Inter – Milan 1-0: mentalità inaccettabile, sconfitta meritata

Mi tolgo subito il dente: il modo in cui il Milan ha affrontato un derby è semplicemente vomitevole, inadeguato, indecente, un insulto alla storia di questa squadra. Siamo entrati in campo in un derby con l’obiettivo di portare a casa lo 0-0 e siamo stati giustamente puniti. Abbiamo fatto una partita come fossimo il Chievo, subendo l’Inter come fosse la Juventus. Senza personalità, senza iniziativa. Abbiamo fatto sembrare uno squadrone quella che è una squadra di mediocri. Ci siamo limitati al solito palleggio da dietro con l’Inter che ci ha aspettato, senza mai renderci veramente pericolosi, tirando in porta solo all’ottantesimo. Higuain (come sempre assente nei big-match) non è stato mai cercato né servito.

Non si può entrare in campo avendo come unica soluzione quella di cercare il pari. Siamo stati solamente dietro a difendere. Non abbiamo mai pressato, mai cercato la palla. Siamo stati passivi per 90 minuti aspettando e cercando di ripartire. Hanno capito anche i muri che il Milan gioca in quel modo e vengono a pressarci alti rischiando pochissimo e facendo praticamente quello che vogliono finché ne hanno. Qualsiasi squadra ci mette sotto a livello di velocità e fisicità. A centrocampo dipendiamo principalmente da Kessie che oggi si è distinto negativamente insieme a Chalanoglu – non a caso i primi due in lista sul taccuino “cessioni” di Leonardo per il mercato di Gennaio.

Se avete il coraggio e la voglia di andare a rivedere il tutto, noterete una differenza enorme nelle fasi di possesso: una attività con raddoppi e pressing contro una passività di attesa che ci aveva graziato più volte fino al 90esimo e ci ha puniti proprio all’ultimo momento. Questo Milan funziona molto bene solamente con le squadre che ci fanno fare quello che vogliono e non la mettono sul piano fisico – appena viene pressato va in difficoltà. Si parla tanto di mentalità ma che mentalità trovi entrando in campo così? Come può reagire la squadra a Cutrone esterno di centrocampo o Abate messo in campo tanto per perdere tempo, come fossimo il Crotone in trasferta a San Siro?

La società decida cosa vuol fare, al più presto: sappiano però che al momento non c’è alcuna base valida e proseguendo così la strada porta – nella migliore delle ipotesi – al terzo sesto posto consecutivo. Che nessuno dia la colpa a Donnarumma il cui errore, grave, arriva comunque al termine di una partita giocata malissimo che dà all’Inter una vittoria corretta per quanto visto in campo. L’abbiamo persa per colpa di Donnarumma, dopo non averla giocata per colpa di Gattuso. Purtroppo, la vittoria di Reggio Emilia col Sassuolo rischia di aver prolungato l’agonia: occorre un cambio e occorre farlo subito.

INTER-MILAN 1-0
Inter (4-2-3-1): Handanovic; Vrsaljko, De Vrij, Skriniar, Asamoah; Brozovic, Vecino; Politano (37′ st Candreva), Nainggolan (30′ B. Valero), Perisic (25′ st Keita); Icardi. A disp.: Padelli, Miranda, Ranocchia, D’Ambrosio, Dalbert, Gagliardini, Joao Mario, Lautaro. All.: Spalletti
Milan (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria (47′ st Abate), Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessie (39′ st Bakayoko), Biglia, Bonaventura; Suso, Higuain, Calhanoglu (29′ st Cutrone). A disp.: Reina, A. Donnarumma, Caldara, Zapata, Laxalt, Bertolacci, Mauri, Halilovic, Borini, Castillejo. All.: Gattuso
Arbitro: Guida
Marcatori: 47′ st Icardi
Ammoniti: Biglia (M), Calhanoglu (M), Calabria (M), Suso (M), Politano (I), Bakayoko (M)
Espulsi:
Note:

Inter – Milan: il numero 222

Ed è di nuovo derby. Fischio d’inizio alle 20.30, il primo dopo il ritorno a questo orario in Serie A: a San Siro c’è Inter-Milan, andata in casa per i nerazzurri.

I media spingono sul derby “numero 169”, dato che però si riferisce solo alla serie A a girone unico. Forse perché è l’unica categoria di derby con l’Inter in vantaggio? Non è dato sapere. Ma, tanto per non tirare acqua al proprio mulino inserendo amichevoli di cui nessuno si ricorda, la statistica è molto più equilibrata (78-76 per l’Inter, con 67 pareggi) aggiungendo i vecchi campionati e le varie coppe. Tralasciando il dato statistico, l’Inter arriva al derby con 16 punti in 8 gare, il Milan con 12 punti in 7 che valgono un 11° posto, in una classifica però molto corta. Inter che non perde più dopo lo 0-1 con il Parma, firmato dall’ex Dimarco; Milan in ripresa dopo il deludente inizio fatto di pareggi.

Formazioni collaudate. 4-3-3 milanista con: G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, Higuain, Calhanoglu. L’Inter risponde con un 4-2-3-1. Handanovic; D’Ambrosio (Vrsaljko), De Vrij, Skriniar, Asamoah; Brozovic, Gagliardini; Politano, Nainggolan, Perisic; Icardi. Panchina da un lato per il duo Vecino-Borja Valero, dall’altro Caldara e Cutrone, con Laxalt superato da Rodriguez nel ruolo di terzino sinistro. Diretta esclusiva Sky; arbitro Guida, con Irrati-Giallatini al Var.

Direttore Mirabelli, ma non si vergogna?

Apprendiamo con sgomento che l’ex (per fortuna) direttore sportivo del Milan si è presentato – nonostante sia ancora sotto contratto – a Italia 7 Gold per parlare della propria situazione e dell’attuale dirigenza. Mirabelli al momento è ancora un dipendente AC Milan visto che nonostante il cambio di proprietà, non ha dato le proprie dimissioni come è di prassi fare per la classe dirigenziale quando cambia il controllo di una azienda. Siccome non potevano passare sotto silenzio le sue assurde dichiarazioni, ecco un breve riepilogo.

Andrè Silva, a mio avviso, è un giocatore di indubbio valore anche per i prossimi anni. Abbiamo fatto questa scelta ma sapevano che non era facile per un giovane portoghese giocare nel campionato italiano. Un solo anno forse è stato poco, ma lo è stato per tutti. Rimango dell’idea che sia per il Portogallo sia per le prossime squadre, mi auguro torni al Milan, che di lui sentiremo parlare

Quindi, André Silva – per cui 12 milioni sono finiti dritti dritti nelle casse di Mendes – è un affare per i prossimi anni. Dovevamo qualificarci alla Champions League subito (parole sue, e direi visto i buchi di bilancio da loro lasciati anche una necessità) ma abbiamo preso un affare per i prossimi anni. Il risultato è che siamo finiti al sesto posto ed André Silva è stato – giustamente – scalzato da un attaccante migliore di lui, quello che voleva mandare al Crotone in prestito. Ancora non è chiaro se senza il 30% finito nelle tasche di Mendes il prezzo di André Silva inoltre sarebbe stato sempre di 38 milioni.

Questo può essere un piccolo rimpianto per cosa penso e pensavo di Aubameyang. In quei mesi avevamo la necessità di rivoltare la squadra. Il conto si fa con acquisti e cessioni, noi abbiamo speso 160 milioni nella campagna. Avevamo la necessità di formare un giovane zoccolo duro nella squadra. Davanti ci è mancato qualcosa che poteva darci più impossibile. Una squadra però non si costruisce mai in un solo mercato, ma in un percorso più lungo

Se una squadra si costruisce in un percorso più lungo perché rifarla in un solo mercato? Perché dichiarare che la Champions era l’obiettivo? Ma soprattutto quando lo sanno anche i sassi che la base di una squadra è il centravanti e poi la squadra si costruisce intorno a lui per metterlo in condizione di segnare perché prenderlo per ultimo accontentandosi di Kalinic. Ci vorrà anche un percorso più lungo, ma intanto l’inizio del percorso ha portato ad un NON miglioramento della posizione di classifica

In quel momento era giusto portarlo in Primavera, Montella aveva conquistato l’Europa League, era giusto dargli fiducia. Gattuso, che è un campione dentro, quando ha smesso di giocare si è subito dimenticato di quello che era stato da calciatore e si è rimesso in gioco da allenatore facendo le sue esperienze. Rino, dal mondo Milan e da tutti, era visto come grinta ma in realtà è un allenatore innovativo. È uno dei più bravi allenatori al mondo, è sottovalutato, lo si esalta poco. Il Milan gioca un bellissimo calcio. Se provate a immaginare il secondo gol al Napoli, è qualcosa di bellissimo. Il cammino di Gattuso è stato da terzo posto, sa insegnare calcio. È un grandissimo allenatore, ma sottovalutato

Quindi era giusto dare fiducia a Montella. Così fiducia che è stato fatto un tipo di mercato contro il suo stile di gioco e senza interpellarlo. Così fiducia che dopo tre giornate venivano dettate le formazioni e gli veniva imposto di passare al 3-5-2 mandando in vacca la stagione ed è stato fatto un mercato contro lo stile di gioco di Montella. Il cammino di Gattuso – purtroppo – lo scorso anno non è stato da terzo posto visto che da Benevento-Milan a Milan-Fiorentina la matematica non mente. Aggiungerei di non provare ad intestarsi una leggenda che non gli appartiene.

Non voglio sviare alla domanda. Io ne so meno dei giornalisti. La proprietà era qualcosa di superiore a quello che facevo io al Milan. Prima di fare qualsiasi passo al Milan ci volevano le garanzie giusta, prima di spendere denaro. C’era un amministratore delegato che aveva i rapporti con la proprietà. Avevamo una proprietà assente nella comunicazione, avevano un’idea non europea, non italiana. Loro, per quanto ci riguarda, quando dovevano fare i bonifici, tranne l’ultimo da 30 milioni, non ci hanno mai fatto mancare niente

Non vedo, non sento, ma parlo.

Abbiamo colto un’opportunità per Reina, sapevamo che potevamo sia cedere Donnarumma che tenerlo. Eravamo stati chiari con Reina sul suo ruolo all’interno del Milan. Lui ha qualità straordinarie ma ha anche una grande personalità e capacità di aggregare e dare sostegno non solo al suo compagno ma a tutta la squadra giovane. Avevamo necessità di avere un giocatore che portasse quell’esperienza, indipendentemente dal suo ruolo da titolare o meno.

Sei milioni lordi l’anno e 21 milioni lordi l’anno per il solo reparto portieri, il tutto per “portare esperienza”.

Ciò che mi rende più orgoglioso e non aver fatto minusvalenze sul mercato. Abbiamo fatto rispettare il club in tutte le sue situazioni, abbiamo fatto un incentivo all’esodo per cedere i giocatori. Di questo ne vado fiero

Il “non aver fatto minusvalenze” conta relativamente quando poi chiudi il bilancio a -120. Un milione in più, uno in meno non cambia nulla. Caso emblematico quello di Gomez dove per non fare una piccola minusvalenza ci è rimasto il giocatore per sei mesi sul groppone, con conseguente stipendio. Bello come le buonuscite ora siano chiamate “incentivo all’esodo”. Poi si ripensa alle lacrime di Kucka e a come è stata trattata qualche bandiera, che al Milan teneva, e a come sarebbe servito nel gestire uno spogliatoio diviso dalla loro scelta di trattare da una parte gli 11 pupilli da lui acquistati più qualche rinnovo e dall’altra il resto come fosse feccia.

Da quando siamo arrivati avevamo la necessità di fare quasi una rivoluzione per dare un’impronta alla squadra. Il secondo mercato, che non abbiamo fatto, sarebbe stato dedicato al puntellare la squadra, per renderla più forte. Non era facile fare il lavoro che abbiamo fatto noi, ripulire e dare un’impronta. Ora il Milan ha valore, ha tanti giovani. Abbiamo avuto difficoltà con dei rinnovi che abbiamo completato. Ora il Milan ha un’ossatura giovane su cui si può lavorare

Il mercato per “puntellare” una squadra arrivata sesta fa già ridere così. Che il Milan abbia valore mi sembra scontato visto che sono stati immessi giocatori pagati 230 milioni (ma che non valevano 230 milioni) – peccato che il budget di mercato al DS viene consegnato, non rientri tra i suoi meriti. Sorvolo sulla gestione rinnovi “superati” con stipendi altissimi e fuori mercato, dimostrando incapacità a trattare e mettendo in pessime condizioni poi i giocatori stessi

Di questi tempi, è normale, dire qualcosa per giustificarsi. Bonucci, oltre ad essere un grande professionista, è stato con noi un grande uomo, era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. È stato un campione vero. Spostare gli equilibri? Era un difensore centrale. Gli equilibri li cambia la squadra o al massimo il centravanti

Quindi perché non abbiamo preso un centravanti come si deve invece di pagare la tassa a Mendes?

Sono problemi commessi prima della nostra gestione. Sono ottimista, il Milan ora ha una proprietà solida e importante. Non avrà problemi. Io ricordo i media che ci davano sconfitti per il caso Donnarumma. Abbiamo trovato una grossa difficoltà, ma non era l’unica scadenza. Gestire questa situazione con un agente non facilissimo è stato complicato

Ancora la storia della vecchia gestione quando Donnarumma non poteva firmare prima di fine Febbraio e la prospettiva era di un closing a dicembre. Semmai la colpa è di chi non ha trovato i soldi prima, chi esce non può certo firmare un quadriennale da 4-5 lordi, impattando così tanto sui conti futuri della società. E’ compito di chi entra farlo. Ricordo che a fine febbraio la prospettiva è del closing ad inizio marzo, closing che poi salterà il giorno prima. Chi si mette a firmare un contratto del genere con un cambio 10 giorni dopo? E ancora, (dopo) quale procuratore firma un contratto con una società che cambierà di nuovo a breve dopo due slittamenti? Mi pare normale voglia vederci chiaro. Non scambiamo le patate bollenti per incapacità di trattare.

Chi si occupa di mercato sa che quando un giocatore è in scadenza ci sono commissioni che partono da 20 o 25 milioni. Sono soldi che si danno all’agente o al calciatore. Con Donnarumma era giusto dare uno stipendio importante ma non abbiamo pagato commissioni. Non penso che il contratto ne ha limitato la vendita. Il calcio è cambiato

In sostanza non abbiamo pagato commissioni ma abbiamo pagato 6 milioni anziché 5 più un milione al fratellino. Forse era meglio pagare due commissioni in silenzio invece di mettere il portiere contro i tifosi e poi metterle nello stipendio, no? O forse meglio pagare commissioni per i giocatori forti invece di spendere milioni 5 e mezzo per Borini?

Il Milan ha avuto degli anni importanti, in cui è salito sul tetto del mondo. Gli ultimi cinque anni sono stati in sordina. E’ normale che non abbiamo trovato un terremo molto fertile. Era un club che si accingeva quasi a vivacchiare, non andava nelle coppe. Noi abbiamo dovuto fare diversi interventi per aggiustare un po’ di cose

Ha ragione: si accingeva a vivacchiare perché la prospettiva era quella di una cessione e i rubinetti erano stati sempre chiusi. Peccato che la dirigenza che “si accingeva a vivacchiare” non ha mai avuto una quantità di soldi tale da spendere sul mercato. Ci vuole coraggio a parlare di terreno poco fertile quando con uno dei più alti budget della serie A non hai migliorato la posizione in classifica.

Su Ibrahimovic: “Ora lo posso prendere solo a casa mia (ride n.d.r.). Io non lo prenderei ora”

Giusto, meglio dare spazio a Tiago Dias o Nathan Soares, pipponi della primavera cacciati in malo modo

Su un pensiero a Ronaldo nella trattativa con Mendes per Silva: “Non posso rispondere a questa domanda. Non è un argomento da affrontare”

In effetti non può mica ammettere di aver fatto la parte del fesso.

Su Mendes e Raiola: “Sono all’opposto. Con Raiola ci parlavo, ci trovavamo in disaccordo sulle questioni poi lui fa il suo lavoro e il mio. Magari, avrei potuto far scrivere meno cose cattive su di me se me ne fossi fregato del club e avessi fatto l’accomodante”

E ci credo, ad uno hai fatto incassare 12 milioni con Silva, all’altro non voleva pagare mezza commissione per farsi bello coi tifosi.

Io purtroppo, avevo in mente, era una cosa da libro cuore, di unire i due fratelli Donnarumma. Oggi non lo rifarei per come sono andate le cose, dai protagonisti proprio la cosa non è stata capita

Quindi come rinnovava? Pagando la commissione e non forzando più la mano con la famiglia? Spieghi, no?

Sul futuro personale: “Al momento salto in Italia e in Europa per vedere le partite, conoscere i giocatori e sbagliare di meno in futuro”

Lautamente pagato dal Milan ed in attesa di andare a lavorare per Mendes, aggiungerei

Su Paquetà: “Un’altra domanda?”

In effetti era meglio portare a Milanello Nathan Soares dal Brasile.
In conclusione, qualche domanda da parte mia che non gli è stata fatta ieri sera e a cui mi piacerebbe avere delle risposte:
  • Direttore Mirabelli, perché il mercato estivo non è partito comprando un centravanti di spessore?
  • Direttore Mirabelli, di chi è stata la folle idea di dare la fascia di capitano a Bonucci destabilizzando gli equilibri di spogliatoio solo per farsi belli coi tifosi?
  • Direttore Mirabelli, ha mai chiesto espressamente all’allenatore di far giocare un giocatore che ha preso lei al posto di un altro?
  • Direttore Mirabelli, su che basi è stato portato al Milan Fabio Borini con 5,5 milioni di cartellino e un ingaggio di 2,5 milioni netti?
  • Direttore Mirabelli, per quale motivo ha cambiato tutto l’organigramma del settore giovanile del Milan, unico ad aver portato due giocatori nei 10 del pallone d’oro Under 19?
  • Direttore Mirabelli, ma seriamente ha creduto alle parole di Mendes quando gli ha detto che vi portava Ronaldo se gli prendevate André Silva?
  • Direttore Mirabelli, ne sa qualcosa degli striscioni di supporto a lei esposti dalla Curva Sud visto che a Rende usava le stesse tecniche? Ci spiega l’avvicinamento di giornalisti impresentabili alla società AC Milan?
  • Direttore Mirabelli, chi ha osservato e portato al Milan Nathan Soares?
  • Direttore Mirabelli, perché ha fatto un nuovo contratto ad Oduamadi a Settembre 2017?
  • Direttore Mirabelli, si rende conto che senza Cutrone – che lei voleva mandare in prestito al Crotone – lo scorso anno finivamo a metà classifica?
  • Direttore Mirabelli, perché avete cercato tutta la scorsa estate di cedere Suso (facendo passare il messaggio di difficoltà sul rinnovo)?
  • Direttore Mirabelli, ci spiega perché è stato esonerato dal Milan con possibile azione di responsabilità nei suoi confronti da parte di Elliott?

Ringraziandola per l’attenzione, con la speranza di non vederla mai più varcare i cancelli di Milanello

Polonia – Italia 0-1: rinascimento

In nemmeno un mese l’Italia di Mancini cresce e ne esce più forte e convincente della versione opaca vista con Polonia e Portogallo. Complice l’amichevole con l’Ucraina che ha permesso di trovare la prima quadra. Mancini vince con l’Italia dei piccoletti, un’Italia che ha fatto la partita e non l’ha subita. La Polonia partiva forte di due risultati su tre per rimanere in lega A. L’Italia ha giocato, ha fatto la partita, ha meritato un gol arrivato forse solo in maniera tardiva con Biraghi. Pensiamo a questa squadra con un Cutrone in più e c’è forse speranza di andare più lontano rispetto a quanto fatto vedere finora.

Pur giocando fuori casa l’Italia non ha corso rischi se non sul contropiede lanciato da un pallone perso da Insigne, ancora opaco come troppe volte con la nazionale mentre fa bene Verratti – una novità in azzurro. Nonostante un primo tempo concluso senza gol segnati ed il cambio di modulo della Polonia l’Italia è riuscita a giocare il secondo tempo così come aveva finito il primo: dominando. Non sappiamo se è questa la base da cui partire, sta di fatto che dopo un anno la nazionale torna a vincere una gara ufficiale – e non era facile.

La classifica della Nations League dice quindi che la Polonia è matematicamente in Lega B. L’Italia può sperare ancora qualcosa ma deve non solo battere il Portogallo ma anche sperare che i Portoghesi non vincano contro i Polacchi. Appuntamento alla prossima sosta nazionale: ora c’è il derby di Milano.

POLONIA-ITALIA 0-1
Polonia (4-3-1-2): Szczesny 7; Bereszynski 5, Glik 6, Bednarek 5,5, Reca 5,5 (43′ st Jedrzejczyk sv); Szymanski 5 (1′ st Grosicki 7), Goralski 6, Linetty 5 (1′ st Blaszczykowski 5,5); Zielinski 5; Milik 5, Lewandowski 5. A disp.: Fabianski, Dragowski, Pietrzak, Olkowski, Frankowski, Kaminski, Kurzawa, Kadzior, Piatek. All.: Brzeczek 5
Italia (4-3-3): Donnarumma 6,5; Florenzi 6 (39′ st Piccini sv), Bonucci 6, Chiellini 6,5, Biraghi 7; Verratti 6,5, Jorginho 7, Barella 6,5; Chiesa 7, Bernardeschi 5 (36′ st Lasagna 6), Insigne 6. A disp.: Sirigu, Perin, Criscito, Acerbi, Gagliardini, Pellegrini, Bonaventura, Giovinco, Berardi, Immobile. All.: Mancini 7
Arbitro: Skomina (Slovenia)
Marcatori: 47′ st Biraghi (I)
Ammoniti: Jorginho (I)

Polonia – Italia: le ultime dal campo

Dopo il pari dell’andata, serve almeno un 2-2 (o una vittoria) all’Italia per raddrizzare la situazione a Chorzow nella fase a gironi di Nations League, lega A.

La prima uscita ufficiale della nazionale di Mancini, nel sistema di soste tanto amato dai tifosi italiani e non, vide un 1-1 con il pareggio di Jorginho su rigore al vantaggio polacco di Zielinski. Il successo di giovedì sera del Portogallo in Polonia (2-3) ha messo un po’ di pressione a una nazionale ricca di “italiani”; sono 8 i polacchi che militano in Serie A, a cui si aggiungono gli “ex” Glik e Blaszczykowski. A metà esatta del girone, la classifica è Portogallo 6, Polonia e Italia 1. La squadra di casa è in vantaggio, avendo per ora 1 gol in trasferta segnato negli scontri diretti (un criterio in più per le squadre a pari punti): un 1-1 darebbe comunque un leggero vantaggio ai polacchi, ma solo nei gol segnati in generale. A decidere tutto saranno comunque le due sfide col Portogallo di azzurri e “biancorossi”, anche se lo 0-0 per i motivi sopra spiegati sarebbe letale in caso di arrivo a pari punti.

Confermato l’assetto azzurro da 4-3-3 visto finora, con: Donnarumma; Florenzi, Chiellini, Bonucci, Biraghi; Verratti, Jorginho, Pellegrini; Chiesa, Insigne, Bernardeschi. Almeno questo è l’undici probabile di casa Rai. 4-4-2 per la Polonia con Szczesny; Bereszynski, Glik, Bednarek, Jedrzejczyk; Zielinski, Krychowiak, Klich, Kurzawa; Lewandowski, Piatek. Arbitro lo sloveno Skomina. Negli altri gironi, le classifiche di metà percorso sono queste. Gruppo A: Francia 4, Olanda 3, Germania 1 (martedì Francia-Germania a Parigi), Gruppo B: Belgio 6, Svizzera 3, Islanda 0 (lunedì Islanda-Svizzera, gli islandesi hanno perso 6-0 all’andata…), Gruppo D: Spagna 6, Inghilterra e Croazia 1 (lunedì Spagna-Inghilterra a Siviglia). Tra un mese, la fine dei gironi.

Il bilancio del fallimento: basta rimpiangere Fassone!

Finalmente i numeri sono fuori, sono nero su bianco, anzi nero su rosso – come piace dire a qualcuno. Finalmente la malagestio, quella vera e non quella dichiarata negli anni scorsi per slogan, del duo Fassone-Mirabelli emerge in tutto il suo splendore. Il bilancio evidenziato finora evidenzia una crescita pari a zero rispetto a dicembre 2016 – ad un anno e mezzo fa – vale a dire all’ultimo bilancio della gestione Berlusconi-Galliani. Un fallimento totale e clamoroso a cui i numeri non lasciano attenuanti. Prima di partire con la analisi, le nostre fonti sono calcioefinanza sia per il bilancio 2017/18 che per quello del 2016 (il Milan è passato alla gestione stagionale con l’addio di Fininvest.

RICAVI – La crescita dei ricavi del Milan è pressoché nulla e certamente non strutturale. 255,8 milioni al 30 giugno 2018 contro i 236,1 al 31 dicembre 2016. Come si può vedere, però, la maggior parte di tali ricavi arriva quasi esclusivamente dai ricavi da Calciatori (plusvalenze), cresciuti di 26 milioni. Gli altri incrementi riguardano le gare e i diritti TV cresciute in numero per la qualificazione all’Europa League e per un incremento degli abbonati. Non certamente per merito di chi gestisce il Milan. Quello che è grave è il calo di 15 milioni negli sponsor: non solo l’addio di Adidas ma anche quello di altri top per una vera e propria fuga sotto gli occhi di tutti anche se negata. Dolce e Gabbana ed Audi sono stati rimpiazzati da Vwin ed Alpenwater. Basta? Un dirigente capace non fa scappare Adidas e non cerca accordi con Puma, semmai cerca di strappare Nike. In un periodo di rilancio – almeno teorico – del club – il signor Fassone ha fallito dove era chiamato a portare più il maggior beneficio del suo lavoro, ovvero cercare di portare sponsor convincendoli del progetto. Era forse più facile convincere i tifosi con qualche influencer su cui – a fronte di questi risultati – sarà necessario porsi più di qualche domanda sulla spontaneità della sua condotta.

SPESE – Da Dicembre 2016 a Giugno 2018 il Milan costa 60 milioni in più all’anno, senza aver migliorato la propria posizione in classifica (anzi, peggiorandola – mi viene da dire – visto che a Dicembre 2016 eravamo terzi). A Fassone va riconosciuto di aver ridotto il costo del personale (per forza, ha licenziato tutti gli ex-dirigenti…) anche se di quei 157 di dicembre, molti sono calati nel successivo bilancio visto che metà si rifà alla stagione 2015/16 e metà alla stagione 2016/17 in cui si era registrato un sensibile calo del monte ingaggi. Al netto degli accantonamenti, il Milan ha speso 60 milioni in più per motivi puramente sportivi – vale a dire gli ammortamenti dei cartellini dei calciatori che sono quasi raddoppiati, per di più per materiale a volte scadente. La responsabilità, quindi, è puramente della gestione sportiva di Massimiliano Mirabelli.

Se ripenso che il nostro amministratore delegato era Marco Fassone mi vengono i brividi

SALDO – Il rosso risultante è quindi di 126 milioni, decisamente troppo per un club che si fondava su capitali dalla provenienza sconosciuta e dall’arrivo non sempre immediato. Se Yonghong Li fosse stato il proprietario del Milan ad oggi avrei voluto vedere in quale modo avrebbe potuto far fonte a tale capitale per ripianare il passivo vista l’incapacità di mettere insieme faticosamente 15 milioni per gli aumenti di capitale. Con ogni probabilità il Milan avrebbe dovuto far fronte a cessioni importanti (Suso, Donnarumma ma anche Bonaventura) per garantire la propria stessa sopravvivenza. Deve essere chiaro che con quella proprietà e quella gestione non c’era altra destinazione per il Milan se non quella di un’aula di tribunale.

TRASPARENZA E SCHIENA DRITTA – La parte più bella ed esilarante riguarda proprio le veline e le promesse di Fassone. A giugno veniva fatto passare il messaggio di un bilancio chiuso intorno a -75 milioni con le lodi del caso per essere riusciti a ridurre i passivi precedenti. Andando a vedere il piano dei ricavi presentato in UEFA, il Milan ha avuto addirittura più di quanto previsto dallo stadio e dai diritti TV – ovvero le due parti che non dipendono dalla gestione. Mancano, invece 17 milioni dei 61 dichiarati tra Sponsor e Marketing – quasi il 30%. In una qualsiasi azienda, un amministratore delegato che sbaglia le stime del 30% viene licenziato il giorno dopo ed il Milan non ha fatto eccezione. Evito di rigirare il coltello nella piaga sui ricavi dalla Cina: una presa per il culo che appariva improbabile anche ad uno studente con la licenza elementare. Ce n’è anche per il signor DS dalla schiena dritta che paga 5,5 milioni Borini e paga laute commissioni per Reina ed Halilovic. Fassone è stato giustamente licenziato per giusta causa e la società ha deciso di rivalersi nei suoi confronti per danni: ne prenda atto chi continua a difendere questo signore. O si sta con Fassone, o si sta con il Milan: rivalutare Fassone vuol dire essere contro l’attuale dirigenza e proprietà del Milan.

E ORA? – Ora rimane da aspettare la scure dell’UEFA che può paradossalmente “sanare” questi passivi concedendoci un Voluntary Agreement o farceli pagare in maniera pesante con un giudizio o un settlement. Sicuramente il bilancio non andrà in pari in breve tempo e anche questo dovrà essere messo in conto: inevitabile una riduzione delle spese, magari di quelle da ammortizzare piuttosto che quelle a zero. Rimangono però interrogativi aperti per un piano di sviluppo ed un bilancio da subito poco credibili. Rimane da chiederci se i fiancheggiatori di questo signore – ora spariti – fossero o meno in buona fede. C’è chi ancora ha il coraggio di parlare, come se non fosse successo niente. Sicuramente questa vicenda passerà alla storia come utile lezione per imparare a distinguere la buona e la mala gestione (dei dirigenti) e la buona e la mala fede (dei tifosi). A mai più, re del fallimento.

Milan – Chievo 3-1: la partita tattica

7 Ottobre, Stadio San Siro. 5 gol in 7 partite per Gonzalo Higuain, di cui gli ultimi 3 su assist di Suso, sono la notizia più bella in casa rossonera dopo la vittoria contro i Clivensi ultimi in classifica.

La formazione del Milan
Abate per Calabria e Zapata per Romagnoli (problemi muscolari) gli unici cambi di Gattuso

La formazione del Chievo
4-4-2 classico per il Chievo con l’eterno Pellissier a far coppia con Stepinski.

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La partita
Parte subito forte il Milan nel tentativo di chiudere i clivensi nella propria area, passato l’impeto iniziale gli uomini di D’Anna si dispongono con il loro classico 4-4-2 di contenimento, in possesso palla Radovanovic si abbassa tra i centrali per impostare a 3 mentre i terzini si alzano per dare ampiezza, palloni nel vuoto quelli del centrale serbo, con Musacchio e Zapata attenti a salire su Stepinski e Pellissier che non riescono a dare appoggi ai gialloblù.
Recuperata palla assistiamo ad un Milan molto buono, rapida la circolazione del pallone con i rossoneri che muovendo palla da sinistra a destra cercano di scompaginare le due linee a 4 del Chievo.
I Clivensi predispongono una gabbia per Suso composta dal terzino Barba in marcatura, da Bani in raddoppio e con Leris a chiudere lo scarico verso Abate, determinante nel liberare lo spagnolo il movimento senza palla di Kessie che taglia sempre in profondità oltre il numero 8 portandosi con se l’uomo.
Nonostante il buon possesso la prima vera occasione arriva al 18′ in seguito ad un errore della difesa gialloblù, doppia occasione dove Sorrentino prima e De Paoli poi negano il gol a Jack e Calhanoglu.
Al 25esimo Suso duetta con Kessie nella sua pozione avanzata e trova Jack sul secondo palo che sbaglia clamorosamente.
Incomprensione della difesa gialloblù e Suso è rapido a trovare Higuain per l’1-0.
Passano 7 minuti e Suso trovato in posizione da trequartista ( a lungo richiesto da Gattuso ) imbuca ancora per il Pipita per il 2-0, da rivedere il piazzamento dei centrali.
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Scatta il solito interruttore per i rossoneri che improvvisamente cedono metri di campo ai clivensi che al 45′ potevano dimezzare le distanze con Birsa che libero in mezzo all’area sfiora l’incrocio dei pali.
Parte di nuovo all’attacco nel secondo tempo il Milan prima con Abate in sovrapposizione interna su Suso e poi con Bonaventura che in posizione centrale trova il 3-0 su leggera deviazione.

Nota stonata del pomeriggio, i rossoneri subiscono il gol per la tredicesima volta consecutiva quando Pellissier si avventa su un pallone vagante lasciato distrattamente dai rossoneri e lo insacca da fuori area nell’angolino.

Conclusioni

Pomeriggio sonnolento determinato dall’istinto predatorio di Gonzalo Higuain e dalla superiore qualità del Milan.

I rossoneri hanno ormai una proprio stile di gioco, paziente possesso palla nell’attesa di imbucare per Higuain o cercare la palla sul secondo palo preferibilmente calciando dal centro destra dove Suso gioca di fatto da regista offensivo, fase difensiva passiva con 2 linee schierate basse e volte al recupero del pallone quando l’avversario rischia la giocata.

Da queste luci e ombre passerà quanto il Milan riuscirà a raccogliere al ritorno dalla pausa, nel primo vero tour de force verso il quarto posto.

Di certo la 13esima partita consecutiva senza clean sheet è un problema su cui lavorare.

Milan – Chievo 3-1: ritornati in carreggiata. Dopo la sosta l’esame definitivo

Una settimana fa a quest’ora Gattuso era con le spalle al muro, in una settimana ne esce salvando la propria panchina e facendo vedere quella che forse è la prima crescita convincente della squadra che porta a 3 vittorie in una settimana e riporta il Milan nella parte sinistra di una classifica cortissima. La partita la aprono e la chiudono Suso-Higuain con lo spagnolo che inizia a trovare l’intesa con l’argentino portandosi a 5 e diventando il miglior assist-man del campionato: proprio dall’intesa tra i due passa la nostra possibilità di agganciare il quarto posto con dedica ai gran visir del ritardo mentale che gli davano del brocco perché nessuno ha pagato la clausola. Un po’ come dire che Gabigol è forte perché lo han pagato 30 milioni.

Il Milan ha sicuramente migliorato le fasi d’attacco – prima del gol potevano segnare Calhanoglu e Bonaventura, segno che le occasioni sono state costruite anche se mancava la finalizzazione. A quella ci ha pensato Higuain due volte salendo a quattro gol in campionato dopo cinque partite: un Higuain che non si era mai visto a questi livelli all’inizio di una stagione – né a Napoli, né a Torino. Sopra ogni aspettativa. Bonaventura poi come sempre la chiude, sopperendo anche alla prestazione non buona di Calhanoglu, in controtendenza rispetto a quanto visto in settimana, dove il turco l’aveva spaccata rientrando in campo.

Dietro rimangono i soliti problemi difensivi: non sappiamo contenere gli avversari quando salgono – non siamo sereni e non sappiamo gestire la partita. Basti pensare che dopo il 2-0 siamo subito saliti e abbiamo ripreso a giocare e tenere la palla solo dopo il loro gol del 3-1 che è stata una mezza sconfitta ma anche una doccia fredda. C’è da lavorare sulla testa perché nelle prossime gare non ci saranno Empoli, Sassuolo e Chievo ma test ben più difficili e probanti sulla strada del nostro percorso di crescita.

Dopo la sosta avremo Inter, Betis, Sampdoria, Genoa, Udinese, ancora Betis e Juventus. Le due gare più difficili d’Europa League dove ci giocheremo la qualificazione (necessario fare almeno due punti su sei), tre partite contro squadre di media-alta fascia più il derby e la Juventus. Ci toglieremo quel fastidioso asterisco per un rinvio immotivato ed assurdo in pieno agosto. Poi guarderemo la classifica e capiremo come staremo messi. La più importante di tutte arriva subito, contro quell’Inter che forse arriverà seconda a fine campionato, sicuramente sarà un avversario diretto se volessimo andare in coppa.

MILAN-CHIEVO 3-1 — Primo tempo 2-0
MARCATORI — Higuain (M) al 27’ e al 34’ p.t.; Bonaventura (M) all’11’, Pellissier (C) al 18’ s.t.
MILAN (4-3-3) — G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Zapata, Rodriguez (dal 42’ s.t. Laxalt); Kessie, Biglia, Bonaventura (dal 31’ s.t. Cutrone); Suso (dal 45’ s.t. Castillejo), Higuain, Calhanoglu. (Reina, A. Donnarumma, Calabria, Simic, Mauri, Bakayoko, Bertolacci, Halilovic, Borini). All. Gattuso.
CHIEVO (4-4-2) — Sorrentino; Depaoli, Rossettini, Bani, Barba; Birsa, Rigoni (dal 24’ s.t. Kiyine), Radovanovic, Leris (dal 33’ s.t. Jaroszynski); Stepinski, Pellissier (dal 22’ s.t. Pucciarelli). (Semper, Seculin, Tanasijevic, Cesar, Burruchaga, Grubac, Hetemaj, Vignato, Meggiorini). All. D’Anna.
ARBITRO — Calvarese di Teramo.
NOTE — Spettatori 48.088; ammoniti Barba (C) per gioco scorretto, Higuain (M) per proteste.

Milan – Chievo: convocati e formazione probabile

Si torna in campo, nuovamente a San Siro, dopo il faticoso 3-1 con l’Olympiacos. Avversario (alle 15, partita Sky) il Chievo, ancora “sottozero” per la penalizzazione di 3 punti.

I gialloblu di mister D’Anna hanno colto finora solo 2 pareggi, che sul campo li metterebbero davanti al Frosinone ma valgono l’ultimo posto. Unico ex Valter Birsa, 2 gol e 15 presenze rossonere in quel 2013-14 che viene ricordato come uno dei punti più bassi del Milan del passato recente. Dall’altra parte c’è un Milan attualmente fermo al 12° posto con 9 punti, ma potenzialmente davanti alla Roma e a -1 dal trio Inter-Fiorentina-Sassuolo al netto dei risultati di oggi pomeriggio. Dove lo “spezzatino” ha riservato a Lazio-Fiorentina il posto Dazn delle 15, inserendo Napoli-Sassuolo alle 18 e Spal-Inter alle 20.30 come posticipi.

Il portiere “di coppa” Reina lascia di nuovo il posto a Donnarumma. 24 convocati, con Caldara ancora fuori. G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Laxalt; Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, Higuain, Calhanoglu il probabile undici, con un doppio possibile ballottaggio nelle due posizioni di terzino. Formazione che cambierebbe per 6/11 rispetto a giovedì in EL, lasciando il duo Biglia-Bonaventura a tirare la carretta in mezzo e confermando anche Romagnoli, Suso e Higuain. 4-3-2-1 per il Chievo con Sorrentino; Depaoli, Rossettini, Bani, Barba; Rigoni, Radovanovic, Hetemaj; Birsa, Léris (Meggiorini); Stepinski. Fuori i due uomini di esperienza Tomovic e Giaccherini. Arbitro della partita Calvarese, con al Var il duo Aureliano-Schenone.

Milan – Olympiacos 3-1: Chalanoglu ritorna, Cutrone si conferma

Il Milan vince 3-1 quella che per larghi tratti è stata la peggiore partita stagionale. Fino al lampo di Cutrone il Milan era stato messo sotto dai greci che avevano trovato un buon gol con Guerreiro che si era infilato tra Zapata e Romagnoli. La partita si era messa quindi molto male per noi. Male perché non trovavamo più spazi e perché l’Olympiakos aveva chiuso tutte le nostre opzioni con un raddoppio su Suso ed una gabbia su Higuain, complice anche un Castillejo abbastanza inguardabile.

Gattuso la vince coi cambi, di giocatori e di modulo. Cutrone e Calhanoglu decidono in positivo la partita. Se per il primo è una conferma, per il secondo è una novità visto un inizio di stagione completamente sottotono del turco fino a questo momento. Nel momento peggiore della partita Cutrone ha tirato fuori un cilindro dal cappello con un gol da centravanti vero che lui e pochissimi altri in serie A sanno fare. Da lì l’Olympiakos è scomparso dal campo, forse per il contraccolpo, forse per un nostro miglior adattamento nel nuovo modulo. Il 2-1 è una prodezza di Higuain che segna con lucidissima freddezza. Il 3-1 è tutto di Calhanoglu che fa assist al bacio per Cutrone.

Da capire come interpretare la partita di oggi: è un merito riuscire a vincere giocando 30 minuti o è un problema per il futuro? Di certo non possiamo archiviare troppo in fretta la sofferenza dei primi 60. La sensazione è che questo Milan dia il meglio quando in campo ci sono le due punte – il problema è che al momento sono appunto, due, le nostre punte in organico (ecco perché Zlatan non mi dispiacerebbe…). La certezza è che forse danno più alternative di gioco rispetto al solito palla a Suso (oggi sprecone). Peggiori in campo invece Bakayoko (sempre più equivoco, ma Yaya Touré a zero faceva schifo a Leonardo?) e Castillejo che danno la sensazione di essere due mezzi giocatori non da Milan.

Il girone dice quindi Milan 6, Betis 4, Olympiakos 1, Dudelange 0. Facendo due calcoli nel doppio confronto coi lussemburghesi è difficile pensare che i greci non facciano sei punti. Basterà vincerne una o non perderne una col Betis per poi avere la possibilità di chiudere i conti battendo il Dudelange a San Siro. Discorsi, comunque, da rimandare a dopo l’ennesima e dannosa sosta nazionali.

MILAN-OLYMPIACOS 3-1 (primo tempo 0-1)
MARCATORI: Guerrero (O) al 14’ p.t.; Cutrone (M) al 25’ e 34’, Higuain (M) al 31’ s.t.
MILAN (4-3-3): Reina, Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Bakayoko, Biglia, Bonaventura (dal 9’ s.t. Calhanoglu); Suso (dal 35’ s.t. Borini), Higuain, Castillejo (dal 9’ s.t. Cutrone). (G. Donnarumma, Musacchio, Laxalt, Kessie). All.: Gattuso.
OLYMPIACOS (4-2-3-1): José Sa; Torosidis (dal 32’ s.t. Meriah), Roderick, Cissé, Koutris; Gulherme, Natcho; Ferfatzidis, Yaya Touré (dal 36’ s.t. Fortounis), N. Leiva (dal 27’ s.t. Podence); Guerrero. (Gianniotis, Camara, Androutsos, Hassan). All. Martins.
ARBITRO: Madden (Sco)
NOTE: Spettatori 22.294; ammonito Calhanoglu per gioco scorretto.

Milan – Olympiacos: le ultime da San Siro

Squadre in campo poco prima delle 19 per la seconda giornata dei gironi di Europa League. Dopo la faticosa vittoria per 0-1 in Lussemburgo, il Milan affronta l’Olympiacos.

Con un po’ di fortuna (pari sull’altro campo) i rossoneri affrontano la partita da primi in classifica. Stasera però si assegnano punti ancora più importanti, contro una delle due rivali per il passaggio del turno. Nella lista convocati diramata ieri c’è nuovamente Higuain, già vicino a un posto da titolare nonostante il poco tempo passato dal rientro. Convocati contati (18), con titolari e panchina praticamente certi: da Milano si fa presto a portare un giocatore in più in caso di problemi dell’ultimo momento. Ci sarà un parziale turnover, visto che si giocano tre partite ravvicinate.

G. Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Bakayoko, Biglia, Bonaventura; Castillejo, Higuain, Calhanoglu la formazione che cambierebbe per 3/11 (4 con il rientro del Pipita) il blocco titolare delle ultime partite. In panchina Reina, Musacchio, Laxalt, Biglia, Borini, Suso e Cutrone. 4-4-2 il probabile schieramento dei greci con: Gianniotis; Torosidis, Meriah, Miranda, Koutris; Feftatzidis, Camara, Touré, Podence; Guerrero, Hassan. Nella formazione spiccano Yaya Touré, arrivato quest’anno dal Manchester City, e gli ex “italiani” Torosidis e Fetfatzidis. Arbitro della partita lo scozzese Madden, mentre l’altro scozzese Dallas dirige l’altra partita del girone Betis Siviglia-Dudelange. Niente diretta in chiaro: su Tv8 andrà Eintracht-Lazio.

Sassuolo – Milan 1-4: la partita tattica

30 Settembre 2018, Mapei Stadium – Un ampio 4 a 1 in trasferta riposiziona i rossoneri in zona Europa League.

La formazione del Sassuolo

Undici standard per De Zerbi, che conferma Locatelli vertice basso del centrocampo a 3.

La formazione del Milan

Abate per Calabria in difesa e Callejon punta centrale sono gli unici cambi di Gattuso rispetto all’undici abituale dei rossoneri.

Sassuolo_Milan_30092018

La partita

Inizio di grande livello per il Sassuolo favorito da un errato posizionamento dei giocatori del Milan. I neroverdi costruiscono con i centrali di difesa che vengono presi dalle mezzali rossonere, Castillejo scherma Locatelli, mentre Suso e Calhanoglu larghi chiudono l’uscita suo terzini, restano libere le mezzali di De Zerbi che si allungano sempre per ricevere in profondità direttamente dai centrali.
Da qui nasce la prima occasione del Sassuolo con Di Francesco abile a puntare Abate ed a mettere un buon pallone che attraversa tutta la linea di porta.
Risponde subito il Milan che isola Suso all’1 vs 1 in area, lo spagnolo va sul destro e colpisce il palo.
La partita scorre con il Sassuolo che mette in mostra tutta la sua abilità in possesso palla, sempre determinanti le mezzali per De Zerbi, altissime, a tratti si allargano interscambiandosi con gli esterni portando Di Francesco e Berardi a giocare quasi da trequartisti aggiunti nei mezzi spazi, molto bravo al 30′ il numero 25 neroverde a trovare da questa posizione il taglio dell’altra ala tra Abate e Musacchio, su cui salva Donnarumma.
Sassuolo bravo con la palla quanto imperfetto senza, poco prima uno splendido taglio senza palla di Castillejo era bastato a mandare Kessie in porta, pallone salvato sulla linea.
Nuovamente rivedibile il piazzamento senza palla dei neroverdi, quando al 38′ Kessie vince un contrasto con Locatelli e si trova un autostrada verso il gol dello 0-1.
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Il Sassuolo comincia il secondo tempo alzando il baricentro, ma su una palla persa dai neroverdi è Bonaventura a trovare con un lancio di 40 metri Suso libero di andare ancora all’1 vs 1, lo spagnolo si libera e dalla sua mattonella trova il raddoppio, in gol dopo 1700 minuti di astinenza.
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Passano altri 10 minuti e sempre Bonaventura trova Calhanoglu a sinistra, il turco porta palla e scarica su Castillejo che arretra per ricevere poco dietro la lunetta, sinistro affilato e 0-3.

Il Sassuolo cambia tutto inserendo Djuricic e passando al 4-2-3-1 con Babacar riferimento offensivo, neroverdi che accorciano subito con il serbo, ma che poi non troveranno più io modo di rendersi pericolosi, nonostante il Milan gli conceda ampiamente la disponibilità del pallone.
A tempo quasi scaduto ennesimo 1 vs 1 di Suso in campo aperto che porta alla punizione sugli sviluppi della quale lo spagnolo realizza la sua doppietta e chiude la partita sul 1-4.

Conclusioni

Un 1-4 è sicuramente più di quanto molti Milanisti si aspettassero dopo le difficoltà della vigilia, dietro il roboante risultato la sensazione però è che il Sassuolo abbia concesso davvero troppo senza palla, mentre i rossoneri non hanno interpretato la partita in modo molto diverso dalle ultime uscite, concedendo anche un eccessivo possesso al Sassuolo sul 1-3.

De Zerbi ha un gioco con la palla tra i migliori della Serie A, ma se non riesce a dare un posizionamento difensivo soddisfacente alla sua squadra rischia di sprecare molto potenziale.

Sassuolo – Milan 1-4: Suso salva la panchina di Rino

Il Milan torna alla vittoria dopo la seconda giornata con la Roma e si riporta nella parte sinistra della classifica. Sono tre punti fondamentali con una panchina che traballava che in attesa di capire cosa succederà danno sicuramente ossigeno così come lo avevano dato a Montella proprio in questo stadio quando un anno fa era anch’egli sull’orlo dell’esonero, rimandando l’inevitabile. Il Milan sicuramente guadagna nel cambio Castillejo-Borini. Lo vediamo nel gol di Kessie dove lo spagnolo fa i movimenti che portano via i marcatori. Lo vediamo anche nel suo gol ed un tiro da fuori che l’ex Roma si sogna.

Per il resto ha segnato Suso. Dico “ha segnato” e non “è tornato” perché la prestazione di Suso è sui livelli di Empoli e Cagliari senza aver trovato portieroni sulla propria strada. Rimane il fatto che il Milan non ha una idea di gioco e si affida troppo spesso all’iniziativa dello spagnolo complice un non troppo presente Calhanoglu ancora ben lontano dai livelli dello scorso girone di ritorno. Di certo rimane che quando Suso fa queste partite è il migliore del Milan – per distacco – alla faccia di chi lo ha denigrato per motivi politici.

Fortunati forse negli episodi, permangono i problemi. Nel primo tempo Donnarumma e Abate (migliore in campo oggi) hanno salvato un gol a testa. Dopo aver trovato il gol siamo rientrati ancora una volta in campo impauriti e con la sensazione che il Sassuolo potesse segnare. Dopo il gran gol di Suso, quello che ad Empoli non è arrivato, ci siamo sbloccati mentalmente ed il Sassuolo non è più esistito. Appena abbiamo calato il ritmo col 3-0 ecco arrivare il loro gol ed entrare in modalità assedio ad oltre 30 minuti dalla fine.

Il 4-3-3 si conferma forse modulo migliore da utilizzare senza riferimenti offensivi, ma va necessariamente riconsiderato il tutto con l’inserimento di Higuain nei titolari, magari arrivando a quel modulo a due punte con Suso o Chalanoglu dietro. Giovedì servirà il salto di qualità perché nelle prossime due gare a San Siro ci si gioca la qualificazione al prossimo turno di Europa League.

SASSUOLO-MILAN 1-4 (primo tempo 0-1)
MARCATORI Kessie (M) al 39′ p.t.; Suso (M) al 5′, Castillejo (M) al 15′, Djuricic (S) al 23′, Suso (M) al 48′ s.t.
SASSUOLO (4-3-3) Consigli; Lirola, Marlon, Ferrari, Rogerio; Bourabia (dal 12′ s.t. Djuricic), Locatelli, Sensi; Berardi (dal 30′ s.t. Boga), Boateng, Di Francesco (dal 12′ s.t. Boga). (Pegolo, Lemos, Sernicola, Dell’Orco, Magnani, Adjapong, Magnanelli, Brignola, Matri). All. De Zerbi
MILAN (4-3-3) G. Donnarumma; Abate (dal 45′ s.t. Calabria), Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Biglia, Bonaventura; Suso, Castillejo (dal 27′ s.t. Cutrone), Calhanoglu (dal 32′ s.t. Laxalt). (Reina, A. Donnarumma, Simic, Zapata, Bakayoko, Mauri, Bertolacci, Halilovic, Borini). All. Gattuso
ARBITRO Giacomelli
NOTE ammoniti Biglia, Rogerio

P.s. criminale l’utilizzo a targhe alterne con dolo che stanno facendo gli arbitri italiani del VAR. Il tentativo di affossare questa tecnologia perché limita i privilegi della classe arbitrale va denunciato in ogni modo.

P.p.s. Marotta saluta la Juventus. Qualcuno ce lo aveva preannunciato. Alla base ci sono delle frizioni con Agnelli che vanno da Ronaldo ma passano per Bonucci/Higuain-Caldara per finire a Milinkovic-Savic. Potrebbe essere il sassolino che inizia a far scricchiolare l’impero?

Sassuolo – Milan: le ultime dal campo

Dopo l’ennesimo pari deludente il Milan riparte da Reggio Emilia, contro la sorpresa di inizio stagione Sassuolo. Squadre in campo alle 20.30, diretta Sky.

L’1-1 remissivo di Empoli, arrivato in rimonta su rigore per i toscani, ha lasciato il Milan ancora una volta al palo in classifica. Il Milan andrà all’ex Giglio, oggi Mapei Stadium, ancora senza Higuain e Caldara; al loro posto il primavera Simic e una panchina a dodici con entrambi i portieri di riserva. Dall’altra parte c’è il Sassuolo di De Zerbi, l’allenatore dello 0-1 al ritorno contro il Benevento che stava per costarci le coppe l’anno scorso. Le vittorie di Roma, Juventus e Inter negli anticipi cambiano poco, se non – ovviamente – per i tre punti persi per strada dalla Lazio nel derby.

G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, Castillejo, Calhanoglu la formazione data per probabile dalla Rai (tramite il caro vecchio Televideo), con la soluzione strana di Castillejo falso 9. Modulo speculare per i neroverdi con: Consigli; Lirola, Magnani, Ferrari, Rogerio; Bourabia, Locatelli (Magnanelli), Sensi; Berardi, Boateng, Di Francesco. Speculare anche la scelta di una mezzapunta (ala nel caso milanista) come centravanti. Arbitro della partita Giacomelli, con Calvarese-Costanzo al Var.

Empoli – Milan 1-1: stagione finita a settembre, Gattuso l’inadeguato si dimetta

Solamente nel 2013/14, stagione conclusasi con un ottavo posto, il Milan aveva fatto una partenza peggiore dell’attuale. Tanto basterebbe per convincere chi doveva dimettersi in estate a farlo stasera. Ancora una volta il Milan va in vantaggio, ancora una volta il gol è frutto di tutto tranne che di una azione costruita, ancora una volta il Milan è incapace di gestire e si fa riprendere. Se Donnarumma è stato il migliore del primo tempo con due parate decisive che hanno tappato i buchi – nel secondo si sono visti i soliti errori, la solita incapacità di gestire e abbiamo pagato quell’inqualificabile cazzata del possesso palla con i retropassaggi a difensore portiere. 

Certo, ci diranno che a Suso sono stati parati dei tiri, che il loro portiere esce con 8 in pagella ma usciamo col risultato che meritiamo. Usciamo col risultato di una squadra che non sa giocare a calcio, che gioca sul contropiede lasciando salire l’avversario e che soffre appena quest’ultimo alza il ritmo. Giochiamo con gente che in campo non sembra sapere cosa fare, anche oggi nel finale la partita diventa “Palla a Suso e speriamo che me la cavo“. E’ una esasperazione, è una presa in giro che questi tifosi che hanno festeggiato in estate una liberazione non meritano.

Gennaro Ivan Gattuso è riuscito a far rimpiangere Vincenzo Montella il cui Milan aveva 12 punti su 15 prima degli interventi societari dall’alto. Aveva tanti difetti, ma una idea di gioco la squadra l’aveva in un mercato in cui non aveva esterni. Non si può campare di rendita su 10 partite in un anno. Non si può giocare con una squadra che non sa quasi mai cosa fare se non passarla al portiere. Io non so se Gattuso stia facendo o meno il bene del Milan perché nel primo caso si sarebbe già dovuto dimettere in estate.

Il tutto arriva in mezzo ad un caso Higuain col giocatore misteriosamente non convocato dopo notizie di una voglia di andare via uscite in seguito a notizie di screzi con il tecnico per il suo modo di giocare. Arriva in un momento in cui i giocatori della vecchia dirigenza continuano a stare in campo anche se fanno schifo: Musacchio resta una tassa, Caldara una incognita. Kessie è diventato il nuovo Traoré. Calhanoglu è discontinuo e prima di dicembre non lo vediamo in forma, ma la colpa sarà di Suso e Bonaventura che provano a tirare la carretta.

Gennaro Ivan Gattuso è semplicemente inadeguato ad allenare l’AC Milan di Milano. Lo accetti e si metta una mano sulla coscienza lasciando la panchina a chi è più titolato ad allenare perché con questo gioco si lotta al massimo per salvarsi. Basta cazzate, basta puttanate su mentalità o giocatori che non sanno di essere forti: non abbiamo uno schema di gioco, prendiamo gol tutte le partite ma la colpa è delle spie – le stesse presunte spie infamate senza potersi difendere che magari messe in campo al posto di Bakayoko con l’Atalanta ti portavano i tre punti.

La grande società decida cosa fare ben sapendo che al momento la stagione può essere salvata, dopo si prolungherà soltanto l’agonia e può essere troppo tardi come già successo un anno fa. Vorremmo iniziare a vedere una squadra in campo che sa cosa fare, che sia capace di tornare e pressare coi tempi giusti e che remi tutta nella stessa direzione. Vorremmo iniziare a tornare ad avere voglia di vedere le partite del Milan perché dopo le ultime uscite, sinceramente, sta diventando più un dovere che un piacere.

EMPOLI-MILAN 1-1
Empoli (4-3-1-2): Terracciano 8,5; Di Lorenzo 6,5, Silvestre 6, Maietta 6, Veseli 5,5; Krunic 5,5, Capezzi 6 (30′ st Rasmussen 6), Bennacer 5,5; Traore 6 (36′ st Brighi sv); La Gumina 5 (20′ st Mchedlidze 6,5), Caputo 6,5. A disp.: Provedel, Fulignati, Untersee, Marcjanik, Lollo, Ucan, Mraz, Jakupovic. All.: Andreazzoli 6
Milan (4-3-3): Donnarumma 7; Calabria 5,5, Musacchio 6, Romagnoli 5, Laxalt 5,5; Kessie 6 (33′ st Bakayoko sv), Biglia 6, Bonaventura 6; Suso 7, Borini 6 (28′ st Cutrone 5,5), Çalhanoglu 5 (28′ st Castillejo 5,5). A disp.: Reina, A. Donnarumma, Rodríguez, Abate, Simic, Zapata, Mauri, Bertolacci, Halilovic. All.: Gattuso 6
Arbitro: Fabbri
Marcatori: 10′ aut. Capezzi (M), 26′ st rig. Caputo (E)
Ammoniti: Calabria (M), Maietta (E), Capezzi (E), Laxalt (M)

Empoli – Milan: le ultime dal campo

Dopo due anni torna una partita “tradizionale” degli anni 2000 e 2010, quella contro una delle prime squadre non provenienti da un capoluogo arrivate in A. Al Castellani c’è di scena Empoli-Milan.

L’ultimo precedente rischiò, meno di due anni fa, di privare il Milan del ritorno in Europa; era la primavera della corsa “dei gamberi” con Inter e Fiorentina per il sesto posto e a San Siro finì 1-2, con i gol di Mchedlidze e Thiam per i toscani poi retrocessi e la rete di Lapadula per il Milan. Poi, come detto, la clamorosa salvezza buttata via dagli azzurri e l’immediata risalita dalla B. Una notizia su tutte ha scosso la vigilia milanista: l’assenza di Gonzalo Higuain per un fastidio a un flessore, annunciata da mister Gattuso oggi con la lista dei convocati. Che sono ben 24, numero extralarge; mancano il Pipita, Caldara, i lungodegenti Conti e Strinic e Montolivo.

4-3-3 verso la conferma, con: G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez (Laxalt); Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, Cutrone (Borini), Calhanoglu. 4-3-1-2 probabile per Andreazzoli, che vede: Terracciano; Di Lorenzo, Silvestre, Maietta, Veseli; Bennacer, Capezzi, Krunic; Traoré; La Gumina, Caputo. Squalificato Zajc, fuori tra gli altri Acquah e l’ex di turno Luca Antonelli. Al momento il Milan è 16° con 5 punti (brrr) ma ha due partite in meno, quella di stasera e il recupero con il Genoa. Alle 19 ci sarà anche Spal-Sassuolo, sfida tra le due emiliane “per caso” in zona Europa. Arbitra Fabbri di Ravenna, con al Var il duo Valeri-Giallatini.

Milan-Atalanta 2-2, la Partita Tattica

23 Settembre 2018, Stadio San Siro.
Il gol allo scadere di Rigoni è la perfetta sintesi di un Milan che vorrebbe, ma che nel corso dei 90 minuti ha dimostrato di non sapere come si fa.

La formazione del Milan
Formazione standard per Gattuso, in settimana si era parlato del debutto di Caldara, ma è un indolenzimento alla schiena a tagliarlo fuori, Musacchio in campo per l’ex-atalantino.

La formazione dell’Atalanta
3-4-1-2 per Gasperini, con Barrow davanti per Zapata, e Pasalic ad agire come incursore tra le linee.

La partita
Parte fortissimo il Milan che dopo 93 secondi trova velocemente Suso sul centro destra, rapido sguardo in mezzo dello spagnolo che vede il taglio del Pipita e lo serve, volè che a San Siro non si vedeva da qualche anno e palla in rete.
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L’Atalanta come d’abitudine pressa alto, Barrow su Romagnoli, Gomez su Mustacchio, Pasalic su Biglia e Freuler su Kessie sono i “blocchi” preparati, ma Suso e Calhanoglu sempre alti costringono Goosens e Castagne a restare indietro ed il Milan grazie anche ad un ottima prestazione con i piedi di Donnarumma (finalmente) riesce sempre a far uscire la palla sui terzini.

Donnarumma, con il 76% di precisione nei passaggi a fine gara, aiuta molto i Rossoneri ad uscire dal pressing Atalantino nel primo tempo.

A stupire in questo primo tempo è l’atteggiamento dei rossoneri quando non hanno il possesso della palla, per la prima volta in stagione, i ragazzi di Gattuso difendono alto e cercano subito il recupero della palla.
Quando i bergamaschi giocano di rimessa sono Romagnoli e Musacchio ad alzarsi subito su Barrow e Gomez impedendo all’Atalanta di trovare l’appoggio o la profondità, il Milan recupera palla e costringe l’Atalanta a non giocare sulla profondità e possono ripartire da  una posizione più avanzata rispetto alle uscite precedenti.

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Romagnoli alto su Barrow, impedisce all’Atalanta di allungare il campo. Qui sfruttando il campo “corto” Biglia ha appena recuperato palla, servendo Calabria mentre 4 rossoneri attaccano l’area, l’azione finirà con il gol annullato per fuorigioco di Bonaventura.

Romagnoli alto su Barrow, impedisce all’Atalanta di allungare il campo. Qui sfruttando il campo “corto” Biglia ha appena recuperato palla, servendo Calabria mentre 4 rossoneri attaccano l’area, l’azione finirà con il gol annullato per fuorigioco di Bonaventura.
L’Atalanta si rende pericolosa solo quando Gomez si abbassa a ricevere palla nello spazio tra Biglia e Kessiè, l’argentino è quindi libero di attaccare lo spazio tra le linee rossonere con la possibilità di verticalizzare o aprire a sinistra per l’arrivo in velocità di Goosens.
Nel primo tempo le due occasioni bergamasche da calcio piazzato una delle quali culminata con l’errore sottoporta di Pasalic nascono infatti da Gomez troppo libero di ricevere alle spalle della mediana rossonera e attaccare lo spazio tra le linee.

All’intervallo Gasperini e Tullio Gritti non hanno dubbi né esitazioni e tatticamente colmano il gap inserendo Duvan Zapata per Barrow, garantendo peso e muscoli, e Rigoni per Pasalic inserendo un giocatore in più tra le linee rossonere, schierando così un 3-4-2-1 più offensivo.
E’ evidente sin dai primi minuti che il Milan non riesca più a difendersi come prima, Zapata è difficile da anticipare e la difesa rossonera è costretta a stare bassa, aumentando lo spazio con il centrocampo a disposizione per i veloci Bergamaschi.
Al 50′ Duvan Zapata si libera di forza, ma calcia addosso a Donnarumma, al 53′ Rigoni è libero di ricevere palla dietro al centrocampo rossonero andando a giocare un rapido pallone per Zapata sul cui pallone rasoterra Gomez anticipa Calabria per l’1-1.

Milan_Atalanta_1-1

Da inizio stagione il Milan soffre lo spazio tra difesa e centrocampo, a difesa bassa il centrocampo non riesce a filtrare, qui Rigoni riceve libero e attacca la difesa Rossonera dando origine al gol del pareggio.

Da inizio stagione il Milan soffre lo spazio tra difesa e centrocampo, a difesa bassa il centrocampo non riesce a filtrare, qui Rigoni riceve libero e attacca la difesa Rossonera dando origine al gol del pareggio.
Il pareggio dura poco, perché nuovamente il Milan riesce a trovare in velocità Suso libero di andare all’1vs.1 con Goosens, lo spagnolo vince il dribbling, va sul fondo e serve un pallone rasoterra per il taglio di Bonaventura sul primo palo che insacca la rete del nuovo vantaggio.
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Gritti al 75′ decide di continuare a giocare sul tallone d’Achille del Milan, inserendo anche Ilicic, schierando un 4-2-3-1 con Gomez, Rigoni e lo sloveno a giocare tra le linee di difesa e centrocampo rossonera.
I cambi di Gattuso sono conservativi nella misura in cui non vanno a porre nessuna modifica alla struttura dei rossoneri, che dopo aver sprecato la possibilità di chiudere l’incontro con Calhanoglu ed Higuain (palo), e con un contropiede gestito malissimo da Bakayoko, dimostrano di non saper gestire il vantaggio minimo, facendosi attaccare senza mantenere il possesso della palla e senza provare ad abbassare il ritmo di gioco.
Tocca a Rigoni al 90esimo, cancellare uno strepitoso intervento di un Donnarumma in crescita per il definitivo gol del 2 a 2.

Conclusioni
Nel primo tempo il Milan ha fatto intravedere qualcosa di sicuramente interessante, un impianto di gioco più rapido ed un sistema difensivo pronto a salire, garantendo un recupero del pallone in zone pericolose.
All’Atalanta sono bastati però due cambi all’intervallo per cancellare tutto, facendo emergere la solita tendenza del Milan nel correre all’indietro senza palla e lasciare troppa libertà di ricezione dietro ai propri centrocampisti.
Poteva essere il primo passo avanti, Milan-Atalanta è invece il solito passaggio a vuoto che fa perdere punti in classifica.

L’Atalanta è una realtà consolidata, che decide di accettare la sfida a tutto campo con chiunque, anche se a volte questo significa lasciare metri e metri a disposizione degli avversari quando l’intensità della fase di non possesso non è ottimale.