Lettera aperta a Michel Platini

Ciao Michel

Chi ti scrive è un tifoso Milanista che ha visto ancora una volta agire debolmente una federazione italiana che ormai viziata da giochi politici è diventata impotente in ogni decisione. Non solo sconfessando se stessa, quando quattro anni fa scrisse nello stesso documento che assegnava il titolo all’Inter che tale titolo può essere revocato dal consiglio federale, come stabilirono gli stessi saggi FIGC al paragrafo 14 della loro relazione, con una decisione discrezionale.

In Italia da questi quattro anni di calcio falsato siamo riusciti a uscirne a fatica. E proprio all’inizio di questi quattro anni voi foste costretti ad accettare controvoglia la squadra rossonera in una coppa che poi vinse con merito contro tutto e contro tutti.

Tu stesso un mese fa avevi minacciato squalifiche a vita per chi non denuncia illeciti e la possibilità di revocare la Champions League a posteriori per le società coinvolte in essi perchè almeno in europa l’etica non si prescrive. Nel 2006 vi muoveste proprio dopo calciopoli a inserire una regola che vieta per un anno la partecipazione alle coppe europee a società coinvolte in illecito sportivo. In Europa non c’è alcuna prescrizione, per fortuna. Basta fare una telefonata a Palazzi e farsi consegnare la relazione. Sarà facile farsi una idea e agire di conseguenza. Difficile che accada, ma regalereste a tutti i tifosi italiani fregati da questa banda di delinquenti un senso di giustizia che la propria federazione non è più in grado di garantire. Tutti coloro che hanno sbagliato devono pagare. Altrimenti è troppo facile riempirsi la bocca di belle parole sulla giustizia quando fa comodo e infamarla quando si è chiamati a processo come accaduto con i prescritti in questi ultimi giurti.

Dacci giusto questa soddisfazione, anche e soprattutto per far tacere certi buffoni che mai ammetteranno di averla fatta franca oppure esagerazioni che non dovrebbero mai essere pronunciate data la situazione finale. Ma loro sono così, ormai ci siamo abituati a trattarlo come il cugino sfortunato che purtroppo ha battuto la testa da piccolo e in seguito a questo ha perso ogni capacità cerebrale: non si arrendono nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti. In fondo, non vorrete mica essere come la FIGC no?

E ora che fa Fabregas?

Il Barça ha scelto come spendere i 40 milioni: Alexis Sanchez, dall’Udinese. E’ la prima mossa del mercato 2011. Mossa che non solo avvicina Bojan alla Roma o al Napoli (o a chi se lo voglia prendere) ma che ci dice che, presumibilmente, il colpo del Barça sarà questo. Come avevamo già anticipato in catalogna non ci sono soldi per due colpi “grossi”. Fabregas dovrà cercarsi un’altra pretendente entro il 17 Agosto. Alternativa altrimenti la permanenza un altro anno a Londra, sponda Arsenal. Di certo nella lista dei Mister X il suo nome sale. Scende invece quello di Hamsik che da sempre considero uno specchietto per le allodole. Dalle parole di Zamparini e da quanto risultava un mese fa un tentativo per Pastore deve essere invece stato fatto ma così a sensazione penso che il presidente del Palermo Zamparini abbia sparato altissimo. Sulla pista tedesca invece non si sà ancora nulla, e questo mi fa pensare che sia ancora la più calda…

Il sistema che non funziona

Pare, almeno a sentire le ultime indiscrezioni del giornale di casa, che lo scudetto di cartone rimarrà alla seconda squadra di Milano. La FIGC ha infatti preferito lavarsene le mani, con dei consiglieri federali troppo coinvolti politicamente per danneggiare una grande. Vincono praticamente tutti: gli interisti che mistificheranno la non revoc come una prova della loro onestà e i tifosi normali che vedono l’inter coinvolta in calciopoli e di fatto premiata per essere stata scoperta per ultima.

Tutto ciò suscita la mia perplessità di fronte al sistema odierno. E’ notabile subito la disparità di trattamento, anzi è notabile come a scegliere chi punire sono stati di fatto i carabinieri che hanno fatto l’inchiesta. E’ accettabile tale sistema? E’ accettabile un sistema di giustizia che non solo non punisce ma lascia anche i premi ai ladri? Penso che le società dovrebbero muoversi per essere tutelate. Non solo la Juventus che preannuncia ricorsi a raffica anche alla giustizia ordinaria che potrebbe farsi molti meno scrupoli della Federcalcio.

Quello scudetto è vero, non si può revocare anche se di fatto manca un comunicato ufficiale che dopo le sentenze lo assegni all’inter (perchè è stato messo nell’albo d’oro). Lancio una provocazione: è possibile però revocare le sentenze di fronte a una revisione del processo delle società punite ingiustamente, ovvero noi. Altrettanto evidente che dovendo essere puniti in maniera analoga ai nerazzurri ora ci si debba fare sotto per lo stesso motivo. Niente a loro? Allora niente a noi. La società faccia valere tutto il suo potere, cerchi di ottenere quel titolo e faccia quello che il prescritto Moratti ha ora il dovere morale di fare: riconsegnare il titolo alla FIGC.

Nel frattempo quello scudetto rimane lì. Cancellato dalla storia, ma ancora presente negli albi d’oro. Con un asterisco che significherà per sempre “al ladro beccato con le mani in pasta per ultimo”. Ad aggiungere un torto a un altro torto non si fa mai la cosa giusta. Vero federcalcio?

L’ora giusta per lasciare

Il momento giusto per andare via?

Andrò forse controcorrente a quanto esposto su altri blog. Ma penso che martedì sia stato un segno chiaro di come andrà la prossima stagione. Intanto Berlusconi stavolta la sua faccia al ritiro non ce la mette. Vuoi con la scusa, pretestuosa, del lutto per il caduto in Afghanistan (pretestuosa perché non avrebbe dovuto parlare come presidente del consiglio ma come presidente del Milan) ma intanto la faccia sulla stagione non ce la mette, come invece aveva fatto la stagione passata, conclusasi con lo scudetto. Penso però che sia ancora presto per giudicare se questo sia dovuto ad un eventuale disimpegno in questa sede di mercato. E’ però evidente una cosa: non so quanto il tifoso possa tollerare ulteriormente un presidente che non sa nemmeno i nomi dei propri giocatori in rosa e vede la propria squadra come un passatempo.

Sarà forse un ragionamento da tifoso, ma pretendo che il mio presidente metta la mia squadra in cima alla sua lista di priorità. Non mi importa se nel resto della lista ci siano le prostitute o la Saras o lo stato italiano. Quel ruolo non può svolgerlo Galliani che è un mero interlocutore tra la proprietà e la squadra. La scorsa estate la situazione era, se vogliamo, anche più compromessa di quanto lo fosse ora. Ora Berlusconi lascerebbe da campione d’italia con la squadra riportata ai vertici della propria nazione. Ma non è solo per lasciare da vincente quanto per evitare di trascinare il Milan nel baratro del calcio italiano. Se in Spagna infatti Real e Barcellona reggono riempiendo di buchi il bilancio e raccattando quattrini con l’azionariato popolare, in Inghilterra solo Chelsea (Russi), United (Americani) e il City (Arabi) stanno creando un divario tra le prime tre forse incolmabile in futuro.

Andando a vedere i dati stimati da Forbes ad aprile 2011 sul valore delle squadre (qui la seconda decade) capiamo subito di trovarci in un limbo. Il calcio non è più roba per i Berlusconi, almeno quello d’elite. Se vogliamo rimanere ad alti livelli come il Milan dovrebbe sempre essere in Europa è necessaria una cessione a magnati Russi, Americani o Arabi. Cessione che non significa cambio della dirigenza, con Galliani e Braida sempre a fare il mercato. Galliani a budget ridotto ha saputo quasi sempre spendere bene i pochi dati, quindi con Adrianone sempre dirigente ma con un budget aumentato si potrebbe sì costruire una squadra competitiva in Europa già da subito. E siamo gli unici a poterlo fare oggi, cogliendo al volo l’occasione proprio della buona gestione societaria di Galliani in questi anni. Adrianone che sono sicuro non farebbe tutti gli sperperi fatti dal City in questi anni con la propria esperienza ventennale.

A Silvietto grazie di tutto per quello che ha fatto nei primi anni di presidenza e grazie di niente per quello che ha fatto negli ultimi 15 con risultati nettamente inferiori a quelli che dovrebbero essere gli abituali di un top club europeo. Ai tifosi finalmente il club più titolato al mondo che torna ad essere solo calcio, a liberarsi di un personaggio scomodo, e a non dover calcolare la propria storia come iniziata nel 1986.

Un Rossonero da Raccontare… Luigi Bonizzoni

Bonizzoni autore di libri

Sempre in tema di scudetti conquistati sul campo, tanto per non farci mancare mai niente in questa estate di fuoco del calciomercato, ricordiamo un personaggio un po’ dimenticato da molti, ma che è uno degli artefici del Palmares rossonero. Stiamo parlando del mister dello scudetto del 1959, Luigi Bonizzoni.

IL CALCIO E LA GUERRA – Il “Cina”, soprannome derivato dalla somiglianza orientale dei suoi tratti somatici, cresce calcisticamente proprio nel Milan, dove ricopre il ruolo di centrocampista, pur senza eccellere. Infatti, nonostante tentasse di entrare a più riprese in prima squadra, riesce a trovare un contratto a Lecce. La guerra, alla quale aveva partecipato, lo costringe, a soli 27 anni a ritirarsi dal calcio, per una malattia contratta al fronte. Va quindi a Magenta ad allenare la squadra del posto.

Il “Cina”

ALLENATORE – Si scopre essere un allenatore capace e intelligente, grazie all’ottima cultura di gioco. Ha formato molti tecnici italiani, poiché autore di numerosi libri di tattica di gioco. Ha anche ricoperto l’attività di giornalista, sotto l’ala di Gianni Brera. Nonostante la sua veneranda età (91 anni), è ancora iscritto al settore tecnico della FIGC. Dopo un lungo rodaggio nelle squadre di Monza, Brescia, Palermo, Como, ancora Brescia, poi Atalanta e ancora Palermo), senza l’atteggiarsi del profeta, sbarca al Milan.
RICORDI“Il Milan deve giocare a Tireste. Il capo dei medici, Boselli, mi suggerisce di non utilizzare Occhetta. Io invece penso che sia in forma e lo schiero in campo. Pareggiamo a fatica 2-2 giocando quasi come avessimo un uomo in meno. Il presidente, il martedì dopo, si presentò dicendo: Imparerà a non dar retta ai medici. Da allora ho sempre sottoposto ai medici e fisioterapisti la formazione scelta prima di ogni gara”. – racconta Bonizzoni. “Una volta chiesi al presidente di rimborsarmi la spesa per la benzina, dato il lungo tragitto da casa agli allenamenti, ricevetti assegno con un biglietto che diceva: Si compri anche qualche fiasco”

AL PRIMO COLPO – Quello del 1958-59 è un Milan reduce dal nono posto dell’anno precedente. Rizzoli, il Presidente rossonero, chiede addirittura a Bonizzoni di vincere subito. E così accade. Da giovanissimo, poiché ancora non aveva quarant’anni, raccoglie la sfida e vince lo scudetto. La sua difesa risulta essere la migliore del campionato. Dopo gli anni al Milan, Bonizzoni continua il suo Giro d’Italia allenando in tutto circa 16 squadre tra il 1946 e il 1973. Diventa successivamente osservatore per le squadre nazionali lavorando anche con profitto al Centro di Coverciano.

I ritiri degli altri

Nel giorno in cui il Milan si raduna, dato che nel nostro raduno ne abbiamo già parlato ieri, diamo un occhio alla situazione delle nostre avversarie per lo scudetto.

INTER – Comincia sulla patetica scia di una gigantografia di Facchetti il raduno dei vice-campioni d’Italia. Comincia con un Gasperini che ha già imparato le abitudini dei padroni di casa, rispondendo a una domanda (mai posta) da Galliani che vede l’Inter meno forte rispetto allo scorso anno. Mai posta anche perché fare peggio di quanto proposto dai nerazzurri nella passata stagione è difficile. Colpi di mercato zero se non i due giovani Alvarez e Palacio in arrivo. Eppure nelle TV nessun tormentone per il grande colpo per il ritiro come invece da troppi anni eravamo abituati a sentire in casa rossonera. Un Inter che comunque fino al 18 sarà impegnata a barricarsi dietro la figura di San Giacinto da Treviglio, sperando nel mancato cavillo per giustificare in ciò la loro finta onestà. Poi penseranno anche al campo. Finchè vedrò in campo la formazione con una difesa a 3 comunque non li ritengo pericolosi.

JUVENTUS – Ha parlato ieri Conte. E a dire la verità è sembrata una fotocopia delle ultime annate juventine. I soliti discorsi sul passato conditi con lo spirito Juve da ritrovare, anche se per quello occorre alzare la cornetta e fare una telefonatina a Braschi. La Juve insomma appare oggi come un pugile steso al tappeto che non sappiamo ancora se e quando si rialzerà. Come già detto ieri le maggiori perplessità le ho col modulo 4-2 fantasia di Leonardiana memoria di Conte con Pirlo ad impostare per le due ali. La sensazione è che la juve voglia fare la parte della vittima sfigata in caso di un altro fallimento, del quale intravede l’ombra da lontano, come per far passare un ritorno ad alti livelli per una impresa e non per un dovere.

NAPOLI – La terza classificata del campionato ha invece preferito presentarsi sulla MSC con un colpo ad effetto. Inler  infatti è il primo acquisto del Napoli usato come testimonial per promuovere la nuova maglia. Un De Laurentis apparso come sempre borioso e polemico soprattutto sull’aspetto delle cessioni. Riferendosi alle cessioni di Lavezzi, Hamsik e Cavani ha infatti risposto: Se uno dei tre se ne va è per colpa di una meretrice e iettatrice chiamata Gazzetta dello Sport, scusate ma queste sono delle domande fatte solo per rompere i coglioni, grazie. La sensazione comunque è quella di una squadra arrivata al punto d’arrivo che difficilmente potrà ripetersi la stagione prossima con il doppio impegno Campionato-CL nella prima parte di stagione. Insomma i napoletani avranno i primi 3 mesi per godersi il giocattolo poi lasceranno spazio agli altri.

ROMA – Si radunerà a Riscone di Brunico (ex-Inter, che è andata a Pinzolo, ex-Juve) la nuova Roma di Di Benedetto. Roma che ha avuto il merito di essersi aggiudicata lamela per un tozzo di pane, prezzi a cui si doveva inserirsi di prima persona e chiudere. E’ una Roma che parla però di valorizzare i giovani e sappiamo già a nostre spese che quando i dirigenti si riempiono la bocca della parola giovani ha un solo significato: ci sono pochi soldi a disposizione. Coi ragazzini non si vince, ormai è risaputo.

Ritiro -1

Loro che fine han fatto?

E così eccoci all’alba di una nuova stagione. Domani sarà ritiro. A Milanello probabilmente la coppa dello scudetto liberata dalla prigionia di via Durini sarà esposta in bella mostra. Parlerà anche Berlusconi, dopo quanto accaduto sabato con la sentenza del lodo Mondadori inevitabilmente peserà sul Milan. Penso comunque che con Taiwo e Mexes il gap già abbastanza netto sia aumentato, quindi da qui al 31 agosto mi accontenterei di non cedere. Ovvio che se poi arrivasse mister X sarei soddisfatto. Non escludo notizie clamorose come ad esempio una cessione della società. Che se nelle mani giuste e con l’uomo giusto potrebbe anche essere la svolta per rimanere a livello delle altre d’Europa. Non si tocchi però Adrianone nel caso, che avrà pur tutti i difetti del mondo, ma con il motto “pochi soldi e tanta fantasia” i colpi li sa fare.

Si riparte per confermarsi in Italia. In Europa finché gli altri giocheranno con altre regole e altre condizioni economiche dovremo aspettare il 2014. Si riparte con una domanda che mi balena nella testa: il nostro avversario è ancora l’Inter? Forse potrebbe esserci una restaurazione. Sì perché se la Juventus è vero che sta facendo un buon mercato è altrettanto vero che pur non essendo al nostro livello non avrà le coppe Europee. Cosa da non trascurare se si pensa che nel 2005/06 per una trasferta malaugurata a Lecce prima della semifinale col Barcellona abbiamo lasciato sul campo il titolo italiano (anche se per motivi “moggiani” quel titolo mai lo avremmo potuto vincere). Mi lascia perplesso la scelta di Conte in panchina, mi lascia perplesso l’affiancare a Pirlo due ali, considerato che Pirlo non ha caratteristiche adatte nel contrasto in fase difensiva. Per questo penso che la Juventus l’anno prossimo avrà un duplice destino. O fallirà clamorosamente o riuscirà a lottare per il titolo fino alla fine. Per quanto riguarda gli allenatori fa strano che il nostro Allegri, zero a livello europeo come reputazione, in italia guarderà tutti dall’alto. Nella serie A, da sempre fucina tattica di grandi allenatori, di grande non c’è rimasto più nessuno.

Una comunicazione di servizio riguardo il blog. Cerco un redattore esclusivamente (per ora) per la rubrica storie di calcio. Chi fosse interessato mi contatti alla mail rossonerosemper@gmail.com. Se invece l’utenza preferisce la soppressione di tale rubrica è pregata di farmelo sapere nei commenti.

Notizie dal Mondo – 14° Puntata

Appiano Gentile, vendesi smoking bianco causa impossibilità di ulteriore utilizzo. Telefonare Marco Materazzi ore pasti.

Leonardo: “Moratti mi ha trattato come un padre. Ma a volte i padri vanno a puttane anche loro eh”

Cannavaro lascia il calcio. Noi ce ne eravamo già accorti un anno fa.

Moratti: “reagiamo come avrebbe reagito Facchetti. Datemi subito il numero di Braschi”

Scudetto 2006: manca il comunicato ufficiale FIGC che lo assegna all’inter. Era finito il cartone.

Moratti: “non leggerò più la Gazzetta”. Per una volta che pubblica una notizia

(Cellino difende Moratti. Quanti centrocampisti avrà in cambio?)

La Roma acquista lamela. Americani in fermento: AS Roma buy theapple.

Mourinho leva la fascia a Casillas e nomina il nuovo capitano del Real, per ricompensare il vero artefice del triplete nerazzurro: è Benquerença.

A proposito di notizie, l’ennesimo capolavoro di internews:

Chi offre all’Inter la garanzia che il processo sarebbe equo e al di sopra di ogni fede calcistica o simpatia politica? La storia recente del calcio italiano non induce alla sicurezza, personalmente lo interpreto come una sorta di agguato alla società nerazzurra. Che, ribadisco, non deve dimostrare nulla e i contenuti delle intercettazioni, se valutati con obiettività (vero, Palazzi?), lo confermano.

Proprio vero. La giustizia migliore è sempre quella fatta in casa.

L’Inter ti rovina

Con un mercato apparentemente fermo (a parte gli pseudo-grandi colpi strombazzati coi titoloni su giornali di nostra conoscenza) e in cui tutto si muove sottocoperta, uno dei più importanti avvenimenti di questi giorni è stato certamente l’addio ufficiale di Leonardo ai cugini. Dopo un paio di mesi e una patente in meno, di nuovo davanti ai microfoni e alle telecamere, ma…

Non ci volevo quasi credere quando ho letto, anche su questo blog, i primi commenti alla conferenza stampa. Mi ricordavo ancora il Leonardo deciso ma calmo, cui, se c’era una cosa da dover riconoscere, era lo stile sempre impeccabile, vestito tirato, capelli e barba ben curati. Quello di tre giorni fa era un uomo ben diverso. E, a dirla tutta, ben peggiore.

A differenza di altri brasiliani, nel corso dei suoi anni alla dirigenza del Milan Leo ha sviluppato un perfetto italiano, quasi annullando il tono di voce sudamericano. Mercoledì, il tono era concitato , il discorso era a tratti incomprensibile e non si riusciva in certi tratti a seguire il filo, l’accento era più forte anche delle conferenze stampa di maggio. Figuriamoci la diversità dal Leonardo deciso dell’anno scorso, delle sue invettive contro la società, della sua ultima uscita dalla parte buona.

Nelle poche parti del discorso che si riusciva a seguire, si susseguivano affermazioni come castelli di carta che non resistevano in piedi manco per un secondo. In questo mondo del calcio, per stare in alto devi essere un grande mentitore. Leo non ci è riuscito.

Dall’icona di stile, lo scapolo d’oro quale era stato eletto nel suo anno di permanenza sulla sponda giusta di Milano, non restano che una maglietta bianca, una giacca stropicciata, dei capelli malamente pettinati, una barba mal rasata e un portamento diverso, ingobbito. Invecchiato di almeno cinque anni, direi. E anche l’episodio della patente ritirata è emblematico: da lui non me lo sarei mai aspettato.

Certo, l’idea del suo “tradimento” brucia ancora, non è ancora sopita la rabbia da parte mia nei suoi confronti, ma, a dirla tutta, fa male vederlo così. Perchè comunque, da giocatore, da dirigente e da allenatore, è stato uno dei tanti protagonisti della storia recente rossonera. E questa, fatemelo dire, è la prova che l’Inter ti rovina.

Dovrebbe esserci scritto sulle maglie, come sui pacchetti di sigarette. Quindi, cari cugini, smettete per favore, e invito tutti a cercare di dissuadere i più giovani da questo vizio.

Storie di Calcio: Milan – Real Madrid 1-0 (2002)

San Siro, 26 Novembre 2002. Secondo girone della Champions League 2002/03, ultima con tale formula, che si apre con lo scontro tra il Milan e i campioni d’Europa del Real Madrid. Milan che arriva alla seconda fase dopo un girone difficile, in cui viene pescato come squadra di terza fascia ma nonostante ciò vince in quattro giornate con due imprese esterne (4-0 a La Coruna e 2-1 a Monaco, bissato a San Siro). Ciò non gli basta però ad evitare la terza urna anche nella seconda fase a gironi dove viene pescato contro Borussia Dortmund (fresca eliminazione in semifinale UEFA 2001/02), Lokomotiv Mosca e Real Madrid. La prima partita del girone, contro i campioni in carica, si presenta quindi come quella in cui si capiranno veramente le ambizioni della squadra. Il Real arriva comunque vincente da un girone anche se non dominato, contro Roma, Aek Atene e Genk in cui realizza 9 punti e la spunta solo per i confronti diretti. La squadra di riferimento dopo la prima parte del torneo sembra essere infatti il Barcellona, che nelle prime 12 gare della fase a gironi ne vince 11, pareggiando 0-0 solamente contro l’Inter a San Siro. Nulla di più falso: i catalani non solo finiranno eliminati a sorpresa dalla Juventus nei quarti di finale, ma arriveranno sesti nel loro campionato nazionale, relegati in coppa Uefa.

I rossoneri arrivano a questa partita da un 1-0 nel derby, con gol di Serginho che li ha portati momentaneamente in testa alla classifica della serie A. Il Real è invece lontano dalla vetta, arriva da due pareggi 0-0 consecutivi in liga: il campionato spagnolo se lo stanno infatti giocando Valencia di Rafa Benitez (campione in carica) e Real Sociedad anche se alla fine le merengues la spunteranno con una remuntada. Ancelotti conserva lo schema ad albero di natale con un centrocampo composto da Gattuso, Ambrosini, Seedorf, Rivaldo (che finirà la stagione in panchina) e Rui Costa dietro al solo Shevchenko. Sarà proprio il portoghese al 40′ del primo tempo a fornire l’assist decisivo per l’1-0 che sblocca la partita.

E’ il Milan che domina i primi 25′ di gara, col Real che viene fuori alla distanza. Prima Seedorf al 5′, poi Shevchenko al 18′ sciupano due palloni tirando di poco a lato. L’unica azione degna del Real arriva al 34′ e parte sempre da Zidane che, quando tocca palla, cambia la velocità non eccelsa della squadra. Apertura al volo dell’ex juventino e poi tocchi, sempre di prima, di Raul e Figo per Morientes che non trova l’attimo giusto. San Siro sportivamente applaude. Ma nella ripresa si vede il gioco che porterà il Milan alla vittoria finale del torneo. Real scomparso dal campo: al sesto Casillas para un tiro di Rui Costa, al 15′ Rivaldo e Seedorf confezionano un pallonetto che Cambiasso salva dal 2-0 (tutto inutile perchè il guardalinee inventa un fuorigioco inesistente). Unica occasione madridista nel finale con Dida che al 41′ esce male e Raul spinge il pallone in rete. Ma è fuorigioco. Finisce 1-0. Lo stesso risultato che ripetuto altre tre volte permette al Milan di passare indenne ai quarti di finale. Quella sera, di fatto, avvenne un ideale passaggio di consegne.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=-B789ZwBnC4

Facciamo i nazionalisti

Sono anni, oramai, che il calcio italiano conta praticamente zero a livello europeo. Superati da Inghilterra, Spagna, Germania, Francia, Portogallo e – vedendo il Mondiale – anche Slovacchia. Diventeremo la grande palla al piede dell’Europa, paese inutile di cui sbarazzarsi. E, andando di questo passo, in qualche anno perdiamo anche la terza squadra in Champions. Anni sì, ma nemmeno tanti.

Senza citare i tempi in cui alcuni tra i più forti campioni di tutti i tempi – Maradona, Platini, van Basten – facevano la fila per giocare nel Bel Paese, basti pensare al 2003: 3 squadre nostre nelle 4 semifinaliste di Champions. Poi il fuoco di paglia del Mondiale, Calciopoli, Calciopoli-bis, Scommessopoli, fallimenti a catena e via dicendo.

E via con l’esterofilia, nel calcio e non solo, tutti a dire “Viva la Spagna!”, tutti a gorgheggiare, degni seguaci di Baglioni, “Viva l’Inghilterra!”. Si costruiscono alti castelli in aria, si ipotizzano malsani progetti di azionariato popolare (e, qui a Bari, ne sappiamo molto) in onore soprattutto del Barçelona, la grande squadra che con la sua cantera, per usare un’espressione abbastanza antiquata, tremare il mondo fa.

Peccato che la squadra regina della programmazione a lungo termine, dell’occhio ai giovani, del modello vincente, da un lato abbia dovuto comunque comprare a tutto spiano per “instradare” la squadra alle vittorie (registrando tra l’altro clamorosi successi come quello di Ibrahimovic pagato 72 milioni più Eto’o e ceduto a noi a un’inezia), dall’altro…la cantera? La cantera è anche rappresentata da un Piquè, ripagato a peso d’oro dopo essere stato ceduto da giovanissimo al Manchester United, o da un Fabregas in dirittura d’arrivo, spedito a fare faville all’Arsenal. E non parlo invece del Real Madrid di Perez, i suoi criteri li conoscete tutti.

Risultato? Il Barça è pieno di debiti fino al collo e, dopo anni di vacche grasse, non ci sono più di 30-40 milioni per il mercato. Ed è un serpente che si muove la coda: per anni loro e non solo hanno gonfiato il mercato con i loro prezzoni? Ora si trovano al palo. L’altro modello è quello del magnate – arabo o statunitense – che viene e senza batter ciglio sborsa per chiunque: oramai in Inghilterra avere un proprietario inglese è quasi un motivo di vergogna. E arrivano squadre che si possono permettere di offrire ingaggi da sputo in faccia alla povertà e cifre da manovra finanziaria: almeno per un po’, prima che il giocattolo si rompa.

E in un caso il giocattolo ha rischiato davvero di rompersi: a Liverpool, dove con Gillett e Hicks sono arrivati a un passo dal fallimento. Non che il Chelsea di Abramovich e gli arabi dei Citizens, con un bilancio pieno di buchi più dell’Emmental, stiano meglio. Qua da noi ci ha provato la Roma: non sembra le stia andando molto bene, con DiBenedetto.

Arabi, statunitensi, thailandesi: ma la hanno cultura calcistica? O rischiano di farsi infinocchiare dall’agente opportunista che consiglia a cifre da capogiro il Luis Silvio di turno? E poi che amore hanno per il calcio? L’unica cosa che amano è il profitto, è cercare di succhiare più denaro possibile dal marketing e poi lasciare tutto nel fango, se non peggio.

Sì, noi italiani saremo pure anni addietro in quanto a rose, ma…i buchi nei nostri bilanci non sono così grandi! E ci possiamo permettere di vantare società persino con il bilancio in attivo, quando in altre nazioni un segno verde lo vedono solo mentre fanno benzina. Un Udinese che scova i giovani pagandoli cifre minime rispetto al loro valore, un Brescia che trova Hamsik, un Palermo che prende Pastore, là se li sognano.

E permettetemi di allargare questa riflessione: l’ho detto tante volte e lo ripeto, non saremo il campionato più forte del mondo, non saremo il più spettacolare, il più veloce, quello con più gol o quello in cui giocano i migliori al mondo, ma siamo e resteremo il campionato più difficile del mondo. A differenza loro, le nostre squadre non hanno contro delle piccole arrendevoli che quasi si scansano manco fossero una Hispania contro una Red Bull, ma delle squadre che rendono alle grandi la vita difficile, con la fatica annessa – che si paga in Europa. E dunque, siamo il campionato con più colpi di scena, il vero banco di prova: se fallisci in Italia, non puoi essere considerato un campionissimo. Ogni tanto, facciamo i nazionalisti.

Domande

Epic Fail

Perchè fu permesso ad un carabiniere di occultare delle intercettazioni a suo arbitrio alla Figc arrecando un grave danno al sistema sportivo italiano?

Perché per revocare uno scudetto che va tolto si fanno disquisizioni sui cavilli invece di prendere, magari forzandola, la decisione più giusta?

Perché la società Inter invece di spiegarci perché è onesta si fa scudo con un cadavere?

Se sono veramente onesti, perché non rinunciano alla prescrizione?

Come è possibile che l’inter con un numero di capi d’accusa maggiore di quelo del Milan potesse risultare innocente?

Perché alcuni siti hanno scritto che Facchetti telefonava solo per difendersi per assolverlo, mentre per Meani era una colpa?

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Game Over

Chi risarcirà il calcio dei 4 anni falsati 2006-2010?

Con che faccia, i gobbi, provano comunque a paragonare la loro situazione a quella delle due milanesi?

Scudetto alla Roma: Bruno Conti ha perso una buona occasione per stare zitto?

Con che faccia, quelli là, proveranno a impartire ancora le loro lezioncine?

Prima del 2006 i tifosi dicevano che la Juve rubava, dopo il 2006 che erano state nascoste le intercettazioni nerazzurre. Il tifoso (senza i paraocchi, quindi milanista) ha sempre ragione. Fateci caso.

Diciassette (Moralismo e dintorni)

Palazzi ha fischiato: due a uno

Io se fossi Dio
quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio
c’avrei ancora il coraggio di continuare a dire
che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia cristiana
è il responsabile maggiore
di vent’anni di cancrena italiana.

“Io se fossi dio”, magnifico pezzo di Giorgio Gaber. In queste righe verso la fine del testo, il Signor G denuncia la fastidiosa abitudine italiana del buonismo ad ogni costo: dopo la morte ogni cattiva azione è dimenticata e si assiste alla riabilitazione di chiunque. Del resto, “era un santo” anche il pluripregiudicato ammazzato per strada. Per non dimenticare di chi vuole dedicare una via a tale Bettino Craxi, morto latitante.

Dopo la morte, dunque, tutto si perdona. E chi vuole dire anche solo “a” contro il caro estinto è un bastardo senza cuore. Beh, sono fiero di essere un bastardo senza cuore. E penso nemmeno Stefano Palazzi se ne faccia tanti problemi, nella sua opera di accertamento della verità.

Non è passato molto tempo dal momento della loro esultanza: archiviazione dell’Inter nel processo Calciopoli-bis. Peccato che non avevano letto le due paroline magiche: per prescrizione. E ieri è arrivata la mazzata: nelle motivazioni della sentenza, si legge che:

• la responsabilità dell’Inter è una responsabilità “diretta ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparizalità e indipendenza in violazione del pre vigente articolo 6 del codice di giustizia in vigore all’epoca e oggi sostituito dall’articolo 9”.
• Dalle intercettazioni si evince la responsabilità diretta dell’allora presidente dell’Inter Giacinto Facchetti: per lui un bell’ambo, articolo 6 e articolo 1 comma 1 (slealtà sportiva)
• Per l’articolo 1 – non fosse caduto in prescrizione – sarebbe stato incriminato anche Massimo Moratti.

Presidente e proprietario: altro che quei dilettanti della Juve!

Sui siti dei nostri cari cugini è partita lesta la levata di scudi: “Lo scudetto di Giacinto non si tocca”, “Una battaglia che Giacinto non può più combattere. Nella quale è stato trascinato come assente, in maniera fastidiosamente poco etica.” E si oppongono in nome dei “valori” che ha sempre rappresentato. Per vedere le cose secondo il loro metro di giudizio, si può dire che anche Moggi era un uomo religioso e morigerato: è dunque innocente per principio?

In più l’incriminazione di Facchetti non è certo per aria fritta, ma ci sono le intercettazioni. Non le cito: basta che cerchiate su Google. Voglio citare un’altra cosa, invece: per il Milan si sarebbe configurata, secondo Palazzi, [poi la fattispecie di reato sarebbe stata diminuita di importanza] la sola violazione dell’articolo 6.

Uno a due: il derby dell’onestà – in aggiunta al già ben noto derby dello stile – lo vinciamo noi. Ma non lo festeggiamo: quello ce lo teniamo, se sarà, per il 18 luglio. Sono pronto a dire addio all’aplomb e allo stile Milan. Se sarà, mi voglio godere il momento.

La grande cavalcata

In accordo con Devil1986 (che non sappiamo ancora quando inizerà a postare ma posterà) oggi riprendiamo questo suo post dalla vecchia MRN, dato che, non ce lo dimentichiamo, è pendente ancora uno scudetto di cartone.

Diamo un’ochiata a ciò che contengono DVD celebrativi della Gazzetta sull’edizione che celebra il tricolore nerazzurro 2005-2006.

2°a giornata,Palermo 3-2 Inter:con i palermitani in vantaggio di 3-0 a 5 minuti dalla fine e i nostri eroi che non riescono a tirare MAI in porta.Mancini dichiarerà nel dopogara:”E’ un incidente di percorso, presto voleremo!”.

5°a giornata,Inter-Fiorentina 1-0:bella,spettacolare azione dell’Inter che porta al gol. Certo,sarebbe stata ancor più bella se Martins non fosse partito con 200 km di vantaggio sul difensore viola.

6°a giornata,Juventus-Inter 2-0: David Trezeguet e Pavel Nedved. Juventus a +6 e quarto posto in classifica. Dopo Chievo-Inter Mancini aveva dichiarato:“Vinco con i viola, batto la Juve e voliamo!”.

9°a giornata,Inter-Roma 2-3:supercucchiaio di Totti che irride mezza difesa nerazzurra che va sotto fino allo 0-3. Espulso Veron. Non concesso un rigore alla Roma nettissimo.

11°giornata,Lazio-Inter 0-0:Martins molto veloce,atletico,ma che più d’una volta si scorda che a calcio si gioca con il pallone. I nostri eroi sono al quarto posto,ben lontani da Fiorentina e Milan e a soli quattro punti di vantaggio dalla Lazio,che è undicesima. Un gol poi annullato a Pandev. Perchè??

13°giornata,Messina-Inter 1-2: insulti razzisti a Zorò. Altro che tolleranza zero.

15°giornata Inter-Milan 3-2: De Santis,ci dovrebbe un attimo spiegare cosa ha fischiato per assegnare il rigore dell’Inter.Attenzione,De Santis.Vi dice niente?

18°giornata,Siena-Inter 0-0:siamo nei giorni in cui Mancini promette scudetto e Champions.E puntuale come un orologio svizzero ecco una bella figuraccia. Juve a +10, Milan avanti di un punto. Nel dopopartita..

Il difensore croato del Siena, Tudor, dopo la gara con l’Inter critica l’arbitro, che non ha concesso un rigore: ‘per me ha fatto il furbetto’. Tudor, parlando del tocco di mano da parte di Cordoba, si dice convinto che il penalty ‘c’era’ e si sofferma sul fatto che il direttore di gara ‘di fronte a un fallo come quello ha fischiato la fine’. Il tecnico dei toscani, De Canio, e’ soddisfatto della gara ‘ineccepibile’ dei suoi.

19°giornata,Inter-Cagliari 3-2:  rigore netto non dato a Suazo,dalla cui azione nasce il gol dell’1-0 dell’Inter.

20°giornata,Treviso-inter 0-1:due rigori netti non concessi ai padroni di casa, sospetti sul gol di Cruz. Forse in fuorigioco.

23°giornata,Juventus-Udinese 1-0:i bianconeri vincono contro i friulani con un gol in fuorigioco di Del Piero.Mancini e Moratti reclamano i furti.Siamo ad una settimana da Inter-Juventus,con i nerazzurri a -8.E attenzione,Milan terzo a meno 6.Ritornerà utile tra qualche tempo questa considerazione.

24°giornata,Fiorentina-Inter 2-1:chiacchierano e cominciano a far chiacchierare.Tradizione inter. La Juve pareggia con il Parma e va +9,milan a -3.Tra tre giorni ci sarà Inter-Juventus.

25°giornata,inter-Juventus 1-2: Per frustazione Stankovic chiude il tunnel a giocatori della Juve ed arbitro. Niente di grave eh…Juve a +12 e Milan a pari punti con i nerazzurri.

E’ record:nel giro di tre giorni persi 6 punti nei confronti dei rossoneri.

26°giornata,Livorno-inter 0-0:pure il carlè je fa un culo così..Milan a +2. Il record aumenta.

31°giornata,PARMA-INTER 1-0: …e si continua a ridere. Juve a +13,Milan a +5.

Nel frattempo:ARRRRRRRUABARRRRRRRRENA!!! Tifosi che picchiano i giocatori,delirio totale!

34°giornata,Milan – inter 1-0: curva nord vuota per protesta.Juve a +10,Milan a +5.

36°giornata, Empoli-Inter 1-0:grandissimo gesto tecnico di Materazzi al 95°.AUTOGOAL Juve a +11,Milan a +8.

37°giornata,Inter 1-1 Siena: Gastaldello pareggia al 95°,mentre l’Inter fa esordire i sedicenni in campo. Juve a +14,Milan a +11

14 maggio 2006:chiusura a -16 sulla Juve e -13 dal Milan.

E oggi sono campioni d’Italia. Altri commenti?

E anche Nole c’è!

Abbiamo le stesse possibilità di vincere l’uno Wimbledon e l’altro lo scudetto (Novak Djokovic a Zlatan Ibrahimovic, Dubai, 3 Gennnaio 2011)

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Il Milan ha scelto: è Danilo

Sarà Danilo e non Ganso il secondo acquisto extracomunitario del mercato rossonero qualora la FIGC nel consiglio federale di martedì decida di riportare la norma sugli extracomunitari come prima del 2010. E’ questa la notizia che trapela nelle ultime ore nell’ambiente rossonero. A far pendere per questa scelta soprattutto il prezzo: il Santos continua a chiedere 35 milioni per l’Oca mentre per il diciannovenne ne basterebbero “solo” 15.

Il cartellino del giocatore come spesso accade è diviso: 39,5% al Santos; 39,5% alla DIS (con cui il Milan ha rapporti eccellenti) e il resto della sua ex-squadra il club America-MG. Il grosso vantaggio di questa scelta risiede anche nel fatto che il recente oro al campionato sudamericano Under 20 può giocare sia ala sinistra che destra, essendo ambidestro.

Danilo comunque non può essere il grande colpo di mercato promesso, in un centrocampo da rinforzare. Ecco perchè resta calda la pista Fabregas. Aspettando che il Barcellona faccia la sua scelta. Perché è vero che il Barça è su Fabregas. Ma anche su Rossi e su Sanchez. E dei tre, pare poterne prendere solamente uno…

Una chiusura dedicata ai prescritti. Non avevo voglia di scrivere l’ennesimo post su calciopoli. Ma una postilla è doverosa. E’ bello vederli cercare cavilli legali per evocare la revoca (che, lo ripetiamo, pro-forma non sarebbe revoca ma annullamento di una delibera federale), piuttosto che affermare che lo scudetto non può essere revocato per non aver commesso il fatto, evidentemente della loro onestà nonostante quanto affermano non ne sono più convinti nemmeno loro. (A proposito, se Moratti è così convinto, perché non rinuncia alla prescrizione lasciando cadere il sospetto?) L’hanno sfangata alla grande, e lo sanno.

Il punto sul mercato – 12° puntata: Chi ci vuole e chi no

Lui non ci vuole

Ancora ci ricordiamo la sbornia del dopo-scudetto, i caroselli per le strade, la gioia di poter finalmente rispolverare, dopo qualche anno sabbatico, quello sguardo e quel sorrisetto beffardo con cui squadrare i cugini, ed è già luglio. Le città si svuotano e, nonostante le tv incitino ogni volta alle partenze intelligenti, le autostrade si riempiono di tamarri e di chiassose famiglie con destinazione un ameno lido da qualche parte qui a Sud. Mentre la televisione ci propina ogni giorno repliche e collage, e anche i notiziari sembrano riportare le stesse notizie ogni giorno, le uniche cose che ci ricordano che quest’estate stancamente si sta trascinando un giorno dopo l’altro sono le dichiarazioni del nostro amatissimo amministratore delegato.

Se si stesse a collezionarle, si penserebbe a dei rossoneri in una piena crisi di nervi: un giorno l’obiettivo è Fabregas, l’altro Fabregas è irraggiungibile, il terzo Hamsik è vicinissimo, il quarto lo slovacco non interessa. E, per mia somma gioia, negli ultimi giorni si è smesso di parlare di Mister X. Perché, se non serve più fare tanta pretattica, vuol dire che la situazione è già abbastanza buona: e in più, per uno che a “Indovina Chi” ha sempre perso, è qualcosa di abbastanza snervante. Di lì a poco, si sarebbe cominciato a giocare all’Impiccato. E come se non bastasse, ci si mette anche il Piersilvio, che lancia la boutade Iniesta. Nella speranza, forse, di confondere chi all’estero legge “Berlusconi”.

Ma ora vediamo nel dettaglio le situazioni sui singoli obiettivi del Milan:

HAMSIK: Sono oramai diversi giorni che il giocatore strizza sempre di più l’occhio al Milan, mentre davanti alle telecamere De Laurentiis scaccia tutte le voci. In realtà è chiaro, nonostante anche le smentite di Galliani [un po’ troppo veementi per essere vere: ricordate, excusatio non petita, accusatio manifesta], quanto l’accordo non sia così lontano. Serve poco per ammorbidire un po’ le pretese economiche degli azzurri, e questo processo potrebbe forse essere aiutato anche da una contropartita tecnica: forse El Shaarawy, con mio grande dispiacere – lo vedo pronto per il grande salto. Hamsik, comunque, sarebbe il biglietto da visita per capire che, come obiettivo nel breve-medio periodo, sia stato stabilito il raggiungimento di quota 20 scudetti, sacrificando un po’ – o meglio, arrendendosi? – quell’Europa nella quale l’anno scorso lo slovacco si è dimostrato ben poco competitivo. Realisticamente potrebbe essere la scelta giusta, ma…

Lui sì

FABREGAS: È lui il grande nome intorno al quale, invece, si potrebbe costruire una squadra competitiva per l’Europa. Anche qua ci metto un ma grosso come una casa. Il Milan è la squadra più titolata nel mondo, abbiamo 7 Coppe dei Campioni/Champions League in bacheca, siamo forse una seconda scelta? Lui vuole andare a Barçelona, bene, ci vada! Ovviamente, se riescono a prenderlo. Eccolo il modello del grande club di Laporta, eccola la cantera! Eccolo il modo migliore di gestire il calcio, l’azionariato popolare! Il risultato? Blaugrana pieni di debiti fino al collo e massimo 30 milioni da spendere per il mercato. E vogliono comunque Thiago Silva, è lui il loro vero obiettivo: spedirei loro una copia di Fifa 11, in Modalità Allenatore il Barça è ricchissimo. Eppure, è l’unico degno a sostituire il Pirlo dei tempi migliori.

GANSO: Uno che, invece, non ha mai considerato il Milan come una seconda scelta è Paulo Henrique Ganso. La Libertadores appena conquistata – per la prima volta dai tempi di Pelè – ha fatto sì che il supermarket Santos aprisse i battenti: se Neymar, il pezzo più pregiato, sembra destinato al Real Madrid (o a rimanere là, come più volte auspicato non solo a parole dalla dirigenza) l’altro campionissimo della rosa è il vero obiettivo del Milan. Per Ganso, raro caso per un brasiliano, non si riesce a trovare un nonno molisano o qualcosa del genere, dunque si sta tra color che son sospesi, in attesa del prossimo Consiglio Federale: si dovrebbe arrivare al secondo extracomunitario, sperando che qualcuno non metta i bastoni fra le ruote… Ganso comunque sarebbe la perfezione nel medio termine, arrivando, con ogni probabilità, non quest’estate ma a gennaio, dopo il Mondiale per Club [in cui spero con tutto il cuore che facciano vedere i sorci verdi al Barça].

DANILO: Sempre dal Santos c’è ancora, pure se un po’ raffreddata, la pista Danilo. Talentino che, però, sembra gradire di più il Benfica. Per me, dunque, stesso discorso che per Fabregas: non ti piace qui? Via! Ma forte è forte, e non è nemmeno tanto costoso: non segna molto, ma i gol che ha fatto finora sono stati molto pesanti: e se con lui avessimo trovato una nuova gallina dalle uova d’oro? La tentazione di replicare il colpo Kakà c’è sempre, e stavolta il prescelto sembra qualcosa di meglio dei soliti Grimi/Mattioni/Montelongo…

Lui anche, ma per me è un no

KAKA’: Lo ho appena nominato, ed eccolo qua: c’è chi è pronto a giurare che l’interesse di Galliani e company per il nostro ex-22 non sia per niente scemato, e che [fonte Milan Day] sarebbe disposto, pur di tornare, a dimezzarsi l’ingaggio e ad accettare un ruolo da comprimario, da chioccia per El Shaarawy. Mi dispiace, per me non va. Sei stato anche tu a volertene andare, e non dimenticherò i momenti in cui con la mano sinistra sventolava la maglia rossonera dal balcone e con la destra la oltraggiava come fosse il più penoso dei cenci sporchi, firmando per il Real Madrid. I ritorni, poi, non sono mai stati forieri di successi, e Sheva non è l’unico caso. Preferirei rimanere con i ricordi di Milan-Manchester 3-0…

LE PARTENZE: Purtroppo le partenze sono destinate ad alzare l’età media della squadra: i quattro Primavera aggregati a tempo pieno alla rosa sono oramai un’utopia, e la quotidiana dose di notizie sul calciomercato non prescinde da “Strasser via”, “Verdi e Oduamadi al Torino” e cose del genere, e intanto Merkel – sperando che il gioco sia valso la candela – è già andato.

Spero però che una cosa sia chiara: il grande nome deve arrivare, è già luglio e non dobbiamo rischiare che i tifosi, alla fine di questa calda estate, pronti a ricominciare al lavoro dopo un’estata passata al mare lontano dalle fatiche calcistiche, si trovino con un pugno di mosche in mano ed una squadra quasi uguale e un anno più vecchia.

Ah, non dimentichiamoci, ad inizio agosto c’è la Supercoppa: trofeino sì, ma io glielo voglio sventolare in faccia. Giusto per il gusto.