Una banda di dilettanti allo sbaraglio

La sessione di Mercato estiva 2017 del Milan e in particolare l’annata appena trascorsa sembrano sempre più uscite da un film comico di basso livello. Tra un ex-allenatore ed un ex-dirigente che vanno a parlare cercando di addossarsi a destra e a manca le colpe del fallimento, ecco che escono sempre di più gli altarini di quello che appare come un anno da rinnegare e dimenticare, un anno da mostrare scolasticamente per fare una lezione su come NON si gestisce il Milan. Oggi ci sentiamo dire che Cristiano Ronaldo voleva vincere l’Europa League col Milan, che c’era già l’accordo col Real Madrid e che poi è saltato tutto per problemi di soldi. Strano, perché 240 milioni sul mercato, ben più di quelli necessari a coprire i costi di Ronaldo, c’erano. La verità è che Mirabelli CREDEVA di poter prendere Ronaldo, intanto si è portato a casa l’ingellato portoghese e Mendes ha messo 12 milioni in saccoccia. Una trattativa degna della Longobarda nel celebre film l’allenatore nel pallone. “Montella sa chi le ho preso? Ro… Ro…“. E come nel film per poter prendere Maradona, non subito, ma tra anni la Longobarda deve vendere i talenti, il Milan si appioppa la tassa Silva. Mendes ringrazia. Ad oggi nessuno ha chiarito se André Silva costa 38 milioni senza il 30% di Mendes e c’erano altre offerte di tale entità. In compenso sappiamo chi sono stati i due polli che si sono fatti spennare con la promessa di Cr7.

Canà, indovini chi le ho preso.
Chi?
Ma…
Ma?
Mara…
Mara, c’è mia moglie?
Marado…
Marado?
Maradona!
Maradònna benedetta dell’incoroneta

Ma passiamo all’altra vicenda su cui si rimpallano tutti le responsabilità. La fascia al gobbo. Mirabelli non vuole dire chi ha deciso, sbattendo però all’indice Abate e Montolivo, scontenti della fascia a Bonucci, giusto per grattare la pancia del tifosotto. Montella ci dice che la società ha imposto la fascia ad uno dei nuovi, ma lui non è certo vittima. Un qualsiasi allenatore serio non può e non deve farsi imporre una fascia di capitano dalla società mentre lo spogliatoio un capitano ce l’ha. Montella aveva il dovere di dimettersi, o di schierare Montolivo con la fascia – o Abate in caso di assenza – fino all’esonero. Questa cosa ci è costata tre mesi di gruppo spaccato – perché molti dimenticano che non c’era solo Bonucci – la società aveva imposto anche la fascia di vice-capitano a Lucas Biglia. E’ inutile mandare in avanscoperta Abate o Montolivo come fossero stati gli unici scontenti – dimenticando ad esempio gente come Bonaventura (emblematica la risposta alla domanda sulla fascia a Bonucci ai preliminari di EL) o Romagnoli. La verità è che qualunque giocatore del Milan si sia opposto a tale porcata merita una medaglia al merito, non l’esposizione al pubblico ludibrio.

Per finire, la grande pianificazione di mercato di quei due signori che si sono presentati davanti ad un video a dire che “noi programmiamo, non facciamo cose last minute“. Abbiamo scoperto che la programmazione dello scorso mercato consisteva nel cercare a tutti i costi di prendere Cristiano Ronaldo, poi saltato si è strapagato giocatori a destra e a manca fino a trovarsi ad agosto senza il regista e senza l’attaccante. Ovvero le due pedine da cui si costruisce una squadra. Abbiamo scoperto che si è fatto mercato senza interpellare l’allenatore, salvo poi scaricargli le colpe su Kalinic. Che Mirabelli voleva Ronaldo ma che dirà che il suo miglior acquisto è Borini, un giocatore che Leonardo non vede l’ora di spedire altrove. Che Aubameyang voleva prenderlo con 20 milioni – tale il budget secondo Montella – e poi è stato costretto a ripiegare su Kalinic. Un vero e proprio mercato da Longobarda di Oronzo Canà. E’ inutile vantarsi di aver accresciuto il valore della rosa spendendo 240 milioni non suoi. Il problema, semmai, è che se si spendono 240 milioni il valore deve salire di 240 milioni, non di 50, 100 o 150. 

Montella e Mirabelli dovrebbero avere la decenza di tacere. Il primo si crede un allenatore, il secondo un dirigente. Ci hanno perfettamente dato l’idea di cos’era la squadra un anno fa: una banda di dilettanti allo sbaraglio, diretti da un dilettante allo sbaraglio, allenati da un dilettante allo sbaraglio. Rimane tuttavia da tenere conto – in piena onestà intellettuale – che le colpe dei primi tre mesi della gestione del secondo anno di Montella vanno equamente suddivise da chi ha fatto un mercato del genere e ha diviso i giocatori in due gruppi di cui uno più “uguale” dell’altro. Una situazione a livello ambientale da cui in pochi sarebbero usciti (ricordo che dopo Verona-Milan, Gattuso vuole rassegnare le dimissioni perché nonostante lo 0-3 ci sono Suso e André Silva che si fanno grosse risate sul bus di ritorno) e a cui va dato merito a Gattuso – ma che avrebbe fatto perdere quei punti praticamente a chiunque.

Il Milan 2017-18 lo ricorderemo quindi come la Longobarda. Degna chiusura col passato – per i nostalgici di Farina, un vero e proprio anno da gestione Farina. Dopo anni a decantare incompetenza ove vi era mancanza di moneta – si è vista cosa era veramente la competenza e cosa era una gestione dove andava fatta piazza pulita, dal presidente al magazziniere, come amano citare i pappagalli ripetenti slogan. Oggi inizia finalmente una nuova era (a proposito della quale: caro Mirabelli, lei con Elliott dall’inizio non avrebbe mai messo piede a Milanello, altro che Ronaldo) ed inizia con la nomina di un nuovo amministratore delegato a cui sarà dato il compito di aumentare il fatturato e portare campioni da Milan. Non è un caso che Gazidis, come prima cosa, abbia cercato di riallacciare contatti telefonici con l’ultimo amministratore delegato – perdonatemi, l’ultimo amministratore delegato competente – che ha messo a disposizione la sua rete di rapporti così come ha fatto in estate con Scaroni. E’ finita l’era dell’incompetenza, della distruzione del Milanismo e dell’accredito facile in cambio di buona stampa. E, francamente, non ci dispiace nemmeno un po’.

Milan – Parma, la partita tattica

2 Dicembre 2018, Stadio San Siro. Il Milan completa la rimonta denotando grande coesione e voglia nella lunga rincorsa al piazzamento Champions.

Formazione Milan
Continua l’emergenza dei rossoneri, con Gattuso che torna al 4-3-3 schierando Abate nell’inedito ruolo di centrale, torna titolare in Serie A dopo i tempi di Empoli Jose Mauri, a lui affidato il ruolo di mezzala sinistra.

Formazione del Parma
4-3-3 speculare per D’Aversa con Inglese a fare da riferimento centrale tra Gervinho e Biabiany, Scozzarella preferito a Stulac come perno centrale del centrocampo a 3.

Velocità contro individualità
Due 4-3-3 molto simili nei principi, sia Gattuso che D’Aversa coinvolgono entrambi i terzini nella spinta e chiedono alle mezzali lo stesso movimento di copertura in non possesso e di alzarsi lasciando Bakayoko da una parte e Scozzarella dall’altro come vertici bassi.
Sulla costruzione dal basso stessa pressione non ottimale orientata a forzare l’avversario a giocare la palla.
Dove differiscono leggermente sono i posizionamenti senza palla, il Milan ripiega in un 4-5-1 attendista, il Parma ripiega in un 4-4-2 che lascia sempre uno tra Gervinho e Biabiany in avanti insieme a Inglese pronti a lanciarsi nello spazio.
Altra differenza nelle caratteristiche degli esterni, Suso e Calanoglu cercano sempre il mezzo spazio centrale andando a portare palla in zona centrale per cercare lo spunto individuale, Suso in dribbling e tiro, Calhanoglu cercando lo spazio per il tiro , Biabiany e Gervinho restano più larghi cercando da creare spazio per l’inserimento delle mezzali e sopratutto posizionandosi idealmente per sfruttare tutta la loro velocità in transizione.
Inserimenti centrali delle mezzali che pagherebbe i suoi frutti all’82esimo quando Grassi solo davanti a Donnarumma non riesce ad agganciare.

Mezzali
Problema mezzali per entrambe le squadre, sia Kessie-Mauri sia Barilla-Grassi non garantiscono la necessaria qualità nella circolazione rapida del pallone, mostrandosi presenti nei movimenti richiesti, ma poco efficaci nei tocchi che dovrebbero indirizzare il possesso.

Problemi di pressione
Inizio incoraggiante del Milan che riesce a tenere il Parma nella propria metà campo portando grande pressione senza palla e tenendo Zapata e Abate alti per impedire al Parma di ripartire, al solito i rossoneri non riescono a mantenere a lungo questo livello finendo dal 20esimo in poi con la sola pressione della punta centrale e con le ali in posizione intermedia per occupare le linee di passaggio per poi essere pronto a correre indietro formando il 4-5-1 difensivo.

Disattenzione sui piazzati
Gagliolo nel primo tempo aveva suonato la sirena in area rossonera sfiorando il gol non coperto adeguatamente da Bakayoko, è sempre il francese ad arrivare in ritardo sullo 0-1 firmato Inglese su corner.

Patrick Cutrone
Cuore solitario, Patrick detta il pressing individualmente mai seguito dai compagni, in occasione del gol, pressa l’avversario recupera palla, la scarica, la va a riprendere e la calcia in rete al volo.
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Bakayoko
Il francese è ancora lontano dal suo pieno potenziale, ma sta dimostrando di poter essere l’uomo ideale per coprire il ruolo di mediano centrale, essenziale in fase di recupero palla e determinante nell’aver diminuito la fragilità del Milan tra le linee, evidenzia ancora di più come il problema non risolto dei rossoneri siano le mezzali, troppo poco qualitative per gestire efficacemente e velocemente la fase di possesso.

4-4-2 Rossonero
Passaggio al 4-4-2 con l’inserimento di Borini seconda punta per Mauri contestuale all’assegnazione del rigore che porterà al gol dell’1-1. Non mostra particolari vantaggi in fase offensiva, ma contrariamente ai motivi per cui Gattuso lo ha adottato, si rende più efficace nel contenimento degli esterni gialloblù nel finale di partita, creando spesso i presupposti per pericolosi contropiede che i rossoneri non concretizzano.

Similitudini
Milan e Parma sono due squadre abbastanza speculari che arrivavano a questa partita differiti da solamente due punte occupando quinta e sesta posizione in classifica. Entrambe non precise ed efficaci nel recupero del pallone, mediamente passive in fase di non possesso, entrambe cercano di risolvere le partite con i propri esterni, lasciando ai loro riferimenti centrali il compito di battagliare nel cuore dell’area, a fare la differenza forse la maggiore determinazione del Milan nel continuare ad inseguire il piazzamento Champions.

Milan – Parma 2-1: la vittoria di Bakayoko

Il Milan ad oggi aveva due bestie nere: le partite su DAZN e le partite alle 12.30. Con la vittoria contro il Parma le sfata entrambe in un solo colpo. E’ un 2-1 che dice poco della differenza vista in campo, con il Milan che ha dominato il primo tempo ed il Parma che ha trovato gol all’inizio della ripresa su un piazzato. La reazione, però, stavolta c’è stata ed è stata molto importante prima con Cutrone e poi con il rigore di Kessie per un risultato che poi poteva diventare più tondo senza come è successo le altre volte passare in modalità gestione del vantaggio – peccato per i troppi, tanti, contropiedi sciupati.

Il Milan strappa tre punti importanti, nonostante un calendario poco “politico” che gli ha concesso meno di 72 ore di riposo dopo la partita di Europa League, sorpassa la Lazio in attesa di capire cosa succederà alle 18 in quel di Verona (onestamente non ci aspettiamo troppo) e si invola a quota 25 punti. Era una delle due trappole da qua a fine girone d’andata, l’altra sarà con la Fiorentina che arriverà al Sabato dopo aver giocato di martedì in campionato. Se però dovessero scapparci 9 punti tra Bologna, Frosinone e Spal il Milan chiuderebbe a quota 34 che verosimilmente non dovrebbe escludere il Milan dalla lotta quarto posto alla riapertura del mercato.

Due le note importanti di oggi: la prima è il solito Bakayoko che con la continuità di rendimento è quasi tornato ai livelli di Monaco. La seconda è la partita di Abate che da centrale difensivo a quattro è riuscito a non concedere niente al Parma. Non pensavo, francamente, che anche lui potesse fare meglio di quella sciagura di Musacchio. La nota negativa anche oggi è la totale mancanza di meritocrazia nelle scelte del tecnico: senza l’infortunio di Biglia non avremmo visto questo Bakayoko. Anzi, rilancio, con una verità forse scomoda: con Biglia al posto di Bakayoko oggi non avremmo nemmeno vinto. Una delle cose che il Milan fa meglio da quando non c’è l’argentino è la ripartenza della palla visto che finalmente tornano indietro molti meno palloni.

Cosa rimane quindi? Rimane la pessima partita di Mauri che ci è costato un primo tempo in 10. Forse sarebbe il caso di smetterla nella battaglia contro Montolivo e preferirlo almeno a Mauri e Bertolacci prima che si perdano punti per questo. Rimane l’ennesimo, inspiegabile, ingresso in campo di Borini e non Castilejo – solo uno dei due è un giocatore di pallone. Insomma, rimane una strana preferenza per giocatori presi da Mirabelli su giocatori presi da Leonardo – quando questi ultimi sono spesso superiori. Se aggiungiamo le dichiarazioni infelici di ieri per difendere un signore che al Milan ha fatto solo male e solo danno, ecco che, forse, se vuole rimanere su quella panca qualcuno deve dire al signor Gattuso di darsi una regolata.

La classifica, come già detto, al momento sorride abbastanza se pensiamo dove eravamo nelle stagioni post Ibra-Thiago dopo il medesimo numero di giornate. Ora c’è una intera settimana di lavoro, per la prima volta in questa stagione, per preparare la artita e – soprattutto – quella decisiva di Europa League ad Atene. In attesa del completo recupero degli infortunati la speranza è di non fare troppi danni da qua al 31 di dicembre quando sarà la volta di far intervenire Elliott e far scendere in campo gli acquisti che questa squadra merita.

MILAN-PARMA 2-1 (primo tempo 0-0)
MARCATORI: Inglese (P) al 5’, Cutrone (M) al 10’, Kessie (M)su rigore al 26’ s.t.
MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez; Kessie, Bakayoko, Mauri (dall’8’ s.t. Borini); Suso (dal 44’ s.t. Castillejo), Cutrone, Calhanoglu. (Reina, A. Donnarumma, Conti, Laxalt, Simic, Brescianini, Bertolacci, Halilovic, Montolivo). All. Gattuso.
PARMA (4-3-3): Sepe; Iacoponi, Bruno Alves, Bastoni, Gagliolo; Grassi (dal 39’ s.t. Ceravolo), Scozzarella (dal 33’ s.t. Stulac), Barillà; Biabiany, Inglese, Gervinho (dal 17’ s.t. Ciciretti). (Frattali, Bagheria, Gobbi, Gazzola, Deiola, Di Gaudio, Rigoni, Sprocati). All. D’Aversa.
ARBITRO: Calvarese di Teramo.
NOTE: spettatori 53.275. Ammoniti Biabiany (P), Borini (M), Iacoponi (P), Castillejo (M)

Milan – Parma: le ultime da San Siro

Fischio d’inizio alle 12.30 (diretta Dazn) per Milan-Parma, la partita del ritorno in campo a soli due giorni e mezzo dal “pericolo scampato” con il Dudelange.

Ci eravamo lasciati con un “due risultati e mezzo su tre” in Europa, ci ritroviamo con la sfida alla vera rivelazione di questo inizio campionato: sesto posto, comprensivo di uno 0-1 a San Siro in casa dell’Inter. Risultato che non permette ai rossoneri di sottovalutare gli emiliani, risaliti in A a tre anni di distanza dal fallimento del 2015. L’ultimo precedente di quell’anno è un 3-1 per il Milan, seguito del 4-5 al Tardini all’andata. Unici ex in campo crociato sono il difensore Massimo Gobbi e mister Roberto D’Aversa, entrambi prodotti del vivaio milanista. Fa ancora parte della dirigenza anche Hernan Crespo, al Milan nella stagione 2004-05; il giocatore più famoso degli emiliani è sicuramente l’ex Roma e Arsenal Gervinho.

22 i convocati milanisti, tra cui ci sono sia Kessié sia Bakayoko. Gazzetta e Rai danno per fatto un “pericoloso” spostamento di Abate al centro della difesa. G. Donnarumma; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez; Kessié, Mauri, Bakayoko; Suso, Cutrone, Calhanoglu l’undici probabile del Milan. 4-3-3 speculare per il Parma con: Sepe; Iacoponi, B. Alves, Bastoni, Gagliolo; Grassi (Rigoni), Stulac, Barillà; Biabiany, Inglese, Gervinho. Arbitra Calvarese di Teramo, assistito al Var dal duo Valeri-Peretti. Da tenere d’occhio in chiave europea Sassuolo-Udinese alle 15, Chievo-Lazio alle 18 e Roma-Inter alle 20.30.

Un bel tacer non fu mai scritto

Scusate il ritardo, dovuto principalmente alla partita di Europa League – ma non potevamo ancora una volta esimerci dal commentare le meravigliose uscite dell’ex direttore sportivo del Milan che ospitato a Sportitalia (a proposito, complimenti per la grande deontologia professionale dell’emitettente a non invitare nemmeno un membro di Elliott per un eventuale contraddittorio) ha sparato a zero sul lavoro di Leonardo difendendo il proprio. Ma andiamo, ancora una volta, a vedere nel dettaglio le sue dichiarazioni.

CONTE – La prima perla del signor Mirabelli, riguardo la conferma di Montella, arrivata dopo “averci pensato tanto” e averci fatto sapere che la loro decisione era quella di confermarlo perché era giusto così, è farci sapere che hanno ascoltato Conte come sostituto di Montella. In pochissimi forse ricorderanno che quell’estate Conte col Chelsea era fresco campione d’Inghilterra a 10 milioni l’anno e la fiducia della società. E’ assolutamente credibile che ci abbiano parlato. Certamente, come no.

CRISTIANO RONALDO – Qua siamo all’apoteosi. Il calabrese ci fa sapere che “Parlammo anche di ingaggio e facemmo tutto, ma poi la proprietà cinese bloccò l’affare perché non era sostenibile. Con la proprietà di oggi CR7 sarebbe stato rossonero“. Fermo restando che la proprietà di oggi mai si sarebbe sognata di avere un dilettante del genere alla guida del Milan – e infatti lo ha esonerato – Fassone ci ha raccontato un’altra storia al Sole 24 ore: “Mr Li voleva CR7 in rossonero perché riteneva che avesse una grande forza sul mercato cinese. Il giocatore voleva andarsene da Madrid. Ci siamo visti nel luglio 2017 con il suo procuratore Mendes, per verificare i costi e la disponibilità del giocatori. Poi lo convinsi a lasciar perdere il sogno: Ronaldo costava troppo“. Insomma chi ha detto no a Ronaldo? Intanto si è strapagato André Silva per accreditarsi con Mendes. Ci ha sicuramente perso Ronaldo che non vedeva l’ora di aggiungere l’Europa League al proprio palmares e si è dovuto accontentare di 30 milioni l’anno con la Juventus.

LA CAMPAGNA ACQUISTI / 1 –Anche la Juventus di Marotta e Paratici ebbe bisogno di più di un mercato per fare quello che hanno poi fatto. Non credo che l’acquisto di Bonucci possa considerarsi un flop. Lui era convinto di venire al Milan quando lo contattai e non so poi cosa sia successo dopo che me ne sono andato. La situazione allora era un pò particolare, lui non si trovava bene alla Juve e noi cogliemmo l’opportunità. André Silva? Porterà una plusvalenza importante alle casse del Milan“. Fermo restando che la Juventus di Marotta e Paratici si fonda su uno stadio regalato ed un gol mezzo metro dentro non concesso, non si capisce il ragionamento. Anzi è proprio idiota. Immaginatevi il più grande chirurgo di sempre, fallire la sua prima operazione ed uccidere il paziente. E’ un po’ come dire che per diventare un grande chirurgo devi uccidere il paziente alla prima operazione perché lo ha fatto anche lui. Non si poteva far bene subito perché esiste un caso contrario? Chi lo ha detto? André Silva porterà una plusvalenza? André Silva doveva portare gol in cassa al Milan l’anno scorso, non una plusvalenza. E se arriverà arriverà solo grazie a Leonardo che è riuscito a liberarsene in condizioni a noi positive.

LA CAMPAGNA ACQUISTI / 2 –Il club andava ringiovanito e ricostruito con un certo senso e noi abbiamo lavorato in questo senso prendendo giocatori di prospettiva a cui serviva tempo per mostrare le loro qualità in un ambiente difficile come quello rossonero, dove le aspettative sono tante. Credo che siano giocatori che possono costituire una base importante per il futuro e mi spiace che Silva non sia rimasto perché sono certo che avrà un futuro importante“. Il club andava ringiovanito? Strano, perché il Milan 2016-17 arriva sesto con la rosa più giovane della Serie A. Non si capisce poi se lo ha ringiovanito con Kalinic, con Biglia, con Rodriguez o con Borini. Dichiara che ai giocatori serviva tempo – eppure l’obiettivo era il quarto posto un anno fa. Per finire la solita leggenda metropolitana sulla base: oggi i cinque migliori giocatori del Milan sono Higuain, Suso, Romagnoli, Donnarumma, Bonaventura. Nessuno di questi lo ha preso lui. Stiamo poi scoprendo che Zapata è meglio di Musacchio, che Bakayoko è meglio di Biglia e che a Gennaio potrebbe arrivare anche Fabregas, retrocedendo Kessie a riserva del centrocampo ex-Chelsea. In attesa di capire se Conti sarà o meno buono non è esagerato pensare ad un Milan di Gennaio con il solo Rodriguez titolare tra gli acquisti presi da Mirabelli. Però, che bella base!

KALINIC E AUBAMEYANG –Da anni è risaputo il rapporto con Aubameyang, ci siamo visti più volte e lui era il mio unico obiettivo per l’attacco anche se il Dortmund chiedeva tanto. Mentre lavoravo per portarlo a Milano dovevo sentire anche le richieste del tecnico che riteneva Kalinic come prima scelta“. Fermo restando la vile mossa di scaricare le colpe di Kalinic su Montella (sicuri fosse solo sua richiesta? Montella gioca con esterni – non presi – e falso nove, che c’entra Kalinic?) è fantastico l’insieme. La trattativa viene definita difficile, eppure lo stesso Aubameyang dichiarava che il Milan poteva prenderlo e ha dormito. “Noi trattavamo 4 attaccanti che erano Benzema, Morata, Higuain e Immobile“. Hanno preso Kalinic, a metà agosto, a campionato iniziato invece di fondare la squadra sul centravanti forte, come si dovrebbe fare. Non male per quelli che al penosissimo show del 31 agosto si sono presentati come quelli che programmavano e non improvvisavano.

I SOLDI PER IL MERCATO – E’ la parte migliore. Mirabelli ci dice che la proprietà ha pagato tutto anche se avevano finito i soldi. Fermo restando che quei soldi erano a debito, con il famoso bond di Vienna, quindi il mercato lo ha pagato Elliott – dalle parole di Mirabelli emerge una serissima programmazione. Quella di sperperare a destra e a manca strapagando giocatori finendo i soldi a metà mercato (nonostante l’AD dicesse nel medesimo periodo che erano ampiamente sotto la soglia del bond emesso – altra presa in giro) e facendo saltare l’attaccante forte – che è ciò che conta di più – perché si è preso occasionalmente Bonucci. All’università della programmazione questo è un “torni all’appello di settembre”. Incompetenza pura al potere.

RAIOLA E DONNARUMMA –Non c’è un odio o una guerra fra di noi, ognuno cercava di tutelare i propri interessi. Mino probabilmente era abituato in maniera diversa dai miei predecessori. Ricordiamo che Donnarumma non aveva rinnovato col Milan prima del mio arrivo nonostante gli ottimi rapporti coi rossoneri, fu un’estate molto calda e impegnativa che però alla fine ha portato al prolungamento del portiere senza dare a Raiola i 30-40 milioni di euro di commissione. I toni a volte sono stati abbastanza accesi“. L’apoteosi della propaganda. Lo ripetiamo ormai per la 134esima volta. Donnarumma non poteva rinnovare il contratto prima di fine febbraio 2017 in quanto minorenne – avrebbe potuto nel caso prolungarlo solo di un anno. A tale data la prospettiva di closing è a marzo 2017. Salta il closing e va a metà aprile. Quale dirigente si prende la responsabilità di portare uno stipendio da 100mila euro a 5 milioni, aumentando del 10% il monte ingaggi, di fronte ad una proprietà subentrante? Se Donnarumma avesse firmato un rinnovo (difficile – perché Raiola era giustamente diffidente) cosa avremmo letto di fronte a tali cifre? Sorvoliamo sui 30-40 mln di commissione – che risulta a noi essere una falsità, così come quella delle chiavi del box di casa Milan, che Raiola mai ha avuto. Tutte utili ad alimentare una narrazione della realtà enormemente difforme da ciò che è stato. Siamo a conoscenza di un paio di dettagli sulla vicenda rinnovo Donnarumma che in attesa di prove oggettive non possiamo scrivere – ma siamo sicuri che il tempo sarà galantuomo anche su questo. E’ interessante però leggere che “qualcosa bisogna cedere” dove quel qualcosa sono 14 milioni lordi di ingaggio tra lui e il fratello.

IBRAHIMOVIC, FABREGAS E PAQUETA –Scaldare il cuore dei tifosi con un grande campione che ha vestito la maglia rossonera è sbagliato. Ce lo offrirono anche a noi e dicemmo di no perché il Milan ha la necessità di acquistare giocatori per un nuovo ciclo e Ibrahimovic nonostante sia un campione a livello anagrafico non rientra in quest’ottica. Cesc l’avevamo trattato anche noi, non so se lo prenderanno, ma è un grande giocatore. Paquetà è un giocatore di un buon talento, ma non avrei fatto un grande investimento per lui”. Da dove partiamo? Partiamo dall’ultimo: gli stessi scout di Mirabelli a Milanello avevano identificato Paqueta come un craque. A che pro quella dichiarazione per screditare il lavoro di Leonardo? Un dirigente serio degli altri non parla. Né Leonardo, né Galliani si sono mai permessi di screditare il suo lavoro pur – in particolare il secondo, per tutte le frecciate subite – avendo il sacrosanto diritto di farlo. Sono bastati 16 mesi di Milan – come ha ricordato Suma – per fare quello che dopo 31 anni Galliani non si è mai permesso di fare. Lui non avrebbe preso Ibrahimovic perché scaldare il cuore dei tifosi con un grande campione è sbagliato. Evidentemente Gattuso in primavera lo ha mandato per meriti tecnici. Peccato che lui con gli stessi soldi che spenderemo per Ibrahimovic, se non di più, ci ha preso Borini. Chiusura finale su Fabregas: se è un grande campione perché a pari età con Biglia (anzi lo scorso anno Fabregas ne aveva uno in meno) abbiamo preso l’eroico capitano dell’Argentina al doppio di quanto chiede il Chelsea per il catalano oggi? Affarone, eh?

GATTUSO –Sono stato orgoglioso di aver fatto questa scelta per la professionalità, la serietà e l’amore che lui e il suo staff mettono in questo lavoro. La società cinese non era d’accordo perché pensava che da fuori sarebbe sembrato un ridimensionamento, ma gli spiegai che per me l’allenatore del futuro è Rino“. Mirabelli era così orgoglioso di Gattuso che se Gattuso non avesse vinto il derby il 27 dicembre il Milan avrebbe richiamato Montella – gli aveva chiesto un giorno di attesa prima di liberarlo contrattualmente per andare a Siviglia. Controllate date e notizie, vedrete che coincidono. All’interista ricordiamo sempre di non appropriarsi di un pezzo di storia non suo.

LA FASCIA A BONUCCI –Si è trattato di un errore non perché lui sia un cattivo ragazzo, ma perché c’erano altri con maggiore storia rossonera che la meritavano“. L’errore non è stato dare la fascia a Bonucci. L’errore è stato dare la fascia punto. La fascia la sceglie lo spogliatoio, non il tecnico. Quest’anno la fascia a Romagnoli non l’ha scelta Gattuso o Leonardo ma lo spogliatoio a votazione, persino col voto dell’ex-capitano e di Abate che sono stati più che volentieri lieti di fare un passo indietro. Da un direttore sportivo che vuole accreditarsi in quel modo coi tifosi ed un allenatore che non si oppone facendosi scavalcare così non poteva nascere nulla di buono.

Come già fatto la scorsa volta, chiudiamo quindi il post con una lista di domande a cui aspettiamo ancora risposta

  • Direttore Mirabelli, perché ha preso Borini?
  • Direttore Mirabelli, ha mai fatto pressioni su Donnarumma?
  • Direttore Mirabelli, è vero che voleva vendere Donnarumma la scorsa estate insieme a Suso?
  • Direttore Mirabelli, per curiosità, quanti contratti nel settore sportivo ha fatto nell’ultimo mese sapendo di dover andare via?
  • Direttore Mirabelli, ha mai imposto moduli e/o giocatori al tecnico, ad esempio il 3-5-2 a Montella o André Silva al posto di Cutrone ad Udine?
  • Direttore Mirabelli, in base a cosa sono stati licenziati Galli e Bianchessi?
  • Direttore Mirabelli, per caso lo ha scelto lei Nathan Bernard Soares per il settore Giovanile del Milan?
  • Direttore Mirabelli, ci potrebbe spiegare perché un buon numero di influencers rossoneri avevano il suo numero di telefono e questi stessi personaggi oltre a scrivere costantemente a suo favore sui social – cosa che fanno ancora – erano regolarmente presenti in tribuna stampa a San Siro (e non lo sono quasi più da quando lei non c’è più?). Abbiamo l’elenco dei fatti, ma ci sfugge la relazione tra questi. Potrebbe aiutarci?

Ci sentiamo di concludere con un fatto: Mirabelli ha praticamente detto che non avrebbe fatto nulla di ciò che ha fatto Leonardo. Questo spiega perché Leonardo è stato scelto dal PSG prima e dal Milan poi mentre lui – al momento senza squadra – senza l’amicizia con Fassone non si sa che mansioni svolgerebbe ed in quale categoria.

Milan – Dudelange 5-2: figuraccia a metà

A 30 minuti dalla fine della partita di San Siro una squadra di semiprofessionisti lussemburghesi stava vincendo nel nostro stadio, segnando due gol – quanti l’intera storia delle squadre Lussemburghesi alle squadre italiane. Lo fa grazie ad un Bertolacci pessimo, peggiore in campo per distacco – inspiegabile come per Gattuso sia il terzultimo centrocampista, preferito a Mauri e a Montolivo, ancora una volta ingiustamente escluso per le battaglie personali dell’allenatore. Ringraziamo José Mauri, che rispetto al signore ex-Genoa è parso Iniesta visto che se non ci fosse stato avremmo probabilmente fatto una figuraccia mondiale per colpa della decisione di un allenatore di escludere chi ha la colpa di essere troppo attaccato al Milan e voler dare tutto fino all’ultimo giorno di contratto.

Contraltare alla prestazione orrenda del signor Bertolacci abbiamo la prestazione di Calhanoglu. Nel primo tempo il turco è stato forse ancora peggiore ma nella ripresa è salito di livello propiziando un gol e segnandone un altro. Dualismo che si riprende anche davanti dove Higuain nonostante una delle migliori pantomine mediatiche dai tempi di Milanello bianco sull’argentino che cambia e si impegna stampa una partita da tre in pagella. Non tradisce invece Cutrone, uno dei pochi giocatori attaccato alla maglia che mai si tira indietro nemmeno contro una squadra lussemburghese.

La figuraccia rimane. Rimane essere andati sotto e non aver avuto una idea di gioco per gran parte della partita. La salva come sempre Suso il cui ingresso porta, casualmente, a due gol pochi minuti dopo. Ci si prende la vittoria e si salva solo quella. C’è da ragionare parecchio sulle gerarchie di Gattuso e su un modo di giocare di una squadra che riesce a compattarsi solo quando c’è da subire e che troppo spesso si sente rilassata in situazioni di vantaggio, prendendo spesso il gol.

La qualificazione come già si sapeva prima della partita si giocherà ad Atene. Ci si arriva nel migliore dei modi, potendo perdere con un gol di scarto – addirittura due segnando due volte. Il primo posto è sfumato per colpa della partita pessima contro il Betis a San Siro che, a questo spunto, speriamo di non pagare al Pireo.

MILAN-DUDELANGE 5-2 (primo tempo 1-1)
MARCATORI: Cutrone (M) al 21’, Stolz (D) al 39’ p.t.; Turpel (D) al 4’, Cutrone (M) al 22’, Calhanoglu (M) al 26’, aut. Schnell (D) al 33’, Borini (M) al 36’ s.t.
MILAN (4-4-2): Reina; Calabria, Simic, Zapata, Laxalt; Halilovic (dal 7’ s.t. Suso), Bakayoko, Bertolacci (dal 13’ s.t. Mauri), Calhanoglu; Cutrone (dal 35’ s.t. Borini), Higuain. (G. Donnarumma, Abate, Rodriguez, Montolivo). All.: Gattuso.
DUDELANGE (4-4-2): Bonnefoi; Jordanov, Schnell, Prempeh; Melisse; Stolz (dal 35’ s.t. Kenia), Kruska, Cruz (dal 30’ s.t. Pokar), Couturier; Turpel, Sinani (dal 42’ s.t. Perez). (Esposito, Malget, El Hriti, Agovic). All.: Toppmoeller.
ARBITRO: Bezborodov (Russia).
NOTE  Spettatori 15.521, incasso 193.693,50 euro. Ammoniti Stolz e Melisse per gioco scorretto, Simic per c.n.r., Zapata e Turpel per proteste. Recupero: 0’ p.t.; 5’ s.t.

 

Milan – Dudelange: le ultime da San Siro

Squadre in campo alle 18.55 per la quinta giornata del girone di Europa League. Avversario del Milan è il Dudelange, squadra lussemburghese ancora ferma a 0 punti.

Lo 0-1 dell’andata in Lussemburgo ha fruttato tre punti e poco altro, e ora il Milan si trova – dopo la doppia sfida con il Betis – a dover fare risultato oggi e in Grecia all’ultima giornata, in casa dell’Olympiacos. Rispetto al campionato Gattuso ritrova Gonzalo Higuain, “fresco” per aver scontato la prima delle due giornate di squalifica post-Juve. Cosa che rende possibile il ritorno al 4-4-2, modulo “ottimale” adottato in corsa. 18 i convocati contati, già “sicuri” titolari e panchinari di fatto.

Reina; Calabria, Simic, Zapata, Laxalt (Rodriguez); Suso, Bakayoko, Bertolacci (Mauri), Calhanoglu; Higuain, Cutrone il possibile undici di Gattuso, con due ballottaggi. In panchina G. Donnarumma, Abate, Rodriguez, Montolivo, Borini, Mauri e Halilovic. L’attuale classifica del girone dice Betis Siviglia 8, Milan e Olympiacos 7, Dudelange 0, e sempre stasera saranno i greci ad andare a giocare in Andalusia. Arbitro della partita il russo Bezborodov. Niente diretta Tv8, riservata alla Lazio che gioca alle 21.

Elseworlds – Cosa sarebbe successo con un gol di Muntari in più…

25 febbraio 2012: vittoria decisiva nello scontro scudetto con il Milan che batte la Juventus di Conte infliggendo ai bianconeri la prima sconfitta stagionale. Di Nocerino e Muntari le reti dei rossoneri, a nulla serve nel finale il pareggio di Matri. Milan che si riporta a -1 dalla Juventus con una partita in meno.

13 maggio 2012: il Milan è campione d’Italia. Per i rossoneri è il 19esimo scudetto della propria storia. Decisive le vittorie contro Catania e Bologna che hanno permesso l’allungo sui bianconeri. 

10 luglio 2012: Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic hanno rinnovato i propri contratti con i rossoneri fino al 30 giugno 2017. Nonostante le voci che vedevano i due campioni vicino al PSG, Silvio Berlusconi, galvanizzato dalla vittoria dello scudetto, è sceso in campo personalmente dicendo che non vende i propri campioni. La squadra sarà rinforzata adeguatamente sul mercato per centrare la Champions League. 

7 ottobre 2012: è il gol che non ti aspetti quello che porta il Milan alla vittoria del derby. La rete arriva infatti da un giovanissimo centrocampista rossonero, tale Paul Pogba, acquistato a parametro zero in estate. Decisiva in tal senso la vittoria dello scudetto che ha spinto Berlusconi ad investire nella squadra, contravvenendo al volere di Fininvest ed in particolare a quello di Barbara Berlusconi che stava cercando di prendere il posto di Adriano Galliani delegittimandolo. Lo scudetto vinto ha però dissuaso il padre dal seguire la volontà della figlia, dando carta bianca all’amministratore delegato

19 maggio 2013: terzo scudetto consecutivo per il Milan con i rossoneri che possono finalmente fregiarsi della seconda stella. La squadra di Allegri è stata letteralmente una schiacciasassi con Ibrahimovic che si è confermato il capocannoniere del torneo. Non sono tranquille però le voci sul tecnico toscano a cui Berlusconi rimprovera una mancanza di gioco che ha costretto il Milan ad abbandonare la Champions League anzitempo dopo la sconfitta Barcellona e il cui rinnovo di contratto ancora non è arrivato. 

26 giugno 2013: attacco pesante per il Milan con Carlos Tevez ufficializzato in giornata. La trattativa si conclude chiudendo forse quel cerchio aperto nel 2012 in cui l’interferenza di Barbara Berlusconi fece saltare l’attaccante argentino. Il giocatore affiancherà Ibrahimovic e Balotelli – saluta Robinho che torna al Santos. Non si vede al momento chi possa insidiare il Milan che si presenta al campionato con i gradi di favorita. La Juventus, intanto, cede Vidal al Bayern Monaco per rispettare il Fair Play Finanziario. 

14 luglio 2013: non se lo aspettava nessuno, poi Silvio Berlusconi ha tirato fuori ancora il proprio coniglio dal cappello. Pep Guardiola è il nuovo allenatore del Milan con lo spagnolo che sceglie il progetto rossonero su quello del Bayern Monaco. Cambia anche la panchina della Juventus con Antonio Conte licenziato in favore di Walter Mazzarri. Per il tecnico pugliese sono vive le ipotesi Fiorentina e Sampdoria.

26 dicembre 2013: non si è lasciato scappare l’occasione nemmeno questa volta Adriano Galliani. Radja Nainggolan è un giocatore del Milan – vi avevamo anticipato il principio d’accordo con Cellino per la comproprietà del giocatore sulla base di 6 milioni più la metà di Cristante. Il Milan, a +5 sulla Juventus alla sosta natalizia, non si ferma e continua ad incrementare il proprio distacco sulle rivali sia in campo che sul mercato

4 maggio 2014: sono quattro per il Milan. Sono quattro i titoli consecutivi che i rossoneri riescono a festeggiare vincendo lo scudetto proprio nel derby. Decisivo lo scontro diretto coi cugini, secondi in classifica ad inseguire, che si presentavano a -7 e dovevano assolutamente vincere per evitare la festa. Al momento non sembra esserci squadra in Serie A in grado di contrastare Nainggolan e Pogba a centrocampo e Ibrahimovic-Tevez là davanti. In Champions League servirà ancora qualcosa per fare il salto di qualità

30 maggio 2015: Pep Guardiola ingrana la quinta. Il Milan si conferma prima forza italiana arrivando a vincere il quinto scudetto consecutivo ma i rossoneri sono condannati a soffrire fino all’ultima giornata. Decisivo l’acquisto di Morata da parte dei nerazzurri che contendono il titolo ai rossoneri fino alla fine. Decisivo il pareggio dell’Inter a Genova alla penultima giornata. Berlusconi non è soddisfatto dal rendimento di Guardiola, prematuramente eliminato in Champions League e pensa nuovamente al cambio in panchina

4 giugno 2015: Non poteva che essere Paulo Dybala il primo rinforzo per l’attacco del Milan. Sul giocatore c’era anche la Juventus ma sono stati decisivi i 40 milioni messi sul piatto grazie alla cessione di Mario Balotelli, terza punta con 15 gol all’attivo, al Liverpool e soprattutto la netta distanza in questo momento tra rossoneri e bianconeri. L’argentino si troverà col connazionale Tevez andando a completare un reparto già fortissimo di suo. 

14 giugno 2015: Carlo Ancelotti è tornato a casa. Non era soddisfatto di Pep Guardiola e dei propri risultati in Champions League Silvio Berlusconi che ha deciso di esonerare il tecnico spagnolo con ancora un anno di contratto. Per Guardiola c’è il Bayern Monaco che già lo cercò nel 2013. Ancelotti ritrova una squadra all’altezza di quella lasciata nel 2009, nonostante sia stata profondamente rinnovata. I rinforzi per puntare alla coppa ci sono, Pogba ha appena rinnovato il proprio contratto anche grazie ai buoni rapporti tra Raiola e Galliani. 

26 luglio 2016: il Milan ancora campione d’Italia non si ferma più. Salutato Ibrahimovic è il momento di Gonzalo Higuain, capocannoniere dello scorso campionato che arriva per la cifra monstre di 90 milioni di euro. Saluta anche Tevez mentre dalla Roma per il centrocampo arriva Pjanic che ritrova Nainggolan e Pogba. Fatturato record per i rossoneri visti i successi degli scorsi anni – sfondato il tetto dei 500 milioni. 

26 maggio 2018: sfuggito lo scudetto, andato a Napoli, il Milan è tornato sul tetto d’Europa e lo ha fatto battendo a Kiev il Real Madrid di Zidane. La gara dei rossoneri è stata perfetta, senza mai concedere nulla. Vittoria per 2-0 con reti di Pogba e Dybala con Riccardo Montolivo che può finalmente alzare al cielo la coppa dei Campioni tanto inseguita. Ancelotti, già portato in trionfo, annuncia la propria permanenza a Milano per altri due anni. Nel frattempo a Torino girano voci di un Leonardo Bonucci scontento che si sarebbe offerto ai rossoneri…

Potremmo continuare a dedurre, inventare, andare di fantasia: più lontano andiamo dal punto zero, più è difficile predire cosa sarebbe successo. Sta di fatto, che piaccia o no, quel gol ha cambiato la storia come ha ricordato Galliani. Quel gol ha portato ad uno scudetto perso che è stato usato per delegittimare un AD. Con lo scudetto Thiago Silva ed Ibrahimovic non partono, Pogba e poi Tevez arrivano a Milano. Partiamo da qua, e poi chissà, cosa sarebbe successo… a noi ci sarebbe sicuramente piaciuto viverlo.

Lazio – Milan, la partita tattica

25 Novembre 2018, Olimpico di Roma. Il pareggio al 93esimo, meritato, della Lazio lascia i rossoneri fuori dalla zona Champions.

Formazione della Lazio
Scelte confermate per Simone Inzaghi che schiera la sua formazione preferita, con Luis Alberto a rimorchio di Ciro Immobile

Formazione del Milan
Milan colpito da infortuni in serie, Gattuso sceglie la difesa a 3 con Rodriguez e Abate come centrali insieme a Zapata, Calabria Borini i quinti.
Schermata 2018-11-25 alle 20.22.35

Primo tempo equilibrato
Avvio contratto dei rossoneri con la Lazio che nei primi minuti si stabilisce nella metà campo rossonera, Calabria e Borini molto bassi per un Milan che difende con un 5-4-1 molto basso.
Molto attiva la Lazio dal lato di Marusic, con Borini che da quinto di destra stringe molto vicino a Rodriguez lasciando tanto spazio al bosniaco permettendo ai biancocelesti di trovare costantemente sbocco alla propria manovra.
A rimorchio sull’avanzata di Marusic, Luis Alberto prende posizione sul centro destra con Parolo pronto ad affondare oltre Immobile.
Savic coinvolto in fase di costruzione resta però timidamente arretrato facendosi vedere solamente su un paio di sponde a rimorchio.
Sulla costruzione dal basso dei rossoneri Inzaghi manda sempre 5 giocatori in pressione, Parolo Luis Alberto e Immobile sui tre centrali con Savic e Badelj pronti a chiudere le linee di passaggio, Milan spaventato e privo degli uomini abituali si lascia andare troppo spesso al pallone lungo per uscire dalla pressione.

Passata la sfuriata iniziale i rossoneri recuperano un po’ di ordine in campo, in costruzione Suso e Calhanoglu si abbassano a ricevere da mezze ali con Borini e Calabria pronti ad alzarsi ai lati di Calabria, rapidi poi ad attaccare lo spazio per arrivare a giocare palla sulla trequarti offensiva.
Al quarto d’ora Suso riceve in posizione vantaggiosa vince l’1 vs 1 e crossa in mezzo, pallone lisciato da Borini che arriva a Calhanoglu, il tiro a giro del turco viene deviato da Strakosha sul palo.
Fase sostanziale di equilibrio in cui la densità centrale del Milan inibisce il gioco della Lazio, mentre la poca propensione propositiva dei rossoneri non preoccupano troppo i biancocelesti.
Torna pericolosa la Lazio nel finale del primo tempo sfruttando i tagli laterali tipici di Immobile, molto bravo Donnarumma a sventare su una conclusione istintiva del numero 17 biancoceleste.
Altro pericolo con Parolo libero tra le linee al 45esimo che ha il tempo di rientrare e calciare pericolosamente alla destra del portiere rossonero.

Luis Alberto – Marusic è la connessione più efficace della Lazio, con lo spagnolo che al 55esimo trova il bosniaco nello spazio tra Borini e Rodriguez, sul cross del 77 non arriva nessuno a spingere la palla in rete.
Un minuto dopo ancora pericolosa la Lazio tra il terzo centrale ed il quinto, questa volta è nuovamente Immobile a esplorare lo spazio dietro Abate, premiato lo smarcamento è ancora Donnarumma a salvare sulla conclusione da posizione angolata della punta laziale.

Rossoneri che rinunciano a proporsi preoccupandosi solo di creare densità davanti alla propria area di rigore, Calhanoglu arretrato in fase di costruzione diventa inesistente sulla trequarti dove tutte le soluzioni sono dare palla a Suso che costantemente raddoppiato non può fare molto.
Lazio che non trovando spazio centrale cerca di allargare sui lati, da un pallone giocato a sinistra nasce il cross che Wallace al 70esimo schiaccia in porta a colpo sicuro, è ancora Donnarumma a salvare il Milan.

Quando la Lazio fa credere di poter aumentare l’intensità sono due contropiedi del Milan a ribaltare l’inerzia della partita, prima Calhanoglu innescato dalla coppia Kessie Suso non ne approfitta, poi Suso arretrato per ricevere, premia uno dei primi scatti senza palla di Calabria, con la Lazio sbilanciata il terzino temporeggia e serve il rimorchio di Kessie, conclusione dell’ivoriano deviata per la rete dello 0-1 al 78′.

Rossoneri che non provano nemmeno a gestire il vantaggio, consegnando la palla e l’iniziativa alla Lazio.
Lazio che si affida più alla volontà che ai contenuti, Inzaghi discutibilmente toglie un Savic “timido” accentrando Lulic ed inserendo Lukaku largo, ottenendo come unico risultato l’impoverimento del tasso tecnico della sua compagine.
Biancocelesti che assediano l’area del Milan senza produrre niente di concreto sino a al 93esimo quando Correa, sino a quel momento impalpabile il suo ingresso al posto di Luis Alberto, raccoglie una palla ribattuta da Bakayoko ed infila per il definitivo 1-1.

Nell’ultimo quarto il Milan non ha fatto nulla per mantenere il possesso del pallone, facendosi doppiare nel possesso da una Lazio volenterosa, ma poco efficace. (Fonte Lega Serie A, Match Report)

Conclusioni
Una delle partite tecnicamente più brutte della stagione, Gattuso ormai appare evidente abbia deciso di affrontare tutti gli scontri di alta classifica affidandosi alla difesa e contropiede.

Nonostante il fortunoso vantaggio, paga la scelta rinunciataria facendosi riacciuffare allo scadere.

Lazio – Milan 1-1: l’ha pareggiata Gattuso, ma questo Milan è da quarto posto

Poteva starci una sfangata epica, arriva un pari con l’amaro in bocca. Il Milan va in vantaggio a culo – perché di tale si tratta quando fai due tiri in porta in tutta la gara – e sembra addirittura portare a casa i tre punti. Poi la Lazio conquista campo ed il Milan non reagisce. Cutrone lasciato là a se stesso, Borini inspiegabilmente in campo per tutta la partita con Laxalt nemmeno considerato. La difesa che arrocca quando sarebbe servito magari provare altre alternative che ti davano velocità come Castillejo. Ne esce un 1-1 che ci porta comunque un punto al di là delle nostre più ottimistiche previsioni.

Il Milan non c’è. La partita somiglia troppo pericolosamente a quelle con Juventus ed Inter tanto che la Lazio arriva con frequenza davanti e Donnarumma – oggi sia lodato – salva due volte il risultato. Menzione speciale per Abate da centrale di difesa che non ha sbagliato niente ed esce tra i migliori della gara. Difendiamo, di fatto, con un 5-2-3 con Borini e Calabria che salgono e lasciano Kessie e Bakayoko a centrocampo. Risulta penalizzato Suso che ancora una volta è fuori dalla partita ma riesce ad incidere col passaggio per Calabria nell’azione del gol.

Non tutto il male viene per nuocere: il campo conferma che Zapata dà più certezze di Musacchio e che Bakayoko cresciuto di forma è il nostro migliore centrocampista. Calhanoglu un po’ meglio del solito ma ciò non eviterà la sua partenza nel mercato di Gennaio. Rimangono inspiegabili alcune scelte tattiche mentre oggi è più accettabile il modo di giocare di necessità virtù viste le assenze. Possiamo dire quello che vogliamo ma in questo momento di emergenza rimane inspiegabile il mancato inserimento di Montolivo nelle rotazioni, forse aspettiamo che si rompa qualcun altro di quelli che giocano sempre visto anche e soprattutto che molti infortuni potrebbero essere causati da una usura eccessiva dei giocatori troppo schierati.

La classifica dice che la Lazio è un punto avanti e nel complesso avrà un calendario più facile del nostro. La Roma è indietro, l’Inter è tornata a +6 ma dovrà giocare con Roma, Napoli e Juventus. Rimane da tenere duro fino al rientro di Romagnoli e vedere dove saremo al termine del girone di andata. Poi a seconda della classifica si spera che il mercato ci liberi dei bidoni acquistati dalla passata gestione, ci porti dei nuovi giocatori all’altezza e possibilmente un allenatore da Milan che centri il quarto posto.

Lazio-Milan 1-1 (primo tempo 0-0)
Marcatori: 32′ st aut. Wallace, 48′ st Correa (L)
Lazio (3-5-1-1): Strakosha; Wallace, Acerbi, Radu (36′ pt Caicedo); Marusic, Parolo, Badelj, Milinkovic-Savic (18′ Lukaku), Lulic; Luis Alberto (18′ st Correa); Immobile. All. Inzaghi.
Milan (3-4-3): Donnarumma; Abate, Zapata, Rodriguez; Calabria, Kessie, Bakayoko, Calhanoglu; Suso, Cutrone, Borini. All. Gattuso.
Arbitro: Banti di Livorno
Ammoniti: 33′ pt Milinkovic (L), 40′ st Donnarumma (M)

Lazio – Milan: le ultime dal campo

Il Milan arriva allo scontro diretto più importante – alla luce della classifica – incerottato come non mai. Fischio d’inizio alle 18 (esclusiva Sky) per Lazio-Milan.

Nella lista convocati “ridotta”, sperando non succeda altro in vista dell’Europa League, ci sono 19 giocatori di movimento di cui due primavera (Simic e Tsadjout). Si rivede perfino Conti, ma la lista infortunati è lunghissima; Caldara-Musacchio-Romagnoli tutti centrali, Biglia e Bonaventura in mezzo, più lo squalificato Higuain. Fuori i soli Durmisi e Leiva per la Lazio, nel replay della partita che evidenziò i primi “scricchiolii” (e che scricchiolii, 4-1…) dell’unica stagione piena della breve gestione cinese. Allora però si giocava a settembre e con la spada di Damocle del rinvio per maltempo.

3-4-3 la formazione “obbligata” del Milan. G. Donnarumma; Abate, Zapata, Rodriguez; Calabria, Kessié, Bakayoko, Laxalt; Suso, Cutrone, Calhanoglu. Possibili variabili l’ingresso di Simic, unico centrale puro oltre a Zapata, in difesa, o un ballottaggio Laxalt-Borini. 3-4-2-1 per la Lazio con: Strakosha; Wallace, Acerbi, Radu; Marusic, Parolo, Badelj, Lulic; Luis Alberto, Milinkovic-Savic; Immobile. Dopo la sconfitta della Roma e la vittoria dell’Inter nell’anticipo, appare chiaro che chi vincerà/uscirà vivo da questa partita occuperà il quarto posto. Parma-Sassuolo (12.30) e Empoli-Atalanta (15.00) le altre partite da tenere d’occhio in chiave europea. A Roma arbitra Banti di Livorno, con Irrati-Schenone al Var.

Italia – Portogallo 0-0: un anno dopo non è cambiato nulla

Italia – Portogallo 0-0, Italia-Svezia 0-0. A distanza di un anno, nello stesso stadio, un’altra eliminazione per l’Italia in una partita molto simile a quella di 365 giorni fa seppur giocata con un diverso allenatore ed un undici titolare con profonde differenze. L’Italia gioca forse il miglior primo tempo della gestione Mancini ma non riesce a segnare figlia di un attacco troppo sterile il cui centravanti – Immobile – è uno che in campionato fa gol di quantità, non certo di qualità, spesso con le piccole fallendo gli appuntamenti importanti.

Si è vista certamente l’Italia migliore di queste quattro partite ma se consideriamo che in queste partite abbiamo fatto due soli gol, di cui un mischione da corner ed un calcio di rigore, ecco che i punti deboli di una nazionale ancora troppo indietro rispetto alle grandi (ed il nostro girone, visto il resto, era straordinariamente facile) tornano alla luce. L’impressione è che l’Italia potrebbe giocare per ore senza mai fare un tiro in porta.

Il centrocampo tutto sommato si può salvare: è riuscito a tener il ritmo alto e ha perso pochi palloni, sgravando una difesa che rimane imbattuta anche grazie alla parata decisiva di Donnarumma. Il resto è poca roba anche grazie una penuria di centravanti italiani e vista la non-convocazione di Cutrone lasciato nell’Under 21 alle amichevoli.

Da questa Nations League salviamo la non-retrocessione che avrebbe avuto effetti devastanti anche in vista sorteggio gironi mondiale 2022: le 12 squadre della Serie A infatti occuperanno le prime 12 pot delle qualificazioni con l’Italia che chiudendo al secondo posto il proprio girone sarà quindi in prima fascia dei 10 gironi da cinque o sei squadre che saranno sorteggiati per Euro 2020. Rimanendo in Serie A l’Italia potrà anche giocarsi il diritto di finire tra le prime sette quando analogo meccanismo nella Nations League tra due anni farà le fasce per la qualificazione al mondiale di Qatar.

ITALIA-PORTOGALLO 0-0 (primo tempo 0-0)
ITALIA (4-3-3) Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Biraghi; Barella, Jorginho, Verratti (dal 36′ s.t. Pellegrini); Chiesa (dal 43′ s.t. Berardi), Immobile (dal 29′ s.t. Lasagna), Insigne. (Sirigu, Cragno, Rugani, Acerbi, De Sciglio, Emerson, Gagliardini, Grifo, Politano). All. Mancini
PORTOGALLO (4-3-3) Rui Patricio; Cancelo, Fonte, Dias, Mario Rui; Pizzi (dal 23′ s.t. Joao Mario), Neves, W. Carvalho; B. Silva, A. Silva (dal 46′ s.t. Danilo), Bruma (dal 41′ s.t. Guerreiro). (Beto, Neto, Cedric, Sanches, Guedes, Fernandes, Rafa, Eder). All. Santos
ARBITRO Makkelie (Olanda)
NOTE ammoniti Neves, Mario Rui , Jorginho, Bonucci, Chiesa

Italia – Portogallo: dopo un anno, San Siro

A risultato ottenuto, la Nazionale di Mancini torna in campo per la Nations League contro il Portogallo.

Si torna a San Siro a un anno dal playoff perso con la Svezia per gli ultimi posti al Mondiale, una debacle che lascia qualche strascico ancora oggi. Ma l’onta della discesa in Lega B è stata evitata in Polonia (con il gol di Biraghi, tra tutti il “meno indicato”, un mese fa allo scadere) e quello di stasera è quasi un pro-forma dato che anche se l’Italia vincesse, poi il Portogallo avrebbe un altro match point con i polacchi. Sarebbe però importante per morale e ranking fare risultato. Tra i primi verdetti di questi giorni, l’eliminazione della Germania che raggiunge Polonia e Islanda; Croazia e Inghilterra si giocheranno addirittura tre posti nel gruppo D, con la Spagna salva ma fuori dalle prime 4 se una delle rivali vincerà.

Formazione che sarà priva di Romagnoli rientrato alla base per un guaio fisico. Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Biraghi; Verratti, Jorginho, Barella; Chiesa, Immobile, Insigne il probabile undici di Mancini. R. Patricio; Cancelo, Dias, Fonte, Mario Rui; Pizzi, Carvalho, R. Neves, Bernardo; Ronaldo, A. Silva la risposta lusitana. Arbitra l’olandese Makkelie, diretta alle 20.45 su Rai 1. L’ultima pausa del 2018 sicuramente lascia gli azzurri tra le otto “superstiti” della nuova competizione Uefa; vedremo se la scelta di San Siro esorcizzerà quello che resta della prima eliminazione mondiale in 60 anni, arrivata proprio qui.

Non siamo il Sassuolo!

Non c’è nulla che più mi abbia fatto incazzare della sconfitta di domenica di ciò che è successo dopo. La fiera dell’idiozia. Giocatori, allenatori, dirigenti fino ai tifosi tutti uniti supinamente nella divinizzazione della grande Juventus che ha dominato a San Siro, nell’accettare la sconfitta e nel dire che di più non si poteva fare. Un insulto a ciò che è la storia del Milan. Al Milan non si va in campo per perdere bene e non si accettano le sconfitte, specie se maturate in quel contesto. La Juventus ha dominato? Falso. La Juventus ha segnato su errore individuale nostro. Punto. E la partita è stata in equilibro fino al cambio Laxalt-Rodriguez. Non esiste il concetto di abbassare il ritmo o di voler controllare la partita – leggere che la Juventus poteva farci male quando voleva ma non lo ha fatto è un concetto stupido fatto passare da idioti. La Juventus ha giocato a ritmo basso perché era stanca da una Champions League dove guarda caso aveva appena dimostrato di essere battibile. E’ rimasta bassa perché ha segnato, perché gioca spesso in ripartenze e a non scoprirsi quando può. Nel calcio conta segnare. Giocare bene o male è solo una sega mentale per giustificare vittorie e sconfitte. Poter fare quattro gol non vuol dire fare quattro gol. Punto.

Passiamo al Milan. Il Milan due anni fa era molto più lontano dalla Juventus di quanto lo è oggi. La Juventus quell’anno era finalista di Champions League, il Milan arrivava da un settimo posto con una squadra lasciata allo sbando per via della cessione e rattoppata. Ciò non ha impedito di batterla a San Siro e a Doha e di portare a casa un pari allo Stadium prima del fattaccio di De Sciglio, che ancora grida vendetta. E dopo quel fattaccio il Milan ha reagito come doveva reagire una squadra defraudata dal direttore di gara. Incazzati neri con tanto di scritte sugli scudetti dello Stadium. Domenica si è vista anche fuori la passività che ci ha contraddistinto in campo. Al rigore non c’è stato UN giocatore del Milan ad andare a chiedere la seconda ammonizione per Benatia. A fine partita non c’è stata UNA protesta sul rigore non dato nel secondo tempo. L’allenatore che invece di piantare un casino ha fatto come il De Carlo o il Cagni di turno in silenzio. Per finire, il primavera che fa a farsi la foto con Cristiano Ronaldo nello spogliatoio altrui, piantando un casino col pene di Chiellini e dovendosi pure scusare. Caro signor Bellanova: se vuoi farti una foto con una leggenda ne hai una ogni giorno a Milanello, si chiama Paolo Maldini.

C’è una categoria di tifosi che odio più di tutti. Li chiamo i falsi sportivoni di stocazzo. La loro specialità è ammiccare ai tifosi delle altre squadre sui social 24 ore al giorno, denigrando la propria. Gente che riesce a passare sopra il gol di Muntari ma parla di Milan spinto in Champions League a rigori l’anno dopo. Gente che qualsiasi giocatore si prende è scarso e qualsiasi giocatore prendano gli avversari è un fenomeno. Dei falliti della vita, futuri zerbini del capo negli uffici privati e pubblici. La spazzatura della spazzatura. Viscidi serpenti dalla lingua biforcuta. Invece di dargli corda e retwittarli iniziate a mandarli a quel paese. Minano la mentalità della squadra sguazzando nel mare del politically correct e dell’ipocrisia. Ogni volta tocca leggere “vincono anche senza errori arbitrali, tanto sono più forti anche se ci avessero dato il rigore/l’espulsione contro ecc”. Che succeda allora, perché non succede mai! Tifosetti da salottini perbene di cui non abbiamo bisogno che possono continuare a genuflettersi e sbavare di fronte all’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva fuori dal mio campo visivo ed uditivo.

La Juventus è diventata l’alibi dei perdenti. Siccome si è deciso che tanto sono forti, giusto perdere o andare in campo perdendo. Giusto subire e anche a sto giro protestare domani. Roba da Chievo o Genoa. Guardate il linguaggio del corpo a fine partita: a nessun giocatore importava nulla del risultato, probabilmente solo del bonifico che deve arrivare sui loro conti il giorno dieci del mese. Nel 2002-03 il Milan arrivava da una qualificazione miracolosa l’anno prima, in rimonta, contro il Chievo. L’anno prima non aveva fatto la Champions League, bensì la Coppa UEFA. Passò il preliminare con lo Slovan Liberec per i gol fuori casa. Poi affrontò il Real Madrid dei galacticos. Da sfavoritissima. Giocando alla pari, vincendo, e alzando la coppa. La mentalità si crea anche in partite così e la mentalità fa crescere i giocatori. Lo vedete un Milan che entra con quell’atteggiamento ad Atene col Barcellona? Il Milan deve partire con la convinzione di essere il più forte undici al mondo anche giocasse contro la rappresentativa dei migliori giocatori di sempre. Chiunque accetti di perdere e di perdere in quel modo la smetta di rompere i coglioni e vada a tifare Chievo. In silenzio. Strisciando.

E qua casca l’asino: perché non abbiamo fatto il minimo casino? Per lo stesso motivo per cui quest’estate ci hanno fatto la carità con Higuain. La sensazione è che al Milan faccia comodo una alleanza col sistema per tornare in coppa così come alla Juventus faccia comodo un Milan in coppa per alzare il valore del campionato ma ben distante dal poterla impensierire. Una sorta di alleanza come quella che han fatto loro con la Roma. Leggo oggi di Rugani in prestito secco per l’emergenza, a questo punto mi chiedo quanto manca a farci dare Betancur in prestito con riscatto e controriscatto per valorizzarglielo un po’. Dovessi vedere cose strane che ci aiutano a raggiungere la Champions League, personalmente, ne sarei schifato. Mai a braccetto con quella roba là. Se lo ricordi chi dirige il Milan visto che quei signori gli hanno scippato almeno un paio di scudetti.

Degna conclusione di questa improvvisa Sassuolizzazione del Milan quanto accaduto a San Siro domenica sera. Il boato al rigore sbagliato, l’urlo al gol di Ronaldo, trentamila persone che lasciano San Siro prima del fischio finale – una vergogna che inserirei direttamente come reato nel codice penale. La società AC Milan ad oggi continua ad essere l’unica che fa entrare indistintamente i tifosi nei big match facendo diventare lo stadio un campo neutro. Ancora peggio di così ad esempio nei vari Milan-Napoli. Un minimo di selezione in base all’anzianità e alle partite viste in precedenza ed un minimo di controllo di chi entra non guasterebbe. Ad oggi la sensazione è di essere passati da dilettanti ad altrettanti dilettanti con una proprietà più solida dietro. E’ ancora presto per dirlo visto che l’AD deve arrivare ma il mercato di Gennaio sarà un banco di prova importante in questo senso. L’importante è che sia ben conscia di essere la proprietà e la dirigenza dell’AC Milan di Milano, sette volte campione d’Europa, non di una nuova candidata alla genuflessione di fronte agli Agnelli – cosa che il Presidente Silvio Berlusconi non ha mai fatto in carriera, ottenendo i suoi successi proprio opponendosi a chi ha controllato e controlla questo paese.

Milan – Juventus, la partita tattica

11 Novembre 2018, stadio San Siro. La Juventus vince per 2 reti a 0 al termine di un incontro che ha solamente sottolineato la netta superiorità nei valori tecnici e nelle idee dei bianconeri

Formazione Milan
Formazione con molti assenti quella del Milan, ultimo della lista Calabria, al suo posto Abate. Gattuso recupera Higuain in attacco, con Castillejo schierato a supporto nel 4-4-2 rossonero.

Formazione Juve
Allegri non ha problemi di scelte, davanti torna Mandzukic mentre Bonucci lascia il posto a Benatia, unica sorpresa Betancour ancora titolare al posto dell’annunciato Khedira.

Schermata 2018-11-11 alle 22.46.16

Avvio passivo
Il 4-4-2 del Milan non trova le misure sin dall’inizio alla compagine bianconera, con Higuain unico ad andare con una certa cattiveria in pressione sulla costruzione bianconera, tutti gli altri rossoneri arrivano con un tempo di ritardo e la Juve esce sempre facilmente.

Emblematica l’azione al 7′, Juve che esce a destra costruisce con Pjanic che muove palla da destra a sinistra scambiando con Matuidi ed allargando a sinistra su Alex Sandro, il brasiliano ha il tempo per controllare, aggiustarsi il pallone e calciare un lungo cross sul secondo palo dove Mandzukic schiaccia in rete con Rodriguez in colpevole ritardo, mentre Romagnoli restava in mezzo sull’inserimento senza palla di Betancour.
Passano un paio di minuti e la Juve concede il bis, palla che raggiunge Cristiano, il portoghese non raddoppiato si libera di Abate, crossa alla perfezione, ma è Romagnoli ad anticipare il croato e chiudere in angolo.

Deboli e privi di idee i tentativi del Milan di andare al pareggio, Calhanoglu ha la libertà di poter costruire accentrandosi dalla sinistra, ma la pressione della Juve è forte sin da centrocampo e non da modo al turco di poter ragionare finendo per isolarlo e costringendolo al retropassaggio o allo scarico orizzontale. I terzini rossoneri restano bloccati e non danno mai ampiezza al gioco, mentre la coppia Kessie Bakayoko non è pervenuta, unica eccezione un paio di allunghi isolati del francese che si perdono tra le maglie bianconere.

Alla mezz’ora il Milan passa al 4-3-3, ma per quanto basso si schiera difensivamente ripartendo dal 4-5-1 la differenza è nulla.

La Juve mostra un possesso molto più organizzato rispetto alla stagione precedente, i tre davanti non danno mai riferimento con Dybala che spesso scende a prendere palla ed unire le linee sul centro sinistra, Matuidi è abile come al solito nel fare due ruoli scalando indietro quando Sandro sale portando un pericolosissimo supporto a Cristiano.
Juve che cerca di mantenere il possesso per gestire il risultato aggredendo immediatamente il portatore per riconquistare il possesso e non dare modo al Milan di giocare.
Rossoneri che sul finire del primo tempo potrebbero pareggiare dopo che un contropiede di 60 metri di Suso aveva fruttato un rigore, ma Higuain sbaglia.

Possesso Juve
Ad inizio ripresa sono ancora più evidenti i miglioramenti della Juve nella copertura del campo, Sandro e Cancelo larghissimi e sempre altri garantiscono ai bianconeri di poter sfruttare tutta la larghezza del campo, costringendo il 4-5-1 rossonero dover coprire più metri, nuovamente il Milan prova a pressare, ma sbagliando i tempi della salita la Juve esce su Pjanic ed apre il gioco su sui terzini, al 50′ Sandro trova Ronaldo di prima che impegna Donnarumma.
La pressione della Juve scatta sulla 3/4 mentre Chiellini e Benatia tengono la
linea alta, riducendo i metri a disposizione del Milan e recuperando facilmente il possesso, costringendo spesso il Milan a costruire spalle alla porta.
I bianconeri forti della netta superiorità mancano però della cattiveria necessaria per chiudere l’incontro, Gattuso quindi toglie Castillejo per Cutrone e torna al piano originale del 4-4-2.
Su un lezioso tentativo in attacco della Juve, al 65′ il Milan ha un’altra occasione in contropiede, ma Benatia chiude.
Un Milan volonteroso prova a strizzare qualche pallone, tra le righe di una partita che la Juve non spinge per chiudere i rossoneri alzano finalmente anche i terzini, ma il Milan non ha un piano chiaro per andare in attacco ed in una serata in cui il guizzo solista di Suso è perennemente raddoppiato da Sandro e Matuidi la pericolosità rossonera è un miraggio.
Sull’ennesima uscita palla sbagliata (clamoroso errore tecnico di Laxalt) Cancelo spara nel mezzo, sulla deviazione di Donnarumma, Cristiano chiude i conti.

A chiudere la serata la reazione nervosa di Higuain che si fa espellere saltando di certo la trasferta contro la Lazio.

Conclusioni
I valori in campo erano netti, ma la costanza del Milan nel voler essere passivo ha finito con l’aumentare il divario.

La Juventus sa di essere molto più forte e questo la porta a tratti ad abbassare troppo il ritmo rimettendo in posta gli avversari, questo sarà l’aspetto su cui Allegri dovrà lavorare di più.

Milan – Juventus 0-2: Mazzoleni più Mandzukic, la Juventus espugna San Siro

Partiamo con un presupposto: la partita di oggi trattasi come spesso capita tra il silenzio generale, di partita falsata. Benatia doveva ricevere il secondo giallo in occasione del rigore con la Juventus che avrebbe dovuto giocare il secondo tempo in 10 contro 11. Nel secondo tempo Romagnoli subisce fallo in area, fallo che diventa magicamente di Chiellini. Poi la analizzeremo – ma fare finta di niente o fare il finto sportivone di stocazzo su questo episodio vuol dire essere in una malafede enorme.

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La Juventus ha vinto, non dominato. Dall’1-0 che è un errore individuale di Rodriguez non ricordo colossali occasioni da nessuna delle due parti tolto il rigore per noi. Come sempre la Juventus in condizioni di vantaggio abbassa il ritmo cercando poi di chiudere la partita con il contropiede – di questo indirizzo il classico cambio finale con Douglas Costa o Cuadrado sempre subentranti (oggi tocca al brasiliano). Il Milan regge bene fino ai cambi – sbagliati. Entrano Borini e Laxalt e se ci poteva stare cambiare Chalanoglu non ci poteva stare assolutamente togliere Abate che era stato tra i migliori in campo insieme a Zapata, Bakayoko e Romagnoli. Guarda caso, oltre al capitano, gente che ha giocato partite importanti e che le partite importanti le sa giocare.

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Si poteva fare di più? Assolutamente sì. Il Milan è troppo passivo ed è deprimente senza palla, qualunque sia l’avversario. Mi vergogno a vedere una squadra che quando non sa cosa fare si rifugia nel retropassaggio al portiere. Ci sono stati degli episodi emblematici tra cui una punizione battuta da Chalanoglu lateralmente per Suso troppo forte che finisce in fallo laterale ad esempio. Ci sono angoli sprecati nel mezzo totalmente a caso. Non abbiamo idea di cosa fare con la palla tra i piedi e non pressiamo mai l’avversario: una passività del genere non porterà mai a nulla di buono.

Rimangono un Higuain troppo nervoso per giocare questa partita e ancora una volta inesistente nei big-match. La sua espulsione è irresponsabile soprattutto considerando che la prossima partita sarà con la Lazio e sarà decisiva per il quarto posto. Se ha voglia di tornare a Torino che se ne vada a Gennaio, tanto Ibrahimovic fa gli stessi suoi gol con le piccole e costa anche meno. A seguire quei bidonazzi di Rodriguez, Calhanoglu, Laxalt e Castillejo. Il turco ha evidenziato ancora una volta una palese inadeguatezza campando su due mesi buoni. Ci sarà molto da fare a Gennaio e lo sa anche Gazidis.

Concludo dicendo che è impossibile continuare a seguire un calcio taroccato in questo modo come il calcio italiano. Si permette qualsiasi cosa in campo con la scusa che tanto sono più forti, pompando poi il tutto dopo la partita con record al limite del tarocco. Stasera Mazzoleni ha evidenziato una inadeguatezza ed una partigianeria tale che dovrebbe essergli vietato l’arbitraggio di Milan e Juventus. Sarà probabilmente premiato ancora una volta. Il sistema evidentemente non vuole un campionato aperto ma vuole che vinca sempre la stessa. Ed è una vergogna che Gattuso accetti tutto questo con la scusa del tanto sono più forti.

MILAN-JUVENTUS 0-2 (primo tempo 0-1)
MARCATORI Mandzukic all’8′ p.t.; Ronaldo al 36′ s.t.
MILAN (4-4-2) G. Donnarumma; Abate (dal 30′ s.t. Borini), Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessie, Bakayoko, Calhanoglu (dal 30′ s.t. Laxalt); Castillejo (dal 17′ s.t. Cutrone), Higuain. (Reina, A. Donnarumma, Simic, Bellanova, Calabria, Mauri, Montolivo, Bertolacci, Halilovic). All. Gattuso
JUVENTUS (4-3-3) Szczesny; Cancelo, Benatia, Chiellini, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic (dal 30′ s.t. Khedira), Matuidi; Dybala (dal 34′ s.t. Douglas Costa), Mandzukic, Ronaldo. (Perin, Pinsoglio, Barzagli, Bonucci, Rugani, De Sciglio, Bernardeschi, Kean). All. Allegri.
ARBITRO Mazzoleni
NOTE Higuain (M) sbaglia un rigore al 41′ p.t. e viene espulso al 38′ s.t.; Ammoniti Benatia, Bakayoko, Borini

Milan – Juventus: il big match

Smorzate in parte le polemiche dell’anno scorso per l’arrivo di Bonucci, è tempo di un nuovo Milan-Juve. Squadre in campo a San Siro alle 20.30, diretta esclusiva Sky.

Sfida poco fortunata per il Milan negli ultimi anni, con la notevole eccezione del 2016-17 con una vittoria in campionato e quella celebre di Supercoppa. Per cercare una vittoria rossonera prima si torna a quella per 1-0 del 2012, firmata Robinho. Un divario che si è addirittura ampliato l’anno scorso, con il 3-1 di Torino (già nell’era Gattuso) unica sfida dove siamo rimasti in partita per 80 minuti. Tra i convocati delle due squadre, spiccano i rientri di Higuain, Douglas Costa e Bernardeschi. Sei assenti nel Milan, con i “soliti” Strinic, Caldara e Conti (stavolta squalificato) più Musacchio, Biglia e Bonaventura.

Emergenza difensiva che ha riportato tra i 25 convocati Bellanova e Simic. Gattuso dovrebbe confermare il 4-4-2 di campionato con: G. Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Castillejo, Higuain. 4-3-3 per la Juve con: Szczesny; Cancelo, Bonucci/Benatia, Chiellini, A. Sandro; Khedira, Pjanic, Matuidi; Dybala, Mandzukic, C. Ronaldo. Saranno già scese in campo, a quell’ora, Atalanta-Inter (12.30), Roma-Sampdoria (15.00) e Sassuolo-Lazio (18.00). A San Siro l’arbitro sarà Mazzoleni di Bergamo, Fabbri-Giallatini gli ufficiali Var.