Una banda di dilettanti allo sbaraglio

La sessione di Mercato estiva 2017 del Milan e in particolare l’annata appena trascorsa sembrano sempre più uscite da un film comico di basso livello. Tra un ex-allenatore ed un ex-dirigente che vanno a parlare cercando di addossarsi a destra e a manca le colpe del fallimento, ecco che escono sempre di più gli altarini di quello che appare come un anno da rinnegare e dimenticare, un anno da mostrare scolasticamente per fare una lezione su come NON si gestisce il Milan. Oggi ci sentiamo dire che Cristiano Ronaldo voleva vincere l’Europa League col Milan, che c’era già l’accordo col Real Madrid e che poi è saltato tutto per problemi di soldi. Strano, perché 240 milioni sul mercato, ben più di quelli necessari a coprire i costi di Ronaldo, c’erano. La verità è che Mirabelli CREDEVA di poter prendere Ronaldo, intanto si è portato a casa l’ingellato portoghese e Mendes ha messo 12 milioni in saccoccia. Una trattativa degna della Longobarda nel celebre film l’allenatore nel pallone. “Montella sa chi le ho preso? Ro… Ro…“. E come nel film per poter prendere Maradona, non subito, ma tra anni la Longobarda deve vendere i talenti, il Milan si appioppa la tassa Silva. Mendes ringrazia. Ad oggi nessuno ha chiarito se André Silva costa 38 milioni senza il 30% di Mendes e c’erano altre offerte di tale entità. In compenso sappiamo chi sono stati i due polli che si sono fatti spennare con la promessa di Cr7.

Canà, indovini chi le ho preso.
Chi?
Ma…
Ma?
Mara…
Mara, c’è mia moglie?
Marado…
Marado?
Maradona!
Maradònna benedetta dell’incoroneta

Ma passiamo all’altra vicenda su cui si rimpallano tutti le responsabilità. La fascia al gobbo. Mirabelli non vuole dire chi ha deciso, sbattendo però all’indice Abate e Montolivo, scontenti della fascia a Bonucci, giusto per grattare la pancia del tifosotto. Montella ci dice che la società ha imposto la fascia ad uno dei nuovi, ma lui non è certo vittima. Un qualsiasi allenatore serio non può e non deve farsi imporre una fascia di capitano dalla società mentre lo spogliatoio un capitano ce l’ha. Montella aveva il dovere di dimettersi, o di schierare Montolivo con la fascia – o Abate in caso di assenza – fino all’esonero. Questa cosa ci è costata tre mesi di gruppo spaccato – perché molti dimenticano che non c’era solo Bonucci – la società aveva imposto anche la fascia di vice-capitano a Lucas Biglia. E’ inutile mandare in avanscoperta Abate o Montolivo come fossero stati gli unici scontenti – dimenticando ad esempio gente come Bonaventura (emblematica la risposta alla domanda sulla fascia a Bonucci ai preliminari di EL) o Romagnoli. La verità è che qualunque giocatore del Milan si sia opposto a tale porcata merita una medaglia al merito, non l’esposizione al pubblico ludibrio.

Per finire, la grande pianificazione di mercato di quei due signori che si sono presentati davanti ad un video a dire che “noi programmiamo, non facciamo cose last minute“. Abbiamo scoperto che la programmazione dello scorso mercato consisteva nel cercare a tutti i costi di prendere Cristiano Ronaldo, poi saltato si è strapagato giocatori a destra e a manca fino a trovarsi ad agosto senza il regista e senza l’attaccante. Ovvero le due pedine da cui si costruisce una squadra. Abbiamo scoperto che si è fatto mercato senza interpellare l’allenatore, salvo poi scaricargli le colpe su Kalinic. Che Mirabelli voleva Ronaldo ma che dirà che il suo miglior acquisto è Borini, un giocatore che Leonardo non vede l’ora di spedire altrove. Che Aubameyang voleva prenderlo con 20 milioni – tale il budget secondo Montella – e poi è stato costretto a ripiegare su Kalinic. Un vero e proprio mercato da Longobarda di Oronzo Canà. E’ inutile vantarsi di aver accresciuto il valore della rosa spendendo 240 milioni non suoi. Il problema, semmai, è che se si spendono 240 milioni il valore deve salire di 240 milioni, non di 50, 100 o 150. 

Montella e Mirabelli dovrebbero avere la decenza di tacere. Il primo si crede un allenatore, il secondo un dirigente. Ci hanno perfettamente dato l’idea di cos’era la squadra un anno fa: una banda di dilettanti allo sbaraglio, diretti da un dilettante allo sbaraglio, allenati da un dilettante allo sbaraglio. Rimane tuttavia da tenere conto – in piena onestà intellettuale – che le colpe dei primi tre mesi della gestione del secondo anno di Montella vanno equamente suddivise da chi ha fatto un mercato del genere e ha diviso i giocatori in due gruppi di cui uno più “uguale” dell’altro. Una situazione a livello ambientale da cui in pochi sarebbero usciti (ricordo che dopo Verona-Milan, Gattuso vuole rassegnare le dimissioni perché nonostante lo 0-3 ci sono Suso e André Silva che si fanno grosse risate sul bus di ritorno) e a cui va dato merito a Gattuso – ma che avrebbe fatto perdere quei punti praticamente a chiunque.

Il Milan 2017-18 lo ricorderemo quindi come la Longobarda. Degna chiusura col passato – per i nostalgici di Farina, un vero e proprio anno da gestione Farina. Dopo anni a decantare incompetenza ove vi era mancanza di moneta – si è vista cosa era veramente la competenza e cosa era una gestione dove andava fatta piazza pulita, dal presidente al magazziniere, come amano citare i pappagalli ripetenti slogan. Oggi inizia finalmente una nuova era (a proposito della quale: caro Mirabelli, lei con Elliott dall’inizio non avrebbe mai messo piede a Milanello, altro che Ronaldo) ed inizia con la nomina di un nuovo amministratore delegato a cui sarà dato il compito di aumentare il fatturato e portare campioni da Milan. Non è un caso che Gazidis, come prima cosa, abbia cercato di riallacciare contatti telefonici con l’ultimo amministratore delegato – perdonatemi, l’ultimo amministratore delegato competente – che ha messo a disposizione la sua rete di rapporti così come ha fatto in estate con Scaroni. E’ finita l’era dell’incompetenza, della distruzione del Milanismo e dell’accredito facile in cambio di buona stampa. E, francamente, non ci dispiace nemmeno un po’.