Ciao Leo…

Leo annuncia di lasciare la panchina rossonera: “Siamo arrivati alla fine, abbiamo deciso di ufficializzare insieme questa cosa con Adriano Galliani, senza frizioni, in maniera naturale”

Si sapeva, era nell’aria da parecchie settimane. Oggi il divorzio è ufficiale. Leo lascia, nei prossimi giorni conosceremo il sostituto.

Perdiamo in primis un uomo straordinario. Intelligente, onesto, serio, per nulla sottomesso alla proprietà come tanti fenomeni avevano indicato quest’estate. Perdiamo l’uomo che ha portato a Milano gente come Kakà, Pato e Thiago Silva. Il miglior talent-scout possibile. Perdiamo infine un allenatore che, piaccia o non piaccia, ha portato il Milan a centrare l’obiettivo di inizio stagione e lo ha fatto nonostante mille avversità, nonostante una rosa cortissima e peraltro giocando un calcio che per qualche mese è stato molto piacevole. Alla fine non è bastato, da una parte il richiamo del Brasile, dall’altra i rimproveri assurdi di Silvio Berlusconi. Leo ha fatto la scelta più logica.

GRAZIE DI TUTTO LEO, BUONA FORTUNA!

Storie di calcio: Milan-Juventus 0-0 (3-2 dopo i rigori)

28 maggio 2003, stadio “Old Trafford” di Manchester. Non è una semplice finale, a quel tipo di gare eravamo già abituati. Era Milan-Juventus, le due squadre più forti d’Italia che da anni si contendevano le vittorie dentro la Penisola, che si ritrovavano a sfidarsi per capire chi doveva diventare Regina d’Europa. Non sono passati tanti anni da allora, eppure a livello calcistico sembra una vita fa, per tutte e due le squadre. Basti pensare che la Juventus allora non era ancora mai scesa in serie B, cosa che poi avvenne qualche anno dopo a causa di Calciopoli. Il Milan, invece, era al massimo splendore ancelottiano, una delle squadre più forti di tutti i tempi, capace di far giocare nella stessa squadra fuoriclasse del calibro di Pirlo, Seedorf, Rui Costa e Rivaldo, bomber di razza come Shevchenko e Inzaghi, difensori dalla classe sopraffina come Nesta e Maldini.
I bianconeri partono con una grande assenza visto che Pavel Nedved è squalificato e non potrà prendere parte alla gara, e per sostituirlo Lippi mette in pratica un’idea che si dimostrerà disastrosa: Montero spostato terzino sinistro con Zambrotta piazzato sull’ala. Una scelta folle, che Ancelotti ovviamente sfrutta subito alla grande. Carletto chiede a Shevchenko di spostarsi sulla destra, e l’ucraino fa ammattire Montero per quasi 45 minuti. La fortuna per i bianconeri è l’infortunio di Tudor, che costringerà Lippi a inserire Birindelli e spostare l’uruguaiano nel suo ruolo naturale di difensore centrale. La partita è tesissima, nessuna delle due squadre vuole rischiare di buttarsi in avanti e le occasioni sono poche: dopo 8 minuti Shevchenko porta in vantaggio i rossoneri, ma il gol è annullato per un fuorigioco di Rui Costa su cui ci sarebbe molto da discutere, e nove minuti dopo un colpo di testa in tuffo di Inzaghi viene neutralizzato da un miracolo di Buffon. La Juventus si fa viva solo alla mezz’ora con Del Piero, che prova un tiro a giro da buona posizione senza centrare la porta.
Nella ripresa non accade praticamente niente, diventa una vera e propria partita a scacchi tra gli allenatori. Lippi mette subito Conte per Camoranesi spostando Zambrotta a destra, e poi inserisce a sorpresa Zalayeta per Davids a metà tempo. Ancelotti non si fa prendere dal panico e inserisce prima Roque Junior per un Costacurta non al meglio, poi Serginho per Pirlo e infine Ambrosini per Rui Costa. Mosse azzecatissime visto che i rossoneri caleranno alla distanza e saranno costretti a tenere il risultato. I tempi regolamentari si chiudono a reti inviolate, e i supplementari per i milanisti diventeranno un’agonia. Roque Junior si fa male, ma continuerà comunque a giocare visto che non ci sono cambi a disposizione. Carletto sposta Ambrosini in difesa sulla destra, Roque Junior viene messo sull’ala e fa quel che può, Seedorf e Gattuso tamponano al centro. E’ una prestazione eroica, con i rossoneri che riusciranno a tenere lo zero a zero fino alla fine senza passare grandi pericoli.
I calci di rigore sono la solita lotteria: sbagliano quasi tutti, ma il gol più importante, quello che determinerà la vittoria dei rossoneri, lo realizza Shevchenko, che dopo aver segnato corre da Dida e lo abbraccia talmente forte da scaraventarlo a terra.
E’ un tripudio rossonero, è il capolavoro tattico di Carlo Ancelotti ma anche la dimostrazione che il Milan aveva una squadra di eroi, pronti a sacrificarsi e a soffrire pur di vincere.

Juventus: Buffon; Thuram, Tudor (42′ Birindelli), Ferrara, Montero; Camoranesi (46′ Conte), Tacchinardi, Davids (65′ Zalayeta), Zambrotta; Trezeguet, Del Piero. Allenatore: Lippi
Milan: Milan: Dida; Costacurta (65′ Roque Junior), Nesta, Maldini, Kaladze; Gattuso, Pirlo (70′ Serginho), Seedorf; Rui Costa (87′ Ambrosini); Shevchenko, Inzaghi. Allenatore: Ancelotti
Sequenza rigori: Trezeguet (J) parato, Serginho (M) gol, Birindelli gol, Seedorf (M) parato, Zalayeta (J) parato, Kaladze (M) parato, Montero (J) parato, Nesta (M) gol, Del Piero (J) gol, Shevchenko (M) gol.
Arbitro: Merk

httpv://www.youtube.com/watch?v=UGB6ktMT-e4&feature=related

Destinazione Madrid – 7° puntata: l’Inter dello Special One

https://i0.wp.com/www.blog-news.it/templates/onenews/images/news/big/Barcellona-Inter_2-0_1259146079.jpg?resize=325%2C246Dopo 38 anni ci sono anche loro. A Madrid ad affrontare il Bayern sarà la seconda squadra di Milano, ovvero l’Inter dello special one, che partirà anche con i favori del pronostico. Con Ribery squalificato (da un arbitro, toh, Italiano) basterà fermare Robben agli uomini di Mourinho per alzare la coppa.

Il cammino: La vera dimensione dell’Inter si è vista nelle prime 3 partite, 3 pareggi, quello casalingo con la Dinamo Kiew con un Lucio in vena di errori che sembrava già far pensare alla solita Inter di coppa. Poi, come d’Incanto, girano fortuna ed arbitraggi. Espugnata Kiew 2-1 con un gol in fuorigioco, decisiva. Perché altrimenti l’Inter senza quei punti sarebbe probabilmente uscita nel girone. Poi col Chelsea il vero furto, 3 rigori negati ai blues in due partite, tre partite giocate dal Chelsea senza due uomini tra cui i fondamentali Essien e Carvalho. Da arbitraggi a fortuna, nei quarti pesca il ridicolo CSKA che qualcuno ha pensato bene di sopravvalutare definendolo più forte di Milan e Real Madrid. Poi torna l’arbitro, sono le due gare col Barça. Tra andata e ritorno c’è un gol in fuorigioco di Milito, un gol regolare annullato al Barça e un rigore netto su Daniel Alves. E qualcuno ha anche dato la colpa a Busquets per l’espulsione sacrosanta a Thiago Motta. Con fortuna e arbitri si può arrivare lontano. Sarà 13 vs 11 anche a Madrid?

La squadra: in finale dovrebbe giocare così: 4-2-3-1 Julio Cesar / Maicon – Samuel – Lucio – Zanetti / Stankovic – Cambiasso / Eto’o – Snejider – Pandev / Milito. La chiave sarà la pressione offensiva. I due difensori del Bayern, Van Buyten e Demichelis non sono irresistibili. In avanti basterà contenere Arjen Robben e il più sarà fatto. Maicon e Zanetti daranno pressione sulle fasce. L’obiettivo di Mourinho dovrebbe essere chiudere il Bayern in difesa per segnare. Per poi vincere e restare a Madrid, ma sulla panchina del Real.

La partita: Dovrebbe essere una partita particolare. Bayern ed Inter sono nelle stesse condizioni perché al 90% l’Inter vincerà il titolo domenica e il Bayern la coppa Sabato. Chi vince farà triplete, chi perde si dovrà accontentare di solo due titoli in questa stagione. Ma per favore, non paragoniamoli al Barça dell’anno scorso o, ancora peggio, al Milan di Sacchi. Quest’ultimo, la partita di Madrid, l’avrebbe vinta 4-0.

Vi racconto di quella volta che…

Oggi vorrei scrivere qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che esula dall’attualità di questi giorni, che per noi tifosi milanisti non offre certo spunti interessanti. Insomma, negli ultimi tempi ci siamo ritrovati a diventare spettatori passivi più che tifosi: l’inter vince, il Milan è all’abbandono, la Nazionale non crea entusiasmo. E’ un po’ così e non è questione di vittorie, quelle possono anche mancare, è il contorno di bugie, imbarazzi e immobilità che infastidisce.

Ma veniamo al punto. Il gol di Milito domenica mi ha riportato alla mente (non so perchè) un momento della mia “carriera” calcistica. Carriera è forse troppo, diciamo che ho giocato per una decina d’anni nella squadra del mio paese. Giocavo a sinistra, quasi sempre terzino, con un pizzico di presunzione posso dire che me la cavavo benino. Dopodichè un brutto infortunio al ginocchio mi ha portato a stare in panchina per qualche mese e mentre stavo seduto a guardare i miei compagni ho deciso di smettere: in quel momento era più facile mandare affanculo il nuovo allenatore che aspettare di riprendermi il posto. Ripensandoci oggi dico che avrei dovuto avere più pazienza.

Che c’entra con Milito? Ci arrivo. Dunque, parliamo di quando avevo cerca 11-12 anni, il campionato era finito e le società della zona organizzavano tornei delle durata di qualche giorno. Quel giorno eravamo ospiti dell’Accademia Inter, società satellite dei nerazzurri e decisamente più forte di noi. Il torneo aveva la durata di una sola giornata, con partite al mattino e al pomeriggio. Arrivò il turno di giocare contro i fortissimi padroni di casa e per me quello di stare in panchina (il mister ci faceva ruotare per far giocare tutti). Entrai nel secondo tempo, eravamo sotto di 4 gol. Dopo pochi minuti ci fu un calcio d’angolo, la palla uscì dalla loro area e mi venne incontro lemme lemme, io andai per calciare, ma poco prima di tirare mi accorsi che davanti a me c’era un muro di giocatori. Così, d’istinto tentai il cucchiaio e (senza tralasciare un po’ di culo) la palla s’infilò nel sette. Ho sempre segnato poco, quello fu un gioiellino: pure io ero rimasto un attimo sbigottito. Poi, in pochi minuti ci portammo a un solo gol di distanza. Sembrava tutto perfetto, ma loro erano troppo più forti e finì con un onestissimo e soddisfacente 6-4 per gli avversari che a fine partita ci fecero i complimenti.

Tutto questo per dire? Fondamentalmente niente (se non per fare lo sborone per aver segnato un gol all’inter, eheh), ma è da un paio di giorni che mi balena in testa questo flash e, in assenza di spunti interessanti, mi andava di condiverlo. A questo punto se qualcuno di voi vuole raccontarci le proprie esperienze da calciatore, qualche momento, qualche gol, faccia pure nei commenti.

It was nice. Surreal, but nice.

Lo disse Hugh Grant a Julia Roberts in Notting Hill, lo possiamo dire noi di questa giornata appena passata. La penultima giornata è la giornata della surrealtà.

Surreale l’atmosfera di Genoa-Milan, a porte chiuse per non so quale strana decisione: non è che cambia poi molto, se le due tifoserie decidono di fare incidenti li fanno, con o senza stadio.

Surreale la Diretta gol di Sky, con lo stemma del Chievo sostituito dallo scudetto con un errato numero 18 (massimo 17 e mezzo, gli scudetti in tribunale non possono valere come quelli guadagnati sudando). Per come stava andando il secondo tempo, lo stemma del Chievo stava andando in qualche altro posto degli interisti, diverso dai teleschermi.

Surreale il fatto di essere arrivati al terzo posto, pur (meritatamente) perdendo, grazie ai risultati delle altre squadre. Mi manca il vero Milan, mi manca la squadra che faceva tremare il mondo, la squadra che vinceva con le sue forze. In fondo in fondo mi va bene, ma mi fa un po’schifo.

Surreale come un presidente possa essere tanto sadico da cacciare con un calcio un allenatore a cui dovremmo costruire statue in platino.

Surreale come una squadra, e questa volta non mi riferisco al Milan, riesca a rovinarsi in un solo anno: dagli applausi all’inizio ai fischi, ai fumogeni alla fine. Solo complimenti. A proposito di ciò, surreale come tengano fuori gli striscioni e le bandiere e facciano entrare degli esplosivi. Già, questa è la vera surrealtà.

Tutto sommato, pur con tante ombre, la giornata, col 3°posto e il discorso scudetto ancora aperto (e i tifosi di una certa squadra ancora con la possibilità di piegamento a 90°), la giornata è stata nice. Ovviamente non nice come un bacio con Julia Roberts.

Surreale anche dove siamo finiti in 9 anni. 9 anni, già: tanti ne sono passati dal giorno più bello della mia vita. Fu surreale anche quel giorno: si avverò l’impossibile. E, per ricordare a certuni che vogliono distorcere la realtà, noi 6 ne abbiamo fatti in 90 minuti. Voi in 180.

httpv://www.youtube.com/watch?v=JkF7aZUiHy0&feature=related

Per chiudere: complimenti al Portogruaro per la B raggiunta. È bello come nuove realtà emergano, battendo vecchie glorie del calcio come il Verona.

Il Re d’Inghilterra

E’ l’artefice del quarto scudetto nella storia del Chelsea. Gliel’ha fatto vincere dopo 1470 giorni e fra mille difficoltà. Ma per i grandissimi come Carlo Ancelotti quelle che per noi “normali” sono difficoltà diventano cose semplici.
Dopo essere  stato mandato via (incomprensibilmente) dalla sua squadra del cuore, lo ha voluto fortemente il Chelsea, e non è un caso. La squadra di Abramovich era in netto calo, anagraficamente anziana (29 anni di media, la squadra più vecchia di sempre ad aver vinto la Premier) e soprattutto senza grandi prospettive per quest’anno, visto che la decisione della proprietà è stata quella di non investire sul mercato gli stessi soldi degli anni precedenti. Lui come al solito si è adattato alla situazione, accontentandosi di Ross Turnbull, Daniel Sturridge e Yuri Zhirkov (dal CSKA Mosca), modeste riserve che non hanno quasi mai giocato nel corso della stagione. Si è affidato ai “senatori” della squadra, riuscendo a ottenere da loro molto di più di quello che normalmente avrebbero dato, e ha vinto il campionato. Lo ha vinto a modo suo, senza grandi proclami, con poche parole e soprattutto zero protagonismo. Non erano abituati a personaggi di questo tipo a Londra, e probabilmente hanno capito che i veri uomini di calcio sono proprio questi, per questo lo hanno adorato fin dal primo giorno. Non hanno perso la fiducia in lui neanche quando sono stati eliminati ingiustamente in Champions, per colpa di alcuni errori arbitrali vergognosi e una serie pazzesca di infortuni (all’andata, al San Siro, fu costretto a mettere Malouda terzino perchè non aveva nessun altro da far giocare). Senza parlare della bufera che ha colpito il giocatore più rappresentativo della sua squadra, John Terry, proprio in quel periodo. Ma lui è stato zitto, non una lamentela è uscita dalla sua bocca. I grandissimi allenatori sono questi, capaci di vincere di tutto e di più e allo stesso tempo di passare quasi inosservati.

Mi manca il buon Carletto. E dire che lui sarebbe rimasto, nonostante per anni abbia dovuto subire le critiche del presidente e ingoiare mille rospi. Non disse mezza parola neanche quando Galliani ebbe il coraggio di dire che il Milan dell’anno scorso era una squadra da scudetto. Lui sapeva bene che non era così (con i Maldini e Favalli titolari in difesa), ma è stato zitto e ci ha provato lo stesso, portando la squadra al terzo posto (ma a pari punti con la seconda), il massimo risultato che poteva ottenere, dopo aver ampiamente dimostrato di essere un grande facendoci vincere tutto. Non ha risposto, non si è ribellato, lui vuole troppo bene al Milan e non avrebbe mai fatto nulla per destabilizzare l’ambiente.
Purtroppo non tornerà da noi, lo aspetta la nazionale quando finirà la sua avventura a Londra. E’ uno dei più grandi al mondo, lo ha dimostrato al Milan, al Chelsea e continuerà a dimostrarlo ovunque andrà.

Grande Carletto, da ieri Re d’Inghilterra.

Finalmente terzi!

https://i0.wp.com/www.repubblica.it/images/2010/05/09/160622043-90e52010-64a8-4d92-895d-6d7c3c7e4c1e.jpg?resize=230%2C155E finalmente terzi. Partiamo dalla nostra partita, quella di Genova, partita strana anche a causa delle porte chiuse. Partita noiosa. Primo tempo meglio noi, secondo tempo squadre che si controllano e Genoa che segna. La squadra mi è parsa soprattutto deconcentrata, vuoi per i rumors sul prossimo allenatore erroneamente lasciati trasparire a 4 giornate dalla fine vuoi per il clima.

E così accadde che al gol del Genoa la partita Champions diventa Palermo – Sampdoria. E allora tutti su diretta gol. In un pomeriggio che pareva da incubo, con la Samp che vinceva a Palermo, l’Inter che vinceva 4-1 in casa e la Roma che perdeva in casa. E’ un po’ una sensazione strana dover guardare le altre partite perché non ce la si fa con le proprie gambe, ma è da cinque giornate che si prospetta questa situazione. Per fortuna poi si è raddrizzato tutto, o quasi, già perché il 4-4 del Chievo l’avrebbe raddrizzata definitivamente.

Ma pensiamo a noi. L’obiettivo era confermare il risultato dell’anno scorso e l’abbiamo fatto con una giornata d’anticipo. Siamo in Champions risparmiando 265 milioni di Euro. Da qui bisogna ripartire. Per quest anno il nostro scudetto è vinto. Per quello vero, confidiamo nel Siena.

Con la testa al domani…

Ultima trasferta dell’anno, si va a Genova, sponda rossoblu. Come è capitato in queste ultime partite, gli spunti più interessanti non vengono dal campo, ma da ciò che circonda la partita. O meglio, c’è ancora un terzo posto da mettere al riparo, ma tutto sommato la situazione è tranquilla e l’ingresso diretto alla prossima Champions League potrebbe essere una cosa matematica al 90′. Vedremo, al momento non mi interessa dilungarmi sui calcoli e sulle varie possibilità. Lasciamo che si giochi, lasciamo che Palermo e Samp si contendano il quarto posto nella partita clou della penultima giornata e, a fine giornata, tireremo le somme.

Dicevamo delle voci dall’esterno dunque. Per Leonardo sarà l’ultima trasferta sulla nostra panchina, anche ieri non ha parlato di futuro facendo intuire (come del resto fa da qualche settimana) che la sua storia a Milano è giunta al capolinea. Capitolo Pato: a due mesi di distanza dell’ennesima ricaduta della sua sfortunata stagione, il Papero è pronto a tornare. Non si placano le voci sul suo trasferimento al Chelsea a fine stagione. Secondo il Times si potrebbe chiudere intorno ai 45 milioni di euro. La mia opinione è che vendere il giovane più talentuoso è il più grande errore che si possa fare. Pato, oggi, non ha prezzo.

Partita delicata anche per quanto riguarda l’ordine pubblico. Nelle ultime ore il prefetto ha preso la decisione di far giocare la partita a porte chiuse. Nessun tifoso a Marassi dunque. E pensare che sono passati 15 anni dall’uccisione di Vincenzo Spagnolo…che dire, un’altra vittoria dello sport.

La formazione? La solita delle ultime partite, mancherà Ambrosini per squalifica quindi ballotaggio Flamini-Gattuso col secondo in vantaggio. Qualcuno azzarda Pato dal primo minuto, ma è più probabile che inizi in panchina con Huntelaar in campo accanto a Borriello e Ronaldinho che si giocano le ultime carte per i Mondiali (più il primo per la verità).

Mettere al sicuro il terzo posto oggi vorrebbe dire preparare con serenità la gara con la Juve, la partita degli addii: a Leonardo, a Pato (?), a una stagione complessa (ma non negativa).

Van Basten, perchè no.

http://mohamedsalim.files.wordpress.com/2006/07/robo-coach1.JPG?w=400&h=275&resize=340%2C256Si parla tanto in questi giorni di Marco Van Basten come futuro allenatore del Milan. A dire la verità se ne parlava anche l’anno scorso. Sarebbe una scelta errata e pericolosa. Nel seguito di questo post cercherò di spiegarvi il perché

1) Pessima gestione del gruppo. Chi ha visto il mondiale 2006 se lo ricorderà bene. Van Nistelrooy, sino a quel momento uno dei mattatori del torneo, tenuto in panchina per un litigio il giorno precedente. Mandò in campo Dirk Kuyt e rimase lì in piedi a lasciare la propria nazione alla deriva. Non volle mai Seedorf, nonostante nei suoi anni migliori, salvo poi ritornare sui propri passi tra mondiale 2006 ed Europeo 2008.

2) Spregiudicatezza tattica. Da questo punto di vista potrebbe esserci anche una continuità con Leonardo. Il 4-2 e fantasia potrebbe avere una successione pericolosa. Pericolosa perché per giocare con gli schemi di Van Basten ci vogliono terzini che spingono e attaccanti che corrono. Borriello e Ronaldinho non so quanto possano andare bene. L’11 Orange stesso sembrava dovesse fare sfracelli, ma era messo male in campo.

3) Uso spregiudicato dei giovani. E’ vero c’è un progetto. Ma non bisogna esagerare. Non sono i giovani che fanno vincere le partite, e lui da questo lato ha sempre esagerato.

4) Incapacità di fare mercato. L’Ajax cedette Heitinga e Huntelaar e acquistò Sulejmani, Cvitanich, Wielaert. Allontanò Stekelenburg per Vermeer. Il risultato? L’obiettivo era qualificarsi per la Champions League e agguantò a malapena l’Europa League agli spareggi.

5) Carattere. Forte. Troppo forte. Se in via Turati cercano uno Yes-men che si metta a 90 agli ordini di Berlusconi non è la persona giusta. All’inizio potrebbe essere un bene, ma poi a fine anno si ritroverebbe nelle stesse condizioni attuali di Leonardo.

6) Risultati. Parlano da soli. Eliminato subito nelle prime gare ad eliminazione diretta a Mondiali ed Europei. Stagione fallimentare con l’Ajax di cui egli stesso si dichiarò responsabile. Un anno dopo, questo, l’Ajax ha chiuso il campionato con 106 gol all’attivo e 20 al passivo giocando il più bel calcio di tutta l’Olanda.

Insomma, cara dirigenza, per favore non rovinare anche l’immagine del più grande calciatore della nostra storia, se non di tutti i tempi. Chi prenderei? Ne parlerò prossimamente in un altro post.

Storie di calcio: Olympique Marsiglia-Milan 3-0 (a tavolino)

20 marzo 1991, stadio Vélodrome, Marsiglia. Il Milan si gioca tutto nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Campioni. All’andata era finita 1 a 1, risultato inaspettato e che costringe i rossoneri a vincere nel difficile campo dei francesi. Il Milan è la squadra più forte del mondo, viene da due vittorie consecutive in Coppa Campioni e in Coppa Intercontinentale, la sua fama è nota in ogni angolo del pianeta. In quell’anno molto si parlava della tv a pagamento, visto che il primo giugno 1991 segnò l’inizio delle trasmissioni criptate di Telepiù 1, la prima pay tv italiana. E poi la prima chiamata con un cellulare GSM dalla rete finlandese Radiolinja (ma per l’Italia bisognerà aspettare ancora qualche anno) e sarà anche l’anno della Guerra del Golfo. Miss Italia sarà Martina Colombari, mentre il 26 dicembre il Soviet Supremo scioglie formalmente l’URSS.

Il Milan parte maluccio, non riesce a prendere in mano la gara e ha pochissime occasioni. Raymond Goethals, allenatore dell OM ingiustamente sottovalutato dal mondo del calcio, prepara la partita alla perfezione da grande stratega qual è, e imbriglia la squadra di Sacchi in una ragnatela dalla quale è difficilissimo uscire. Sono i padroni di casa ad avere due occasioni nella prima mezz’ora, mentre il primo squillo milanista arriva con Gullit, che al 31esimo di testa anticipa il portiere Olmeta ma non riesce a inquadrare la porta da ottima posizione. Nel secondo tempo ci si aspetta un altro Milan, e invece si continua con lo stesso leit motive della prima frazione: l’Olimpique Marsiglia chiude tutti gli spazi, pratica un gioco molto duro e il Milan non riesce a imporsi come vorrebbe. Partita nervosa, e al 75′ ecco il patatrac: Abedi Pelé pennella dalla sinistra un bel pallone per Papin, che in area di testa appoggia sulla destra per Waddle, abile a calciare di prima un diagonale lento ma preciso, che sorprende Sebastiano Rossi. La partita di fatto finisce là, con i padroni di casa che hanno un’altra clamorosa occasione a pochi minuti dal 90esimo con Vercruysse, che solo davanti al portiere non riesce a mettere dentro il gol della sicurezza. Subito dopo arriva il colpo di scena: appena scattato il 90esimo uno dei riflettori del Velodrome si spegne, e lascia il campo parzialmente al buio.

E’ il finimondo. L’inviato di Italiauno, che trasmetteva in esclusiva la partita, è a bordocampo e cerca di intervistare i giocatori: Gullit è perplesso e afferma che senza una luce adeguata non si può giocare, Tassotti chiarisce che se i riflettori si fossero riaccesi si sarebbe riniziato a giocare senza problemi. E in effetti le luci si riaccendono, anche se parzialmente, e l’arbitro invita i 22 in campo a riprendere il gioco. A questo punto un uomo con indosso un impermeabile chiaro entra in campo e inizia a fare strani gesti, invitando i giocatori a rientrare negli spogliatoi. E’ Adriano Galliani, e in questo modo il Milan, di fatto, decide di suicidarsi. La partita è quindi sospesa, lo stesso Galliani negli spogliatoi spiega di voler presentare ricorso, ma non si immagina neanche quello che sarebbe successo da lì a qualche settimana. Ormai la frittata è fatta, la società rossonera qualche giorno dopo precisa in un comunicato che “il Milan non presenterà alcun reclamo tendente a cambiare il risultato del campo, che riconosce ottenuto dall’Olympique Marsiglia con pieno merito”. Ma purtroppo non basterà, e la punizione dell’Uefa sarà esemplare quanto giusta: un anno senza competizioni europee. E’ la fine del ciclo di Arrigo Sacchi, qualcuno ha paura che sia la fine del grande Milan. Per fortuna non sarà così, visto che a partire dalla stagione successiva inizierà la storia di un Milan diverso, ma ugualmente forte e vincente: quello di Fabio Capello.

OLYMPIQUE MARSEILLE: Olmeta, Amoros, Di Meco, Boli, Mozer, Germain, Casoni, Waddle, Papin, Pelé, Fournier (81′ Vercruysse). All.: Goethals
MILAN: S. Rossi, Tassotti, P. Maldini, Ancelotti (56′ Massaro), Costacurta, Baresi II, Donadoni (73′ Simone), Rijkaard, Agostini, Gullit, Evani. All.: Sacchi
Arbitro: Karlsson

Destinazione Madrid – 6° puntata: il Bayern di Van Gaal

Alzi la mano chi a settembre avrebbe detto che il Bayern sarebbe arrivato a Madrid. Alzi la mano chi l’avrebbe detto dopo i 19 punti nelle prime 14 giornate. Alzi la mano chi lo avrebbe detto prima della partita con la Juve in cui i bavaresi erano praticamente fuori e Van Gaal era praticamente esonerato. Sì ok, una vecchia regola non scritta del calcio è “non sottovalutare mai i Tedeschi”, però…

Complimenti al Bayern e complimenti a Van Gaal, dunque, che dopo un avvio pieno di problemi ha saputo far quadrare il cerchio e passo per passo  è andato a prendersi lo scudetto in patria e tra due settimane si giocherà la possibilità di compiere un’impresa. Un’impresa per quanto detto sopra (ossia le premesse di inizio stagione) e perchè, oggettivamente, i tedeschi partono sfavoriti.

Il cammino del Bayern si apre con un secondo posto nel girone, alle spalle del Bordeaux, ma davanti alla Juve, cacciata fuori nell’ultimo turno con la vittoria esterna per 4-1. Agli ottavi è la Fiorentina ad essere eliminata, il Bayern passa grazie ai gol segnati in trasferta (e a macroscopici errori arbitrali). Ai quarti è il turno del Manchester, strepitosa rimonta dei bavaresi che sotto di tre gol riescono a trovare con Olic e Robben i gol-qualificazione (anche qui grazie alle reti in trasferta). Tutto facile in semifinale, doppia vittoria sul Lione e biglietto per Madrid staccato.

Ora l’inter. Sulla carta non c’è storia, ma non sottovalutiamo Van Gaal (maestro di Mourinho). Mancherà Ribery, il Bayern ha tentato la via del ricorso, ma la UEFA non ha accettato. Viene così a mancare uno dei due elementi qualitativamente migliori della squadra di Monaco. L’altro è Arjen Robben, pericolo numero uno. Il resto della squadra è composto da buoni giocatori e onesti mestieranti. Il punto debole sta in difesa, Demichelis e Van Buyten non sono in grado di dare sicurezza contro Eto’o, Milito e Sneijder.

Per il Bayern è l’ottava finale di Champions della storia, i trofei sinora alzati sono quattro: tre a cavallo degli anni dal 1974 al 1976 e uno vinto a San Siro ai rigori contro il Valencia nella stagione 2000-01, ultima finale disputata.

Quando il tifo va oltre…

Ci risiamo: in questi giorni i tifosi tornano ad essere i protagonisti del calcio più dei giocatori. Roma-Inter di stasera è considerata una partita a forte rischio, le misure di sicurezza dentro e fuori l’Olimpico sono state intensificate per cercare di mantere l’ordine pubblico.

Questo perchè si dice che a tifare per i nerazzurri potrebbero essere presenti molti tifosi laziali, gemellati da tempo con l’Inter, in un rapporto divenuto quasi fraterno durante la partita di domenica sera. E dunque la finale di Coppa Italia tra Inter e Roma, tra Mourinho e Ranieri potrebbe diventare l’ennesimo pretesto per assistere a scontri tra tifosi laziali e romanisti. Potrebbe, sarei felice se domani questo post fosse del tutto anacronistico.

Tifosi laziali e romanisti che poi sono esattamente gli stessi che negli ultimi anni si sono trovati più volte fianco a fianco. Lo erano quando hanno fatto sospendere il derby nella stagione 2003-04, spargendo tra tribune e campo (si perchè, ovviamente, gli ultrà sono entrati in campo a parlare coi capitani…) la voce che una camionetta della polizia avesse investito e ucciso un bambino, lo erano nel 2007 quando misero a ferro e fuoco mezza Roma, alleandosi in un’unica orda giallorosso-biancoazzurra contro il nemico comune: le forze dell’ordine (chi volesse rinfrescarsi la memoria, legga qui). Il tutto, fino all’escalation degli ultimi giorni, con i tifosi laziali che arrivano a fischiare i propri giocatori che provano a non perdere (!) e ora che intendono “partecipare” ad una partita che non li rigurda minimamente.

Come al solito il mondo ultrà (e in particolare quello capitolino) mostra grande coerenza. Un giorno tutti amici e uniti contro gli sbirri, il giorno dopo gli uni contro gli altri, in un derby parallelo, quello dei coltelli. Poi magari ci vengono anche a dire che loro sono più tifosi di noi, che è normale andare al derby con spranghe e coltelli (purtroppo non ho trovato il link dell’intervista a quello pseudo-tifoso), che non possiamo capire. Che c’è da capire?

Ovviamente il discorso non riguarda esclusivamente Roma (che pure è il cuore del tifo violento). Per rimanere all’attualità, domenica i tifosi genoani intendono non fare avvicinare i milanisti allo stadio, a quindici anni di distanza dall’uccisione di Vincenzo Spagnolo.

E’ anche inutile fare della retorica stucchevole, sappiamo bene come funziona: tanto clamore per qualche giorno e poi si infila di nuovo la testa sotto la sabbia. Non servono i biglietti nominali, non servono i tornelli, gli imbecilli si spostano a 100 metri dallo stadio e sono liberi di fare ciò che vogliono. Dico solo che questo non è calcio, questi non sono tifosi. Ben vengano le proteste “colorate” (tifosi con la stessa sciarpa o la stessa maglietta), ben vengano le pañolade, ben vengano i tamburi, gli striscioni e la bandiere nelle curve. Quello che non deve entrare è l’odio.

Nè Roma… nè Juve. Inter Campione!

Per non dimenticare….

NELLA STORIA DOVRA’ RESTARE

5 MAGGIO FESTA NAZIONALE!

Buon 5 maggio a tutti.

Meno venti

Il 90% dei milanisti (e, ripeto, dei MILANISTI, non dei tifosi della Sangiovannese o di qualche squadretta come il Lecce) che si incontrano per strada, alla domanda “Per chi tiferai il 22?” risponderanno col nome di quella provinciale con cui condividiamo generosamente lo stadio (che se ne vadano nell’hinterland).

Beh, NOI (mi sento, per una volta, di parlare a nome di tutti i redattori del blog) NO. Prima di tutto per la prima motivazione che viene data: “È comunque una squadra italiana”. E io sono Marco Van Basten.

E’ impossibile anche semplicemente non biasimare una squadra con cui non si è  mai stati in rapporti quantomeno decenti. Peraltro tifare Inter, anche per una sola partita,  significa tifare contro il calcio. Significa tifare per la logica dei Guido Rossi e company, per la logica delle partite “dubbie”, per la logica dell’alzare la voce, dell’insulto, eccetera. E per la logica delle squadre stranamente senza verve e delle tifoserie compiacenti (vedasi Lazio ieri): dopo certe partite, invece che Pazza Inter, dovrebbe partire “Ponsci ponsci popopo” (la canzoncina del grattaevinci).

E pure al netto di queste cose, tifare Inter significa tifare contro la Coppa dei Campioni/Champions’ League che dir si voglia; il trofeo che abbiamo tante volte onorato con innumerevoli finali negli ultimi 20-25 anni non può che dirsi disonorato da una squadra che è arrivata in finale in maniera così disonesta: in semifinale, tra andata e ritorno ci sono state talmente tanti favori alla squadra dello Special Uan, da far impallidire e più volte vomitare Eupalla (il mitologico dio del Calcio di Gianni Brera). L’altra componente è stata la fortuna: dopo un girone di qualificazione imbarazzante, concluso con una stentata qualificazione, i turni ad eliminazione diretta sono stati: Chelsea nel momento peggiore della stagione, CSKA Mosca che sarebbe stato battuto anche dal Portogruaro, e Barçelona sfiancato da un estenuante viaggio in pullman. Pare che ci siano intercettazioni riguardanti telefonate tra Moratti e l’Eyjafjallajokull.

Tifare Inter significa tifare “l’unico uomo vero in un calcio finto” (questa segniamocela, è la battuta del secolo), che non perde occasione per insultare gli avversari, per darsi del non-pirla e augurarci seru tituli. Mourinho è l’amico dei media, se li gioca e tramite loro (soprattutto tramite i lacchè interisti dell’ex-giornale sportivo più neutrale) riesce a soggiogare gli avversari, a creare timore, e grazie a questo rosolamento riesce a fare qualcosa con una “non-squadra”. In sostanza, vero come una mozzarella canadese.

Infine, non ho mai sentito di interisti che abbiano tifato Milan nel 2005 o nel 2007, anzi ric0rdo ancora di come le maglie e i gadget del Liverpool fossero andati a ruba in quelle due occasioni. Perciò, NOI NO. Non vedo l’ora di farmi grasse risate il 23 mattina. A meno che non capiti un altro portoghese…

Nazionale assurda

Portieri: Buffon, De Sanctis, Marchetti, Sirigu
Difensori: Bocchetti, Bonucci, Cannavaro F., Cassani, Chiellini, Criscito, Grosso, Legrottaglie, Maggio, Zambrotta
Centrocampisti: Camoranesi, Candreva, Cossu, Gattuso, Marchisio, Montolivo, Palombo, Pepe, Pirlo.
Attaccanti: Borriello, Di Natale, Gilardino, Iaquinta, Pazzini, Quagliarella.

Questi sono i 29 giocatori chiamati per uno “stage” dall’allenatore della nazionale, Marcello Lippi. Credo che l’unico da aggiungere alla lista dei giocatori che andranno ai mondiali sia DeRossi, che non è stato chiamato perché deve giocare la finale di Coppa Italia.
Credo che alla fine di questi giocatori che ha chiamato Lippi siano da togliere Sirigu, Quagliarella, Candreva, Maggio, Criscito, Bocchetti, Montolivo: gli altri, giocatore più giocatore meno, faranno parte della rosa che andrà al mondiale.
Inutile dire qualcosa, a parte che è uno schifo. Io non mi sento rappresentato da questi vecchietti, non sento questa squadra rappresentativa del mio Paese. Ma allo stesso tempo non ci vedo niente di strano: un Paese dove i giovani sono penalizzati in tutte le categorie della vita, non vedo perché non dovrebbero esserlo nel calcio.

Ma andiamo alla mia rosa ideale, i 23 che porterei in ritiro per il Sud Africa:

PORTIERI: Buffon, Marchetti, Sirigu.
DIFENSORI: Cassani, Santon, Chiellini, Bonucci, Nesta, Balzaretti, Criscito.
CENTROCAMPISTI: DeRossi, Montolivo, Nocerino, Cossu, Conti, Marchisio, Palombo.
ATTACCANTI: Totti, Borriello, DiNatale, Cassano, Balotelli, Marchionni.

Questa la mia formazione ideale: 4-3-3 Buffon, Cassani, Nesta, Chiellini, Balzaretti; DeRossi, Montolivo, Cossu, DiNatale, Borriello, Cassano.

E la vostra rosa ideale, qual è?

Rimangano pure, ma facciano le riserve

Dida 6.5 Non sbaglia nulla. Ma non facciamoci ingannare come al solito, se ne deve andare.
Zambrotta 5 Decente in fase di copertura, disastroso in fase di spinta. E’ alla frutta.
Thiago Silva 7.5 Regge da solo una difesa mediocre senza farsi ammonire. Commette un piccolo errore, lo giustifichiamo.
Favalli 6.5 Non sbaglia nulla, è perfetto in rapporto alle sue potenzialità. Ha 39 anni, bisogna solo ringraziarlo.
Antonini 6 Gioca come sa, sbaglia poco, ma quando si propone davanti non è incisivo.
Ambrosini 5.5 In difficoltà all’inizio, si riprende ma si fa espellere a fine partita. Se la stagione fosse finita due mesi fa sarebbe stato tra i migliori, peccato.
Pirlo 5 Un tempo, anche quando pressato, non aveva difficoltà a liberarsi e trovare un compagno smarcato. Oggi è un giocatore molto diverso da quello che era in passato, se ne faccia una ragione.
Seedorf 6 Buona partita, soprattutto nel primo tempo. Cala ovviamente alla distanza.
Huntelaar 6.5 Per l’ennesima volta viene messo in un ruolo non suo, ma lui se la cava bene e crea molti problemi al suo diretto avversario.
Borriello 6 Si guadagna il fallo del rigore, ma non è brillante come al solito.
Ronaldinho 8 E’ un fenomeno. Regala un assist ogni tre minuti, pazzesco. E ogni tanto torna pure a coprire.
Flamini 6 Entra gli ultimi minuti e il suo contributo si sente.
Mancini s.v. Voglio essere generoso… Ma possibile che Adiyah sia così tanto più scarso di questo qua?
Inzaghi s.v.

Anche ieri è apparsa evidente una cosa: alcuni giocatori non sono più in grado di giocare a grandi livelli da titolari. Zambrotta, Pirlo, Seedorf sembrano le brutte copie di quelli di 2-3 anni fa. Lo stesso Ambrosini dopo una stagione ottima è calato alla distanza. Sono tutti giocatori che l’anno prossimo renderanno ancora meno di quest’anno. Per fare una stagione decente, il prossimo anno questi giocatori dovrebbero passare dallo status di titolare a quello di riserve. Perchè giocatori di questo livello, se usati come alternative e giocano massimo 20-25 partite all’anno, possono ancora fare cose buone. Da titolari fissi non reggono.
Ovviamente i vari Gattuso, Oddo, Kaladze, Jankulowski non possono neanche fare da alternative. Loro vanno cacciati proprio.

Milanisti che ridono…

E’ ancora una volta il Liverpool il crocevia della stagione per Carlo Ancelotti. Il suo Chelsea si presenta ad Anfield Road forte di un punto di vantaggio sul Manchester United, impegnato in una trasferta sulla carta più agevole. Siamo alla penultima in Premier League, la giornata di oggi ci dirà tantissimo (se non tutto) su chi alzerà il trofeo.

Ancora una volta il Liverpool, dunque. Rafa Benitez e i suoi sono l’ultimo ostacolo per Carletto, come ad Istanbul, come ad Atene. Per la verità questo Liverpool è veramente poca cosa, fuori dall’Europa e senza un proprietario. In estate smobiliterà: via Benitez, via Mascherano, via Torres, fino (forse) al sacrificio supremo, quello del capitano Steven Gerrard.

Ma guai a dare le cose per scontate, anche se quando hai Carlo Ancelotti in panchina puoi stare tranquillo che difficilmente ti sbaglia una partita fondamentale (il primo interista che viene fuori a ricordare gli ottavi di Champions vince una Premier di cartone!). E’ stato così anche oggi, il suo Chelsea soffre nella prima mezzora, ma poi con la solita concretezza capitalizza una follia di Gerrard con il gol del solito Drogba (33 in stagione). Da lì è tutto in discesa, il raddoppio di Frank Lampard avvicina la Premier a Stamford Bridge. Il Chelsea si fa aprezzare per qualche bella azione in contropiede, soprattutto con Malouda, giocatore assolutamente rigenerato da Ancelotti.

Basterà superare domenica prossima il modesto Wigan in casa propria per aggiudicarsi il trofeo. Teoricamente la certezza matematica potrebbe arrivare anche oggi tra un paio d’ore se lo United non dovesse vincere in trasferta col Sunderland. Sottigliezze, ormai è quasi impossibile togliere la Premier dalle mani di Carletto.

E non è finita, la settimana successiva Sir Charles può conquistare anche la FA Cup nel tempio di Wembley, superando così lo Specialone per numero di trofei al primo anno. Mica male.

Insomma, tra tanti musi lunghi Milanisti, spicca il sorriso di Ancelotti, uno che probabilmente aveva già capito da tempo come si sarebbero messe le cose a Milano. Negli ultimi da noi è stato accontentato poche volte e ha dovuto subire (come Leo) rimproveri assurdi da parte di Mr. President. Ha accettato da signore (come Leo), è andato via senza sbattere la porta (come Leo?). E ora merita i successi che sta per ottenere. D’altronde deve rifarsi da due anni di digiuno, mica pochi per uno come lui!