Breaking News: tre giornate a Balotelli

Mario Balotelli è stato squalificato per tre giornate dal giudice sportivo e salterà le partite contro Bologna, Sampdoria e Juventus.

Nel referto si leggono le seguenti motivazioni

BALOTELLI BARWUAH Mario (Milan): doppia ammonizione per comportamento scorretto nei confronti di un avversario e per proteste nei confronti degli Ufficiali di gara (una giornata); per avere, all’atto dell’espulsione, rivolto all’Arbitro espressioni ingiuriose ed intimidatorie (due
giornate); infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale

Milan-Cagliari serie A

Milan – Napoli 1-2: Up & Down

Up

La Lega Pro: dopo aver detto che un gol come il primo lo si prende solo nella terza serie italiana, il presidente Macalli ci ha citato in giudizio. Chiediamo scusa alla terza categoria.

Gli Allegriani:Napoli di due spanne sopra“, “colpa del portiere che non dà sicurezza alla difesa“. I vetri stanno finendo, ma il mirror climbing pur di dar colpe unicamente alla società continua.

Billy Costacurta: fa vedere le immagini del calcio piazzato ad Allegri e lo smerda. Allegri risponde che le situazioni sono da migliorare – come sempre, negli ultimi quattro anni.

Massimiliano Allegri

 

Down

Walter Mazzarri: ma la vuoi finire di far vincere l’inter? Ma come ti permetti di umiliare il Sassuolo? Questa rosa è arrivata nona! L’allenatore non conta nulla!

Paolo Bonolis: scoperto stasera il chiaro disegno per favorire il Milan, è un Picasso!

Il Livorno: solo tre gol subiti con Ceccherini, Emerson e Coda? Ma non contavano i singoli? Come vi permettete di dare importanza alla fase difensiva?

Milan – Napoli 1-2: Senza parole

NEWS_1379882608_mil_v_nap_23_9_13Partiamo da una constatazione che qualunque persona dotata di un minimo briciolo di onestà intellettuale non può negare: il risultato maturato stasera è ingiusto. Non lo dicono i milanisti, lo dicono le statistiche. Possesso palla maggiore, più calci d’angolo, più occasioni da gol, il pallino del gioco per buona parte della partita, e soprattutto il triplo dei tiri in porta. 9 tiri contro 3. Peccato che da una parte avessero Pepe Reina, portiere fin troppo sottovalutato ma che ha costruito praticamente da solo questo risultato, e dall’altra Cristian Abbiati, autore dell’ennesima partita insufficiente, e una difesa incapace di schierarsi sulle palle inattive – tanto che gli avversari hanno potuto rimpallarsi la sfera senza disturbi – capeggiata da Zapata, che ha rischiato di regalare un altro gol al Napoli con un retropassaggio suicida, e da un impalpabile Mexes, ben più intento a stanziare indolentemente in attacco piuttosto che a fare il suo mestiere (nel quale, per nostra fortuna, è riuscito a sostituirlo a tratti il fondamentale De Jong). E, calciatori a parte, per i quali uno svarione ogni tanto può anche essere perdonabile, i demeriti difensivi hanno un unico responsabile: Allegri. Non giriamoci intorno, il Livorno ha preso quattro gol in meno di noi giocando, con tutto il rispetto, con Ceccherini, Emerson e Coda. C’è un problema tattico, e continuare con un progetto inadeguato è controproducente.

Dietro i demeriti sono notevoli, contro un Napoli che effettivamente nulla ha fatto per conquistarsi il risultato, ma davanti è da sottolineare la grande sfortuna. Oggi, semplicemente, nulla è girato. Lo si è capito fin negli episodi più piccoli, tipo con un tiro (caso raro, apparentemente destinato in porta) di Niang deviato da Matri. Ad ogni conclusione, la palla non voleva andare dove era indirizzata, o ci arrivava in maniera troppo debole o troppo potente, o c’era il solito Reina a metterci una pezza. E l’ex Liverpool ci è riuscito anche con Balotelli, che ha interrotto la sua mitologica serie positiva di rigori segnati con una parata fin troppo facile: primo penalty sbagliato da professionista per l’ex City, che si è fatto come al solito prendere dal nervosismo alla prima difficoltà, con, a distanza di pochissimi minuti, una rete splendida ed una stupida espulsione dopo il fischio finale. 

Ma, per citare un’espressione molto discussa nella cronaca degli ultimi giorni, la reazione rabbiosa di SuperMario è “deprecabile, ma comprensibile“. Comprensibile dopo una partita nella quale i picchiatori del centrocampo napoletano, l’impunito Behrami su tutti, hanno passato 90 minuti a martoriargli le gambe, fino a mettere in dubbio la sua presenza in campo nel secondo tempo. In generale, i falli dei napoletani sono stati spesso ignorati, al punto che il giudice di porta, posizionato a meno di un metro di distanza, non ha visto un rigore solare per fallo su Poli, e che forse ce ne sarebbe stato anche un altro per fallo di Mesto su Balotelli: ma del resto, siamo sempre quelli del “rigore per il Milan”, la “mafia del calcio”, quelli del “complotto per andare in Champions”. Sì, esattamente così. La vostra “mafia del calcio” partirà per l’ennesima volta ad handicap, per sfortuna e non solo.

MILAN – NAPOLI 1-2
Milan: Abbiati; Abate (79′ Nocerino), Zapata, Mexes, Emanuelson; Poli (73′ Niang), De Jong, Muntari; Birsa (54′ Robinho), Matri, Balotelli. Allenatore: Allegri
Napoli: Reina; Mesto, Albiol, Britos, Zuniga; Dzemaili, Behrami; Callejon, Hamisk (65′ Pandev), Insigne (83′ Inler); Higuain (78′ Mertens). Allenatore: Benitez
Marcatori: Britos, Higuain (N), Balotelli (M)
Ammoniti: Balotelli, Poli, De Jong (M), Britos (N)
Espulso: Balotelli dopo il triplice fischio per proteste.
Note: Reina para un rigore a Balotelli

Milan – Napoli: LIVE! Serie A 2013/14

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SIETE PRONTI PER RIPORTARE SULLA TERRA GLI ESALTATI NAPOLETANI? SIETE PRONTI PER LA GARA DELL’ORGOGLIO CONTRO LA CAPOLISTA? SIETE PRONTI PER RIPARTIRE NELLA LOTTA AL TITOLO? NEL POSTICIPO DI SAN SIRO A MILANO ARRIVA IL NAPOLI CONTRO UN MILAN CHE RITROVA POLI ED ABATE IN ATTESA DI KAKA’ E MONTOLIVO. SEGUITE CON NOI MILAN-NAPOLI, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER.

Milan-Napoli 1-1 (3)

Milan – Napoli: la prova del nove

mil napDomenica 22 settembre, ore 20.45, San Siro. Di nuovo in casa, di nuovo per una sfida importantissima: dopo il Celtic di Lennon ecco di scena a Milano il Napoli di Benitez.

Napoli di cui si sa tutto: unica italiana ad aver vinto “bene” in Champions, gli azzurri sono passati da Mazzarri a un’altra guida tecnica importante come Benitez (appiedato dagli argentini ai tempi dell’Inter, squadra ormai spompata dopo il triplete, ma sempre validissimo) e, dopo aver fatto cassa con la cessione di Cavani, si sono “spagnolizzati” con gli acquisti di Reina, Albiol e Callejon, oltre a quello di Gonzalo Higuain. Un po’ come la suddetta Inter del treble dopo la cessione di Ibra; solo che i partenopei approfittano anche di un livello della Serie A notevolmente abbassato, dato che Albiol e Callejon non sono certo del calibro dei Lucio ed Eto’o dei tempi belli. Comunque, le prime tre giornate vedono un Napoli in grande forma, in testa alla classifica a punteggio pieno assieme alla Roma.

Ma è vero anche che il percorso di entrambe -giallorossi e azzurri- era, finora, libero da scontri diretti con le grandi. Il gran numero di assenze nel Milan, reduce dalla vittoria fortunosa con il Celtic, certamente favorisce i partenopei, anche se vincere a San Siro non è mai cosa facile. Recuperati Abate, Poli e il lungodegente Saponara, il Milan recupera un pezzo di squadra titolare; anche il colombiano Vergara siederà in panchina e vengono stimati in circa 20 giorni i tempi di recupero di Montolivo ed El Shaarawy. Probabile ancora il 4-3-1-2 come schieramento tattico, con: Abbiati; Abate, Mexes, Zapata, Constant; Poli, De Jong, Muntari; Robinho; Balotelli, Matri. Per il Napoli che negli ultimi anni ci aveva abituato alla difesa a 3, ecco invece un 4-2-3-1, con: Reina; Maggio, Albiol, Cannavaro, Zuniga; Behrami, Dzemaili (Inler); Callejon, Hamsik, Insigne; Higuain.

Molti problemi, con una difesa piuttosto pericolante come la nostra, verranno dal trio Callejon-Hamsik-Insigne, tre giocatori di assoluta qualità tecnica. Partita certamente dura; a completare la giornata altamente spettacolare di Milan-Napoli e del derby di Roma (che la Roma non vince dal 2011) anche Verona-Juventus e, alla voce “nobili decadute”, Bologna-Torino. I cugini saranno invece in trasferta contro il Sassuolo. Puntare al pareggio non è mai bello; ma vista l’avversaria e lo stato attuale del Milan, uniti alla crisi degli infortuni, anche un punto -magari giocando in maniera meno penosa rispetto a mercoledì- sarebbe, se non oro, argento vivo.

Quanti rimpianti

C_3_Media_1786444_immagine_obigNon è bastata una vittoria, per la verità più di riffa che di raffa, col Celtic nella prima partita del girone di Champions League per risollevare il morale dei tanti tifosi milanisti demoralizzati dal gioco, se c’è n’è davvero uno, che la squadra sta esprimendo in questi giorni e dai tanti infortuni. A peggiorare se possibile la situazione si aggiunge anche il grande esordio di due ex rossoneri con le loro nuove maglie: Antonini col Genoa e Boateng con lo Schalke 04.

Il fatto stesso che si arrivi a rammaricarsi per aver venduto forse il giocatore che negli ultimi tempi più si era accaparrato gli strali della tifoseria rossonera, solo perchè in gol all’esordio nel derby con la Sampdoria, fa ben capire quanto al situazione attuale della rosa possa essere disastrosa. Senza De Sciglio e Abate la coppia di emergenza di esterni Zaccardo e Constant sta facendo sfracelli dimostrando poco o nulla nella fase difensiva e forse anche di peggio in quella offensiva.

Anche a causa dell’infortunio di Kakà ( che con un gesto toccante per chi conosce il sig. Bosco Leite ha deciso di non ricevere lo stipendio per il mese che passerà in infermeria) ci tocca a nostra malgrado dispiacerci anche per aver venduto il “pantagonnato”, giocatore che ormai riempiva più le pagine dei giornali di cronaca rosa che di quelli sportivi ma che sembra aver ritrovato nuova linfa in quel di Gelsenkirchen(anche se aspetterei il trasferimento in pianta stabile della Satta in Germania prima di esserne proprio certissimo). Anche per lui gol sia in campionato e in coppa, mentre da noi la sterilità offensiva è ormai di casa se si esclude il solo Balotelli, rimasto il solo a cantare e a portare la croce. L’acquisto di Matri, fortemente voluto da Allegri, non si è dimostrato ancora vincente e i due in coppia hanno dato dimostrazione di avere pochissimo feeling l’uno con l’altro. Probabilmente la situazione  migliorerà  da sola con qualche allenamento in più nelle gambe dell’ex bianconero anche perchè se così non fosse si dimostrerebbe un buco nell’acqua clamoroso per Allegri che ha scelto lui per sostituire l’infortunato Pazzini.

Non ci resta dunque che sperare che il periodo di magra passi il più velocemente possibile e nel frattempo turarci il naso approfittare anche di quelle vittorie che arrivano anche grazie alla dea bendata e ad un gioco non propriamente da spaccarsi la mascella.

La Luce in Fondo al Tunnel

allegri_massimiliano_milan_gettyLa stagione è appena iniziata, ma nonostante questo tante sono le perplessità attorno all’odierno Milan. Ci troviamo di fronte a una squadra competitiva in termini di terzo posto in campionato e ottavi di Champions League, rinforzata dalla campagna di mercato estiva ma non significativamente migliorata, una squadra che, soprattutto, non riesce ancora a trovare una propria concreta quadratura in termini tattici. Comincio a credere, infatti, che il modulo appena reintrodotto dal diktat presidenziale, che prevede il trequartista dietro alle due punte con centrocampo a tre, non sia una strada credibile e praticabile per l’attuale rosa di giocatori.

Il discorso è semplice: una squadra dovrebbe, per vincere le partite e perché no i trofei, valorizzare i propri punti di forza cercando di esporre il meno possibile i propri punti deboli. Detto questo, trovo assolutamente inutile, oltre che dannoso, insistere nel costruire l’azione partendo dalla mediana: i giocatori in rosa, con l’eccezione del solo Montolivo e forse, forse, del nuovo arrivo Andrea Poli, non sono adeguati a questo tipo di gioco, essendo tutti centrocampisti di quantità piuttosto che di qualità. A questa scelta compiuta dall’allenatore, nelle prime stagioni era stato affiancato uno stile di gioco rapido e verticale, in modo tale da innescare rapidamente un attaccante come Ibrahimovic capace di decidere da solo le sorti di una partita. Il Milan di due anni fa basava il proprio gioco attorno al centravanti svedese, giocando per lui in verticale, avendo pertanto uno stile di gioco chiaro e definito. Con la cessione dello svedese questa idea di gioco si è dissolta, rattoppando qua e la con un improvvisato 4-3-3 e capitalizzando al meglio l’arrivo di Mario Balotelli. Ad oggi, la situazione non sembra minimamente cambiata: escludendo la partita contro il PSV, sembra che i giocatori del Milan si siano incontrati per caso a Milanello qualche giorno fa, come se non si fossero mai visti in faccia l’un l’altro. Niente schemi, niente organizzazione, niente gioco. Il reparto offensivo, in realtà l’unico significativamente, o almeno questo lo deciderà il campo, rafforzato dagli arrivi di Matri e Kakà, rappresenta il punto di forza di questa squadra, a cui si aggiunge, a mio parere, un pacchetto di esterni sottovalutato. Credo che, ripartendo da questi due capisaldi, si possa costruire qualcosa di buono. Come fare?

Tra tanti, il primissimo esempio che mi viene in mente, probabilmente perché più recente, riguarda il Brasile fresco vincitore della Confederations Cup; il 4-2-3-1 attuato da Felipe Scolari si è rivelato lo schema ideale per esprimere al meglio le potenzialità della squadra, ma soprattutto per mettere in pratica una chiara e ben precisa idea di gioco. Esterni bassi rapidi e offensivi, difesa protetta da Paulinho e Fernandinho o Luiz Gustavo, giocatori rocciosi capaci di spezzare il gioco pur non essendo dotati di tecnica divina, esterni offensivi leggeri e molto dotati tecnicamente, il tutto coronato da una punta d’area, Fred, che ha il compito di finalizzare l’azione. Il gioco del Brasile era molto semplice: l’azione partiva dai centrali, Thiago Silva e David Luiz, che cercavano con lanci lunghi gli esterni alti oppure, preferibilmente, scaricavano per gli esterni bassi, che a loro volta triangolavano con i mediani per poi sganciarsi in incursioni offensive. I mediani, in pratica, avevano solamente il compito di spezzare l’azione, senza quasi mai doverla effettivamente impostare. Ovviamente il Brasile qualitativamente è di un altro livello, ma il loro stile di gioco credo che sia perfettamente emulabile dalla rosa attuale di giocatori: Abate e De Sciglio hanno le qualità necessarie per sganciarsi più frequentemente in attacco, e i molti giocatori di quantità in mediana sarebbero sgravati dal compito di iniziare l’azione. Inoltre, questo tipo di gioco avrebbe altri importanti conseguenze: Balotelli, arretrato immediatamente dietro alla prima punta, avrebbe tutta la libertà necessaria per svariare e provare diverse soluzioni da più posizioni, senza essere limitato in area di rigore, ed El Shaarawy potrebbe riprendersi la maglia da titolare largo a sinistra.

Quello del Brasile è un esempio come altri ma, al di là del modulo in sé, credo che abbandonare le sterili verticalizzazioni a favore di un gioco più esteso ed articolato sulle fasce possa essere una buona soluzione, coprendo bene il campo e sfruttando al massimo tutte le risorse che la rosa mette a disposizione. La buona sorte ci è stata favorevole contro Torino e Celtic, possiamo sperare sia così anche contro il Napoli, ma continuare a non giocare a calcio per il resto della stagione potrebbe avere conseguenze disastrose sull’esito finale; il campionato è competitivo, le rivali agguerrite, non possiamo permetterci errori. La cosa che più manca a questa squadra è un’idea di gioco concreta e praticabile: la mia era solo una proposta, poco più che un vaneggiamento, ora la palla passa all’allenatore, a lui l’arduo compito di proporre qualcosa di nuovo, di trovare il bandolo della matassa e finalmente riuscire vedere la luce in fondo al tunnel. Sempre che ne sia veramente capace.

Destinazione Lisbona – 3° Puntata: figuracce da special one

KFD27_SOCCER-CHAMPIONS-_0918_11-087--473x264Fa rumore, forse ancora più del fallimento della Juventus a Copenaghen: è la sconfitta del Chelsea di Mourinho una delle due big sconfitte di questo turno per di più in casa a Stanford Bridge in quella che sulla carta doveva essere la partita più facile. Dopo un buon primo tempo, dominato e finalizzato con il gol di Oscar allo scadere lo special one si è fatto riprendere e superare dalla modesta compagine svizzera che festeggia quello che insieme alla eliminazione dello United è forse uno dei risultati più importanti della sua storia.

A brillare nel girone E è quindi lo Schalke 04 che si sbarazza nel secondo tempo di uno Steaua che prende un gol evitabilissimo su papera dei difensori prima e fa segnare un altro gol a Boateng poi facendoci chiedere se il ghanese non abbia forse giocato controvoglia un anno per chiedere poi la cessione – è però dato di fatto preoccupante che tutti i giocatori che hanno lasciato il Milan da Pirlo a Pato, da Seedorf a Ronaldinho fino al gol di Antonini nel derby siano comunque ri-esplosi nell’immediato facendoci sospettare che, forse, la squadra non sia così scarsa come la si dipingeva.

Da fallimento a fallimento non possiamo non menzionare il pari (secondo di fila in terra danese) della Juve sul temibilissimo campo del Copenaghen dove il gol di Quagliarella evita ai padroni di casa la gioia di poter ri-espugnare il proprio campo dopo sei mesi. Una Juve che sottovaluta l’impegno schierando qualche riserva ma che vede i propri top Player mangiarsi gol clamorosi – una Juve rimasta forse allo scorso anno dato che dei due Top Player che avrebbero dovuto fargli fare il salto di qualità uno non segna nelle coppe da quattro anni e l’altro sta in panchina a prendere 4,5 milioni senza giocare. Una Juve sottotono come era già apparsa con Inter e Samp contrariamente alle due ottime prestazioni con la Lazio, una Juve forse rimandata in questo inizio di stagione ma che comunque potrebbe non avere troppi intoppi in caso riesca a battere il Galatasaray, vera avversaria per il secondo posto, in casa.

I Turchi hanno esordito infatti in malo modo proprio con il Real Madrid prendendo sei gol nella gara casalinga ed arrivando già ultimi nel girone alla sfida dello stadium: è forse presto per dire se la squadra di Carletto è la favorita per la decima ma la prova di forza è senza dubbio la più evidente del primo turno e la rosa sembra superiore a quella di ogni altra squadra anche dopo l’acquisto di giocatori come Bale (e non può essere altrimenti quando i tuoi scarti si chiamano Kakà ed Higuain). Altra prova di forza è quella del Barcellona che nel girone del Milan fa il proprio dovere con l’Ajax bissando i quattro gol dell’Under 20 nella UEFA Youth League in quello che doveva essere il confronto tra le due primavere d’europa e che si è risolto in favore della cantera.

A proposito di prove di forza è forse già chiuso il girone D quello dove Bayern e City sembrano di un altro livello rispetto a CSKA Mosca e Viktoria Plzen regolate con un doppio 3-0. Impressionante in particolare quello degli uomini di Guardiola capace di ricreare a Monaco il sistema di Barcellona – sarà il tempo, però, a dirci se questo basterà in Champions League dopo la sconfitta in supercoppa col Dortmund. Il quadro delle altre è quindi completato dai due gironi da Europa League dove il Benfica si sbarazza facile dell’Anderlecht e il PSG vince 4-1 sul non facile campo del Pireo mentre nel gruppo G il Porto vince di misura a Vienna e l’Atletico domina lo Zenit di Spalletti al Vicente Calderon.

Arriviamo quindi al Napoli che batte il Borussia Dortmund 2-1, risultato sorprendente forse per chi di calcio si intende poco – non certo per il sottoscritto: avevamo scritto tempo fa su queste pagine e sui nostri social che il progetto giovani del Dortmund, poggiato in Europa sulla doppia sculata nei minuti di recupero col Malaga e ad una grandissima gara col Real, era forse stato un filo sopravvalutato e – seppur buono e in parte vincente in patria anche grazie ad una fase di transizione del Bayern – non avrebbe avuto seguito in questa stagione. Di contro un Napoli che ha trovato un equilibrio sia grazie al lavoro di Mazzarri sia grazie a quello di Benitez mettendo una pietra sopra a tutti coloro che ritengono non contare nulla l’allenatore: nota a margine il secondo gol di Insigne, nell’under 21 di quel Saponara nemmeno inserito in lista Champions.

Per i tedeschi ora si fa dura anche e soprattutto per la vittoria dell’Arsenal a Marsiglia, vera favorita del girone degli azzurri dopo l’ennesimo inizio di stagione promettente e, soprattutto, l’acquisto di Ozil, altro scarto delle merengues oggi a segno con Walcott e Ramsey. Completa il quadro il girone A con quello che doveva essere il big-match della prima giornata tra United e Leverkusen, conclusasi con il 4-2 e i 200 gol di Rooney in maglia reds e la vittoria dello Shakthar Donetsk sul campo della Real Socieda, apparsa meno temibile rispetto al preliminare. Non ancora pervenuti i risultati di Inter e Fiorentina impegnate nel temibile girone P (come Perdenti) contro Don Matteo e i Cesaroni.

Milan – Celtic 2-0: Up & Down

Up

Andrea Pirlo: Nonostante la prova sottotono, grande gioia per Pirlo: gli è stato assegnato il gol tolto a Zapata.

Kevin-Prince Boateng: Tra i migliori in campo, grande prestazione e gol, come raramente si era visto negli ultimi anni. Ovviamente per lo Schalke.

Daniele Bonera: Oggi ha dato un grande contributo dalla sua migliore posizione. La tribuna VIP.

I tifosi del Celtic: Hanno cantato “You’ll never walk alone” sullo 0-2 mentre il resto dello stadio fischiava il Milan. Che sia di lezione.

Continua la campagna mediatica per Pirlo

Continua la campagna mediatica per Pirlo

Down

I soliti menagrami: Sparano a zero sulla vittoria, quasi lamentandosene. Andate a tifare Inter o Juve, prego.

Lorenzo Insigne: Il gol gli ha portato un lungo giro di interviste: suicidio di massa all’Accademia della Crusca.

Kevin Constant: Pensare chi ha occupato la fascia sinistra rossonera non può che portare a conati di vomito alla vista di un giocatore del genere.

Milan – Celtic 2-0: Più fortunati che altro

NEWS_1379538774_180965968Un Milan in piena emergenza (tra l’altro problemi anche per Constant e, pare, per Birsa, dopo l’uscita dal campo) è riuscito nonostante tutto a sconfiggere per 2-0 il Celtic nella prima giornata del girone di Champions. Il risultato era quello che serviva, contro una squadra, quale quella di Lennon, che ha dimostrato nella maggior parte delle occasioni (traversa di Stokes a parte) di essere ben poca cosa: ma Samaras e compagni sono riusciti quantomeno a tenere il baricentro alto, spingendo indietro il Milan per buona parte del primo tempo pur senza risultare davvero pericolosi per Abbiati. Il maggior brivido per il portiere rossonero è stata la punizione a due in area dopo aver ripreso con la mano un pallone già messo in gioco: c’è un’ambiguità del regolamento, ma sicuramente un’ingenuità del genere non può essere perdonata ad un giocatore con la sua esperienza.

I momenti migliori del Milan sono stati i primi dieci minuti (nei quali positivo è stato l’inserimento negli schemi rossoneri di Valter Birsa, sostituto d’emergenza di Kakà), il recupero del primo tempo e l’ultima parte del secondo: ma a parte l’immediato inizio, quello che è mancato alla squadra di Allegri, il quale come al solito ha bellamente ignorato le criticità della squadra rimandando i cambi alla seconda metà della ripresa, è stato il collegamento tra i vari reparti. Matri e Balotelli sono rimasti soli davanti, e i tentativi da parte dell’allenatore di giostrare con le posizioni dell’attacco non ha sortito effetti, con l’ex Juve abulico e poco preciso e SuperMario mai incisivo tranne che nella splendida punizione da cui è scaturito il gol di Muntari.

A centrocampo Birsa ha fatto abbastanza bene, almeno nella prima parte (nella seconda si è smarrito con il resto della squadra), considerando che resta un giocatore non al livello del blasone del Milan, ma il migliore in campo è stato sicuramente Nigel De Jong, che ci ha messo una pezza anche quando la retroguardia si è fatta superare dall’attacco del Celtic, intervenendo con le sue provvidenziali scivolate. Ben peggiore la prestazione della difesa, con Zaccardo e Constant (in particolare il secondo) inguardabili e fuori forma e Zapata (azione del primo gol, tra l’altro derubricato ad autorete di Izaguirre, a parte) e Mexes spesso fuori posizione sugli attacchi scozzesi. Il francoguineano è stato senza alcun dubbio il peggiore in campo, risultando ininfluente sul versante offensivo e lasciando praterie agli attacchi di Lustig in fase di non possesso. Ed è da rimarcare come Allegri abbia inopinatamente deciso di non sostituirlo all’ingresso di Emanuelsson, ma di spedire fuori Birsa.

In sostanza, abbiamo portato a casa tre punti necessari, come lo saranno quelli da ottenere al Celtic Park ad avere speranze nel passaggio del turno (contro Ajax e Barça il discorso sarà ben più ostico). E lo abbiamo fatto in uno stato fisico pietoso, contro qualunque limite, in una sfida dove ad essere decisiva è stata la nostra forza d’animo, quella che solo la maglia rossonera può dare, che ci ha dato la possibilità di credere al risultato pieno fino alla fine, quando chiunque ci avrebbe dato per spacciato. E, sì, soprattutto una massiccia dose di fortuna. 

MILAN-CELTIC 2-0
MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Zaccardo, Zapata, Mexes, Constant (75’ Robinho); Nocerino, De Jong, Muntari, Birsa (63’ Emanuelson); Balotelli, Matri (86’ Poli). Allenatore: Allegri.
CELTIC (4-4-2): Forster; Lustig, Ambrose, Van Dijk, Izaguirre; Brown, Matthews (75’ Boerrigter), Mulgrew (89’ Buton), Commons (77’ Pukki); Samaras, Stokes. Allenatore: Lennon.
Arbitro: Stark (Germania)
Marcatori: 82’ aut. Izaguirre (M) 85’ Muntari (M).
Ammoniti: 66’Ambrose (C), 75’ Mulgrew (C), 85’ Brown (C).

Milan – Celtic: LIVE! Champions League 2013/14

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E’ L’ESORDIO EUROPEO DEL MILAN: A SAN SIRO ARRIVA IL CELTIC, AVVERSARIO PROBABILE PER IL SECONDO POSTO NEL GIRONE H. IL MILAN PROVA SUBITO A SCAPPARE NELLA PRIMA GARA DEL GIRONE DI CHAMPIONS. SEGUITELA CON NOI MERCOLEDI’ 18 SETTEMBRE, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER

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Milan – Celtic: l’esordio nell’Europa “vera”

UEFA Champions League: Celtic v AC MilanMercoledì 18 settembre, ore 20.45, San Siro. Alla Scala del calcio vengono a far visita al Milan i campioni di Scozia del Celtic.

Indisturbati padroni della SPL dal 2011-12, stagione in cui i rivali cittadini dei Rangers sono falliti per debiti e ripartiti dalla quarta serie l’anno scorso (stile Fiorentina, ma senza “spintarelle” per tornare su più in fretta, tant’è che ora sono in terza serie) i biancoverdi di Glasgow vengono però da un campionato privo di consistenza internazionale. Gli ultimi due casi di squadre scozzesi ad alti livelli in Europa vengono dall’allora Coppa Uefa, e si tratta di finali perse: lo stesso Celtic nel 2002-03 contro il Porto di Mourinho, e i rivali Rangers nel 2007-08 contro lo Zenit. Nella scorsa stagione, proprio gli Hoops riuscirono nell’impresa di sconfiggere il Barcellona 2-1 al Celtic Park, qualificandosi agli ottavi dove poi furono eliminati dalla Juventus.

Gli ultimi scontri diretti con i biancoverdi di Glasgow risalgono tutti al 2007, e precisamente agli ottavi della CL 2006-07 (vinti ai supplementari, con il famoso gol di Kakà sotto le gambe di Boruc) e ai gironi della stagione successiva, noti per la sceneggiata di Dida a Glasgow. Ma, come detto, il calcio scozzese, che pure ha ottenuto in passato grandi successi -il Celtic è stato la prima squadra britannica a vincere la Champions (l’unica, nel 1967, contro i cugini), prima anche delle inglesi- è in grande declino. Prova ne è l’eliminazione sfiorata, con rimonta ultimata nel recupero, contro i kazaki del Karagandy. Campioni non ce n’è; gli unici tre che probabilmente troverebbero posto in una grande europea sono il portiere Fraser Forster -allegro nelle uscite, ma certamente meno paperone di un certo De Gea, tanto che girava voce che Moyes lo volesse allo United- il difensore Mikael Lustig e l’esterno di centrocampo Kris Commons. Sulla panchina siede il nordirlandese Neil Lennon, già capitano della squadra da giocatore. Anche lui, come Allegri, ha subito delle contestazioni per il gioco della squadra, ma ha qualche attenuante in più del toscano (leggasi rosa). La probabile formazione degli scozzesi sarà l’abituale 4-4-2 con: Forster; Lustig, Ambrose, Mulgrew, Izaguirre; Commons, Matthews, Brown, Ledley; Samaras, Stokes.

Per il Milan, invece, l’emergenza infortuni costringe a scelte come schierare Birsa, e a chiamare in causa vari primavera. La formazione dovrebbe essere: Abbiati; Zaccardo, Mexes, Zapata, Constant; Nocerino, De Jong, Muntari; Birsa; Balotelli, Matri. Probabile panchina con Amelia, Iotti, Emanuelson, Modic, Poli, Cristante, Robinho. Pronto l’altro primavera Benedicic se dovesse mancare il mediano ex Sampdoria. Formazione di emergenza, ma probabilmente ancora superiore a quella degli scozzesi. Questa è la classica partita da tre punti secchi, visto anche che si gioca in casa; il guaio con il Celtic sarà a Glasgow, in un campo non facile, per nessuno. Diciamo che la partita è paragonabile a quella con l’Anderlecht dell’anno scorso; speriamo che dal campo arrivi qualcosa di più.

Testa sotto la sabbia

1235030_10201641422695897_67865309_nE’ ormai abitudine consolidata in casa Milan rispondere ad ogni episodio negativo, esaltando in maniera a volte eccessiva ogni piccolo successo o conquista, nel tentativo di mitigare le delusioni. È capitato anche in questo caso. Ieri ho presenziato ad una conferenza stampa del dottor Galliani affiancato da mostri sacri rossoneri come Baresi, Massaro e il sempre entusiasta Pippo Inzaghi, che con difficoltà ha nascosto la sofferenza nel rivedere i suoi gol più importanti, dimostrando quanto senta tuttora la mancanza del campo pur apprezzando la nuova vita da mister.

Nel corso della conferenza stampa e durante l’intervista a margine, mi ha stupito e in qualche modo innervosito l’atteggiamento sereno e positivo tenuto da Galliani di fronte a un momento non felice del Milan, ovvero dopo un pareggio sofferto con il Torino, con un’infermeria strapiena alla vigilia di una partita di Champions importantissima e con già 5 punti da recuperare alla prima in classifica. Nonostante le espressioni rilassate non c’è di certo da stare sereni. L’ad ha invece predicato tranquillità, visto che, a suo dire, i posti degli infortunati saranno riempiti da alcuni ragazzi della Primavera, i punti persi saranno con calma recuperati e il pareggio è certamente meglio di una sconfitta. Ma soprattutto mi ha stupito la reazione alla notizia dell’infortunio di Kakà, una notizia a mio parere terribile, visto che il brasiliano era stato acquistato per diventare la chiave di volta della squadra soprattutto in un momento difficile come è ormai per noi da anni l’inizio di stagione.

Ma Galliani ha più volte evidenziato come la vera notizia non sia l’infortunio di Kakà, che “tornerà presto”, ma bensì la scelta di Kakà di sospendersi lo stipendio per il tempo in cui sarà costretto a stare lontano dal campo. Pur apprezzando la scelta di Riccardo, che ricalca quella di Fernando Redondo nell’estate del 2000, questa decisione di certo non mitiga la delusione per un infortunio auspicato da più parti che finisce per dar ragione ai molti che consideravano Kakà un giocatore ormai troppo fragile, ma soprattutto ci priva di una pedina fondamentale in vista di un periodo ricco di appuntamenti difficili. Non c’è nulla da sorridere quindi, ma solo da agitarsi vista la lista di infortunati che continua ad allungarsi e vista la preoccupante condizione di una squadra senza gioco e senza idee, degna figlia del suo allenatore. Ma se Kakà decide di autosospendersi temporaneamente lo stipendio, allora siamo tutti più sereni.

Quando l’allenatore non conta…

P_Allegri1Dite quello che volete, ma mi sono stancato. Ogni volta la solita sceneggiata in campo e fuori, e non ne tiriamo mai fuori niente. Il Milan non cambia, e la colpa non saprei a chi darla se non a colui che è addetto a mandare la squadra in campo in un certo modo, a dare le motivazioni, a indicare la strada per creare gioco etc etc etc.

Siamo in autogestione da tre anni ormai, e i risultati si vedono; ci sveglieremo anche questa stagione a Febbraio, con la classifica ormai compromessa, per poi sentir dire “vedete che bravo allenatore che abbiamo“? Si, probabile. Mi sono stancato di queste partenze a rilento, che il signore si porta avanti da quando era a Cagliari. Facciamo scappare le dirette concorrenti, non sfruttiamo le occasioni in cui si tolgono punti a vicenda, e poi alla fine ne paghiamo tutte le conseguenze. Alti e bassi continui quest’anno, con i crolli pazzesche alla prima con il Verona e contro il Toro. Sabato la follia è iniziata dalla formazione iniziale, con un incomprensibile accanimento su Robinho preferito al ben più pericoloso Matri, tra le altre cose espressamente richiesto al posto di un difensore. Già, un difensore che ci sarebbe tanto servito vista la condizione del nostro reparto arretrato che ha già subito la bellezza di cinque goal in tre partite. Ma più che di ruoli e reparti, a non girare è tutta la squadra, che appare senza idee e senza alcun equilibrio. Il 2-2 finale è solo il risultato dell’orgoglio dei singoli, non di una soluzione arrivata dalla panchina ai chiari problemi emersi sul campo di gioco; e forse ci fa anche più male il pareggio rispetto ad una sconfitta che ci avrebbe fatto svegliare di più.

Agli altri ho già accennato…corrono tutti o quasi. Il Napoli su tutti sembra una macchina schiacciasassi e la sfida che ci attende contro la squadra di Benitez si preannuncia un duro scoglio da superare. Inter e Juve invece si sono quasi annullate a vicenda, portando a casa un punto ciascuno ed evidenziando un livello di gioco e preparazione più o meno simile. I nerazzurri in particolare hanno però fatto un notevole salto di qualità rispetto all’anno scorso, salto dettato non dai rinforzi sul mercato, ma da quello in panchina. Mazzarri, lacrime a parte, ha costruito una squadra, un gruppo, che va in campo almeno sapendo quello che fare; ovvio è che sarà il tempo a fare selezione, ma a parità di rosa il lavoro di Mazzarri o chi per lui e quello di allegri non sarebbero paragonabili. Siamo doppiamente penalizzati quindi, se consideriamo che la nostra rosa non è in alcun modo inferiore a quella dei nerazzurri.

Tuttavia, resta una magra, magrissima consolazione: questo sarà l’ultimo anno di sofferenza, l’ultimo anno dell’incompetente sulla nostra panchina. Perché si può avere una difesa con pochi ricambi, si può essere colpiti da infortuni più del normale, ma in squadra del livello del Milan non devono mai mancare le idee, la motivazione e la convinzione di scendere in campo per vincere, qualunque avversario ci sia davanti e non solo quando capita.

Torino – Milan 2-2: Up & Down

Up

Giampiero Ventura: Bovo graziato dal rosso e al Milan manca un rigore su Balotelli. Nonostante tutto ha il coraggio di andare a lamentarsi con l’arbitro nel postpartita. Faccia come il culo.

La preparazione atletica del Milan: seccati anche Montolivo, Poli e Kakà. Se andiamo avanti così col Celtic gioco io.

Antonio Conte: come un anno fa Liechsteiner viene graziato dal secondo giallo contro l’Inter. E come un anno fa viene graziato. Espulsioni dalla panchina.

Ma che vuole ventura?

Ma che vuole ventura?

Down

Mario Balotelli: partita noiosa. Pare che all’intervallo abbia detto ai suoi compagni “se mi cercate durante il secondo tempo, sono fuori a fumare

Il pubblico interista: rissa al secondo anello blu di San Siro. Pare sia servita a far scappare i topi.

Arturo Vidal: dopo due ore in cui giornalisti servi si erano impegnati a modificare ed interpretare fotogrammi per ammettere che non l’aveva toccata di mano ammette di averla toccata vanificando tutto. Non si fa così, Arturo!

Torino – Milan 2-2: questione di c….

2013-09-14T200930Z_1423476893_GM1E99F0BHG01_RTRMADP_3_SOCCER-ITALY--473x264Se fai spendere alla società 12 milioni per Matri e poi non lo schieri titolare in due gare preferendogli sempre Robinho c’è qualche problema. Si potrebbe riassumere così la gara di stasera in cui strappiamo un punto immeritatissimo all’olimpico di Torino grazie al primo rigore stagionale di Mario Balotelli (che sale a 26 su 26) che pareggia anche grazie ad un gol fortunoso di Sulley Muntari.

Eppure le premesse erano tutt’altro che buone dopo un primo tempo e più di metà ripresa assolutamente deludente che aveva portato il Torino sul doppio vantaggio prima con D’Ambrosio e poi con Cerci: in campo noi non ci siamo mai stati – quando abbiamo preso palla non sapevamo come sempre a chi passarla lasciando in campo undici uomini ad autogestirsi. Non si è vista una sovrapposizione sulla fascia, non si sono visti più di due passaggi in avanti consecutivi – ogni volta che buttavamo la palla in avanti tornava in difesa.

Difesa che, peraltro, è risultata essere molto spesso troppo alta inutilmente, basti pensare ai contropiedi che venivano fermati da De Jong concedendo campo agli avversari peraltro partiti da situazioni di calcio d’angolo offensive. Sono proprio le partite come queste che fanno perdere ogni attenuante al nostro allenatore incapace di utilizzare tutta la profondità di una rosa che adatta in continuazione al proprio (non) modulo e alla propria (non) idea di gioco. Oggi qualsiasi persona sana e capace di mente avrebbe messo Poli e Matri e non Muntari e Robinho – dovrebbe spiegarci Allegri perché ha chiesto alla società un ingente sacrificio economico per la quarta punta nei propri schemi d’attacco ma temo che non avremo risposte.

Capitolo Kakà: il ventidue di oggi è questo ed è meno peggiore di altri giocatori – ovviamente domani si prenderà tutta la colpa di non aver fatto né gol né assist però a vederlo in campo è stato l’unico a provare a far passaggi in avanti e qualche movimento non seguito né premiato dai compagni. Per me la sufficienza è piena così come per Balotelli che non è stato per niente servito dal centrocampo, vero nodo problematico della squadra dove mancano schemi ed idee di gioco: non è possibile non saper fare due passaggi in avanti, non rischiare di far due passaggi in avanti e rifugiarsi sempre sulla difesa.

Nessuno mi toglie dalla testa che con Conte o Mazzarri questa squadra nella peggiore delle ipotesi si classificherebbe al secondo posto – a proposito del tecnico toscano, proprio alle 18.00 abbiamo visto come ha trasformato in una estate con i soli acquisti di Icardi, Taider e Campagnaro l’armata brancaleone da nono posto di Stramaccioni in una squadra che ha saputo giocarsi la gara alla pari con la Juve – tanto a smentire ancora una volta chi continua a parlare di rosa inadeguata per Torino e Verona e a non vedere che la principale causa della mancata competitività di questa squadra è sulla nostra panchina. Prima dateci un allenatore, poi parliamo dei singoli.

TORINO-MILAN 2-2 (PRIMO TEMPO 0-0)
MARCATORI: D’Ambrosio (T) al 7′, Cerci (T) al 20′, Muntari (M) al 43′, Balotelli (M) su rigore al 49′ s.t.
TORINO (3-5-2): Padelli; Glik, Bovo, Moretti; Darmian, Brighi, Vives, El Kaddouri, D’Ambrosio (dal 34′ s.t. Pasquale); Cerci (dal 30′ s.t. Larrondo; dal 48′ Farnerud), Immobile.
PANCHINA: L. Gomis, Berni, Basha, Maksimovic, Scaglia, Bellomo, Meggiorini.
ALLENATORE: Ventura.
MILAN (4-3-2-1): Abbiati; Zaccardo, Zapata, Mexes, Emanuelson; Montolivo (dal 45′ p.t Poli), DeJong, Muntari; Kakà (dal 19′ s.t. Birsa), Robinho (dal 12′ s.t. Matri); Balotelli.
PANCHINA: Amelia, Coppola, Vergara, Constant, Cristante, Nocerino.
ARBITRO: Massa di Imperia.
NOTE – Ammoniti Zapata (M), El Kaddouri (T), Poli (M), Glik (T). Recuperi: 1′ p.t.; 4′ s.t.

Torino – Milan: LIVE! Serie A 2013/14

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TORNA IN CAMPO IL MILAN CON L’ESORDIO DI KAKA’ DAL 1′ NELLA TRASFERTA DI TORINO PER ACCORCIARE IL DISTACCO SU UNA TRA INTER E JUVE. SEGUITE CON NOI I ROSSONERI IN TRASFERTA ALL’OLIMPICO SABATO SERA, DALLE ORE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER!

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