Storie di Calcio: Sampdoria-Milan 3-2 (1993/94)

31 ottobre 1993, stadio Marassi, Genova. L’invincibile armata rossonera di Fabio Capello sfida la grande sospresa del campionato, la Sampdoria allenata dal bravissimo Ericksson e che annovera tra le sue fila ex di grandissimo spessore colme Gullit ed Evani. I blucerchiati giocano con il coltello fra i denti fin da subito, ma la superiorità dei rossoneri è imbarazzante e lo si vede anche dai giocatori in campo. Capello si affida al turnover, parola che ai quei tempi conoscevano solo i tifosi rossoneri, e in virtù della regola che ancora imponeva alle squadre italiane di schierare massimo tre stranieri in campo decide di mandare in campo tante alternative ai titolari: gente come Ielpo, Panucci, Boban, Laudrup, Savicevic e Simone fino a quel momento avevano giocato poco o nulla.

Milan che parte in quarta e passa subito in vantaggio all’11’ con Albertini, che raccoglie una corta respinta della difesa avversaria e dal limite dell’area fa partire un piatto destro preciso che non lascia scampo al portiere. Dopo un palo preso dai doriani cion Sacchetti, i rossoneri ribadiscono il loro dominio dal punto di vista tecnico-tattico con il raddoppio firmato da Laudrup al 25′: Donadoni sulla sinistra umilia il suo diretto avversario come al solito, dal fondo fa partire un cross di esterno destro incredibile per il danese, che stoppa di sinistro e di destro mette dentro con un perfetto rasoterra.

Partita chiusa? Macchè, ci pensa l’arbitro a cambiare le sorti dell’incontro. Al 56′ Katanec sulla trequarti prova un lancio in area che già vede un uomo blucerchiato in fuorigioco. La palla viene respinta dal Milan e raccolta ancora dalla Sampdoria, che riprova con Evani a lanciare Gullit sulla fascia, in fuorigioco pure lui di due metri. L’arbitro lascia inspiegabilmente continuare e lo stesso Katanec di testa accorcia le distanze. Al 71′ il fischietto è l’unico in tutta Italia a vedere un inesistente fallo di Costacurta su Mancini, che poi trasforma dagli 11 metri. La cosa più vergognosa accade però qualche minuto dopo: Baresi effettua un rilancio che viene intercettato con la mano in modo volontario da Mancini, che poi dà un gran pallone a Gullit che dalla distanze con un bel diagonale batte Ielpo.
Il Milan proverà a buttarsi in avanti, ma è la Samp a rendersi pericolosa in contropiede e la partita finisce così.

Una vera e propria vergogna. Il Milan di quegli anni (che vinse lo scudetto in tranquillità) si poteva battere solo in questo modo.

Nota di colore: grande stagione dell’Inter, che conquistò una memorabile salvezza conquistata nel finale e si andò a piazzare al sest’ultimo posto.

SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Rossi (55′ Bertarelli), Gullit, Vierchowod, Sacchetti, Lombardo, Katanec, Platt, Mancini (89′ Serena), Evani. All.: Eriksson
MILAN: Ielpo, Panucci, P. Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Donadoni (87′ Al. Orlando), Boban, Laudrup, Savicevic (64′ Massaro), Simone. All.: Capello
Arbitro: Nicchi
Reti: 11′ Albertini, 25′ Laudrup II, 56′ Katanec, 71′ rig. Mancini, 78′ Gullit

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Pareggino in coppetta

Niente da fare, la Coppetta non mi dà emozioni, nemmeno in semifinale. Finisce 2-2 a San Siro e se il Milan vorrà accedere alla finale (cosa che per larghi tratti non è sembrata) dovrà andare a vincere il 10 maggio a Palermo. Partita strana, specie in un primo tempo tatticamente imbarazzante, con squadre lunghe e ritmi da amichevole estiva. Più canonica nella ripresa, ma traspare chiaramente la sensazione di provare a portare a casa un risultato decente, senza sforzarsi troppo. E francamente mi accontento di quello che ho visto, l’importante era preservare quei due-tre uomini chiave per Brescia.

LA PARTITA – I campioni d’Italia entranti colpiscono dopo 4 minuti: Oddo pesca Ibra tutto solo sul secondo palo e lo svedese torna alla rete. 10 minuti dopo pareggia Pastore, entrando come un coltello nel burro tra Oddo e Papa. Si va al riposo sull’1-1, come detto, partita bruttina.
Nella ripresa il Milan fa la partita, il Palermo riparte e colpisce con Hernandez. Quando siamo sull’orlo del tracollo, una reazione di orgoglio ci porta ad attaccare confusamente e a trovare il primo gol rossonero di Emanuelson che di sinistro fissa il punteggio sul 2-2 finale.

TOP & FLOP – Migliore in campo, per impegno, corsa, sacrificio è Kevin Prince Boateng. Enorme Thiago Silva, che gioca senza compagni di reparto e nonostante tutto evita l’imbarcata. Le note dolenti sono Pirlo, assolutamente fuori condizione e improponibile in campionato in questo momento e Papastathopoulos, prestazione da mani nei capelli, ma non infieriamo. Malino Cassano, ma del resto un po’ tutti galleggiano sulla linea del 5.5, al massimo una sufficienza stringata. Ah, menzione per Amelia, che salva il risultato con una gran parata.

BILANCIO – Si è riunito oggi il CDA per approvare il bilancio 2010. La perdita si aggira sulla 70ina di milioni. Troppi in ottica fair play finanziaro. A preoccupare è soprattutto il dato relativo ai ricavi, che non crescono. La soluzione è tracciata da Galliani: i ricavi è difficile incrementarli, dobbiamo quindi abbassare i costi che per una squadra di calcio sono rappresentati dagli stipendi dei giocatori.
Ridurre i costi, ma allo stesso tempo allestire una squadra competitiva anche per l’Europa, ovvero l’unica strada percorribile per rimpinguare le casse. Per questo motivo non sembra realistica l’ipotesi di una cessione eccellente: rappresenterebbe l’uovo oggi, ma è più importante porre le basi per una gallina domani. Ne riparleremo tra un mesetto e forse qualcosa in più, ora c’è uno scudetto tra le nostre mani da portare a casa, senza scivolare come babbioni.

Riecco Zlatan

San Siro, ore 20.45. Semifinale d’andata di coppa Italia, coppa per cui a campionato quasi acquisito possiamo fare un tentativo. Non è la semifinale di chi deve assolutamente vincere per salvare la stagione (ma un trofeo di 5 partite la salva veramente?), quella si è giocata ieri a Roma. Vale comunque però la pena provarci, senza però fasciarsi troppo la testa se andrà male. Affrontiamo quindi una squadra da questo punto di vista più motivata di noi: il Palermo infatti è obbligata a vincere per disputare l’Europa League la prossima stagione, e, sabato, riceverà il Napoli per la lotta scudetto.

FORMAZIONE – Allegri ha detto che schiererà la migliore, ma qualche cambio, inevitabilmente, rispetto alla gara con la Samp, ci sarà. Un centrale è confermato: Thiago Silva, al suo fianco, con Yepes tenuto a riposo e Nesta infortunato, uno tra Bonera, Papastathopulos e Legrottaglie. Antonini subentrerà a Zambrotta sulla fascia sinistra. Confermato Abate a destra, Gattuso e Pirlo a centrocampo insieme a Flamini che partirà titolare dal primo minuto. In attacco Boateng, Cassano e ovviamente Ibrahmovic, la cui squalifica, data l’applicazione all’italiana delle regole, non vale in coppa Italia e quindi una buona notizia data l’assenza, per infortunio, di Pato. Da vedere come si comporterà, dopo le due prestazioni, di Bari e Firenze. Nella ripresa dovrebbe poi subentrare Robinho, importante dare un tempo di riposo a entrambi i componenti della coppia d’attacco di Brescia.

CLASICO BIS – In contemporanea alla gara di San Siro, stasera, andrà in scena a Valencia la finale secca di Copa del Rey, secondo dei quattro clasici tra Barça e Real Madrid. Partita movimentata dalla notizia di una probabile squalifica di Iniesta per essersi fatto ammonire volontariamente nella semifinale di Champions League in modo da ripulire la diffida. Cosa che fecero proprio i giocatori del Real Madrid in quella famosa 5° partita del girone contro l’Ajax, ma lì ricevettero solamente una multa: chi prese un turno di squalifica fu proprio Mourinho. Alla faccia della parità di trattamento. Non aspettatevi una bella partita, anzi, probabile che vada in scena la replica di sabato scorso, tanto criticata da Crujif. Questo Barça è troppo forte per giocarci a calcio contro. Giocando a a un’altra cosa, il Real può vincere.

L’ennesimo capolavoro

Non abbiamo vinto ancora nulla, chiariamolo, e invito tutti a non esultare prima di avere la certezza matematica.

Però, va detto, la partita contro la Sampdoria è stata l’ennesima dimostrazione delle capacità  di Allegri come allenatore e dei giocatori dal punto di vista tattico, nella preparazione della partita.

La partita, l’avete vista tutti, è stata tutt’altro che facile e il 3-0 non rende idea di quanto abbiamo dovuto faticare per sbloccare il risultato. D’altronde noi eravamo in emergenza, con Pato quasi subito fuori sostituito da un giocatore che in confronto Ronaldinho appare come un corridore, e in più una squadra avversaria arroccata dietro e molto ben organizzata, per lo meno fino alla magia di Clarence Seedorf.

Eppure Allegri l’aveva prevista proprio così la gara. La squadra non ha mai perso la testa e non ha commesso l’errore di alzare la sfera e buttare palloni davanti, cosa che senza Ibra sarebbe stata totalmente inutile. Abbiamo mantenuto il possesso e abbiamo aspettato l’occasione per colpire rimanendo attentissimi in fase difensiva, senza mai (MAI) scoprirci.

Mister, che ne pensa di Leonardo?

Come non complimentarsi con una squadra che non perde mai la testa (a parte uno, ahimè)? Neanche nelle partite con Bari e Palermo la squadra si è disunita, ha sempre mantenuto la compattezza necessaria per una rosa che mira a vincere una competizione lunga come il nostro campionato. Abbiamo visto che altre squadre, dopo due partite storte, sono crollate malamente. A noi non è capitato.

Attacco migliore, maggior numero di vittorie, minor numero di sconfitte, ma soprattutto squadra che ha subito meno gol fra tutte quelle del campionato. La legge di Don Fabio, tanto per cambiare, non tradisce mai. E il Milan di quest’anno, fatte le giuste proporzioni e chiarendo che il Milan di Capello era nettamente più forte dal punto di vista dei giocatori, mi ricorda proprio quell’armata imbattibile.

Lo spettacolo lo lasciamo ai seguaci di Telè Santana.

I bluff scoperti

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Che brutta fine per l'asino...

E’ probabile che la 33° giornata passerà alla storia come quella decisiva per questo campionato. Passa il Milan, e fa bottino pieno, mentre perdono le due inseguitrici, Inter e Napoli. Se per l’Inter a Parma mi aspettavo un pareggio, la vittoria dell’Udinese era ampiamente pronosticabile. Il Napoli non è da scudetto, e non lo scopriamo oggi. Il Napoli ha perso tutti gli scontri diretti con le prime, tranne la vittoria truffaldina contro la Lazio. Il Napoli è una squadra che l’unico scudetto della sua era recente l’ha vinto grazie a una vera e propria truffa ai nostri danni. Napoli andava avanti per forza d’inerzia sostenuta da un sogno impossibile. Ora il sogno è forse finito, e attenzione: non mi stupirei ora di un crollo partenopeo.

Che da scudetto invece non fosse l’Inter lo sapevamo già dal girone d’andata. Troppi gli infortuni, sbagliata la preparazione, e soprattutto la rosa non è più la migliore. E qui un plauso va fatto alla società, che ha saputo portare in due sessioni di mercato Boateng, Robinho, Ibrahimovic, Van Bommel e Cassano: i cinque fuoriclasse che hanno permesso di colmare e invertire il gap con i nerazzurri, a fronte di due soli fallimenti: Papastathopulos ed Emanuelson. Il primo ha dimostrato di non essere da Milan perché semplicemente scarso, il secondo di essere un buon giocatore ma incompatibile tatticamente con il nostro modulo. Bastava comprare per tornare a vincere? No, vedi Juventus che ancora oggi continua a collezionare solamente fallimenti di mercato. L’Inter è partita con la stessa rosa che aveva vinto tutto, pensando però di avere in mano il nuovo Barcellona e non una squadra premiata dagli episodi la scorsa stagione, e vincente di un campionato per soli due punti contro una Roma che nessuno a Settembre dava nelle prime quattro. L’errore più grave è stato vendere Balotelli e non Milito, che una estate fa aveva mercato (e a cifre consistenti) ora non se lo prenderebbe più nessuno. Poi la cacciata di Benitez, colpevole di aver detto una verità scomoda, e gli acquisti tardivi e sbagliati. Pazzini e Kharja sono due discreti giocatori, niente di più. L’Inter è stata tenuta in piedi dai gol del primo finché questo ha potuto, crollato lui è crollata l’Inter. Leonardo alla fine, dipinto come l’allenatore dei miracoli per aver sfruttato la preparazione dello spagnolo al fine di raggiungere il picco nella parte centrale di stagione ha recuperato soli due punti al Milan, e lo ha fatto grazie ai recuperi. Dall’inizio del girone di ritorno infatti abbiamo perso un solo punto e lo abbiamo fatto dall’Udinese.

Udinese che quindi ora torna a puntare al quarto posto, tagliata fuori la Roma, sconfitta da un Palermo che mercoledì contro di noi darà tutto per provare ad entrare in Europa League. Qualora i rosanero dovessero eliminarci e arrivare in finale contro l’Inter ecco che una tra Roma e Juventus si troverebbe fuori dalle coppe Europee. A proposito di Juventus si sono spente a Firenze le residue speranze di quarto posto. La Juve era incapace di tirare fuori tre vittorie consecutive da un anno e mezzo, normale che alla quarta si sia fermata. Dietro è bagarre, col Bari che retrocede matematicamente (grazie di aver rotto le palle a San Siro), il Brescia che potrebbe farlo se non trova i tre punti contro di noi e la Samp che viene scavalcata dal Cesena. Onore al Genoa che nonostante la salvezza acquisita si è giocato la propria partita a viso aperto e l’ha portata a casa, così come stava facendo il Cagliari. Bologna invece raggiunti i 40 punti sta diventando un supermarket. Chi ne vuole tre, si accomodi alla cassa.

Per quanto riguarda noi mancano a questo punto nove punti su quindici, forse anche sette considerato che il Napoli non farà bottino pieno. Io comincio a intravedere un certo ottimismo. La domanda è ancora se…? O possiamo già chiederci quando?

Forza INLER!

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Se tutto va bene a questi ragazzi a fine campionato dobbiamo un favore… !

P.s. e se fossimo noi, all’ultima giornata, a poter decidere dell’ammissione alla CL dell’Inter???

Belli vincenti e spuntati

Milan batte Sampdoria 3-0. Il primo dei sei ostacoli che ci attendevano è stato spazzato via. Superato il catenaccio doriano, partita vinta in scioltezza, purtroppo arrivano comunque cattive notizie dall’infermeria, in particolare dall’infortunio dell’unica punta in organico, cioè Pato. Saluta il tricolore l’inter, che perde la quarta partita delle ultime cinque. Ma andiamo con ordine.

LA PARTITA – Allegri conferma il Milan di Firenze, col cambio forzato Ibra-Robinho. La Samp recupera Gastaldello, esclude Ziegler e si affida a Pozzi-Maccarone davanti.
Primo tempo secondo copione, la Samp alza le barricate. Per segnare servirebbe un calcio da fermo, non proprio il nostro forte. Ma mai mettere limiti a Clarence Seedorf, che sblocca su punizione. Il resto è gestione e infortuni: Abbiati e Pato vanno k.o.
Secondo tempo: la chiude Cassano su rigore in meno di dieci minuti. Diventa pura accademia e c’è spazio per il terzo gol. Spettacolare azione Cassano-Seedorf, col barese che mette Robinho in condizione di non poter sbagliare. 3-0. Inizia un forsennato zapping tra Bernabeu (per il Clasico) e Tardini (per la Leomuntada). A San Siro non c’è partita, si segnala il rientro di Pirlo, qualche occasione per il poker e, sottolineamolo, tanto impegno fino al 90′.

CHI BEN COMINCIA – Come con l’inter, come con la Fiorentina, il gol del vantaggio arriva relativamente presto. Abitudine piacevole, già avuta in passato, durante il filotto di ottobre-novembre, con le reti nei primi minuti a Bari, inter, Brescia, Bologna. Era importante soprattutto oggi, davanti ad avversari che difficilmente ci avrebbero impensierito e che quindi puntavano tutto sul rosicchiare secondi su secondi. Una volta segnato, di fatto, non c’è stato più match, quello di Seedorf è stato una sorta di golden gol.

SPUNTATI – La nota dolente, dicevamo, è il problema muscolare di Pato, primo del 2011, ma ennesimo della carriera. Aspettiamo gli esami, ma a sensazione, almeno un paio di settimane le salterà. Stante la sciocchezza di Ibra, siamo senza attaccanti di ruolo. Cassano-Binho-Boateng possono in qualche modo compensare, bisognerà lavorare bene sui tre superstiti e fare di necessità virtù. Nel frattempo Pippo scalda i motori.

CIAO INTER – Per quanto mi riguarda erano già fuori dalla sera stupenda del 2 aprile. Ma in molti Milanisti si è creata negli anni una sorta di riverenza verso di loro, sfociata spesso nel ritenerli più pericolosi di quanto effettivamente fossero. Adesso son fuori dai giochi, 8 punti (che diventano 9) in 5 partite sono fuori portata anche per Leonardo, il formidabile Leonardo.

Leonardo inciampa nella corsa a ostacoli

PAGELLE & DINTORNI -Amelia entra ma è come se non giocasse (s.v), Abate (7.5) è impeccabile nelledue fasi, Thiago e Marione danno sicurezza (6.5), in particolare mi chiedo se il colombiano non abbia raccolto meno di quanto potesse in carriera. Zambrotta strappa mezzo punto più del solito (6.5). Sufficienza per Gattuso e Van Bommel, sui quali dovrei ripetere le cose che vengono dette settimanalmente. Seedorf (10 con lode e inchini) è magnifico e tappa la bocca agli scettici. Manca solo il gol al Principe, quello integro, giocatore totale (6.5). Binho (7) trova la via della porta oltre alla consueta buona gara, Pato (5.5) ci lascia presto, sostituito da un Cassano (7) delizioso, ma facilitato da un avversario che non c’è.

 

Fuori una!

La Sampdoria è il Bari del girone di ritorno. La vittoria era scontata. Vittoria alla fine larga ma tanta fatica. Per fortuna nessun giallo. Purtroppo l’infortunio di Pato. Brescia può essere il crocevia. Attenzione all’Udinese domani sera che ce lo può far affrontare con meno pressione. E attenzione alla Lazio… se vince domani la prossima ha proprio l’Inter. Al San Paolo niente regali?

Sbagliare è vietato

Ci sono partite in cui tutto pare scritto.
La migliore contro la peggiore, almeno del momento.
Cassano, l’ex, dal dente avvelenato, pronto a segnare per riscattarsi.
Un Milan perfetto, una samp allo sbando.
Eppure Bari insegna: nulla è scontato.
DALLO STADIO SAN SIRO IN MILANO, MILAN – SAMPDORIA
LA VINCIAMO?

https://i0.wp.com/www.milanlive.it/wp-content/uploads/2010/11/milan-samp.jpg?resize=241%2C296San Siro, ore 20.45. Finito davanti il ciclo di ferro, metà del lavoro è fatto. O forse no? Affrontiamo la prima di tre partite sulla carta facili, due delle quali casalinghe, contro Sampdoria e Bologna e la trasferta di Brescia. Uscire con nove punti significherebbe essere nella peggiore delle ipotesi a +3 sulla seconda. Ma Napoli e Inter in questre tre giornate hanno gare difficili e quindi ci sta che qualche punto lo perdano. A noi fare il nostro, già da stasera, per mettere pressione al Napoli che giocherà domenica sera al San Paolo, trascinato dal pubblico, vero e proprio tredicesimo uomo in campo per i Napoletani nelle partite casalinghe. Che il Milan esca dal ciclo di ferro come squadra migliore del torneo è fuor di ogni dubbio. Siamo primi con 12 punti su 12 realizzati contro seconda e terza, cosa mai capitata né all’Inter di Mourinho, né a quella di Rossi e Mancini, ma nemmeno al Milan di Sacchi e alla Juve di Lippi. Ci andò vicino Ancelotti nel 2003/04, quando riuscì a strappare 10 punti su 12, ma l’ultima squadra a realizzare tale filotto fu proprio la Sampdoria di Vialli e Mancini nel lontano 1990/91 contro le due milanesi. Ma se questo ci ha da un lato tenuto in vetta, dall’altro ha nascosto il solito problema delle piccole, e del non saper rimontare un gol subito, cosa mai avvenuta in questo campionato, ma anche perché di gol ne sono stati incassati oggettivamente pochi.

FORMAZIONI – Niente da fare per Nesta, che sembrava dover giocare ma non ha recuperato in tempo. Confermato Yepes al centro della difesa, torna tra i convocati Andrea Pirlo, che partirà dalla panchina. Confermato in quel ruolo l’insostituibile Van Bommel, per lui vicino un meritato rinnovo. Seedorf titolare insieme a Gattuso, davanti l’attacco del derby, Pato-Boateng-Robinho. 3-5-2 invece per la Sampdoria, che proverà a portare a casa lo 0-0, per cercare un punto salvezza. La Samp sembra forse la lontana parente di quella del girone d’andata, che ci impose il pari per 1-1. Garrone paga forse caro l’aver voluto vendere Pazzini e svendere Cassano, rivelando che il resto della squadra è veramente poca roba. (Anche se in caso di retrocessione un pensiero a Ziegler e Gastaldello come riserve lo farei).

STRANEZZE/1 – Focus come sempre sulla stampa che pare essersi calmata dopo aver visto la mirabolante impresa degli eroi di Gelsenkirchen. La gazzetta è riuscita a dedicare ai rossoneri ben due copertine consecutive, non capitava dal 1956 o giù di lì. Sky, forse sommersa dalle lettere di protesta, ha mandato il duo di Inter Channel, Caressa-Bergomi per questo turno, a Parma. Una giornata di ‘squalifica’ quindi dal canale Sport 1 dopo il derby e la partita di Firenze. Buona notizia per i tifosi dell’Inter che potranno invece avere la giusta spalla per sottolineare le sterzate di Milito. Ma anche Sky Sport 24, che è andato avanti fino a mercoledì con collegamenti da Appiano (quasi ispirava sentimenti di pietà lo striscione “crediamoci”) e Castel Volturno, è riuscito a dedicare il primo servizio per la prima volta alla capolista. Si sente forse odore di carro del vincitore anche se è ancora presto. Tutti giù, per favore.

STRANEZZE/2 -Seconda stranezza, la task force di Lotito. Non tanto perché la Lazio alla fine non arriverà in champions, quanto perché a predicare la regolarità delle partite in calendario è proprio il presidente della squadra che l’anno scorso regalò all’Inter lo scudetto. A proposito di partite “vere”, quelle di questo turno, almeno sulla carta, si preannunciano tali. Parma e Samp hanno bisogno di punti salvezza e l’Udinese di punti Champions League. Non dovrebbe quindi essere una giornata interlocutoria come la scorsa, dove di fatto, tra le prime tre, solo la nostra avversaria è scesa in campo per vincere. Certo, se poi Lotito volesse mandare gli ispettori al San Paolo, dove l’Udinese giocherà senza Sanchez e Di Natale, ci farebbe un bel favore. A proposito di scudetto 2010. Fu proprio la Sampdoria, espugnando Roma, a levare ai giallorossi la soddisfazione di un titolo che avrebbero meritato. Attenzione ai deja-vu: per tentare di salire sul carro ci han messo 31 giornate, potrebbero anche scendere subito.

Un rossonero da Raccontare… Lorenzo Buffon

GENERAZIONE BUFFON – Lorenzo Buffon, cugino di secondo grado del nonno di Gigi, è uno dei più grandi portieri della storia del calcio italiano. Purtroppo il calcio non gli ha restituito tutto quello che si meritava, nonostante le sue grandi doti tecniche.

IL MILAN E LA VITA – Buffon arriva al Milan come terzo portiere, salvo poi bruciare le tappe alla grande, conquistando il posto tra i titolari. Diventa un idolo della tifoseria, di grande forza, temperamento e bell’aspetto, diventa anche un’icona per il tifo del gentil sesso. Protagonista dentro e fuori dal campo, diventa uno dei primi calciatori “chiacchierati”. Come Gigi, Lorenzo sposerà una ragazza dello spettacolo, Edy Campagnoli, la valletta di “Lascia e Raddoppia”, il famoso programma di Mike Bongiorno. Senza dubbio “la storia” degli anni ’50. Purtroppo però questa storia tramonterà in modo brusco. Finirà la carriera a 35 anni, per l’epoca un fatto inusuale.

LA CARRIERA – Cresce nelle file del Portogruaro. Da qui inizia il suo balzo verso la notorietà. Viene subito ingaggiato dal Milan, nel 1950 dove esordisce a 20 anni. 5-1 contro la Sampdoria.
Col Milan ben 10 campionati, 4 scudetti. Il primo contro l’Inter (1951), distaccandolo di un punto (60 a 59). Gli altri tre scudetti contro Udinese e Fiorentina (2). Col Milan vincerà anche la Coppa Latina per ben due volte.

MILAN E INTERPassa anche all’Inter, dove vincerà il suo quinto scudetto nel 1963, ma non verrà mai tacciato di tradimento. Professionista serio, aveva Milano nel cuore e riusciva a mettere d’accordo sul suo valore rossoneri e neroazzurri. Chiude la carriera nel 1964, nelle file della Fiorentina, giocando una sola partita in prima squadra.

LA NAZIONALE – Buffon esordisce nel 1958 (Italia-Francia 2-2) e chiude nel 1962 (Italia-Svizzera 3-0, con i mondiali del Cile. 15 sono le presenze di Buffon in Nazionale.

Destinazione Wembley – 15° Puntata: preferivo la coppa

https://i0.wp.com/www.calciosport24.it/wp-content/uploads/2011/02/40394_ancelotti-deluso.jpg?resize=310%2C232Chi dava il Chelsea favorito prima del doppio confronto con lo United si sbagliava. L’avevo detto, e come previsto sono stati gli uomini di Ferguson a spuntarla. E nonostante gli errori tattici della gara d’andata Ancelotti riesce a stupire ancora. Passi la squadra ferma, passi il solito gioco a passaggi che tanto ha rovinato uno dei Milan più forti di tutti i tempi a livello di rosa. Ma Carletto ci regala la cazzata dell’anno. Titolare Torres, in panchina Drogba, che giocherà al posto dell’impalpabile spagnolo (50 milioni, 0 gol) solo il secondo tempo, segnando peraltro l’unico gol dei Blues nel doppio confronto. Straordinario invece come sempre lo United, forse ancora più bello da veder giocare del Barça di Guardiola. Un calcio efficace, con pochi campioni, molta corsa, molti gregari e pochi fronzoli, un Giggs straordinario in queste partite, lui giocatore a 39 anni ancora fondamentale e decisivo. Ma a fallire è carletto che col Chelsea fa peggio, almeno in Europa, di Grant, Ranieri e Mourinho e si riporta ai livelli delle delusioni europee con la Juventus. Non era lui a rendere speciale quel Milan degli anni 2003-07, anzi di trofei per strada ne ha regalati molti. Primo su tutti la Coruna.

Sarà Clasico, quattro scontri in 18 giorni tra Real Madrid e Barcellona. Sarà ancora la semifinale di Mourinho contro i catalani. Entrambe le squadre vincono 1-0 due partite che si segnalano per essere diventate poco più che amichevoli. Da segnalare il gol di Messi, che batte il record di gol in una stagione con la maglia del Barça di Ronaldo, al 12 Aprile. Le due gare di questo turno per loro hanno veramente poco da dire.

A casa, finalmente, l’Inter. A casa con infamia. 3 gol fatti e 7 subiti contro la squadra più scarsa dei quarti di finale. L’errore era fatto all’andata, rimediare al ritorno era impensabile. Leonardo riesce comunque a perderla, pagando forse la dose di fortuna trovata a Monaco. Primo rospo da ingoiare per i media, uno su tutti l’inguardabile prepartita di Sky Sport, ma anche Compagnoni che chiude la telecronaca dicendo che resterà negli annali la passata stagione e dando la colpa agli infortuni, reputando l’uscita in un quarto di finale contro la decima della bundesliga “un risultato discreto per la squadra campione in carica“. A voi giudicare, ma nessun milanista sano di mente reputerebbe La Coruna un risultato discreto. Ora sentiremo il solito sermone sui giorali sul calcio italiano fallimentare, come se da Monaco fosse ancora uscita un’Inter potenzialmente vincitrice. La realtà è probabilmente ben diversa. L’Italia era rimasta senza squadre nei quarti anche nel 2001 e nel 2002. I punti fatti sono stati principalmente dai cicli di due squadre: la Juventus di Lippi prima che ha sì vinto una sola coppa ma fatto molte finali e appunto il Milan di Ancelotti che ha vinto due coppe e ne ha lasciate lì altrettante. Il resto sono stati exploit singoli. Considerata la presenza probabile l’anno prossimo di Napoli e Udinese la situazione resta poco rosea. Ma finché le rivali al 3°/4° posto saranno queste non è un problema delle milanesi.

A Leonardo invece l’augurio che maggio arrivi prima possibile, ora ha perso il ritornello dei tre fronti, gli resta la rimonta in campionato e una coppa italia per rendere almeno “decente” la stagione grazie alle altre due coppette. Si chieda perché Leonardo si è sempre trovato a dover compiere rimonte. Le rimonte sono per definizione imprese, che riescono una tantum. Leonardo si è voluto illudere di essere un allenatore e dopo aver fallito al Milan sta fallendo anche sull’altra sponda che si è professata più forte, almeno a parole, dato che ora è palese che non sia più così. Godiamoci, finalmente, questa coppa che Schalke (prima semifinale della storia, un po’ come il Villareal) a parte ha portato le tre squadre migliori d’europa in questo momento nelle semifinali. Io punto sempre e comunque sul Manchester United.

Analogie curiose e differenze sostanziali

 


Forza inter, Fabio. Forza Napoli, Beppe. Vabbè, fanculo al Milan!

Andrò controcorrente rispetto a quello che è il pensiero che si sta sviluppando nelle teste dei Milanisti in quest’ultimo scorcio di stagione. O meglio, vorrei invitare i miei compagni di tifo a non spingersi troppo oltre. Di cosa sto parlando? Ora lo spiego. C’è una generale tendenza a fare del vittimismo in queste ultime settimane. Vittimismo peraltro fondato, in certi casi. E’ piuttosto lampante che al di fuori dei Milanisti, praticamente nessuno voglia lo scudetto sulla sponda Rossonera di Milano. Dai tifosi, agli organi di stampa, alle tv. Soprattutto loro, che stanno perdendo ogni inibizione a favore di un tifo quasi spudorato per altri.

Altri chi? Il Napoli fondamentalmente, ma pure la Leomuntada nerazzurra sarebbe grasso che cola. Insomma, chiunque non sia noi. E non è bello, non è il massimo della correttezza, tutto quello che volete, ma non è il caso di farne un dramma. Più o meno i cugini si trovarono un anno fa in una situazione simile, con la Roma che arrivava forte alle spalle e parte della stampa che sognava di celebrare i giallorossi. Dico più o meno perchè nonostante tutto c’era comunque un triplete eventuale da celebrare, pertanto chiunque avesse vinto avrebbe dato da parlare per settimane a giornali e opinionisti. Quest’anno no, noi siamo poco mediatici, una squadra forte ma non fortissima, un allenatore che pensa a fare il suo lavoro, cioè allenare, senza lanciare messaggi a chicchessia attraverso le telecamere. Ci siamo capiti.

Può dar fastidio e lo dà, a me in particolare urticano le telecronache del duo Caressa-Bergomi, ma non è il caso di farne affari di stato, quello è compito che viene ben svolto da altri, i professionisti del complotto, quelli convinti di aver perso il derby per colpa di Rizzoli e di averne prese 5 dallo Schalke sempre per colpa di Rizzoli, il quale ha destabilizzato l’ambiente con la frode del 2 aprile (non sto, purtroppo, inventando niente eh?!).
Se ci siamo sempre vantati di non essere come loro, se siamo fieri del fatto di non essere piangina, bene: questo è il momento di guardare le cose senza distorcerle. Nessuno ci tifa, pazienza, avanti per la nostra strada, consapevoli del fatto che tutto dipende da noi: se facciamo il nostro dovere, saranno in parecchi a masticare bocconi amari.

Discorso analogo per quanto riguarda la sfera arbitrale. Mazzarri e De Laurentiis hanno sapientemente lavorato tutto l’anno per mettere l’arbitro di turno in condizione di non essere tranquillo quando in campo ci sono gli azzurri. Pare che i risultati stiano arrivando, in questo finale di stagione. E temo che soprattutto al San Paolo sarà sempre peggio, ma anche in questo caso, laddove altri vedrebbero congiurati armati dietro ogni angolo, noi dobbiamo conservare una certa compostezza e ripetere il ritornello: se facciamo il nostro dovere, saranno in parecchi a ingoiare bocconi amari.

Dunque, prendiamo atto della realtà, ma fermiamoci a quella, guai a trascendere verso quello che siamo contenti di non essere. Non esistono complotti.

Alla faccia dei giovani

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Un giocatore fantastico. Anche a 38 anni.

E adesso ce lo teniamo fino a fine carriera

Ora possiamo dire che conosciamo il vero Zlatan Ibrahimovic. Un fuoriclasse assoluto, che ogni tanto fa qualche cazzata di proporzioni immani. Lui è sempre stato così, perchè qualcuno ricorderà di sicuro quando, un po’ di anni fa, la Juventus vinse contro di noi un incontro decisivo per lo scudetto nonostante l’assenza del giocatore svedese, squalificato qualche settimana prima per una gomitata rifilata in un Juventus-Inter.

Sto leggendo molti che già hanno scaricato il ragazzo, affermando che va venduto subito. Che di per sè non sarebbe certo una tragedia, nel senso che preferirei rinunciare a lui rispetto a Pato o Thiago Silva. Però, come è stato fatto notare in altri blog, c’è un piccolo particolare: Ibra, a giugno, non si deve venderlo, bisogna comprarlo. Ricorderete tutti, infatti, che lo scorso agosto, a campionato iniziato, il grande AG oltre a fare il miracolo di pagare pochissimo l’attaccante svedese, riuscì anche a posticipare il pagamento nel 2011. Insomma, noi fino a questo momento il giocatore lo abbiamo pagato ZERO, e come se non bastasse adesso, dopo un fine campionato disastroso, qualcuno pretende pure di darlo via?
Un cavolo, amici miei. Ibrahimovic, considerando il suo enorme stipendio, non si può dare via neanche gratis, e i prossimi tre anni lo pagheremo, a rate, fino all’ultimo euro. Lui ha più volte detto che la carriera vuole finirla al Milan, e in effetti sarà così. Ma non per scelta sua, bensì perchè prigioniero di un contratto che a 30 anni nessuno sarà mai disposto ad accollarsi.

Godiamoci quello che può darci, che come abbiamo visto è tantissimo (senza di lui non saremmo in testa al campionato), ma consideriamo anche il fatto che non si può fare affidamento su di lui per tutta la stagione. Ma d’altronde è una grande anomalia una squadra che, con l’unica vera punta centrale infortunata per tutta la stagione, a gennaio invece di acquistare un sostituto dello stesso ruolo acquista una specie di giocoliere che fa la seconda punta e che da subito si era capito che non sarebbe servito a nulla.

Io comunque spero ancora nel ritorno di SuperPippo.

P.S. SB ha gia’ scaricato Ibra come avrete avuto modo di leggere… Non c’e’ limite alla vergogna!

Firenze Viola-ta

No way out: i risultati di inter e Napoli obbligavano il Milan ad uscire dal Franchi con i 3 punti in tasca per non ritrovarsi nella paradossale condizione di condividere uno spazio di pochissimi punti con due squadre ripetutamente asfaltate negli scontri diretti. Obiettivo centrato, grazie ad una bella, sofferta, ma meritata vittoria in una trasferta non scontata, ma probabilmente la più abbordabile tra quelle che rimangono fino al 22 maggio.
Cara Italia che gufa, ovvero tutta meno la porzione rossonera, sarà per un’altra volta: ma affrettatevi, che il tempo inizia a stringere.
Sono 4 i punti sul Napoli e 6 sull’inter, a 6 giornate dal termine. Si vede il traguardo in lontananza, bisogna mantenere il ritmo.

LA PARTITA – Per Allegri la formazione è dettata dalle assenze, pertanto Yepes e Flamini partono dall’inizio. Viola orfana di Mutu con Gila supportato da Ljajic e Santana.
Primo tempo a viso aperto, colpisce Seedorf alla seconda occasione, intelligente assist di Pato, gran destro dell’olandese. Ci sono gli spazi per far male, ma la Fiorentina spinge forte sulle fasce, soprattutto a sinistra. Qualche minuto di sofferenza, poi riprendiamo campo e Pato trova il raddoppio al termine di un contropiede letale, da manuale.
Secondo tempo: controllo e ripartenze. Ibra si mangia due volte il raddoppio, la Viola alza il ritmo e dimezza con Vargas su tiro deviato. Ibra sfancula il segnalinee e viene espulso, 10 minuti di paura, ma i tiri avversari sono zero, i punti nostri sono tre e tutto è bene quel che finisce bene.

IBRA SHOCK – Sarà l’argomento dei prossimi giorni, sarà il caso di questo finale di stagione. Purtroppo, perchè non c’è nulla da dire, se non che Zlatan ha fatto un gesto stupido. Ma ora è il caso di dimenticarci di lui, come è successo immediatamente prima del derby. Noi dobbiamo pensare al campo e Ibra, col campo, non avrà nulla a che fare per almeno due giornate (o tre?)

ALL IN SU PATO – Chi meglio di lui può aiutarci a farci dimenticare dello svedese? Questo Pato, quello cattivo, deciso e decisivo può essere l’uomo chiave del finale di stagione. Lui con Boateng, Binho e Cassano, lui come al derby. E’ forse il momento della svolta, almeno lo speriamo.

PAGELLE:
Abbiati 7: piovono cross, ma mai pericolosi anche grazie alle sue continue uscite.
Abate ottimo 5.5: perchè ottimo? Perchè soffre, incassa, ma non va al tappeto. L’anno scorso sarebbe stato mangiato vivo.
Thiago Silva 6.5: chiude tutto, tanto lavoro sporco e di fisico.
Yepes 6.5: direi una garanzia finchè si tratta di qualche partita. Difficile passare dove c’è Marione.
Zambrotta 6: il suo solito voto, per il solito compito senza sbavature.
Flamini 5.5: come Abate è in sofferenza su quella fascia.
Van Bommel 6: è andato meglio altre volte, ma resta un uomo chiave di questo Milan.
Seedorf 8: quando è in versione Professore è blasfemo giudicarlo: va solo ammirato.
Boateng 6.5: va a sprazzi, ma quando va… strepitoso sul secondo gol.
Pato 7: sbaglia due gol, di cui uno clamoroso. Ma io vedo un Pato che mi piace.
Ibrahimovic 4 ¼: ossia la media tra il 6.5 della partita e il 2 dell’espulsione.

Nonostante Allegri

Vittoria che serviva. Nonostante continuavano ad attaccarci dalla stessa fascia senza provvedimenti. Nonostante un Ibra impalpabile che nel secondo tempo andava cambiato per Robinho. Nonostante un allenatore che ritiene i cambi un optional. La rosa c’è. E vince anche se è allenata male. Alla faccia dei gufi, e dell’arbitraggio “casalingo”. Ibra tre giornate fuori. Ma senza scuse, ora è un bene.

Colpo del K.O.?

https://i0.wp.com/www.newnotizie.it/wp-content/uploads/2010/02/fiorentina_milan_pato11.jpg?resize=302%2C202Firenze, ore 20.45. Se non è decisiva poco ci manca. Firenze è infatti una delle tre trasferte insidiose che ci mancano a fine campionato. Saremo obbligati a portare a casa 9 dei 12 punti, e inoltre a fare bottino pieno in casa, se non vogliamo vedere il calendario del Napoli. L’Inter, nonostante il sostegno dei media pronti a indirizzare ottimisticamente l’ambiente, la prenderò in considerazione solo in caso di una nostra non vittoria stasera e di una loro vittoria a Parma. Ma resto convinto che ne bastino 7 per tenere dietro i partenopei. Ecco perché vincere oggi, in una giornata in cui il Napoli ha un turno in trasferta comunque agevole potrebbe questa volta chiudere veramente un campionato che il derby ha portato in agonia e a cui ora dobbiamo dare il colpo di grazia. I 12 punti su 12 contro le nostre inseguitrici non lasciano scampo ad alcuna possibilità di secondo posto. A Firenze arriviamo da tre vittorie di fila, tutti in scontri decisivi. I primi due erano veri e propri spareggi Champions League, mentre il terzo, era la gara che ci avrebbe portato a -4 dall’Inter lo scorso anno in corsa per un titolo perso poi nelle battute finali.

QUANDO IL CT DEVE STARE ZITTO – Hanno fatto discutere le parole di Prandelli, fuori luogo e inopportune, in settimana in cui il CT ha detto di fare il tifo per il Napoli. Vanno fatti i complimenti alla società, in particolare all’intervento immediato di Galliani che oltre ad aver ottenuto le scuse del CT, ha innescato il solito meccanismo della macchina del fango, pronti a colpevolizzare non il commissario tecnico della nazionale, che ovviamente in quanto simpatico ai giornalisti (finché convoca Cassano, almeno) non può essere colpevolizzato, ma proprio Galliani. Si è scagliato contro l’AD del Milan ad esempio Ulivieri, presidente dell’assocalciatori (ma anche di Allegri?). Non ho sentito, ma se quello che ho letto è vero, è la prima volta che vedo un c.t., una persona con una grandissima responsabilità istituazione, pronosticare il successo di una squadra. Se è vero, mi fa pensare tanto. Se è vero, è una mancanza di rispetto. Questo non lo ha detto Galliani ieri: lo ha detto Mourinho, un anno e mezzo fa, quando Lippi pronosticò la Juve campione e tutti i media diedero grande risalto alle parole del portoghese. Questo ci fa capire che proveranno a farcene di ogni genere in queste sei residue settimane per destabilizzare lo spogliatoio (contratti, Ronaldo, Seedorf al Corinthias, Ganso in arrivo, Robinho via, giusto per fare un esempio…), confermando che vanno bene tutte, ma non il Milan campione. Siamo soli.

NIENTE NESTA – A Firenze ci andiamo senza Nesta, tenuto a riposo precauzionale per un dolore alla schiena. Sarà quindi chiamato in causa l’ottimo Yepes (a chi critica il suo acquisto ricordo sempre che quando l’anno scorso si verificava questa situazione giocava Favalli) di fianco a Thiago Silva. Confermato titolare a sinistra Zambrotta dopo l’ottima prova del derby. A destra sempre l’ottimo Abate, terzino che ormai abbiamo capito che mediaticamente non piace, seppur si sia confermato il migliore del campionato. Fuori ancora Ambrosini e Pirlo (per loro ritorno a Brescia?), Gattuso in dubbio (per lui panchina) ed ecco il centrocampo obbligato con Van Bommel, Flamini e Seedorf (riuscirà ad azzeccare due gare di fila?). Boateng dietro alle due punte, Ibra e Pato. Attenti alla diffida: Pirlo, Bonera, Nesta, Gattuso, Ibrahimovic, Van Bommel. Se i primi tre, forse quattro, non giocheranno oggi, gli ultimi due possono diventare assenze pesanti. Meglio spendere il giallo subito, e saltare un abbordabile Sampdoria casalinga o prolungare rischiando Roma e Udinese?

TORNA LO SVEDESE – E qui passiamo all’aspetto tattico. Riuscirà Allegri a far coesistere i due senza limitare le capacità distruttive di Pato, ammirate nel derby? Se prima si diceva che era Ibra il giocatore decisivo, ormai non è più così. Il papero ha infatti segnato un gol di meno dello svedese, ma due in più su azione. E soprattutto Robinho dovrà restare ai margini, senza poter effettuare quel lavoro in velocità di allargamento del campo che Pato fa poco e Ibra per nulla. Allegri ha l’occasione di dare finalmente una sua mano a questo Milan dove di suo abbiamo visto finora poco o nulla. Se riesce a far coesistere i due, a detta di tutti incompatibili tatticamente, lo scudetto numero diciotto è cosa fatta.

P.s. mi piacerebbe vedere un gol di Ibra oggi, giusto per far gridare qualche verginella, di quelle che pensano che i tre gol nel derby siano irregolari, al campionato falsato.