Milan – Juventus 0-2: Mazzoleni più Mandzukic, la Juventus espugna San Siro

Partiamo con un presupposto: la partita di oggi trattasi come spesso capita tra il silenzio generale, di partita falsata. Benatia doveva ricevere il secondo giallo in occasione del rigore con la Juventus che avrebbe dovuto giocare il secondo tempo in 10 contro 11. Nel secondo tempo Romagnoli subisce fallo in area, fallo che diventa magicamente di Chiellini. Poi la analizzeremo – ma fare finta di niente o fare il finto sportivone di stocazzo su questo episodio vuol dire essere in una malafede enorme.

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La Juventus ha vinto, non dominato. Dall’1-0 che è un errore individuale di Rodriguez non ricordo colossali occasioni da nessuna delle due parti tolto il rigore per noi. Come sempre la Juventus in condizioni di vantaggio abbassa il ritmo cercando poi di chiudere la partita con il contropiede – di questo indirizzo il classico cambio finale con Douglas Costa o Cuadrado sempre subentranti (oggi tocca al brasiliano). Il Milan regge bene fino ai cambi – sbagliati. Entrano Borini e Laxalt e se ci poteva stare cambiare Chalanoglu non ci poteva stare assolutamente togliere Abate che era stato tra i migliori in campo insieme a Zapata, Bakayoko e Romagnoli. Guarda caso, oltre al capitano, gente che ha giocato partite importanti e che le partite importanti le sa giocare.

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Si poteva fare di più? Assolutamente sì. Il Milan è troppo passivo ed è deprimente senza palla, qualunque sia l’avversario. Mi vergogno a vedere una squadra che quando non sa cosa fare si rifugia nel retropassaggio al portiere. Ci sono stati degli episodi emblematici tra cui una punizione battuta da Chalanoglu lateralmente per Suso troppo forte che finisce in fallo laterale ad esempio. Ci sono angoli sprecati nel mezzo totalmente a caso. Non abbiamo idea di cosa fare con la palla tra i piedi e non pressiamo mai l’avversario: una passività del genere non porterà mai a nulla di buono.

Rimangono un Higuain troppo nervoso per giocare questa partita e ancora una volta inesistente nei big-match. La sua espulsione è irresponsabile soprattutto considerando che la prossima partita sarà con la Lazio e sarà decisiva per il quarto posto. Se ha voglia di tornare a Torino che se ne vada a Gennaio, tanto Ibrahimovic fa gli stessi suoi gol con le piccole e costa anche meno. A seguire quei bidonazzi di Rodriguez, Calhanoglu, Laxalt e Castillejo. Il turco ha evidenziato ancora una volta una palese inadeguatezza campando su due mesi buoni. Ci sarà molto da fare a Gennaio e lo sa anche Gazidis.

Concludo dicendo che è impossibile continuare a seguire un calcio taroccato in questo modo come il calcio italiano. Si permette qualsiasi cosa in campo con la scusa che tanto sono più forti, pompando poi il tutto dopo la partita con record al limite del tarocco. Stasera Mazzoleni ha evidenziato una inadeguatezza ed una partigianeria tale che dovrebbe essergli vietato l’arbitraggio di Milan e Juventus. Sarà probabilmente premiato ancora una volta. Il sistema evidentemente non vuole un campionato aperto ma vuole che vinca sempre la stessa. Ed è una vergogna che Gattuso accetti tutto questo con la scusa del tanto sono più forti.

MILAN-JUVENTUS 0-2 (primo tempo 0-1)
MARCATORI Mandzukic all’8′ p.t.; Ronaldo al 36′ s.t.
MILAN (4-4-2) G. Donnarumma; Abate (dal 30′ s.t. Borini), Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessie, Bakayoko, Calhanoglu (dal 30′ s.t. Laxalt); Castillejo (dal 17′ s.t. Cutrone), Higuain. (Reina, A. Donnarumma, Simic, Bellanova, Calabria, Mauri, Montolivo, Bertolacci, Halilovic). All. Gattuso
JUVENTUS (4-3-3) Szczesny; Cancelo, Benatia, Chiellini, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic (dal 30′ s.t. Khedira), Matuidi; Dybala (dal 34′ s.t. Douglas Costa), Mandzukic, Ronaldo. (Perin, Pinsoglio, Barzagli, Bonucci, Rugani, De Sciglio, Bernardeschi, Kean). All. Allegri.
ARBITRO Mazzoleni
NOTE Higuain (M) sbaglia un rigore al 41′ p.t. e viene espulso al 38′ s.t.; Ammoniti Benatia, Bakayoko, Borini

Milan – Juventus: il big match

Smorzate in parte le polemiche dell’anno scorso per l’arrivo di Bonucci, è tempo di un nuovo Milan-Juve. Squadre in campo a San Siro alle 20.30, diretta esclusiva Sky.

Sfida poco fortunata per il Milan negli ultimi anni, con la notevole eccezione del 2016-17 con una vittoria in campionato e quella celebre di Supercoppa. Per cercare una vittoria rossonera prima si torna a quella per 1-0 del 2012, firmata Robinho. Un divario che si è addirittura ampliato l’anno scorso, con il 3-1 di Torino (già nell’era Gattuso) unica sfida dove siamo rimasti in partita per 80 minuti. Tra i convocati delle due squadre, spiccano i rientri di Higuain, Douglas Costa e Bernardeschi. Sei assenti nel Milan, con i “soliti” Strinic, Caldara e Conti (stavolta squalificato) più Musacchio, Biglia e Bonaventura.

Emergenza difensiva che ha riportato tra i 25 convocati Bellanova e Simic. Gattuso dovrebbe confermare il 4-4-2 di campionato con: G. Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Castillejo, Higuain. 4-3-3 per la Juve con: Szczesny; Cancelo, Bonucci/Benatia, Chiellini, A. Sandro; Khedira, Pjanic, Matuidi; Dybala, Mandzukic, C. Ronaldo. Saranno già scese in campo, a quell’ora, Atalanta-Inter (12.30), Roma-Sampdoria (15.00) e Sassuolo-Lazio (18.00). A San Siro l’arbitro sarà Mazzoleni di Bergamo, Fabbri-Giallatini gli ufficiali Var.

Betis Siviglia – Milan 1-1: si salva solo la reazione

Il Milan strappa un pareggio in casa del Betis Siviglia e rimane vivo per la qualificazione al secondo turno. Il verdetto della partita Spagnola in parte migliora quello della gara di andata ma lascia la qualificazione del Milan in ogni caso aperta fino alla partita di Atene. Il primo tempo del Milan è caratterizzato principalmente dalla solita passività e dal solito pressing alto avversario che ci manda in palla. Per mezz’ora il Betis gioca nella nostra metà campo ma va anche detto che il Betis ha avuto solamente due occasioni, entrambe passate dalla sciagurata fascia Borini-Musacchio. Il gol subito è viziato da un errore del primo, senza dubbio tra i peggiori in campo.

Mano a mano che il tempo avanza e vengono corretti gli errori tattici di Gattuso (3-4-2-1, perché?) la difesa del Milan si rafforza, il possesso Betis diventa sterile. Il Milan cambia atteggiamento nel secondo tempo anche se raramente arriva a concludere verso la porta: una sola la parata di Pau Lopez sul tiro di Suso. E’ sempre Suso che la risolve con la punizione nel secondo tempo dove il tentativo a colpire di testa di Bakayoko coglie di sorpresa il portiere del Betis. I biancoverdi si rivedono solo nel finale quando il Milan è sulle gambe e tornano a pressare alto con due occasioni forse più pericolose di quelle di inizio partita.

La prova sicuramente non è positiva e mostra ancora tutti i limiti di questa squadra che due gol nel recupero ed avversari più scarsi hanno nascosto sotto il tappeto. Mancano movimenti senza palla, manca intensità: il Milan gioca solo a ritmo blando – basta pressarci e alzare il baricentro che non sappiamo più cosa fare. C’è stato un momento nel secondo tempo emblematico in cui Reina passa palla a Rodriguez marcato il quale la retropassa al portiere pressato e la palla viene persa: roba da bassa Lega Pro. La classifica non può giustificare il lavoro scarso di Gattuso con questa squadra, spesso viziato da scelte sbagliate – in parte nell’ultimo periodo corrette da infortuni. Occorre un Milan diverso e più propositivo di questo.

Capitolo Borini: mi sento preso in giro da un allenatore che mi parla di Montolivo escluso per scelta tecnica – preferendogli addirittura Bertolacci – e poi schiera questo signore titolare. Un inadeguato anche in terza categoria. Borini e l’amico Musacchio ci costano il gol. Se iniziamo a parlare di scelte tecniche, Borini deve essere la penultima scelta della rosa, appena prima di Halilovic. Ribadisco che per il bene del Milan il signore in panca deve tagliare i cordoni ombelicali con Rende, possibilmente bloccando il numero di un certo signore ex DS dal proprio cellulare.

La classifica ora dice che il Milan è secondo a sette punti per via dello scontro diretto coi greci. Fondamentali i tre punti col Dudelange a San Siro e poi vedere cosa accade a Siviglia. Nel migliore dei casi il Milan avrà precluso il primo posto ma uscirà solo perdendo in Grecia con due gol di scarto. Nel peggiore dei casi, facendo i tre punti, potrà contare su due risultati su tre, ma avrà chance anche di vincere il gruppo. Restano quindi gli infortunati: per Kessie non sembra nulla di grave, Musacchio non sarà una grave perdita così come Chalanoglu viste le prestazioni aberranti di quest’anno. Complimenti a Bakayoko, in continuo miglioramento – lui sì giocatore decisivo e forte se torna ai livelli del Monaco.

BETIS-MILAN 1-1 (Primo tempo 1-0)
Reti: pt 12’ Lo Celso (B); st 18’ Suso (M).
Betis: Pau Lopez; Mandi, Bartra, Feddal; Tello, Lo Celso, Carvalho, Canales, Junior Firpo; Sanabria (28’ st Loren), Joaquin (22’ st Guardado). A disp. Robles, Sergio León, Inui, Sidnei, Barragan. All. Quique Setién.
Milan: Reina; Musacchio (38’ st Romagnoli), Zapata, Rodriguez; Borini, Kessie, Bakayoko, Çalhanoglu (43’ st Bertolacci), Laxalt (31’ st Abate); Suso; Cutrone. A disp. Donnarumma, Mauri, Montolivo, Halilovic. All. Gattuso.
Arbitro: Craig Pawson (Ing).
Note: ammoniti Feddal, Lo Celso (B), Rodriguez, Musacchio, Bertolacci, Bakayoko (M).

Betis Siviglia – Milan: le ultime dal campo

Diretta Tv8 “rientrata” per la quarta giornata di Europa League, dopo che qualche sito aveva dato la notizia dell’esclusiva Sky. Betis-Milan inizia alle 21.

La partita d’andata, forse il punto più basso della stagione con l’1-2 casalingo contro gli andalusi (rete di Cutrone nel finale dopo lo 0-2 spagnolo), ha suo malgrado dato il via a una svolta per il Milan con tre vittorie nelle ultime tre gare di campionato. Ora bisogna fare almeno un punto esterno (ma sarebbe meglio vincere) per non compromettere le due vittorie iniziali. Lista convocati ristretta a 19, come accade in Europa dove non c’è stata l’espansione delle panchine “extralarge”; c’è Calhanoglu, oltre al lungodegente Biglia mancano invece Calabria e Bonaventura a cui si aggiunge Higuain.

Passaggio possibile al 3-5-2 con: Reina; Musacchio, Zapata, Rodriguez; Borini, Kessié, Bakayoko, Calhanoglu, Laxalt; Suso, Cutrone. La panchina sarebbe quindi formata da G. Donnarumma, Abate, Romagnoli, Bertolacci, Montolivo, Mauri e Halilovic. Olympiacos-Dudelange è l’altra partita del girone F, dove attualmente la classifica è Betis 7, Milan 6, Olympiacos 4 e Dudelange 0. A Siviglia, sponda stadio Villamarin, arbitrerà l’inglese Craig Pawson.

Sentenza TAS: motivazioni, disinformazione e possibili sviluppi

Sono finalmente uscite dopo oltre due mesi le motivazioni del TAS nel caso tra la UEFA ed il Milan. Sono motivazioni che potevano forse essere migliori e più a nostro favore ma che sostanzialmente fanno ripartire la partita da zero. Il Milan viene rimandato alla Camera Giudicante perché il TAS è tenuto a giudicare la situazione del Milan al momento del ricorso. La situazione del Milan al momento del ricorso è che il Milan è in mano ad una proprietà solida e non ad un cinese sconosciuto che si è rifiutato di presentarsi alle udienze. Palla al centro, si rifà.

LA FIORENTINA – Prima di cominciare, il trafiletto comico. La Fiorentina, altrimenti detta lamentina, a differenza dell’Atalanta ha fatto di tutto per partecipare come parte in causa all’arbitrato tra Milan e UEFA. Si è vista rifiutare la possibilità per colpa di una lettera tardiva e compilata male in ogni sua forma. Ha fatto ricorso per esserci ed è stata respinta. Alla faccia di rispettare e attendere le decisioni della giustizia come da loro comunicato ufficiale: hanno fatto di tutto per partecipare ad una competizione di cui non si erano guadagnati sul campo il diritto. Pessimi ed antisportivi.

LA UEFA – Contrariamente a quanto si potrebbe pensare la UEFA non ha certo facilitato il diritto di Elliott di vedersi riconosciuta la possibilità a giocare l’EL. Prima dell’udienza, infatti, il Milan ha richiesto la documentazione relativa agli agreement di tre club: City, PSG e Inter. La UEFA ha fatto di tutto per temporeggiare e non fornirla, poi costretta a farlo dal TAS. Non solo: il Milan ha voluto presentarsi al TAS con un documento che attestasse la nuova situazione finanziaria del club. La UEFA si è opposta ma è stata costretta sempre dal TAS ad accettarlo.

L’ESTATE 2017 – Questo è un passo fondamentale nella premessa al giudizio. E’ l’estate del mercato sciagurato di Mirabelli che permette però al Milan di iniettare del capitale in rosa (spesi 240, varranno poi molto meno perché spesi male, ma sempre capitale è). Per farlo il Milan rinuncia a mandare la richiesta di Voluntary Agreement prima dell’estate dicendo che deve includere i famosi ricavi dalla Cina. Nella sentenza si legge che la UEFA aveva raccomandato al Milan di non fare ulteriori debiti rispetto alla posizione per cui viene sanzionata, che è il triennio 2014-17. L’impostazione estiva ne esce totalmente sbagliata: il Milan avrebbe dovuto prima fare il voluntary agreement, poi il mercato. Su questo, comunque, torneremo dopo perché solo parte dei soldi spesi in quel mercato (quelli degli acquisti prima del 30/6) sono oggetto di sanzione

I PIANI DI FASSONE – I disinformatori seriali affiliati all’ex dirigenza sciagurata sono già in moto a dire che questa sentenza riabilita Fassone. Nulla di più falso. Il TAS non si esprime sulla credibilità dei piani ma sulle motivazioni dell’UEFA. Il TAS semplicemente ha affermato che per quanti piani non credibili abbia presentato Fassone, non si poteva dire che il caso peggiore dell’ultimo piano presentato non era credibile perché non erano credibili i precedenti. Guai a parlare di Fassone riabilitato – anzi, a parlare davanti al TAS Fassone ci fa anche una pessima figura. Fassone ammette davanti al TAS di aver sbagliato a stimare i ricavi dalla cina (quindi ammette di averli fatti lui, non David Han Li, come qualcuno ipotizzava) per inesperienza e scarsa conoscenza del mercato cinese.

SOSPENSIONE DELLA PENA – Sarebbe da parlare, infatti, di sospensione più che di riammissione. La decisione del TAS si riassume così: avete squalificato il Milan di Li, ora il Milan è di Elliott. Dovete giudicare il Milan di Elliott. Il rimandare alla camera investigativa lascia aperte mille opzioni. Il TAS non dice nemmeno – ad esempio – che sarebbe eccessiva una squalifica del Milan dalle coppe. Dice solo che è stata giudicata una società che è cambiata e che va giudicata la nuova società. In altre parole: se il Milan fosse stato ancora di Li sarebbe stata confermata la squalifica.

SETTLEMENT AGREEMENT – A favore della UEFA una delibera sui Settlement Agreement che il TAS certifica come volontari. L’UEFA non è obbligata in alcun modo a concedere SA o VA e quindi non può essere il TAS ad obbligare la UEFA a fare un SA col Milan. Su questo, però, durante le udienze è stata decisiva anche la testimonianza del capo degli investigatori della camera investigativa UEFA che ha sostanzialmente confermato che senza le incertezze sul rifinanziamento al Milan di Elliott, a differenza di quello di Li, il Settlement Agreement sarebbe stato concesso.

E ORA? – Ora si aprono due strade possibili. Partiamo da un presupposto: tutto questo si basa sul triennio 14-17. La camera giudicante sanziona per quel triennio e non può concedere agreement.

Destinazione Superlega

E’ forse quella che tra le rivelazioni di Football Leaks ha fatto più scalpore: 11 club fondatori più 5 ospiti si sono accordati negli scorsi anni e sono pronte a fondare una Superlega Europea dal 2024. I grandi ispiratori sono Barcellona, Bayern Monaco, Juventus e Real Madrid che a loro volta hanno coinvolto Milan, PSG e le cinque big inglesi ovvero Arsenal, Chelsea, Liverpool, United e City. Per arrivare a 16 completerebbero l’organico Atletico Madrid, Dortmund, Inter più due tra Benfica, Marsiglia, Porto e Roma. L’obiettivo è chiarissimo: soppiantare la Champions League e aumentare i propri ricavi dai diritti TV.

Non è un mistero che l’attuale Champions League sia poco attrattiva per via di un divario tra grandi e piccoli club che il Fair Play Finanziario non ha fatto altro che ampliare. Chi aveva ricavi alti perché vinceva si è trovato la propria concorrenza inibita, fermata, spazzata via. Ha ampliato ancora di più i propri ricavi e ha continuato a vincere. In Coppa al momento ci sono pochissime squadre che possono ambire alla vittoria mentre prima la vincente usciva sempre da una rosa di 7-8 squadre. Si è parlato addirittura di rivedere la regola dei gol in trasferta proprio perché è diventato molto più facile segnare e vincere fuori casa. Sicuramente non è più la Champions League a cui eravamo abituati.

La UEFA in questo momento è tra due fuochi. Da un lato c’è la pressione dei grandi club che vogliono sempre più soldi per continuare a consolidare la propria posizione. Dall’altro tutto il resto che continua progressivamente ad indebolirsi. E’ molto difficile, se non impossibile, sanare la spaccatura creata in questi anni e cercare di creare un modello stile NBA: in primis, la Champions League non è una lega chiusa ed in secondo luogo molte restrizioni come la nazionalità dei giocatori o sui trasferimenti o di salario sono fortemente normate dall’UE.

La stessa UEFA ha probabilmente sbagliato a non mettere dei “paracadute” per i club storici che finivano fuori dalla coppa, permettendogli di mantenere comunque quei ricavi necessari a restare nel giro. Abbiamo il caso del Milan che è crollato dal terzo al sesto posto per un girone d’andata disastroso nell’anno dell’esonero di Allegri e da lì non si è più ripreso (può piacere o no, ma l’uscita è prima sportiva che gestionale. Nel senso che il castello è crollato mancando quei soldi). Abbiamo il Liverpool che ha faticato per tornare nel giro una volta uscito. Abbiamo l’Arsenal che col meccanismo qualificazione -> girone -> uscita agli ottavi -> soldi -> qualificazione ci è campato per anni e la prima volta che lo ha fallito è finito in EL due volte di fila. Dall’altra parte della bilancia abbiamo l’Inter che è riuscita a tornare nelle quattro spezzando il triopolio consolidato Juventus-Napoli-Roma grazie ad un quarto posto materializzato dalla riforma UEFA che prima non c’era e – quindi – grazie a quei soldi ha potuto rinforzare la squadra (un treno che passava una volta sola, grazie Mirabelli per aver bruciato 230 milioni).

Questo meccanismo pare ovvio non essere assolutamente equo e/o sostenibile. In altre parole: i più forti diventano sempre più forti. E – attenzione: una volta tornati nel giro Champions League, per raddoppiare i vostri ricavi dovete entrare nelle prime otto. Per farlo dovete avere anche gironi facili. Per averli dovete essere messi bene nel sorteggio. Per essere messi bene nel sorteggio dovete aver passato i gironi in passato – ed è molto più facile averlo fatto se questi erano facili. E’ già oggi un sistema conservativo al massimo della propria forma. Gli unici che riescono a sfuggirvi parzialmente, ma solo negli ultimi anni, sono i club della Premier League: andatevi a vedere il loro contratto dei diritti TV e capirete il perché. Tre miliardi di euro ogni anno, distribuzione più o meno equa. Quello che avrebbe dovuto fare la lega in Italia invece di favorire il solito padrone bianconero – ma Agnelli d’altronde ha messo i suoi uomini nei posti giusti perché ciò non accada mai.

Se la Champions è poco attrattiva l’unica opzione resta la Superlega. L’impianto già c’è: è l’International Champions Cup, il torneino estivo organizzato dalla società affiliata a Tebas. Lo stesso Tebas che è il grande capo della Liga che voleva giocare una partita di campionato a Miami prima del no della FIFA che ovviamente si oppone a qualsiasi tentativo di presa di potere dei club. Tebas che con Mediapro ha provato a mettere le mani sul calcio italiano cercando un nuovo modello di concorrenza – quella per cui lo stesso prodotto viene venduto a più piattaforme possibili che a loro volta dovranno farsi concorrenza coi prezzi (un po’, se pensate, quello che accade a livello di telefonia mobile) ma è stato respinto dal vecchio sistema e da Sky che è riuscita a prendersi esclusive di lusso portando in Italia DAZN per rispettare la legge Melandri. Non è un mistero che la cordata contro Tebas sia stata capeggiata da Agnelli che in Sky ha (aveva?) interessi così come non è un mistero che Sky alzi l’offerta rispetto a quella di un anno prima appena prima che Ronaldo sbarchi in Italia (dubito fortemente non sapessero della cosa, visti i loro rapporti con Torino) facendo così uno dei più grossi affari commerciali della sua storia. Prima o poi qualcuno indagherà sul possibile conflitto di interesse tra le due e ne scopriremo delle belle.

Difficile capire quale possa essere lo sviluppo della Superlega – al momento abbiamo un precedente importante nel basket con la creazione della Euroleague negli anni 2000 ma non fu una transizione troppo conflittuale. La nuova lega assicurava semplicemente qualche posto in più alle big ed era organizzata da una associazione di club anziché la federazione internazionale. Tutto questo fino a due anni fa quando è stato deciso una riduzione delle partecipanti da 24 a 16 ed un formato stile campionato che ha causato la furia della federazione che ha – a sua volta – creato una Champions League dove partecipano tutte le squadre delle federazioni nazionali. Questo ha portato per le 16 partecipanti ad una impennata dei ricavi grazie all’accordo commerciale per i diritti TV (circa 10 milioni per squadra, cosa che sta riducendo le differenze tra i team) ma ha anche portato la federazione a tentare di reagire con minacce per le federazioni che avessero concesso alle loro squadre di giocare quella coppa come l’esclusione dalle olimpiadi, poi mai attuate.

E’ forse questo lo scenario possibile, se non probabile nel calcio. Una competizione del genere potrebbe portare ad un incremento così forte dei ricavi per chi la gioca tale da ridurre fortemente le differenze attuali in breve tempo. D’altro canto bisognerà capire la posizione della FIFA, che è già in aperta lotta con la UEFA dopo il supermondiale per club (praticamente un’altra Champions League estiva ogni 4 anni) al momento bloccato proprio dai club e la sua opposizione al progetto Tebas. La FIFA può – teoricamente – bloccare l’attività delle nazionali i cui club affiliati alle federazioni prendano parte al progetto se non addirittura escludere i singoli giocatori dall’attività delle nazionali. Può puntare sul fatto che il mondiale di calcio è – al momento – ben più importante dell’anonimo mondiale di pallacanestro ed escludere i giocatori di queste squadre può essere una mazzata pesante per i giocatori stessi (dall’altro lato della bilancia, però, andrebbe considerato che un mondiale privo di stelle sarebbe comunque un mondiale monco).

L’altra vera domanda riguarda il futuro del calendario. 16 squadre sono 30 partite di superlega a meno che non si vogliano sperimentare altri format. Lo scorso anno, per capirci, la squadra che ha giocato più partite di tutti è stata il Milan con 57 gare per via dei preliminari di EL – le stesse che ha giocato la Juventus l’anno prima in cui ha fatto bottino pieno di partite ma non di trofei (grazie Casemiro e Asensio). Restano quindi 27-30 gare da giocare: impensabile una riduzione del calendario (meno partite, meno diritti TV e incassi, ma anche ricaduta del merchandising) e resta quindi difficile pensare che queste squadre lascino il proprio campionato nazionale soprattutto quello inglese e la sua ricchissima quota di diritti TV.

L’obiettivo da sempre di Agnelli e dell’ECA è spostare le partite di Champions League (o della nuova Superlega) nel weekend per massimizzare i ricavi. Il numero di partite si può aumentare, però, solamente giocando nella stagione estiva o riducendo le inutili soste delle nazionali che è ciò che – giustamente – vuole non solo l’ECA ma anche l’appassionato di calcio medio. Ridurre a due le finestre – una prima ed una dopo il campionato – sarebbe la soluzione più auspicata da tutti. Negli ultimi anni la Superlega era una minaccia per far ottenere ai grandi club quello che volevano dalla UEFA: sarà ancora così?

P.s. comprendiamo lo stupore dei cugini per essere inseriti nella lista degli invitati e non in quella dei fondatori. Vorremmo rassicurarvi: qualche derby vinto non cambia il fatto che il rapporto tra Milan ed Inter è lo stesso che c’è tra Real Madrid ed Atletico. Fuori dal magico mondo di Moratti e Prisco il “triplete” ed il “mai stati in B” non sono dei trofei e come tali a nessuno importa quando c’è da confrontarsi coi grandi.

Udinese – Milan, la partita tattica

4 Novembre 2018, Dacia Arena. Il secondo gol consecutivo in extra-time di Alessio Romagnoli lancia il Milan al quarto posto sopra la Lazio, prima del doppio confronto che vedrà i Rossoneri giocare contro la Juve e dopo la sosta proprio contro i capitolini.

Formazione Udinese
3-5-2 per l’Udinese che all’ultimo deve fare a meno di Barak, sostituito da Fofana.

Formazione Milan
4-4-2 per Gattuso che perde anche Musacchio sostituito da Zapata. Alla mezz’ora perderà anche Higuain, Castillejo al suo posto.

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Partita fisica
Udinese altamente muscolare si dispone con un 3-5-2 che non concede spazi centrali al Milan, è De Paul schierato da interno sinistro il giocatore preposto a dare ordine all’interno del sistema con Fofana e Mandragora preposti a dare alla caccia al pallone ed a chiudere eventuali spazi.
Davanti Pussetto e Lasagna si spartiscono l’attacco senza dare riferimenti ai marcatori rossoneri.

Il Milan si dispone con il 4-4-2 delle ultime uscite, con Suso preposto a fare da regista offensivo che si accentra sempre nel mezzo spazio per ricevere palla e attaccare la porta, Higuain prima e Castillejo poi nel ruolo di sotto punta di Cutrone.
La coppia centrale rossonera non brilla per geometrie e qualità, ma impedisce ai Friulani di procedere ad attacchi centrali, i bianconeri così sfruttano la superiorità numerica centrale data dal ruolo libero di De Paul per aprire sulle fascia sinistra dove Striger Larsen e Samir si fanno trovare pronti per le avanzate sfruttando la scarsa copertura garantita da Suso.
Pericolosissima l’Udinese al 16′ quando De Paul apre su Samir che dalla 3/4 fa partire un cross attaccato da Kevin Lasagna che gira di pochissimo a lato, azione simile poco dopo quando è Striger Larsen a mettere un pallone che taglia tutta l’area per la corsa di Ter Avest che completa l’azione da 5º a 5º, ma colpisce male.
Importante organizzazione difensiva dei bianconeri che adibiscono Samir ad uscire subito su Suso nel mezzo spazio con Striger Larsen a coprire su Abate e Mandragora a scendere nel ruolo di terzo centrale vacante.
Unica occasione per lo spagnolo al 13′ quando lanciato da Kessie punta Samir e calcia di poco a lato, poi la fase difensiva bianconera cresce di livello e taglia lo spagnolo dal gioco, e con lui la fase offensiva rossonera.
L’altra occasione per i rossoneri viene a fine primo tempo quando Laxalt si accentra e lancia Cutrone in profondità, sul suo sinistro in corsa è bravo Musso a negare.

Secondo tempo
Un pericoloso break centrale di De Paul apre il secondo tempo, palla leggermente troppo lunga per Lasagna lanciato a rete.
Suso da esterno di centrocampo difensivamente è un problema, spesso resta alto su Samir costringendo Abate a salire su Larsen, lasciando uno spazio libero per De Paul sul quale va Zapata di fatto alterando l’ordine e la superiorità numerica difensiva del Milan, in questo modo l’Udinese non trovando spazio centrale riesce sempre a trovare la profondità a sinistra.

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Suso, fuori campo, resta alto sul terzo centrale costringendo Abate a salire e Zapata a scalare sul taglio senza palle di De Paul. In questo modo l’Udinese ha creato spesso superiorità sulla sua corsia sinistra.

In positivo invece la posizione accentrata in possesso dello spagnolo aumenta il tasso di qualità del Milan sulla tre quarti andando spesso a fraseggiare con Castillejo e con Kessie dando la possibilità ai Rossoneri di rifiatare dopo una lunga fase difensiva, al 56′ ed al 58′ nascono così due pericolose occasioni dei rossoneri, la prima con l’ex Villarreal che dal limite impegna Musso, la seconda con Suso che calcia alle stelle da ottima posizione.
A mezz’ora dalla fine ancora Udinese pericolosa a sinistra con Pussetto che riceve in velocità da Striger Larsen, in campo aperto Zapata è costretto al fallo da giallo per stoppare l’attaccante bianconero.

4-2-3-1
Al 75′ Gattuso inverte Suso con Castillejo, sfruttando la maggiore capacità di corsa dell’ex Villarreal per coprire la fase difensiva, spostando Suso in posizione centrale e disegnando un’inedito 4-2-3-1 con il neo-entrato Borini a sinistra, Udinese che non trova più lo sbocco laterale e subisce due pericolose ripartenze rossonere concluse pericolosamente dallo stesso numero 7 spagnolo.

Con l’uscita di Laxalt per Borini e l’inversione tra Suso e Castillejo i rossoneri si sono diposti con un inedito 4-2-3-1 nel quarto finale di gara. (Fonte Lega Seriea A Match Report)

Rossoneri che pur non spostando l’ago del possesso che per tutta la partita resta abbastanza bilanciato crescono molto nella circolazione offensiva del pallone, poco dopo le due occasioni sopracitate ancora Suso lancia Castillejo in verticale che non sfrutta una pericolosa situazione di 1vs.1 al limite dell’area bianconera.
Nei concitati minuti finali un pallone recuperato da Romagnoli da il via alla prolungata azione in area che porta il capitano rossonero al gol partita.
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Conclusioni
Un Milan a due volti, che subisce la fisicità dell’Udinese e con il 4-4-2 è troppo orizzontale per creare pericoli, il 4-2-3-1 finale garantisce più qualità e verticalità negli ultimi 30 metri, sebbene esponga il fianco a pericolose ripartenze.

Una costante ricerca di equilibrio per i rossoneri che affronteranno nei prossimi 180 minuti Juventus e Lazio.

*A margine ancora una nota su Bakayoko che in coppia con Kessie garantisce maggiore copertura centrale, il prezzo da pagare è una ridotta capacità di circolazione del pallone. Gattuso deve continuare a lavorare su questo task che potrebbe dare al Milan l’equilibrio mancante.

Udinese – Milan 0-1: Romagnoli zittisce il Friuli (e l’arbitro di Bello)

Premessa doverosissima: il signor Di Bello ne stava per combinare un’altra delle sue. Dopo non aver espulso Mandragora, dopo non aver dato un rigore netto al Milan per fallo di ostruzione su Crotone, dopo aver concesso soli 5 di recupero nonostante le ripetute perdite di tempo dell’Udinese il Milan stava riuscendo a pareggiare ad Udine. Un altro arbitraggio criminale di questo signore dopo Sassuolo-Milan dell’anno di Inzaghi e Milan-Crotone dell’anno di Montella. Per fortuna divina giustizia ha trionfato. Romagnoli la mette ancora al termine di una azione infinita in cui nessuno sembra voler tirare in porta, alla fine di una partita combattutissima (crederò alla regolarità del torneo quando vedrò l’Udinese giocare così con la Juventus).

Due dati importanti: con Zapata al posto di Musacchio portiamo a casa il primo clean sheet della stagione in Serie A. Non è e non può essere un caso come dicevamo da due mesi. La seconda è finalmente una ottima partita di Bakayoko che sopperisce anche ad una pessima partita di Kessie, in bambola totale negli ultimi minuti. Abbiamo dovuto vincere con sei titolari fuori visto l’infortunio di Higuain che prende una ginocchiata da Mandragora che ancora non si capisce come abbia fatto a finire la partita di oggi.

Nonostante i numeri stasera il Milan ha fatto una buona fase difensiva ed una pessima fase offensiva. Troppo lento e con un Suso spento anche e soprattutto con pochissimi giocatori disposti a prendersi le responsabilità del tiro. Il gol nel bene ma anche nel male è una perfetta diapositiva di questo. Sicuramente in un momento del genere la cosa che conta sono solamente i tre punti, così come la partita di mercoledì scorso. Il resto seguirà dopo, possibilmente con il recupero dei giocatori coinvolti. L’essersela giocata fino al 97 certifica comunque che in attesa del gioco c’è una mentalità supportata anche dalla forma fisica.

La classifica del campionato ci tiene quindi al quarto posto a pari punti con la Lazio, cinque punti sopra le dirette inseguitrici – ovvero un buon margine per mantenerla dopo la partita con la Juventus. Le partite da non sbagliare saranno però quelle contro Betis e Lazio: la prima per una qualificazione EL, la seconda per non finire troppo distanti dal quarto posto. Il calendario dei biancocelesti resta infatti molto favorevole rispetto al nostro: la loro posizione di classifica è anche dovuta ad aver praticamente giocato già con tutte le big o presunte tali. Sarà durissima mantenere questa posizione.

UDINESE-MILAN 0-1 (primo tempo 0-0)
MARCATORE Romagnoli al 52′ s.t.
UDINESE (3-5-2) Musso; Opoku, Troost-Ekong, Samir; Ter Avest (dal 38′ s.t. Nuytinck), Fofana, Mandragora, De Paul (dal 47′ s.t. D’Alessandro), Larsen; Pussetto (dal 38′ s.t. Balic), Lasagna. (Scuffet, Nicolas, Wague, Pontisso, Barak, Behrami, Micin, Machis). All. Velazquez
MILAN (4-4-2) G. Donnarumma; Abate, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessie, Bakayoko, Laxalt (dal 28′ s.t. Borini); Higuain (dal 35′ p.t. Castillejo), Cutrone. (Reina, A. Donnarumma, Musacchio, Simic, Bellanova, Conti, Mauri, Montolivo, Bertolacci, Halilovic), All. Gattuso
ARBITRO Di Bello
NOTE Espulsi Nuytinck (U) al 49′ s.t. per gioco scorretto e il tecnico Gattuso (M) al 52′ s.t. per proteste. Ammoniti Samir, Kessie, Troost-Ekong, Zapata e Pussetto

Udinese – Milan: le ultime dal campo

Undicesima giornata: tra le prime, mancano all’appello solo Milan e Lazio. Per noi, c’è la tradizionalmente ostica Udinese in trasferta nel posticipo delle 20.30.

Una buona notizia è arrivata dal sabato, con il pari tra Fiorentina e Roma. Agli assenti classici del Milan (Caldara e Strinic) si sono aggiunti Biglia e Calabria, ed è mezza emergenza a sinistra con le assenze ulteriori di Bonaventura e Calhanoglu; friulani privi di Badu, Ingelsson e Pezzella tra gli altri. La squadra dell’unico straniero partito “titolare” su una panchina di Serie A, Julio Velazquez, è ad oggi sedicesima con 9 punti alla pari con il Bologna di Pippo Inzaghi. Alle loro spalle solo Empoli, Frosinone e il derelitto Chievo ancora sottozero. 23 i convocati del Milan, si vede per la prima volta in stagione Montolivo.

Tattica del tutto incerta. In caso di conferma del 4-4-2 il Milan confermerebbe in campo: G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessié, Bakayoko, Laxalt; Higuain, Cutrone. 3-5-1-1 per l’Udinese con: Musso; Opoku, Troost, Samir; Pussetto, Fofana, Mandragora (Behrami), Barak, Larsen; De Paul, Lasagna. Squadra in campo conoscendo già i risultati di Lazio-Spal (12.30) e Samp-Torino delle 15. Arbitra la partita Di Bello, con Fabbri-Tolfo al Var.

Milan – Genoa 2-1: la partita tattica

31 Ottobre 2018, stadio San Siro. Il Milan agguanta il quarto posto in classifica con un gol allo scadere di Romagnoli, dopo essersi complicato da solo la vita.

Formazione Milan
Una lunga serie di infortuni, tra cui per ultimo quello di Biglia, portano Gattuso ad un inedito 3-5-2 con Rodriguez terzo centrale sinistro, Suso esterno destro, Kessie-Bakayoko in mezzo e Laxalt a sinistra, Calhanoglu libero di agire da raccordo tra i reparti, uniche conferme per la coppia Higuain-Cutrone.

Formazione Genoa
Sempre 3-5-2 anche per il Genoa, per Juric e per i rossoblu però modulo più collaudato. Davanti la punta sul taccuino di tutti, Piatek.

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Mobilità
Il Milan rivela subito un’interessante dinamicità nell’interpretazione del suo nuovo 3-5-2.
La pedina principale è Frank Kessie, l’ivoriano in possesso si apre sulla destra andando a prendere la linea laterale, lasciando a Suso la possibilità di occupare il mezzo spazio di destra sfruttando la libertà concessa da Zukanovic occupato a controllare il giocatore di colore rossonero.
Milan che raccoglie subito i frutti di questa situazione con lo spagnolo che al 3′ riceve nel mezzo spazio destro con il tempo di controllare e guardare la porta, puntare Mazzitelli e scaricare in porta per l’1-0.
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Kessie continua a sparigliare le carte di Juric giocando a tutto campo sull’out di destra, al 17′ sventagliata di Rodriguez per Suso che serve l’ivoriano in sovrapposizione interna, conclusione del numero 79 rossonero sull’esterno della rete.
Milan che in questa fase iniziale prende possesso dell’intero campo, mostrando sicurezza nella circolazione. Sulla rimessa si dispone quasi a 4 con Kessie che occupa la posizione di terzino destro, sull’uscita palla a sinistra verso Rodriguez o centrale per Bakayoko o Calhanoglu sale andando a liberare lo spazio per Suso.
Al 21′ lo spagnolo taglia dall’interno all’esterno nello spazio tra quinto e terzo, combina perfettamente con Kessie che serve Higuain che dal limite dell’area alza troppo la mira.

La risposta di Juric
Semplice ed efficace la risposta a metà primo tempo del tecnico del Grifone, chiede a Bessa di allargarsi dalla posizione di interno andando a fare l’ala sinistra, trasformando il 3-5-2 in un 3-4-3 che costringe gli esterni rossoneri Suso e Laxalt a doversi guardare alla spalle.
Al 24′ Suso non segue Zukanovic contando sul recupero di Kessie che però è occupato a marcare Bessa, cambio di gioco del bosniaco per Kouame, sponda a rimorchio per Piatek che colpisce l’esterno della rete.
Cambia anche atteggiamento in non possesso il Grifone che alza la linea difensiva con Gunther pronto ad andare a contrastare altissimo la punta rossonera che riceve lo scarico. Sulla rimessa di Donnarumma, Piatek e Kouame restano alti in pressione costringendo il 99 rossonero a calciare lungo.

Complice il senza palla passivo del Milan che mira solo ad occupare le linee di passaggio avversarie il Genoa aumenta il proprio possesso ed al 40′ crea una pericolosa doppia occasione quando Rómulo si allarga a destra costringendo Rodriguez in inferiorità numerica e Biraschi mette pericolosamente in mezzo.
Sul momentum negativo all’interno della partita incide la scarsa efficacia di Calhanoglu all’interno del possesso palla rossonero, il turco impiegato da interno sinistro con ampia libertà di movimento lungo l’asse centrale non riesce a collegare centrocampo e attacco o a tessere una trama che possa aiutare i rossoneri ad aprire il gioco lateralmente in fase offensiva.

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Solo tre i palloni giocati da Calhanoglu sulla trequarti offensiva, questa aridità ha avuto un importante impatto negativo sul possesso rossonero.

Cali di tensione
A testimonianza del momento di difficoltà Rossonero i giocatori del Milan perdono lucidità, con una serie di pericolosissimi errori tecnici tra Bakayoko e Donnarumma prima ed ancora Donnarumma poi in disimpegno.
Ad inizio ripresa nuovamente il francese sotto pressione lascia un delittuoso pallone in area, sugli sviluppi dell’azione fortunoso pareggio del Genoa su autogol rocambolesco di Romagnoli.

Ricerca della superiorità numerica
Perso il vantaggio posizionale e la sicurezza nella gestione del pallone, Gattuso al 60′ sceglie di tornare al 4-4-2 inserendo Abate per Laxalt.
Le due linee da 4 del Milan riportano subito la bilancia in favore dei rossoneri contro il 3-4-3 del Grifone.
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Al 68′ è Bakayoko in pressione centrale a rubare palla e servire Higuain che da fuori area costringe Radu al difficile intervento.
Rossoneri che accentrano totalmente il gioco su Suso liberato dalle costanti sovrapposizioni di Abate e cercato dalle sventagliate di Rodriguez, dai piedi dello spagnolo nascono diverse situazioni pericolose con Radu protagonista di almeno altri due interventi determinanti.

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Suso si conferma l’unica fonte di gioco offensiva del Milan, gli avversari lo sanno e spesso lo costringono a forzare la linea di passaggio costringendolo all’errore.

Il Genoa si fa vedere solo all’80’ con Donnarumma strepitoso sull’iniziativa personale di Lazovic.
Passato lo spavento gli uomini di Gattuso alzano ancora di più la pressione con Romagnoli e Musacchio stabilmente molto alti che costringono il Genoa a restare corto, quando la partita sembrava ormai finita con i rossoblu a totale difesa della propria porta arriva l’errore di Radu sul quale Romagnoli è abilissimo a trovare il gol della vittoria.
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Conclusioni
Tre punti che valgono il quarto posto, con un 3-5-2 interessante in fase di possesso, ma da rivedere in fase difensiva.
Aspetto difensivo che in generale è da rivedere, la 16esima partita consecutiva senza clean sheet riporta i rossoneri ai lontani anni ’40 ed a problemi che vanno ben oltre gli errori individuali, il Milan non attaccando quasi mai la palla spesso si porta da solo gli avversari nella propria area.
Davanti i rossoneri restano Suso-dipendenti con un Calhanoglu troppo evanescente, che da tempo promette il salto di qualità, ma che alla fine continua ad essere un giocatore molto fumoso.
Punti necessariamente da risolvere per dare continuità a questa classifica e intraprendere un percorso di crescita sul piano del gioco che sembra non raggiungere mai il suo pieno potenziale.

*A margine una nota su Bakayoko, il francese è oggetto di una grossa incomprensione, non è e non sarà mai un regista, ne tantomeno il calcio moderno prevede che tale ruolo debba per forza essere assegnato ad un giocatore che occupa la posizione centrale del campo, ad esempio molti Club di prima fascia Europea demandano stabilmente i compiti di regia e creazione alle mezzali.
Bakayoko è un incontrista e riuscire ad inserirlo a pieno potrebbe contribuire a limitare l’annosa pericolosità degli avversari tra le linee di difesa e centrocampo rossonere.
Contro il Genoa con 9 palloni recuperati è stato il migliore in campo per questa specialità e per questa deve essere impiegato.

Milan – Genoa 2-1: scherzetto e dolcetto

E’ un’altra partita strana, molto simile a quella di domenica ma forse ancora più pazza. Strappiamo i tre punti all’ultimo con un gol di Romagnoli che è un colpo di prima dopo una uscita pessima del portiere. Arriva in una partita in cui il Genoa trova un pari assurdo, quasi impensabile, frutto dell’ennesimo inutile retropassaggio della difesa quando pressata che arriva dopo 20 minuti in cui i genoani avevano rialzato la testa. Ci siamo rialzati solo nel finale arrivando anche a costruire qualcosa con due miracoli di Radu.

Il Milan vince con merito ma è ancora una squadra che soffre l’avversario e che ha l’attacco come unica arma di difesa. Non sa gestire la palla, non sa gestire il risultato e non sa gestire un avversario che pressa. Deve fare la partita e deve sperare che gli esterni siano in giornata perché in mezzo al campo pecca. Oggi Bakayoko ha fallito la prima prova da titolare in campionato – ma Kessie e Chalanoglu sono riusciti a fare anche peggio tanto che messi dentro Abate e Castillejo il gioco è migliorato.

Per il resto siamo aggrappati alle invenzioni di Suso che di fatto ci portano sei punti – si rivede anche Donnarumma che dopo un paio di incertezze coi piedi nel primo tempo salva il risultato nel finale. Finché siamo questi più di così non si potrà fare: siamo abbastanza corti in termini di ricambi e ciò che deve portarci nelle prime quattro a Gennaio al momento sono i punti con le piccole. Un anno fa il quarto posto era a 25, lo abbiamo raggiunto a 18 anche grazie alla flessione delle romane che non hanno saputo ripetere la partenza dello scorso anno; resto certo che incrementeranno il loro passo, soprattutto la Roma.

Parte importante della stagione si gioca quindi nelle prossime due partite: Udinese e Betis, quest’ultima per la qualificazione al secondo turno di Europa League. Con quelli là c’è poco da fare calcoli visto che o perdi o ti fanno perdere. Dall’ultima sosta nazionali si potranno fare i primi calcoli – al momento resto insoddisfatto del lavoro di Gattuso visto che si continua a prendere gol e che questi da parte nostra continuano ad arrivare più da prodezze individuali che da azioni manovrate. A proposito del nostro grande tecnico: visto l’infortunio di Biglia (la cui assenza ci ha peraltro portato a verticalizzare più del solito) ci sarebbe da chiedere scusa ad un signore che indossa la 18 e reintegrarlo in rosa, visto che serve come il pane – a meno di non voler provare ancora l’impresentabile Mauri.

MILAN-GENOA 2-1 (primo tempo 1-0)
MARCATORI Suso (M) al 4′ p.t.; autogol di Romagnoli (M) all’11’, Romagnoli (M) al 46′ s.t.
MILAN (3-5-2) G. Donnarumma; Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessie, Bakayoko, Calhanoglu (dal 38′ s.t. Castillejo), Laxalt (dal 18′ s.t. Abate); Higuain, Cutrone. (Reina, A. Donnarumma, Bellanova, Conti, Simic, Zapata, Bertolacci, Mauri, Borini, Halilovic). All. Gattuso
GENOA (3-5-2) Radu; Biraschi, Gunter, Criscito; Lazovic, Romulo (dal 22′ s.t. Veloso), Mazzitelli (dal 33′ s.t. Omeonga), Bessa, Zukanovic; Kouamé, Piatek (dal 40′ s.t. Pandev). (Vodisek, Russo, Pereira, L. Lopez, Rolon, Hiljemark, Medeiros, Dalmonte, Lapadula). All. Juric
ARBITRO Pasqua
NOTE ammoniti Criscito, Kessie, Veloso, Rodriguez

Milan – Genoa: news e convocati

Subito in campo contro un’altra genovese. Il Milan recupera la prima giornata rinviata per maltempo contro il Genoa, stasera alle 20.30.

I grifoni sono decimi con 14 punti, una delle otto squadre superate dal Milan domenica battendo 3-2 la Samp, segno di una classifica cortissima dove dalla quinta alla quindicesima sono tutte compresse in tre punti. Ma rossoneri e rossoblu hanno una gara in meno. Una vittoria significherebbe addirittura aggancio alla Lazio quarta, un pari vorrebbe dire quinta piazza, in testa al “gruppone”. Nonostante tutto, il derby e i vari punti persi. Di ieri sera la lista convocati: senza gli acciaccati Caldara e Bonaventura, c’è una lista di ben 25 di cui fanno parte anche il primavera Bellanova, Conti e Halilovic. Fuori solo il reietto Montolivo e il quarto portiere Plizzari, di fatto.

Milan che al momento confermerebbe il 4-4-2 visto con la Samp. G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Bakayoko, Biglia, Laxalt; Higuain, Cutrone il probabile undici. 3-5-2 per il Genoa, con l’undici previsto dal sito Sky Sport (il canale Tv ha l’esclusiva per la partita): Radu; Biraschi, Gunter, Criscito; Pereira, Romulo, Mazzitelli, Bessa, Lazovic; Kouamé, Piatek. Soprattutto il bomber polacco è temuto; l’unico ex  (due volte) Bertolacci è in panchina. Arbitro della partita Pasqua, con Mazzoleni-Mondin al Var.

Milan – Sampdoria, La partita tattica

28 Ottobre 2018, Stadio San Siro, torna alla vittoria il Milan dopo il Derby con il gol partita di Suso.

Formazione del Milan
4-4-2 per Gattuso dopo la doppia sconfitta Derby ed Europa League, Laxalt per Calhanoglu come esterno sinistro, Cutrone sottopunta di Higuain.

Formazione della Sampdoria
Classico 4-1-2-1 di Giampaolo che perde Murru alla mezz’ora sostituto da Sala, Ekdal confermatissimo come mediano davanti alla difesa.

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La partita
Primo tempo ricchissimo di avvenimenti a San Siro, con il Milan che sceglie di partire portando pressione alta sulla Sampdoria, in possesso invece i Rossoneri chiariscono subito le intenzioni di scompaginare la difesa blucerchiata con lunghi cambi di gioco di Rodriguez per Suso e dello spagnolo per Laxalt sul versante opposto.
Samp che risponde con il solito possesso a doppia velocità, lento in fase di impostazione, con i terzini che restano bassi per favorire l’uscita palla e che sulla trequarti si velocizza con le triangolazioni tra le mezzali e le punte.
Samp che inizialmente fatica ad uscire sotto la pressione del baricentro alto dei rossoneri, al 16′ perfetto contromovimento di Suso che finge di venire incontro ma scatta in profondità ricevendo sui piedi la palla lunga di Calabria, lo spagnolo rientra e trova Cutrone sul secondo palo favorito dai movimenti di Kessie e Higuain, 1-0.
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La pressione alta dei rossoneri, ma non coordinata, espone i rossoneri a problemi noti da tempo, la Samp schiera in possesso sempre due tra Saponara e le mezzali dietro la coppia Biglia, Kessie.

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Solito problema per i Rossoneri che lasciano troppa libertà di ricezione agli avversari tra le linee di difesa e centrocampo, qui il dettaglio di Saponara

Situazione letale ai rossoneri per ben due volte, al ventesimo quando Quagliarella vince un 1 vs 1 sulla trequarti liberando Saponara sul versante opposto che punta in velocità Calabria segnando il gol del pareggio ed al ’32 quando è lo stesso Saponara a ricevere alle spalle del centrocampo rossonero libero di guardare la difesa e trovare Quagliarella per il gol dell’1 a 2.
Rossoneri che abbassano la pressione per non farsi trovare nuovamente impreparati e che trovano subito il pari quando Suso cambia gioco per Laxalt, sulla sponda dell’uruguayano rapida combinazione tra Higuain e Cutrone con l’argentino che trova il 2-2.
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Baricentro basso
Dalla fine del primo tempo e per tutto il secondo il Milan abbassa sensibilmente il proprio baricentro, diminuendo la pericolosità del possesso palla avversario, ma sopratutto limitando il proprio difetto più grande, ovvero quello di lasciare spazio agli avversari tra le proprie linee.
Nel secondo tempo aumentano i palloni recuperati dal duo Kessie-Biglia che giocando in uno spazio più ristretto riescono a coprire meglio le linee di passaggio avversarie.
Sono ancora i rossoneri a suonare la campanella quando Rodriguez trova nuovamente un profondo cambio di gioco per Suso, che punta Sala e dal vertice dell’area trova il definitivo 3-2.

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Determinante chiave della partita i profondi e precisi cambi di gioco di Rodriguez per Suso.

Il resto della partita scorre senza grossi sussulti, è ancora il Milan ad essere pericoloso all’86esimo quando nuovamente Rodriguez pesca Suso e sugli sviluppi Laxalt colpisce il palo.

Conclusioni
Una partita che riassume alla perfezione le maggiori difficoltà di Milan e Sampdoria, la bassa densità ed organizzazione tra le linee dei rossoneri e la sofferenza sui cambi di gioco per la Sampdoria.
Nonostante il cambio di modulo è preoccupante come i problemi dei rossoneri siano sempre esposti e di facile esplorazione per gli avversari.
Per il Milan molto bene invece la ricerca del cambio di gioco, che appare però l’unica arma offensiva dei rossoneri che rischiano di essere facilmente prevedibili.

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I rossoneri si rendono pericolosi solo da zone laterali, in fase centrale manca il supporto all’azione offensiva.

Milan – Sampdoria 3-2: pazzo Milan amalo

Una vittoria sofferta dopo un primo tempo da pazza Inter ed un secondo tempo decisamente migliore, una vittoria che non cambia la nostra situazione. Prendiamo i tre punti ma siamo ancora in estrema difficoltà e fragili dietro. Si salva l’attacco che con i suoi tre fuoriclasse schierati contemporaneamente riesce a fare tre gol ad una difesa che finora ne aveva incassati solamente quattro. Gattuso fa quello che tutti gli allenatori fanno in caso di difficoltà: si affida al 4-4-2 con Cutrone ed Higuain. E’ forse l’opzione migliore per far rendere due punte che giocano in un modo totalmente asimmetrico, Cutrone fa sponde e inserimenti mentre Higuain vuole partire con la palla tra i piedi. 

Il primo tempo vede quindi una Sampdoria in netta prevalenza nel reparto centrale contro un Milan che sfonda sulle corsie di esterni anche grazie ad un Laxalt schierato finalmente nel suo ruolo (sacrificato Jack Bonaventura, onestamente tra i peggiori in settimana). Arriva il gol con Cutrone, poi i soliti svarioni difensivi di Musacchio ci portano sotto. Ad onor del vero la Sampdoria finisce la partita avendo fatto due gol su tre tiri in porta in quella fase di gara nel primo tempo in cui nonostante la diversità di atteggiamento veniamo colti in fallo due volte su ripartenze.

Il pareggio di Higuain è un coniglio dal cappello che ci permette di non andare sotto all’intervallo. Paradossalmente la partita il Milan la vince nella ripresa quando si abbassa venti metri tornando a fare un gioco più di ripartenza e speculativo – ben sapendo che rispetto al 4-3-3 con due punte e due esterni si è più favoriti per farlo. La partita tuttavia la risolve una prodezza individuale del solito Suso che si conferma giocatore più che decisivo e migliore in questo momento del Milan. Male i due centrali di centrocampo forse non abituati a fare un lavoro del genere (e considerato Kessie, in parte forse anche acciaccati). La coperta a livello numerico rimane corta, cortissima.

La classifica è anch’essa corta e in attesa dei posticipi ci rimette al quinto posto in classifica a tre punti dalla Lazio che affronterà l’Inter. Vincendo il recupero di mercoledì siamo ancora in piena corsa anche se ancora con la tassa Juventus (a proposito, bel rigore inventato ieri in un momento di difficoltà – as usual) da pagare. Se non sono convinti di Gattuso che lo cambino adesso e non dopo un nuovo crollo – finché l’obiettivo è tangibile o raggiungibile. La partita ci porta tre punti in cascina ma non smuove di una virgola il nostro momento di crisi di gioco. Mercoledì dopo l’altra genovese tireremo meglio le somme.

MILAN-SAMPDORIA 3-2 (primo tempo 2-2)
MARCATORI Cutrone (M) al 17′, Saponara (S) al 21′, Quagliarella (S) al 31′, Higuain (M) al 36′ p.t.; Suso (M) al 17′ s.t.
MILAN (4-4-2) G. Donnarumma; Calabria (dal 33′ s.t. Abate), Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Kessie, Biglia, Laxalt (dal 44′ s.t. Calhanoglu); Higuain, Cutrone (dal 32′ s.t. Castillejo). (Reina, A. Donnarumma, Conti, Zapata, Bakayoko, Mauri, Bertolacci, Borini, Halilovic, Calhanoglu). All. Gattuso
SAMPDORIA (4-3-1-2) Audero; Bereszynski, Tonelli, Andersen, Murru (dal 29′ p.t. Sala); Praet, Ekdal, Linetty; Saponara (dal 32′ s.t. Caprari); Defrel (dal 16′ s.t. Kownacki), Quagliarella. (Rafael, Belec, Colley, Ferrari, Tavares, Vieira, Barreto, Jankto, Ramirez). All. Giampaolo
ARBITRO Maresca
NOTE ammoniti Linetty, Sala, Abate, Kessie, Romagnoli

Milan – Sampdoria: le ultime da San Siro

Dopo due sconfitte il Milan è nuovamente in campo per il campionato, arrivato alla decima giornata. Avversaria la Sampdoria, sorprendentemente quinta.

La classifica non è ancora veritiera, per fortuna: è l’unico dato buono in un inizio di campionato da 12 punti in otto gare, dove all’euforia per la vittoria con la Roma hanno fatto seguito diversi scivoloni, come nel derby e contro il Betis. Le due partite in meno che dovrebbero raddrizzare, parzialmente, il corso sono entrambe in casa con le genovesi; oggi, e il recupero di mercoledì con il Genoa. I blucerchiati di mister Giampaolo hanno uno dei migliori attacchi “emergenti”, Defrel-Zapata (anche se il colombiano non si può più definire un giovane talento), oltre agli “eterni” Quagliarella e Barreto e alla nuova guardia dei vari Praet, Linetty, Saponara e Tonelli.

In pratica, tra recuperi e Europa League, si giocherà ogni tre giorni ancora fino a metà novembre. Si parla di un cambio deciso di modulo, con passaggio al 4-4-2 per Gattuso. G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Biglia, Bonaventura, Laxalt; Higuain, Cutrone. Ci sono Kessié e Calhanoglu, dati in bilico, e rientra nei 24 convocati anche Conti. 4-3-1-2 per la Samp con: Audero; Bereszynski, Tonelli, Andersen, Murru; Praet, Ekdal, Linetty; Ramirez (Saponara); Quagliarella, Defrel. Arbitro della partita Maresca di Napoli, con al Var il duo Orsato-Meli. Pericolo rinvio per maltempo per Genoa-Udinese, segnalata anche Lazio-Inter di stasera; si è giocata ieri, invece, Torino-Fiorentina terminata 1-1.

Milan – Betis Siviglia 1-2: indegni della maglia

Al di là di quello che si può pensare al Milan manca un rigore solare su Castilliejo sul risultato di 1-2 a pochi minuti dalla fine. Arriva in una partita in cui al Betis viene ingiustamente annullato un gol e che ci riporta alla richiesta di VAR nelle coppe Europee, ormai calcio del paleolitico. Il Milan ha però perso e ha perso con pieno merito vista l’incapacità cronica di produrre mole di gioco quando il ritmo della partita si alza. Il Milan ha giocato 10 minuti di partita, i 10 minuti finali, quelli in campo disperatamente con due punte.

Il Betis non ha fatto nient’altro che fare quello che han fatto tutte le squadre che han messo in difficoltà il Milan. Pressing e ritmo alto, passaggi veloci, recupero sul portatore. Il Milan è rimasto passivo con Bakayoko pessimo e Biglia che si prende meriti per non verticalizzare mai ma limitandosi a servire un esterno orizzontalmente nel migliore dei casi e a tornare in difesa nei peggiori. Tra i tre chi ha verticalizzato di più è stato Bertolacci, nei 10 minuti finali in cui entrato: segno di un non gioco costante che specula sugli errori avversari. Non c’era Kessie in campo dal cui stato fisico dipendono ormai troppo le sorti di questo Milan.

Si è spento, come era prevedibile, Gonzalo Higuain che nelle ultime due partite è rimasto fermo tra le linee senza provare movimenti di sorta. Ci ha pensato Cutrone a segnare il gol della bandiera – unico con un po’ di voglia tra quelli in campo. Emblematica l’azione nel secondo tempo in cui Cutrone insegue tre avversari in pressing e chiede alla squadra di salire ma questa lo ignora. Non so se qualcuno stesse giocando contro Gattuso, probabilmente sì e i sospettati sono ormai noti ma credo sia ora di cambiare guida tecnica prima che sia troppo tardi. Donadoni non è Conte, ma lo è rispetto ad un allenatore inesperto come Rino che ancora si affida e si messaggia con un DS esonerato che dovrebbe restare lontano dal Milan.

A proposito di bidoni dell’ex DS è inspiegabile che continui a giocare Borini – anche oggi costato un cambio. E’ inspiegabile l’ostracismo di Montolivo che è tra i migliori centrocampisti di questa rosa e servirebbe come il pane nelle rotazioni. E’ inspiegabile aver buttato cinque milioni per il prestito di Bakayoko, mai visto un pippone del genere con la nostra maglia dai tempi di Esajas. Il tanto vituperato Sosa sarebbe un upgrade rispetto a lui. Non ha nemmeno giocato Caldara che doveva fare 30 minuti ma non si è visto in campo.

Futuro? Non ho problemi a dire che con Gattuso non ce n’è. E’ troppo poco coraggioso in fase offensiva ed è troppo legato a scelte sbagliate più politiche che tecniche. Che Leonardo si muova e si muova ora con un traghettatore per salvare il salvabile e poi col mercato di gennaio si inizi lo smaltimento dei bidonazzi in rosa. Non si va da nessuna parte in una squadra in cui Biglia è considerato grande giocatore e perno titolare del centrocampo. Non si va da nessuna parte senza giocatori che strappino e saltino l’uomo. Non si va da nessuna parte senza un gioco attivo ed un atteggiamento propositivo.

MILAN – BETIS SIVIGLIA 1-2
MARCATORI: 29? Sanabria. 54? Lo Celso (Betis); 83? Cutrone (Milan)
MILAN (4-3-3): Reina; Calabria, Zapata, Romagnoli, Laxalt; Bakayoko (45? Cutrone), Biglia (80? Bertolacci), Bonaventura; Castillejo, Higuain, Borini (45? Suso). A disposizione: Donnarumma G, Mauri, Suso, Bertolacci, Caldara, Cutrone, Rodriguez. Allenatore. Gattuso
BETIS SIVIGLIA (3-4-3): Pau López; Mandi, Bartri, Sidnei; Barragán, Lo Celso, William Carvalho (92? Feddal), Canales, Junior Firpo; Sergio León (66? Tello), Sanabria (77? Moron) A disposizione: Robles, Feddal, Inui, Boudebouz, Tello, Loren Moron, Kaptoum. Allenatore: Setién

Inter – Milan 1-0, La partita tattica

21 Ottobre 2018, Stadio San Siro.
Il 169esimo Derby di campionato va all’Inter al termine di 90 minuti in cui i Rossoneri hanno sofferto in ogni zona del campo.

Formazione Inter
4-2-3-1 per Spalletti che recupera Vrsaljko e schiera Asamoah al posto di Dalbert, perderà Nainggolan alla mezzora.

Formazione Milan
Non ci sono novità, Gattuso schiera l’undici titolare di questo inizio di stagione.

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La partita
Inter che tiene sotto pressione il Milan per larga parte del primo tempo, pressing orientato dei nerazzurri per far giungere palla a Calabria e costringerlo al lancio lungo, Icardi su Musacchio con Politano a stringere su Romagnoli chiudendo la linea di passaggio verso Rodriguez costringono i rossoneri a scivolare verso il numero 2 che sulla pressione di Perisic non riesce quasi mai a trovare l’uscita pulita della sfera.
Quando i rossoneri provano ad uscire centralmente verso Biglia, l’argentino è preda del raddoppio di Brozovic e Vecino.
Sebbene il computo del primo tempo parli di 7 tiri a 8 per i rossoneri, con una rete annullata per parte, l’Inter sembra la squadra più intenzionata a fare la partita.
Il Milan, al solito, non recupera palla in pressione, ma sceglie di disporsi passivamente a chiusura delle linee di passaggio arretrando di parecchi metri in attesa delle giocate degli avversari, in ripartenza manca della pazienza e personalita necessarie per esprimere il proprio palleggio, finendo per forzare la giocata e riconsegnare la sfera agli avversari.
Inter a due volti, senza palla si dispone con il 4-2-3-1 con Nainggolan prima e Borja poi ad alzarsi coprendo le linee di passaggio centrali, in possesso i nerazzurri rinunciano al doppio mediano, con Vecino incaricato di alzarsi cercando il mezzospazio sinistro alle spalle di Biglia, in questo modo i nerazzuri dispongono di due mezzali alte pronte ad allargarsi e ricevere palla alle spalle del mediano rossonero.
Dove però i nerazzurri danno il meglio è l’immediata riaggressione della sfera una volta perso il possesso, di fatti gli uomini di Spalletti mantengono la linea difensiva altissima, con i centrocampisti sempre pronti ad aggredire gli uomini di Gattuso,impedendo ai rossoneri di palleggiare.

A palla persa i nerazzurri non indietreggiano, qui è Politano ad aggredire immediatamente il passaggio di Bonaventura per Rodriguez, recuperando palla sulla trequarti.

Rossoneri graziati solo dall’incrocio di De Vrji e dalla scarsa freddezza di Vecino liberato in piena area da Vrsaljko.
Milan che conclude 8 volte verso la porta dell’Inter, ma sono tutte occasioni qualitativamente inferiori a quelle nerazzurre.

Rinuncia a giocare
Sulla falsariga del primo i nerazzurri iniziano il secondo tempo con maggiore consapevolezza, lo strumento di mantenimento del possesso non è più l’immediato recupero del pallone, ma un possesso paziente ed ordinato, Spalletti nei primi minuti schiera i suoi con il tre e mezzo, difesa composta da Vrsaljko bloccato, De Vrji e Skriniar, liberando Asamoah di avanzare e supportare maggiormente l’azione offensiva, ma complice la serata di scarsa vena del ghanese ristabilisce quasi immediatamente la difesa a quattro.
Complice l’affaticamento l’Inter abbassa il livello di intensità del suo pressing ed il Milan riesce finalmente a far girare palla verso sinistra utilizzando le doti di palleggio di Rodriguez per uscire, ma è evidente che il piano gara dei rossoneri non preveda la gestione del pallone perché anche senza pressione avversaria i giocatori di Gattuso hanno fretta di forzare la giocata, questo oltre alle complicazioni dovute al basso ripiegamento impediscono ai Rossoneri di servire i propri uomini migliori in posizioni vantaggiose.

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Dei 27 passaggi recapitati a Suso, oltre 3/4 lo vedono ricevere palla lontano da zone pericolose.

Il tempo scorre e appare sempre più evidente come anche con l’Inter stanca il Milan non cerchi nemmeno di vincere la partita, quando entrano in possesso i rossoneri cercano un giro palla conservativo, quasi ad evitare di restituire palla agli avversari per rallentarne la costanza offensiva e diminuirne la presenza sottoporta.
Quando Cutrone prende il posto di Hakan in molti, giustamente, si aspettano il passaggio al 4-4-2 per ripetere il finale ad alto ritmo visto già contro la Roma, ma tra lo stupore generale Patrick prende le consegne da ala destra di sacrificio, restando largo e lontano da Higuain, e quando i rossoneri sprecano un paio di situazioni da contropiedie potenzialmente interessanti, con Suso prima e con il Pipita poi la partita sembra ormai incanalata sullo 0-0.

E’ però l’Inter nel finale a dimostrare di essere più preparata per vincere, Spalletti torna al 3 e 1/2, Vrsaljko appoggia verso Candreva in arretramento che è bravo a far scorrere per il solito inserimento di Vecino, che costringe la difesa rossonera a scivolare fuori posizione, sul cross spettacolare dell’uruguaiano, complice una pessima lettura di Donnarumma, si avventa Icardi che decide l’incontro.

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Il pallone di Candreva raggiunge il solito inserimento di Vecino che si allarga alle spalle di Biglia, dal cross dell’uruguagio nasce il gol partita.

Conclusioni
Per chi segue questa rubrica non è la prima volta che esprimo dubbi sulle qualità del gioco del Milan, questa volta non ci sono stati errori degli avversari o prodezze individuali degli uomini di Gattuso e passivamente ci siamo consegnati all’avversario.
Il Milan non ha giocato, non ha pressato, non ha attaccato e non ha recuperato palla, il piano gara è stata una strenua occupazione degli spazi di passaggio sino a quando gli avversari non ci hanno castigato.
La via per l’Europa che conta passa da un calcio più moderno che ad oggi il Milan non è stato in grado di offrire.

Fotogramma tratto dall’account Twitter di @GabrieleCats, in cui si vede come la tipica pressione solitaria e non coordinata della mezzala del Milan liberi troppo spazio di ricezione per la mezzala avversaria ai lati di Biglia.

L’Inter ha giocato spesso con la difesa a 40 metri dalla propria porta, difendendo avanzando e concretizzando allo scadere quanto ha mostrato per tutti i 90 minuti, dando prova di possedere le qualità necessarie per ripetere e migliorare il piazzamento della passata stagione.