Il moralizzatore Allegri e la guerra agli ultras che nessuno vuole fare

Surrealismo puro. Il mercoledì di santo Stefano non si può definire diversamente con quanto successo tra Bergamo e Milano nell’arco di poche ore. A Bergamo è successo che la Juventus non ha avuto i soliti favorini – infatti non ha vinto. E come sempre quando la Juventus non vince i suoi tifosi ed i suoi tesserati straparlano di arbitraggi. E così vediamo Allegri tirare in ballo la partita con la Roma dove sono stati annullati due gol che dovevano essere annullati messi in mezzo come fosse un atto di lesa maestà.

Vediamo Marocchi a Sky – tv oramai sempre più di parte – dire che è assurdo che i giocatori dell’Atalanta facciano capanello intorno all’arbitro per chiedere l’ammonizione di Chiellini – ovvero ciò che i suoi beniamini in maglia bianconera fanno da anni. Ora, in tutta sincerità, l’allenatore di un club che ha diseducato mezza italia alla cultura della sconfitta e il cui presidente ha portato solo arroganza e disprezzo per tutto ciò che non è bianconero dovrebbe avere la decenza di stare zitto.

Che la Juventus debba chiudere il campionato prima possibile per concentrarsi sulla coppa lo ha capito qualsiasi tifoso dotato di un numero di neuroni enumerabile. Che l’allenatore di questo club parli di cambiare il calcio dopo che hanno sgamato il suo presidente con le mani in pasta con la n’drangheta nello smerciare biglietti e il suo responsabile della sicurezza fare entrare striscioni offensivi della memoria dei morti di Superga al derby è quantomeno ridicolo. Godetevi il vostro scudettino truffaldino ma abbiate la decenza di festeggiarvelo tra voi, in silenzio, senza disturbare l’italia sportiva facendo pure le vittime e gli offesi. Per cambiare il calcio, intanto, bisognerebbe sradicare il vostro abuso di posizione dominante. Non facile.

E così arriviamo alla sera. Inter-Napoli. Da dove partiamo? Dal morto o dai cori? Partiamo dai cori offensivi o razzisti. Vergognosi, punibili, tutto quello che volete – ma con un morto fuori dallo stadio e ultras di tifoserie che non c’entrano nulla con la partita come Nizza e Varese che si appostano per menarsi fuori dallo stadio il grande problema dell’Italia sono dei cori. L’unico giocatore preso di mira è Koulibaly – come fosse l’unico giocatore di colore del campionato. Se questi cori sono razzisti – allora devono esserlo sempre: quando sono allo Stadium si fa finta di non sentirli (tra cui il moralizzatore Allegri di cui sopra), quando invece sono a Balotelli allora lì non c’è un giornalista che sollevi il ditino, lì se li è meritati.

La verità è che su questi cori rimane una grandissima ipocrisia in ambo i sensi. Ci sono giocatori che se li lasciano scorrere addosso e ci sono giocatori che alla prima prestazione brutta o al primo errore o alla prima ammonizione li usano come scudo e come scusa. Ieri, ad esempio, Koulibaly è stato espulso per aver applaudito l’arbitro e ha detto che applaudiva ironicamente il pubblico. Una strumentalizzazione bella e buona. Sospendere la partita in caso di cori? E per quale motivo? Perché un insulto di questo genere è più grave di un epiteto sulla professione delle madri del calciatore o cori come Milano in fiamme (mai puniti, a differenza dei famosi lavali col fuoco). Quando si va a Napoli in trasferta – se si va, perché un sacco sono vietate – si finisce per andare in guerriglia in Iraq, entrando spesso in ritardo alla partita (ne è stato testimone Angelo qua da noi ad Agosto), ma il problema della violenza degli stadi sembra limitata ai tifosi del Napoli, improvvisamente diventati vittime.

Le grandi soluzioni per questi episodi? Saltata, per sfortuna (o sfortuna, ci avrebbe fatto molto comodo) l’ipocrita giornatina di sospensione del campionato per lavarsi la coscienza e ricominciare da quella dopo come se nulla fosse, ha pagato e pagato male l’Inter con due turni di chiusura dello stadio. Un po’ come se chiudessimo una banca per prevenire le rapine. In Italia c’è questa cultura diffusa di far pagare alla collettività le colpe individuali. Un po’ per non voler individuare i veri colpevoli, un po’ per un grande rito di espiazione collettiva. Il paese va male? I politici sono ladri. Non trovo lavoro? Devono darmi il reddito di cittadinanza. Si parte dalla scuola elementare con le note di classe quando due singoli fanno casino e la tradizione non si abbandona mai.

In Inghilterra, il 3 dicembre, in Arsenal-Tottenham, un tifoso ha gettato una banana in campo ad Aubameyang. Il tifoso è stato preso, messo in cella subito (gli stadi hanno le celle) e punito con un daspo a vita dagli stadi. L’8 dicembre invece è stato vittima di insulti razzisti Sterling – anche qua grazie alle immagini è stato prontamente trovato ed individuato il responsabile dell’accaduto. Era un manager, della British Telecom. Non solo lo hanno buttato fuori dallo stadio, ma ha perso anche il lavoro.

L’inter avrebbe dovuto individuare uno ad uno i responsabili di quei cori e punirli invece di nascondersi dietro a comunicati. Anche a costo di togliere l’abbonamento a 20mila persone. I posti sono nominali, numerati – e se al tuo posto c’è qualcun altro, vista la responsabilità individuale, al prossimo giro il biglietto lo prendi per un altro settore. Lo ha fatto il Real Madrid sradicando il tifo organizzato della curva. C’è voglia di combattere questo fenomeno in Italia? Ne dubito fortemente. Non ce n’è da parte arbitrale dove l’arbitro Gavillucci, unico a sospendere una partita per insulti razzisti è stato inspiegabilmente dismesso e oggi è tornato ad arbitrare ragazzini.

Ce n’è da parte delle società? Meno di zero. Le società ad oggi sono vittime di quell’abominio giuridico che è la responsabilità oggettiva e che le pone sotto scacco delle curve che possono minacciare di fare casino e far quindi chiudere settori, danneggiando incassi e/o risultati. Le società non possono nemmeno respingere i tifosi, facendo entrare allo stadio chi vogliono che entri e lasciando fuori chi non vogliono che entri in assenza di un provvedimento di un giudice.

In questo senso mi chiedo quale sia la posizione della società Milan sull’avere ancora nel proprio stadio il signor Lucci, diventato famoso per la foto con Salvini – è un 37enne capo ultras che pestò a sangue in un derby Virgilio Motta, tifoso interista, tanto da fargli perdere un occhio. Uno sorpreso a Sesto San Giovanni fuori da un Milan Club trattare 600 chili di droga con bande albanesi e calabresi tanto da prendersi un anno e mezzo – poi uscito con patteggiamento. Tanto da essere tranquillamente lì a Sassuolo-Milan a prendere a schiaffi un ragazzino che ha preso la maglia di Calhanoglu prima di lui. Che cosa ne pensa la società Milan del fatto che questo signore fosse presente alla festa della curva trasmessa anche dalla TV ufficiale?

Ora, capirete tutti che due cori non possono essere il problema e prima di punire quei due cori razzisti, c’è tutto un mondo da riformare. C’è da capire perché un padre di famiglia va a cercare di far risse prima di Inter-Napoli finendo travolto da un van – non il classico bravo ragazzo morto tragicamente in un incidente. Li si chiama ultras, ma vanno chiamati con il nome corretto: criminali. Non ci sono altre parole per descrivere chi va all’assalto di gruppi e bus rivali o spaccia nelle curve. Il calcio può e deve vivere bene anche senza questi gruppi, mai troppo veramente contrastati.

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E’ inutile continuare ad indignarsi quando accade qualcosa e poi fare finta di niente dalla settimana successiva. Lo stato e la federazione vogliono insieme alle società combattere il fenomeno? Benissimo, allora via la responsabilità oggettiva per ciò che succede fuori dallo stadio e via all’identificazione per ciò che accade dentro lo stadio, con decisioni delle società ancora prima di quelle della giustizia ordinaria. Si abbia il coraggio di provare a identificare e scardinare il branco in modo che le responsabilità ricadano sui singoli e che questi ultimi non possano più farsi scudo dietro al gruppo. Si diano pene lunghe e certe. 

La realtà rimane, però, che ad oggi le società sono vittime di questi gruppi e nulla possono. Chi ha cercato di dividere ed isolare – Galliani, Lotito, De Laurentiis è spesso stato fatto oggetto di contestazioni strumentali amplificate dai media senza alcuna ragione. Si sfrutti l’occasione per aprire una guerra a questi gruppi criminali e far diventare gli stadi dei luoghi sicuri per famiglie che già nel giorno del 26 dicembre hanno dimostrato di poterli e volerli riempire. Il calcio sopravviverà volentieri senza qualche coro e qualche coreografia.

Frosinone – Milan 0-0: la partita tattica

26 Dicembre 2018, Stadio Benito Stirpe. Un altro 0-0 per il Milan che conferma in questo ultimo mese tutti i dubbi espressi sinora sul proprio impianto di gioco.

Formazione Frosinone
3-5-2 per il Frosinone con Baroni che schiera Giglione quinto di destra e Pinamonti a supporto di Ciano in attacco.

Formazione Milan
Conferma il 4-3-3 Gattuso con Cutrone a sinistra ed il rientrante Musacchio accanto a Romagnoli. Castillejo per l’indisponibile Suso.

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Costruzione lenta
Avvio caratterizzato dal Milan che tenta di prendere il controllo del campo partendo dalla caratteristica costruzione dal basso che esce su Rodriguez e coinvolge Calhanoglu come regista.
Possesso lento dei rossoneri che trovano sbocco solo a destra su Castillejo, dal cui piede nascono le principali occasioni per i rossoneri ( un palo dello spagnolo su disattenzione di Sportiello ed una potenziale occasione non sfruttata da Cutrone).

Asimmetria
Il Milan che esce dal basso appoggiandosi a sinistra su Rodriguez e Calhanoglu cerca di attaccare solo a destra replicando gli stessi pattern visti con Suso in campo.
Cutrone in possesso da sinistra stringe centralmente vicino a Higuain che spesso arretra centralmente per legare maggiormente il gioco, Calhanoglu da mezzala non si allarga mai senza palla e Rodriguez staziona sul centro sinistra senza mai dettare il passaggio profondo, di fatto il Milan sovraccarica costantemente il centro destra senza mai utilizzare lo spazio di sinistra favorendo il compito difensivo al Frosinone.

I quinti del Frosinone
Applicazione semplice, ma attenta dei quinti da parte di Beghetto e Ghiglione che sono sempre ordinati e non abbassano mai troppo la loro posizione, mantenendo il Frosinone con un baricentro non troppo basso e sempre pronto a ripartire in velocità.

Sopratutto sul lato sinistro del Milan dove i rossoneri non attaccano mai Ghiglione gode di spazio a disposizione per alzarsi rapidamente o farsi trovare pronto per pericolosi inserimenti in fase di transizione.

Molti cambi, poca sostanza
Secondo tempo caratterizzato da diversi tentativi di Gattuso di sovvertire lo stallo, passando dal 4-3-3 al 4-4-2 al 3-5-2 finale con l’inserimento di Conti e Laxalt ed a tratti Calhanoglu più avanzato dietro le punte.
Di fatto nonostante i diversi cambi di forma i rossoneri hanno continuato costantemente a cercare lo sfondamento centrale con uno scarso utilizzo delle corsie laterali, annotando 0 alla casella cross dal fondo nonostante l’impiego di due punte di ruolo e replicando concettualmente gli errori commessi a Bologna.

Da sottolineare che l’occasione migliore creata dai rossoneri e non raccolta da Higuain è nata dall’unica volta che gli uomini di Gattuso hanno trovato un pallone arretrato dalla linea di fondo campo.
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Scivolamento difensivo
Milan sbilanciato nel finale con i quinti Conti e Laxalt disattenti senza palla, rossoneri salvati da Donnarumma su Ciano, ma che hanno dovuto subire almeno due pericolosissime ripartenze del Frosinone.

Frosinone – Milan 0-0: la pazienza è finita, Gattuso vattene

Cosa deve succedere ancora per vedere sulla nostra panchina un allenatore degno di tale nome? Dal 1984 il Milan non rimaneva a secco per quattro partite di fila in campionato. Una cosa inaccettabile quando giochi contro Ciofani e Masiello. Abbiamo assistito ancora una volta ad un primo tempo impalpabile e vergognoso dove i nostri uomini altro non han fatto che continuare a passarsi la palla in difesa senza mai impensierire veramente il Frosinone. Non certo il Real Madrid.

Il Milan esce dallo Stirpe con una occasione pulita e con Donnarumma migliore in campo. Non so cosa altro debba succedere perché un allenatore vergognoso venga messo alla porta prima che un esonero tardivo ci costi il quarto posto come l’anno scorso. Da inizio anno siamo passivi, non abbiamo un gioco – le poche vittorie sono state soprattutto frutto di giocate di Suso che calato nell’ultimo mese ha fatto scomparire il Milan.

Abbiamo avuto una sola occasione, quella con Higuain che tira alto. Abbiamo ridotto uno dei migliori nove a fare il centrocampista per via del baricentro alto che continuiamo a tenere inutilmente. Avrei scritto le medesime cose su Gattuso anche qualora fosse arrivato quel gol perché l’atteggiamento del Milan oggi continua ad essere inadeguato e vergognoso.

Gattuso, da vero milanista, dovrebbe smetterla e dare le dimissioni oggi stesso così come fece dopo quello 0-3 di Verona. Certo, senza amici in dirigenza e con un contrattone fino al 2021 è molto più difficile. Abbia la decenza di capire che non siamo a Pisa e che bisogna giocare per vincerle le partite, sempre. Se la classe stecca la colpa è del maestro: ho visto Donnarumma rimproverare compagni perché non erano pronti a ricevere palla al volo dopo una parata e questo la dice lunga sul suo momento.

Se il Milan vuole arrivare quarto, Gattuso lo caccia oggi. Donadoni, Guidolin, Wenger… chiunque può arrivare è un gigante della panchina al suo confronto. Mi stupirei se Paolo Maldini volesse continuare a difendere lo scempio visto oggi per salvare il posto di un amico. Leonardo si assuma le sue responsabilità – ne ha già tante per aver svenduto Bacca per questo Castillejo, per di più con conguaglio a sfavore. Caro Leonardo – caccialo o vattene: farlo quando il quarto posto sarà a dieci punti non servirà a nulla.

FROSINONE – MILAN 0-0

FROSINONE (3-5-2): Sportiello; Goldaniga, Ariaudo (32′ st Salamon), Krajnc; Ghiglione (29′ st Zampano), Chibsah, Maiello, Cassata, Beghetto; Ciano, Pinamonti (35′ st Ciofani). A disp.: Bardi, Molinaro, Gori, Soddimo, Sammarco, Brighenti, Cassata, Campbell, Besea. All.: Baroni.

MILAN (4-3-3): Donnarumma; Calabria (29′ st Conti), Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Castillejo (29′ st Laxalt), Higuain, Cutrone. A disp.: Reina, Antonio Donnarumma, Mauri, Zapata, Montolivo, Abate, Simic, Halilovic, Tsadjout, Torrasi. All.: Gattuso.

ARBITRO: Guida di Torre Annunziata.

NOTE: Ammoniti: Ghiglione, Crisetig (F); Donnarumma (M). Recupero: 1′ pt, 5′ st.

Frosinone – Milan: le ultime dal campo

Quinto posto da migliorare dopo lo 0-1 casalingo con la Fiorentina. Squadre nuovamente in campo per la Serie A, dopo che anche in Italia è approdato il “Boxing Day” calcistico.

Di fronte c’è il Frosinone neopromosso – e già tra le papabili per il ritorno in B – del neo tecnico Marco Baroni. Solo due precedenti, in quel 2015-16 della corsa all’Europa saltata nelle ultime giornate a vantaggio del Sassuolo. Al Matusa (oggi i ciociari giocano nel nuovo stadio Stirpe) terminò 2-4, anche in quel caso verso la fine dell’andata. Solo due ex in questa partita, le meteore Salamon e Sammarco, mai scesi in campo con il Milan. Tornano tra i convocati rossoneri Kessié e Bakayoko, rientrati dalla squalifica; non c’è invece Suso, salta quindi il ritorno al 4-4-2.

G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Castillejo, Higuain, Cutrone il possibile undici rossonero. 3-5-2 per Baroni con: Sportiello; Goldaniga, Ariaudo, Krunic; Zampano, Chibsah, Maiello, Cassata, Beghetto; Ciano, Pinamonti (Ciofani). Occhio nel pomeriggio alle sfide in chiave europea delle 15 Fiorentina-Parma e Atalanta-Juve, mentre alle 18 c’è Roma-Sassuolo e alle 20.30 il posticipo Inter-Napoli. A Frosinone arbitrerà Guida, con Valeri-Posado al Var.

Milan – Fiorentina, la partita tattica

22 Dicembre 2018, Stadio San Siro. Milan che cede la quarta piazza al termine di una serie di incontri poco convincenti che vedono emergere tutte le perplessità palesate in passato, parziale la scusante delle indisponibilità.

Formazione Milan
Dopo il rientro di Romagnoli, Gattuso è alle prese con le squalifiche di Bakayoko e Kessie.
Il tecnico opta per un 4-3-3 con Mauri Calhanoglu e Calabria nell’inedito ruolo di mezzala destra.

Formazione Fiorentina
Ritorno alla difesa a 4 per Pioli che schiera il 4-3-3 con cui la Fiorentina ha espresso le cose migliori sinora.

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Partita bloccata
Due diverse interpretazioni dello stesso modulo producono un primo tempo bloccato.
Il Milan produce gioco eleggendo Calhanoglu regista sia sulla costruzione bassa sia quando entra in possesso a metà campo, cercando successivamente Suso sul centro destra per l’ultimo passaggio o la giocata determinante.
Rossoneri che tornando al 4-3-3 ritrovano una buona fluidità ed occupazione degli spazi, con più fortuna e più precisione avrebbero chiuso il primo tempo meritatamente in vantaggio.
Difensivamente rossoneri che non attaccano il possesso avversario, ma si schierano in un contenitivo 4-5-1 dietro la linea della palla.

I Viola rispondono con un 4-3-3 dall’interpretazione più dinamica, è Biraghi a sinistra a staccarsi sempre in possesso giocando altissimo e spostando Mirallas nel mezzo spazio destro, difesa che resta a 3 con Edmilson e Veretout a schermarla mentre a Benassi viene dato il compito di inserirsi liberamente tra le linee.
Particolarità dei Viola sulla costruzione dal basso del Milan, si schierano altissimi creando coppie in tutta la metà campo rossonera con Simeone su Zapata, Benassi su Romagnoli, Chiesa su Rodriguez e Biraghi alto su Abate, con Veretout e Edmilson ad occupare le linee di passaggio pronti ad accorciare sui centrocampisti quando entrano in possesso, Pioli lascia costantemente al 3 vs. 3 la difesa dove Suso, Castillejo e Higuain sono alle prese con l’aggressività di Victor Hugo, Pezzella e Milinkovic (i 2 cartellini alla difesa Viola non sono un caso).

Questa scelta di andare a prendere il Milan alto da un lato permette alla Viola di subire poco la capacità di palleggio dei rossoneri, dall’altro crea occasioni potenziali per il Milan quando uscendo bene specialmente a sinistra su Rodriguez e saltando le prime linee di pressione, Calhanoglu può attaccare lo spazio dietro Veretout.

Cambiamenti
Due cambi da ambo i lati per tentare di spezzare l’equilibrio, Gerson per Mirallas riportando Federico Chiesa a rientrare sul piede forte e Gattuso che torna al 4-4-2 con Laxalt per Castillejo e Cutrone per Mauri affetto da crampi, inedito centrocampo a due con Calabria e Calhanoglu.
Mossa del tecnico rossonero chiaramente nel tentativo di abbassare la Viola spezzando l’equilibrio nell’1 vs 1 mettendo una punta in più in mezzo.
Vantaggio Viola che si concretizza alla prima occasione in cui Chiesa può puntare rientrando sul suo piede forte, errore di Calabria nel concederglielo, ma conclusione impeccabile del giovane Azzurro.
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Reazione carente
Rossoneri che non traggono nessun vantaggio dal passaggio al 4-4-2, anzi si appiattiscono e perdono pericolosità anche in ripartenza, si avvicinano al pareggio con un colpo di testa di Rodriguez frutto di un’azione rabbiosa, ma poco altro.

Asimmetria
Fondamentale in uscita palla, Rodriguez non viene mai sfruttato adeguatamente in fase di spinta, isolando Castillejo all’1 vs 1 con il dominante Milinkovic.
Lo spagnolo non viene nemmeno aiutato dal movimento di Calhanoglu che a differenza del volenteroso Calabria non esegue mai tagli senza palla laterali.
Conseguenza di ciò il Milan dipende sempre di più dalla invenzioni di Suso, poco per una squadra che ambisce a piazzamenti nobili.

Concetto espresso da questi 90 minuti, ma che traccia una linea comune con gran parte delle partite di questa stagione.

Milan – Fiorentina 0-1: le battaglie personali vincono sul bene del Milan

Era importante vincere la partita o era importante che non giocasse Montolivo? A giudicare dai cambi e da come abbiamo subito gol la seconda. Dopo una partita in cui siamo ancora 0-0 ecco che come sempre il nostro grandissimo allenatore, ex Pisa e OFI Creta, la ribalta a favore degli avversari coi cambi. Abbiamo perso contro una Fiorentina inesistente che ha fatto un solo tiro in porta. Non abbiamo avuto una singola palla gol pulita. 

L’importante era che non giocasse Montolivo – reo ufficialmente di aver rifiutato la cessione (quando si è sentito dire che lui non faceva parte del progetto, ma Mauri e Bertolacci sì – come se la scelta fosse stata fatta in buona fede). Non ufficialmente, invece, paga l’essersi opposto a luglio 2017 all’ex direttore sportivo con cui il nostro attuale allenatore è ancora in contatto e che interferisce ancora sulla formazione schierata.

Gattuso poteva scegliere. Mettere Montolivo o lasciare il centrocampo senza giocatori di ruolo. Ha scelto la seconda opzione e abbiamo perso la partita. Ha anteposto una sua battaglia personale al risultato sportivo. L’importante era sopravvivere sapendo che alla prossima sarebbero tornati Kessie e Bakayoko. E’ una delle cose più vergognose degli ultimi due anni di Milan – mettere ai margini del progetto un giocatore a cui il Milan dovrebbe solo chiedere scusa dopo il vergognoso trattamento subito un anno fa.

Fa benissimo a pretendere fino all’ultimo centesimo. Fa benissimo perché non si può trattare così l’ex (ingiustamente) capitano del Milan. A chi dice che doveva andare via auguro trovi la stessa situazione lavorativa nel proprio posto di lavoro, ovvero essere messo ai margini in favore di colleghi meno capaci. #ioStoConMontolivo dovrebbe essere l’hashtag di ogni tifoso Milanista. E bene fanno i giornalisti ad incalzare Gattuso su perché Montolivo non mette piede in campo. Sarebbe silenzio complice tacere.

Giocherà – finalmente e giustamente – quando Gattuso leverà le tende, che potrebbe anche essere tra 7-8 giorni. I numeri sono impietosi. Zero gol nelle ultime tre partite. Sei punti su diciotto nelle ultime sei partite di campionato. In quattro di queste a secco, in mezzo una vittoria con rigore dal cilindro del VAR. In mezzo a tutto una eliminazione dall’Europa League.

Una società che non provvede ad un cambio di guida tecnica è complice. Ma andate a rivedere il gol che subiamo – perché io divento matto. Trenta secondi a passarci la palla nella nostra metà campo, senza mai spazzare, tornando indietro. L’avversario non si degna neanche di ripartire perché recupera palla sempre nella nostra metà campo: non sappiamo passare un pallone. Continuiamo a tornare indietro al portiere. E’ un possesso sterile ed inutile che facciamo solo noi in serie A e non porta a nulla, se non a far schierare l’avversario e crearci solo inutili rischi.

A proposito di società, i miei complimenti a Leonardo per Castillejo e Laxalt. Se ormai è noto a tutti che il turco fa rimpiangere il peggior Honda, lo spagnolo e l’uruguagio sono dei bidoni dell’umido semoventi. A Gennaio serve il mercato quello vero, altrimenti possono andare tutti e tre a prendere il reddito di cittadinanza insieme a Fassone, Mirabelli e il Cinese. Basta prese in giro. 

In tutto questo sapete qual è il paradosso? Che se la società ora reagirà com’è costretta a fare – forse abbiamo più possibilità di andare in Champions League che avendo vinto la partita di oggi.

Milan-Fiorentina 0-1 (primo tempo 0-0)

Marcatori:
 28′ st Chiesa (Fio)

Milan (4-3-3): G. Donnarumma; Abate (Dal 38′ st Conti), Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Calabria, Mauri (Dal 22′ st Cutrone), Calhanoglu; Suso, Higuain, Castillejo (Dal 22′ st Laxalt).
Panchina: Reina, A. Donnarumma, Conti, Montolivo, Musacchio, Cutrone, Halilovic, Laxalt, Brescianini, Tsadjout. All. Gattuso.

Fiorentina (4-3-3): Lafont; Milenkovic, Pezzella, Vitor Hugo, Biraghi; Benassi (Dal 41′ st Laurini), Veretout, Edmilson; Mirallas (Dal 16′ st Gerson), Simeone (Dal 43′ Pjaca), Chiesa.
Panchina: Dragowski, Laurini, Ceccherini, Norgaard, Eysseric, Santos Da Silva, Pjaca, Dabo, Olivera, Hancko, Vlahovic, Therea. All. Pioli.

Ammoniti: 32′ pt Pezzella (Fio), 42′ pt Vitor Hugo (Fio), 17′ st Edmilson (Fio), 32′ st Suso (Mi)

Milan – Fiorentina: le ultime da San Siro

Squadre in campo alle 15 (diretta Sky). La grande esclusa dalle coppe 2017/18 non si è ancora ripresa nel nuovo campionato, ma è sempre una squadra ostica per il Milan.

Emergenza centrocampo e difesa per i rossoneri, ancora privi di mezza difesa centrale (ma ora c’è una vera “coppia” in mezzo) e ora anche dei centrali di centrocampo. Tanto che potrebbe esserci, dopo l’esclusione di Bertolacci dai convocati, un ritorno al 4-3-3. Donnarumma; Abate, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Calabria, Mauri, Calhanoglu; Suso, Higuain, Castillejo (Cutrone) l’11 possibile, con il 4-4-2 e Suso arretrato a esterno di centrocampo nel caso delle due punte in campo assieme. Aggregati i primavera Brescianini e Tsadjout, ancora panca per Montolivo.

Dall’altra parte, Pioli schiera un 4-3-3 con: Lafont; Milenkovic, Pezzella, Vitor Hugo, Biraghi; Benassi, Veretout, Fernandes; Mirallas, Simeone, Chiesa. Pericoloso l’attacco, meno il resto dei reparti, con Thereau, Gerson e Pjaca che fanno panchina (per dire). I viola sono nel blocco centrale della classifica, decimi con 22 punti ma in realtà a -5 dal Milan. Lazio-Cagliari (12.30), Genoa-Atalanta, Sassuolo-Torino (15), Chievo-Inter (18) e Juve-Roma (20.30) le sfide da tenere d’occhio in chiave europea. A San Siro arbitrerà Mariani di Aprilia, con Mazzoleni-Alassio al Var.

Bologna – Milan, la partita tattica

18 Dicembre 2018, Stadio Renato Dall’Ara. Secondo 0-0 consecutivo per il Milan che mantiene il quarto posto, ma vede ora Lazio, Atalanta e Roma nello spazio di 3 punti.

Formazione Bologna
3-5-2 confermato per Inzaghi con la coppia Santander – Palacio in attacco.

Formazione Milan
4-4-2 per Gattuso, torna Romagnoli al centro della difesa al posto di Abate, Suso esterno destro, Higuain e Cutrone in attacco.

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Controllo relativo
Bologna che si schiera sin da subito molto basso, trasformando il suo 3-5-2 in un chiarissimo 5-3-2, i felsinei ingaggiano i rossoneri all’interno della propria metà campo con Palacio e Santander sui centrali e gli interni Svamberg e Poli ad uscire sui terzini rossoneri con Nagy a chiudere su Kessie o Bakayoko a seconda del lato di uscita palla, gli altri 5 uomini di Inzaghi sono di fatto schierati in linea in difesa.

Marcature a uomo per Higuain e Cutrone ad opera di Helander e Calabresi con Danilo libero pronto a raddoppiare e fondamentale nel chiamare l’uscita della linea sempre fuori dall’area, mantenendo i rossoblu compatti in 30 metri.

Milan che da subito domina il possesso del pallone (72% al 90esimo con punte del 75%), con l’ormai classico diverso uso degli esterni, a destra Suso resta largo e si accentra solo quando Calabria entra in sovrapposizione a sinistra Calhanoglu entra sempre verso il centro del campo per ricevere palla e cercare di aprire il gioco sul lato dello spagnolo o calciare verso la porta.

Il controllo esercitato dai rossoneri è relativo perché nonostante l’enorme vantaggio nel possesso i rossoneri non producono occasioni chiare, un po’ per imprecisione (Calhanoglu da fuori) un po’ per poca cattiveria (Higuain conclude 2 volte nello specchio da buona posizione, senza creare pericoli) dopo 18 tiri, il pericolo più grosso rischiano di correrlo i rossoneri quando Svamberg lancia tra le linee Palacio trovando un’attentissimo Donnarumma pronto ad uscire ed evitare seri problemi.

Milan monotematico
Scarso quasi nullo l’utilizzo dei terzini da parte dei rossoneri, con 5 uomini in linea dietro, 3 schierati a copertura della zona centrale e Suso sempre ingaggiato sia quando stazione largo sia quando si accentra, il Milan insiste nel voler attaccare le vie centrali dove non c’è spazio.
Rodriguez occupa scolasticamente lo spazio liberato da Calhanoglu con movimenti troppo timidi e non viene mai raggiunto dai compagni, Calabria è più attivo, ma lo stesso non viene quasi mai premiato dai compagni.

Gli stessi Suso e Calhanoglu non cercano mai il fondo preferendo sempre la ricerca dello spazio centrale.
Lo scarso utilizzo delle corsie laterali è un’anomalia per una squadra che per larga parte della partita ha giocato con il 4-4-2 / 4-4-1 ed ha patito la densità centrale rossoblù.

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Bologna – Milan 0-0: voglio un allenatore

Ci risiamo. A Bologna contro una squadra di cadaveri allenata da Pippo Inzaghi va in scena l’ennesimo indegno spettacolo dell’AC retropassaggio 1899. Alla fine è andato più vicino al gol il Bologna del Milan – con gli emiliani che si son limitati a difendersi con ordine e ripartire. Il Milan continua a non essere incisivo, tornando a giocare troppo lontano dalla porta, forse per paura di subire gol. Montella, al confronto, faceva calcio-spettacolo.

Le scelte del tecnico continuano ad essere inspiegabili, così come è inspiegabile il turco che più gioca male, più acquista titolarità. Giochiamo contro squadre rintanate verso la porta ma con Suso ed Higuain lontanissimi da questi. Aggiungiamoci che con la scusa di una botta al ginocchio Cutrone – unico a tirare e rendersi pericoloso – è stato fatto sparire presto dal campo.

Qualcuno obietterà che siamo quarti – ma al momento siamo quarti vincendo sette partite su sedici disputate, con una media che porta intorno ai 64 punti finali. In sostanza siamo lì perché gli altri fanno peggio – noi siamo sempre la stessa squadra dei due anni precedenti. Non rimarremo lì ancora a lungo continuando con questo andazzo – poco ma sicuro. Non è un caso che il Milan abbia la miseria di tre punti in più di quelli dello scorso girone di andata a parità di partite

https://twitter.com/TheRiddler1899/status/1075146017966841856

Se a questo aggiungiamo che nelle ultime cinque il Milan ha vinto solamente contro il Parma con un regalo del VAR (e le due precedenti sono quelle dei gol al novantesimo di Romagnoli) ecco che con ogni probabilità qualunque presidente farebbe in questo momento un cambio di allenatore, anche considerata la vergognosa eliminazione di coppa. Leonardo non farebbe una carognata, ma un atto dovuto.

Non abbiamo creato una occasione da gol contro il Bologna – come se servissero Modric, Neymar ed Iniesta per farle. La squadra, e non solo Higuain, inizia a mostrare i primi segni di insofferenza – Montolivo, unico a poter verticalizzare quando serve tra i disponibili, continua ad essere dietro a Mauri e Bertolacci nelle gerarchie (non venisse fatto giocare contro la Fiorentina sarebbe una vergogna) e ciò ci è costato una eliminazione. C’è anche insofferenza nello spogliatoio, in particolare per le scelte tecniche – soprattutto quella di Calhanoglu, mal tollerato ormai dai compagni.

Le ultime news mi danno un cambio in panchina dopo il 31 dicembre, approfittando di sosta e mercato. Speriamo non sia troppo tardi e che gli obiettivi stagionali non siano ormai compromessi. C’è bisogno del quarto posto e con Gattuso in panchina il quarto posto non lo raggiungeremo mai.

BOLOGNA-MILAN 0-0
Bologna (3-5-2): Skorupski 6; Calabresi 6,5, Danilo 6,5, Helander 6; Mattiello 5,5, Svanberg 5,5 (16′ st Dzemaili 6), Nagy 6, Poli 6 (37′ st Orsolini 6), Mbaye 5,5; Santander 5 (46′ st Destro sv), Palacio 6,5. A disp.: Da Costa, Santurro, Gonzalez, De Maio, Paz, Krejci, Donsah, Okwonkwo, Falcinelli. All.: F. Inzaghi 6
Milan (4-4-2): G. Donnarumma 7; Calabria 6, Romagnoli 6,5, Zapata 6, Rodriguez 5,5; Suso 5,5 (40′ st Laxalt sv), Kessie 6, Bakayoko 4,5, Calhanoglu 5 (33′ st José Mauri sv); Higuain 5, Cutrone 5 (16′ st Castillejo 5,5). A disp.: Reina, A. Donnarumma, Conti, Musacchio, Abate, Bertolacci, Montolivo, Halilovic, Tsadjout All.: Gattuso 5,5
Arbitro: Maresca
Ammoniti: Calabria (M), Santander (B), Bakayoko (M), Kessie (M), Helander (B), Romagnoli (M)
Espulsi: Al 31′ st Bakayoko (M) per doppia ammonizione

Bologna – Milan: le ultime dal campo

A cinque giorni dalla bruciante eliminazione europea si torna in campo per il campionato. Trasferta a Bologna, sperando sia un “bis” di quella partita decisiva per l’Europa di due anni fa.

I rossoblu arrivano alla partita in piena bufera, con la panchina di Inzaghi in bilico e la macabra “comparsa” di alcune croci con i nomi dei dirigenti al centro sportivo di Casteldebole. Gli 11 punti colti finora valgono al Bologna il terzultimo posto. Nel mezzo, gli elogi di Inzaghi all’ex compagno di tante battaglie Gattuso e la lista dei convocati dello stesso mister rossonero. Che finalmente ritrova Romagnoli in difesa oltre a Musacchio e Zapata, così come Suso davanti. Il solo Tsadjout arriva dalla Primavera nella lista dei 23; in mezzo c’è Montolivo, fuori dai 18 andati in Grecia.

G. Donnarumma; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez; Suso, Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Cutrone, Higuain il 4-4-2 confermato da Gattuso. Speculare lo schieramento di Inzaghi. Skorupski; Calabresi, Danilo, Helander, Mattiello; Orsolini, Nagy, Poli, Krejci; Santander, Palacio. In caso di vittoria il Milan salirebbe a 29 punti, quattro di vantaggio sulla Lazio e cinque sul trio Roma-Atalanta-Sassuolo. Arbitro della partita Maresca, con Valeri-Meli al Var. 

Sentenza UEFA, parte seconda

Se la prima parte della sentenza UEFA è stata data ieri sul campo di Atene, con l’arbitro che ha fatto quello che il TAS non ha potuto fare, oggi andava in scena in tribunale il secondo round. La “sanzione” per il triennio 14/17, secondo tentativo, è arrivata e consiste nelle seguenti tre parti

  1. Multa di 12 milioni
  2. Riduzione rose a 21 per i prossimi due anni
  3. Obbligo di pareggio di bilancio al 30 giugno 2021, pena esclusione dalla prima competizione a cui ci si qualifica nel 2022/23 o nel 2023/24

Possiamo spezzare la sentenza in due: i primi due punti riguardano le sanzioni per la violazione del triennio 14/17, il terzo dovrebbe essere – di fatto – un voluntary agremeent mascherato.

Non avrebbe senso, infatti, inserire come punizione l’obbligo di pareggio bilancio che è un obbligo già regolamentare. L’inserimento di tale obbligo, semmai, lo posporrebbe ad un’altra stagione, appunto, la 2021. In altre parole, la UEFA dovrebbe aver detto “fate quello che volete, basta che al 2021 mi fate vedere il bilancio in pari

Dovrebbe, perché non è chiaro – al momento – se per obbligo di pareggio di bilancio si intenda un bilancio in attivo nel 2021 o, alternativamente, il rispetto del vincolo del FFP del pareggio di bilancio al 2021, che vuol dire avere i bilanci al 30/6/2018, 30/6/2019 e 30/6/2021 complessivamente sotto di 30 milioni – al netto delle spese virtuose (stadio, giovanili) che non vengono considerate nel calcolo. Nel primo caso il pareggio sarebbe molto più facile da raggiungere, semplicemente spostando attività e passività sugli esercizi precedenti e successivi – esempio: accordo con sponsor da 50 milioni che te ne dà 10 nel 2020 e 40 nel 2021, ammortamenti dei calciatori anticipati (come fatto quest’anno)

Non è chiaro nemmeno – al momento – se questa sentenza sani solo il triennio precedente o funga anche da Settlement/Voluntary agreement. Nel primo caso il Milan sarebbe appunto molto più libero, nel secondo caso il Milan dovrebbe nuovamente trovarsi in primavera con UEFA per stabilire un percorso di rientro al fine di raggiungere il pareggio, appunto il famoso SA.

Quello che è assolutamente iniquo rispetto agli altri casi è sicuramente la riduzione della lista a 21 giocatori per due anni consecutivi: la Roma ebbe due anni a 22, l’Inter solamente il primo anno a 21 – poi a 22. Attendiamo, prima di gioire, chiarimenti dal Milan che non mancherà nel caso di fare un ricorso al TAS qualora ritenga la sentenza pesante o iniqua.

Olympiacos – Milan 3-1: sentenza UEFA

Il Milan saluta l’Europa League con una sconfitta che era ampiamente prevedibile in uno stadio difficile. E’ una sconfitta che arriva grazie ad un rigore inesistente, scandaloso, vergognoso – uno dei più grossi scandali degli ultimi anni di calcio europeo. Il Milan non ha fatto niente per evitare che ciò accadesse, prendendo tre gol in un tempo, in una partita dove bastava anche perdere con un gol di scarto.

Il Milan ha pienamente meritato il suo destino. Il Milan doveva scendere in campo per vincere e arrivare primo nel girone. E’ sceso in campo cercando di non prendere due gol per uscire con Reina che perdeva tempo sui rinvii già dopo 15 minuti del primo tempo. Questo è inaccettabile per il Milan. E’ inaccettabile cercare crescita in una squadra facendo crescere i giocatori con una mentalità da Chievo.

Con Gattuso la squadra non arriverà al quarto posto. Lo sanno tutti, è inutile negarlo ed è inutile trincerarsi dietro la classifica – visto che Montella fece anche meglio, poi sappiamo come finì. Non si cresce con scelte al limite della malafede: oggi sarebbe bastato giocare con Montolivo al posto di Calhanoglu per passare il turno. Abbiamo visto in campo persino Halilovic come carta della disperazione dopo non esserselo mai cagato per tutto l’anno, vedendo in campo salme come Mauri e Bertolacci. Come avevo ampiamente previsto per colpa delle battaglie personali di un allenatore ci è andato di mezzo il Milan.

Sui giocatori non ho niente da dire. Una squadra seria intanto non ha il portiere di coppa: in coppa gioca Donnarumma, punto. Non gioca una sedia da 3,5 milioni a stagione che non sa fare una singola uscita e ha responsabilità sul 50% dei gol presi nel girone. Non si può vedere un attaccante con lo stipendio di Higuain giocare in quel modo: se non è contento a Gennaio fuori dai coglioni insieme a quel sopravvalutato turco che passa come fenomeno per tre mesi – praticamente la stessa parabola di Honda.

Se c’è una squadra ed un allenatore non da Milan, finalmente abbiamo visto Leonardo – un dirigente da Milan – alzare la voce come il Milan deve fare e come supinamente non ha fatto contro la Juventus. Gattuso è solo il 50% dei problemi, l’altro 50% è una UEFA che ha deciso di ribaltare sul campo la sentenza del TAS. Non dimentichiamo che questa partita è decisiva perché contro il Betis in casa è stato negato un rigore solare che l’avrebbe resa pro-forma

Credo che la società debba prendere delle decisioni e debba farlo a Gennaio. Così il finale di stagione non sarà diverso dalle ultime quattro.

OLYMPIACOS-MILAN 3-1 (primo tempo 0-0)

MARCATORI Cissé (O) al 15′, autogol di Zapata (M) al 25′, Zapata (M) al 27′, Fortounis (O) su rigore al 36′ s.t.

OLYMPIACOS (4-2-3-1) Sa; Elabdellaoui, Cissé, Vukovic, Koutris; Camara (dal 34′ s.t. Torosidis), Guilherme; Fetfatzidis (dal 24′ s.t. Natcho), Fortounis, Podence (dal 40′ s.t. Bouchalakis); Guerrero. (Gianniotis, Miranda, Tsimikas, Vrousai). All. Martins

MILAN (4-4-2) Reina; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez (dal 40′ s.t. Halilovic); Castillejo, Kessie, Bakayoko, Calhanoglu; Cutrone (dal 33′ s.t. Laxalt), Higuain. (G. Donnarumma, Simic, Musacchio, Mauri, Bertolacci). All. Gattuso

ARBITRO Bastien (Francia)

NOTE ammoniti Calhanoglu, Koutris, Bakayoko, Cissé, Reina, Camara, Guerrero

Olympiacos – Milan: il pregara

Tutto in una gara. Ci si gioca la qualificazione con 2 risultati su 3, nella partita tra Olympiacos e Milan che alla fine non andrà in diretta Tv8 in chiaro.

I rossoneri possono anche pareggiare, o perfino perdere con un gol di scarto o 4-2, per andare ai sedicesimi ma è sempre meglio non fare calcoli. Il primo posto è praticamente del Betis, già davanti e in calendario contro il Dudelange. Nella lista convocati diramata ieri non ci sono più i primavera, a parte Simic, mentre ricompare Mateo Musacchio, secondo centrale a disposizione di mister Gattuso. Fuori Montolivo e Borini.

Undici titolare probabile con Reina; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez; Suso, Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Higuain, Cutrone. Una formazione che è quella titolare, se si esclude portiere e la coppia di centrali perennemente in emergenza. José Sà; Torosidis, Cissé, Vukovic, Tsimikas; Elabdellaoui, Camara, Guilherme, Fortounis; Guerrero, Podence la probabile formazione a disposizione del tecnico dell’Olympiacos, il portoghese Martins. Arbitro della partita il francese Bastien; inutile dire che dopo la pessima mezz’ora tra 1-2 e 3-2 con il Dudelange nessuno va sottovalutato.

Milan – Torino, la partita tattica

9 Dicembre 2018, Stadio San Siro. Uno 0-0 più utile ai granata che ai rossoneri nella giornata in cui era reale la possibilità di aumentare il vantaggio sulla Lazio.

Formazione Milan
Continua l’emergenza infortunati in casa Rossonera, Gattuso conferma Abate centrale dopo la vittoria casalinga con il Parma. Ritorno invece al 4-4-2 con Higuain che rientra in attacco dopo la squalifica in coppia con Patrick Cutrone.

Formazione Torino
Torino che arriva da 9 risultati utili consecutivi in trasferta, 3-5-2 confermato per Mazzarri con Iago Falque a fare da raccordo con il centrocampo e Baselli pronto a fare l’incursore.

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Avvio Granata
Avvio aggressivo dei granata che sulla costruzione rossonera alzano sempre 6 uomini cercando di orientare la pressione costringendo il Milan al rinvio lungo, più Izzo (in funzione di “accorciatore”) pronto ad alzare tantissimo la difesa ed impedire alle punte del Milan di entrare in possesso sul pallone lungo.

Il solido 3-5-2 di Mazzarri garantisce al Torino l’uomo in più in mezzo al campo, i movimenti a tagliare degli interni portano spesso fuori posizione i due mediani di Gattuso e sommato alla scarsa predisposizione alla rincorsa di Suso nel ruolo di esterno sinistro, permettono al Toro di sfondare subito due volte sulla corsia sinistra del Milan dove prima Donnarumma su Iago poi la scarsa precisione di Belotti perdonano i Rossoneri.

Sul ribaltamento di fronte quando sono i rossoneri a provare ad attaccare, la doppia fase di Baselli e Meitè, sempre pronti a chiudere alle spalle di Ansaldi e Ola Aina altissimi a impegnare i terzini di Gattuso, costringe Calhanoglu e sopratutto Suso a restare bassi per provare a far gioco da zone meno congestionate, questo porta i rossoneri ad attaccare spesso con pochi uomini o a portare palla rallentando i tempi di gioco.

Ricardo Rodriguez
Non riuscendo ad uscire o a trovare riferimenti sul campo, alla mezz’ora il Milan si affida al terzino svizzero che prima cambia gioco con un lancio preciso di 40 metri che trova finalmente Suso in posizione pericolosa, successivamente trova in profondità Cutrone che costringe Izzo al giallo e fa recuperare metri preziosi ai Rossoneri.

Ripartente rossonere
Il vantaggio territoriale degli uomini di Mazzarri porta i suoi ad alzarsi ancora di più con Izzo che spesso si sgancia per inserirsi sulla trequarti, questo mette il Milan nella condizione ideale per poter ripartire, vanificando però forse per la fretta di segnare almeno un paio di buone situazioni nel finale di primo tempo.

Stallo
I primi due terzi della ripresa esemplificano il concetto di stallo, entrambe le squadre restano ferme sulle proprie posizioni attendendo di trovare il vantaggio dalla propria idea, il Toro continua a pressare alto ed a recapitare pericolosi palloni in mezzo all’area rossonera sfruttando i movimenti dei propri interni che aumentano le difficoltà di Kessie e Bakayoko a far diga in mezzo al campo.

Il Milan invece resta basso cercando di trarre vantaggio dai rapidi capovolgimenti di fronte che il posizionamento alto degli uomini di Mazzarri permettono ai rossoneri di tentare con continuità.

Anche i cambi dei due tecnici sono in questa direzione, Zaza per Iago e Castillejo per Calhanoglu, infatti non cambiano nulla dal punto di vista dell’idea di gioco.
Equilibrio prolungato che porta la partita sino all’87esimo prima di mostrare la migliore occasione dell’incontro, quando su sviluppo di piazzato è Cutrone ad avere la palla dei 3 punti, ma calcia malamente a lato.

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Ultimo quarto
Ultimo quarto che non produce vantaggio per nessuna della due compagini, ma denota un vantaggio territoriale a favore dei rossoneri quando i quinti granata calano e non riescono più ad andare a chiudere i terzini rossoneri nella trequarti rossoneri.

La chiave
Il Torino chiude il Milan nella propria metà campo alzando Ansaldi e Ola Aina sui terzini rossoneri andandoli a prendere spesso oltre la linea di centrocampo, lasciando il compito di marcare gli esterni a Baselli e Meitè molto bravi per tutta la partita a fare la doppia fase.
Torino che potrebbe forzare di più sopratutto sulla propria sinistra dove Suso spesso resta alto, ma la fase di possesso degli uomini di Mazzarri non è all’altezza di quella senza palla e spesso l’azione non raggiunge con il tempo giusto l’uomo libero.

Pareggio di intenzioni
Torino che legittima il sesto posto con la sua ottima organizzazione in non possesso, Gattuso che resta a più uno dalla Lazio in una partita in cui forse avrebbe potuto ad un certo punto dell’incontro cambiare qualcosa per provare a controvertire gli equilibri del campo.

Diversamente dall’atteggiamento tattico, il gruppo è molto compatto ed affronta con solidità le lunghe fasi dell’incontro in cui subisce l’iniziativa avversaria, questo oltre al momentaneo quarto posto è certamente una buona notizia per tutti.

Milan – Torino 0-0: l’ennesima occasione persa

E’ amaro il secondo clean-sheet di questo campionato con il Milan che perde l’occasione di staccare le rivali per il quarto posto e portarsi a -1 dall’Inter. E’ un pareggio giusto per quello che si è visto in campo con Cutrone che si divora un gol ma con Donnarumma protagonista in due occasioni, di cui una ad inizio partita. 

Il Milan non è stato differente da quello visto con Sampdoria, Parma, Genoa o Udinese. Semplicemente quando giochi un calcio senza gioco e molto episodico può anche capitare che l’episodio non ti arrivi. Non è accettabile vedere il Torino venire a fare la partita che vuole a Milano e vedere il Milan uscire solo in contropiede, prima – o per stanchezza, dopo. Mazzarri ci ha messo sotto per larghi tratti della partita – è andata bene che in porta abbiamo un portiere che sta tornando ai suoi livelli.

Il problema del Milan sembra partire principalmente dalla scelta degli uomini. Anche oggi Calhanoglu ha fornito una prestazione indecente e anche oggi è stato tenuto in campo per 70 minuti in maniera inspiegabile. Purtroppo Calhanoglu sembra essere preferito a Castillejo per lo stesso motivo per cui Bakayoko veniva accantonato per Biglia e Zapata per Musacchio. Credo che alcune scelte del nostro tecnico non rispettino il progetto del nostro direttore sportivo attuale.

Capitolo Higuain: Higuain è un giocatore il cui cartellino costa 55 milioni e percepisce 10 milioni di euro l’anno netti. L’apporto stagionale di Higuain parla di cinque gol contro piccole, roba che potevano fare anche Bacca e Lapadula. Purtroppo me lo aspettavo vedendo il suo rendimento nel girone di ritorno di un anno fa. Non riscattandolo buttiamo via 18 milioni, facendolo però i soldi da investire sarebbero molti, troppi di più. 36 più 80 milioni lordi in quattro anni.

Il Milan continua ad essere una squadra passiva e continua ad essere una squadra che fa giocare l’avversario invece di cercare di imporsi. Il tutto al netto di undici trovati in maniera discutibile scoprendo che alcuni lasciati in panchina erano più forti dei titolari. Il gioco della squadra era ancora basato troppo sulle individualità col risultato che appena è calato Suso abbiamo fatto fatica. Oggi non ci hanno salvato né gol di Romagnoli, né rigori al VAR ma la partita non è stata molto diversa da quelle vinte all’ultimo minuto.

Ad oggi la media punti porta intorno a 66 e rimane quindi non sufficiente per portare a casa un quarto posto – anche e soprattutto considerato che la crisi delle romane non durerà per tutto il campionato. Il mercato può tamponare sicuramente a centrocampo ma là davanti con Suso, Higuain e Cutrone questo modo di giocare e questo rendimento non portano sicuramente la squadra in Champions League. Se qualcuno obietterà che tanto siamo al quarto posto – beh, due anni fa chiudemmo un girone di andata addirittura terzi, a 39 punti. Come è finita lo sappiamo tutti.

MILAN-TORINO 0-0

MILAN (4-4-2) G. Donnarumma; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez; Suso, Kessie, Bakayoko, Calhanoglu (dal 26′ s.t. Castillejo); Higuain, Cutrone. (Reina, A. Donnarumma, Simic, Conti, Mauri, Torrasi, Montolivo, Bertolacci, Laxalt, Halilovic, Tsadjout). All. Gattuso

TORINO (3-5-2) Sirigu; Izzo, Nkoulou, Djidji; Aina, Baselli (dal 36′ s.t. Lukic), Rincon, Meite, Ansaldi (dal 46′ s.t. Berenguer); Iago (dal 24′ s.t. Zaza), Belotti. (Ichazo, Lyanco, Moretti, Bremer, De Silvestri, Soriano, Edera, Parigini, Damascan). All. Mazzarri

ARBITRO Orsato

NOTE Espulso il tecnico Mazzarri (T) al 45′ s.t. per proteste. Ammoniti Abate, Nkoulou, Izzo, Zapata, Baselli

Milan – Torino: le ultime dal campo

Nella giornata della doppia sfida sull’asse Milano-Torino, il Milan ha una grande opportunità di rimontare altri punti nella corsa alle posizioni Champions, alle 20.30 contro il Torino.

La sconfitta dell’Inter e i pareggi di Roma e Lazio negli anticipi (doppia rimonta nel recupero per Cagliari e Sampdoria in inferiorità numerica) danno la possibilità di conoscere già i risultati delle altre, senza avere una super pressione alle spalle. La squadra di Walter Mazzarri, dalla sua parte, spera nel colpo esterno che porterebbe i granata (al momento sesti) a -1 dalla coppia Milan-Lazio. Partita quindi da non sottovalutare, dopo che il campionato del Toro è svoltato da fine settembre in poi. Gattuso ha convocato ancora tre primavera: Simic, Torrasi e Tsadjout. Fuori Borini oltre ai cinque assenti “stabili”. Rientra invece Higuain.

Ritorno al 4-4-2 con: G. Donnarumma; Calabria, Abate, Zapata, Rodriguez; Suso, Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Higuain, Cutrone per il Milan. Il Toro risponde con un 3-5-2 che schiera: Sirigu; Izzo, N’Koulou, Djidji; De Silvestri, Meité, Rincon, Baselli, Ansaldi; Falqué, Belotti. Panchina quindi per Lyanco, Soriano e Zaza. Nel pomeriggio, da tenere d’occhio Sassuolo-Fiorentina (12.30), Udinese-Atalanta e Parma-Chievo (15.00). A San Siro arbitrerà Orsato, con il duo Abisso-Vivenzi al Var.

Milan, Fair Play Finanziario e Liste UEFA

Settimana prossima arriverà la sentenza UEFA relativa al triennio 14-17. Poi il Milan si metterà al lavoro per quanto riguarda il triennio 15-18, cercando quindi di sanare quel passivo con un settlement agreement. Le possibilità di sanzione, oltre alla multa, sono molte – ma quella che è più probabile è una limitazione per quanto riguarda la lista UEFA, che è quella che permette di eleggere i giocatori per le competizioni europee.

Ad oggi, la rosa dei rossoneri selezionati in lista è composta come segue: 

RuoloNomeLista ANCTCTLista BValore
PORA. DonnarummaXX0,7
PORG. DonnarummaX0,5
PORPlizzariX0
PORReinaX0
DIFAbateXX2,8
DIFCalabriaXX0
DIFCaldaraXX30
DIFContiX24
DIFMusacchioX18
DIFRodriguezX15
DIFRomagnoliXX25
DIFSimicXX0,6
DIFStrinic0
DIFZapataX7
CENBakayokoX5
CENBertolacciXX20
CENBigliaX21
CENBonaventuraXX5
CENHalilovicX0
CENKessieX32
CENLaxaltX14
CENMauriXX0
CENMontolivoXX0
ATTBoriniX5,5
ATTCalhanogluX21,3
ATTCastillejoX25
ATTCutroneX0
ATTHiguainX54
ATTSusoX0,5
Totale24743302

A questi si aggiungono Cutrone, G. Donnarumma e Plizzari tra gli altri della lista B – lista riservata quest’anno ai nati dal 1997 in poi. Cutrone potrà quindi rimanere in tale lista anche il prossimo anno – Donnarumma, invece, i prossimi due.

Nella lista da 25 (il Milan ne ha presentati 24) vanno necessariamente inseriti quattro giocatori club-trained, ovvero giocatori che hanno giocato almeno tre anni dai 15 ai 21 anni d’età nel club in questione e quattro national club-trained – la stessa cosa ma per un generico team italiano. Per il Milan sono eleggibili per la prima categoria Antonio Donnarumma, Calabria, Abate e Simic – oltre ovviamente ai giocatori in lista B. Per la seconda abbiamo Caldara, Conti, Romagnoli, Bertolacci, Bonaventura, Mauri e Montolivo.

Prima considerazione: il Milan non ha inserito Conti nella lista dei 25. Male. Male perché col nuovo regolamento a Gennaio si potranno inserire in lista solamente tre nomi nuovi – per cui in caso volessimo inserire Conti perderemmo uno slot. Oggettivamente una svista dilettantistica che non ha scusanti, probabilmente il club non ha considerato che A. Donnarumma era eleggibile nei club-trained.

Seconda considerazione: il Milan non è messo così male in caso di sanzioni per la violazione del FFP proprio perché un titolare come Donnarumma ed un semititolare come Cutrone non sono considerati nei 25 permettendo di portare in Europa una rosa più lunga.

Il nostro discorso riguardava però anche il Fair Play finanziario e per fare un esempio concreto prendiamo in esempio le sanzioni del Settlement Agreement date all’Inter che ha visto limitata la sua rosa a 21 e poi 22 giocatori. Un buon esempio visto che la situazione del Milan non è più grave dei nerazzurri che hanno firmato quel settlement e perché la riduzione a 22 è stata applicata ad altre squadre, come la Roma.

Le liste, nonostante le restrizioni – devono mantenere i 4+4 slot per i club e nazionali. Questo vuol dire, ad esempio, che tra Caldara, Romagnoli, Bonaventura, Bertolacci, Mauri e Montolivo ne possono uscire solamente due a meno di non acquistarne altri dall’Italia. Tre se inseriamo in lista Conti che è ovviamente un national club-trained.

Antonio Donnarumma, Abate, Calabria e Simic sono invece in questo momento praticamente intoccabili. Il loro posto può essere preso da Cutrone o Gianluigi Donnarumma – ma essendo già in lista B è sprecato. In caso di cessione di questi a meno di non inserire giocatori che abbiano fatto tre anni nel club tra i 15 e i 21 (e Pato è uno di questi) il posto è perso e di conseguenza la lista si accorcia fino a 17 giocatori. Ecco perché forse De Sciglio è stato ceduto con troppa fretta – ed il rinnovo di Abate rimane una opzione da considerare per non avere un uomo in meno in coppa.

L’altra grossa limitazione – che è l’unica che la UEFA può imporre – riguarda invece la limitazione degli acquisti. La UEFA non può vietare acquisti, può però imporre che l’importo totale dei cartellini in lista non aumenti. Questo – se vi ricordate – penalizzò l’Inter nella sua ultima EL costringendoli a non poter inserire Joao Mario, Kondogbia e Gabigol.

Il vantaggio del Milan in questo caso è aver speso tanto e male l’anno scorso. I giocatori si considerano tutti, senza l’ammortamento e va considerato il prezzo del cartellino, anche se vi è un obbligo o un diritto di riscatto – sia in entrata che in uscita. Questo vuol dire, ad esempio, che se verrà applicata tale limitazione, togliendo Bertolacci il Milan potrà inserire un giocatore costato fino a 20 milioni in lista. mentre non avrà margine a togliere Suso e Mauri. Se non si riscattasse Higuain, ci sarebbe la possibilità di rimpiazzarlo con un giocatore di prezzo fino a 55 milioni.

E’ bene considerare per quest’ultimo passaggio che il Milan difficilmente avrà firmato un settlement agreement a Gennaio ma avrà invece pagato con una multa o con delle limitazioni il triennio 14-17. Dovrà quindi negoziare il Settlement Agreement per quello successivo ed è probabile che lì possa essere aggiunta una limitazione del genere, non certamente in fase di sanzione del triennio 14-17 ormai alla camera giudicante. La lista che si prende in considerazione per questo tipo di sanzione è l’ultima presentata – potrebbe quindi già essere quella con limitazioni a 21 o 22 già nel mese di Gennaio

E’ ovviamente sperabile che in caso arrivino delle limitazioni queste vengano applicate solo in fase di Settlement Agreement. Questo permetterebbe al club una sessione di mercato più libera a Gennaio cercando di caricare la lista UEFA in modo da avere un monte cartellini più alto da ribassare poi in estate e non essere soggetti a limitazioni. 

Al netto di questo vanno fatte alcune considerazioni nel caso sia chiesto di ridurre la lista già a gennaio: questo può essere fatto facilmente escludendo Montolivo e Halilovic per portarla a 22 e Mauri per portarla a 21 senza causare alla squadra particolari problemi, al netto di dover rimpiazzare i subentranti. Andrebbe considerata invece oltre l’aspetto tecnico l’esclusione da subito di Bertolacci visto che in caso venisse irrorata una sanzione come quella sopra, cederlo già a Gennaio 2019 vorrebbe poter dire non poter liberare 20 milioni per un altro giocatore in lista nell’estate 2019.

Toglierlo dalla lista ma mantenerlo in rosa potrebbe essere la soluzione ottimale visto che sono concessi due slot nel caso sopra per il monte cartellini, con possibilità di compensare da due giocatori non in lista. Esempio classico: Biglia verrà tolto dalla lista a Gennaio per infortunio, venisse ceduto in estate 2019 liberebbe 21 milioni. Venisse ceduto già a Gennaio no. Se succede con Biglia, però, non può succedere sia con Bertolacci che Conti qualora questi venissero tolti – il primo – e non inserito – il secondo – a Gennaio. Massimo due giocatori.

Il piano del Milan, qualora non vi siano limitazioni per Gennaio, è di presentare una lista da 25 liberando i posti di Biglia e Bonaventura indisponibili fino a fine anno o quasi e sostituendoli con i tre – eventuali – nuovi acquisti di Gennaio (di più, non è possibile inserirne). Qualora però la UEFA chieda di ridurre di tre posti ecco che gli esclusi dovranno necessariamente essere uno solo tra Mauri e Montolivo (e non Bertolacci, per quanto sopra), Halilovic e Reina. Costo totale dei quattro: zero – non impatterebbero sul monte cartellini della lista e non toglierebbero spazio a giocatori utili nelle rotazioni di Gattuso.

Il sacrificio di Reina sarebbe pesante, ma sarebbe per il club la cosa giusta da fare: Donnarumma dalla lista B può e deve giocare l’Europa League anche per accrescere il numero di presenze internazionali nel suo cartellino. Solo in questo modo non si toglierebbe il posto a giocatori utili in lista – ovviamente nel caso estremo in cui UEFA imponga subito la riduzione a 22. In caso di ulteriore riduzione a 21 – per inserire tre acquisti subito – bisognerebbe quindi scartare uno tra Musacchio, Rodriguez, Zapata, Bakayoko, Kessie, Laxalt, Borini, Calhanoglu, Castillejo, Higuain e Suso che sono i giocatori non inseriti in nessuna delle liste club-trained o national club-trained (sì, Borini è cresciuto in Inghilterra, quindi non è buono nemmeno per la seconda lista. Ovviamente scarterei lui)

Seguendo quanto scritto sopra, nel caso peggiore, la lista finale con cui affronteremmo la fase finale dell’EL sarebbe la seguente. Portieri: G. Donnarumma (B), A. Donnarumma, Plizzari (B). Difensori: Abate (CT), Caldara (NCT), Calabria (CT), Musacchio, Rodriguez, Romagnoli (NCT), Simic (CT), Zapata. Centrocampisti: Bakayoko, Bertolacci (NCT), Kessie, Laxalt, Mauri (NCT). Attaccanti: (Borini – escluso a 21), Calhanoglu, Castillejo, Higuain, Suso, Cutrone (B). A questi vanno aggiunti i tre acquisti di Gennaio.