Mercato, voto sette.

5 milioni spesi per quattro rinforzi, tutti sotto i 30 anni. Provate voi a fare di meglio con tale cifra. E’ il sunto del mercato rossonero 2011/12. Fuori giocatori inutili, dentro rinforzi, anche se non di primo ordine. Fuori l’inutile Pirlo, tanto rimpianto dal primo giorno in bianconero come mai negli ultimi due anni in cui ha costituito un peso gravoso per la squadra. Fuori Jankulovski, Sokratis, Legrottaglie e Oddo dentro Mexes, Taiwo, Aquilani e Nocerino. Non è un non mercato, e non nemmeno è un mercato a vuoto come negli anni precedenti. Vengono rinforzati infatti i due reparti dove più si necessitava il bisogno, quello difensivo e quello di centrocampo. La squadra si è quindi non solo indubbiamente rinforzata rispetto allo scorso anno ma si è anche mossa nell’ottica di un progetto di rinnovamento e verso l’introduzione del Fair Play Finanziario (che, lo ricordiamo per i fan dei “caccia i soldi”, vieterà alle proprietà di ripianare nei prossimi anni). Positivo quindi il rinnovamento in un centrocampo che perderà l’anno prossimo i tre senatori (a cui approvo il rinnovo di contratto di un anno in modo da spronarli ancora alla resa massima, ci sono pochissimi giocatori migliori in giro) e il rinforzo di una difesa che ora può contare su quattro centrali di livello. A queste operazioni vanno poi aggiunte le trattative quasi certe per i primi due acquisti di Gennaio: Ganso (casella extracomunitario lasciata vuota appositamente) e Montolivo.

E’ mancato il colpo di mercato, ma a dire la verità è mancato in tutta europa. Eravamo sull’unico “top player” che si è mosso in questa sessione tra squadre di Champions League: Cesc Fabregas ma che ci ha bellamente presi in giro e usati per andare a Barcellona. E’ stato il mercato della scelta di vita di Samuel Eto’o di andare in Daghestan a prendere 20 milioni l’anno “ma non per soldi“, scelta che ha indebolito la nostra principale avversaria scudetto. E’ stato il mercato di un ottimo Napoli diventato forse, con una incognita legata al doppio impegno, la principale avversaria per lo scudetto e di una Juventus che inconscia degli errori passati ha continuato a dilapidare tanti soldi per mezzi giocatori come nel passato recente.

Da questo mercato usciamo sulla carta primi in Italia e probabilmente tra le prime quattro-cinque squadre d’Europa. L’anno scorso il campo e l’allenatore sono riusciti a confermare il primo asserto ma non il secondo. Quest anno sono chiamati a fare meglio in Europa, eliminazioni col Tottenham o goleade dal Barcellona non sono sicuramente imputabili all’organico.

Mister N

E’ Antonio Nocerino, classe 1985 l’ultimo colpo rossonero di questo mercato. Il giocatore si presenta come evidente tentativo di mettere una pezza all’infortunio di Flamini e dopo il rifiuto di Diarra. Centrocampista completo, può ricoprire quasi tutti i ruoli di centrocampo, anche quello di regista. L’unica esperienza in una big si ha nella Juve nel 2007-08, dove finisce in panchina.

Fa però discretamente bene a Palermo tanto da meritare la convocazione in nazionale Under 21 dove si qualifica a Pechino 2008 e disputa le olimpiadi da Capitano. Prandelli lo inserisce nel gruppo azzurro il recente 6 febbraio, per l’amichevole contro la Germania. E’ tutt’ora convocato per la partita di questo Week-end contro le Faroe.

Non è ovviamente il colpo atteso e difficilmente sposta gli equilibri già assodati. Ma l’analisi di mercato completa la farò nei prossimi giorni. Per il momento, benvenuto Antonio.

Dottor Prandelli ci spieghi…

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L'allenatore?

Dedico il post di oggi alla nazionale, per non annoiarci a parlare tre giorni consecutivi di mercato. Presumibilmente oggi non chiuderemo nessun affare, per cui possiamo anche farlo a mente libera.

Dunque, caro dottor Prandelli. Lei disse da Settembre che avrebbe dato spazio in nazionale a chi gioca minuti nel proprio club, poiché chi sta in panchina perde autostima. Ci chiediamo qui se questa regola valga per tutti. Sicuramente pare non valere per i giocatori Balotelli e Bonucci. In particolare quest ultimo che è 6-7 mesi che non ha un continuità nella Juventus mentre il primo è fuori dal city per motivi disciplinari, gli stessi per cui, tempo fa, fu escluso De Rossi.

C’è chi invece ha continuità e viene lasciato a casa, ovviamente parliamo di Ignazio Abate. Ci chiediamo i motivi per cui venga continuamente ignorato il più forte terzino destro dell’ultima serie A. Insomma, le convocazioni in nazionale sono rimaste sempre le stesse, con un comitato di senatori a dominare, seppure questi non trovino più spazio nei loro club. Le motivazioni le sappiamo tutti da calciopoli: le presenze in nazionale danno visibilità a livello internazionale e quindi alzano i cartellini dei giocatori.

E quindi ritorniamo all’inizio del post: dottor Prandelli, ci spieghi. Ci spieghi se questa è veramente la sua nazionale e ci spieghi se lei è assolutamente libero di fare le convocazioni o se è costretto, data la pletora di club italiani rappresentati, a concedere dei “contentini” e convocare i favoriti di qualche procuratore o giornalista in modo da evitare le critiche.

Il punto sul mercato – 14° puntata: Ancora un giorno

Braida lavora sottotraccia

Trenta di Agosto, manca solo un giorno alla fine del mercato. Mentre altri si muovono, il mercato del Milan sembra, arrivato Aquilani (anche se io un piccolo sforzo in più a giugno per Witsel, a vedere come sta giocando a Lisbona, l’avrei fatto), in uno stato d’impasse: già, sembra. Non vorrei portare male, non vorrei passare per il povero illuso della situazione, ma è troppo fermo per essere vero. E che il mercato rossonero sia “chiusissimo”, Galliani lo ripete con troppa veemenza perchè non sembri forzato, con quel tono che scavalca e anticipa le domande dei giornalisti. Excusatio non petita, accusatio manifesta.

Galliani chiude il sipario sul mercato, ma dietro le quinte c’è ancora chi lavora: Braida è da settimane che fa Spagna-Milano-Inghilterra-Milano-Spagna, e se le trattative per il “top player” sono svanite nel nulla [pur essendo state, su stessa ammissione dei diretti interessati, tutte fuorchè uno specchietto per le allodole], si lavora per almeno uno tra un rinforzo a centrocampo e un vice-Ibra. Se per il secondo oramai la dirigenza sembra quasi rassegnata, per il primo ci sono ancora tante piste calde.

Piste che portano in Spagna: i rossoneri setacciano soprattutto Madrid, con calciatori forti ma considerati inadatti agli schemi di Mourinho. Se per Pedro Leon (che purtroppo noi tutti milanisti ricordiamo bene) e per Lassana Diarra, su cui però ci sarebbero già molte pretendenti, la strada sarebbe, per via degli ottimi rapporti tra Galliani e Perez, abbastanza facile, molto più difficile sarebbe imbastire una trattativa per Sami Khedira. Bisogna ricordare che, se c’è una cosa su cui è palese e più volte dichiarato il no, è ad ulteriori spese in questo mercato: la soluzione proposta sarebbe solo quella del prestito con diritto di riscatto.

C’è un altro nome che potrebbe stuzzicare molti tifosi: c’è qualche voce su una trattativa con il Barça per Seydou Keita. Ora, con l’arrivo di Fabregas e l’esplosione di Thiago Alcantara (su cui non sono stati confermati tentativi rossoneri), non è più indispensabile, ma, pur a 31 anni, è comunque un titolare della squadra che l’anno scorso ha vinto tutto. Sarebbe un gran nome, anche se qua il prestito sarebbe d’obbligo: non penso si riescano a trovare 100 milioni di euro per la clausola di rescissione…

Barça, Real: e la mente torna sempre ad un nome. Fino ad ora ne abbiamo parlato quasi come fosse una prospettiva astratta, non curandoci delle conseguenze tattiche o di spogliatoio, ma solo del profilo economico/umano. Se n’è parlato tanto fino alla settimana scorsa, poi i bollori si sono calmati. Ma potrebbe essere solo l’apparenza di una trattativa in via di conclusione: e se il top player che già ad aprile veniva annunciato da Berlusconi fosse proprio Kakà? Temo, sì, temo ciò.

Aggiornamento last minute: ieri sera c’è stata una cena tra Galliani, Braida e Preziosi. Secondo Sportitalia starebbero discutendo di operazioni minori, ma Preziosi ha dichiarato di aver concluso un affare col Milan, da svelare però solo a gennaio. Solamente una mossa elusiva?

Il Milanista incontentabile

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In collaborazione con Superquark

Abbiamo adescato, tra le specie della blogosfera rossonera, un particolare diffondersi di una nuova razza di tifoso: il milanista incontentabile. Ne riportiamo, qui di seguito, le caratteristiche per permettere a voi lettori di riconoscerli facilmente.

  1. Vede la squadra sempre come vecchia e si precipita subito a criticare il reparto di centrocampo, sebbene possa contare su due giocatori come Emanuelson e Boateng (non certo vecchietti), più il recente acquisto di Aquilani. Ignora totalmente Thiago Silva e Pato punti di forza di difesa e attacco.
  2. Critica qualsiasi acquisto venga fatto, a prescindere. Se è un giovane è un bidone, se è un parametro zero è rotto o è scarso, se è un top player è uno scarto. Critica inoltre le grandi spese per il calciomercato, ma critica anche se queste non vengono fatte.
  3. Critica qualsiasi non acquisto etichettandolo come una trattativa inventata dal club, a sfondo elettorale, mai esistita e con poche possibilità di concludersi, nonostante sia stato smentito dai fatti con il colpo Ibrahimovic
  4. In contrasto aperto al punto 2, comincia a riempirsi la bocca di belle parole come “giovani“, “programmazione” e “progetto. Ignorando i numerosi prestiti di primavera e che attualmente giocano in prima squadra Abate (vivaio), Thiago Silva e Pato (presi giovani e sviluppati in casa)
  5. Tende alla facile rimozione mentale dei trofei vinti, sia presenti che passati e a vedere sempre qualcun altro come squadra da battere, a volte a torto, anche qui riempiendosi la bocca con la bella frase fatta “conta solo il presente
  6. Tende a rendere merito sempre alle vittorie avversare e mai alle proprie, classificandole a volte come botte di culo (cit.) come è accaduto per lo scudetto numero diciotto.
  7. Tende conseguentemente ad errate valutazioni nei confronti di giocatori di squadre avversarie, valutandoli ben più di quello che in realtà si mostrano e ad errate sottovalutazioni dei propri, nonostante ottime prestazioni
  8. Tende ad apostrofare come “filosocietario” o “berlusconiano” tutto ciò che si oppone alle proprie idee, facendo, lui sì, del Milan politica.
  9. Tende a realtà utopistiche, citando più volte il modello del Barcellona, non volendo sentire scuse quando gli si spiegano i validi motivi (fiscalità, debiti) per cui tale modello non può essere emulato ora in italia e pensando che tale squadra possa ancora mantenersi a lungo su questi livelli. Ciononostante vuole essere competitivo anche in Europa ignorando che lo stesso Milan di Ancelotti partiva dietro 2-3 squadre, ma vinceva ugualmente.
  10. Tende a dimenticare la propria storia, non accettando che non si può rimanere ad alti livelli per pochi anni e rimuovendo il periodo di inizio anni 90, preferendo altre squadre a quella che ha dominato l’europa e il mondo, in una applicazione storica dei punti 6 e 7.

Un consiglio per evitare questa realtà che ha destabilizzato la squadra negli ultimi quattro anni rischiando di rovinarla e che sembra quasi raccapricciarsi delle nostre vittorie: la scritta “il club più titolato al mondo” è la loro criptonite.

Storie di Calcio: Inter – Milan 2-4 (2001)

22 Ottobre 2001, va in scena il posticipo di A che vede l’Inter capolista affrontare in casa il Milan di Terim dopo la sonora sconfitta per 6 reti a 0 incassata nel maggio precedente. Tutto lascia pensare a una vendetta da parte dei nerazzurri. L’Inter arriva non solo da capolista ma anche da imbattuta (vi ricorda qualcosa, nel 2005?) mentre il Milan insegue a pochi punti. E’ il derby numero 250, cifra simbolica che però è chiamata a rappresentare, dato lo sviluppo della gara, la storia della stracittadina di San Siro.

Proprio come è accaduto nell’ultimo derby, quello di Supercoppa, da parte nerazzurra, Terim schiera una difesa a tre con Costacurta, Maldini e Laursen mentre Kaladze viene portato addirittura a fare il centrale di centrocampo in un improbabile 3-4-1-2. Il risultato è una difesa che soffre, soprattutto da sinistra, gli inserimenti di Ventola e Kallon. L’intenzione del Turco, allenatore del Milan, era quella di sfruttare la fascia mancina con Serginho ma Cuper riesce a contenere con Vivas e Zanetti. Il risultato è un’Inter che passa dopo 12′ con Ventola che riceve palla da un Guly che punta un Costacurta lasciato solo.

Ma come in un’altra celebre rimonta tre anni dopo è l’intervallo a risultare decisivo. Fuori Albertini, dentro Contra sulla fascia. Dietro Laursen scambia con Costacurta e Gattuso si porta in mezzo. Sono le mosse che faranno prendere al Milan il controllo assoluto del campo. L’inter si ritrae mentre il calabrese comincia a vincere i duelli contro di Biagio e Seedorf. La squadra nerazzurra viene quindi punita dal solito Shevchenko che dopo un quarto d’ora insacca su assist di Rui Costa. Segue poi il gol proprio del neoentrato Contra che insacca dalla distanza di 25 metri. Il terzo gol arriva sullo stesso copione del primo: fascia destra, fuga di Contra e Inzaghi insacca. Poker al 33′ con Serginho in fuga finalmente sulla fascia mancina che serve Shevchenko. Cuper manda dentro Okan, Adriano e Cristiano Zanetti riuscendo a trovare, troppo tardi, il gol nel finale con “nandrolone” Kallon. Il derby 250 conferma la storia già vista e scritta troppe volte: Milan vincente, Inter umiliata.

Inter – Milan 2-4
Inter (4-4-2): Toldo, Vivas, Cordoba, Materazzi, Georgatos (30′ st Okan), J.Zanetti, Seedorf, Di Biagio (24′ st C.Zanetti), Guglielminpietro, Kallon, Ventola (21′ st Adriano) (12 Fontana, 13 Simic, 24 Gresko, 8 Farinos). Allenatore: Cuper
Milan (4-3-1-2): Abbiati, Kaladze, Costacurta, Laursen, Maldini, Gattuso, Albertini (1′ st Contra), Serginho , Rui Costa (35′ st Brocchi sv), Inzaghi (21′ st Donati), Shevchenko (1 Rossi, 21 Pirlo, 19 Javi Moreno, 69 Simone). Allenatore: Terim.
Arbitro: Collina di Viareggio

Nel video tutti i 10 gol incassati dagli eroi nerazzurri nell’anno solare 2001

httpvh://www.youtube.com/watch?v=RMYdzn6GLO8

Uno sciopero vero

Gli scioperanti davanti al Sant'Elia

CAGLIARI – Scene turche nel capoluogo sardo, in occasione di Cagliari-Milan. O meglio, in quella che sarebbe dovuta essere stata Cagliari-Milan. Ieri mattina, nonostante mesi di trattative, è stato frettolosamente e in extremis dichiarato lo sciopero dei calciatori per le vertenze di contratto collettivo e contributo di solidarietà. Ma le conseguenze non erano per niente prevedibili.

Ecco come sono andati i fatti: Intorno alle diciassette e mezzo delle Lamborghini e delle Ferrari hanno bloccato tutti gli accessi allo stadio. Subito dopo sono scesi i calciatori (non arrivati stavolta dai pullman, gli autisti avevano dichiarato sciopero in solidarietà con i giocatori) di entrambe le squadre, che si sono diretti verso l’ingresso riservato ai giornalisti e hanno cominciato a picchettarlo, intonando “Berlusca/fascista/sei il primo della lista” e cori simili. In prima fila i centrocampisti, con cartelli quali “I NOSTRI STIPENDI NON SI TOCCANO”, “PRESIDENTE CACCIA I SOLDI”. Lo striscione di testa citava: “REFERENDUM“, la consultazione sul contratto collettivo chiesta dai giocatori. Presenti alla manifestazione 50 calciatori secondo gli organizzatori, 22 secondo la questura.

Massimo Ambrosini, segretario regionale lombardo della neocostituita FIC-CGIL, ha dichiarato ad un inviato del TG5 che la manifestazione si stava dipanando in modo pacifico. Ma, a vedere come sono andate le cose, non ha detto la verità: già dai primi momenti alcuni testimoni oculari (tra cui un centinaio di tifosi di entrambe le squadre rinchiusi dentro e liberati solo a notte fonda) hanno notato spranghe in mano a Cossu ed altri.

Il bilancio finale è sconcertante: bruciate cinque macchine, quattro di tifosi e quella del presidente Cellino (illeso), tre feriti nonostante l’intervento della polizia antisommossa: due giornalisti, lievi, e un venditore ambulante di generi alimentari, ricoverato con varie ecchimosi ed una prognosi di 40 giorni. Ma il momento di maggior tensione è arrivato solo verso sera, dopo l’annuncio che i padroni, per salvare la produzione, avevano lautamente pagato come krumiri i calciatori di quattro squadre (Inter, Chievo, Napoli e Palermo): sono partite da un lato le cariche della polizia, dall’altro gli scontri con un manipolo di calciatori, guidati da Abbiati, muniti di manganelli e vessilli di estrema destra, che cercavano di entrare in campo e giocare.

L’allenatore del Milan, Allegri, è stato in tutta fretta chiamato per un tentativo di mediazione con gli scioperanti: la proposta era quella di garantire almeno le fasce orarie critiche (i primi e gli ultimi dieci minuti più recupero della partita), ma è stata rifiutata. Alla fine un blitz della Polizia ha arrestato 11 giocatori, 5 del Cagliari e 6 del Milan, e identificato e denunciato a piede libero gli altri manifestanti. “E’ stato uno dei lavori più difficili da quando ricopro questo incarico” ha ammesso il capo della Polizia di Cagliari. Comunque una delle più brutte pagine della storia del calcio, da cancellare in vista della ripartenza del campionato tra due settimane. Senza intoppi, si spera.

Poi mi sono svegliato, ed uno sciopero dei giocatori c’era effettivamente…ma era ben altra cosa.

Vediamoli subito

La supercoppona

Louis II, ore 20.45. Sono proprio Barcellona e Porto, le due alternative che il Milan poteva pescare dall’urna di Montecarlo a giocarsi la 36° Supercoppa Europea. Il Barcellona parte, ovviamente, da grande favorita ma la tradizione dice che la seconda squadra spagnola dopo il Real Madrid a Montecarlo ha sempre sputato sangue: sconfitta, e male dal Siviglia nel 2006 mentre due anni fa ha avuto bisogno dei supplementari per eliminare lo Shaktar Donetsk.

Di fronte ai campioni d’Europa, di cui ormai sappiamo praticamente tutto, il Porto di Pereira che ha ereditato la panchina di Villas Boas. Porto che si presenta come squadra antitetica al Barcellona: se infatti i catalani hanno, oltre alla politica del settore giovanile, dilapidato capitale ogni estate per acquisti più o meno imponenti, i portoghesi sono riusciti a mantenersi competitivi ogni anno vendendo i propri campioni a caro prezzo.

Il Barcellona invece insegue il dodicesimo trofeo su quindici e lo fa con Fabregas che, come previsto, partirà dalla panchina. I catalani si presentano infatti con una formazione superoffensiva con addirittura Mascherano schierato difensore centrale insieme ad Abidal a causa della indisponibilità di Pique e Puyol. A centrocampo Busquets con Xavi e Iniesta dietro a Messi, Villa e Pedro. Il Porto risponde con uno speculare 4-3-3. Difficile vedere uno 0-0, probabilmente sarà una partita all’insegna dello spettacolo che non tanto i singoli (ritengo il Real superiore al Barça uomo per uomo) ma il modo di giocare di queste due squadre offre. In caso di successo dei Catalani sarebbe la 4° supercoppa, a meno uno dal Milan che, tanto per cambiare, guida l’albo d’oro. E l’ennesimo sassolino al tentativo del Barça di entrare tra le più forti di sempre della storia del calcio per titoli vinti partendo da quasi nulla in Europa.

Non malaccio

Ok, diciamolo: poteva andare meglio. E’ certo che probabilmente il girone non lo vinceremo, ma è altrettanto certo che il Barça toglierà punti a Bate e Victoria Pilsen. Presumibilmente di punti ne faremo tanti anche noi con queste due garantendoci un secondo posto e “l’immunità” dai Catalani agli ottavi di finale. Va bene anche ai prescritti che si giocano con il gruppo G la palma del girone più facile di questa coppa. Va malissimo al Napoli, anche se stavolta De Laurentis non prende il motorino per scappare da Montecarlo. Agli ottavi dovremmo esserci, l’obiettivo rimane evitare la figuraccia a Barcellona, magari centrando una vendetta su quel Fabregas che ci ha usato per raggiungere la Catalogna dopo aver promesso una firma mai arrivata.

Poi da lì sapete come la penso. Ci sono superiori solo tre squadre: Real, Barça e United. Con le altre l’obbligo è di giocarsela, non saranno ammesse scusanti.

Destinazione Monaco – 3° puntata: Dischetto maledetto, l’urna?

Per la seconda volta Di Natale fallisce il rigore della vita

Per il secondo anno consecutivo – così magari ci facciamo l’abitudine – solo 3 squadre rappresenteranno l’Italia alla fase ai gironi di Champions. Quel miracolo che tutti gli italiani si attendevano dal Friuli non è arrivato: l’Arsenal ha vinto anche in trasferta, battendo l’Udinese per 2-1. Il risultato, però, non dice tutto, dato che il miracolo per qualche minuto è stato davvero vicino.

Il primo tempo si è concluso sull’1 a 0 per l’Udinese, con Di Natale finalmente sbloccatosi. Sarebbe potuto essere l’inizio di una grande serata, ma subito a inizio secondo tempo, come una doccia fredda, il pareggio di Van Persie (grande leader in attacco e vera marcia in più dei Gunners). Tre minuti dopo, fischio dell’arbitro. Rigore per l’Udinese: va sul dischetto Di Natale, tifosi con il fiato sospeso…Sczcesny para. L’Udinese si sgonfia, Fabbrini non sostituisce bene Pinzi e Walcott fissa il 2-1: Gunners in Champions, friulani in Europa League. Sperando che la onorino.

Per quanto riguarda le altre gare che contano, quelle dei playoff piazzati, passano senza problemi Bayern e Lione, mentre il Benfica batte il Twente dopo il pareggio dell’andata e il Villarreal, ribaltando l’1-0 dell’andata, mette la parola fine con un secco 3-0 ai sogni di gloria dell’Odense. Danimarca che rimane così senza squadre nella fase ai gironi di Champions.

Già, perchè nel ben meno competitivo playoff campioni (in cui le non teste di serie dei “piazzati” lo sarebbero ampiamente state) il Copenhagen, sorpresa della scorsa Champions, si è fatto, con un’altra sconfitta, eliminare dal Viktoria Plzen. La sorprendente compagine della città della birra verrà seguita in Champions dal Genk (unica partita risoltasi ai rigori, contro il Maccabi Haifa), dalla Dinamo Zagabria, nonostante il 2-0 subito dal Malmoe, dal BATE Borisov e dall’APOEL di Nicosia, che ha rimontato l’1-0 preso all’andata dal Wisla con un buon 3-1.

Arsenal dentro vuol dire principalmente una cosa: siamo in seconda fascia. Non che poi cambi tanto, dato l’avversaria di seconda (il Real) che abbiamo preso negli ultimi due anni, ma ora ci esponiamo a ben altri pericoli.

I FASCIA:
Barcelona – ***** – Semplicemente i più forti. Averli contro dovrebbe dire lottare per il secondo posto.
Manchester United – ***** – Organico giovane e forse in grado di lottare per la vittoria finale, sempre da cinque stelle.
Chelsea – **** – Villas Boas non sta proprio entusiasmando, nonostante ciò non sono certo da sottovalutare. A Napoli comunque firmerebbero per averlo contro.
Bayern – ***** – Più quattro e mezzo che cinque stelle. Sono reduci da una stagione negativa, ma negli anni pari hanno sempre una marcia in più.
Arsenal – *** – Tanta fatica per battere l’Udinese, ma comunque un organico particolarmente giovane e agguerrito, nel quale la chioccia (Van Persie) ha 28 anni.
Real Madrid – **** – Non è cambiato molto dall’anno scorso, ma ora non sono più il peggior pericolo.
Porto – *** – Darei chissà cosa per averlo contro. Come per Mourinho, la partenza di Villas Boas non faciliterà loro molto le cose. Eppure Hulk…

La seconda è la fascia del Milan, comunque per un rapido sguardo direi che sono tutte abbastanza insidiose, con il Benfica di un grandissimo Witsel la più pericolosa e OM e CSKA un po’meno insidiose per le altre due “italiane” in gioco.

III FASCIA:
Zenit – **** – Non male come squadra, e soprattutto possono usufruire di molto più rodaggio nelle prime partite.
Ajax – ** – Perso Stekelenburg e forse anche Vertonghen, con Suarez partito a Gennaio i Lanceri non fanno paura.
Bayer Leverkusen – *** – Conclusa un ottima Bundesliga dietro al Dortmund campione di Germania, ma bisogna vedere la loro tenuta nell'”anno dopo”.
Olympiakos – ** – Hanno pareggiato con l’Inter, ma non sarei contrariato dall’averli contro.
Manchester City – ***** – Ok, potete dire quel che volete, squadra costruita con i soldi, manca l’amalgama, ma l’organico fa tanta paura. E c’è un Nasri in più.
Lille – ** – Probabilmente una delle tante carneadi a vincere il campionato francese dopo il dominio-Lione. E il grande pericolo – Hazard – se n’è quasi andato.
Basilea – * – In campionato stanno arrancando e restano anonimi.
BATE Borisov – * – Misteri del ranking: loro sono in terza fascia e in quarta…

IV FASCIA:
Borussia Dortmund – **** – Giovane e forte. Mistero del ranking il fatto per cui si trovi in quarta fascia, mina vagante per tutte le grandi.
Dinamo Zagabria – *** – Hanno fatto bene nei playoff, sono comunque un pericolo.
APOEL – ** – Due stelle perchè quest’anno il concetto di una è abbastanza cambiato.
Trazbonspor – ** – Due stelle a loro, zero alla UEFA: l’ufficialità della squalifica del Fenerbahce è arrivata solo durante le partite.
Genk – ** – Indeciso tra una stella e le due, poca cosa ma comunque hanno vinto un campionato non facile come quello belga.
Viktoria Plzen – * – Una delle due squadre simpatia, a vederli i giocatori sembravano abbastanza ebbri del tipico prodotto del luogo.
Otelul Galati – * – Chi?

Il girone di ferro sarebbe con Barça, City e Borussia. Il girone per il quale ci andrebbe effettivamente bene sarebbe con Porto, BATE e i romeni. Non so perchè, sono dell’opinione che sarà più vicino al primo che al secondo.

Una triste pantomina

Campana? Non era il peggio

E’ ancora a rischio oggi la prima giornata di serie A a causa dello sciopero dei calciatori. Non che attualmente la cosa mi dispiaccia dato che la situazione dell’infermeria ci lascerebbe molto più tranquilli con altri quindici giorni di riposo nelle gambe, ma ciò che mi preoccupa è proprio il sindacato di chi più di tutti guadagna nel sistema italiano.

Se infatti le motivazioni per lo sciopero della Liga sono sacrosante – quasi 50 milioni di Euro di stipendi non pagati – non lo sono altrettante quelle della mobilitazione nostrana. Non può essere, come già sostiene Abete, solamente l’articolo 7. Un articolo che a mio parere non può e non deve essere toccato, levando l’ultima autonomia che hanno le società nei confronti dei giocatori indisponenti: quella – appunto – di metterli fuori rosa. Non riesco a cogliere l’enorme cambiamento tra l’allenarsi in gruppo o separatamente, considerato poi che l’enorme stipendio viene regolarmente percepito lo stesso.

E’ venuta poi fuori anche la questione del ‘contributo di solidarietà’, il pagamento del quale l’AIC vorrebbe, infrangendo ogni regola della contrattualizzazione, affibbiare alle società. Ennesimo segno di un sindacato che difende non, come dovrebbe, tutti i calciatori (compresi quelli delle serie minori che avrebbero forse più ragione degli altri a scioperare) ma la sola casta milionaria toccata da questa aliquota.

Al giorno d’oggi, ovvero da dopo la sentenza Bosman, le società sono già vittime dei calciatori che possono decidere continuamente dove trasferirsi grazie ai contratti a termine ottenuti con tale sentenza. Contratti le cui scadenze vengono puntualmente toppate. Mi auguro che la Lega e le società non cedano di un metro verso questa gente e che, se necessario, diano un segnale ancor più forte di non voler scendere a patti che sono in realtà vere e proprie imposizioni unilaterali. Ad esempio giocando la prima giornata di campionato con la formazione dei primavera o degli allievi.

La seconda pantomina è quella della società: assodato che tra rinnovi contrattuali, stipendi risparmiati esiste un budget di mercato, resta da capire se andrà speso o meno. Accettabili a mio parere le seguenti opzioni: trattative impostate e fallite (Fabregas), soldi messi da parte per il futuro invece di prendere giocatori di fascia bassa subito. Inaccettabile invece il voler dare il buon esempio dopo aver approvato una manovra finanziaria. Per il solo fatto che non è calcio, ma l’intrusione di una scelta politica nella dirigenza calcistica. Intrusioni che se continuassero ad avvenire modificando dei progetti avviati possono essere risolte solo con le auspicabili dimissioni del proprietario.

Il punto sul mercato – 13° puntata: Sarebbe lui Mister X?

Aquilani e signora (e che signora...)

Stando a quanto dice Milannews, manca solo l’ufficialità per l’arrivo al Milan di Alberto Aquilani. Il giocatore del Liverpool andrebbe a coprire il tassello lasciato libero dal passaggio di Pirlo alla Juventus – anche se come qualità non mi sembra certo paragonabile. Arrivato con grandi speranze due anni fa dalla Roma, è rimasto davvero in Inghilterra solo per un anno, peraltro funestato dai notori problemi alla caviglia. L’anno scorso invece – situazione tale da far sembrare la cosa quasi uno scambio – Aquilani è stato mandato in prestito proprio alla Juve, dove pur nella disastrosa stagione dei gobbi ha trovato una continuità di utilizzo per lui inusuale.

Sarebbe però lui Mister X? Sarebbe lui il giocatore alto un metro e ottantatre, capelli folti, occhi cerulei, che da due mesi ci fa sognare e ci fa stare in ansia come una principessa in attesa del suo Principe Azzurro? Sarebbe lui il top player che ci vogliono vendere quale giocatore in grado di farci fare un salto di qualità in chiave europea? No, non lo è. Sarà utile, utile con la squadra che invecchia, utile magari a coprire pezze in tempo di Coppa d’Africa. Ma non è il grande giocatore che ci aveva promesso la dirigenza. E soprattutto, spero non lo sia. Perchè, lo fosse, sarebbe un fallimento. Ma in realtà – la frase ora può suonare strana – più che sperare, sono abbastanza convinto che con Aquilani il nostro mercato non sia chiuso.

Prima di tutto, forse ce ne siamo dimenticati per non farci male, per cercare di non illuderci nel caso vada male, a gennaio sembra ci sia già un accordo di massima da mesi con il Santos per Ganso: si aspetta solo passi il Mondiale per Club. Ma soprattutto, nonostante le smentite di Berlusconi (ma vi ricordate con Ibra?), con i sorrisini di Galliani (ma vi ricordate con Ibra?) e il lavoro sottotraccia di Raiola (mi sono stancato di scriverlo così tante volte), c’è un andirivieni dall’Inghilterra: e non è difficile capire che l’obiettivo sia Mario Balotelli. Effettivamente un ricambio in attacco ci servirebbe, io personalmente stravedo per Mario ma restano i dubbi sulla tenuta dello spogliatoio. Ma la volontà del giocatore c’è, e sono sicuro che Mario non è come Cassano, sa quando passa una grande occasione.

Poi ci sono le altre trattative: Crouch sembra più un – fallito – tentativo di specchietto per le allodole, Parolo non penso si muova da Cesena, ma…“Von Roten”, titola oggi Critica Rossonera. Sarà, come qualcuno dice nei commenti, allusione ad Aquilani che viene dai Reds, ma, a sapere un po’ di tedesco, sarebbe stato “Von den Roten”. Senza il “den”…non vi ricorda qualcosa? A quanto dicono, dovremmo aspettare fino a sabato…

P.S: A dimostrazione di quanto già ripetuto da noi tantissime volte, l’Inter si getta su Kakà: non c’è programmazione, non c’è progetto, c’è solo la volontà di seguirci cercando di metterci i bastoni tra le ruote, con la solita, vecchia, ritrita mentalità da seconda squadra. E a noi certo non dispiace…
P.P.S: Fabregas, Keita, Pedro, Messi, Messi. Nel trofeo Gamper il Barça batte 5-0 il Napoli europeo di Mazzarri e De Laurentis. Ma chissà perché, non mi dispiace manco un po’.

Niente superstizioni, prego

Due Boateng sugli scudi

Il titolo esprime la mia prima preoccupazione dopo la dodicesima vittoria del Milan nel Trofeo Luigi Berlusconi. Sappiamo tutti che solo in 3 occasioni in 21 anni la vincitrice di questa amichevole di lusso estiva ha poi portato a casa lo Scudetto: ma non ce ne deve importare. Siamo tutti adulti abbastanza a livello mentale da non credere a certa roba. Intanto dobbiamo essere contenti per aver in parte riscattato, con una squadra praticamente uguale, la magra figura del Trofeo Tim.

In casa Juve, salta subito all’occhio come Pirlo sia rinato in questi due mesi, come anche Vucinic sia almeno inizialmente galvanizzato dalla nuova esperienza e dall’intesa con Del Piero, ma anche come Matri non sia in forma e sia abbastanza fragile e come certi movimenti siano da squadra sull’orlo della crisi di nervi. Una squadra che punta allo scudetto non può permettersi di attaccare in 3 in dieci metri sulla fascia e lasciare un solo giocatore in area. E nemmeno Vidal, seppur forte, non mi sembra così ben amalgamato col resto della squadra.

Da noi, invece, si nota subito una cosa: chissà perchè, ai punti buona parte della differenza tra la prestazione del Tim e quella di oggi l’ha fatta Abbiati. Finalmente possiamo vederci all’opera non con un ex giocatore ma con un vero e proprio estremo difensore a presidiare la porta, e si vede. Abbiati si è subito dimostrato reattivo e forse, non fosse stato per lui, non avremmo vinto. Per trovare altre prestazioni sopra la sufficienza, dobbiamo spostarci molto più avanti: era tempo che non vedevo un attacco così reattivo pur senza una vera punta, in grado di cavarsela contro difese già composte da titolari. E non c’era Ibra, non c’era Robinho, non c’era Pato, non c’era El Sharaawy.

Movimenti buoni, cross, corse, le finezze di Cassano, un Seedorf in forma come mai da tempo (e quasi ad alcuni può venire un po’ di paura: ce lo dovremo sorbire anche quando così in forma non lo sarà più?) e due perle: il tiro al volo ad effetto di Boateng e la fine punizione di Seedorf. La seconda è stata una piacevole sorpresa, ma la prima mi ha fatto finalmente lustrare gli occhi. Una cosa che mi mancava: ma finalmente è quasi settembre, finalmente sta iniziando il campionato. L’astinenza è finita.

Tra gli altri, bene anche Abate e Kingsley Boateng: il talentino della Primavera ha rischiato di sfiorare un gran gol, secondo me i numeri ce li ha. E’ da tanto che credo in lui, da quando ha iniziato ad impressionare gli osservatori di tutto il mondo dominando la categoria Allievi. Un paio d’anni e ce lo troviamo stabilmente in prima squadra, sperando di non fare i soliti errori che con tanti prima di lui abbiamo fatto e che tanti prima di lui hanno bruciato.

Ma ora passiamo alle note dolenti: dalla meno importante alla più importante. Prima di tutto, un Taiwo nettamente fuori forma, inesistente in fase offensiva (fortunatamente di là ha fatto molto bene Emanuelsson) e impreciso in fase difensiva, ai limiti, a metà primo tempo, della cappellata da Mai Dire Gol. E anche il resto della difesa (escluso ovviamente il solito grande Abate) non ha certo fatto bene: Nesta abbastanza in affanno rispetto alla forma di Del Piero e Vucinic, Rodrigo Ely ancora in soggezione.

Ma un altro grande problema da sottovalutare sono gli infortuni: già al 21 agosto, non possiamoci permettere che ben due giocatori alla prima caduta si infortunino. E, soprattutto, che si vadano ad aggiungere ad una lista già lunga di giocatori non in forma/appena tornati dalle vacanze/con problemi fisici. Ma non voglio preoccuparmi: anche l’anno scorso non abbiamo certo fatto una partenza sprint, e se così il risultato sarà forma a novembre/dicembre…beh, non fa mai male mantenere buone abitudini.

P.S.: Non so se avete notato, in quest’agosto abbiamo sempre postato con qualche cosa, pur piccolo, di originale: anche perchè noi non siamo certo avvantaggiati, non abbiamo certo un presidente che scrive ogni giorno comunicati, lettere aperte, prebende e lamentele, da riportare pari pari.

MILAN 2 – JUVENTUS 1
K.P. Boateng (M) 9′, Seedorf (M) 24′, Vucinic (J) 57′
MILAN – Abbiati; Abate (Oddo), Nesta (Rodrigo Ely), Bonera, Taiwo; Gattuso (K.Boateng), Ambrosini, Seedorf (Antonini); Emanuelson, K.P. Boateng (Flamini); Cassano. All.Allegri
JUVENTUS – Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, De Ceglie; Marchisio (Pazienza), Pirlo; Krasic (Quagliarella), Vucinic, Matri (Del Piero), Vidal (Pasquato). All. Conte

Prove di Scudetto

E’ solo la ventiduesima edizione del Trofeo Luigi Berlusconi, il più importante trofeo estivo dello stivale, eppure il derby d’Italia numero 262 tra Milan e Juventus, derby che torna a sapere di scudetto con il Milan campione d’Italia e la Juventus ampiamente rimaneggiata, uscita bene dal trofeo Tim e forse con le carte in regola per ritornare ad essere competitiva ai vertici riempiendo così il vuoto sportivo venutosi a creare nel 2006. A proposito del 2006 abbiamo avuto una stucchevole polemica in settimana creata come sempre da Massimo “bimbo” Moratti che ricorda come a giudicare l’Inter debbano essere gli organi competenti: a noi risulta che il procuratore federale lo sia e che Moratti debba rispondere dell’articolo 6. Ha provato a fare il fenomeno sull’Espresso anche Marco Travaglio, di dubbia fede Juventina, dimostrando di non saperne, perlomeno di calcio. Sullo scudetto assegnato all’Inter terza (e non seconda, secondo era il Milan) classificata nel 2006, l’ormai celebre scudetto dei prescritti paragonato ai trofei del quinquennio 94-98 della Juventus. Tra quei trofei e lo scudetto di cartone vi è però una sostanziale differenza: erano vinti tutti sul campo. Nessuno qui è andato a chiedere la revoca degli scudetti e della Champions League vinti, grazie al vantaggio illecitamente ottenuto da calciopoli, dalla società nerazzurra. C’è poi un secondo fatto: la Juventus non ha rinunciato ad alcuna prescrizione sportiva, essendo stata assolta nell’ultimo grado di giudizio possibile al TAS di Losanna. La prescrizione di fatti accertati dalla Cassazione con la sentenza del Marzo 2006 infatti avrebbero colpito solamente i dirigenti a livello penale e non avrebbero potuto avere ripercussione alcuna nella revoca dei trofei in ambito sportivo. Il processo sportivo non sarebbe quindi mai potuto nuovamente avvenire.

SPUNTATI – Abbiati; Abate, Nesta, Bonera, Taiwo; Gattuso, Ambrosini, Seedorf; Boateng, Emanuelson; Cassano. La formazione la annuncia direttamente Allegri in conferenza stampa. Per il Barese che rientra nel progetto e che non dovrebbe essere ceduto è l’ennesima chance di confermare quanto visto (con gol) a Malmoe e nel trofeo Tim. A proposito di trofeo Tim, non sarà molto diversa la formazione che ha perso di misura dando comunque buoni segnali: quelli che per battere le nostre riserve i loro titolari si sono dovuti impegnare e vincere con gol all’ultimo minuto o di carambola. Dalla prossima settimana torneranno dalle vacanze posticipate i Brasiliani, per essere a disposizione per Cagliari come da programma. Formazione quindi rimaneggiata anche magari in vista di quella tradizione sfavorevole per il vincitore del trofeo. Ci si aspettava un annuncio di un colpo di mercato che probabilmente sarà rimandato al 31 o nei giorni vicini e su cui ho tutta la fiduca nella società. L’anno scorso si affrontava questa partita con Huntelaar e Borriello ed era l’ultimo tentativo, fallito, di vincere una amichevole estiva in una estate cominciata addirittura perdendo lo scrimmage contro il Varese. E invece poi è finita come tutti sappiamo.

Storie di Calcio: Milan – Barcellona 4-0 (1994)

Atene, 18 Maggio 1994. Forse la più forte squadra italiana di sempre, forse addirittura la migliore di Club mai vista sul pianeta terra. Dopo la finale persa a Monaco dai dopati del Marsiglia. L’avversario è il peggiore possibile: il Barcellona di Johan Cruijff, secondo tutti la vera favorita della finale e dell’intera competizione. Lo stesso Olandese, forse già vedendosi con la coppa in mano sull’aereo di ritorno in catalogna il giorno precedente aveva definito il Milan “prosaico” e denigrato completamente i calciatori avversari, primo fra tutti Desailly definito un operaio del pallone senza tecnica calcistica.

A far pendere il pronostico dalla parte dei catalani anche le squalifiche di Baresi e Costacurta, due degli “intoccabili” che non hanno potuto affrontare un attacco che aveva tra le proprie file Romario. Ma è stata proprio la voglia di vincere del gruppo, la cattiveria negli occhi di Massaro, autore di una prestazione opaca l’anno precedente e di una doppietta nel primo tempo della serata greca, a fare la differenza. L’invincibile armata Catalana non riusciva a fermare i giocatori rossoneri e se li vedeva sfilare via da tutte le parti.

All’intervallo i catalani vanno negli spogliatoi già con la coda tra le gambe e la sensazione di una coppa che già se n’ andata via verso Milano. Ma la lezione di calcio vista quel giorno continua anche nel secondo tempo. Prima con Savicevic che dopo due minuti deposita un pallonetto delizioso alle spalle di Zubizarreta, poi, beffa delle beffe, proprio con il “prosaico” Desailly. Per i rossoneri è la quinta coppa dei Campioni, quella che permette di entrare nell’olimpo dei plurivincitori che hanno diritto a tenersi i trofei originali vinti e, dalla stagione 2000/01, ad indossare il badge celebrativo sulla manica, unica italiana ad avere tale onore. Atene rappresenta anche la conclusione del ciclo del Milan di Sacchi e Capello: dovranno passare ben nove anni prima che i rossoneri tornino ad alzare una coppa, in quel di Manchester contro la Juventus e chissà quanti prima di vedere nel mondo un’altra squadra all’altezza di quel Milan.

MILAN-BARCELLONA 4-0
MILAN: S. Rossi, Tassotti, Panucci, Albertini, F. Galli, P. Maldini (38′ st Nava), Donadoni, Desailly, Boban, Savicevic, Massaro. Allenatore: Capello
BARCELLONA: Zubizarreta, Ferrer, Guardiola, Baquero, Nadal, R. Koeman, Sergi (27′ st Quique), Amor, Romario, Stoichkov, Beguiristain (7′ st Eusebio). Allenatore Cruyff
Arbitro: Don (Ing)
Marcatori: 22′ e 45′ pt Massaro, 2′ st Savicevic, 13′ st Desailly
Note: spettatori 70.000

httpvhd://www.youtube.com/watch?v=0pD4EFGQDhA&feature=related

E dunque?

La coppa più ambita dai secondosquadristi.

Non è certo positivo perdere un derby, anche se è un’amichevole di 45 minuti. Anche per un semplice motivo: già immagino i post dei notori blog piangina per domani, che faran tanto sfoggio del “primo derby della stagione“, della grande vittoria contro le riserve e la Primavera del Milan. Ovvio, chiudere con 2 sconfitte e 0 punti all’attivo non è un gran segnale. Ma forse la lista degli indisponibili è più lunga di quella dei convocati: da Ibra, a Thiagone, a Seedorf, a Pato, a Binho, ad Abbiati [ha giocato Roma, inguardabile e disattento sul primo gol di Vidal].

La nota positiva c’è sempre, ed è il solito Cassano: forse tanti analisti si stanno sbagliando, non è solo galvanizzato dal fatto di giocare due volte in una settimana nella sua Bari [ancora una volta 50000 non per l’Inter, il Milan o la Juve, ma per lui]. Sembra proprio in forma, anche se si vede la mancanza di una punta centrale. E di sicuro non possono sostituirla Ganz jr. (purtroppo non l’hanno cercato troppo spesso, ma si vede che qualcosina di El segna semper lü c’è) o Kingsley Boateng, sono ancora acerbi. Avanti con la condizione anche Taiwo, arretra invece Emanuelsson.

Per la cronaca l’Inter ha vinto, con 5 punti contro i 0 nostri e i 4 della Juve. In casa bianconera segnalo, soprattutto nel 2-1 contro di noi, un Vidal forte ma forse ancora troppo poco amalgamato al resto della squadra. La Juve, comunque, sembra abbastanza rafforzata, e per il terzo posto può concorrere. Non per il titolo, comunque. L’Inter, invece, conferma il buono stato di forma di Alvarez, anche se dimostra una scarsa velocità (un top player non si fa annichilire da un Abate non in forma).

Due note in conclusione. La prima: Segnalo un’uscita abbastanza razzista nei toni ma purtroppo veritiera di Bruno Longhi, il quale ha avuto il coraggio di dire: “40.000 per Italia-Spagna, più quelli che sono entrati perchè avevano conoscenze…”. Purtroppo è vero, ma mi è sembrata una provocazione fuori luogo. La seconda: come mi faceva notare il buon Michele, comunque, stiamo a 3 trofei Tim noi contro 7 loro. Situazione esattamente speculare al numero delle Champions League. Mi sa che l’anno prossimo a questo trofeo tifo Inter.

EDIT: Non ho manco finito di scriverlo, il post, che… Dal sito ufficiale dei piangina.Derby e coppa“. Mah, contenti loro…

Le solite tre

https://i0.wp.com/inter.theoffside.com/files/2009/08/trofeo_tim_2008-09.jpg?resize=326%2C218San Nicola, ore 20.45. Sarà forse un trofeo Tim per la prima volta ridimensionato quello che vede al via, come da tradizione, le tre squadre più titolate del calcio Italiano. Tre squadre che si trovano in tre posizioni radicalmente diverse, ad una settimana abbondante dal via del Torneo.

IL MILAN – Sfumati Fabregas e Schweinsteiger, presente in campo ieri a Monaco, il budget del mercato di 39 milioni rimane comunque intatto. Mancherà Ibrahimovic, infortunato col Malmoe ma non dovrebbe essere a rischio per Cagliari. Per il resto la formazione è e rimane quella campione d’Italia, con i problemi a centrocampo di cui sappiamo. Approfitto della situazione per rimarcare quanto ho letto in giro nell’ambiente rossonero, in particolare di un pessimismo strano per quanto riguarda il centrocampo. Siamo sinceri: in quanti si aspettavano di ricucirlo in un solo mercato? L’obiettivo del mercato era rinforzarsi per l’Europa, invece il gap con il Barça è addirittura aumentato. Al momento siamo forse inferiori a Real, Barça, United e Chelsea. Con le altre ce la giochiamo almeno alla pari. Ma la situazione non è forse la stessa delle vittorie in coppa dei campioni? Per eliminare questo Barça, lo sappiamo tutti, c’è bisogno di arbitraggi stile Inter 2010. Ma non per questo dobbiamo fasciarci la testa su un campionato che ci vede grandi favoriti. Per quanto riguarda stasera Allegri ha preferito convocare diversi giovani, come da tradizione in questo triangolare. Per quanto riguarda invece i criticoni gli consiglio di farsi un semestre da interisti e di iniziare a godersi le vittorie.

L’INTER – Conclusosi il ciclo aperto grazie a Calciopoli l’Inter si presenta forse sul viale del tramonto. Forse, perché in fondo la situazione non è tanto diversa da quella attraversata dal Milan Leonardiano. Eppure noi lo sapevamo già da tempo: la politica di Moratti lasciava più buchi in bilanci che trofei. Ora l’Inter si è trovata a dover smantellare un progetto costruito su tanti ingaggi pesanti (dopotutto si preferivano i prescritti alle grandi europee solo per la pecunia) alla vigilia del FFP ha dovuto, giocoforza, mettersi al pari delle altre. Lasciato a casa Eto’o, sempre più vicino al campionato Russo e con un Lucio fresco di rinnovo fino al 2014 (ne vale la pena per un giocatore quasi finito?) e un Maicon fuori per quaranta giorni. La sensazione è che se possano vincere qualcosa questa stagione, a meno di clamorosi regali, è solamente stasera. E poi… loro giocano in casa no?

LA JUVENTUS – E’ la vera incognita di questo campionato. Potrebbe occupare tranquillamente qualsiasi dei primi 8 posti. La mia principale perplessità sui bianconeri riguarda la presenza di Pirlo con le due ali Krasic e Martinez a causa dei compiti di copertura che gli dovrebbero essere attribuiti e che, a mio parere suffragato dai soli cinque contrasti vinti in carriera, non è in grado di avere. Sarà proprio stasera la prima di Andra contro la sua ex-squadra. Juventus che si presenta rimaneggiata con le assenze di Toni, Chiellini, Martinez e Quagliarella. Dei bianconeri parleremo più approfonditamente comunque con il trofeo Berlusconi.

PROGRAMMA – Tre gare da 45′, aprirà Inter-Juventus a seguire il Milan prima contro la perdente e poi la vincente di tale incontro. Tre punti in caso di vittoria al 45°, due in caso di vittoria ai rigori e uno agli sconfitti. Campione in carica l’Inter che ha vinto sei trofei su dieci disputati.