofei sia una delusione, ma questo non vuol dire che della situazione odierna tutto sia da buttare: cosa avrebbero dovuto fare i tifosi della Juve tre anni fa? E quelli dell’Inter? Che ha chiuso la passata stagione al nono posto dietro al Catania? Andare sotto la sede a lanciare molotov? La squadra attuale è, a mio parere, un buon punto di partenza, con diversi elementi di livello e un costo tutto sommato sostenibile, anche parlando di stipendi. Approposito di stipendi: ora che Traorè è andato in Turchia cosa faranno coloro che si appigliavano al suo ingaggio per criticare la società? Vero che il giocatore era scarso e ci poteva essere un giovane al suo posto, ma la Juve ha vinto lo scudetto con Iaquinta stipendiato in rosa, e nel 2011 tra le nostre fila militava Bruno Montelongo. Se bisogna criticare, che si critichi dove è necessario, non dove è superfluo. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la rosa potesse essere rinforzata in modo più sostanzioso soprattutto in difesa e a livello di alternative in generale, ma la situazione economica è quella che è, e bisogna conviverci.

Del resto, che responsabilità può avere la società se entrambi i terzini titolari si infortunano contemporaneamente prima di una partita? Non abbiamo Lahm e Maicon come riserve pronti a subentrare, chiedo umilmente perdono, tuttavia arrivare a considerare Zaccardo, onestissimo giocatore a Parma, un oggetto oscuro misterioso mi sembra esagerato: al pari di Constant come riserve fanno il loro dovere, e contro il Torino avranno l’occasione per dimostrarlo. Per quanto questa squadra possa essere piena dei difetti, dall’allenatore al portiere-sequoia passando per l’assenza di qualità in mediana e la mancanza di validi centrali di difesa alternativi, credo che ci siano tutti gli ingredienti almeno per replicare lo score della passata stagione. In un immediato futuro diviso tra importanti incognite, da Kakà a El Shaarawy senza dimenticare il cambio di modulo, e poche certezze, da Balotelli a Montolivo, il prossimo impegno contro il Torino può rivelarsi più ostico di quello che potrebbe sembrare; la stagione è appena iniziata, ma è fondamentale non rimanere indietro, è giunto il momento di cominciare a raccogliere punti.

Italia – Repubblica Ceca 2-1: Up & Down

Up

Stefano Bizzotto: alla presentazione dello Juventus Stadium io c’ero. E sti cazzi?

Lo Juventus Stadium: clamoroso a Venaria – vista la partita della nazionale per la prima volta un torinese è entrato nello stadio.

Giorgio Chiellini: definito dopo il gol su paperone di Cech “Re giorgio” dalla RAI. Adesso abbiamo capito perché cade il governo.

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Down

I giornalisti italiani: caduto al gol e al rigore il tentativo di dare la colpa a Balotelli di ogni sciagura da qua al 2045.

Emanuele Giaccherini: sostituito dopo un primo tempo indegno – sparirà progressivamente nei ranghi di Prandelli. Ma non pensate che sia solo perché non è più della Juve!

Beppe Dossena:Balotelli riceve stasera i primi fischi tecnici“. Che sia perché si giochi allo Juventus Stadium, ovviamente, è solo un caso.

Italia – Repubblica Ceca 2-1: In Brasile in sofferenza

balotelli-italia_1La sosta di settembre ha fatto sì che l’Italia di Prandelli portasse a casa l’obiettivo minimo: la qualificazione per il Brasile con due giornate d’anticipo, ottenuta meritatamente ma con più sofferenza del previsto. Perché, nonostante un primo tempo dominato, a chiudere la prima frazione in vantaggio è stata la Repubblica Ceca, grazie a un gol di Libor Kozak (e poco prima del fischio dell’arbitro c’era stata la palla del 2-0). Il capocannoniere dell’ultima Europa League, autore di una prestazione generosa, è stato una costante spina nel fianco della difesa azzurra, sfruttandone le frequenti amnesie e lo sbilanciamento in avanti (l’inserimento di De Rossi tra i centrali fa vedere come il romanista resti un pesce fuor d’acqua sulla linea arretrata). Particolarmente negativa la prestazione di Giorgio Chiellini, assolutamente inconsistente in fase di marcatura, ma prevedibilmente osannato da telecronisti e stampa dopo un gol poco più che fortuito.

Davanti la musica è stata ben diversa, soprattutto in confronto alla partita di Palermo contro la Bulgaria (dove il gol arrivò quasi per caso in una partita offensivamente sterile). In questo, buona parte del merito è di Mario Balotelli, abile, grazie a una perfetta intesa con Candreva e Giaccherini (che ha comunque ricevuto una sonora bocciatura, sostituito con Osvaldo a metà partita), a creare gioco e occasioni da gol, ma al contempo capace di sprecare numerose occasioni, soprattutto nel primo tempo: rimarrà negli annali il pallone spedito sulla traversa a pochi metri dalla linea di porta. Alla fine, dopo un cartellino giallo, SuperMario è riuscito a calmarsi, e ad apporre il suo nome sul tabellino con il suo infallibile talento dal dischetto. Di certo giocare allo Juventus Stadium, per colui che di quello stadio è stato il più grande bersaglio, non è facile, e questo può avere influito sulla sua prestazione.

La scarsa mira di Balotelli ha in sostanza fatto sì che la partita non terminasse con un passivo più ampio, cosa che l’Italia avrebbe meritato ma che sarebbe stata agevolata dalla serata negativa di un Petr Cech ormai in parabola discendente, colpevole sul primo gol e autore di uscite quantomeno rivedibili. Il portiere del Chelsea non è stato peraltro agevolato da un reparto arretrato di scarsa qualità, che non poteva che soccombere sul piano tecnico: ma lo stesso discorso vale un po’ per tutta la squadra, anche a causa della prematura uscita dal campo di Rosicky, sostituito dal poi espulso Kolar. Comunque, ora quello che conta è che l’Italia ce l’ha fatta. Prima del Brasile abbiamo ancora due partite di qualificazione più le amichevoli per gli esperimenti di Prandelli – e vanno messe a frutto, affinché la squadra trovi una sua continuità tattica (e la difesa a 3, si è visto oggi, non è una soluzione). Ma quello che conta maggiormente, ora come ora, è trovare stabilità sul piano mentale, in primo luogo stabilendo in maniera certa il futuro della Nazionale e del suo CT con le valigie in mano.

ITALIA – REPUBBLICA CECA 2-1
Italia (3-4-2-1): Buffon; Bonucci, De Rossi, Chiellini; Maggio, Montolivo (86′ Motta), Pirlo, Pasqual (78′ Ogbonna); Giaccherini (46′ Osvaldo), Candreva; Balotelli. A disp.: Marchetti, Astori, Florenzi, Aquilani, Verratti, Diamanti, El Shaarawy, Gilardino, Sirigu. All.: Prandelli.
Repubblica Ceca (4-2-3-1): Cech; Sivok, Gebre Selassie (77′ Rabusic), Limbersky, Suchy; Plasil, Darida (55′ Vanek); Prochazka, Rosicky (38′ Kolar), Jiracek; Kozak. A disp.: Vaclik, Drobny, Prochazka, Kusnir, Horava, V.Kadlec, Lafata. All.: Bilek.
Arbitro: Eriksson (Sve)
Reti: 19′ Kozak (R), 51′ Chiellini, 54′ Balotelli (I)
Ammoniti: Kolar, Kozak, Gebre Selassie (R), Balotelli (I)
Espulsi: Kolar (R)

Italia – Repubblica Ceca: LIVE! Qualificazioni Mondiali 2014

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L’ITALIA ALLO JUVENTUS STADIUM PER STRAPPARE IL PASS MONDIALE CON DUE GIORNATE D’ANTICIPO: POTREBBE BASTARE UN PARI CONTRO LA REPUBBLICA CECA PER NON DEMANDARE IL TUTTO AGLI ULTIMI E DECISIVI MATCH DI OTTOBRE. SEGUITE CON NOI IL SECONDO IMPEGNO DELLA NAZIONALE MARTEDI’ 10 OTTOBRE, DALLE ORE 20.45

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Italia – Repubblica Ceca: ultimo sforzo?

ita czeMartedì 10 settembre, ore 20.45, Juventus Stadium. Ottava partita di qualificazione a Brasile 2014; la Repubblica Ceca fa visita agli azzurri a Torino.

La nazionale che vede tra le proprie stelle Petr Cech, che ha da poco raggiunto la tripla cifra in fatto di presenze internazionali, è impegnata nella dura lotta a 4 per il secondo posto del girone B. Dopo le gare dello scorso fine settimana l’Italia ha preso un vantaggio praticamente incolmabile, volando a 17 punti; praticamente eliminata Malta, ferma a 3, se la giocano Bulgaria (10), Repubblica Ceca, Danimarca e Armenia (9). I cechi erano i favoriti per il secondo posto, ma hanno palesemente buttato via almeno 3 punti, due nel pareggio in casa con la Bulgaria e uno sabato, perdendo nel recupero con l’Armenia. Non c’è più Nedved, certo, ma guardando gli organici del gruppo B i cechi sono certamente i più forti dopo gli azzurri. Oltre ai “vecchi” Plasil, Cech e Rosicky, il ct Bilek ha a disposizione alcuni nomi poco pubblicizzati ma molto interessanti; il difensore con il vizio del gol, ex Bayer, Michal Kadlec, l’esterno di origine etiope (in forza al Werder Brema) Theo Gebre Selassie, e la punta dell’Eintracht Vaclav Kadlec, solo omonimo di Michal. In più, qualche vecchia conoscenza del campionato italiano come l’ex Udinese Sivok e Libor Kozak, ex Brescia e Lazio passato recentemente all’Aston Villa.

Gli azzurri ritrovano Balotelli, Osvaldo e Montolivo, che mancavano contro la Bulgaria per squalifica. Prandelli ha provato, in allenamento, il 3-5-2, modulo “alternativo” per l’assenza di esterni, come quando agli Europei la squadra italiana riuscì a pareggiare contro la Spagna. La formazione in questo caso potrebbe essere: Buffon; Bonucci, De Rossi, Chiellini; Maggio, Candreva, Pirlo, Montolivo, Giaccherini; Balotelli, Osvaldo. De Rossi tornerebbe centrale difensivo, come in quella partita, e Candreva interno destro. Modulo d’emergenza, ma già valido in altre occasioni -anche se per motivi completamente diversi-: dopo gli infortuni di Abate e Antonelli contro la Bulgaria di esterno “vero” è rimasto solo Maggio, più il jolly Giaccherini e Cerci che però è un’ala classica, d’attacco. Balotelli e Osvaldo sono la coppia d’attacco obbligata, avendo segnato 3 gol ciascuno finora.

Discorso girone. Delle quattro in gara per la posizione alle spalle degli azzurri, l’Armenia è quella teoricamente sfavorita, non avendo più a disposizione il “bonus” della sfida con Malta. Che stasera ospita la Bulgaria; mentre la terza sfida del girone è lo scontro diretto Armenia-Danimarca. Nel gruppo C, sfida da dentro o fuori tra Austria e Irlanda, che dopo le sconfitte di sabato contro Germania e Svezia si giocano tutto stasera; un pareggio spianerebbe la strada alla Svezia, che ha già 3 punti di vantaggio sulle due rivali. Interessante Romania-Turchia nel gruppo D; sfida al vertice Norvegia-Svizzera nell’E, il gruppo forse “materasso” ma al contempo il più equilibrato del lotto. Russia-Israele, seconda contro terza, nel gruppo F; sfida di lusso tra Ucraina e Inghilterra, nell’H. Posizioni quasi certe negli altri gironi; nell’A passerà verosimilmente il duo Belgio-Croazia, e nell’I la coppia Spagna-Francia, mentre nel G il duo Bosnia-Grecia si contende il primato, con la Slovacchia non del tutto fuori dai giochi. In attesa delle partite decisive di ottobre, già un buon antipasto.

Addii celati

stephan-el-shaarawy2Con l’arrivo di Kakà e di Matri, e con la permanenza di Robinho e Niang, si prospettano problemi di sovrabbondanza per l’attacco rossonero. E chi probabilmente finirà per subire maggiormente le conseguenze di questo possibile turnover, soprattutto dal punto di vista mentale, potrebbe essere Stephan El Shaarawy, precipitato al quinto posto in attacco nelle gerarchie del tecnico rossonero. Da insostituibile e punto cardine dell’attacco milanista, da gennaio in avanti è diventato man mano una sorta di fardello di cui liberarsi.

Dopo il suo disastroso girone di ritorno, non solo per la quasi assenza di reti, ma anche per prestazioni totalmente incolori, la società si era convinta che la soluzione giusta fosse quella di sfruttare l’onda dell’entusiasmo prima che si facesse troppo tardi e quindi incassare: nelle fantasie di Galliani già si pensava a rimpolpare le casse rossonere con un bel gruzzolo grazie alla vendita di questo ragazzo, innegabilmente bravo ma che nessuno crede possa diventare un grande campione. La grande offerta, però, giunse solamente da un club mediocre, e il Faraone, giustamente, non se la sentì di lasciare la serie A per finire relegato nel decisamente meno prestigioso campionato russo. Quella dell’Anzhi è infatti rimasta per tutta l’estate l’unica offerta concreta: il Milan ha dovuto così accettare la volontà del giocatore di restare a Milano.

Il vero intento della società era quello di venderlo, ma nessun club si è realmente presentato con un’offerta degna: anche le voci sui 30 milioni offerti dal City per il Faraone non sono mai state confermate, perché probabilmente non sono mai esistite. Quindi che ci risparmino i classici: “El Shaarawy è un incedibile”, “Elsha futuro del Milan”, “Il Faraone non è in vendita”, perché non è così. Giustificare la mancata cessione e il successivo abbandono di tutte le strategie di mercato dipendenti dai soldi della vendita di El Shaarawy, con questioni di cuore è abbastanza ridicolo. Credo che il futuro di El Shaarawy non sarà al Milan, che sta solamente attendendo l’offerta giusta: lo dimostrano i giudizi non proprio esaltanti sul Faraone espressi nelle ultime settimane: da pupillo dei giornalisti, Stephan si è improvvisamente trasformato in giovane che deve trovare la sua strada e che deve crearsi il suo spazio, dimostrando il carattere e la voglia assenti nelle ultime apparizioni. Un segnale che indica inevitabilmente un allontanamento tra l’italo egiziano e i colori rossoneri: fino a poco tempo fa El Shaarawy era un intoccabile e c’era addirittura chi si scandalizzava sentendo parlare di cessione e di momento di calo.

Ad oggi Prandelli cerca ancora di proteggerlo, ricordando la sua tenera età: ormai è palese come Elsha abbia un problema soprattutto a livello mentale, come soffra la concorrenza e il digiuno da reti. Uno stato d’animo da cui non riesce ad uscire ormai da troppi mesi e l’arrivo di un attaccante in più di certo non lo aiuterà. È proprio per questo che credo che le voci di un forte interesse del Borussia Dortmund per il Faraone siano fondate: a gennaio infatti potrebbero arrivare offerte più che interessanti e credo che questa volta il Milan darà una risposta molto diversa. Anche se non credo che cederlo sia realmente la cosa giusta da fare.

Tra addii ed esordi

Kakà e Robinho contro il Chiasso

Kakà e Robinho contro il Chiasso

Si ferma il campionato per far spazio alla Nazionale. Personalmente, l’interesse cala, sia per la totale assenza, questa volta anche forzata, di milanisti in squadra, sia per la qualità sempre piuttosto scarsa del gioco dell’Italia. Alla fine si esaltano sempre i soliti Buffon, Pirlo e compagnia…e finisce lì. Questa volta poi l’argomento preponderate è stato anche quello della successione del dimissionario Prandelli. A quanto pare la strada sembra segnata: quando a fine stagione ci libereremo di Allegri, il livornese verrà fatto entrare dalla porta principale della FIGC per diventare il nuovo CT. Come si dice: contenti loro, contenti tutti. O quasi, visto che ci toccherà sorbircelo ancora. Per il momento, Prandelli continua a fare risultati piuttosto buoni anche se, come detto, di gioco se ne vede ben poco. Questa volta a salire sul carro degli eroi anche Gilardino, autore del goal vittoria che mai avrebbe giocato con la rosa al completo. La cosa importante è la qualificazione che si avvicina, obiettivo doveroso ma non poi così scontato.

Tornando al presente però, la pausa ha regalato anche l’esordio in gara non ufficiale di Kakà contro il Chiasso nel pomeriggio di ieri, partita che si è conclusa con un 4-0 in nostro favore grazie alle reti di Nocerino, Silvestre, Robinho e Saponara. Nessuna indicazione particolare, visti gli avversari e il ritmo blando della gara, ma sicuramente alcune note positive per l’impiego di Kakà, sempre al centro della manovra e autore di un assist, e per il ritorno in campo di Saponara, un ragazzo che potrebbe rivelarsi molto più utile del previsto. A questo punto mi aspetto ancora un passo avanti del Milan alla ripresa del campionato, sia per i nuovi innesti che per due settimane di lavoro che possono e devono dare sicurezza alla squadra. Il lavoro spetta ad Allegri, che per un altro anno dovrà darsi da fare sulla nostra panchina e dimostrare, una volta per tutte, di che pasta è fatto realmente… anche se un’idea già ce la siamo fatta.

Italia – Bulgaria 1-0: Up & Down

Up

Leonardo Bonucci:Mai nessuno ha mai vinto tre scudetti di fila“. E noi che credevamo fossero in malafede, semplicemente non sanno contare!

Cesare Prandelli: riesce a mettere El Sharaawy in panchina preferendogli Gilardino e senza sollevare alcun caso sui media. Capita, quando non sei nel Milan.

Mario Balotelli: assorto a guardare con rispetto i compagni dalla tribuna. Fino al momento in cui ha chiesto se qualcuno avesse delle freccette.

Giocatevi la X, paga 5

Giocatevi la X, paga 5

Down

Emanuele Giaccherini: non gioca da titolare, entra nella ripresa e delude. Domani avrà cinque sui giornali – capita, quando non giochi nella Juve.

Paul Pogba: ce la menano due mesi che vale 400 milioni e sarebbe titolare in qualsiasi squadra. Evidentemente tra quelle squadre non c’è la Francia di Deschamps.

L’applausometro RAI: Pirlo sbaglia tutti i passaggi? Nessun problema, è il migliore in campo perché ha ricevuto più applausi dal pubblico. 31 sul clap clap.

Comunicazione di servizio: sono le ultime ore per iscriversi al fantacalcio di Rossonerosemper! Non fate mancare la vostra iscrizione sul Forum!

Italia – Bulgaria 1-0: Massimo risultato, ben poco impegno

gilaL’Italia, anche grazie all’inaspettata vittoria esterna in extremis dell’Armenia di Mkhitaryan e compagni sulla Repubblica Ceca, ipoteca la qualificazione a Brasile 2014 (basta solo un punto nelle prossime 3 partite) battendo per 1-0 la Bulgaria con un gol di Alberto Gilardino, abile a insaccare di testa su un cross di Candreva. Ma a parte l’azione del gol e i minuti finali del primo tempo, in cui i bulgari sono apparsi evidentemente in stato confusionale a causa dello svantaggio, i segnali offerti dalla squadra di Prandelli non sono stati affatto positivi: lo stato di forma, in un campionato iniziato da poco, è quello che è, e il gioco – seppur carente sul piano tecnico – rude e atletico dei balcanici non ha giovato agli Azzurri, che, pur memori del 2-2 dell’andata, si sono trovati schiacciati fino al punto di costringere Buffon a mandare fuori dalla porta un gol-non gol contestato dai bulgari. Non era entrata completamente, ma siamo sicuri che anche se Gigi si fosse accorto del contrario…

Il principale problema dell’Italia è stato l’assenza dei movimenti offensivi: il dialogo dei trequartisti Insigne e Candreva (in particolare negativo il talento di Frattamaggiore, spesso abulico e la cui controprestazione ha permesso persino a Giaccherini di risaltare) con Gilardino è stato pressoché nullo, gol a parte, e l’attaccante genoano si è spesso trovato solo tra i quattro difensori bulgari. Evidenti le assenze di Cerci (infortunato), Montolivo e Balotelli (squalificati, saranno abili e arruolati martedì): questi ultimi, con la loro intesa, sarebbero riusciti a scardinare con maggiore frequenza le linee difensive avversarie.

Evidente anche la difficoltà da parte di Thiago Motta, al ritorno dopo Euro 2012, ad amalgamarsi con il resto della squadra: per lui una sonora bocciatura e un probabile addio ad un posto in Brasile. Non che i suoi compagni di reparto abbiano fatto meglio: Pirlo e De Rossi hanno registrato gravi mancanze sia nell’interdizione, che nel pressing, che nella creazione del gioco. Negativa anche la difesa, andata peggiorando con l’ingresso di Maggio per Abate e di Astori per Antonelli: se la Bulgaria non ha avuto grosse occasioni a parte quella citata prima, è ben più per loro colpe che per nostri meriti. Colpe dei bulgari che si estendono anche alla fase difensiva: Gilardino, seppur isolato, ha potuto sfruttare alcuni errori dei bulgari e tentare il raddoppio. Ma lui e Candreva hanno predicato nel deserto.

Abate e Antonelli, tra l’altro, sono usciti dal campo infortunati, segnale di evidenti problemi sul piano fisico da parte di tutta la squadra. E non si può che notare che, almeno in Italia, la principale conseguenza della sosta di inizio settembre è un peggioramento nello stato di forma dei giocatori cooptati dal CT, unito alla rottura dei fragili equilibri creati nel precampionato – particolarmente evidente in squadre, come il Milan di Allegri, che hanno bisogno di alcune partite per carburare e trovare l’amalgama. Ora l’obiettivo è chiudere la pratica qualificazione a Torino contro la Repubblica Ceca, per poter iniziare già da settembre a programmare l’avvicinamento a Brasile 2014. Data la forma pietosa di buona parte della squadra, ce n’è bisogno.

ITALIA-BULGARIA 1-0
Marcatori: 38′ Gilardino
Italia(4-3-2-1): Buffon; Abate(80′ Maggio), Bonucci, Chiellini, Antonelli(62′ Astori); De Rossi, Pirlo, T. Motta; Insigne(63′ Giaccherini), Candreva; Gilardino. All. Prandelli
Bulgaria(4-1-4-1): Mihaylov; Minev, Bodurov, Ivanov, V. Minev; Dyakov(75′ Delev); Manolev(55′ Iliev), Milanov, Gadzhev, Popov; Tonev(60′ Rangelov). All. Penev
Ammoniti: 84′ Giaccherini

Italia – Bulgaria: LIVE! Qualificazioni Mondiali 2014

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E’ LA PARTITA FORSE DECISIVA PER LA QUALIFICAZIONE AL MONDIALE 2014: A PALERMO ARRIVA LA BULGARIA CONTRO CUI UNA VITTORIA VORREBBE DIRE ALLUNGARE SULLA PRIMA INSEGUITRICE DEL GIRONE. BASTERA’? SCOPRITELO CON NOI STASERA, DALLE ORE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER!

Pagelle-Bulgaria-Italia

Italia – Bulgaria: tre punti per avvicinarsi a Rio

ita bulVenerdì 6 settembre, ore 20.45, Stadio Renzo Barbera. Settima giornata delle qualificazioni ai mondiali 2014; tocca alla Bulgaria fare visita all’Italia, dopo il 2-2 dell’andata a Sofia.

Nessuna indiscrezione sulla formazione da parte di Prandelli, che non vuole dare indicazioni all’avversario. E dopo il pessimo spettacolo della partita d’andata in Bulgaria non c’è cosa migliore da fare. Assenti per squalifica i due attaccanti attualmente considerati titolari, Balotelli e Osvaldo, e con Giuseppe Rossi ignorato nonostante il ritorno col botto a Firenze, il terminale d’attacco sarà ancora una volta il 31enne Gilardino, non propriamente una punta di peso. Sarà quindi importante l’assetto dietro e a centrocampo; sembra certa la difesa a 4, con Abate e Antonelli sulle fasce (causa assenza di De Sciglio) e Bonucci-Chiellini centrali. In mezzo probabile il trio Pirlo-De Rossi-Motta –e qui cominciano le preoccupazioni, centrocampo da 3 all’ora a parte forse De Rossi- e in attacco Candreva e Giaccherini trequartisti dietro a Gilardino. Con una rosa del genere, l’obiettivo è comunque la vittoria (giocando in casa, e contro una Bulgaria non certo ricca di campioni, ci vogliono i 3 punti) ma qualche preoccupazione c’è.

Gli unici bulgari attualmente noti a livello europeo sono i due centrocampisti Stanislav Manolev del PSV e Aleksandar Tonev dell’Aston Villa, la squadra in cui militava anche capitan Stiliyan Petrov, ritirato dal calcio per combattere contro una malattia simile a quella che ha colpito Tito Vilanova. Manca, invece, dai convocati Valeri Bojinov; l’ex idolo del Lecce, reduce da vari fallimenti lontano dalla città salentina, è appena passato allo Sporting Lisbona ma è rimasto fuori dai 23 convocati del ct Lyuboslav Penev. Non è dato sapere quale sarà il “vero” schieramento in campo dei bulgari. La situazione di classifica del girone B delle qualificazioni vede, dopo 6 gare, gli azzurri in testa con 14 punti; a seguire proprio i bulgari con 10, la Repubblica Ceca a 9, Danimarca e Armenia a 6 e Malta ultima con 3 punti.

Capitolo ct: aperta la corsa alla panchina azzurra, dopo che Prandelli ha annunciato la fine della sua esperienza a Coverciano dopo i prossimi mondiali. Mi auguro che in federazione si cerchi di blindare Capello, in scadenza con la federazione russa, o in alternativa l’altro emigrato in Russia, Luciano Spalletti. Capello è l’unico “top trainer” italiano che non è mai stato ct degli azzurri, e il suo arrivo sarebbe la degna conclusione di una carriera eccezionale (un po’ meno nella sua dimensione attuale da ct, ma è anche vero che allenare i three lions inglesi non è cosa facile per nessuno). Sarebbe preferibile evitare Allegri o l’altro sopravvalutato Mancini, mentre secondo me Mangia, proposto sull’onda dei successi con l’Under 21, dovrebbe prima allenare un paio di club per una questione di esperienza. Più remote ma possibili anche le soluzioni Conte e Zaccheroni, sono in tutto 7 i candidati al posto di lavoro più desiderato -e insieme più “pericoloso”– dell’Italia pallonara. Non si vive di sola Italia, però; nelle qualificazioni in programma domani sera anche un’interessante Irlanda-Svezia (gruppo C) accompagnata dal “derby” Germania-Austria, con il Trap che a 74 anni, dopo il furto del 2010 e la qualificazione ottenuta nel 2012 agli europei tenta l’ultima impresa prima della pensione; anche Finlandia-Spagna (gruppo I), dopo il pari 1-1 all’andata, può riservare sorprese, con la Spagna che non è più la super corazzata del periodo 2008-2012. Nel gruppo D gara decisiva tra la Romania e la nobile decaduta Ungheria; una partita interessante anche nel gruppo “materasso”, l’E, con l’emergente Islanda in visita a Berna contro la Svizzera. Serata di lusso, come sempre quando le nazionali fanno “sul serio”.

Gli Equilibri del Nuovo Milan

I Belong to MoneyTerminata finalmente la sessione di calciomercato estiva il bilancio, tutto sommato, credo sia sufficiente: gli arrivi di Matri e Poli, espressamente richiesti dal tecnico livornese Massimiliano Allegri e del redivivo, si spera, Ricardo Kakà, hanno leggermente migliorato una già buona rosa. Ma che Milan vedremo in campo da qui in avanti? Quali novità ci accompagneranno nel corso della stagione? Innanzitutto, il cambio di modulo imposto dal diktat presidenziale, oltre a cambiare il volto dell’attacco rossonero, porterà importanti cambiamenti tattici a livello globale.

Le implicazioni del ritorno alle due punte non comporteranno cambiamenti significativi in difesa: De Sciglio, Mexes, Zapata e Abate partiranno titolari per buona parte della stagione; in giro, Juve esclusa, non si vede poi tanto di meglio, nel senso che anche un Astori, per quanto bravo, non aumenterebbe di molto la qualità del reparto, cosa possibile solo con un imponente lavoro a livello tattico soprattutto sui calci da fermo. I problemi cominciano a sorgere quando si parla di alternative: Silvestre a Catania aveva fatto ottime cose, non si è ripetuto a Palermo prima e all’Inter poi, ad oggi rimane ancora un’incognita, su Bonera, fortunatamente infortunato (perdonate l’ossimoro) stendiamo un velo pietoso, mentre il giovane Vergara troverà poco spazio. Ad oggi, quindi, dietro a Zapata e Mexes solo Silvestre e Zaccardo si presentano come alternative credibili: troppo poco per tre competizioni. Diversa la situazione sugli esterni: De Sciglio, Constant ed Emanuelson nell’ordine a sinistra, Abate e Zaccardo a destra (senza dimenticare che De Sciglio può, comunque, giocare benissimo a destra): l’abbondanza tutto sommato c’è, sta all’allenatore gestirla.

Il ritorno al rombo cambierà, invece, l’assetto tattico della squadra dal centrocampo in su: De Jong agirà da scudo davanti alla difesa, con il giovane Bryan Cristante come prima alternativa, Montolivo e Poli giocheranno invece più larghi, con l’ex sampdoriano più portato per gli inserimenti. Le alternative non mancano: da Muntari a Birsa passando per Nocerino, tutti giocatori di quantità più che di qualità, il che può essere penalizzante se pensiamo che il solo Montolivo, almeno fino a gennaio, sarà l’unico giocatore di qualità di tutto il centrocampo. Capitolo trequartista: Kakà, pubalgia permettendo, partirà titolare per coronare il suo sogno di giocare il mondiale in Brasile; ad oggi l’unica alternativa è Riccardo Saponara, l’incrocio tra lo stesso Kakà e Pato: Pato per la faccia, Kakà per la pubalgia. Il ragazzo promette bene, ma ad oggi non possiamo ancora esprimerci in giudizio, non avendolo mai visto giocare. La cessione di Boateng, posto che il nulla siderale è meno nulla di Boateng su un campo da calcio, risulta essere assolutamente indolore.

Chiudo, infine, parlando degli attaccanti. Sfogliando la rosa delle punte salta subito all’occhio una notevole sovrabbondanza: 6 giocatori per due posti. Premesso che Balotelli è intoccabile, Matri, El Shaarawy, Robinho, Niang e l’infortunato Pazzini si giocheranno un posto al suo fianco. L’ex attaccante della Juve pare il favorito: richiesto espressamente da Massimiliano Allegri, che lo allenò ai tempi del Cagliari, Matri è, al pari di Pazzini, una punta d’area, il che consentirebbe a Balotelli di svariare liberamente sulla trequarti. Robinho è la prima alternativa, chiederà più spazio per provare a giocarsi qualche chance in vista del Mondiale, mentre vedo fuori dai giochi Niang, che avrebbe dovuto raggiungere a Genova, sponda opposta però, il compagno Petagna, altra partenza indolore. Discorso a parte per El Shaarawy; per età e potenziale è uno dei migliori giocatori che abbiamo, tuttavia il nuovo schema tattico lo lascia totalmente in disparte. Due le opzioni: o si adatta da seconda punta o si adatta da trequartista. Se prendiamo in considerazione la prima ipotesi bisogna tenere presente che Balotelli sarebbe costretto a giocare più vicino alla porta, mossa tutta da valutare. Questa pare, in ogni caso, l’ipotesi più probabile; trasformarlo in trequartista infatti significherebbe allontanarlo parecchio dallo specchio della porta, oltre che metterlo in concorrenza con un mostro sacro come Kakà. In qualunque caso, il Faraone è il vero sconfitto di questa campagna acquisti, la sua posizione non è semplice e sviluppi futuri non sono affatto scontati.

Una punta fissa in area e il ritorno al rombo di centrocampo hanno implicazioni particolari: la squadra sarà piuttosto lunga e altrettanto scoperta sulle fasce, sarà necessario un gran lavoro dei terzini e dei centrocampisti in entrambe le fasi e il gioco sarà principalmente orizzontale, con manovre offensive veloci per arrivare al tiro il prima possibile. Un nuovo schema e una nuova impostazione tattica, quindi, che accompagnerà il Milan nel corso della stagione nella speranza che questi cambiamenti possano portarci nuove gioie e soddisfazioni.

Il Valore di Kakà

KakàIl ritorno di Kakà merita una riflessione approfondita. In queste ore ho cercato di andare al di là della mia emozione, della mia gioia infantile nel rivedere quel sorriso, quella mano sul cuore e quel viso pulito che tanto mi è mancato in questi anni. Si perchè Kakà, il bambino d’oro, è il simbolo di un periodo vincente, di tante soddisfazioni, di bel gioco, di una vera squadra e di un vero allenatore. L’accoglienza ricevuta ieri dimostra che i tifosi sono pronti a riabbracciare il numero 22 come se niente fosse successo, come se tutto ripartisse da quel giorno del 2009, quel giorno in cui dal balcone della sua casa in centro a Milano promise amore eterno ai colori rossoneri. Una promessa poi non mantenuta, un torto che il popolo milanista ha cancellato, come dimostrano i 200 tifosi che hanno accolto Kakà all’areoporto, lo hanno poi seguito alla clinica Madonnina per le visite mediche, hanno occupato l’intera via Turati, poi chiusa al traffico, per acclamarlo sotto il balcone delle sede rossonera dal quale il brasiliano ha sventolato l’amata maglia.

L’entusiasmo dei tifosi mi ha dimostrato come nessuno abbia mai smesso di amare questo ragazzo, e ha dimostrato l’enorme impatto emotivo che il ritorno del brasiliano avrebbe scatentato. La società ne era pienamente consapevole e chi parla di acquisto mediatico non sbaglia e penso che lo dimostrerà anche la presentazione ufficiale organizzata giovedì a Milanello, così come la decisione di schierarlo in campo nell’amichevole di Chiasso. Ho cercato di mettere da parte la mia emozione e i miei ricordi, cercando di capire se realmente Kaka sia solamente un acquisto mediatico e niente di più. Credo che non sia solo questo. Credo infatti che oltre al fondamentale entusiasmo che il brasiliano ha scatentato nei tifosi, Kakà porterà degli indubbi vantaggi anche sul campo. Siamo tutti consapevoli del fatto che l’età non sia più quella degli inizi e che arrivi da 4 anni a Madrid molto difficili, costellati da infortuni, panchine e sostituzioni, anni di aspettative deluse e tanti rimpianti. Kakà sa che è questa la sua occasione per riscattarsi, per dimostrare di essere ancora in grado di trascinare una squadra.

Al Real è stato scavalcato da chiunque, da Ozil a Izco, ma è anche vero che in rossonero non esistono centrocampisti di tale caratura e credo che un Kakà anche solo al 50% valga molto di più di un Nocerino o di un Traorè. Tra un centrocampo senza Kakà e uno con il brasiliano penso che chiunque sceglierebbe il secondo: nonostante gli infortuni e le poche presenze, il talento e la classe sono rimasti immutati e mi considero fortunata se potrò assistere anche solo per poche partite a una delle accelerate del brasiliano. Nessuno si aspetta di ritrovare un Kakà come quello di 10 anni fa, ma è indubbio che il suo arrivo non potrà che aumentare il tasso tecnico della squadra. Sono in tanti a criticare le mosse di mercato della società, tra chi avrebbe puntato su un difensore, agli anti-Matri. Io credo che il Milan si sia comunque rafforzato, Matri sostituirà degnamente Pazzini fino a novembre e la difesa avrebbe forse avuto bisogno di qualche modifica, forse con l’arrivo di Astori avrei potuto definite il mercato estivo da 9. Vorrei però soffermarmi su un elemento decisaemtne positivo: la partenza da me tanto attesa di Boateng, di cui finalmente ci siamo liberati, guadagnando quei 10 milioni che, viste le prestazioni del ghanese, valgono come 100. E qui torno al punto di partenza: parte Boateng e arriva Kakà. Se me l’avessero detto qualche mese fa, non ci avrei mai creduto.

Milan 2013/14 – sessione estiva, voto otto

Welcome Home KakàE’ un mercato ampiamente sopra la sufficienza quello che si è concluso ieri alle 23. Un mercato dove il colpo come sempre è arrivato in coda e si chiama Kakà ma sono stati fatti dei colpi sottotraccia come quello di Poli. Un mercato che conferma il Milan come la squadra che lo scorso anno da Balotelli in poi ha ottenuto gli stessi punti della Juventus, come la squadra che questo anno può e deve essere la rivale dei bianconeri di diritto per il titolo e si deve prefissare il secondo posto come obiettivo minimo. Andiamo quindi ad analizzare, reparto per reparto, acquisti e cessioni.

PORTIERI

Acquisti: Coppola (svincolato). Cessioni: nessuna.

Non vi sono operazioni di rilievo nel ruolo di estremo difensore dove rimangono due mediocri come Abbiati ed Amelia. L’unica novità è il ritorno di Coppola che farà da terzo nel lungo periodo di infortunio di Gabriel – l’ingaggio dell’ex Torino non è comunque un problema per il bilancio.

DIFENSORI

Acquisti: Silvestre (prestito – 1 milione), Vergara (2 milioni), Constant (riscatto della metà), Zapata (riscatto a 6 milioni). Cessioni: Antonini (?), Didac Vila (prestito), Salamon (1,7 milioni), Yepes (svincolato), Taiwo (?).

In difesa ci si è sicuramente liberati di un paio di pesi morti come Antonini e Taiwo. Sicuramente positivo il riscatto di Zapata, tra i migliori nella scorsa stagione – sicuramente nel girone di ritorno. Resta l’incognita del cambio Silvestre > Yepes: il difensore dell’Inter può tornare ai livelli della Sicilia? Se sì abbiamo fatto un grande colpo sottotraccia, se no abbiamo trovato la riserva di Bonera. Si è molto parlato di eventuali rinforzi in difesa durante la fase finale della sessione in cui si è cercato Astori non riuscendo a prenderlo a causa di una offerta irrisoria: il mio pensiero è che comunque guardando le altre squadre di serie A difese di fenomeni non ne vedo e si può tranquillamente andare avanti con quella che nel girone di ritorno è stata una delle migliori coppie difensive. Attenzione a non voler coprire con gli uomini quelle che sono evidenti lacune tattiche – ad esempio quelle sui calci piazzati: i singoli in difesa li abbiamo, quello che manca è forse l’atteggiamento tattico, quello che consente, ad esempio, a Bonucci, di essere nella miglior difesa del campionato (e non mi si venga a dire che l’ex Bari è superiore ai giocatori attualmente titolari). Senza contare che tra Napoli, Roma e Fiorentina difese di fenomeni in giro non se ne vedono.

CENTROCAMPISTI

Acquisti: Kakà (svincolato), Birsa (?), Emanuelson (fine prestito), Poli (3 milioni per la metà), Saponara (fine prestito). Cessioni: Ambrosini (svincolato), Flamini (svincolato), Boateng (12 milioni).

E’ forse il centrocampo il reparto più critico: anche qua fuori tre pesi morti di cui uno abbiamo scoperto aver giocato controvoglia tutto l’anno perché sognava la Germania. Dentro Poli – 3 milioni – forse il miglior acquisto di questa sessione a giudicare dal precampionato e dalle prime giornate. Saponara causa pubalgia resta tutto da giudicare – idem Birsa che comunque peggio del peso morto Ambrosini per cui per poco non si andava fuori dalla CL a Siena non può essere. Poi c’è Kakà, il pezzo di cuore che torna a casa: finito o non finito penso che ci sia più talento nell’unghia di Kakà che in tutto Boateng. Anche qua sono da valutare le condizioni del brasiliano, da molti descritto come un acquisto mediatico – rimane sempre un ex pallone d’oro campione d’europa e del mondo che può farti fare il salto di qualità in una lega mediocre come la serie A e rimane un acquisto a zero pagato quattro milioni di ingaggio – non una enormità. Vedo molto scetticismo intorno al suo acquisto: se persino la Juve ha fatto risorgere Pirlo dai morti per una stagione, perché il brasiliano no?

ATTACCANTI

Acquisti: Alessandro Matri (12 milioni). Cessioni: Bojan (fine prestito), Oduamadi (prestito), Petagna (prestito)

E’ stato molto contestato l’arrivo di Matri, arrivato, comunque, su richiesta dell’allenatore. Su Matri si può contestare il costo, non certo l’operazione: Pazzini sarà fermo ai box per quattro mesi ed una prima punta giocoforza serviva. E’ un mercato che dice che El Sharaawy non è più, giustamente, il fulcro della squadra ed è giusto così. E’ giusto perché il faraone comunque non può pretendere un posto da titolare sulla base di un rendimento che risale ormai ad otto mesi fa – non può farlo perché il posto si conquista giorno dopo giorno ed è giusto che anche il 92 si senta in discussione: se soffri la concorrenza non sei un campione ma solo un normale giocatore, com’era Pato. Matri rimane comunque un onesto mestierante dal quale 9-10 gol in stagione è lecito aspettarseli – sarà l’evidente sostituto di Pazzini dato che al numero undici dopo il rientro dall’infortunio do non più di due stagioni in rossonero.

CONCLUSIONI

Siamo tutti Galliani? E’ stato forse il giochino dell’estate quello di immedesimarsi nel nostro amministratore delegato indicando acquisti e cessioni da fare e criticando se l’idea di Galliani non corrispondeva alla propria. Così scopriamo che la punta serve quando arriva Tevez ma non serve quando arriva Matri. Scopriamo che chi ha spalato merda per un anno su Boateng lo rimpiange dieci secondi dopo la cessione. Scopriamo che Eriksen è il colpo da fare – poi che sia andato al Tottenham e nessuna big europea se lo sia filato di striscio è un altro discorso. Scopriamo che Silvestre “è un pacco” quando un anno fa si rimpiangeva il fatto che fosse andato all’inter. Fino all’apoteosi di ieri che ha visto i più grandi pipponi mentali mai visti su una voce assolutamente infondata circa la cessione di El Sharaawy (ma tu intanto critica… fa niente se critichi il falso).

Galliani ancora una volta si conferma re indiscusso delle trattative riuscendo a riportare a casa una rosa rafforzata con poca spesa relativa e rifilando due pesanti stoccate ai tifosi – in primis a chi si riempie il cul la bocca di pesanti fondi retorici lamentando mancanza di programmazione e mercato a vista: le maglie numero 9 e 22 erano libere da luglio e non lo erano per puro caso segno che la strategia era già in mente da tempo. La seconda è una pesante stoccata ai 12mila che nel 2009/10 non hanno rinnovato l’abbonamento per la cessione di Kakà: non c’è cosa più triste dell’abbonarsi o non abbonarsi a seconda di chi scende in campo, prerogativa riservata, una volta, ai tifosi della seconda squadra di Milano.

L’ultima buona notizia del mercato è che è finalmente stato accantonato il progetto giovani inserendo innesti validi non necessariamente sotto i 25 anni. E’ altrettanto ovvio che tale progetto fosse un contentino per mettere a tacere qualche tifosotto incallito così come è ovvio che il Milan rinunciando ai giovani e alla possibilità di monetizzare non solo lanci il messaggio di voler vincere subito ma anche quello che nessuno ha il posto garantito poiché giovane. Si ritorna forse ad essere una società seria che vuole una squadra col giusto mix di talenti senza voler per forza raggiungere l’obiettivo massimo immediatamente. Si ritorna finalmente a poter parlare di campo levando all’allenatore l’attenuante della rosa scarsa non fosse altro perché a parte Kakà gli acquisti li ha fatti e scelti lui per mostrare la sua idea di gioco. La palla passa ora ad Allegri – purtroppo ad Allegri: resto infatti fermamente convinto che, nonostante tutto, Antonio Conte con questa rosa sarebbe capace di competere per lo scudetto mentre col tecnico toscano dovremmo accontentarci del terzo posto. E magari avere pure la faccia tosta di farlo passare per un miracolo.

Ripartiamo da qui!

Milan-Cagliari serie ARipartiamo da qui, da tre punti ottenuti con un buona prestazione contro il Cagliari. Facciamo finta che Verona non sia mai esistita, che quella prima di campionato buttata al vento fosse ancora l’ultimo residuo d’estate. Certo partire già con tre punti di ritardo non fa bene, ma ci si può passare su se ricominciamo a pedalare come si deve nella giusta direzione.

La prima a San Siro ci ha regalato un buon Milan, aggressivo e concreto tanto quanto rivoluzionato. La partenza di Boateng sembra abbia definitivamente segnato l’eclissi del 4-3-3, data l’assenza di un valido esterno destro d’attacco; si passa al ben più conosciuto 4-3-1-2, un ritorno al passato per il Milan e per Allegri. Il nuovo modulo, si è detto, è stato impacchettato e infiocchettato per l’arrivo di Kakà, che dietro le due punte ci può ancora dare quel pizzico di classe ed estro che ci manca; oltre a questo però, ritengo che anche Balotelli venga valorizzato notevolmente con la presenza di un’altra punta al suo fianco, come ha dimostrato già ieri risultando decisivo in tutti e tre i goal. Il punto è capire chi sarà, nella maggior parte delle partite, questa punta da affiancare a Supermario. Matri, Robinho o El Shaarawy, sono tutti in lizza per una sola maglia, anche se le loro diverse caratteristiche sembrano l’ideale per poter variare modulo e modo di giocare di volta in volta a seconda delle situazioni e degli avversari. Non mi accanirei quindi sul “caso El Shaarawy”, come tutti si sono subito affrettati a scrivere sui giornali di oggi: se Allegri è bravo e se lui è disponibile, ci sarà il giusto impiego per il faraone come per tutti gli altri, avendo come obiettivo principale il successo del Milan, e non gli interessi personali. A tutti fa comodo far nascere un polverone intorno ad El Shaarawy, speriamo di non cadere anche noi in questa trappola.

Parlando poi di mercato, queste frenetiche ultime ore ci hanno regalato il ritorno di Kakà, che apprezzo da un punto di vista sentimentale per quello che mi ha regalato in passato, ma che accetto con riserva sotto l’aspetto tecnico, dato che non so ancora quello che può effettivamente dare alla squadra. Oltre a lui però, è chiaro a tutti che qualcosa va aggiustato soprattutto in difesa, dove anche ieri sono stati commessi errori banali e terribilmente rischiosi; Astori è un nome caldo, e chissà che Galliani non riesca a portarlo a Milanello proprio sul gong, quando nessuno più se lo aspetta. Magari è solo illusione, ma non si sa mai. La certezza è che la nostra difesa sia il reparto più in difficoltà in questo inizio di stagione, dato che anche il centrocampo sembra abbia ripreso un giusto cammino con il ritorno a livelli altissimi del pitbull De Jong. Meglio il centrocampo quindi, un po’ meno la difesa.

Dopo tutte queste parole, è ora di lasciare la scena alle ultime frenetiche ore di mercato. Tra il ritorno di “smoking bianco” e il possibile colpo last minute passeranno pochissime ore; la speranza è quella di rinforzarci ancora, per intraprendere una lunga corsa verso qualcosa di importante. Ripartendo da qui, da questa settimana e da questi due successi a San Siro, per dimostrare che non siamo inferiori a nessuno, checché ne dicano tifosotti occasionali, giornalisti venduti o tifosi travestiti da telecronisti.

Milan – Cagliari 3-1: Up & Down

Up

Kevin Constant: non è né Zapata né Mexes a fare lo svarione della serata ma il terzino rossonero che scrive per errore il proprio numero di telefono su twitter trovandosi bombardato di messaggi su Whatsapp.
https://twitter.com/ck21_official/status/374296352999874560
https://twitter.com/ck21_official/status/374299911220903936

Ricardo Kakà: in via di definizione i termini economici del suo ritorno. Visto quanto ha percepito a Madrid in questi quattro anni è stato lui a comprare il Milan e non viceversa.

I tifosi grillini:Suma servo, ha esaltato Boateng fino all’altro giorno e poi lo insulta!” dissero coloro che lo hanno insultato per due anni e ora lo rimpiangono.

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Down

Massimilano Allegri:Bonera lo considero titolare“. Infermiera, presto, venga…. sta ricominciando!

Federica Nargi: brutto inconveniente per la fidanzata di Matri. Entrando nello spogliatoio con l’attaccante ha visto Constant e ha creduto che Chiellini fosse diventato nero.

Luca Antonini: finalmente in una domenica di serie A è nel ruolo a lui più congeniale. Titolare sì, ma di un’altra squadra.

Milan – Cagliari 3-1: Il nostro dovere

31570-lesultanza-di-mexes-autore-del-2-0In una serata in cui buona parte dei pensieri rossoneri erano a Madrid, dove Galliani starebbe definendo gli ultimi dettagli della trattativa Kakà, il Milan fa il suo dovere battendo perentoriamente per 3-1 un Cagliari per ben pochi minuti in campo, dimostrando di essere ben più vicino alla formazione che aveva spedito a casa il PSV rispetto a quello caduto a Verona. Il solo dei sardi ad aver costituito un pericolo per la nostra difesa è stato Marco Sau: un gol strepitoso in cui la marcatura di Mexes (come usuale) è stata facilmente saltata, e un’altra azione in cui, trovatosi a tu per tu con Abbiati, si è improvvisamente infortunato dovendo uscire dal campo. A parte le poche fiammate del campioncino sardo, il Milan è stato per buona parte del tempo in controllo del gioco: e non si è sentita la mancanza di El Shaarawy, entrato in campo solo all’88°.

Il gol all’andata contro il PSV aveva fatto passare in secondo piano i problemi di integrazione tra il Faraone e il resto dell’attacco dall’arrivo di Balotelli, ma la differenza rispetto a Verona (partita comunque in cui, e va ulteriormente ribadito, il Milan aveva evidentemente la testa al preliminare) è palpabile: Robinho, in campo in maniera inattesa, ha segnato ed ha offerto una prestazione ottima, soprattutto nei primi minuti, dimostrando una cattiveria agonistica che gli era mancata nelle ultime due stagioni. Ma nemmeno Binho (e né tantomeno Mexes, bravo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto) sarebbe riuscito a finalizzare, senza il contributo di Mario Balotelli.

Oltre al potente gol e ad un paio di punizioni molto vicine allo specchio della rete, il nostro numero 45 sembra fare reparto da solo, andando persino, da consumato centravanti, oltre i soliti schemi di Allegri e ricordando il miglior Ibrahimovic: ha catalizzato come al solito buona parte dei palloni, ma, oltre a finalizzare, ha rifinito e fornito assist su tutti i lati, andando a impegnarsi con il pressing alto e scambiandosi di posto con Matri. Proprio l’intesa tra Balotelli e il nuovo numero 9 è da sottolineare tra gli aspetti positivi della giornata: è mancata la finalizzazione dell’ex-Cagliari, ma i due (già compagni nel 2006 al Lumezzane) sembravano trovarsi a memoria dopo solo due giorni di allenamenti. È importante anche che Balo abbia ritrovato una certa serenità mentale, non indugiando in proteste nemmeno quando è stato ignorato un possibile fallo da rigore nei suoi confronti.

Qualche aspetto negativo è comunque da registrare: Montolivo da trequartista non rende come da mezzala, e lascia un buco nell’opera di interdizione a centrocampo e di collegamento tra quest’ultimo reparto e i centrali di difesa (che Muntari e De Jong, seppur generosi, non possono coprire completamente). Ma, a quanto pare, il Milan aspetta un uomo sulla trequarti. A gennaio Honda; domani, a quanto pare, dovrebbe essere il giorno di Kakà.

MILAN – CAGLIARI 3-1
Milan (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Zapata, Mexes, Emanuelson; Poli (78′ Nocerino), De Jong, Muntari, Montolivo (88′ El Shaarawy), Balotelli, Robinho (66′ Matri). A disp.: Amelia, Coppola, Birsa, Constant, Cristante, Silvestre, Niang, Zaccardo. All.: Allegri
Cagliari (4-3-1-2): Agazzi; Dessena, Ariaudo, Rossettini, Murru; Ekdal, Conti, Nainggolan; Cabrera (59′ Ibarbo); Pinilla (71′ Nenè); Sau (78′ Eriksson). A disp.:Avramov, Avelar, Astori, Perico. All.: Lopez
Arbitro: Russo
Marcatori: 8′ Robinho, 31′ Mexes, 62′ Balotelli (M), 33′ Sau (C)
Ammoniti: Conti (C), De Jong (M)