Domani si festeggia lo scudetto?

Gira e rigira, in questi giorni ci stiamo tutti ponendo la stessa domanda: domani pomeriggio si festeggia lo scudetto? Alzi la mano chi non ha preparato il classico bandierone e non è pronto con gli amici a fare il solito carosello con le autovetture. Se poi a mente fredda si incomincia a ragionare, si possono trovare alcune ragioni per il si e per il no.

Le ragioni per il sì:

1) L’Inter affronta in trasferta una delle squadre più in forma del campionato.

2) Il Cesena è in lotta per non retrocedere e ci sono ottimi rapporti tra le due società.

3) L’Inter affronta questa trasferta con alcune assenze pesanti.

Le ragioni per il no:

1) Il Milan è fisicamente in affanno, si veda il secondo tempo dell’ultima partita con il Brescia.

2) La formazione di domani annovera assenze importanti come V. Bommel, Gattuso, Ibrahimovic e Pato.

3) Sembra che a centrocampo Allegri sia orientato a schierare davanti alla difesa Pirlo, con la contemporanea presenza di Seedorf a centrocampo.

Personalmente sono convinto che se gioca Pirlo, l’Inter e Milan pareggino e si conquisterà lo scudetto con la trasferta di Roma. Se non giocasse Pirlo invece aumenterebbero considerevolmente le possibilità di festeggiare domenica.

Concludendo, questo scudetto ha un sapore diverso da quelli degli ultimi anni: si assegna molto prima dell’ultima partita di campionato ed è anche la dimostrazione con i fatti di quanto il Milan sia stato superiore agli avversari malgrado le assenze: per squalifica di Ibra (5 giornate) e i vari infortuni di Pato, Boateng, Nesta (ora) e Thiago Silva (nella prima parte di stagione).

Un rossonero da raccontare… Franklin Rijkaard

Frank Rijkaard

Frank Rijkaard, l'olandese di ferro

Oggi parliamo dell’olandese di ferro, un giocatore bravo, serio, di cui si è sempre parlato poco, e che parlava poco, perché era un tipo silenzioso, misurato, un campione dentro e fuori dal campo.

L’ARRIVO A MILANO – Uomo di grande temperamento, aveva vinto tanto con l’Ayax, per poi fare la spola tra Portogallo e Spagna. Alla fine della stagione 1987-88 Arrigo Sacchi e Galliani sfidarono Berlusconi, che invece di Rijkaard voleva portare a Milano l’argentino Borghi come terzo straniero. A Lisbona non avevano potuto goderselo, infatti Rijkaard venne prestato al Zaragoza perché i portoghesi non lo tesserarono in tempo per le liste europee l’anno precedente. Proprio mentre nell’estate del 1988 era in atto una riunione del direttivo dello Sporting e una manifestazione di protesta degli ultras bianco verdi, che non volevano venisse ceduto l’olandese, arrivò Galliani, con uno dei suoi Blitz, e strappò la firma sul contratto di Franklin.

FAMIGLIA D’OLANDA“Francolino”, si ambientò subito a Milano, per formare, insieme a Gullit e Van Basten, il trio unico e irripetibile degli olandesi del Milan. Ad aiutarlo nell’ambientamento fu Ruud Gullit, già in buoni rapporti con Frank. Curioso il fatto che la moglie di Gullit (Yvonne) fosse anche la compagna di banco della moglie di Frank (entrambe le coppie successivamente divorziarono..). Come succede anche oggi, basti pensare al peso che ebbe la spice-wife di Beckham nel trasferimento al Milan, alcune mogli hanno sempre avuto l’ultima parola nei trasferimenti dei propri mariti.

UN SOLIDO FUORICLASSE – Cinque anni di grandi soddisfazioni. L’esordio è targato 9 ottobre 1988, il Milan schianta la Fiorentina 4-0. 142 le presente in campionato, 16 i gol. Col suo gioco entra nell’olimpo dei più grandi giocatori della storia del Milan. Nella squadra della Leggenda, gli imbattibili. Due scudetti, due supercoppe italiane, due Coppe dei Campioni, due supercoppe europee, e due coppe Intercontinentali. Da non dimenticare l’europeo vinto dall’Olanda del 1988, l’unico trofeo della storia Orange. E pensare che all’inizio Sacchi lo utilizzava come difensore centrale al fianco di Baresi, prima di inchinarsi alla vocazione da centrocampista di Francolino.

I campioni d'Europa

IL PROFETA – A pochi giorni dalla finale di Coppa dei Campioni di Vienna, del 23 maggio 1990, Rijkaard, quello che parlava poco, caricò i compagni, mostrando fin da quel momento le sue doti di uomo spogliatoio e futuro allenatore, lanciando una domanda provocatoria: “Avete paura del Benfica? Segnerò io, vinceremo 1-0”. Ironia della sorte, le sue parole furono profetiche. Accadde esattamente come pronosticato da Frank. Il suo addio al Milan arriva alla fine della stagione 1992-93, in un Milan – Brescia 1-1. Le due squadre passeggiano malinconicamente, quasi come per dire che l’addio di un campione così, sia stata una vera perdita per tutti.

Notizie dal Mondo – 12° Puntata: Speciale Clasico

Solo uno di loro può far bene il proprio lavoro in una partita.

Mourinho: “Ci è mancato un uomo per buona parte della ripresa“. Benquerença

Mourinho: “Sto zitto perchè se parlo la mia carriera di allenatore finisce“. Anche in conferenza stampa fa catenaccio.

Delirio a Milano dopo le ore 22.00. A casa Trevisani.

Mourinho: “Perchè l’arbitro ha espulso Pepe?“. Forse intendeva “solo adesso?”

Casillas: “Noi abbiamo impostato la partita sui 180′, non sui 90′“. Si prospetta un 4-0?

Mourinho esplode: “Questo calcio mi fa schifo!“. Ah anche a te?

Su Facebook spunta un gruppo: “Messi Marziano? Non oso immaginare quelli che l’hanno fermato“. Chiedete allo Schalke.

52° gol stagionale di Messi. Pareggiati i rigori in carriera di Totti.

Destinazione Wembley – 16° Puntata: La vendetta del Calcio

Come diceva un famoso spot: Josè... a cassa!

E cadde il mito di Mourinho. Non puoi pensare di eliminare il Barcellona impostando una gara difensiva. Mourinho è finito nella brutta copia di se stesso ancora più difensivo di quanto lo fosse stato lo scorso anno. Ma il grosso problema di impostare una gara del genere è che solitamente prima di farlo dovresti segnare e che, come già detto, ti può andare bene una gara ogni cinque, quella in cui tutti gli episodi, arbitrali compresi, ti dicono bene. Si era lamentato Mourinho di trovarsi sempre in dieci contro il Barcellona come se fosse un complotto arbitrale e non come se una espulsione giocando quel genere di calcio fosse ampiamente preventivabile (e già Marcelo è stato graziato prima di Pepe).

La vittoria del Barça è più di una semplice vittoria in una semifinale di Champions League. E’ la dimostrazione che contro l’anti-calcio, come citava el mundo Deportivo prima della gara, il calcio paga. In dieci dietro la linea della palla ci giocavano, 60 anni fa, le squadre scarse tecnicamente per riuscire a a strappare un pareggio in casa contro la prima in classifica, non quella che come rosa e organico è la principale pretendente del Barcellona alla coppa. E una squadra che per la rosa che ha dovrebbe essere fatta giocare diversamente: Benzema, Kakà, Higuain, Ozil tutti in panchina per dare spazio al modulo difensivista e catenacciaro che per una vittoria episodica avvenuta lo scorso anno qualcuno credeva vincente e trasformante squadre mediocri in invincibili.

Il Barcellona non si batte così. Il Barcellona si batte giocando alla pari, come ha fatto Wenger quest anno all’Emirates, con un Arsenal che in 10 vs 11 al Camp nou ha avuto la palla per eliminare i Catalani agli ottavi. Il Barça non ha fatto una grande partita: squadra ferma, lenta, terzini che non si inseriscono, basata sulle giocate di un campione al 51° e 52° gol stagionale. E vedere i giocatori del Real, la squadra storicamente più protetta dal sistema arbitrale nella storia del calcio europeo prendersela col direttore di gara per una espulsione sacrosanta non ha prezzo. Un applauso a Stark, che anche se tardivamente e contro le pressioni ricevute all’inizio della gara ha avuto un arbitraggio impeccabile.

"El puto amo" nel campo

Il Barça va a Wembley, affronterà probabilmente lo United, vittorioso, facile, contro lo Schalke. Quasi due partite fotocopia con uno Schalke che ha affrontato la gara in maniera molto molto simile ai madridisti. In maniera difensiva, salvato più volte dai miracoli di Neuer nel primo tempo, ma che nulla può su Ryan Giggs, giocatore per il quale ho finito ogni aggettivo di elogio, che qualcuno tende a sprecare nei confronti del nostro Seedorf. Ma i tedeschi a differenza dei madridisti sono semplicemente inadatti a una semifinale di Champions e, come il Villareal di cinque anni fa, arrivati qui per “Inter” ricevuta.

Giusto quindi, se questa sarà, trovare questa finale, la migliore possibile, la rivincita della finale di Roma. Ma di questa parleremo più avanti. Un ultimo pensiero sempre al portoghese, abilissimo ad avere i riflettori puntati su se stesso per nascondere gli scarsi risultati. Nel 2006/07 a Madrid silurarono capello perché nonostante la Liga vinta non esprimeva gioco. Basterà una Coppa del Re (briciole) per tenere il portoghese ancora sulla panchina del Real Madrid anche la prossima stagione?

Clasico, atto III

Josè e Pep qualche anno fa...strano il calcio, eh?

Real Madrid-Barcellona. Ancora. Terzo e penultimo atto della sfida infinita che sta catalizzando l’attenzione di tutto il mondo. E ogni partita diventa sempre più importante della precedente, in una sorta di crescendo rossiniano che toccherà l’apice tra 6 giorni al Camp Nou.

CLASICO I – La prima sfida ha un’importanza non straordinaria dal punto di vista della classifica, con una Liga già in mano al Barça, ma serve per capire se il divario è ancora quello del 29 novembre, della manita. No, non lo è più, il Real acciuffa il pareggio in 10 contro 11 e mostra una cattiveria e coesione di squadra in pieno stile Mourinhano: il confronto è tutto da giocare (nel senso che è aperto, perchè a giocarlo, in termini calcistici, è solo una squadra).

CLASICO II – Primo titulo da assegnare. A Valencia è ancora la fase difensiva di Mourinho a prevalere. Pepe a centrocampo, pressing ossessivo, raddoppi sempre pronti, 9 uomini dietro la linea della palla, fallo costante (meglio se intimidatorio) e quando l’arbitro fischia tutti ad accerchiarlo per protestare e spezzare il ritmo. Mourinho è entrato nelle teste dei suo giocatori e gli ha inculcato quella mentalità che io aborro, ma che oggettivamente porta i suoi frutti. E mò so’ cazzi.

CLASICO III – Stante quanto detto sopra, è il Real a trovarsi in posizione di vantaggio. Guardiola deve inventarsi qualcosa di nuovo, se non vuole sbattere per la terza volta (semifinale di ritorno dello scorso anno compresa) contro l’acerrimo rivale portoghese. Qualcosa è cambiato anche in Pep, che ha vestito i panni del nemico nel pre-gara lanciando frecciatine con lo scopo di togliere pressione alla squadra.
Squadra che non ci arriva benissimo: Adriano (unico laterale sinistro) e Iniesta non ce la fanno. Ed ecco allora che Guardiola pensa a tre canterani, quantomeno per la panchina: Thiago Alcantara, Martin Montoya (entrambi classe ’91) e Fontàs.
Dall’altra parte, assente Carvalho, ma Mourinho può contare su una rosa che sabato ha distrutto 6-3 il Valencia con in campo nove riserve, tra cui il tridente Kakà-Benzema-Higuain, uno dei quali (ma anche due) stasera andrà in tribuna, con in campo Ronaldo-Ozil-Di Maria e un Adebayor che avanza. Non proprio una coperta corta.
Il pericolo per i blancos è quello dei diffidati, con Cristiano, Di María, Sergio Ramos y Albiol a rischio ritorno.
Ma come detto il Madrid parte avvantaggiato, soprattutto dal punto di vista psicologico: loro hanno saputo modificare il loro gioco in criptonite per i catalani, che non hanno grosse alternative (eufemismo) al possesso palla prolungato.

PRONOSTICO – Praticamente scontato che stasera sarà una partita per nulla spettacolare e presumibilmente con non più di una rete. Se l’andazzo rimarrà quello delle prime due gare (e io penso che rimarrà quello), vedo favorito il Real, magari anche con un doppio pareggio, comunque di misura.
Il Barcellona per passare (sembrerà ovvio e forse lo è) dovrà essere perfetto. Perfetto e paziente. E magari anche fortunato negli episodi, Guardiola è in credito con la sorte e Mourinho da circa un annetto.

Godiamoci il presente e (speriamo) il futuro

Ci siamo quasi, lo scudetto è vicino, anche se ancora non è stato vinto e quindi invito tutti non a essere scaramantici, ma semplicemente a esultare sono nel momento in cui abbiamo la certezza matematica. Probabilmente manca poco, quindi abbiate un po’ di pazienza, soprattutto mi rivolgo ai più giovani che li vedo particolarmente euforici…

Sui meriti di questa grandissima impresa della squadra mi sono già pronunciato varie volte, inutile che mi ripeta. Anche sui demeriti mi sono già espresso, però sapete quanto mi piace criticare la società. E siccome io concedo sempre un’altra possibilità anche a chi fa cazzate, voglio sperare che la società, con la collaborazione preziosa dei dirigenti (che quando ci si mettono il loro lavoro lo sanno fare alla grande) si ravveda e cancelli tutti gli errori che ha commesso negli ultimi 5 anni.

E allora voglio sperare che quest’anno vengano presi giocatori nei ruoli in cui abbiamo maggiore bisogno (un terzino, un centrale, un mediano e una punta), ma soprattutto spero non facciano la solita fesseria di portarsi dietro quei senatori che, sia chiaro, hanno dato un contributo importante quest’anno, ma sui quali ormai non si può più contare. Allegri quest’anno ha creato una vera e propria corazzata capace di subire poco e soprattutto capace di essere continua, e alcuni vecchi della rosa non sono in grado di stare al passo già da qualche anno. Non possiamo ancora fare conto su un Seedorf che gioca bene 10 partite all’anno e su altri giocatori che passano metà stagione in infermeria. O meglio, considerando che i nostri vecchi sono un’infinità e visto che mandarli via tutti è impossibile, teniamone due o tre, non di più. Con i soldi che risparmieremo dagli stipendi enormi che prendono questi ex campioni, ricostruiamo una squadra che annovera comunque già grandissimi campioni del calibro di Ibra, Pato, Thiago Silva, ottimi giocatori come Abbiati, Boateng, Robinho e Flamini e giovani speranze come Abate.

Insomma, la squadra titolare praticamente è già fatta, mancano quei 5-6 innesti per rendere il Milan una rosa completa e soprattutto competitiva in campo internazionale.

Non so voi, ma io non voglio più vedere la mia squadra del cuore giocarsela alla pari con una squadra che in Inghilterra si arrabatta per conquistare l’Europa League.

Il segreto del Milan: una difesa impenetrabile

Il migliore del mondo

Esiste nel campionato italiano una regola non scritta: a vincere il massimo torneo è sempre la squadra che subisce meno reti. Quest’anno è il Milan la squadra con la difesa migliore, appena 23 reti subite. E questo risultato è stato ottenuto grazie all’eccellente lavoro dei  componenti del reparto. Come non elogiare Abbiati, che col passare delle giornate ha avuto un rendimento sempre più convincente fino al rendimento eccezionale in queste ultime giornate: rimarrà impressa nel ricordo di noi tifosi, per molto tempo, la pazzesca parata sulla linea di porta nel derby. Cosa dire del nostro Thiago che quest’anno è ancora maturato e migliorato fino a diventare per gli addetti ai lavori, il miglior centrale difensivo al mondo con Piquè del Barcellona . Un altro grazie al mitico Nesta, che ha saputo anche quest’anno garantire un’ottima annata . Bisogna doverosamente sottolineare la piena maturazione di Abate, che se manterrà nei prossimi anni il livello di prestazioni raggiunto, sarà il terzino destro titolare per molto tempo. A tutto questo bisogna aggiungere l’ottimo rincalzo che si è dimostrato essere Mario Yepes, un giocatore che  ha sostituito in modo eccellente i due titolari. Diciamolo subito, questo ragazzo in tutte le altre squadre sarebbe stato titolare. Ultimo arrivato nel mercato di gennaio ma non per questo meno importante, M. V. Bommel, il giocatore che ha permesso a questa difesa di diventare impenetrabile. Dal suo arrivo il numero di reti subite dalla squadra rossonera  è calato in modo vertiginoso. E’ l’anello di congiunzione perfetto e di equilibrio tra i reparti  di difesa e centrocampo così come Boateng è il perfetto anello di congiunzione e di equilibrio tra il centrocampo e l’attacco. Molte delle fortune di questa squadra passano dal lavoro poco appariscente per la squadra di questi due calciatori.

L'equilibrista

Allegri ha saputo trovare il giusto equilibrio tra la fase offensiva e quella difensiva. Erano anni, lasciatemelo scrivere, che non si vedeva un allenatore curare così bene la fase difensiva. Per questo quando penso a chi possa assomigliare Allegri, penso a Capello, che per il sottoscritto rimane il miglior allenatore  del Milan degli ultimi anni. Come non sottolineare che la fase difensiva quest’anno, vede la partecipazione di ben 8/ 9 giocatori e  viene già iniziata dai nostri attaccanti, con una forma asfissiante  di pressing, per impedire ai difensori avversari di impostare tranquillamente l’azione offensiva. Allegri ha saputo anche convivere con una catena importante di infortuni nel corso della stagione e nelle situazioni di emergenza ha saputo spesso scegliere bene tra i componenti della rosa, dando fiducia anche a due ragazzi come Strasser e Merkel, evidenziando un tesoro nascosto nella rosa.

Anche la società ha saputo agire in modo superbo: ha messo a disposizione dell’allenatore nel corso del mercato estivo ed invernale  molti giocatori che si sono rivelati protagonisti . L’obiettivo era chiaro: vincere subito spendendo il meno possibile, visto il dissesto finanziario in cui si trova il bilancio della società. Obiettivo raggiunto, interrotta (finalmente) la striscia di vittorie dei cugini nerazzurri.

E’ giunto il momento di riconoscere da parte di tutti  che anche il mercato di gennaio è stato eccellente. Oltre a Van Bommel anche Cassano, sia pur con tutti i  suoi  limiti ha dato il suo importante apporto con numerosi assist nel momento decisivo del campionato. Sarei curioso di sapere se c è ancora qualcuno che è convinto che è il mercato invernale dell’Inter è stato superiore alla luce delle recenti prestazioni di Ranocchia, Pazzini.

Concludo con una speranza per il futuro: invito i compagni di fede milanista a giudicare i giocatori acquistati non in base alla carta d’identità ma alle qualità dei soggetti, perché non si può storcere il naso per l’acquisto di giocatori di qualità come Yepes e V. Bommel. Nella nostra recente storia, sono stati sempre acquistati  anche campioni  a fine carriera come Pancaro,  Cafù e Rivaldo , giocatori  che hanno contribuito alle fortune di questi colori  rossoneri.

Notizie dal Mondo – 11° Puntata

https://i0.wp.com/www.molecularlab.it/public/data/Iside/2009411164419_bd1103-buona-pasqua-1206092036.jpg?resize=336%2C293Pasqua, Mourinho: “io no conosco jesu cristu, ma lui per me è dilettante. Io a risorgere ci ho messu minuti scincue

Il Parma espugna Udine, doppietta di Amauri: preparate le catene da neve.

Fine del mondo il 21 Maggio 2011. Se le inventano proprio tutte per non farci alzare la coppa.

(Adrianone, se ci leggi, puoi chiedere per Udine l’anticipo al venerdì?)

Sempre Parma, Leonardi: “Giovinco è un grande giocatore“. Poi si corregge: “scusate, avevo le lenti al contrario”

Partenone, ritrovata una delle statue scomparse dal Fregio di Fidia: era in campo mercoledì sera con la maglia numero 15.

Mazzarri prima del Palermo: “Daremo il 130%“. Mazzarri dopo il Palermo: “Banti ha chiesto di piùhttps://i0.wp.com/www.failla.it/wp-content/uploads/pasqua-elettorale-colored.jpg?resize=283%2C233

Milan, Leonardo: “Finalmente ce l’ho fatta a far vincere lo scudetto ai Rossoneri“. Visto che non era così difficile?

Totti, fallito l’aggancio a Baggio: apuntamento al prossimo rigore.

Mazzarri: “Ancora quattro finali”. Per il terzo e quarto posto.

Pioli: “La Roma è meglio del Milan” – e aggiunge – “stasera cancellerò il dolore per la sconfitta fissando il poster del milo sogno erotico: Rosy Bindi

Amelia: “Abbiamo scucito lo scudetto dalle maglie dell’Inter“. Poi ci siamo chiesti come cazzo han fatto a cucire del cartone.

https://i0.wp.com/www.tauro.altervista.org/images/Pasqua.jpg?resize=214%2C335Leonardo: “Mantenere questa continuità di risultati non è da tutti“. Derby, Schalke e Parma. Sì, in effetti non è male.

Berlusconi: “Ronaldo è difficile che arrivi“. Si è appena ritirato dal Corinthians.

(Ah ma perché voi pensavate potessimo prendere un altro ronaldo?)

Il commento di Berlusconi sullo scudetto: “Io l’avrei vinto con tredici punti di vantaggio“.

Il commento di Ibra sullo scudetto: “Vaffa*** bast***”

Buon diciottesimo anche agli interisti, loro lo festeggeranno per ben due volte.

A 4 punti dal sogno

I Campioni d’Italia entranti che fanno corsa solitaria da ormai una settimana, si presentano al Rigamonti con una distanza tra sè e lo scudetto che si è già ridotta semplicemente stando seduti in poltrona: la sconfitta dei Destabilizzati avvicina a (massimo) 7 lunghezze il diciottesimo. La sofferta vittoria riduce il margine a 4 punti e trasforma le prossime sfide in match ball.
Era forse giusto che la vittoria scudetto (non che prima fosse in bilico, ma questa ha un sapore speciale) fosse particolarmente sudata e complicata, a rispecchiare una stagione che gli 8 punti di vantaggio sull’inter possono far apparire più semplice di quanto non sia stata. Ma tutto è cambiato quel magico 2 aprile, la sera della svolta. In bene per noi, in male per Leonardo. Ed ora eccoci qui, stanchi ma contenti, pronti ad alzare un trofeo che manca dal 2004.

LA PARTITA – Comincia con due problemi fisici la trasferta: Gattuso resta fuori e Thiago stringe i denti. Iachini si gioca il tutto per tutto: tridente con Eder-Diamanti-Caracciolo.
Primo tempo a ritmi non altissimi, col Milan che sfiora a più riprese il vantaggio quando scambia in velocità, soprattutto grazie a un ottimo Cassano. Il Brescia si chiude e riparte (mai pericolosamente e quasi sempre sulla nostra sinistra). Primo tempo che si conclude con un episodio curioso: Boateng viene spogliato letteralmente della maglietta in area.
Secondo tempo che inizia nella stessa maniera, qualche gol sbagliato e poi, all’improvviso, usciamo dal gioco: il Brescia con orgoglio attacca, meriterebbe anche la rete, ma in contropiede Seedorf lancia Cassano, che mette Robinho in porta…e stavolta lo fa. Il gol scudetto.

SENZA PUNTE E’ DURA – Sembra un pareggio scritto quando Cassano si mangia l’ennesima occasione. In realtà la prestazione da parte dei nostri giocatori offensivi  è stata più che buona,  ma come è logico che sia, è mancato quel killer istinct che avrebbe portato a segnare prima. Ma va bene così, 1-0 che ricorda quello del 2004, gol di Pippo Pancaro. Uno poco avvezzo al gol, un po’ come Binho.

MATCH BALL – Si comincia domenica prossima, Milan-Bologna. Se l’inter non passa a Cesena e noi facciamo i tre punti, è finita. Altrimenti rimandiamo tutto alla settimana successiva, a Roma. Poi Cagliari e infine Udine. Preferirei la prima, se non altro per poter festeggiare dal vivo, dato che sarò allo stadio. Ma è questione di giorni.

PAGELLE:

Abbiati 8: nel finale vola come nel ’99 su Bucchi.
Abate 7.5: stupisce il secondo tempo di straordinaria personalità.
Thiago Silva 6.5: in condizioni precarie. Eroico.
Yepes 6: nel primo tempo fa il doppio lavoro, nel secondo soffre un po’.
Zambrotta 6: non sempre perfetto, ma è l’affidabilità fatta a persona.
Flamini 5,5: sempre troppo acerbo, manca quel quid per fare la differenza.
Van Bommel 6: solido, solido, solido. E ammonito, era diffidato.
Seedorf 7: non imperiale come nelle ultime uscite, ma è il cervello del Milan.
Boateng 5: oggi male. Confuso e fumoso.
Cassano 6.5: sbaglia qualche gol, ma ogni occasione porta la sua firma. Cala alla distanza.
Robinho 6.5: lo fa o lo sbaglia, lo fa o lo sbaglia, lo fa o lo sbaglia. L’ha fatto. Wow.

L’ultima fatica?

https://i0.wp.com/static.blogo.it/calcioblog/kevin_prince_boateng_gol_esultanza_milan_brescia_4_ansa.jpg?resize=268%2C166Stadio Rigamonti, ore 19.00. Sabato di pasqua, e come da tradizione nel laico stato italiano, unico in Europa, si giocano tutte le partite in questa giornata. Come se non bastasse è un ulteriore turno favorevole a noi con l’Inter che riceve in casa la Lazio nello spareggio per il terzo posto (stavolta non si potranno scansare) e un Napoli che andrà a Palermo, potendo vedere subito se e quanto sarà demotivato dalla sconfitta casalinga. Per lo scudetto ci mancano nove punti ma potrebbero anche essere di meno. Brescia, Bologna e Cagliari sono quindi l’ideale ostacolo tra noi e lo scudetto, un pari in queste tre gare ci obbligherà a non perdere nè a Roma e nè a Udine.

CONFERENZA E FORMAZIONE – Allegri ha caricato la partita, dicendo che è la più importante del campionato, che potrebbe segnare la fine dello stesso in un senso o nell’altro. La partita sarà ancora una volta partita vera, col Brescia che impegnato nella lotta per salvarsi non può disperdere o regalare punti. In difesa rientra Yepes, assente ancora Nesta, in tribuna il greco dopo aver regalato i due gol della partita di mercoledì. Rientrano Van Bommel e Gattuso a centrocampo, confermato (purtroppo) Seedorf. Attacco obbligato con Boateng, Robinho e Cassano.

L’ORA DEL BARESE – Sarà quindi proprio Cassano a dover essere decisivo nelle, forse, ultime occasioni della propria carriera. Di fianco a Robinho per le prossime due gare, in un attacco tecnicamente in emergenza ma che può contare comunque su due fuoriclasse. Ulteriore prova per dimostrare che questo Milan non è assolutamente Ibra-dipendente, come già detto nel girone d’andata. A proposito di andata, quella fu una grande partita, un 3-0 (uno dei tanti di questa stagione) netto, senza soffrire e in soli 30 minuti. La speranza è quella di ripetersi, mancano nove punti e cinque giornate. Arriviamo al traguardo in scioltezza, se possibile.

Storie di Calcio: Sampdoria-Milan 3-2 (1993/94)

31 ottobre 1993, stadio Marassi, Genova. L’invincibile armata rossonera di Fabio Capello sfida la grande sospresa del campionato, la Sampdoria allenata dal bravissimo Ericksson e che annovera tra le sue fila ex di grandissimo spessore colme Gullit ed Evani. I blucerchiati giocano con il coltello fra i denti fin da subito, ma la superiorità dei rossoneri è imbarazzante e lo si vede anche dai giocatori in campo. Capello si affida al turnover, parola che ai quei tempi conoscevano solo i tifosi rossoneri, e in virtù della regola che ancora imponeva alle squadre italiane di schierare massimo tre stranieri in campo decide di mandare in campo tante alternative ai titolari: gente come Ielpo, Panucci, Boban, Laudrup, Savicevic e Simone fino a quel momento avevano giocato poco o nulla.

Milan che parte in quarta e passa subito in vantaggio all’11’ con Albertini, che raccoglie una corta respinta della difesa avversaria e dal limite dell’area fa partire un piatto destro preciso che non lascia scampo al portiere. Dopo un palo preso dai doriani cion Sacchetti, i rossoneri ribadiscono il loro dominio dal punto di vista tecnico-tattico con il raddoppio firmato da Laudrup al 25′: Donadoni sulla sinistra umilia il suo diretto avversario come al solito, dal fondo fa partire un cross di esterno destro incredibile per il danese, che stoppa di sinistro e di destro mette dentro con un perfetto rasoterra.

Partita chiusa? Macchè, ci pensa l’arbitro a cambiare le sorti dell’incontro. Al 56′ Katanec sulla trequarti prova un lancio in area che già vede un uomo blucerchiato in fuorigioco. La palla viene respinta dal Milan e raccolta ancora dalla Sampdoria, che riprova con Evani a lanciare Gullit sulla fascia, in fuorigioco pure lui di due metri. L’arbitro lascia inspiegabilmente continuare e lo stesso Katanec di testa accorcia le distanze. Al 71′ il fischietto è l’unico in tutta Italia a vedere un inesistente fallo di Costacurta su Mancini, che poi trasforma dagli 11 metri. La cosa più vergognosa accade però qualche minuto dopo: Baresi effettua un rilancio che viene intercettato con la mano in modo volontario da Mancini, che poi dà un gran pallone a Gullit che dalla distanze con un bel diagonale batte Ielpo.
Il Milan proverà a buttarsi in avanti, ma è la Samp a rendersi pericolosa in contropiede e la partita finisce così.

Una vera e propria vergogna. Il Milan di quegli anni (che vinse lo scudetto in tranquillità) si poteva battere solo in questo modo.

Nota di colore: grande stagione dell’Inter, che conquistò una memorabile salvezza conquistata nel finale e si andò a piazzare al sest’ultimo posto.

SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Rossi (55′ Bertarelli), Gullit, Vierchowod, Sacchetti, Lombardo, Katanec, Platt, Mancini (89′ Serena), Evani. All.: Eriksson
MILAN: Ielpo, Panucci, P. Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Donadoni (87′ Al. Orlando), Boban, Laudrup, Savicevic (64′ Massaro), Simone. All.: Capello
Arbitro: Nicchi
Reti: 11′ Albertini, 25′ Laudrup II, 56′ Katanec, 71′ rig. Mancini, 78′ Gullit

httpvhd://www.youtube.com/watch?v=SG5fH4q7EIs

Pareggino in coppetta

Niente da fare, la Coppetta non mi dà emozioni, nemmeno in semifinale. Finisce 2-2 a San Siro e se il Milan vorrà accedere alla finale (cosa che per larghi tratti non è sembrata) dovrà andare a vincere il 10 maggio a Palermo. Partita strana, specie in un primo tempo tatticamente imbarazzante, con squadre lunghe e ritmi da amichevole estiva. Più canonica nella ripresa, ma traspare chiaramente la sensazione di provare a portare a casa un risultato decente, senza sforzarsi troppo. E francamente mi accontento di quello che ho visto, l’importante era preservare quei due-tre uomini chiave per Brescia.

LA PARTITA – I campioni d’Italia entranti colpiscono dopo 4 minuti: Oddo pesca Ibra tutto solo sul secondo palo e lo svedese torna alla rete. 10 minuti dopo pareggia Pastore, entrando come un coltello nel burro tra Oddo e Papa. Si va al riposo sull’1-1, come detto, partita bruttina.
Nella ripresa il Milan fa la partita, il Palermo riparte e colpisce con Hernandez. Quando siamo sull’orlo del tracollo, una reazione di orgoglio ci porta ad attaccare confusamente e a trovare il primo gol rossonero di Emanuelson che di sinistro fissa il punteggio sul 2-2 finale.

TOP & FLOP – Migliore in campo, per impegno, corsa, sacrificio è Kevin Prince Boateng. Enorme Thiago Silva, che gioca senza compagni di reparto e nonostante tutto evita l’imbarcata. Le note dolenti sono Pirlo, assolutamente fuori condizione e improponibile in campionato in questo momento e Papastathopoulos, prestazione da mani nei capelli, ma non infieriamo. Malino Cassano, ma del resto un po’ tutti galleggiano sulla linea del 5.5, al massimo una sufficienza stringata. Ah, menzione per Amelia, che salva il risultato con una gran parata.

BILANCIO – Si è riunito oggi il CDA per approvare il bilancio 2010. La perdita si aggira sulla 70ina di milioni. Troppi in ottica fair play finanziaro. A preoccupare è soprattutto il dato relativo ai ricavi, che non crescono. La soluzione è tracciata da Galliani: i ricavi è difficile incrementarli, dobbiamo quindi abbassare i costi che per una squadra di calcio sono rappresentati dagli stipendi dei giocatori.
Ridurre i costi, ma allo stesso tempo allestire una squadra competitiva anche per l’Europa, ovvero l’unica strada percorribile per rimpinguare le casse. Per questo motivo non sembra realistica l’ipotesi di una cessione eccellente: rappresenterebbe l’uovo oggi, ma è più importante porre le basi per una gallina domani. Ne riparleremo tra un mesetto e forse qualcosa in più, ora c’è uno scudetto tra le nostre mani da portare a casa, senza scivolare come babbioni.

Riecco Zlatan

San Siro, ore 20.45. Semifinale d’andata di coppa Italia, coppa per cui a campionato quasi acquisito possiamo fare un tentativo. Non è la semifinale di chi deve assolutamente vincere per salvare la stagione (ma un trofeo di 5 partite la salva veramente?), quella si è giocata ieri a Roma. Vale comunque però la pena provarci, senza però fasciarsi troppo la testa se andrà male. Affrontiamo quindi una squadra da questo punto di vista più motivata di noi: il Palermo infatti è obbligata a vincere per disputare l’Europa League la prossima stagione, e, sabato, riceverà il Napoli per la lotta scudetto.

FORMAZIONE – Allegri ha detto che schiererà la migliore, ma qualche cambio, inevitabilmente, rispetto alla gara con la Samp, ci sarà. Un centrale è confermato: Thiago Silva, al suo fianco, con Yepes tenuto a riposo e Nesta infortunato, uno tra Bonera, Papastathopulos e Legrottaglie. Antonini subentrerà a Zambrotta sulla fascia sinistra. Confermato Abate a destra, Gattuso e Pirlo a centrocampo insieme a Flamini che partirà titolare dal primo minuto. In attacco Boateng, Cassano e ovviamente Ibrahmovic, la cui squalifica, data l’applicazione all’italiana delle regole, non vale in coppa Italia e quindi una buona notizia data l’assenza, per infortunio, di Pato. Da vedere come si comporterà, dopo le due prestazioni, di Bari e Firenze. Nella ripresa dovrebbe poi subentrare Robinho, importante dare un tempo di riposo a entrambi i componenti della coppia d’attacco di Brescia.

CLASICO BIS – In contemporanea alla gara di San Siro, stasera, andrà in scena a Valencia la finale secca di Copa del Rey, secondo dei quattro clasici tra Barça e Real Madrid. Partita movimentata dalla notizia di una probabile squalifica di Iniesta per essersi fatto ammonire volontariamente nella semifinale di Champions League in modo da ripulire la diffida. Cosa che fecero proprio i giocatori del Real Madrid in quella famosa 5° partita del girone contro l’Ajax, ma lì ricevettero solamente una multa: chi prese un turno di squalifica fu proprio Mourinho. Alla faccia della parità di trattamento. Non aspettatevi una bella partita, anzi, probabile che vada in scena la replica di sabato scorso, tanto criticata da Crujif. Questo Barça è troppo forte per giocarci a calcio contro. Giocando a a un’altra cosa, il Real può vincere.

L’ennesimo capolavoro

Non abbiamo vinto ancora nulla, chiariamolo, e invito tutti a non esultare prima di avere la certezza matematica.

Però, va detto, la partita contro la Sampdoria è stata l’ennesima dimostrazione delle capacità  di Allegri come allenatore e dei giocatori dal punto di vista tattico, nella preparazione della partita.

La partita, l’avete vista tutti, è stata tutt’altro che facile e il 3-0 non rende idea di quanto abbiamo dovuto faticare per sbloccare il risultato. D’altronde noi eravamo in emergenza, con Pato quasi subito fuori sostituito da un giocatore che in confronto Ronaldinho appare come un corridore, e in più una squadra avversaria arroccata dietro e molto ben organizzata, per lo meno fino alla magia di Clarence Seedorf.

Eppure Allegri l’aveva prevista proprio così la gara. La squadra non ha mai perso la testa e non ha commesso l’errore di alzare la sfera e buttare palloni davanti, cosa che senza Ibra sarebbe stata totalmente inutile. Abbiamo mantenuto il possesso e abbiamo aspettato l’occasione per colpire rimanendo attentissimi in fase difensiva, senza mai (MAI) scoprirci.

Mister, che ne pensa di Leonardo?

Come non complimentarsi con una squadra che non perde mai la testa (a parte uno, ahimè)? Neanche nelle partite con Bari e Palermo la squadra si è disunita, ha sempre mantenuto la compattezza necessaria per una rosa che mira a vincere una competizione lunga come il nostro campionato. Abbiamo visto che altre squadre, dopo due partite storte, sono crollate malamente. A noi non è capitato.

Attacco migliore, maggior numero di vittorie, minor numero di sconfitte, ma soprattutto squadra che ha subito meno gol fra tutte quelle del campionato. La legge di Don Fabio, tanto per cambiare, non tradisce mai. E il Milan di quest’anno, fatte le giuste proporzioni e chiarendo che il Milan di Capello era nettamente più forte dal punto di vista dei giocatori, mi ricorda proprio quell’armata imbattibile.

Lo spettacolo lo lasciamo ai seguaci di Telè Santana.

I bluff scoperti

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Che brutta fine per l'asino...

E’ probabile che la 33° giornata passerà alla storia come quella decisiva per questo campionato. Passa il Milan, e fa bottino pieno, mentre perdono le due inseguitrici, Inter e Napoli. Se per l’Inter a Parma mi aspettavo un pareggio, la vittoria dell’Udinese era ampiamente pronosticabile. Il Napoli non è da scudetto, e non lo scopriamo oggi. Il Napoli ha perso tutti gli scontri diretti con le prime, tranne la vittoria truffaldina contro la Lazio. Il Napoli è una squadra che l’unico scudetto della sua era recente l’ha vinto grazie a una vera e propria truffa ai nostri danni. Napoli andava avanti per forza d’inerzia sostenuta da un sogno impossibile. Ora il sogno è forse finito, e attenzione: non mi stupirei ora di un crollo partenopeo.

Che da scudetto invece non fosse l’Inter lo sapevamo già dal girone d’andata. Troppi gli infortuni, sbagliata la preparazione, e soprattutto la rosa non è più la migliore. E qui un plauso va fatto alla società, che ha saputo portare in due sessioni di mercato Boateng, Robinho, Ibrahimovic, Van Bommel e Cassano: i cinque fuoriclasse che hanno permesso di colmare e invertire il gap con i nerazzurri, a fronte di due soli fallimenti: Papastathopulos ed Emanuelson. Il primo ha dimostrato di non essere da Milan perché semplicemente scarso, il secondo di essere un buon giocatore ma incompatibile tatticamente con il nostro modulo. Bastava comprare per tornare a vincere? No, vedi Juventus che ancora oggi continua a collezionare solamente fallimenti di mercato. L’Inter è partita con la stessa rosa che aveva vinto tutto, pensando però di avere in mano il nuovo Barcellona e non una squadra premiata dagli episodi la scorsa stagione, e vincente di un campionato per soli due punti contro una Roma che nessuno a Settembre dava nelle prime quattro. L’errore più grave è stato vendere Balotelli e non Milito, che una estate fa aveva mercato (e a cifre consistenti) ora non se lo prenderebbe più nessuno. Poi la cacciata di Benitez, colpevole di aver detto una verità scomoda, e gli acquisti tardivi e sbagliati. Pazzini e Kharja sono due discreti giocatori, niente di più. L’Inter è stata tenuta in piedi dai gol del primo finché questo ha potuto, crollato lui è crollata l’Inter. Leonardo alla fine, dipinto come l’allenatore dei miracoli per aver sfruttato la preparazione dello spagnolo al fine di raggiungere il picco nella parte centrale di stagione ha recuperato soli due punti al Milan, e lo ha fatto grazie ai recuperi. Dall’inizio del girone di ritorno infatti abbiamo perso un solo punto e lo abbiamo fatto dall’Udinese.

Udinese che quindi ora torna a puntare al quarto posto, tagliata fuori la Roma, sconfitta da un Palermo che mercoledì contro di noi darà tutto per provare ad entrare in Europa League. Qualora i rosanero dovessero eliminarci e arrivare in finale contro l’Inter ecco che una tra Roma e Juventus si troverebbe fuori dalle coppe Europee. A proposito di Juventus si sono spente a Firenze le residue speranze di quarto posto. La Juve era incapace di tirare fuori tre vittorie consecutive da un anno e mezzo, normale che alla quarta si sia fermata. Dietro è bagarre, col Bari che retrocede matematicamente (grazie di aver rotto le palle a San Siro), il Brescia che potrebbe farlo se non trova i tre punti contro di noi e la Samp che viene scavalcata dal Cesena. Onore al Genoa che nonostante la salvezza acquisita si è giocato la propria partita a viso aperto e l’ha portata a casa, così come stava facendo il Cagliari. Bologna invece raggiunti i 40 punti sta diventando un supermarket. Chi ne vuole tre, si accomodi alla cassa.

Per quanto riguarda noi mancano a questo punto nove punti su quindici, forse anche sette considerato che il Napoli non farà bottino pieno. Io comincio a intravedere un certo ottimismo. La domanda è ancora se…? O possiamo già chiederci quando?

Forza INLER!

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Se tutto va bene a questi ragazzi a fine campionato dobbiamo un favore… !

P.s. e se fossimo noi, all’ultima giornata, a poter decidere dell’ammissione alla CL dell’Inter???

Belli vincenti e spuntati

Milan batte Sampdoria 3-0. Il primo dei sei ostacoli che ci attendevano è stato spazzato via. Superato il catenaccio doriano, partita vinta in scioltezza, purtroppo arrivano comunque cattive notizie dall’infermeria, in particolare dall’infortunio dell’unica punta in organico, cioè Pato. Saluta il tricolore l’inter, che perde la quarta partita delle ultime cinque. Ma andiamo con ordine.

LA PARTITA – Allegri conferma il Milan di Firenze, col cambio forzato Ibra-Robinho. La Samp recupera Gastaldello, esclude Ziegler e si affida a Pozzi-Maccarone davanti.
Primo tempo secondo copione, la Samp alza le barricate. Per segnare servirebbe un calcio da fermo, non proprio il nostro forte. Ma mai mettere limiti a Clarence Seedorf, che sblocca su punizione. Il resto è gestione e infortuni: Abbiati e Pato vanno k.o.
Secondo tempo: la chiude Cassano su rigore in meno di dieci minuti. Diventa pura accademia e c’è spazio per il terzo gol. Spettacolare azione Cassano-Seedorf, col barese che mette Robinho in condizione di non poter sbagliare. 3-0. Inizia un forsennato zapping tra Bernabeu (per il Clasico) e Tardini (per la Leomuntada). A San Siro non c’è partita, si segnala il rientro di Pirlo, qualche occasione per il poker e, sottolineamolo, tanto impegno fino al 90′.

CHI BEN COMINCIA – Come con l’inter, come con la Fiorentina, il gol del vantaggio arriva relativamente presto. Abitudine piacevole, già avuta in passato, durante il filotto di ottobre-novembre, con le reti nei primi minuti a Bari, inter, Brescia, Bologna. Era importante soprattutto oggi, davanti ad avversari che difficilmente ci avrebbero impensierito e che quindi puntavano tutto sul rosicchiare secondi su secondi. Una volta segnato, di fatto, non c’è stato più match, quello di Seedorf è stato una sorta di golden gol.

SPUNTATI – La nota dolente, dicevamo, è il problema muscolare di Pato, primo del 2011, ma ennesimo della carriera. Aspettiamo gli esami, ma a sensazione, almeno un paio di settimane le salterà. Stante la sciocchezza di Ibra, siamo senza attaccanti di ruolo. Cassano-Binho-Boateng possono in qualche modo compensare, bisognerà lavorare bene sui tre superstiti e fare di necessità virtù. Nel frattempo Pippo scalda i motori.

CIAO INTER – Per quanto mi riguarda erano già fuori dalla sera stupenda del 2 aprile. Ma in molti Milanisti si è creata negli anni una sorta di riverenza verso di loro, sfociata spesso nel ritenerli più pericolosi di quanto effettivamente fossero. Adesso son fuori dai giochi, 8 punti (che diventano 9) in 5 partite sono fuori portata anche per Leonardo, il formidabile Leonardo.

Leonardo inciampa nella corsa a ostacoli

PAGELLE & DINTORNI -Amelia entra ma è come se non giocasse (s.v), Abate (7.5) è impeccabile nelledue fasi, Thiago e Marione danno sicurezza (6.5), in particolare mi chiedo se il colombiano non abbia raccolto meno di quanto potesse in carriera. Zambrotta strappa mezzo punto più del solito (6.5). Sufficienza per Gattuso e Van Bommel, sui quali dovrei ripetere le cose che vengono dette settimanalmente. Seedorf (10 con lode e inchini) è magnifico e tappa la bocca agli scettici. Manca solo il gol al Principe, quello integro, giocatore totale (6.5). Binho (7) trova la via della porta oltre alla consueta buona gara, Pato (5.5) ci lascia presto, sostituito da un Cassano (7) delizioso, ma facilitato da un avversario che non c’è.