Le pagelle di fine stagione – parte prima

Prima di iniziare con gli attesissimi e sempre contestatissimi voti, due precisazioni: i voti si riferiscono alla stagione per intero e, trattandosi di pagelle di fino anno, ho volutamente arrotondato per eccesso o per difetto i “mezzi voti”.

ABBIATI 8: sale alla ribalta per alcuni interventi decisivi in momenti particolarmente delicati, ma ha offerto prestazioni pienamente sufficienti durante tutto l’arco della stagione. Unico appunto: qualche infortunio di troppo.

AMELIA 6: media tra il 7 di Madrid dove evita la goleada e il 5 di altre prestazioni meno convincenti. Si becca l’accusa sciocca di portare iella, interrompe il tabù contro la Samp. Potrebbe lasciarci, non credo che nessuno piangerà.

ROMA 6: Due oneste presenze in Coppa Italia, che servono per constatarne la reale esistenza.

ABATE 9: come una partita può cambiarti la stagione e forse la carriera: la partita è quella col Real a San Siro. Ignazio, fin lì più panchinaro che titolare, annulla Ronaldo. Da quella sera è un crescendo costante in entrambe le fasi, fino a diventare una risorsa fondamentale per la squadra.

ODDO 6: tappa i buchi in situazioni di emergenza e lo fa in maniera discreta. Lascia traccia soprattutto nella trasferta di Napoli, grazie a due assist decisivi. Ha un altro anno di contratto, nella speranza che qualcuno possa essere interessato a comprarlo.

PAPASTATHOPOULOS 4: stecca col Cesena, torna a fine ottobre in due prestazioni un po’ così e poi finisce nel dimenticatoio fino alla semifinale col Palermo dove è causa determinante del 2-2. Stagione negativa per un giocatore probabilmente inadatto a certi livelli.

NESTA 8: 36 presenze, nemmeno poche rispetto a quanto mi aspettassi. E il livello è senza dubbio alto, anche se non può essere quello degli anni migliori. Carriera finita come titolare, come rincalzo e mentore può dare ancora qualcosa.

LEGROTTAGLIE S.V: 40 minuti con la Lazio, terminati in ospedale grazie a Kozak. E’ stato preso per allungare la rosa in un momento di totale emergenza e, fortunatamente, non c’è stato bisogno di lui.

YEPES 7: stagione da ricordare per una serie di prestazioni sempre positive (tanto da non far rimpiangere Nesta), caraterizzate anche da istinti da leader che non lo fanno passare inosservato a San Siro. Chapeau, Marione.

THIAGO SILVA 10: per la continuità di rendimento, per lo strapotere che dimostra contro ogni avversario. Sa fare tutto e in maniera splendida. Assolutamente il miglior uomo stagionale.

BONERA 4: una partita buona, una brutta e poi un paio di mesi in infermeria. Più o meno è questo il trend che caratterizza le sue ultime stagioni. Siamo ai limiti del caso umano. Qualcuno lo vuole?

ANTONINI 5: non ripete le buone cose dell’anno passato. Soprattutto nei primi mesi la sua fascia è terreno di conquista per gli avversari (nota a margine, un destro che gioca a sinistra, usando solo il destro è difficilmente concepibile, pur capendo l’esigenza di dover schierarlo lì giocoforza).

JANKULOVSKI 6: stagione ai margini, con le valigie già pronte e poi all’improvviso c’è bisogno di lui: due prestazioni senza sbavature contro Napoli e Juventus e (piccolissima) parte di scudetto che possiamo attribuire anche a Marek. Apprezzata la professionalità.

ZAMBROTTA 6: non è un terzino che fa sognare, ma con mestiere riesce spesso a strappare la sufficienza. Resterà come riserva di Taiwo.

DIDAC VILA’ S.V: puzzava di pacco e di pacco si trattava.

 

Benvenuto Philippe, benvenuto Taye

Mexes e Taiwo, come sappiamo, sono i primi due rinforzi per la stagione 2011-12. Dedichiamogli un post di benvenuto e cerchiamo di capire meglio come potranno rendersi utili alla causa rossonera. Partiamo dal francese.

VITA E CARRIERA – Philippe Mexès (187 cm per 82 kg) nasce a Tolosa nel marzo del 1982. La sua carriera comincia nell’Auxerre, dove tra il ’99 e il 2004 colleziona 170 presenze e 8 reti. Approda alla Roma per volere di Franco Baldini, non proprio l’ultimo arrivato, e rimane nella capitale per 7 anni, vissuti tra alti e bassi, con un totale di 259 presenze e due Coppe Italia vinte.
In nazionale non ottiene particolari successi, ma sembra essere uno dei punti cardine della ricostruzione voluta dal neo ct Laurent Blanc.

IL MIO GIUDIZIO – Non è il miglior Nesta (ma a parte Vidic e Piquè, nessuno lo è), ma lo ritengo un acquisto di buonissimo livello. Difensore piuttosto completo, Mexès è dotato di fisicità, velocità, grandi capacità nel gioco aereo, anche in fase offensiva (chissà, magari un giorno torneremo a battere gli angoli come cristo comanda). E’ dotato anche di una buonissima tecnica, sa uscire palla al piede (talvolta eccedendo). Dicevamo di una carriera a Roma vissuta tra alti e bassi, cosa decisamente comune a tutti coloro che giocano nello schizofrenico ambiente capitolino. Tuttavia sembra essere maturato in maniera definitiva nel corso delle ultime due stagioni, soprattutto in questa dove si è preso la titolarità indiscussa. Se è in giornata, è un difensore eccezionale, la sua pecca più evidente sono i cali di concentrazione. Ma il giocare accanto a Thiagone e l’ambiente di Milano, molto più sereno di quello di Roma, possono aiutarlo ad imporsi a livelli importanti.

VITA E CARRIERA – Taye Taiwo (183 cm per 77 kg) nasce in Nigeria, a Lagos, il 16 aprile 1985. La sua carriera in Francia, al Marsiglia, inizia nel 2005 (4 presenze). Da lì fino ad oggi, Taye gioca ben 270 partite con l’OM, disputando per 4 anni la Champions League e laureandosi campione di Francia nel 2010.
A livello di nazionale, si è tolto la maggiore soddisfazione nel 2005, al mondiale under20, dove è stato eletto terzo miglior giocatore della competizione, dietro a Obi Mikel e Messi. Con la nazionale maggiore ha disputato 47 partite, partecipando al mondiale del 2010.

IL MIO GIUDIZIO – Non seguo il campionato francese (meno male) e in Champions non ho mai fatto attenzione a lui. Quindi tutto quello che potrei dire, sarebbero cose dette e scritte da terzi.
So però che si tratta di un mancino naturale e la cosa mi fa un gran piacere (finalmente un mancino a sinistra!) e che, nonostante i 26 anni, ha già un bagaglio notevole di partite internazionali. Non ci sono particolari elementi che fanno dubitare di lui, anche se la sua affidabilità nel nostro campionato sarà tutta da dimostrare. Il giudizio sul giocatore è dunque rimandato, il giudizio sul tipo di acquisto in sè e per sè, direi che senz’altro positivo.

 

Parliamo di mercato

Campionato in bacheca, sono felice che sabato comunque i giocatori abbiano giocato con la testa, sarei ancora più contento se anche a Udine evitassimo di prendere scoppole. Mi piacerebbe finire il campionato con questi gol subiti o al massimo uno in più, il che sarebbe la dimostrazione di una fase difensiva perfetta. Comunque va bene qualsiasi cosa ormai, non ci sono problemi.

A questo punto parliamo di mercato, reparto per reparto.

PORTIERI Non siamo per nulla apposto. Nel senso che il titolare lo abbiamo ed è Abbiati, che dopo l’ottima stagione quest’anno si è meritato la riconferma da numero 1. Il problema, però, è il portiere di riserva. Perchè Amelia non credo sia da confermare, anche perchè da quello che ho sentito non ha un grande feeling con Abbiati. E poi serve un portiere giovane che sia pronto a prendere il posto del titolare appena crollerà, visto che ormai non è più un ragazzino. Marchetti è l’ideale perchè costa poco (max 5 milioni) è forte e soprattutto se ne andrà via di sicuro da Cagliari. Non è uno che accetta di fare la riserva di buon grado, ma credo che al Milan lo accetterà con la consapevolezza che il dopo-Abbiati sarà lui.

DIFENSORI Via Oddo, Jankulowski, Papastathopoulos, Onyewu e Legrottaglie di sicuro, ma nessuno di questi frutterà soldi. Al loro posto Taiwo e Mexes, per ora. Secondo me Astori è da prendere, costa 4 milioni per la seconda metà, e potrebbe prendere il posto di Bonera se non si vuole una rosa troppo ampia. Per il resto, con la conferma di Nesta, va bene così.

CENTROCAMPISTI La situazione più complicata. Per me sarebbero da mandare via Seedorf e Pirlo, che ormai sono alla frutta. C’è da dire, però, che si tratta di due fuoriclasse che seppur al tramonto sono difficili da rimpiazzare. Il sogno sarebbe sostituire entrambi con un grande campione (Essien, Fabregas e Schweinteiger i tre ideali), ma sapete che a me piace ragionare con i piedi per terra, e per prendere solo uno di questi tre giocatori il presidente deve dimenticarsi di tutte le cazzate che ha tirato fuori sul FFP, fiscalità spagnola e crisi di vario genere e deve cacciare un sacco di soldi. Secondo me non succederà. Quindi io punterei su giovani bravi ma ancora non affermati. Prenderei Poli, che rispetto allo scorso anno costa di meno (addirittura in svendita se la Samp andasse in B) e poi Sandro, veramente fortissimo. Ci sarebbe anche Constant, che però secondo me gioca meglio da trequartista e rischierebbe di diventare un doppione di Boateng.

ATTACCANTI Più o meno lascerei tutto così. Manderei via l’inutile e pericoloso (per l’armonia dello spogliatoio) Cassano e prenderei una prima punta, non necessariamente un grande nome. Caracciolo, Maccarone o Ebagua a me andrebbero bene, anche perchè se SuperPippo sta bene giocherà.

Insomma, sono possibili due tipi di mercato:

1) Se SB caccia un sacco di soldi
2) Se SB non caccia soldi.

Nel primo caso non mi va di scrivere nulla, ci sarebbe da rimanere a guardare e basta. Nel secondo caso, queste sarebbero le entrate e le uscite:

CESSIONI
Amelia cartellino 0 + contratto 2 milioni
Roma 0 + 0,8
Oniewu 0 + 2
Papatathopoulos 0 + 2
Legrottaglie 0 + 0,8
Oddo 0 + 2,6
Jankulowski 0 + 5,6
Seedorf 0 + 8
Pirlo 0 + 12
Cassano 8 (?) + 5
TOT. 48,8

ACQUISTI
Marchetti cartellino 5 mln + contratto 3
Mexes 0 + 8
Taiwo 0 + 4
Astori 4 mln + 2
Poli 10 mln + 2
Sandro 15 mln + 5
Caracciolo 5 mln + 2,5
TOT. 65,5

Si andrebbe in passivo, non esagerato però. Ma si abbasserebbe fortemente il monte-stipendi, e avremmo una squadra nettamente più giovane con alcuni ragazzi che hanno la stoffa per diventare dei campioni. Certo, se poi SB si mettesse in testa di dover rifare una grandissima squadra, allora qualsiasi conto sarebbe inutile da fare. Ma io non ci credo, non so voi.

La lunga festa

 

Una piazza Duomo semideserta (cit.)

A una settimana dal trionfo di Roma, i Campioni d’Italia tornano a casa per ricevere l’abbraccio di Milano e di San Siro. Giornata che comincia nel tardo pomeriggio e prosegue tutta notte, molte le emozioni che cerchiamo di riepilogare in questo post.

SFILATA POMERIDIANA – Manca la pioggia, per il bruciore di culo di molti, in compenso non manca una folla festante che accompagna il pullman  scoperto dei Campioni d’Italia dall’hotel NH attraverso le vie del centro, sino a fermare la corsa in Piazza Duomo per una mezzora di cori, canzoni e applausi vicendevoli tra squadra e tifosi.  Atmosfera da brividi, con il centro di Milano assolutamente stracolmo, alla faccia delle elucubrazioni di chi parlava di festeggiamenti in tono minore, causa mancata finale di Coppa Italia e probabile maltempo. Altrochè, la festa inizia in maniera fantastica!

LA PARTITA – Praticamente un inutile riempitivo tra le due feste. Ritmi blandi, quando le difese abbassano la guardia, fioccano i gol: nel primo tempo due di Binho (14 in campionato come Pato e Ibra), Gattuso e Cossu per il Cagliari. La ripresa è un inno alla noia, scosso solo dalla rete di Seedorf e dal ritorno in campo a 6 mesi dall’infortunio di un sempre acclamatissimo Pippo Inzaghi. 4-1 finale e quota 80 punti scavallata, centrato pure l’ultimo obiettivo. Anche a ritmi di partita da oratorio, spiccano le prestazioni dei soliti Thiago Silva e Abate.

ALZALA MASSIMO ALZALA! – Passerella d’onore per i ragazzi chiamati uno a uno (compreso Odu, sic!) a ricevere la medaglia e menzione anche per le quattro strappone che facevano bella presenza in zona palco. Il Capitano riceve la Coppa e la alza al cielo di San Siro, prima di portarla a spasso durante il giro di campo.
Ma la scena la ruba assolutamente Kevin King Boateng, che davanti a 80.000 persone si esibisce con una replica fedelissima del moonwalk di Michael Jackson (chi se lo fosse perso, rimedi subito qui): IDOLO!!! Scena che verrà ricordata negli anni, ormai il Boa è entrato nei nostri cuori e la sua energia è ciò che ci è mancato molto nelle ultime stagioni: adreanalina pura, che unita alla cattiveria di Ibra e allegria di Binho, hanno creato un mix importante per portare un ventata d’aria nuova nello spogliatoio.
C’è ancora tempo per uno spettacolo pirotecnico prima che i ragazzi salutino San Siro fino alla prossima stagione (e qualcuno, forse, definitivamente). La festa può finire: è stata una serata bellissima. Senza pioggia, senza disturbo per il possibile tripletino (ma che è?) dei cugini, senza nulla di ciò che i rosiconi speravano potesse metterci i bastoni tra le ruote. La degna conclusione di una bellissima annata.

 

GRAZIE RAGAZZI!

 

E’ qui la festa?

https://i0.wp.com/static.sky.it/static/images/sezioni/sport/calcio_italiano/25.a_giornata/milan_cagliari_flamini_cossu.jpg?resize=356%2C235San Siro, ore 20.45. Penultima di campionato, prima da Campioni d’Italia. A San Siro arriva il Cagliari, al  termine di una settimana che ci ha visto prima vincere il massimo trofeo italiano e poi perdere il secondo. E’ una settimana dove abbiamo scoperto tante cose, come l’esistenza del mini-triplete o il fatto che per un coro di Gattuso c’è chi ancora, nonostante gli ombrelli, prova a porsi in una superiorità morale che non esiste e a impartire le sue lezioncine. Pensavo cambiasse qualcosa dopo questa settimana, ma il controllo dei mezzi di informazione sportiva è ancora saldamente nelle loro mani. E’ una partita importante, che stiamo perdendo, giocando in casa. L’ultima perla è questa, con il pronto soccorso trattato nei toni come fosse un controllo antidoping.

Ma nonostante questo stasera Ambrosini alzerà la coppa, il suo primo trofeo importante, da Capitano. Una coppa veramente vinta contro tutti, contro i signori Brighi, Russo e Morganti, contro la carta stampata che volevano altri alzarlo ancora. Trofeo che troppi anni, sottoforma di cartone, è stato dalla parte sbagliata di Milano. La partita risulta una semplice formalità, un viatico verso la gloria. Difficilmente troveremo il Cagliari combattivo che abbiamo visto qui a San Siro derubato da un gol in fuorigioco contro i nerazzurri, quanto una squadra più rilassata. Il rischio è che venga fuori una di quelle partite da tanto a tanto che potrebbe sporcare i nostri numeri di una difesa perfetta, ma anche, forse, farci recuperare il miglior attacco del campionato. Magari l’occasione per sfatare la maledizione di Bubu, stasera presente a San Siro.

Milan che si presenterà quindi in formazione tipo, la formazione dello scudetto. Abbiati, Abate, Thiago Silva, Nesta, Zambrotta; Gattuso, Van Bommel, Ambrosini; Boateng, Pato, Ibrahimovic. Ecco gli 11 campioni che hanno riportato il trofeo al posto giusto, imparateli come fossero l’italia dell’82. Al posto di Boateng (squalificato) dovrebbe giocare Seedorf, ma spero che non sia così. A meno che non sia una mossa di Allegri per non far rinnovare il contratto a un giocatore che spero di vedere presto lontano da Milano. Partirà inoltre dalla panchina Pippo Inzaghi, che torna, dopo l’infortunio col Palermo. Ultima nota: pretendo di vedere in campo Didac Vila. Se non ora, quando?

Un rossonero da raccontare… Oliver Bierhoff

Campione d'Europa 1996 con la Germania

Ennesima puntata di un rossonero da raccontare, stavolta dedicata a un attaccante puro, una punta dal grande fiuto del gol. Sto parlando di Oliver Bierhoff. Un campione testardo, che non voleva arrendersi e riuscì a imporsi in campo italiano e internazionale.

UN TEDESCO-ITALIANO – Oliver, cannoniere abile soprattutto nel colpo di testa, parla italiano molto meglio di quanto non facciano alcuni italiani stessi, e soprattutto di chi in Italia è stato molto più tempo di lui, come Michael Schumacher. La sua carriera inizia in Germania, in una piccola squadra di Uerdingen. L’Amburgo lo fa crescere, poi una piccola parentesi al Moenchengladbach, fin quando non sboccia del tutto nel 1990-91, nelle file del Salisburgo, dove segna 23 reti in 32 partite. È qui che inizia la sua carriera italiana.

INIZIO DIFFICILEViene scoperto dall’Inter che lo gira all’Ascoli per poi perderne le tracce e venderlo a titolo definitivo. Il suo primo impatto nel nostro campionato è pessimo. All’Ascoli infatti gioca malissimo le prime quattro partite di campionato, viene dunque relegato in panchina per le successive gare. Di lui non parla più nessuno quando viene acquistato Maniero dal Padova. Alla stampa, anni dopo dirà di quell’anno: “Se avevo segnato 23 gol in Austria l’anno prima e 10 reti in 11 partite con l’Under 21 non dovevo essere una sciagura.”

ASCOLI – Succede poi che Costantino Rozzi esonera De Sisti e ingaggia l’allenatore Cacciatori, che schiera Bierhoff alla ventiquattresima di campionato, dove trova il suo primo gol in Serie A contro il Foggia. L’Ascoli però retrocede in B, ma Bierhoff viene confermato anche se contro la volontà di molti. Comincia a segnare gol a raffica, in due anni ben 37, (20 il primo anno e 17 il secondo), ma questo non basta perché l’Ascoli retrocede in Serie C. Rozzi vuole vendere alla Juve Bierhoff per 10 miliardi, ma poco dopo il leggendario presidente ascolano muore e Oliver finisce all’Udinese.

Oliver Bierhoff nell'anno del centenario

UDINESE – Fu un trionfo, con 57 gol in 3 anni. Bierhoff non si è arreso, e spiegherà anni dopo la sua testardaggine nel rimanere in Italia, alla Gazzetta dello Sport: “Sono un tedesco con la testa dura, come col Wind Surf. All’inizio è stato un disastro, non riuscivo neanche a tener ferma la tavola, adesso ci so andare. E così col calcio. Decisi: no io voglio sfondare in Italia, non me ne vado.” La sua Germania vinse gli Europei di calcio del 1996, l’Udinese fece il suo miglior risultato di sempre in Serie A, arrivando sul Podio.

MILAN – Il Milan lo ingaggia per la stagione 1998-99. Sappiamo tutti quanto fu determinante quell’anno, con 17 gol che valsero lo scudetto del diavolo, uno dei più sofferti. Negli anni successivi al Milan non riuscì più a essere decisivo, limitato dalla sua poca velocità, e venne sopravanzato da Shevchenko. Tornerà per l’ultima volta a stupire nella sua stagione col Chievo, salvando i veronesi e chiudendo la carriera con una tripletta alla Juventus.

E voi dove eravate?

23 maggio 1987, Milan-Sampdoria 1-0. E’ la prima partita importante, in cui ricordo di aver festeggiato qualcosa. Ero a casa mia, con mio padre, e vi giuro che per me era come una finale di Coppa Campioni. Vincemmo 1-0 grazie a un bel gol di Massaro nei supplementari e grazie a un vero e proprio capolavoro tattico di Capello, mai esultato così tanto…

Domenica 1° maggio 1988, Napoli-Milan 2-3. Allora le partite normali di campionato non venivano date in televisione. Si stava alla radio, e io ricordo come se fosse ieri mio padre attaccato alla radiolina e io a pochi metri da lui che attendevo con impazienza l’annuncio del triplice fischio finale del mitico Sandro Ciotti. Vittoria e scudetto in bacheca.

Mercoledì 24 maggio 1989, Milan-Steaua Bucarest 4-0. Prima grande finale della mia vita, un’emozione indimenticabile. Ero a casa con tutta la mia famiglia (mio fratello, juventino, gufava) e a fine primo tempo, sul 3-0, mi chiama mio nonno per chiedermi quanto ero felice. Momenti davvero pazzeschi, mi ricordo che il giorno dopo la replica fu data su Capodistria (i vecchi ricorderanno) e io me la riguardai tutta.

Domenica 17 dicembre 1989, Milan-Nacional Medellin 1-0. Prima nottata per vedere i colori rossoneri. Allora la Coppa Intercontinentale era una cosa speciale, non si sfidavano squadrette africane, ma le sudamericane vere, quando ancora si giocava alla pari. La gara era verso le 4, io per sicurezza mi sveglio un’ora e mezzo prima e mi guardo, sullo stesso canale, “Mezzo destro e mezzo sinistro”, celebre capolavoro di Gigi e Andrea. Mio padre mi raggiunge a inizio partita, al gol di Evani si rischia l’infarto…

Mercoledì 23 maggio 1990, Milan-Benfica 1-0. Mia madre obbligò me e mio padre ad andare ad Alghero (una cittadina del nord-Sardegna) per un convegno che neanche ricordo su cosa era. Io e mio padre ci guardammo la partita nel bar dell’hotel, in un ambiente non propriamente rossonero… Partita soffertissima, al fischio finale grande esultanza con abbracci e urla, i clienti dell’albergo ci guardarano sbigottiti.

Sabato 10 aprile 1993, Milan-Inter 1-1. Periodo di Pasqua, come ogni anno ero nel paesino di mio padre, fuori dalla Sardegna. Derby di fuoco, se l’Inter vince la rimonta è sicura. Sofferenza alla radio ma anche davanti alla tv, in un programma condotto da De Luca che parlava in tempo reale della giornata di campionato (senza immagini ovviamente). Al pareggio di Gullit salto e ballo come un forsennato, e da giù i miei parenti si spaventano, pensavano fossi caduto e mi fossi fatto male…

Domenica 23 maggio 1999, Milan-Perugia 2-1. A casa dei miei affianco solo a mio padre, primo anno in cui in casa c’è la pay-tv. Venivamo da una grande serie di vittorie, quindi c’era la convinzione di vincere. E infatti tutto fila liscio, anche se sul 2-1 quella parata di Abbiati…. Per poco non mi veniva un infarto! Scudetto insperato, e quindi in giro a festeggiare come un pazzo per le strade della città.

Manchester 28 maggio 2003, Milan-Juventus 3-2 d.c.r. Era tempo che non vedevo il Milan in una finale di Champions. Avevo appena iniziato il lavoro che faccio tutt’ora, e riuscii a rientrare a casa quando la partita era iniziata da pochi minuti. Giurai a me stesso di non perdermi mai più neanche pochi minuti di partite così importanti per motivi di lavoro. Giuramento mantenuta…

Atene, 23 maggio 2007, Milan-Liverpool 2-1. La rivincita di due anni prima, ero convintissimo che li avremmo massacrati. E invece la partita di rivela difficilissima, e io con mio padre seduti a guardare una gara che ci sta deludendo davvero tanto. SuperPippo ci rianima per l’uno a zero, poi la ripresa è più semplice e il raddoppio ci tranquillizza. Dopo il 2-1 di Kujt minuti interminabili, non dimenticherò mai la nostra sorpresa al triplice fischio arbitrale, fatto mentre il Liverpool aveva il pallone e con una ventina di secondi d’anticipo.

Yokohama, 16 dic 2007, Milan-Boca Juniors 4-2. A casa di un  mio vecchio amico milanista, controvoglia, ma d’altronde io non ho Premium e la finale non me la posso proprio perdere… Un vero e proprio trionfo, ma una partita così non vista a casa mia con mio padre affianco non è proprio la stessa cosa…

Roma, 7 maggio 2011. Ancora a casa di mio padre, sono passati 25 anni ma certe cose non cambieranno mai. Beh una differenza c’è però: un tempo dopo la partita rimanevo a casa dei miei, dove abitavo, dopo quando mi sono trasferito a vivere solo tornavo nel mio minuscolo bivano. Sabato scorso, subito dopo la partita, sono tornato a casa (una casa vera) da mia moglie.

E già, i tempi sono proprio cambiati…

La famosa media punti di Leonardo?

Proviamo a valutarla sulle stesse partite.

Leonardo Allegri
vs Cesena 3 3
@ Fiorentina 3 3
vs Napoli 3 3
@ Catania 3 3
vs Bologna 3 3
@ Udinese 0 1
vs Palermo 3 3
@ Bari 3 3
vs Roma 3 0
@ Juventus 0 3
vs Cagliari 3 3
@ Sampdoria 3 1
vs Genoa 3 3
@ Brescia 1 3
vs Lecce 3 3
Derby 0 3
vs Chievo 3 3
@ Parma 0 3
vs Lazio 3 1
@ Cesena 3 0
vs Fiorentina 3 3
@ Napoli 1 3
vs Catania 3 1

Il risultato?
Media punti di Leonardo: 2,33
Media punti di Allegri: 2,47 (contro i 2,17 totali del campionato)

#UPDATE
Media aggiornata con le ultime due gare di campionato:
Leonardo: 53 punti in 23 gare: media 2,30 pt/partita
Allegri: 55 punti in 23 gare: media 2,39 pt/partita

Bestia (rosa)nera e difesa di Rino

Palermo-Milan 2-1 e rosanero in finale. Poco male, anche se la sensazione è che sarebbe bastato poco di più per guadagnare il pass per Roma. Ma forse era difficile pensare che a soli tre giorni dallo scudetto la squadra potesse ritrovare le energie mentali giuste. In questo senso, se qualcuno ha rimpianti, dovrebbe nutrirli per la gara d’andata, dove forse col solo Yepes per Sokratis sarebbe stata un’altra storia. Nel calcio le motivazioni sono spesso determinanti e la gara di ieri per il Palermo valeva come quella di sabato scorso per noi, come dimostra la commozione di Delio Rossi. Non è il caso di fare drammi, ma arrivo in ritardo: qualcuno ci ha già pensato.
Stagione chiusa, ora pensiamo a festeggiare ancora sabato sera (o preferite analizzare tatticamente una partita che non avrà senso?) e poi, con calma, si guarderà al 2011-12.

LA PARTITA – Tra i giocatori in dubbio, in campo va solo Nesta. Si inizia con un atteggiamento positivo, pallino del gioco in mano a noi. Tuttavia si fatica a creare occasioni, l’unica capita a Robinho, che ovviamente calcia male. L’inerzia va affievolendosi sul finale di tempo e la ripresa è piuttosto statica. Il Palermo non fatica a controllare e anzi, passa in vantaggio con Migliaccio.
La qualificazione si fa proibitiva, la partita incasinata. Rosso a Van Bommel, rigore e 2-0 di Bovo, subito espulso. Doppio palo di Ibra, 4 attaccanti, ma la confusione raramente paga. Gol della bandiera di Ibra e 2-1 finale.

“CASO” GATTUSO – Sto con Rino. Ma più in generale sto con tutti coloro che negli ultimi anni sono stati oggetto di inutili polemiche, per aver ecceduto nei festeggiamenti. Senza farla tanto lunga: da sabato sera noi siamo strafelici, da sabato sera sui blog nerazzurri è un susseguirsi di rosicate da paura: reazioni umane. Come umani, del resto, sono anche i giocatori. E allora lasciate che (almeno fuori dal campo, almeno durante i festeggiamenti) possano superare un certo limite di buon gusto comunemente e talvolta bigottamente inteso. Non vedo dove risiede lo scandalo in ciò che ha fatto Rino e in ciò che prima di lui han fatto Ambrosini, Materazzi, Totti o Samuel Eto’o, in un episodio del tutto simile. Insomma: c’è troppa sproporzione tra l’ineleganza di certi comportamenti e l’indignazione che suscitano.
Ancora più assurdo il tentativo di appaiare questo episodio con quello in Champions con Joe Jordan: una goliardata (eccessiva quanto volete) e un episodio violento, non hanno punti in comune. Così come, a parti inverse, non avrebbe senso avvicinare le magliette di Materazzi, ai suoi pugni nel sottopassaggio al povero Cirillo.

Lezioncina a Max: basta con Seedorf

Pirlo e Seedorf non possono giocare insieme. Ma noi lo sapevamo già da tempo. Ciò che non è accettabile è l’atteggiamento della squadra nel primo tempo. Se continui a passarla fuori dall’area non segnerai mai. La prima parata di Sirigu arriva al minuto 81′. La reazione, tardiva, arriva quando Seedorf, inguardabile, viene tolto dal campo.
Guardiamo i lati positivi: la Juve è fuori dalle coppe Europee, l’Inter invece dovrà ancora guadagnarsi Pechino, eliminare la Roma non gli basterà. E soprattutto spero che non rinnovino all’olandese.
Finale ideale di stagione: l’Inter ci pareggia in campionato e vince la coppa italia. Passeremmo l’estate a divertirci.
Un commento al rigore del 2-0, a parti invertite chissà cosa avrebbe detto Zamparini.

Festa o festa

https://i0.wp.com/www.bettable.it/wp-content/uploads/2010/04/Palermo-Milan.jpg?resize=304%2C187Palermo, ore 20.45. Semifinale di ritorno di Coppa Italia. Si parte stanchi, si parte con la mente ancora forse allo scudetto, alla festa di sabato scorso e a quella che ci sarà sabato prossimo con l’alzata di coppa. Arriviamo a Palermo forse sulle corde, ma arriviamo di fatto a quella che può essere l’ultima o penultima partita con un reale significato nella stagione. Vincere vuol dire tornare a Roma, per alzare magari un altro trofeo seppur insignificante e chiudere la doppietta. A questo punto, a campionato ottenuto, giocare la Coppa Italia, non ci costa nulla. Vincerla vorrebbe dire levare il secondo trofeo all’Inter ed evitare i soliti ruffiani che proveranno a pareggiare con una coppa di 5 partite i valori espressi in 38.

CONFERENZA – Allegri non parla da Milanello, ma dall’hotel Parco dei Principi di Roma, segno comunque di quanto la testa l’abbiano voluta tenere lontana dallo scudetto. Il Palermo potrà gestire la gara, partendo dal 2-2 dell’andata. Una conferma importante, quella degli arrivi di Mexes e Taiwo che dal prossimo anno entreranno a far parte della rosa. Indisponibili, forse, Boateng, Nesta e Zambrotta e Ibrahimovic, che quasi in un deja-vu della gara di campionato la salterà ancora, probabilmente per infortunio alla caviglia.

FORMAZIONE – Si proverà fino all’ultimo a recuperare lo svedese, che come a Roma dovrebbe partire titolare al fianco di Robinho. Dietro di loro agirà Seedorf trequartista di un centrocampo muscolare composto da Flamini, Ambrosini e Van Bommel (Gattuso è squalificato). Difesa titolare con Abate, Zambrotta, Thiago Silva e Nesta davanti ad Abbiati. Arbitra Rocchi. Una chicca. Delle tre gare fin qui giocate (Milan – Bari; Samp – Milan; Milan – Palermo) c’è stata una vittoria sola tra la gara di campionato e quella di coppa. E qui, in campionato, ci siamo già portati avanti. Espugnare Palermo sarà comuque una impresa, per vincere il nulla, ma comunque meglio di guardarsi le mani fino al 29 Maggio. Male che vada, la consolazione di vedere i gobbacci fuori dalle coppe Europee il prossimo anno, lenirà il (poco) dolore.

Le mie considerazioni sul diciottesimo

Il prepartita di Milan – Palermo arriverà nel pomeriggio. E’ giusto soffermarsi ancora una volta sul titolo confermato sabato sera, prima di passare oltre, al resto della stagione.

Punto Primo. Il titolo è stato voluto e portato a casa. Dal 2004/05 non avevamo mai visto una sessione d’acquisti improntata così sul campionato, la cui punta è stata Ibrahimovic, l’uomo scudetto per eccellenza (otto consecutivi con questo), certificata a Gennaio con gli acquisti di Cassano e Van Bommel. Acquisti mirati per il campionato. Lo volevamo e l’abbiamo portato a casa spendendo il meno possibile. Per questo, con massima onestà intellettuale, voglio ringraziare gli artefici del trionfo. Adriano Galliani e Silvio Berlusconi. E sapete quanto la cosa mi costi, soprattutto per il secondo. Ma questo titolo è il loro capolavoro.

Punto Secondo. Meriti anche ad Allegri, che è riuscito a portare a casa lo scudetto nonostante il regalo di mezza stagione. Ci ha messo un intero girone d’andata per assemblare la squadra ma poi quando l’ha assemblata ha costruito una vera e propria corazzata. Un fortino difensivo che nemmeno Mourinho era stato in grado di fare, che ha preso solamente sei reti in tutto il girone di ritorno che insommma sbanda ma non crolla.

Punto Terzo. In subordine Ibra e Pato, protagonisti con continuità, prima uno poi l’altro, quasi fossero lo stesso giocatore. Meglio Pato dello svedese. Perché ha segnato di più, perché ha segnato gol pesanti e perché quando è in forma è uno dei migliori al mondo e perché ha saputo trascinare la squadra nei momenti di difficoltà.

Punto Quarto. La rosa, ora possiamo dirlo, migliore d’Italia. Lo scudetto si è vinto soprattutto per tre nomi: Yepes, Flamini, Robinho. Nessuno di questi tre è titolare. L’anno scorso lo scudetto lo si era perso perché mancavano i sostituti di Nesta e Pato nel finale di stagione. Quest anno li abbiamo avuti. In questo Milan c’è stato tutto. Senatori (Inzaghi, Ambrosini, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Nesta, Abbiati), acquisti per l’annata (Ibra, Van Bommel), giovani di prospettiva acquistati nelle annate di transizione che sono cresciuti (Pato, Thiago Silva, Abate) e primavera inseriti perfettamente (Strasser e Merkel)

Punto Quinto. Le avversarie. Eclissate, ma questa volta per meriti nostri. Se l’Inter vinceva perché noi non facevamo mercato dopo essere arrivati dietro, la nostra fortuna è l’aver trovato un Moratti convinto e compiaciuto dopo aver vinto tutto. Troppi i meriti di Mourinho, almeno secondo gli interisti. Ma delle due l’una, o è forte l’allenatore o è forte la rosa. Da quanto veniva divinizzato il portoghese si capiva che la rosa non fosse comunque all’altezza. Hanno preferito confermarla, pensare che Maicon, Pandev, Milito ma anche Snejider, Stankovic e Thiago Motta fossero quelli della scorsa stagione era deleterio. Loro l’hanno fatto e noi ringraziamo. Inter e Roma in questo campionato avevano la stessa rosa della scorsa stagione ed ecco che fine hanno fatto le due corazzate della scorsa stagione. Ridimensionate, e non di poco.

Punto Sesto. I nerazzurri. A leggerli in questi giorni sono spettacolari. Se non vincono loro il gioco è truccato. E’ così che il Milan vince perché Berlusconi ha bisogno propaganda elettorale. Attenzione. Di elezioni però ci sono solo le amministrative e non sono previste elezioni nazionali, regionali, europee, provinciali importanti per i prossimi due anni. Come scusa è quindi un po’ scarsa. Rimane quindi la domanda: se Berlusconi controlla i campionati, come mai da quattro anni vincevano loro? La verità è che forse non sanno accettare che il calcio non è nato nel 2006. L’ha pensato bene Moratti, ricordando che con Berlusconi è 5-1 quando in realtà il risultato sul campo dice 4-8. La cosa migliore per noi è vederli continuare a considerare loro quel campionato. Calciopoli è finalmente finita. E’ non è un caso conquistare lo scudo proprio mentre veniamo assolti da ogni accusa nella requisitoria di Narducci. Il cerchio si chiude.

Ma il post non finisce qui: peggio dei tifosi troviamo i giornalisti, che dovrebbero essere meno faziosi e dare il buon esempio. Troviamo invece, su Internews tanti articoli di fegati spappolati, che qui di seguito riportiamo in una ideale top ten.

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Arriva uno stadio di proprietà?

Addio San Siro?

In queste ultime 24 ore vi sono state alcune importanti dichiarazioni sul futuro del Milan rilasciate ai media da Silvio Berlusconi, Barbara Berlusconi, Adriano Galliani e Ariedo Braida. Il proprietario ha ribadito che con la vittoria dello scudetto, come premio, arriveranno i rinforzi richiesti da Allegri. Già sistemato il reparto difensivo con gli acquisti di Mexes e Taiwo, sono in dirittura di arrivo le trattative per Marchetti e Astori. I dilemmi ed i conflitti riguardano invece il centrocampo dove la figlia Barbara vorrebbe, in contrasto con il padre, rinnovare il contratto ad uno solo di tre senatori in scadenza di contratto (Ambrosini, Pirlo e Seedorf) e ringiovanire un reparto, sulla carta, bisognoso di un’iniezione di gioventù.

A stupire sono proprio le dichiarazioni da applausi di Barbara in una intervista rilasciata al  Corriere della Sera di domenica 8. Indica la strada del futuro della società con idee chiarissime: 1) ringiovanimento della rosa e contenimento del monte stipendi, 2) aumento del fatturato con la costruzione di uno stadio di proprietà. Meno male che qualcuno, a torto, sosteneva che questa donna non capiva niente di calcio. Bisogna ricredersi sul ruolo cruciale che ha nelle decisioni del padre: aver convinto Silvio a costruire uno stadio di proprietà per il Milan laddove Galliani ci aveva provato varie volte, con esito negativo, costituisce un enorme successo. Questo è il gossip più segreto in via Turati.

Chiedo a voi compagni di fede: vi piacerebbe avere uno stadio tutto per noi o è meglio rimanere a San Siro? Unica nota negativa è che lo stadio si chiamerà Silvio Berlusconi.

I vantaggi economici di uno stadio nuovo sono evidenti, almeno 40 mil. di fatturato all’anno in più per la società Milan che ridurrebbero la differenza di fatturato con le due big spagnole ed inglesi, guarda caso tutte squadre in semifinale di Champions.

Tornando al mercato, i nomi che circolano per il centrocampo: Ganso, Bale, Essien, Poli, Costant, Inler sono ottimi per poter consolidare il primato in Italia, ma per la coppa questi eventuali acquisti non appaiono ancora sufficienti a colmare il gap che ci separa dal Barcellona.

We are the champions!

Il post-partita di oggi non può essere come un ordinario post-partita. Perchè il giorno dopo lo scudetto, non è un giorno normale e, soprattutto, perchè io della partita ci ho capito ben poco. La sofferenza era decisamente troppa per riuscire a concentrarmi sul gioco e gli occhi scappavano costantemente nell’angolino in alto a sinistra del teleschermo, sul cronometro, quasi a volerlo convincere di girare più veloce. Sofferenza che era apparsa già ben prima della partita, tensione stemperata da un camminata continua tra sala e cameretta…come prima del derby.
Perdere non sarebbe stato un disastro, ma la voglia di vincere era troppa, Piazza Duomo stava aspettando di tornare ad essere colorata di rosso e di nero.

E così è stato. Una notte intera di festa, finalmente, dopo 4 anni dall’ultima serata del genere. Verso le due di notte, un mio amico agnostico mi guarda con aria perplessa. Che c’è? No, è che son le due…siamo qui da mezzanotte…son due ore che non si fa altro che ripetere quei 5-6 cori e saltare, saltare, saltare. Non è un po’ monotono?
In effetti, a pensarci bene…il coro su Eto’o, quelli su Leonardo, i Campioni dell’Italia siamo noi, cori per Ibra, per Pippo e chi non salta nerazzurro è.  Sì, è vero: serata stupendamente monotona. Una monotonìa di bandiere e canti rossoneri, cosa vuoi di più? Con buona pace dell’amico agnostico, che si è subìto altre due ore di festeggiamenti.

La squadra della propaganda e dell'amore!

LO SCUDETTO DI TUTTI – E allora eccolo, eccolo il pezzo celebrativo, smielato e banalotto. E’ stato lo scudetto di tutti! Lo si dice sempre in questi casi, ma stavolta ne sono davvero convinto. Poteva essere lo scudetto di Ibra e direi che lo è stato fino a gennaio. Poi però, tutti hanno dato il loro contributo. Dai pilastri come Abbiati, Abate, Nesta e Franco Paolo Silva, ai panchinari/tribunari come Oddo, Strasser, Merkel, Jankulovski (purtroppo assente ieri sera) che nei momenti difficili, quando sono stati chiamati in causa, non hanno mai fallito. Questa è per me, la dimostrazione della vittoria del gruppo.
E poi tutti gli altri, la diga-Van Bommel, l’energia del Boa, i gol decisivi di Pato, il lavoro umile ma prezioso di Robinho, l’orgoglio dei senatori, Marione Yepes sempre perfetto, i 4 gol e 7 assist di Cassano, spesso decisivi e che arrivano con una media di uno (gol o assist) ogni 75 minuti.
E Massimiliano Allegri, of course. Fa centro al primo colpo, entrando nel cuore di molti Milanisti. Non è più il tipino imbarazzato e silenzioso della conferenza di presentazione. Lo si vede, ora è uno di noi, un pezzo del Milan. Partecipa con trasporto alla festa, a dimostrazione di un rapporto bellissimo coi giocatori che non hanno fatto altro che parlarne bene per tutto l’anno: i soloni che lo criticano, tengano conto del giudizio di chi lo vive quotidianamente. E’ piuttosto importante.

HO PERSO LE PAROLE – Saranno le poche ore di sonno, sarà che non sono bravo nelle occasioni di celebrazione, sarà perchè ti amo, ma non mi viene in mente nient’altro. Solo una gioia infinita che dura una v…eh no, col cazzo che cito loro (che l’hanno presa bene, a quanto vedo)!
Bellissimo, non ho altre parole. Godiamoci il momento, le emozioni, le immagini e tutto quello che di bello questo scudetto porterà. E’ il momento della festa. E’ il nostro momento.

I CAMPIONI DELL’ITALIA SIAMO NOI!!!

Tutti sul campo…

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…NESSUNO SE C’E’ CAMPO!

CAMPIONI D’ITALIA

Uno per diciotto

Gli ultimi metri di una corsa riservano poche emozioni per chi li guarda
solitamente si attende che chi li percorre giunga al traguardo.
gli ultimi metri per un atleta sono tutto il coronamento di una carriera,
le emozioni che si rincorrono nella testa, il pensiero a quelli trascorsi, la dedica agli amici
L’ultimo metro è lì davanti, il gruppo è a 8 secondi
A noi percorrere quel metro senza cadere, e tagliare il traguardo
DALLO STADIO OLIMPICO IN ROMA, ROMA-MILAN
LA FESTA SCUDETTO?

https://i0.wp.com/www.ilgiornaledipozzallo.net/wp-content/uploads/2010/03/roma-milan-7894f.jpg?resize=234%2C179Olimpico, ore 20.45. Ci siamo. Sette anni dopo, coincidenze e differenze. E’ ancora la Roma che come nel 2004 può darci lo scudetto alla terzultima giornata. Ma a differenza di sette anni fa non è una “finale” non si affrontano prima e seconda e non la giochiamo in casa. Si va infatti a Roma contro una squadra che ha saputo reagire nel finale e ha accorciato verso il quarto posto, obiettivo fondamentale per la prossima stagione dei giallorossi. Si va così a giocare un’altra partita vera dopo che il Bologna si è scansato a forza domenica scorsa mentre altri potranno approfittare domenica di una gara fittizia contro la Fiorentina giocata conoscendo già il nostro risultato, e così sarà anche la prossima domenica (in barba alla regolarità del torneo). Due sconfitte nostre e due vittorie loro aprirebbero scenari a cui non voglio nemmeno pensare. A Roma ci saranno proprio tutti, per fare gruppo nel momento cruciale della stagione, rientrerà Ibra dalla squalifica, e Pato dall’Infortunio.

NON SOLO IBRA – Ironia della sorte (anzi, nessuna sorte, proprio designazione) sarà ancora Morganti, come a Firenze, l’arbitro della gara. Quale miglior test quindi per il fischietto che tanto si è dichiarato suscettibile agli insulti di una partita con in campo Francesco Totti. Sarà ugualmente inflessibile?

TRA ERRORI ED ORRORI – Si vocifera comunque nelle zone di Roma che tutto sia già deciso a tavolino da tempo con l’Unipenalty qualificata per la Champions League come quarta. Troppi i soldi che potrebbero arrivare nella serie A dagli americani per perdere il treno. In quest’ottica vanno visti i tredici (si, tredici) rigori a favore della Roma in questo campionato contro i soli sei di Milan e Inter. Seconda in questa speciale classifica il Napoli che a quanto pare è riuscita a contrastare lo strapotere delle Grandi del Nord. Non ci saranno però De Rossi e Perrotta che nella gara contro il Bari hanno subito una espulsione ciascuno.

FORMAZIONE – Nonostante forse in questo momento la partita più importante sia quella di martedì (e abbiamo detto tutto), spazio ai migliori. Confermata la difesa titolare con Zambrotta, Nesta, Thiago Silva ed Abate, difesa che ha preso solamente un gol (dal Bari) in casa in tutto il girone di ritorno (e due in una gara singola di coppa italia, vero Sokratis?). A Centrocampo confermati Boateng e Seedorf nonostante la prova non positiva della scorsa settimana. Tornano Van Bommel e Gattuso, fuori quindi Flamini nonostante il gol. Davanti partirà titolare Ibra, ma non Pato che parte dalla panchina. Torna disponibile, almeno formalmente, anche Inzaghi. Chissà se per lui può esserci lo scampolo di gara giusto. Magari quei 5 minuti necessari a fargli segnare il gol scudetto.

PRECEDENTI – A Roma non vinciamo dal 2004/05 quando fu una doppietta di Crespo a permetterci di espugnare l’olimpico giallorosso. L’anno dopo fu Mancini (si il pacco) a firmare il gol che ci condannò alla sconfitta. Da lì in poi solo pareggi, risultato che a noi stasera andrebbe benissimo. Mi piace ricordare anche il precedente 2004, dove vincemmo per due reti ad uno l’andata della gara scudetto. Quell’anno battemmo quattro volte su quattro Coppa Italia compresa la Roma di Capello che in campionato umiliò Inter e Juventus in casa. In quella gara per loro segnò un giovanissimo Antonio Cassano, ora dall’altra parte. Forse, per la prima volta per lui in italia, quella vincente.

Storie di Calcio: Lazio-Milan 4-4, 1999

3 ottobre 1999, stadio Olimpico di Roma. Due grandissime squadre che si dice lotteranno fino alla fine per lo scudetto si affrontano dopo la clamorosa beffa subita dai biancocelesti l’anno precedente, superati all’ultimo dai rossoneri di Zaccheroni per uno scudetto davvero insperato.

Milan che presenta nella squadra titolare il nuovo acquisto Shevchenko, mentre Albertini deve lasciare spazio a Giunti. La Lazio ha una squadra pazzesca, con Boksic e Salas in avanti e gente come Nesta, Simeone, Veron, Almeyda in campo e un certo Roberto Mancini come riserva di lusso.

Lazio subito in vantaggio dopo 18 minuti grazie a Veron, che raccoglie una ribattuta sporca dopo un cross di Conceicao e di destro fulmina Abbiati. Il Milan però gioca bene e lo dimostra al minuto 35, quando Shevchenko lancia Serginho che sulla fascia sinistra è una scheggia, supera il suo diretto avversario e mette dentro per Weah, che da pochi passi colpisce male, la palla sbatte su Mihajlovic ed entra in porta. Un minuto dopo, però, arriva l’immediato vantaggio dei biancocelesti direttamente con un calcio d’angolo di Mihajlovic, che trova Abbiati goffo nell’intervento e la palla finisce in rete. Al 38′ la gara sembra addirittura chiusa quando Conceicao mette dentro per Salas che con uno stacco strepitoso di testa non lascia scampo alla retroguardia milanista. Il Milan però non ci sta e a due minuti dalla fine del primo tempo riapre la gara con un capolavoro di Shevchenko, che riceve da Guly, salta un avversario, dribbla il portiere e di destro mette dentro a porta vuota.
Nella ripresa il Milan fa di tutto per riequilibrare la gara e ci riesce al 63′, quando Shevchenko su rigore spiazza Marchegiani e gela l’Olimpico, ma il vero capolavoro arriva cinque minuti dopo, con Weah che dà la palla all’ucraino che in pochi metri stacca il suo avversario e di sinistro di rasoterra incrocia in modo perfetto. La difesa rossonera però non si dimostra sicura e al 72′ Salas dal centro dell’area riceve da Simone Inzaghi e tutto solo batte ancora Abbiati.

Una partita pazzesca fra due squadre fortissime. Gara che soprattutto ha consacrato il talento dell’ucraino Shevchenko, che si rivelerà negli anni successivi uno degli attaccanti più forti del mondo.

LAZIO: Marchegiani, Negro (34′ Pancaro), Nesta, Mihajlovic, Favalli, Conceição, Simeone (71′ S.Inzaghi), Almeyda, Veron, Salas, Boksic (61′ Mancini). A disposizione: Ballotta, Sensini, Gottardi,Stankovic. Allenatore: Eriksson.
MILAN: Abbiati, Costacurta, Ayala, Maldini, Guglielminpietro, Albertini, Ambrosini, Serginho (76′ N’Gotty), Giunti (61′ Leonardo), Shevchenko (86′ Gattuso), Weah. A disposizione: Rossi, Sala, Helveg, Bierhoff. Allenatore: Zaccheroni.
Arbitro: Sig. Bazzoli (Merano) – Guardalinee: Sigg. Mazzei e Contente – Quarto uomo: Sig. Minotti.
Marcatori: 18′ Veron, 35′ Mihajlovic (aut.), 36′ Abbiati (aut.), 38′ Salas, 43′ Shevchenko, 63′ Shevchenko (rig), 68′ Shevchenko, 72′ Salas.

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