E’ ancora una volta il Liverpool il crocevia della stagione per Carlo Ancelotti. Il suo Chelsea si presenta ad Anfield Road forte di un punto di vantaggio sul Manchester United, impegnato in una trasferta sulla carta più agevole. Siamo alla penultima in Premier League, la giornata di oggi ci dirà tantissimo (se non tutto) su chi alzerà il trofeo.
Ancora una volta il Liverpool, dunque. Rafa Benitez e i suoi sono l’ultimo ostacolo per Carletto, come ad Istanbul, come ad Atene. Per la verità questo Liverpool è veramente poca cosa, fuori dall’Europa e senza un proprietario. In estate smobiliterà: via Benitez, via Mascherano, via Torres, fino (forse) al sacrificio supremo, quello del capitano Steven Gerrard.
Ma guai a dare le cose per scontate, anche se quando hai Carlo Ancelotti in panchina puoi stare tranquillo che difficilmente ti sbaglia una partita fondamentale (il primo interista che viene fuori a ricordare gli ottavi di Champions vince una Premier di cartone!). E’ stato così anche oggi, il suo Chelsea soffre nella prima mezzora, ma poi con la solita concretezza capitalizza una follia di Gerrard con il gol del solito Drogba (33 in stagione). Da lì è tutto in discesa, il raddoppio di Frank Lampard avvicina la Premier a Stamford Bridge. Il Chelsea si fa aprezzare per qualche bella azione in contropiede, soprattutto con Malouda, giocatore assolutamente rigenerato da Ancelotti.
Basterà superare domenica prossima il modesto Wigan in casa propria per aggiudicarsi il trofeo. Teoricamente la certezza matematica potrebbe arrivare anche oggi tra un paio d’ore se lo United non dovesse vincere in trasferta col Sunderland. Sottigliezze, ormai è quasi impossibile togliere la Premier dalle mani di Carletto.
E non è finita, la settimana successiva Sir Charles può conquistare anche la FA Cup nel tempio di Wembley, superando così lo Specialone per numero di trofei al primo anno. Mica male.
Insomma, tra tanti musi lunghi Milanisti, spicca il sorriso di Ancelotti, uno che probabilmente aveva già capito da tempo come si sarebbero messe le cose a Milano. Negli ultimi da noi è stato accontentato poche volte e ha dovuto subire (come Leo) rimproveri assurdi da parte di Mr. President. Ha accettato da signore (come Leo), è andato via senza sbattere la porta (come Leo?). E ora merita i successi che sta per ottenere. D’altronde deve rifarsi da due anni di digiuno, mica pochi per uno come lui!