Destinazione Monaco – 2° puntata: Poteva andare peggio

Mentre l’attenzione di tutto il mondo calcistico mondiale si volgeva sul ritorno del Clasico di Supercoppa di Spagna tra Barça e Real, in questi due giorni si è giocata l’andata dei playoff per l’accesso alla Champions League. Playoff che indirettamente ci riguardano, dato che l’eliminazione di una tra Bayern e Arsenal ci garantirebbe ancora per un anno una fortunosa prima fascia al sorteggio dei gironi, il che non sarebbe male considerando la nostra puntuale sfortuna nel sorteggio.

Con il Bayern atteso a un facile confronto con quello Zurigo che tanto male ci ha fatto, le nostre speranze non potevano che ricadere sull’Udinese: abbinata nel sorteggio all’Arsenal, ha messo in scena una sfida che dodici mesi fa sarebbe stata di ben altro livello. Ora, invece, niente Fabregas e Nasri (e stavolta mancava anche Van Persie), niente Sanchez e Inler. Senza tutte queste stelle, hanno deciso, più del gol di Walcott ad inizio partita, la sfortuna nella mira di Di Natale e la bravura di uno Szczesny (ohibò, l’ho scritto bene!) che è finalmente riuscito a far atterrare a Londra il suo gemello portiere di talento.

Ed a pesare non è tanto la sconfitta per 1-0, quanto il non essere riusciti a segnare un gol all’Emirates. Con quello, al Friuli sarebbe stato tutto più facile, e Udine avrebbe potuto davvero sognare. Ce la si può fare comunque, se Totò Di Natale è in palla: l’ultima frase è delizia ma anche croce dei tifosi udinesi, e in attesa che sboccino nuovi campioni basarsi troppo sui gol di un pur grande cannoniere sembra troppo per puntare al doppio impegno. Ma già arrivare al girone sarebbe una grande gioia, per loro, per l’Italia calcistica e anche per noi, come ho già fatto notare prima.

Nelle altre partite di martedì, per concludere i risultati dei playoff piazzati, il Lione come prevedibile ha piegato 3-1 il Rubin Kazan, mentre tra Twente e Benfica il 2-2 di Enschede favorisce i portoghesi in vista del ritorno. La sorpresa viene dall’ex-Cecoslovacchia: in continuità con lo Zilina dell’anno scorso, la rivelazione di questi preliminari sembra essere il Viktoria Plzen. 3-1 ad un Copenhagen che sembra il gemello spento della squadra di un anno fa e fase a gironi ipotecata. Nell’ultima partita di martedì, uno spento 1-1 tra il Bate Borisov e lo Sturm Graz.

Altre cinque partite – due dei piazzati, tre dei campioni – mercoledì. Incontro di cartello, già citato prima, è Bayern-Zurigo. Perentorio il 2-0 dei tedeschi, con gol di Schweinsteiger (mettiamoci l’animo in pace) e Robben, ma soprattutto una dimostrazione spaventosa di forza e controllo. La sorpresa del giorno, invece, viene dalla Danimarca. Precisamente da Odense: l’OB è riuscito a tenere gli attacchi di un Villarreal dalle pistole caricate a salve e a segnare in contropiede a fine partita, tra lo sconcerto del Sottomarino Giallo.

Le altre tre partite del giorno vedono, come del resto le prime due, tre vittorie delle squadre di casa: il Malmö che tanto aveva fatto faticare i rossoneri domenica annichilito 4-1 dalla Dinamo Zagabria, 2-1 del Maccabi Haifa sul Genk (il cui gol è curiosamente stato siglato dall’israeliano ed ex-Maccabi Barda), ed infine 1-0 del Wisla Cracovia sull’APOEL Nicosia. Episodio curioso in quest’ultima partita: tale Malecki, autore del gol, ha esultando mostrando non una dedica alla fidanzata o al figlio, ma l’immaginetta di Wojtyla. Evito di commentare.

Comunque si conferma ancora una volta il fallimento del nuovo sistema Platini per i playoff: è evidente quanto sia forte lo squilibrio tra certe gare e altre, e questa cosa non mi va giù. Come penso non vada giù a molti di voi.

Il sistema è saltato

E’ di oggi la notizia di questa dichiarazione di Galliani: “I calciatori pagheranno la tassa di solidarietà come tutti gli altri“. Spesso mi riesce difficile, ma stavolta non posso fare altro che condividere le parole di Galliani. Cavolo, per loro parlare di cifre da finanziaria è normale, per loro è ordinaria amministrazione andare al “lavoro – chiamalo lavoro – con Ferrari, Lamborghini e chi più ne ha, più ne metta.

Proprio oggi vedevo Studio Sport: mi sono soffermato sull’immagine del venditore di rose che, tra i fazzoletti dei tifosi, lasciava il ritiro sulla sua bella Ferrari bianconera. Destinazione Daghestan, destinazione 20 milioni di euro netti a stagione, peraltro nemmeno con la tanto temuta “tassa di solidarietà”. Mi è sorta una domanda esistenziale: se il nostro devolvesse un anno di ingaggio in beneficenza, magari farebbe qualcosa di più che segnare, per il suo Camerun.

Liga 2011/12, il nuovo logo

Badate bene, non voglio fare demagogia, capisco poi situazioni che sono altre da quelle dei grandi campioni, le situazioni di coloro che magari col loro stipendio da calciatore di serie minori stanno pagando il mutuo. E rispetto tantissimo figure come quelle di Tommasi, o come il buon vecchio Sergio Campana. Ma mi dà fastidio vedere altri nomi porsi a capofila di queste battaglie. Nomi di gente che non è certo in difficoltà, come Iker Casillas, a capo della fazione di coloro che vogliono lo sciopero nelle prime due giornate di questa Liga.

Eh già, la Liga. Dove una squadra con debiti che sfiorano il miliardo e senza un euro in cassa può permettersi di spendere quaranta milioni per un panchinaro, con l’ennesimo prestito, dove altre squadre possono permettersi di non pagare anni di stipendi senza nemmeno venire penalizzati, dove nonostante la crisi economica si continuano a sponsorizzare truffaldini sconti fiscali per i calciatori stranieri. Mi domando fino a quanto tutto questo potrà continuare, fino a quale punto il sistema riuscirà a sopravvivere.

E mi ricordo anche la vicenda del calciatore dello Sporting Gijon ritiratosi a 24 anni perchè “il calcio è capitalismo, il capitalismo è morte“. Sì, fosse stato un operaio di Pomigliano o di Mirafiori certo non si sarebbe licenziato perchè “la FIAT è capitalismo, il capitalismo è morte“. Ma oramai si vede, il sistema sta implodendo. E’ solo questione di tempo.

Il mercato in quindici giorni

Tornato a casa

Fabregas al Barça. Beffato il pizzaiolo, che non riesce dopo Ibra a imbastire la seconda trattativa impossibile dopo, appunto, quella che ha portato lo svedese in rossonero. Il mercato del Milan si preannuncia quindi di nuovo tutto da impostare nei prossimi quindici giorni in attesa del gran colpo a centrocampo. Un mercato che comunque potrebbe concludersi in maniera positiva anche rimanendo così come siamo in un momento in cui le nostre rivali per il titolo italiano hanno venduto. Se dunque il gap contro il Barça non solo non si è colmato, ma è aumentato, la magra consolazione è che lo stesso è avvenuto a livello italiano, col Milan candidata principale (se non unica) per il prossimo scudetto mentre la principale rivale vende, rivale forse ora mutata nel Napoli.

CASSANO? Il Barese è forse il punto di scambio del mercato, pezzo pregiato che interessa ad altri club e dal quale il Milan non solo potrebbe ricavare qualche soldo ma anche mettere una cospicua plusvalenza a bilancio. Anrò forse controcorrente ma solo rendendomi conto del talento del barese sembra che quest ultimo abbia messo la testa a posto. Cassano come quarta punta è forse un lusso ma che ci possiamo permettere e che a stagione avanzata può fare la differenza come nella scorsa. L’alternativa è un vice-Ibra, leggasi ritorno di Borriello con scambio alla pari e un ritorno nella capitale. Non mi convince: meglio, per ora tenersi Antonio.

MISTER CHI? Fallita quindi la trattativa del pizzaiolo, l’obbligo è quello o di un ripiego, o di imbastirne un’altra, lampo, nei prossimi 15 giorni. Schweinsteiger difficilmente arriverà dato che dopodomani sarà impegnato nel preliminare contro lo Zurigo che, di fatto, lo escluderà dal mercato non potendo più disputare da quel momento la coppa dei Campioni con un’altra squadra in questa annata. Non posso e non voglio credere che arriveranno Montolivo e Aquilani con il budget a disposizione sul mercato. Non voglio nemmeno credere che sarà Kakà il colpo promesso da Berlusconi, colpo che risulterebbe più mediatico che altro. Voglio credere che mister X sia un nome che ancora non è uscito in questi giorni, sul taccuino del pizzaiolo, come piano B. Un’idea ce l’ho… anzi due. E arrivano entrambe dall’inghilterra, dove Raiola ormai sta setacciando il mercato.

Davanti bene, dietro…

Anche oggi Cassano sugli scudi

Alla fine il tabù dei rigori di questo precampionato è stato sfatato, e forse è un bene esserci tolti questo piccolo peso. Nella sfida del ritorno a casa di Ibra – in pratica una serata concepita esclusivamente a sua celebrazione, con tanto di grande coreografia dei tifosi svedesi – il Milan ha sconfitto dopo 3 rigori (ai tempi regolamentari ci si era fermati sul 2-2) i campioni di Svezia del Malmö.

Partita dai due volti: nei primi quaranta minuti il Milan gioca come sa, attacca e convince. Cassano non sente la fatica dell’impegno con la Nazionale, anzi è galvanizzato, dialoga bene con Emanuelsson e per ben due volte Boateng si trova la palla dell’1-0: ma si sa, il ghanese non è che sia un gran tiratore. La mezzala olandese, invece, dimostra ottima forma e un bel piede: suo è il cross per l’1-0, che Cassano riesce a siglare con un facile colpo di testa. Subito dopo il gol, però, i rossoneri si afflosciano: non si riesce nemmeno a finire il primo tempo in vantaggio, dato che alla prima azione utile Durmaz trova un gran tiro dalla distanza che batte un incolpevole – anche se spento – Amelia. Nota di colore: nell’intervallo consegnati dei premi ai familiari di tre svedesi che hanno davvero fatto la storia del Milan: Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Nils Liedholm, il mitologico Gre-No-Li.

Nel secondo tempo, invece, il Milan sembra non essere nemmeno uscito dagli spogliatoi: tempo tre minuti e, complice un erroraccio di Rodrigo Ely (unica macchia in una prova comunque sulla sufficienza), gli svedesi trovano il 2-1. Al 15′ un momento che diverrà importante per motivi diversi da quanto è sembrato in quel momento: esce Ibra tra le ovazioni di tutto lo stadio, entra Kingsley Boateng. E sarà proprio il giovane attaccante della Primavera, cannoniere l’anno scorso degli Allievi campioni d’Italia, ad acciuffare il pari, imbeccato da un ancora brillante Cassano.

Dunque rigori – solo 3 per non si sa quale arcano motivo: due gol per parte, ma poi il terzo rigorista svedese sbaglia e Oddo segna. Da 0 su 4 a 3 su 3, è indubbiamente un bel progresso. Alla fine della partita, la brutta notizia del giorno: la caviglia di Ibra sta scricchiolando, e si teme.

Il titolo riassume molto di questa partita: davanti sembrava il Milan del secondo tempo della Supercoppa, pur senza Pato (uno dei tantissimi assenti) ma con in più un Cassano indemoniato, capace di fare il bello e il cattivo tempo in una difesa molto più avanti in preparazione e con uno dei grandi obiettivi stagionali – il preliminare di Champions con la Dinamo Zagabria – alle porte. Lati positivi anche Kingsley Boateng (segna dovunque, comunque e in qualsiasi categoria, questo ha un bel futuro alle porte) e Emanuelsson, che forse ci fa dimenticare per un giorno tutta la querelle sulla mezzala. Pur con tanti alibi, i lati negativi sono tutti in difesa: sì, tante assenze, ma il peggiore in campo è stato Taiwo, uno che dovrebbe partire titolare e che era stato ampiamente pubblicizzato. Marsiglia – direi – non ci porta mai bene.

MALMÖ – MILAN 2-2 (4-5 d.c.r.)
27′ Cassano (MI), 36′ Durmaz (MA), 48′ Malm (MA), 89′ Kingsley Boateng (MI). Rigori: Ricardinho (MA) gol, Cassano (MI) gol, Fernandez (MA) gol, Emanuelsson (MI) gol, Figueiredo (MA) parato, Oddo (MI) gol.
MALMÖ (4-4-2): Melicharek; Stenstrom, Andresson, Jansson, Hamad; Mehmeti, Pekalski, Mutavadzic, Durmaz; Figueiredo, Larsson. All: Norling
MILAN (4-3-1-2): Amelia (45′ Abbiati); Antonini (60′ Comi), Bonera, Ely (72′ Abate), Taiwo (72′ De Sciglio); Gattuso (45′ Oddo), Ambrosini, Emanuelson; Kevin Prince Boateng (45′ Van Bommel); Cassano, Ibrahimovic (60′ Kingsley Boateng). All: Allegri

A casa di Zlatan

https://i0.wp.com/milantropia.blogosfere.it/images/malmoe-milan-ibra.jpg?resize=242%2C144Swedbank Stadium, ore 18.30. Terzultimo impegno del precampionato per il Milan neo-supercampione d’Italia. Si gioca a Malmoe, in Svezia, là dove Zlatan Ibrahimovic iniziò nel 1999 a giocare con i professionisti. L’avversario dovrebbe, almeno sulla carta, lasciare presagire una passeggiata facile, nonostante i campioni di Svezia secondo la logica Mourinhana dovrebbero essere più ostici da affrontare dei recenti, umiliati, vice-campioni d’Italia. Malmoe che per questo è leggermente più avanti di noi con la preparazione, giocando mercoledì l’andata dei preliminari di Champions League contro la Dinamo Zagabria. Champions League di cui il Malmoe è l’unica squadra svedese ad aver disputato una finale nel lontano 1979, persa contro il Nottingham Forest.

IN CAMPO IN SVEZIA… Sarà un test importante per chi si deve giocare il posto da titolare, in particolare Antonio Cassano. Il Barese ha dimostrato con la nazionale di poter fare qualcosa ad alti livelli, nonostante la solita stampa di casa RCS provi a destabilizzare ulteriormente l’ambiente per la scelta di affibbiargli la fascia di capitano (sarei curioso di sapere se tra i comportamenti ineccepibili di Cannavaro c’è anche il video in cui si inietta una siringa o tra quello di Facchetti quello di avere la linea you&me con Bergamo designatore, inoltre quali siano queste abilità tecniche possedute da Facchetti e Bergomi superiori al barese non è dato saperlo) e che auspica a tutti i costi per il Barese un futuro lontano da Milanello. Sarà anche un momento di mercato con Raiola che riferirà a Galliani del tentativo fallito a Londra per Cesc Fabregas e proverà a inventare un colpo negli ultimi giorni di mercato con l’ombra di Kakà che si avvicina sempre più in vista del trofeo Berlusconi, minacciosa e inquietante. Ibrahimovic partirà ovviamente titolare, rimarranno invece a casa quasi tutti i rossoneri impegnati con le nazionali: Nesta, Thiago Silva e Yepes in particolare a cui è stato concesso del riposo supplementare. A casa anche Clarence Seedorf per un colpo subito al ginocchio in allenamento e messo a riposo precauzionale potranno trovare spazio anche dei giovani: ne sono stati convocati ben cinque Un solo precedente tra le due squadre, nella coppa dei campioni del 1969 col Milan sconfitto per 2-1 in Svezia e vincente 4-1 fra le mura amiche. Oggi sarà una sfida decisamente meno importante di quella ma non per questo meno probante per chi si gioca il posto da titolare a partire da Cagliari.

… E NEL PRIMO CLASICO Alle 22 invece tutti a Madrid per il primo clasico della stagione. Barça e Real si giocano infatti la Supercoppa di Spagna che, a differenza di quella Italiana, prevede una gara di andata e una di ritorno giocate rispettivamente nello stadio delle vincenti di Copa del Rey e Campionato, con Mourinho che stavolta mette già le mani avanti in caso di sconfitta definendo il trofeo “il meno importante della stagione” mentre invece l’ex portiere Madrileno Francisco Buyo mette pepe alla sfida dicendo che il Real vincerà l’andata per cinque a zero. Insomma la stagione spagnola inizia con il botto e anche questa partita si presenta come quella di riferimento per la stagione 2011/12.

Una mentalità inferiore?

E questo tizio qua sarebbe Mr. X?

Ribadisco quanto già scritto ieri da Diavolino. Manca solo l’ufficialità: Cesc Fabregas è praticamente un giocatore del Futbol Club Barçelona. È già in viaggio per la Catalogna e ha già ricevuto il benvenuto di alcuni suoi compagni (Valdes, Pujol, Piquè). Da un lato mi vien da pensare fin quando ancora certuni potranno permettersi di spendere 40 milioni per un giocatore in un ruolo in cui si è già ben coperti e che giocherà non più di una partita ogni dieci. Che verrà, inoltre, pubblicizzato come grandissimo “prodotto della cantera”, anche se le sue prestazioni non se le sono proprio assicurate a costo zero.

Dall’altro mi fa specie pensare come quella società che solo quattro anni fa dichiarava ogni stagione come grande obiettivo la Champions League, ora dimostri di non essere disposta a far niente per essa, accontentandosi – perchè questa è l’unica parola possibile da usare, accontentandosi – di uno scudetto o di un titoletto qualunque. Non dimentichiamoci, per favore, di quello che siamo, e non adeguiamoci ad una mentalità inferiore. La mentalità delle seconde squadre, di quelli disposti a vendere l’unica stella della propria squadra al primo oligarca accorso con una valigetta di soldi fetenti. Ma di questo parlerò più approfonditamente nei prossimi giorni.

Montolivo e Aquilani, questi sono i nomi: e sarebbero questi i gran Mr. X? A questo punto, spero che tutta quella sia stata una boutade, anzi per essere più schietto una balla per sviare i giornalisti. Peraltro la Fiorentina non è così ben disposta a cedere Montolivo, in un calciomercato che per lei è stato di smobilitazione, e Aquilani ha più volte espresso il desiderio – mah, contento lui – di tornare alla Juventus. Per non parlare del nome peggiore che possa arrivare: la minestra riscaldata di nome Ricardo Izecson dos Santos Leite. I nomi che si susseguono sono via via sempre più sconcertanti: ancora oggi si legge di un’offerta per Drogba. Drogba, 33 anni. Ma quei tempi non erano finiti?

I 560 milioni di euro della multa del Lodo Mondadori sono solamente una scusa: Silvio, caccia i danè che ce li hai. E mostriamo una volta ancora cosa è essere l’AC Milan. Anche se oramai sembra sempre più un utopia, con nostro sommo rammarico. Pronto, ovviamente, come per tutto, a essere smentito. E non ne sarei triste.

Se avessimo voluto fare una squadra decente anche in prospettiva, non avremmo mandato via Merkel, Strasser, Paloschi e compagnia bella, e magari ora avremmo esercitato il nostro bel diritto d’opzione su Kucka. Anche giusto per fare uno sgambetto a quelli là, il che non ci sta mai male.

No alle seconde scelte

https://i0.wp.com/milantropia.blogosfere.it/images/montolivo-milan-anteprima-400x269-323430.jpg?resize=227%2C152Fabregas alla fine andrà a Barcellona. E’ quanto trapela ultimamente dagli ambienti di mercato. Nonostante i gunners stessi non vogliano rinforzare una diretta avversaria per la Coppa dei Campioni, nonostante Fly Emirates sia essa stessa interessata a tenere il campione tramite rinforzo del giocatore, nonostante Wenger mai e poi mai lo cederebbe ai catalani.

Era questa, la probabile, unica operazione di mercato rossonera con Raiola al lavoro ormai da mesi in terra d’albione. Operazione in cui il Milan non è riuscito a battere sul tempo il Barça come era già capitato lo scorso anno con l’acquisto di Robinho, cercato anche dai catalani. E ora che farà Raiola? Proverà ad inserirsi fino all’utimo per lo spagnolo, ma la volontà del giocatore appare chiara e ineluttabile: o Barcellona o nulla. Fa niente se non avrà il posto da titolare garantito, anzi, lo dovrà togliere a un certo Xavi, non proprio l’ultimo arrivato.

La sensazione è che si vada verso un ripiego. Sarebbe ancora accettabile quel Gareth Bale tanto osannato dieci mesi fa per la gara contro l’Inter (una delle pochi ad alti livelli del suo anno), sarebbe un evidente ripiego di cui non abbiamo bisogno l’acquisto di uno tra Montolivo ed Aquilani (casualmente entrambi in gol con la nazionale mercoledì sera), sarebbe un terribile spreco il ritorno di Kakà. Bello, sentimentale, che darebbe ancora una volta la conferma che nella carriera di un top player dopo il Milan c’è il vuoto, ma inutile.

Può essere uno di questi a spuntarla? Probabile. Può servirci? Assolutamente no. L’obiettivo era quello di rinforzare per l’Europa una squadra che nonostante qualche problema a centrocampo rimane la grande favorita per il prossimo campionato. E né Montolivo, né Aquilani spostano quegli equilibri in Europa che lo spagnolo poteva contribuire a cambiare. Insomma, per dirla alla Galliani, a meno di un gran colpo, per il diciannovesimo siamo a posto così.

Il risultato che non ti aspetti

Cassano sugli scudi

Nella bolgia del San Nicola l’Italia ce l’ha fatta: sconfitte per due a uno le riserve della Spagna. Riserve, sì, ma se giocano nella nazionale campione del mondo ci sarà comunque un motivo (anche se ricordo che anche tale Simone Barone ha un Mondiale in bacheca). Un bel clima, spalti, come avrebbero detto i radiocronisti di un tempo, pieni in ogni ordine di posto, ma soprattutto un grande protagonista, nella sessantina di minuti in cui ha giocato.

Numero 10 e fascia da capitano al braccio, Antonio Cassano ha sfavillato come forse non lo vedevamo dal 2004, dopo che finalmente ha ritrovato in maglia azzurra la sua Bari, la sua gente, quei ragazzi un po’coatti e caciaroni quale era anche lui un tempo, e forse anche l’energia. La voglia di giocare, di farsi vedere, di dimostrare chi sia. Ben altro che quello degli ultimi mesi: sprazzi di classe misti a buio allora, corsa, tocchi di fino e bei passaggi oggi.

Dopo il doveroso minuto di “silenzio” per il portierone di Yokohama Pazzagli, è subito sprint la partenza degli azzurri: al 5° Criscito prende il palo con una bordata da fuori area (Casillas battuto), in una difesa priva di Ramos Montolivo, Cassano e Rossi fanno il bello e il cattivo tempo ed è proprio il viola, ben imbeccato dal difensore dello Zenit (uno dei migliori in campo) ad aprire le marcature con un pallonetto. Dopo 200 minuti e più, dopo sette anni in cui tanto è cambiato, l’Italia fora la porta della grande Spagna. Torres si fa male subito dopo il gol azzurro, entra Llorente ed è con questo cambio che coincide l’aumento del ritmo da parte delle Furie Rosse: al 31′ rigore dubbio ben trasformato da Xabi Alonso che spiazza Buffon. Finale poi in crescendo per i campioni del mondo, mentre l’Italia, nonostante un paio di occasioni (Cassano che manca di pochissimo un gol che sarebbe rimasto nei ricordi di molti) sembra un po’ spegnersi.

Ora tutti si sarebbero attesi il dilagare della Spagna, ma succede l’impensabile: dopo metà tempo e diversi cambi, a prendere le redini della gara è l’Italia. Qualche occasione per la Spagna, con un grande Buffon capace di salvare su una preoccupante azione del duo Villa-Silva, ma alla fine lo score sarà di 2-1 per l’Italia: mentre tutti i tifosi già si preparano a gustarsi la fine di un soddisfacente pareggio, Aquilani scaglia una bordata che Raul Albiol – oggi bocciato come tutta la difesa spagnola – devia in porta beffando Valdes. Valdes bravo anche alla fine a contenere il risultato ed evitare una figuraccia, su una facile occasione in realtà più che altro fallita da un quasi impalpabile Balotelli, che insieme a Pazzini aveva rilevato Rossi e l’osannato Cassano.

In conclusione Prandelli non può che ritenersi soddisfatto: contro giocatori di ben altro livello, una buona prestazione soprattutto a livello difensivo, Criscito e Chiellini sugli scudi e un attacco ben determinato. Ben determinato, sì, peccato che non si giochi sempre a Bari. Del Bosque, invece, non può dire niente se non fare una bella ramanzina ai suoi, spenti e forse ben più orientati ad essere in forma con il loro club. Partita nella partita, se Cassano ha brillato come una stella a San Lorenzo, deludente e impalpabile l’altro pugliese della gara: Thiago Alcantara è entrato solo nel secondo tempo e ha deluso tutte le attese. Ma ne sentiremo parlare molto.

ITALIA-SPAGNA 2-1
Marcatori: Montolivo (I) 10′, Xabi Alonso (S) 37′, Aquilani (I) 85′
ITALIA: Buffon, Maggio, Ranocchia (77′ Bonucci), Chiellini, Criscito, De Rossi (65′ Aquilani), Pirlo, Thiago Motta (45′ Marchisio), Montolivo (74′ Nocerino), Cassano (59′ Balotelli), Rossi (59′ Pazzini). All: Prandelli.
SPAGNA: Casillas (45′ Valdes), Iraola (45′ Thiago Alcantara), Piquè (45′ Busquets), Albiol, Arbeloa, Javi Martinez, Xabi Alonso, Iniesta (45′ Villa), Cazorla (80′ Juan Mata), Silva, Torres (14′ Llorente). All: Del Bosque.

Patate, riso e calcio

1-4-2009: gran momento

Su Bari si accendono stasera i riflettori del grande calcio: nessuna delle due squadre ha brillato particolarmente negli ultimi mesi, ma Italia-Spagna è sempre, pur da amichevole, la sfida tra i vincitori degli ultimi due Mondiali. Grande l’accoglienza dei tifosi baresi, ma non si vedono scene simili a quelle che ricordo con piacere di quattro anni fa: una pacifica invasione di tifosi in kilt e un clima di grande convivialità. Domani si boccheggerà nel catino barese: un caldo da girone infernale, ma – si spera – anche l’affetto della gente.

IL PROTAGONISTA: Non possiamo girarci intorno: il vero protagonista è Antonio Cassano, finalmente all’esordio in Nazionale a Bari [ricordo – da partecipante – i fischi a Lippi di due anni fa per l’ennesima esclusione di FantAntonio]. Secondo Prandelli, che continua a stravedere per lui, il genio di Bari Vecchia avrebbe perso tre chili per questa partita, ma a giudicare dalle immagini non si nota più di tanto. C’è comunque la spinta di un tifo che sarà più per lui che per l’Italia, che potrebbe moderare non solo la sua scarsa forma ma anche le vicissitudini di mercato.

Mi duole dirlo, quella di Cassano è stata una scommessa da noi fallita: e, purtroppo, ha perso l’ultimo treno verso la consacrazione. Dopo, corse sospese. E il rammarico di un grande talento rovinato dalla testa di un ragazzo che esce dalla povertà estrema e trova soldi facili e bella vita. L’ha detto anche Casillas: “Ha talento, è un peccato che ogni tanto vada fuori di testa, ma è un fenomeno”. E non è l’ultimo arrivato, il buon Iker.

GLI AZZURRI: Solo nel pomeriggio di ieri l’Italia è arrivata a Bari per svolgere la rifinitura al San Nicola. Prandelli sembra avere quasi le idee chiare sulla formazione: di fianco a Cassano ci sarà Giuseppe Rossi, con Balotelli in panchina (e non mi sento di biasimarlo). L’unico dubbio sembra tra Montolivo e Aquilani: l’ex juventino sembra comunque il favorito per ricoprire un inusuale ruolo di trequartista.

GLI AVVERSARI: Spagna sì, ma quasi Spagna B [per quanto possa cambiare]. Assente Fabregas (secondo lo stesso Del Bosque, turbato dalle troppe voci di mercato) ma non solo: molti giocatori di Barcellona e Real, in primis Puyol, non saranno della sfida data la condizione fisica incerta. Il motivo è semplice: domenica c’è la Supercoppa di Spagna e non si vuole rischiare di arrivarvi fuori forma.

La curiosità dei media però è tutta su un probabile esordiente dal primo minuto: Thiago Alcantara. Per il giovane talento del Barça è quasi un ritorno alla terra natale (mai però considerata tale): figlio di Mazinho, allora giocatore del Lecce, Thiago è nato secondo la maggior parte delle fonti a San Pietro Vernotico [paesino in provincia di Brindisi]. Secondo altri, invece, la sua nascita sarebbe da collocare proprio a Bari. Ultimo prodotto della oramai mitologica cantera, ha mostrato già grandi cose sia con il Barça B di Luis Enrique che in prima squadra. E sicuramente è da tenere d’occhio.

I PRECEDENTI: Spagna e Italia si affrontano per la ventinovesima volta nella storia: 9 a 8 per gli azzurri, con undici pareggi. Ma non si segna dal 2004: un gol di Vieri nell’amichevole dell’addio di Baggio. Dopo di quello, due confronti con una sconfitta 1-0 in amichevole e la sfortunata gara persa ai rigori nell’Europeo 2008. Ci fosse andata meglio, l’epopea della Spagna campione di tutto forse non sarebbe mai nemmeno iniziata. E non ci saremmo mai dovuti sorbire il Lippi-bis.

LO STADIO: Ad ospitare il match l’Astronave di Renzo Piano, la sfortunata cattedrale nel deserto simbolo di quell’Italia ’90 che fu come Attila per l’Italia calcistica e non solo. Si parla di una sua ristrutturazione, e sarebbe anche ora: i problemi, oltre a palcoscenici non adeguati alla grandezza dell’impianto, si registrano nell’incuria, nella depressione e nella pericolosità delle zone circostanti e in una dannosa e fatta male pista d’atletica – ma i fondi del CONI facevano gola ai soliti noti… I precedenti a Bari parlando di 7 vittorie e un pareggio, di cui in questo stadio 3 vittorie – tra cui la finale per il 3° posto dei Mondiali ’90 – e il pareggio di Italia-Irlanda del 2007. Segnalo navette gratuite per lo stadio per i per ora 43000 in possesso del biglietto della partita (e quelli che non ce l’hanno, fa niente, tanto saliranno comunque).

ITALIA – SPAGNA (Stadio San Nicola – ore 20.30)
ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Maggio, Ranocchia, Chiellini, Criscito; Thiago Motta, De Rossi, Pirlo; Aquilani (Montolivo), Rossi, Cassano. C.T.: Prandelli.
SPAGNA (4-4-2): I. Casillas, S. Ramos, R. Albiol, G. Piquè, A. Arbeloa, A. Iniesta, X. Alonso, Xavi, D. Silva, D. Villa, F. Torres. C.T: Del Bosque.
Arbitro: Brych (GER)

Storie di Calcio: Borussia M. – Inter 7-1. (Annullata) (1971)

https://i0.wp.com/www.repubblica.it/2009/04/sport/calcio/inter-lattina/inter-lattina/inte_15666571_47200.jpg?resize=321%2C219

Prescritti degli anni 70

Venderò la mia Ferrari. Non voglio avere più niente a che fare con gli italiani“. E’ forse la frase di Günter Netzer, ex calciatore del Moenchengladbach che più sintetizza uno dei più vergognosi episodi della storia del calcio. Quel Borussia – Inter 7-1, a un anno dalla mitica semifinale italotedesca dell’Atzeca, passerà alla storia come la partita della lattina.

Il 20 Ottobre del 1971 una Inter campione in carica si presenta a Moenchengladbach, per gli ottavi di finale di coppa dei Campioni con la sicurezza tipica di chi è campione d’Italia e si immagina una facile vittoria in terra tedesca. L’Inter scende in campo infatti imbragata e svogliata e si fa sorprendere già dopo sette minuti. E’ Heynckes a sbloccare la gara dopo sette minuti svegliando l’Inter con Boninsegna. L’Italiano pareggia dopo dieci minuti, ma non basta poiché Le Fevre riporta in vantaggio i tedeschi un minuto dopo. Qui succede il fattaccio: una lattina di Coca Cola colpisce in testa Boninsegna che si accascia a terra accusando il colpo. Si accorge di tutto Mazzola, ma la lattina è ormai sparita, portata via da un agente. Il centravanti nerazzurro ha allora la pronta idea di farsi dare una lattina omologa da dei tifosi italiani lì vicini, appena oltre le recinzioni simulando così il corpo del reato. “I soliti simulatori” – bisbiglia il pubblico tedesco – a ragione.

Boninsegna infatti si rialza e può liberamente concludere la gara. Gara che prosegue con gli interisti convinti di una vittoria a tavolino che all’inizio si ritrovano stupefatti a giocare. I tedeschi attaccano con una grinta mai vista. Il finale è un 7-1 con un rigore inesistente contro i futuri prescritti che fa infuriare Corso il quale reagisce prendendo a calci l’arbitro. Nonostante il trionfo il pubblico locale però assedia lo spogliatoio dell’Inter – incapace di perdere, a loro dire. La squadra riesce infatti a ritornare a Colonia solamente dopo diverse ore. Come sempre quindi il campo parla, con un risultato imbarazzante a favore dei tedeschi ma con Prisco convintissimo che sarebbe stato ribaltato nelle aule dei tribunali. In piena notte è però il ds Manni che consultando il regolamento UEFA si accorge che non esisteva alcuna norma per una vittoria a tavolino nerazzurra. La responsabilità oggettiva non era ancora, infatti, stata inventata.

Qui Prisco passerà alla storia per una serie di sceneggiate in serie ripetute, prima pretendendo a gran voce una riunione della commissione disciplinare della UEFA e poi, ottenutala, esibendosi in lunghe arringhe sino a mezzanotte. Non esistendo la prova televisiva nessuno può affermare con certezza cosa successe quella sera, ma sono numerose le testimonianze sull’evento. La maggior parte sostiene che la lattina lanciata dagli spalti fosse ormai vuota e accartocciata, che Boninsegna fu colpito in modo leggero e che tutta la sceneggiata venne architettata dai medici e dirigenti dell’Inter per ottenere la vittoria a tavolino.

L’incontro venne ufficialmente annullato e rigiocato a Berlino in campo neutro dopo il ritorno con l’Inter che riesce a passare il turno difendendo in terra tedesca il 4-2 del ritorno (giocato prima della ripetizione dell’andata) con un catenaccio stile Camp Nou Mourinhano. Già, perchè nonostante ogni parere giuridico fosse contrario alla ripetizione della partita, il presidente nerazzurro riuscì grazie a una lunga battaglia legale ad ottenerla, cancellando così l’umiliazione subita.

E’ proprio l’arbitro di quella partita a fare chiarezza nel 2006, 35 anni dopo. Dorpmans ricorda infatti come a suo dire la lattina che colpì Boninsegna fosse vuota e lui stesso comunicò alla UEFA quell’episodio come ininfluente sul risultato finale e come gli italiani che stavano perdendo cercassero di approfittare della situazione per alterare il naturale risultato della partita. Come mai allora la gara fu ripetuta? E’ lo stesso Dorpmans a darci la risposta: la Disciplinare UEFA contava un gran numero di italiani più propensi a schierarsi quindi con i nerazzurri.

Insomma cambia l’epoca ma non il comportamento della società meno blasonata di Milano, pronta a non accettare fino alla fine il risultato del campo tentando di alterarlo. E’ un episodio al cui confronto persino le luci di Marsiglia sbiadiscono. Un episodio di cui ogni tifoso italiano, e di sport in generale, dovrebbe vergognarsi per aver posto questa gente a rovinare così l’immagine della propria nazione.

Borussia-Inter 7-1
BORUSSIA
(4-3-3) Kleff – Vogts, Müller, Sieloff, Bleidick – Bonhof, Netzer (80′ Wittkamp), Kulik – Wimmer, Heynckes, Le Fèvre.(all. Weisweiler)
INTER (4-4-2) Vieri (46′ Bordon) – Oriali, Giubertoni, Burgnich, Facchetti – Fabbian, Bedin, Corso, Mazzola – Jair, Boninsegna (Ghio) (all. Invernizzi)
Marcatori: Heynches, Heynches, Boninsegna, Le Fevre, Le Fevre, Netzer, Netze, Sieloff ( R ).
Arbitro: Porpman (Ola)

Pacchi da Madrid

Il cacciatore... senza proiettili

Agosto 2009. Firma per il Milan a 15 milioni di Euro Klaas-Jan Huntelaar. Il suo campionato è deludente. 7 gol in 25 partite, anche e soprattutto per colpa di Leonardo che lo faceva giocare ala. Rivenduto allo Schalke 04 dopo un anno alla stessa cifra. Enormi potenzialità ancora da esprimere. Comunque lo farà da altre parti.

Il puma che non corre

 Agosto 2007. Per 5 milioni il Milan acquisisce Emerson nel finale di mercato. Riesce a vincere Supercoppa e Mondiale per club da riserva. Poi si infortuna e non trova nemmeno più spazio. Rescinde consensualmente e se ne va al Santos ponendo fine all’incubo.

El gordo!

Gennaio 2007. Prima di Emerson al Milan arriva Ronaldo a 7 milioni e mezzo. Forse il migliore degli acquisti dalla casablanca. Media impeccabile di un gol ogni due gare in campionato. Ma precarie condizioni fisiche che pongono fine anzitempo alla sua permanenza italiana dopo un anno.

Sempre rotto!

Estate 2001. Prima di Ronaldo, sempre sotto Florentino Perez, l’ultimo acquisto dal Real Madrid. Arrivano in due: Julio Cesar Santos Correa e Fernando Redondo, quest ultimo per 35 miliardi di lire. Diventa il carneade della gestione Ancelotti pur vincendo tutto andandosene al termine della stagione che portò 17° scudetto. Mentre il primo è un carneade e basta.

CHI?

 Hanno viceversa fatto per ora bene gli ex madridisti non arrivati direttamente al Milan, ma che prima di vestire la casacca rossonera dopo quella Blanca sono passati per almeno un’altra squadra. Robinho (al City), Seedorf (Inter), Cassano (Sampdoria) per citarne alcuni. Insomma Kakà stia a Madrid prima che diventi l’ennesimo pacco della gestione Perez. E dato che i prescritti non ci venderanno mai Snejider… un pensiero su Robben?

Ah, il Barça mi pare ci passi scarti nettamente migliori.

Piagnistei

Branca dopo la supercoppa

Ci tenevano. Inutile negarlo. Il trofeo estivo gli faceva comodo, anche per giustificare mancati trofei nel prossimo maggio. Forse quanto se non più di noi. Ci tenevano per ribaltare il trend negativo nei derby (a proposito avranno il coraggio di contare quello del prossimo Trofeo Tim?) e per cancellare la vittoria di Pechino. Eppure ancora una volta le cose sono andate come devono andare, come è scritto nel destino e nella storia del calcio: noi a vincere, loro a perdere. Destino forse compiuto proprio nel momento in cui sportivamente calciopoli si è chiusa con tutta italia che ha appurato che i prescritti sono riusciti così ad evitare un coinvolgimento sulla carta superiore al nostro.

Milan batte un’inter spenta, che qualcuno, con molto coraggio, continua a vedere come quella che ha vinto tutto e non come quella che lo scorso anno ha dimostrato la fortunosità e l’episodicità delle precedenti vittorie. La colpa va quindi a Rizzoli, memore di non aver dato un campo una sacrosanta espulsione – in effetti mi chiedo anche io come abbia fatto Thiago Motta a finire la gara. E’ stata una vittoria ancora una volta contro tutti i media nemici, nonostante proprio Paolillo con la complicità del giornalista nerazzurro Mediaset Sanvito abbiano inscenato il teatrino Stankovic per buttarla in caciara. Contro Sky, che viene colta nel prepartita a leggere le formazioni direttamente dal live sul sito nerazzurro dopo aver presentato la gara come “campioni d’italia contro campioni del mondo” e che nel postpartita regala pagelle da ufficio indagini. Hanno sucato anche loro.

Più che la supercoppa (data l’importanza relativa del trofeo) l’Inter perde ancora una volta la faccia. Con giocatori urlanti come checche isteriche in campo ad ogni fischio avverso, come ormai avviene d’abitudine. Con un sito ufficiale che invece di fare i complimenti alla dimostrazione di superiorità offerta dagli avversari mette subito le mai avanti con un “Come due anni fa l’Inter gioca meglio“. Con Gasperini che prima della partita prova a buttarla sulla polemica inventando voci messe in giro per destabilizzarli. Con Branca che parla dopo la gara di episodi discutibili e Moratti che parla di venti minuti dove sono stati penalizzati.

Per la cronaca il computo dirà tre ammonizioni rossonere contro una prescritta, con un mezzo rigore Samuel-Ibrahimovic glissato dalla RAI (ricordate l’inter fan club RAI fondato dal vice-direttore Civoli?). Ma è giusto che continuino a credere di aver perso per colpa di Rizzoli. La feccia non cambierà mai.

Postilla a Zanetti. Viene spesso preso come esempio eppure non ricordo mai un complimento ad una avversaria che li ha battuti in Italia o in Europa. Io preferisco la sincerità di Ambrosini. Perché noi non siamo quella roba là. E ne siamo fieri.

Biscione alla Pechinese. Cottura: 40 minuti

Dal 35′ al 75′. 40 minuti di dominio assoluto del campo. Complice l’ottima intuizione (l’unica della gara) di Allegri ovvero quella di considerare la fatica e il caldo di Pechino lasciando giocare prima l’avversario per uscire poi alla distanza con l’avversario sulle gambe. Inter che arriva a questa supercoppa nonostante tutto in condizioni migliori di noi. Milan che quindi come già detto regala la prima parte di gara ai nerazzurri che nonostante tutto si rendono pericolosi solamente sulla punizione di Snejider che si rivelerà l’unico tiro in porta della gara. C’è da dire che in questo lasso di tempo l’occasione più pericolosa è comunque rossonera con Robinho imbeccato da Ibra che spara fuori dopo soli 5′ di gara.

Dal 35′ il Milan decide che è finito l’handicap concesso ai nerazzurri per giocarsela alla pari e comincia a giocare a calcio. Il risultato si vede dopo 4′ con il palo preso da Ibra al 39′ e cumula con la punizione sprecata da un Seedorf al 45′, fino a quel momento peggiore in campo. Il secondo tempo ricorda invece quello del derby di ritorno della scorsa stagione, con dominio a centrocampo pressoche assoluto. L’episodio chiave della gara è al 60′, con Pato pronto a entrare per Van Bommel (si sarebbe rivelata la vaccata dell’anno?). Ma proprio qui Robinho imbecca Seedorf che serve Ibra (in posizione regolare, poiché dietro la linea del pallone) per l’1-1.

Pato entra quindi dopo ma per Robinho. A questo punto è solo Milan, addirittura in contropiede sfruttando gli spazi alla ricerca del pari. Gol che arriva con un bel diagonale di Pato, che Julio Cesar non può far altro che respingere per un Boateng pronto alla deviazione in una porta sguarnita. Entrano Ambrosini ed Emanuelson nel Milan, Faraoni, Pazzini e Castaignos nell’Inter. E’ solo controllo della partita. Paura per il gol di Eto’o al 94′ in fuorigioco netto, ma nulla più. E il primo trofeo della stagione è rossonero. Ai piangina ora toccherà vincere quelli veri di Maggio, senza aver stavolta paracaduti a salvarli dagli “zero tituli”.

Pagelle: Abbiati 6; Abate 5,5, Nesta 6,5, Thiago Silva 6,5, Zambrotta 6,5; Gattuso 5 (dal 30’ s.t. Ambrosini 6,5), Van Bommel 7, Seedorf 6,5; Boateng 7 (dal 37’ s.t. Emanuelson s.v); Robinho 6,5 (dal 17’ s.t. Pato 7), Ibrahimovic 7,5. All: Allegri 6.

Rieccole qui

Nido d’uccello, ore 14.00. Inizia a Pechino la stagione 2011/12, inizia con una anomala 24° Supercoppa Italiana giocata lontano dal campionato con due squadre ancora in condizioni non ottimali e per questo sarà una partita di difficile lettura. Troppe le variabili infatti per considerare tale partita come tecnicamente valida tra cui, oltre all’enorme viaggio, la scelta di collocazione in calendario (non a ridosso del campionato come solitamente accade) e il fatto di trovarsi all’inizio di preparazione. Tuttavia il derby è sempre il derby e se noi a differenza di loro in caso di una eventuale vittoria non tireremo fuori questo trofeo come scusa per campare di rendita fino a maggio va assolutamente vinto per evitare che lo facciano loro.

L’INTER – La squadra di Gasperini arriva con più giorni di preparazione nelle gambe, ma anche con una sonora figuraccia rimediata in amichevole contro il Manchester City e soprattutto senza i nazionali impegnati nella coppa America. Eccezion fatta per Julio Cesar. Arriva soprattutto con un forte senso di rivincita dall’ultimo campionato e ben conscia che è più facile colmare il gap evidente subito la scorsa stagione in una gara secca che in 38 partite. Resta forse più pericolosa in attacco che in difesa e anche qui bisognerà saperli sorprendere prendendo subito in mano le redini del gioco dall’inizio. Fuori Stankovic l’emergenza è a centrocampo con Snejider che giocherà ancora fuori ruolo insieme a Thiago Motta, con Zanetti e Santon sulle fasce e dietro al tridente Pazzini-Eto’o-Pandev. O ne fanno tanti, o ne prendono tanti. Non vedo alternative.

IL MILAN – Arriviamo invece a questa supercoppa da favoriti come forse in un derby non accadeva da tempo se non in quello d’andata e con la certezza della stabilità della rosa che ha vinto il campionato italiano con gli stessi punti di Mourinho l’anno precedente. E se andando avanti nella stagione può diventare un ostacolo (ma gli acquisti, come da tradizione, arriveranno gli ultimi 15 giorni di agosto) ora può essere un vantaggio. Milan che arriva imbattuto alla supercoppa ma con la sola vittoria contro la Solbiatese e i due pareggi con Bayern e Porto Alegre. Dubbio Robinho-Pato fino all’ultimo ma pare che a spuntarla, e che a giocare al fianco di Ibra assente nel triplete di Aprile, sia stato il primo. Centrocampo a rombo con Van Bommel vertice basso, Seedorf e Gattuso ai lati. In difesa invece Zambrotta a sinistra causa squalifica di Taiwo con Nesta e Thiago confermati centrali.

PRECEDENTI: Escluse le amichevoli da 45′ sono tre i derby giocati all’estero tra Inter e Milan: il primo, storico, del 1908 a Chiasso quando i rossoneri si imposero per 2-1 e poi i due sul suolo americano: la vittoria del Milan nel 68-69 al trofeo di New York per 6-4 e, due anni fa, la vittoria dell’Inter per 2-0 con doppietta di Milito (che qualche amabile piangina amava cumulare al trofeo TIM per vantarsi di quattro derby vinti in un anno). Primo scontro ufficiale non solo all’estero ma anche in Supercoppa (dove il Milan vanta quattro vittorie e tre sconfitte). A livello ufficiale sulla carta non ci dovrebbe essere partita, ma sappiamo che a volte queste gare secche regalano grandi sorprese. Peccato che non ci sia più Leo, altrimenti era vinta in partenza.

Probabili Formazioni:
MILAN (4-3-1-2): 1 Abbiati; 20 Abate, 13 Nesta, 33 Thiago Silva, 19 Zambrotta; 8 Gattuso, 4 Van Bommel, 10 Seedorf; 27 Boateng; 11 Ibrahimovic, 70 Robinho. A disp.: 1 Amelia, 77 Antonini, 76 Yepes, 23 Ambrosini, 28 Emanuelson, 99 Cassano, 7 Pato. All.: Allegri.
INTER (3-4-3): 1 Julio Cesar; 23 Ranocchia, 25 Samuel, 26 Chivu; 4 Zanetti, 10 Sneijder, 8 Thiago Motta, 39 Santon; 7 Pazzini, 9 Eto’o, 27 Pandev. A disp.: 12 Castellazzi, 37 Faraoni, 57 Natalino, 17 Mariga, 20 Obi, 11 Alvarez, 30 Castaignos. All.: Gasperini.
ARBITRO: Rizzoli di Bologna.

Destinazione Monaco – 1° Puntata: l’Udinese spera nel Benfica

Chi prende l'Udinese?

Incomincia oggi alle 12.00 la nuova stagione di Champions League. Incomincia con il sorteggio dei play-off, primo atto ufficiale della competizione. Playoff che vedono impegnata, come unica squadra italiana, per l’ultima volta la quarta classificata del campionato italiano cioè l’Udinese. Udinese che non essendo campione nazionale è quindi inserita nel lato più difficile degli spareggi, come accade da tradizione dalla riforma Platini.

Il destino dei friulani, che hanno peraltro appena svenduto Sanchez, appare quindi segnato. Le alternative sono infatti Bayern Monaco, Arsenal, Benfica, Lione e Villareal. Chiunque venga pescata sarà una impresa eliminarla. Più abbordabile il sorteggio con i portoghesi, forse anche con i francesi. Proibitivi gli altri tre.

Sorteggio che interessa trasversalmente anche noi, costretti a sperare nell’eliminazione difficile di una tra Arsenal e Bayern Monaco per essere di nuovo testa di serie nel girone. Twente, Rubin, Zurigo e Odense le avversarie possibili oltre ai friulani. Siamo stati penalizzati infatti non solo dal cambiamento di punti tra il 2009 e il 2010 ma anche dall’aver pescato per due anni consecutivi una squadra “anomala” della seconda fascia come il Real Madrid ci toccherà probabilmente la seconda urna con tutto ciò che ne consegue. Come ad esempio un possibile incrocio con il Barcellona.

Nel frattempo ancora prima di iniziare la stagione una squadra ha già abbandonato l’Europa League: è il Palermo di Zamparini eliminato dagli svizzeri del Thun. E chissà perchè, non mi dispiace per niente.

Buone notizie?

Un giornalista di internews

Non si compra Kakà. Allegri ha detto no. Tanto mi basta per essere felice. Il giocatore andrà forse al Chelsea. Buona notizia.

Ieri ha parlato Galliani dicendo che Pechino non cambierà le impostazioni. Altra buona notizia. Dare importanza al calcio estivo lasciamolo ad altri.

A Pechino arbitra Rizzoli. Sono già partite le rosicate a go-go di chi è convinto che l’umiliazione nel derby sia stata colpa sua. Meglio così. Ci sono tanti salumieri in giro (anche se uno solo ci legge).

Robinho o Pato titolare a Pechino? Io propendo per la prima.

Mister X arriva l’ultima settimana di Agosto. Quindi non è né Fabregas né Schweinsteiger (a meno di comprare un giocatore per tenerlo fuori dall’Europa un anno). E se arrivasse proprio dal Barça?

Verso la supercoppa

Io non la sento per niente. Sarà perché mi importa molto di più il campionato, e sono tranquillo su questo. Sarà perché non sarà una partita giocata il 6 Agosto a dirci se l’Inter avrà colmato l’enorme gap visto la scorsa stagione. Sarà perché chi la sente tanto sono loro, quelli del triplete 2011 che contano i trofei algebricamente. Sarà perché in cina non è la stessa cosa.

In fondo le Supercoppe sono questo. Partita singola che serve solo per vantarsi di aver vinto un trofeo a chi ha una mentalità da perdente. Le stagioni si decidono con i trofei conquistati a Maggio, non con quelli di Agosto. Detto questo sono abbastanza convinto che la vinceremo comunque.