Genoa – Milan: le ultime dal campo

Si gioca alle 15, dopo il controverso spostamento deciso dalla Lega per Genoa-Milan, prima sfida di campionato di questo 2019.

I rossoneri ci arrivano dopo la buona prova in Supercoppa, partita che probabilmente non passerà agli annali se non come l’ennesimo trofeo domestico della Juve e per il “caso” del fallo Emre Can-Conti. Tiene banco l’esclusione di Higuain, in una trasferta mai facile come quella a Genova contro i rossoblu. Nella lista convocati c’è però di nuovo Suso.

4-3-3 milanista con G. Donnarumma; Conti, Musacchio, Zapata, Rodriguez; Bakayoko, Mauri, Paquetà; Suso (Borini), Cutrone, Calhanoglu. Sembra essere un 4-3-2-1 invece quello scelto dal Genoa. Arbitra Orsato di Schio.

Juventus – Milan 1-0, la partita tattica

16 Gennaio 2019, King Abdullah Sport City di Jeddah. Milan sconfitto per 1-0 al termine di 90 minuti equilibrati.

Formazione Juventus
Allegri sceglie il tridente mobile con Costa per Bernardeschi e Dybala-Ronaldo, Mandzukic assente per infortunio. Centrocampo a tre con Bentancour Pjanic e Matuidi, difesa di gala con Cancelo e Sandro esterni.

Formazione Milan
Gattuso conferma Paquetà titolare come mezzala sinistra, Castillejo per lo squalificato Suso e Cutrone per Higuain. Difesa con Calabria terzino destro.

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Equilibrio
Primo tempo di studio con principi chiari, sul possesso bianconero timido pressing individuale dei rossoneri con Cutrone sulla palla e Kessie sull’altro centrale, Juve che esce facilmente e Milan che ripiega nel consueto 451 basso.

Juve che risponde andando a chiudere subito le linee di passaggio sul rinvio di Donnarumma, costringendo i rossoneri al pallone lungo sin da subito sfruttando la capacità aerea di Bonucci e Chiellini.

Sul possesso il Milan cerca Cutrone per uscire per poi aprire sugli esterni, importante la posizione tra le linee assunta da Paquetà che da mezzala sinistra prende spesso la posizione da 10 cercando di farsi trovare libero per dettare la giocata importante, rossoneri che denotano i soliti problemi di ampiezza e faticano ad aprire gli spazi.
In generale possesso lento dei rossoneri che ripartendo da posizioni molto basse non riescono quasi mai a dare efficacia alle ripartenze, anche in possesso atteggiamento attento con i terzini mai alti.

Bianconeri che cercano prevalentemente di sfondare sulle fasce, a destra con Cancelo e Costa ad alternarsi tra linea laterale e mezzo spazio a sinistra con Sandro che costringe spesso Castillejo al recupero in extremis ed a spendere un cartellino giallo, Juventus che inserisce nello spazio centrale Matuidi o Bentancour oltre a Cristiano ed all’esterno opposto con Dybala che spesso resta più arretrato avendo fatto nascere l’azione.
Juventus che comunque non sembra insistere troppo o almeno non quanto potrebbe e Milan che si dimostra ben organizzato nella copertura degli spazi e pronto nel proporsi, un paio di occasioni per parte non concretizzate sanciscono lo 0-0 all’intervallo.

Squadre lunghe
Secondo tempo che inizia con squadre più lunghe, ad inizio ripresa la Juve copre peggio gli spazi ed è il Milan a sfruttare male un contropiede interessante con Kessie che sbaglia il passaggio decisivo, pochi minuti dopo ancora Milan pericoloso con un rimpallo da zona centrale che libera Cutrone, sulla conclusione di prima da dentro l’area del 63 rossonero la traversa salva la Juve.

Triangolo invertito
Ad inizio ripresa il momento migliore dei rossoneri, con Gattuso che in possesso inverte il triangolo lasciando solo Paquetà nella posizione avanzata, in questa fase Milan più presente davanti all’area avversaria, ma colpevole di sbagliare sempre il penultimo passaggio.

Cambio di strategia ed errori individuali
Nel momento migliore del Milan, la Juve sblocca la partita spostando il focus del suo attacco, taglio centrale di Matuidi che raccoglie palla dentro l’area di rigore scaricandola all’indietro per Pjanic, sulla palla scoperta errore di Kessie a non aggredire il bosniaco che con una palla morbida serve il taglio centrale di Cristiano, sulla conclusione ravvicinata del portoghese grave incertezza di Donnarumma che si lascia sfuggire il pallone in rete.

Una situazione chiaramente preparata dalla Juve che dopo aver provato ad attaccare sugli esterni sfonda centralmente sfruttando gli sviluppi dell’ennesimo inserimento profondo di Matuidi, ma due gravi errori dei giocatori rossoneri pesano sulla concretizzazione dello svantaggio.

A distanza di pochi minuti ancora Juve che sull’inserimento centrale di Matuidi libera Cristiano al limite , ottima giocata palla a terra dei bianconeri che liberano Dybala davanti a Donnarumma, ma rete annullata per fuorigioco del francese troppo frettoloso nell’attaccare lo spazio.

A distanza di pochi minuti è Kessie ad entrare in ritardo in posizione molto avanzata, con il var che reputa l’intervento da cartellino rosso diretto. Ingenuità dell’ivoriano che lascia i compagni in inferiorità proprio poco dopo che Gattuso aveva varato un 4-4-2/4-2-4 offensivo con l’ingresso di Higuain per cercare il recupero.

Calabria mezzala
Gattuso nel tentativo di recuperare nonostante l’uomo in meno toglie Cutrone per Conti avanzando Calabria in un centrocampo a 3 con Bakayoko e Calhanoglu e lasciando libertà di movimento a Borini e Higuain in avanti supportati dalle avanzate del turco e del numero 2.
Molta volontà e partecipazione dei rossoneri, ma anche un’evidente disordine dei rossoneri che incidono poco rendendosi pericolosi solo quando al termine di una prolungata azione Conti viene atterrato in modo dubbio da Emre Can in area.

Juventus lunga
Atteggiamento compassato dei bianconeri che non sarà piaciuto ad Allegri, oltre a non forzare per chiudere la partita e nonostante la superiorità numerica negli ultimi dieci minuti si fanno trovare nuovamente spesso lunghi lasciando al Milan la possibilità di portare palla centralmente.

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Juventus – Milan 1-0: la solita, vergognosa, indecente, ladrata

Qualcuno pensava veramente che la Lega Serie A impedisse a Ronaldo di vincere il suo primo trofeo? Qualcuno pensava seriamente che a Gedda potesse finire diversamente. La Juventus ha vinto la coppa e lo ha fatto con disonore ricorrendo a tutti i mezzi e i mezzucci possibili pur di uscire con quel trofeo dallo stadio. Che la partita fosse sporca lo si era capito dalla designazione di Banti: lo stesso Banti che non cacciò De Paul ad Udine per l’intervento a martello su De Sciglio, lo stesso Banti che non vide il rigore per la Lazio un anno fa in Lazio-Juve 0-1, lo stesso Banti che si è distinto in Juventus-Napoli quest’anno, lo stesso Banti che fu mandato in Genoa-Milan 3-0 quando con Montella rischiavamo di passare in testa. Dopo Mazzoleni l’amico di Livorno resta il più affidabile.

Se dovessimo parlare di calcio il Milan ha giocato meglio e meritava di alzare il trofeo nonostante i limiti tecnici evidentissimi di giocatori come Kessie, Rodriguez e Castillejo. La Juventus è stata la stessa di campionato, senza Manzdukic che risolveva queste partite in area e rimane il loro giocatore fondamentale, anche più di Ronaldo. E così, quando il Milan parte bene, iniziano a partire gli episodi dubbi.

Primo episodio: il fuorigioco di Cutrone, solo davanti al portiere. C’era? Non c’era? Non lo sapremo mai perché il signor Banti anziché lasciar correre e verificare poi al VAR in caso di gol ha deliberatamente deciso di interrompere su una sbandierata decisamente poco protocollare e molto scientifica. Nel mentre, nei primi 30 minuti del primo tempo, Bentancur viene graziato e Calhanoglu becca il giallo al secondo fallo.

Secondo episodio, al netto del gol – su cui credo fosse fuorigioco, ma mi fido del VAR. Matuidi e Kessie fanno lo stesso fallo nell’arco di 40 secondi. Uno viene espulso andando a controllare col VAR, l’altro viene graziato. Come dico sempre è con i cartellini ancora più che con i favori che la Juventus FC falsa partite e campionati. Questa chiamata rimane qualcosa di indecente, ancora più se si pensa che l’arbitro aveva visto e valutato e ci hanno sempre detto che il protocollo VAR non va a valutare l’entità del contrasto.

Terzo episodio, e qua ci si supera. Intervento da dietro di Emre Can: rigore netto, sacrosanto, solare, indiscutibile. Non viene fischiato e non si va nemmeno a rivedere l’intervento al VAR. A due minuti dalla fine di una finale un arbitro non in malafede ha il DOVERE di andare a rivederlo. Ma arbitra Banti di Vinovo, l’amico di Allegri, quello che non fece rivedere nemmeno il mani di Bernardeschi a Cagliari quando era VAR. E quindi anche l’ultima speranza si spegne.

Fino a quando le società di Serie A accetteranno questo? Fino a quando il sistema accetterà di vedere gare falsate con un vincitore già deciso, sostenute dal popolino di idioti che li giustifica dicendo che tanto sono più forti? Ormai se non ti scansi contro i bianconeri finisci punito con squalificati per la partita successiva. La partita di oggi spiega perfettamente perché negli ultimi vent’anni la Juventus ha vinto più campionati di Serie B che coppe dei campioni.

Se Elliott vuole veramente riportare il Milan alla vittoria deve imparare sin da subito che al momento c’è un sistema in atto. Un sistema per cui una squadra in Italia deve vincere tutto, anche per togliere risorse agli avversari. Un sistema per cui i giornali e i media non graditi si vedono ridurre gli introiti pubblicitari da FCA, i giornalisti non allineati vengono individuati e segnalati, gli apprendisti si fanno scala a suon di colpi di lingua sulle ovine terga.

La società deve fare casino da subito e deve rompere ogni rapporto con lo Juventus Football Club. Basta con le trattative a loro favore per sistemargli il bilancio prendendosi i loro pacchi. Basta con le genuflessioni a pecora nei postpartita. Guerra, da subito, a tutti i mezzi di comunicazione a loro supini. Dell’aspetto tecnico oggi non ne parlo perché dell’aspetto tecnico si parla quando si gioca una partita di calcio, non uno spettacolo il cui risultato è già stato deciso a tavolino.

Juventus-Milan 1-0
Marcatore: s.t. 16′ Ronaldo (J)
Assist: s.t. 16′ Ronaldo (J)
Juventus (4-3-3): Szczesny; Cancelo, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Bentancur (41′ s.t. Bernardeschi), Pjanic (19′ s.t. Emre Can), Matuidi; Dybala, Ronaldo, Douglas Costa (45′ s.t. Khedira). A disp. Perin, Pinsoglio, Del Favero, De Sciglio, Kean, Rugani, Spinazzola. All. Allegri
Milan (4-3-3): G. Donnarruma; Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Bakayoko, Paquetà (26′ s.t. Borini); Castillejo (25′ s.t. Higuain), Cutrone (29′ s.t. Conti), Calhanoglu. A disp. Reina, A. Donnarumma, Mauri, Bertolacci, Montolivo, Abate, Musacchio, Strinic, Laxalt. All. Gattuso
Arbitro: Banti di Livorno
Espulso: s.t. 28′ Kessie (M)
Ammoniti: p.t. 21′ Calhanoglu (M), 26′ Alex Sandro (J), 44′ Pjanic (J), 45′ Castillejo (M); s.t. 37′ Calabria (M), 42′ Rodriguez (M), 49′ Dybala (J)

Juventus – Milan: la Supercoppa

Squadre in campo per la “chiacchierata” finale di Jedda della Supercoppa italiana. Si gioca alle 18.30 (diretta Rai 1), a oltre due anni dall’ultimo trofeo alzato dal Milan, proprio la Supercoppa di dicembre 2016 a Doha.

La partita è il frutto della finale (andata malissimo) della scorsa Coppa Italia: da sempre, infatti, in caso di “double” domestico è la finalista di Coppa a sfidare i doppi campioni uscenti. In questo caso (la Juve) non tripli, solo perché ad agosto 2017 la Lazio aveva fatto il colpo vincendo 2-3 e l’anno prima proprio il Milan si era imposto ai rigori contro i bianconeri. Unico precedente di stagione lo 0-2 dell’andata di campionato, immeritato quanto si vuole, ma tant’è. Sarà difficile porre fine alla striscia positiva juventina negli scontri diretti (che va avanti dal dopo Doha).

Si rigioca a tre giorni dal doppio passaggio del turno di Milan e Juve in Coppa Italia, contro Sampdoria e Bologna, con il risultato identico di 0-2. Gattuso dovrebbe confermare l’undici base con: G. Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Paquetà; Castillejo, Higuain, Calhanoglu. 4-3-2-1, simile ma diverso, per Allegri. Szczesny; Cancelo, Bonucci, Chiellini, A. Sandro; Bentancur, Pjanic, Matuidi; Bernardeschi, Dybala; C. Ronaldo la formazione titolare, con unico possibile ballottaggio dato da Douglas Costa sulla trequarti. Arbitro della partita, Banti di Livorno con Guida-Vuoto al Var.

Il caso Higuain spiegato bene

Ci siamo! Ecco il momento che presto o tardi sarebbe arrivato. La vicenda Higuain ha sdoganato il vedovame calabrese che non vedeva l’ora di attaccare l’attuale dirigenza rossonera. Colpevole – secondo i nostri amici – di aver promesso a Gonzalo Higuain il riscatto dal prestito e di non aver mantenuto le promesse. Higuain si sentirebbe quindi tradito dal vile gesto e avrebbe chiesto la giusta cessione. Peccato che – come sempre accade dal racconto distorto di chi ha fatto passare Suso per un bidone e Calhanoglu per un top player per fini politici – i fatti non stiano così.

Punto primo: il 28 dicembre 2018 Paolo Maldini ha detto pubblicamente che con Higuain e Bakayoko il Milan è stato chiaro sin dall’inizio: la qualificazione in Champions League era vincolante. Chi sono io per dubitare della parola di Maldini? Non poteva essere altrimenti e non poteva essere sconosciuta la situazione al giocatore per tre semplici parole: Fair Play Finanziario. Basta masticare un minimo di matematica per capire che il Milan solo dalla Champions League poteva ottenere quei soldi.

Punto secondo: il problema Higuain nasce da lontano. Nasce di preciso il 26 luglio 2016 quando la Juventus firma Higuain per una cifra fuori mercato, pagando oltre 90 milioni di clausola e firmando un quinquennale a 7.5 netti al giocatore. Tanti soldi, troppi. La Juventus sa benissimo che in quel momento Higuain serve per vincere la Champions League subito – l’obiettivo fallisce a Cardiff perché come sempre capita l’argentino raramente è decisivo quando conta. Si arriva quindi al girone di ritorno dello scorso anno dove nella Juventus campione di tutto col gioco migliore della Galassia Higuain segna solo sette gol – uno in più del girone di andata col Milan. Di questi tre sono nella partitella in famiglia col Sassuolo.

Avere ovviamente i media a tuo favore fa sì che dell’argentino non ne si parli negativamente come in questo periodo. La realtà è però ben diversa e ci racconta che Higuain è sul viale del tramonto – e non da quest’estate ma da un anno. Alla Juventus arriva Ronaldo (spoiler: tra due anni si troveranno nuovamente con lo stesso problema, anche quel contratto è fuori mercato per loro) e va trovato il pollo a cui affibbiare Higuain. In estate non c’era nessuna squadra – nessuna – che voleva prendersi un 31enne sul viale del tramonto a 55 milioni e stipendio di almeno 7.5. Questa è l’unica verità ed unico motivo per cui Higuain finisce al Milan.

E’ stata la Juventus a portare Higuain al Milan, in ginocchio, e dovendo sacrificare Caldara. Sono riusciti a rimandare di almeno un anno l’ammortamento pesantissimo e non pagare un anno di ingaggio – 33 milioni lordi risparmiati a bilancio. Proprio di tale spesa il Milan non poteva e non doveva farsi carico in un momento delicato – ma il Milan aveva da risolvere l’eguale grana Bonucci. In sostanza nulla di tutto questo sarebbe successo se si fosse giocato un anno fa con la coppia Zapata-Romagnoli – ma ormai il colombiano passa mediaticamente per scarso.

Il Milan ha tolto alla Juventus una bella gatta da pelare – ed è un fatto grave perché l’unico modo di provare a chiudere il gap è che questi signori paghino tutti i contrattoni fuori mercato che fanno per prendere i giocatori fino all’ultimo centesimo. Higuain si è trovato fuori dalla Juventus ed è andato nell’unica squadra che si è offerta di prenderlo in quel momento, con un 25% di ingaggio in più per il disturbo. Appena si sono aperte le possibilità di andare al Chelsea, inesistenti in estate ed inventate al solo fine di alzare il prezzo, ci si è fiondato.

Qualcuno dice che Higuain non segna per il gioco del Milan. E’ una parziale verità ed è vero che tra i motivi per cui l’argentino vuole andare via ci sono frizioni sul modo di giocare nate già a fine settembre. Eppure i dati WhoScored dicono che in serie A Higuain quest’anno fa 3.7 tiri a partita, di cui 2.2 nell’area di rigore. Alla Juventus l’anno scorso ne aveva 2.9 di cui 1.9 nell’area di rigore mentre in quello prima 3.5, di cui 2.6 nell’area di rigore. Il Milan sta addirittura migliorando i tiri di Higuain rispetto ad un anno fa – è lui che continua a sbagliarli.

La spiegazione è semplice: la Juventus è una squadra che lascia spesso spazi alle avversarie facendogli credere di poter segnare per poi colpire e ripartire quando queste si scoprono. Appena segnato, poi, bus davanti alla porta e gestione. Al massimo qualche contropiede. Il Milan deve invece stare molto più nella metà campo avversaria perché non ha quella difesa e quell’intesa per ripartire in velocità – ecco perché, paradossalmente, Higuain tocca più palloni e va più al tiro.

Se il problema fosse il solo gioco del Milan non avremmo Cutrone che segna quanto e come l’argentino. Ad oggi non c’è differenza tra le due punte – anzi sì: Cutrone si inserisce da dietro ed è più abile nel gioco aereo. Il Milan si trova quindi tra l’incudine ed il martello: riscattare il giocatore o perdere 18 milioni. E’ arrivata quindi l’offerta del Chelsea di Sarri – e dico, per fortuna è arrivata l’offerta del Chelsea di Sarri. Togliere questo Higuain fosse anche solo per puntare su Cutrone aumenta le possibilità del Milan di finire nelle quattro ma aumenta soprattutto la futuribilità dei conti e la possibilità di prendere giocatori rivendibili che facciano rientrare dall’investimento fatto.

Non è un caso, quindi, che in età di FFP giocatori con una età pesante vadano ora o in Cina o in america o – comunque – fatichino ad essere rivenduti ad alte cifre. Sarà molto difficile che Higuain vada al Chelsea – personalmente non do molte chances all’operazione che toglierebbe il problema al Milan, proprio per la politica degli over 30 nei blues. Qualora andasse in porto mi auguro quindi che la società provi a costruire senza scorciatoie, cercando di portare giocatori buoni ma allo stesso tempo mantenendo un monte ingaggi con tetto di 4-5 milioni fino al raggiungimento della Coppa.

Il player-trading con Elliott e Gazidis sarà una novità a cui dovremo presto abituarci – a patto di comprare degni sostituti, da oggi, nessuno è incedibile. Nemmeno Suso o Romagnoli. Quello che fa sorridere è vedere certi ratti che a Mirabelli avrebbero dato due anni uscire dalla fogna e usare questa vicenda per attaccare Leonardo – l’unico che sa come dirigere una squadra di alto livello e che ha fissato un principio che deve essere sacro e inalienabile: mai più prime donne, nessuno è più importante del Milan. Se qualcuno pensa di esserlo, quella è la porta. Se lo ricordino bene anche i tifosi del Milan che vendono le proprie terga di fronte al primo campione di turno.

Sampdoria – Milan 0-2, la partita tattica

12 Gennaio 2019, Stadio Marassi. Milan che accede ai quarti di finale della coppa nazionale per la decima volta consecutiva al termine di 120′ molto equilibrati.

Formazione Sampdoria
4-3-1-2 d’ordinanza per Giampaolo che schiera Ramirez dietro le punte Quagliarella e Caprari.

Formazione Milan
4-3-3 per Gattuso che deve rinunciare a Suso, Castillejo per lo spagnolo. Esordio per il brasiliano Paqueta nei tre di centrocampo.

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Sampdoria ordinata
Giampaolo dispone una Samp ordinata che sul rinvio schiera la linea difensiva molto alta a ridosso della linea di centrocampo, orientando la pressione con le punte in modo da spostare la palla rossonera sugli esterni, pronti ad aggredire il possesso spalle alla porta di Castillejo e Calhanoglu, che di fatto raramente entrano in possesso nella metà avversaria.

Con la palla soliti movimenti precisi ed ordinati per i blucerchiati che cercano di disordinare la difesa rossonera con i tagli profondi ed ad allargarsi di punte ed interni su un lato per sfruttare gli inserimenti sul palo dall’altro, come nell’occasione non sfruttata da Ramirez a fine primo tempo.

Sempre chiave la posizione di Ramirez, quando scende da superiorità al centrocampo quando sale si rende pericoloso tra le linee.

Milan chiuso
Milan che di fatto non abbandona mai la struttura difensiva del 4-5-1 con Castillejo e Calhanoglu quasi mai in possesso nel terzo finale e rossoneri in generale che non trovano mai l’ampiezza del campo non riuscendo quindi ad avanzare.

Unica soluzione per i rossoneri non avendo il beneficio di allargare il campo è la palla su Higuain molto arretrato o centralmente su Paquetà sfruttando le caratteristiche associative e di protezione della palla del brasiliano.

Da notare che con l’unica verticalizzazione provata (con una Samp così alta era legittimo verticalizzare di più) e con l’unico cross dal fondo a fine primo tempo i rossoneri registrano le due occasioni più pericolose.

Ampiezza
Ampiezza che diventa il tema centrale dell’inizio di ripresa, con la Samp che continua a cercarla per liberare poi centralmente Ramirez, Rossoneri che la trovano cercando con più convinzione il cambio di gioco da Calhanoglu a Castillejo, con Paquetà che si mostra pronto al taglio centrale senza palla

Saponara
Con i Rossoneri preoccupati di seguire i movimenti laterali l’ingresso dell’ex Empoli determina due grosse occasioni che trovano i rossoneri impreparati tra le linee e larghi per la posizione alta di Sala a destra, la prima porta ad uno scambio al limite Caprari-Quagliarella concluso dal 27 sull’esterno della rete la seconda ad un tiro fuori di pochissimo proprio dell’ex Empolese.

4-4-2
Con i supplementari il Milan passa al 4-4-2, difensivamente cambia poco per i rossoneri che rischiano spesso di farsi bucare dal gioco largo-stretto dalla Samp, ma che però traggono i maggiori benefici con l’ingresso di Conti che si dimostra subito più intraprendente e con il secondo crosso dal fondo della partita il Milan va in vantaggio con Cutrone.

Rossoneri che rischiano ancora con Reina strepitoso su Kownacki prima del raddoppio ancora di Cutrone su lancio profondo da posizione laterale di Calhanoglu.

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Sampdoria – Milan 0-2 d.t.s.: la vince Cutrone

Se fosse stata una partita di campionato parleremmo dei soliti novanta minuti inguardabili, di Reina che dopo una papera salva il risultato, del solito Milan scialbo e incapace di verticalizzare, dei problemi a segnare, dei soliti errori di Gattuso e di come Giampaolo fosse riuscito a metterci sotto nonostante giocatori inferiori.

Era però una partita di Coppa e come tale ci sono i supplementari. E i supplementari hanno detto che se si è sbagliata la formazione iniziale la si è vinta coi cambi. Conti ha fatto l’assist per Cutrone che poi raddoppia su altra verticalizzazione di Calhanoglu che si sveglia nei supplementari dopo 100 minuti orrendi ed una presenza in campo onestamente inspiegabile in quel momento.

Il Milan la vince, forse anche oltre i propri meriti visti i 13 tiri ad 8 ed i miracoli di Reina. Per essere una partita forse ordinata il Milan ha ricominciato a rischiare tanto, forse anche troppo contro quella che comunque rimane una sua avversaria diretta per i posti dal 4° all’8°.

Se Cutrone splende, la stessa cosa non si può dire di Higuain che va vicino al gol ma non risulta decisivo come il nostro primavera. Su di lui e sulle voci per quanto riguarda il Chelsea la penso come Leonardo: chi vuole stare al Milan resti, chi vuole andare vada via. Il Milan è più grande dei vari Higuain, guai ad inchinarsi al valore di un giocatore come fossimo noi a dipendere da lui e non viceversa se si vuole tornare grandi.

Chi scrive non avrebbe mai preso Higuain – attaccante il cui prezzo è salito esponenzialmente oltre il reale valore di un giocatore raramente decisivo quando la palla scotta (come Ibrahimovic) e scarsamente capace di gioco aereo dentro l’area (a differenza di Ibrahimovic). Al danno si è aggiunta la beffa di aver fatto un favore alla Juventus che ha provato a disfarsene in tutti i modi: essendo stato l’investimento sul cartellino molto alto era difficile venderlo a zero senza fare minusvalenza o perdere la rimanenza dell’ammortamento. Ad oggi è però un giocatore del Milan e come tale va supportato.

Per quanto riguarda il resto positivo il giudizio su Paquetà: nonostante i problemi d’adattamento ed il fatto che giocasse troppo lontano dalla porta non ha perso un pallone riuscendo a verticalizzare, essere propositivo e andare anche alla conclusione da fuori. Non sarà un Gabigol, questo è perlomeno sicuro. Ora – in attesa di capire chi si affronterà ai quarti – si va a Gedda a cercare di ripetere Doha – anche se senza Suso sarà difficilissima. Poi ci si ributta nel campionato, attendendo qualcosina dal mercato.

SAMPDORIA – MILAN 0-2 d.t.s.

SAMPDORIA (4-3-1-2): Rafael; Sala, Andersen, Tonelli, Murru; Praet, Ekdal, Linetty (21′ Jankto); Ramirez (77′ Saponara); Quagliarella (5’sts Kownacki), Caprari (94′ Defrel). A disp.: Belec, Colley, Regini, Rolando, Ferrari, Barreto, Junior, Vieira. All.: Giampaolo.

MILAN (4-3-3): Reina; Abate (8′ pts Conti), Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Bakayoko, Paquetà (84′ Borini); Castillejo (1’pts Cutrone), Higuain (6’sts Laxalt), Calhanoglu. A disp.: G.Donnarumma, A.Donnarumma, Musacchio, Simic, Strinic, Mauri, Montolivo, Bertolacci. All.: Gattuso.

ARBITRO: Pasqua.

MARCATORI: 102′ e 108′ Cutrone (M).

NOTE: Ammoniti: Ramirez, Praet (S); Rodriguez, Kessie (M). Recupero: 3’pt-3’st. Calci d’angolo 9 a 5.

Sampdoria – Milan (Coppa Italia): le ultime news

Diretta Rai2 alle 18 per la sfida degli ottavi di Coppa Italia tra Sampdoria e Milan, la prima partita del 2019 per i rossoneri.

Lista convocati con un paio di sorprese: ci sono Strinic, fuori dall’inizio della stagione per attestati problemi cardiaci, e il neo arrivo brasiliano Paquetá, mentre manca Suso. Unico precedente di stagione tra le due squadre, il 3-2 per il Milan di campionato a ottobre. Campionato sopra le righe per i blucerchiati ancora allenati da Marco Giampaolo, settimi con 29 punti, due soli meno del Milan che occupa il quinto posto.

Reina; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Paquetá; Castillejo, Higuain, Calhanoglu. Un 4-3-3 con turnover minimo (solo Reina, Abate e Castillejo fuori dall’undici classico) e l’esordio da mezzala di Paquetá. 4-3-1-2 previsto per la Samp con: Rafael; Sala, Andersen, Tonelli, Murru; Praet, Ekdal, Linetty; Ramirez; Quagliarella, Caprari. Defrel e Saponara in lizza per un posto, mentre manca Bereszynski. Arbitro della partita Pasqua di Tivoli. In giornata si giocano anche Lazio-Novara, con una delle due “sorprese” di serie C arrivate fin qua, e Bologna-Juve.

Il mercato del Milan e la comunicazione servile dei media

Paquetà è arrivato, poi non si sa. La situazione ad oggi è questa ed è in evoluzione fino al 31 gennaio. Il Milan entra nel mercato ad un punto dalla Champions League – non ci entrava così bene da due anni coi 39 punti del girone d’andata. Proprio quell’esperienza che ci portò a perdere male lo scontro diretto casalingo per la Champions League col Napoli e ci fece perdere tre posizioni nel girone di ritorno deve essere istruttiva.

Oggi, Vitiello, che in caso di società è cassazione – vale a dire che la società gli dice cosa deve twittare e lo twitta – ha pubblicato quelle che se saranno le linee guida. Se tali saranno non credo che il club entrerà nelle prime quattro (ed in questo senso occhio alla Roma più che alla Lazio). Nel piano originale l’attaccante doveva essere Ibrahimovic, il centrocampista Fabregas: una scorciatoia verso l’autostrada europea. Sono saltati entrambi – non si sa per quali motivi, c’è chi parla di decisione di Gazidis e chi semplicemente ritiene che i giocatori abbiano deciso di dire no al progetto.

Partendo da un bilancio al 30 giugno 2018 (dati ufficiali) che parla di 150,4 milioni di costo del personale e di 110,5 milioni di ammortamenti (quasi 50 milioni più dell’anno precedente grazie alla campagna acquisti di Fassone-Mirabelli) arriviamo quindi con le stime di calcioefinanza a vedere come la campagna acquisti attuale alza sicuramente il costo del personale (a cui vanno aggiunti gli ingaggi dei nuovi dirigenti x) e al momento riduce gli ammortamenti – non fosse altro perché i due giocatori più pesanti al momento sono in prestito.

Il Milan al momento paga sicuramente i prestiti di Bakayoko, Higuain e Kessie – che era in prestito biennale e che finiscono in godimento beni di terzi. Non so se vi sono altri costi, probabilmente sì, e questi finiranno sotto y. Dovrebbero essere minori gli altri costi ed oneri, per via degli accantonamenti fatti quest’anno per pagare gli stipendi dei dirigenti esonerati e la multa UEFA.

Annate – Costi2018/192017/18
Costo Personale161,1+x150,4
Ammortamenti e svalutazionicirca 97,5110,5
Godimento beni di terzi32+y57,9
Gestione diritti calciatoricirca 32,7
Acquisto materie prime e mercicirca 44
Altri costi ed onericirca 15-2028,9
TOTALI317,6+x+y354,4

Il problema del Milan è principalmente un altro: a giugno scatteranno 71 milioni di diritti di riscatto oltre all’obbligo di Castillejo a 15. Quest’ultimo si paga coi riscatti obbligatori di Antonelli e Locatelli mentre per uno dei primi due è ovviamente fondamentale quello a 38 di André Silva. Questo lascia poco spazio ad un Milan che deve cercare di arrivare ad un fatturato di almeno 300 milioni, senza Champions League, per non finire ulteriormente nelle forche caudine dell’UEFA (la Champions, infatti, impatterà solo nel bilancio 2019/20)

In questo senso è chiaro che questo Milan ha un giocatore che non può permettersi, che è Gonzalo Higuain (e da qua lo scambio con Morata che a parità di ingaggio avrebbe ammortamento residuo inferiore). E’ altrettanto chiaro che la Champions League servirebbe non tanto a prendere nuovi giocatori ma, al momento, a pagare la squadra attuale.

Da qua abbiamo due grossi punti: il primo riguarda Paquetà per cui il Milan ha speso 35 milioni (sì, pagabili a rate, ma questo impatta sulla liquidità in cassa – non impatta sul bilancio e sul saldo per il FFP). Se veramente Leonardo si fosse bruciato tutto il budget su una promessa sarebbe da licenziamento immediato e da dilettante peggio di Mirabelli.

Il secondo riguarda la volontà di Elliott che può scegliere di tornare all’ultimo Berlusconi, ovvero ridurre le spese e vivacchiare – ma si riducevano anche i ricavi vista la fuga degli sponsor (i passivi sarebbero decisamente più contenuti, visto che non vi sono pendenze da saldare con una casa madre) o può scegliere di investire cercando il treno che porta a rompere il quartetto delle attuali squadre in Champions. Molto difficile: vedrete che la Roma si riprenderà nel girone di ritorno. La condizione dell’Inter non è replicabile perché non c’è più un posto che arriva dal nulla quindi dovremo per forza provare a scalzare una squadra nel giro.

E’ assolutamente chiaro che senza Champions League e sotto un giudizio UEFA il Milan è assolutamente in un punto di non ritorno – e lo dobbiamo tutto ai signori Fassone e Mirabelli e alla squadra costruita senza capo né coda. Se il Milan fallirà la Champions League non solo non verranno riscattati Higuain e Bakayoko ma servirà anche realizzare una plusvalenza da 40-50 milioni. Suso o Donnarumma, insomma. Cosa che a seconda di come finisce la battaglia al TAS non si esclude di dover fare lo stesso.

Nonostante i continui cambi di giocatori, infatti, il Milan 2016-17 resta quello più forte in campo – non in organico. Manca un centrocampista in grado di impostare l’azione da dietro, mancano esterni in grado di creare superiorità sulle fasce, soprattutto la sinistra. Questo è stato l’errore di Mirabelli che si è liberato con troppa sufficienza – ad esempio – di Deulofeu e Niang.

Io non posso non credere che Elliott non faccia di tutto per cercare di finire nelle prime quattro. Lecito e non lecito. Quello che al momento si sa è che i giornalisti non hanno notizie sul Milan e sul mercato filtra ciò che il Milan vuole far filtrare. Gli acquisti estivi e quello di Paquetà sono stati tutti nomi usciti all’improvviso a trattativa già finita. Aspettiamo e vediamo come finirà da qua al 31 gennaio ricordando che investire è diverso da ripianare – la prima azione è preventiva, la seconda è a cose fatte.

C’è da registrare, però, purtroppo, anche l’ennesima campagna dei media schierati contro chi in Italia controlla l’informazione sportiva, chi – come riporta Pistocchi – fa le campagne pubblicitarie di FCA a seconda del giusto grado di marchettoni e caccia i cronisti non graditi. Mentre Paquetà viene intervistato da France Football e la stampa internazionale parla dei gol del Milan, Sky Sport ad esempio manda in loop i gol di Ramsey, passato da quello che quando segna muore un VIP al nuovo Neymar – non sapevo che il gallese fosse un top mondo, d’altronde lo è stato anche Golovin al mondiale russo, fintanto che madama era interessata.

In attesa dei colpi di mercato il Milan deve tornare a ringhiare prepotentemente nelle redazioni dei giornali, le stesse che hanno fatto passare Skriniar per un top mondo da 90 milioni, le stesse che svalutano Donnarumma a 40, le stesse che esaltano i Chiesa e Zaniolo di turno ma hanno ignorato deliberatamente Cutrone. Il Milan deve tornare subito a difendere la propria immagine ed il proprio prodotto: persino l’anonimo Guido Vadalà era il nuovo Messi mentre il miglior giocatore del brasilerao 2018 viene ignorato.

E così, mentre scopriamo l’esistenza dei Globe Soccer Award con tanto di inviati e dirette streaming per il premio che Mendez dà a Ronaldo (il pallone d’oro era troppo mainstream), mentre ultras bianconeri in cerca del contratto della vita nelle redazioni delle testate online sportive fanno a gara a chi realizza la marchetta migliore per farsi notare dalla comunicazione sabauda. I prezzi dei giocatori passano anche da una buona stampa – necessario crearla e mantenerla. In questo Berlusconi, unico italiano con una influenza mediatica paragonabile a quella della famiglia Agnelli, era maestro – chi è venuto dopo molto meno.

Un amico una volta mi disse di non considerare questi dei mezzi di comunicazione ma delle vere e proprie lobby mediatiche. Alla prova dei fatti mai parole furono più veritiere.

2018/19 – Le pagelle di metà stagione

Comincia il nuovo anno con il tradizionale appuntamento delle pagelle di metà stagione. Ecco le nostre valutazioni della rosa rossonera

Portieri

G. Donnarumma: 6. Alterna grandi cazzate nella prima parte di stagione a parate che ci salvano e ci portano punti nella seconda. In via di ripresa, speriamo continui così.

P. Reina: 4. Tre milioni l’anno per giocare l’Europa League, male. Uno degli acquisti più imbarazzanti e una delle tante vergogne della gestione Fassone-Mirabelli, col solo scopo di vendere un portiere forte come Gigio che veniva delegittimato dalla stampa amica.

A. Donnarumma: s.v. Mascotte di Milanello

Difensori

Abate: 6,5. Nonostante gli ampi pregiudizi su di lui, frutto come sempre di disinformazione e malafede, fa una prima parte di stagione maiuscola culminata nell’impiego da centrale difensivo. Ora rinnovatelo

Calabria: 5. Io mi sarei anche stufato di aspettarlo, non sa fare niente e non è da Milan.

Caldara: s.v. Punto interrogativo. Come si può stare fuori così tanto tempo per infortunio? Che rientri presto per mettere a tacere alcune strane voci.

Laxalt: 4,5. Dov’è finito il terzino che incantava al Mondiale o al Genoa? Vero e proprio pacco di mercato. Imbarazzante.

Conti: s.v. Anche quando rientra gioca poco. Mistero. Non lo considero come un futuro titolare.

Musacchio: 2 (il peggiore). Altrimenti detto “l’uomo della vaccata ogni partita”. Mai visto un difensore più scarso di lui giocare al Milan, al confronto Paletta e Gomez erano Baresi e Beckenbauer. Mi auguro venga venduto il prima possibile.

Rodriguez: 5. Non capisco perché su Twitter si legga che questo signore sta facendo bene ma noi non ne riconosciamo le qualità. Non torna a difendere, non fa mai un cross. E’ praticamente un uomo in meno sulla fascia sinistra da cui il Milan non segna mai. Vendere, vendere.

Romagnoli: 6,5. Fatica anche lui nella prima parte con Musacchio. Poi con Zapata trova una migliore intesa.

Simic: s.v. Sporadica apparizione col Dudelange. Non fosse del vivaio per questioni di liste, giocherebbe altrove

Strinic: s.v. Altro uomo del mistero, anche per colpa del problema cardiaco

Zapata: 7,5. La difesa va a posto quando Musacchio finalmente si infortuna e gioca lui. Inspiegabile come rimanesse fuori non per motivi tecnici.

Centrocampisti

Bakayoko: 7. Parte male anche per colpa dell’ostracismo del tecnico che lo manda fuori ruolo allo sbaraglio negli ultimi minuti di partita. Poi si prende finalmente il centrocampo dimostrando di essere giocatore di livello superiore

Bertolacci: 3. Una vergogna che sia ancora nel progetto del Milan per scelta di un allenatore che lo ha preferito a Montolivo, schierandolo anche in campo.

Biglia: 5. L’unica cosa buona che ha fatto è infortunarsi. Cioè, seriamente, nella prima parte di stagione esaltato per partite con 3 passaggi avanti ogni 100 appoggi laterali o indietro. Da quando Bakayoko ha preso il suo posto finalmente il Milan gioca più in verticale. Altro da vendere per rimpiazzarlo con un CC all’altezza ed in grado di portare la squadra in CL, cosa che lui non ha mai fatto alla Lazio o al Milan. Se vogliamo tornare rimpiazziamolo con Cesc.

Bonaventura: 6,5. Ha potuto giocare poco ma quel poco ci ha portato gran parte dei nostri punti. Manchi, tanto.

Kessie: 5. In grossa involuzione, quanto visto finora non è sufficiente per giocare titolare nel Milan. Serve migliorare la qualità delle interdizioni e dei passaggi perché nelle ultime apparizioni è apparso in difficoltà. Per me dobbiamo puntare a giocatori che lo facciano rimanere al rango di riserva.

Mauri: s.v. Gioca troppo poco per avere un voto, quel poco è alternato a cose belle e brutte.

Montolivo: 10 (di stima). Quest’estate il DS esonerato gli ha detto di levarsi dalle palle o non avrebbe più giocato. Al momento, però, chi è stato cacciato è stato il DS. Per l’ex-capitano solo un trattamento vergognoso, non si sa quanto ritorsivo di una scelta che era un suo diritto tale. Il Milan dovrebbe essere più riconoscente verso l’ex capitano e permettergli perlomeno di finire la sua carriera in rossonero in una maniera diversa da quell’espulsione ingiusta a Bergamo – dove peraltro fu decisivo nel cambiare il centrocampo entrando e propiziando il gol. In un momento in cui l’interismo regnava a Milanello ha avuto il merito di ribellarsi al regime e a differenza di molti altri può camminare a testa alta.

Attaccanti

Borini: 4. E’ scarso, ma la colpa non è nemmeno sua, bensì di chi lo ha comprato e di chi continua a schierarlo. Potrebbe regalare la prima soddisfazione ai milanisti, andandosene in Cina.

Calhanoglu: 3,5. La prima parte di stagione del turco fa rimpiangere il peggior Honda. Via la 10 e possibilmente se ne torni in Germania se troviamo il pollo che ce lo paga.

Castillejo: 5,5. Impalpabile anche se dal canto suo paga l’essere ostracizzato dal tecnico che continua a preferirgli il turco. Sembra in ripresa, contro la Spal buona partita anche qua però viene tolto lui e non quel kebabbaro col 10 sulle spalle.

Cutrone: 6. Sufficiente, non di più. Finisce spesso largo perché il Milan punta su Higuain anche troppo, rischiando di rovinarlo o ridimensionarlo.

Halilovic: s.v. Ancora Mirabelli deve spiegarci se questo signore è un acquisto o un pesce d’aprile.

Higuain: 5. Un attaccante pagato 10 milioni l’anno e 56 di cartellino con questo rendimento è gravemente insufficiente. Higuain ha segnato contro Cagliari, Atalanta, Chievo, Sampdoria e Spal. Solo in due casi il gol è stato decisivo. Se giudichiamo il rendimento di Cutrone questo può bastare, se giudichiamo il rendimento di uno pagato quanto Sergio Ramos a Madrid allora non è sufficiente. Basta con questa cosa che il Milan deve coccolare i campioni: se il Milan vuole tornare il Milan allora nessun Higuain è più grande del Milan

Suso: 8,5 (il migliore). Ancora una volta il problema del Milan che Mirabelli voleva vendere la scorsa estate dopo averlo accuratamente fatto sminuire in favore del turco dagli amici di una stampa forse compiacente, sicuramente servile ci salva le chiappe finché ne ha con gol ed assist, prima del calo di dicembre. Grazie ancora Adriano Galliani e Rocco Maiorino – incredibile come una squadra che naviga a vista e non programma lo abbia preso per 500mila euro.

Società

Gattuso: 5. I 70 punti nell’anno solare contano zero. Il 2018 è stato l’anno dell’umiliazione per mano dell’Arsenal, della finale persa 4-0 con la Juventus, del Benevento che vince a San Siro, dell’uscita dall’EL ancora una volta in Grecia, dei due derby giocati in trincea. Le poche cose buone fan sì che sia un cinque e non un quattro. Al momento rimane per mancanza di alternative – ma non può continuare a campare con quelle dieci partite tra febbraio e marzo sfangate a suon di catenacci e contropiede, senza un gioco. Vergognoso l’ostracismo a Montolivo con la complicità dell’ex DS.

Leonardo e Maldini: rimandati. E’ difficile esprimere un voto quando hai fatto mercato in 10 giorni e questo mercato non sta dando niente di più alla squadra. Sarà Gennaio il loro spartiacque: al momento siamo stati usati da Ibrahimovic e Quagliarella per spuntare migliori rinnovi di contratto come dei dilettanti allo sbaraglio. Se si scoprirà che tutto il budget è stato speso per la giovane promessa Paquetà allora che tornino pure a casa, se invece c’è altro che ci possa portare al quarto posto nonostante un tecnico sotto la media che resta da cambiare a fine anno.

Elliott: 9. Ci hanno liberati dei due interisti, gli hanno fatto fare la fine che meritavano, ci hanno fatto riammettere in Europa e riconquistare credibilità dopo che l’anno scorso ci ridevano dietro tutti. Per il 10 occorre cacciare i soldi a Gennaio.

Il meglio del 2018

Solitamente, nell’annuale rubrica del meglio di, tradizionale a fine anno, mettiamo gli highlights delle migliori partite. Quest’anno ne abbiamo scelte tre – che riassumiamo brevemente nei video qua di seguito.

Roma-Milan 0-2, serie A 2017-18, giornata 26
Milan-Fiorentina 5-1, serie A 2017-18, giornata 38
Milan-Roma 2-1, serie A 2018-19, giornata 2

Tuttavia, riteniamo che il meglio del 2018 non sia rappresentato da partite, ma dai comunicati che elencherò qua di seguito

10 luglio 2018

La proprietà e il controllo della holding che detiene la maggioranza del capitale sociale di AC Milan sono stati trasferiti a fondi gestiti da Elliott Advisors (UK) Limited (“Elliott”). Tale trasferimento è avvenuto all’esito dell’escussione di alcune garanzie a seguito dell’inadempimento, da parte del precedente proprietario di AC Milan, delle proprie obbligazioni nei confronti di Elliott.

Ora che ha assunto il controllo, la visione di Elliott per il Milan è chiara: creare stabilità finanziaria e di gestione; ottenere successi di lungo termine per AC Milan cominciando dalle fondamenta, assicurandosi che il club sia adeguatamente capitalizzato; e condurre un modello operativo sostenibile che rispetti le regole della UEFA sul Financial Fair Play.
Elliott è pienamente consapevole della sfida e dell’impegno che derivano dall’essere proprietari di un’istituzione così importante. Elliott non è soltanto lieta di supportare il club durante questo momento di difficoltà, ma anche della sfida di raggiungere obiettivi ambiziosi in futuro attraverso il successo sul campo da parte del tecnico Gattuso e dei suoi giocatori.

Come prima misura Elliott intende apportare 50 milioni di Euro di equity al club per stabilizzarne le finanze, e pianifica di apportare, nel tempo, ulteriori capitali per finanziare la crescita di AC Milan.
Paul Singer, fondatore, Co-CEO e Co-CIO di Elliott Management Corporation ha dichiarato “Supporto finanziario, stabilità e una supervisione adeguata sono prerequisiti necessari per un successo sul campo e per una fan experience di livello internazionale. Elliott è impaziente di cimentarsi nella sfida di realizzare il potenziale del club e di restituirlo al pantheon dei top football club Europei al quale AC Milan appartiene di diritto. Elliott crede fermamente che vi sia l’opportunità di creare valore su AC Milan”.

20 luglio 2018

Losanna, 20 luglio 2018 – Il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) ha emesso una decisione nel procedimento arbitrale tra l’AC Milan (Milan) e la Union Européenne de Football Association (UEFA) con riferimento all’appello depositato davanti al TAS dal Milan contro la decisione dell’Adjudicatory Chamber dell’UEFA Club Financial Control Body (UEFA CFCB) del 19 giugno 2018.


L’Adjudicatory Chamber dell’UEFA CFCB aveva riscontrato il mancato adempimento, da parte dell’AC Milan, del requisito del pareggio di bilancio (“break-even requirement”), previsto dagli articoli 58-63 del Regolamento UEFA sul Club Licensing and Financial Fair Play ed aveva, pertanto, decretato l’esclusione del Milan dalla prossima competizione UEFA per la quale si sarebbe, altrimenti, qualificato nelle due stagioni successive (ovvero la stagione 2018/19 o la stagione 2019/20).

21 luglio 2018

A seguito del cambio di proprietà della scorsa settimana, con l’assunzione del controllo del club da parte di Elliott, il Milan ha eletto oggi un nuovo Consiglio d’Amministrazione (il “Consiglio”) nel corso dell’assemblea degli azionisti tenutasi oggi a Milano e che segna l’inizio di una nuova era per il club. Il nuovo consiglio è composto da Paolo Scaroni, Marco Patuano, Franck Tuil, Giorgio Furlani, Stefano Cocirio, Salvatore Cerchione, Alfredo Craca e Gianluca D’Avanzo.

Con effetto immediato, Marco Fassone lascia la carica di Amministratore Delegato del club. L’attuale Consigliere Paolo Scaroni è stato eletto Presidente Esecutivo e assume ad interim il potere di sovrintendere alla gestione del club, fino alla nomina, a tempo debito, di un nuovo Amministratore Delegato che è stato identificato.

24 luglio 2018

AC Milan comunica l’esonero, con effetto immediato, del Sig. Massimilano Mirabelli dall’incarico di Direttore Sportivo e Responsabile dell’Area tecnica del Club. 

La direzione dell’area tecnico-sportiva verrà affidata a un nuovo manager che è  già stato identificato e verrà annunciato a breve.
Il Sig. Giuseppe Mangiarano è anch’egli stato sollevato, a partire da oggi, dall’incarico di Segretario Generale.

5 agosto 2018

Il nuovo corso di AC Milan è ulteriormente rafforzato dalla nomina di Paolo Maldini a nuovo Direttore Sviluppo Strategico Area Sport. Paolo è una leggenda vivente nella storia rossonera per la sua eccezionale classe, per il talento,  la leadership, la lealtà, e il suo record di successi, senza pari. Tali qualità giocheranno un ruolo determinante per far tornare il Milan alla grandezza che merita.


Il cognome “Maldini” tocca il cuore di tutti i milanisti, simbolo di una dinastia di dedizione e successo. La gloriosa storia della famiglia Maldini iniziò con l’indimenticabile Cesare, padre di Paolo, capitano della squadra che vinse la prima Coppa dei Campioni nel 1963. La forza dei Maldini è testimoniata dalla storica maglia rossonera numero 3, che è stata ritirata, e in futuro potrà essere indossata solo da altri Maldini.
La storia di Paolo nel Milan non ha eguali. Ha debuttato in serie A  a soli 16 anni, il 20 gennaio 1985. Nel corso della sua carriera da difensore, Paolo ha vinto 26 trofei: 7 campionati nazionali; 1 Coppa Italia; 5 Supercoppe italiane; 5 UEFA Champions League (giocando in 8 finali, un record che condivide con Francisco Gento); 5 Supercoppe europee; 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del Mondo per Club. Paolo si è ritirato alla fine della stagione 2008/09 e dopo 25 anni gloriosi in maglia rossonera, con  648 presenze in serie A, record assoluto, e 419 partite con la fascia da capitano. 

Paolo ScaroniPresidente di AC Milan, ha dichiarato: “Non ci sono parole per descrivere ciò che Paolo Maldini rappresenta per il Milan. E’ stato un privilegio vederlo giocare e vincere innumerevoli trofei in campo. Sono felice e onorato di lavorare con lui in questo suo nuovo ruolo. La leadership e l’esperienza  di Paolo saranno di grande beneficio per il Club, così come la sua passione e la sua energia. La nomina di oggi è un ulteriore segno dell’impegno di Elliott per costruire una solida base per un successo a lungo termine. Non sarà facile e ci vorrà del tempo, ma abbiamo obiettivi ambiziosi e l’arrivo di Paolo è un passo importante verso il ritorno al grande Milan“.

E’ stato un grande 2018. Un 2018 che ci ha liberato dal cinese, da Fassone, da Mirabelli e dalla corte dei miracoli al seguito. Grazie. E’ stato il momento più bello.

Milan – Spal 2-1: la partita tattica

29 Dicembre 2018, Stadio San Siro. Milan che torna ai 3 punti per l’ultima uscita del 2018, quinto a -1 dalla Lazio.

Formazione Milan
4-3-3 per Gattuso con Calhangolu mezzala sinistra e Castillejo ala, regolarmente in campo Suso, Abate per Calabria nei quattro dietro.

Formazione Spal
3-5-2 per Semplici che rinuncia a Lazzari, confermati Antenucci-Petagna in attacco.

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Possesso Milan, Spal diretta
Dall’avvio i rossoneri prendono possesso della metà campo avversaria denotando rispetto alle ultime uscite contro difese a 3 idee di gioco differenti nell’ultimo terzo di campo. Milan che imposta sfruttando al solito Rodriguez sul centro sinistra della difesa e coinvolgendo Calhanoglu da regista, ma a differenza delle precedenti uscite è chiaro che i rossoneri tentino di cambiare più velocemente il fronte d’attacco e sopratutto sulle fascie rossonere le principali novità: a destra Suso viene cercato anche con palloni nello spazio tra Costa e Bonifazi, soluzione che spesso mette in difficoltà gli uomini di Semplici che dovendo rincorrere non riescono a formare il 5-4-1 difensivo che vorrebbero, a sinistra Castillejo riportato nel suo ruolo naturale consente una migliore occupazione degli spazi offensivi restando largo e rendendo difficile agli ospiti il compito di creare densità centrale.
Molto coinvolto anche Kessie con profondi tagli laterali che fanno “lavorare” la difesa avversaria.

Risponde la Spal con un gioco più semplice e diretto, mancando Lazzari che rappresenta una delle principiali fonti di gioco spalline, gli uomini di Semplici si appoggiano direttamente su Antenucci e Petagna, il primo cerca l’allungo o cuce il gioco con i compagni, il secondo sfruttando la fisicità ha l’obiettivo di vincere i palloni alti e consentire ai compagni di andare a giocare le seconde palle.

I due gol nascono proprio da questi concetti, Spal in vantaggio con Petagna che vince il duello fisico con Romagnoli e trova una sfortunata deviazione dello stesso per battere Donnarumma, pareggio del Milan con Castillejo che va a contendere una palla gestita male dalla difesa sul centro sinistra rossonero e la piazza nell’angolo alto.

Calhanoglu
Fino a quando è stato schierato da mezzala (65esimo circa) il turco è stata la principale fonte di gioco rossonera, libero di poter scendere a prendere palla e cucire per i compagni si è rivelato molto importante per i continui cambi di gioco che hanno permesso al Milan di mettere in difficoltà l’assetto difensivo degli Spallini.
Importante in questo senso l’avanzamento di Castillejo ad ala, in quanto rispetto alle precedenti usciti ieri sera il coinvolgimento diretto del turco in regia non ha compromesso la presenza di un giocatore offensivo a sinistra.
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Fase difensiva Milan
Rossoneri che a tratti provano a ri-aggredire il pallone una volta perso, come nell’occasione del gol del pareggio, e questa è una delle principali e positive differenze rispetto al resto della stagione, per il resto rossoneri che si chiudono difensivamente nel solito 4-5-1 troppo passivo che costringe il Milan a perdere metri sul campo, allungando la squadra ed impedendo di mantenere costante il livello di pressione sulla difesa avversaria che così a spesso modo di riorganizzarsi e farsi trovare preparata.

Missiroli
Semplici nel secondo tempo da un chiaro compito al Missile, marcare a uomo Calhanoglu quando il turco si abbassa per iniziare la manovra e farsi trovare tra le linee per fornire un uscita palla alternativa ad Antenucci e Petagna.

Questa doppia e semplice modifica oltre alla scarsa pressione difensiva dei rossoneri spostano l’equilibrio del possesso palla, rallentando il Milan che non riesce più a trovare il ritmo del primo tempo.

4-4-2
La risposta di Gattuso è tornare al 4-4-2 con Cutrone per Castillejo e Calabria per l’acciaccato Abate.
Anche questo modulo viene sin da subito interpretato differentemente coinvolgendo molto di più le fasce, appena entrato Calabria viene servito nello spazio, sul cross dal fondo trova sul secondo palo il taglio di Calhanoglu ora esterno sinistro che assiste Higuain per il gol del vantaggio.
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Anche dopo il vantaggio l’applicazione resta positiva soprattutto dal punto di vista dell’occupazione degli spazi, con Cutrone o Higuain bravo ad uscire dal centro e cercare di cambiare gioco rapidamente su Suso e Calabria, impostazione dal basso differente che si basa di più sulla circolazione all’interno del quadrilatero formato dai due centrali difensivi più quelli di centrocampo allo scopo di permettere a Suso e Calhanoglu di restare alti e larghi.

Ciò in cui il Milan continua a peccare è l’intensità difensiva, molto bravo Bakayoko a comandare la salita delle linea a 4 per togliere campo agli uomini Semplici, ma alle sue spalle la difesa resta bassa creando uno spazio che diventa vitale quando la Spal cerca i palloni diretti per poter uscire e ripartire.
In aggiunta quando il Milan poco dopo l’80esimo non ha più avuto Higuain su cui far uscire palla si è esposto a pericoli gratuiti abbassandosi troppo e concedendo troppa iniziativa alla Spal.

Fenomenale Donnarumma nel recupero a negare a Fares il pareggio.
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Milan – Spal 2-1: Higuain ci salva dall’Abisso

Si è finalmente sbloccato Higuain e il Milan è riuscito a vincere una partita. Niente celebrazioni o prosopopee perché il gol è quello che un attaccante con quell’ingaggio deve fare. Non si può avere meriti particolari se si fa il proprio dovere – la notizia è che almeno oggi Higuain ha fatto il minimo sindacale che mancava da parecchie partite.

Il resto è un Milan che non è tanto diverso dall’ultimo tanto che la Spal pur tenendo meno palla esce da San Siro. Il match-report ufficiale parla di 11 tiri contro 9, di cui 6 a 4 in porta. Quello che non rimane è anche oggi Donnarumma ha dovuto salvarci con una delle sue parate. Occhio a parlare di problemi risolti perché i problemi ci sono ancora e sono ancora lì.

La Spal era forse andata in vantaggio in maniera immeritata ma tutto è stato pareggiato dal gol di Castillejo che arriva grazie ad un pressing alto più che una azione manovrata. Rientriamo però male nel secondo tempo dove col 4-4-2 a due linee dietro non riusciamo ad incidere. Arriva finalmente il gol con l’azione manovrata con Higuain – poi i difetti emergono e anche un paio di occasioni mancate non riescono a farcela chiudere.

Il resto è un vergognoso, scandaloso arbitraggio scientifico di Abisso. Già nel primo tempo i calciatori della SPAL facevano fallo sull’uomo che anticipava senza guardare minimamente il pallone. Ne esce poi un contropiede per loro che parte da fallo non fischiato su Bakayoko, un rigore clamoroso su tiro di Calhanoglu, un giallo vergognoso a Zapata poco dopo un fallo non fischiato ed una espulsione scientifica per Suso.

Non so se scoppierà una nuova calciopoli, ma cose strane si vedono. Si vede Bakayoko espulso a Bologna per aver fatto quello che a Pjanic – il cui numero di cartellini è diminuito dal cambio di maglia – è consentito ogni domenica. Si vedono partite pro-forma al limite del wrestling come Sampdoria-Juventus in cui il VAR che oggi non vede un fallo di mano va a controllare un fuorigioco di rientro molto al limite e dove viene regalato un rigore clamoroso.

Il Milan deve sicuramente tornare a farsi sentire sul piano politico perché con arbitraggi così sicuramente non arriverà al quarto posto. Non siamo ancora nella fase in cui possiamo essere più forti delle ingiustizie, come nel motto tanto caro all’ex-presidente. Quello che emerge sicuramente è che manca un trattamento equo con le altre grandi.

Dopo 19 giornate guardiamo quindi la classifica dell’andata – lascio agli esperti quelle dell’anno solare che contano tra zero e ancora meno (vedasi Napoli 2017). Il risultato dice oltre 30 punti, quindi il miglior girone dal 2012/13 dopo i 39 di Montella. Lì rimontammo addirittura nove punti sul terzo posto (39 della Lazio vs 30 del Milan) – qua ne basta uno perché siamo in lotta anche per demeriti altrui visto che un anno fa il quarto posto era a quota 40. Resto convinto, però, che l’avversario da guardare non sarà la Lazio ma sarà la Roma e che l’unico modo per arrivare quarti sarà quello di fare almeno 40 punti nel girone di ritorno – ovvero il miglior girone dal girone di ritorno 2012/13 ad oggi.

MILAN-SPAL 2-1
Milan (4-3-3):
 G. Donnarumma 7; Abate 6 (17′ st Calabria 6), Zapata 6, Romagnoli 5,5, Rodriguez 6; Kessie 6,5, Bakayoko 7, Calhanoglu 6,5; Suso 5,5, Higuain 6,5 (36′ st Borini sv), Castillejo 6,5 (17′ st Cutrone 6). A disp.: Reina, Laxalt, Zapata, Conti, Mauri, Bertolacci, Brescianini, Montolivo, Tsadjout. All.: Gattuso 6,5.
Spal (3-5-2): Gomis 6; Bonifazi 6, Cionek 6, Felipe 5,5; Dickmann 5 (1′ st Vicari 5,5), Kurtic 5,5, Schiattarella 6 (28′ st Valdifiori 6), Missiroli 5,5, Costa 6 (8′ st Fares 6); Petagna 6, Antenucci 6. A disp.: Milinkovic-Savic, Bonifazi, Simic, Everton, Viviani, Valoti, Paloschi, Floccari, Moncini. All.: Semplici 6.
Arbitro: Abisso
Marcatori: 13′ Petagna (S), 16′ Castillejo (M), 19′ st Higuain (M)
Ammoniti: Castillejo, Zapata (M); Kurtic, Schiattarella (S)
Espulsi: 43′ st Suso (M) per somma di ammonizioni

Milan – Spal: le ultime da San Siro

Di nuovo crisi. Niente gol da quattro partite, con tre 0-0 e la sconfitta 0-1 con la Fiorentina. L’occasione (l’ultima?) per ripartire è quella in casa con la Spal alle 20.30.

Diretta Dazn per l’ultima giornata d’andata, in una sfida che ha solo due precedenti recenti. 2-0 per il Milan a San Siro, 0-4 a Ferrara lo scorso anno dopo la promozione degli emiliani. Per i rossoneri torna una convocazione ampia a 24, di cui fanno parte di nuovo Conti, Suso e Borini. La classifica della Spal mette – per ora – al riparo la squadra di Semplici, sestultima con 17 punti a +4 sul Bologna di Inzaghi, che al momento occupa il terzultimo posto. Al centro di un blocco “salvezza” dove al momento basta meno di un punto a partita per salvarsi.

Conferma del 4-3-3 data per probabile da Gazzetta e Rai. G. Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Suso, Higuain, Castillejo. Risponde con un 3-5-2 Semplici: Gomis; Cionek, Felipe, Bonifazi; Dickmann, Missiroli, Valdifiori, Kurtic, Fares; Petagna, Antenucci. Ex della partita Petagna e le riserve Valoti e Paloschi, anche se il secondo in realtà non ha mai esordito in prima squadra. Sassuolo-Atalanta, Parma-Roma, Lazio-Torino e Empoli-Inter tutte in campo alle 15. A San Siro arbitra Abisso di Palermo, con Fabbri-Di Iorio al Var.

Il moralizzatore Allegri e la guerra agli ultras che nessuno vuole fare

Surrealismo puro. Il mercoledì di santo Stefano non si può definire diversamente con quanto successo tra Bergamo e Milano nell’arco di poche ore. A Bergamo è successo che la Juventus non ha avuto i soliti favorini – infatti non ha vinto. E come sempre quando la Juventus non vince i suoi tifosi ed i suoi tesserati straparlano di arbitraggi. E così vediamo Allegri tirare in ballo la partita con la Roma dove sono stati annullati due gol che dovevano essere annullati messi in mezzo come fosse un atto di lesa maestà.

Vediamo Marocchi a Sky – tv oramai sempre più di parte – dire che è assurdo che i giocatori dell’Atalanta facciano capanello intorno all’arbitro per chiedere l’ammonizione di Chiellini – ovvero ciò che i suoi beniamini in maglia bianconera fanno da anni. Ora, in tutta sincerità, l’allenatore di un club che ha diseducato mezza italia alla cultura della sconfitta e il cui presidente ha portato solo arroganza e disprezzo per tutto ciò che non è bianconero dovrebbe avere la decenza di stare zitto.

Che la Juventus debba chiudere il campionato prima possibile per concentrarsi sulla coppa lo ha capito qualsiasi tifoso dotato di un numero di neuroni enumerabile. Che l’allenatore di questo club parli di cambiare il calcio dopo che hanno sgamato il suo presidente con le mani in pasta con la n’drangheta nello smerciare biglietti e il suo responsabile della sicurezza fare entrare striscioni offensivi della memoria dei morti di Superga al derby è quantomeno ridicolo. Godetevi il vostro scudettino truffaldino ma abbiate la decenza di festeggiarvelo tra voi, in silenzio, senza disturbare l’italia sportiva facendo pure le vittime e gli offesi. Per cambiare il calcio, intanto, bisognerebbe sradicare il vostro abuso di posizione dominante. Non facile.

E così arriviamo alla sera. Inter-Napoli. Da dove partiamo? Dal morto o dai cori? Partiamo dai cori offensivi o razzisti. Vergognosi, punibili, tutto quello che volete – ma con un morto fuori dallo stadio e ultras di tifoserie che non c’entrano nulla con la partita come Nizza e Varese che si appostano per menarsi fuori dallo stadio il grande problema dell’Italia sono dei cori. L’unico giocatore preso di mira è Koulibaly – come fosse l’unico giocatore di colore del campionato. Se questi cori sono razzisti – allora devono esserlo sempre: quando sono allo Stadium si fa finta di non sentirli (tra cui il moralizzatore Allegri di cui sopra), quando invece sono a Balotelli allora lì non c’è un giornalista che sollevi il ditino, lì se li è meritati.

La verità è che su questi cori rimane una grandissima ipocrisia in ambo i sensi. Ci sono giocatori che se li lasciano scorrere addosso e ci sono giocatori che alla prima prestazione brutta o al primo errore o alla prima ammonizione li usano come scudo e come scusa. Ieri, ad esempio, Koulibaly è stato espulso per aver applaudito l’arbitro e ha detto che applaudiva ironicamente il pubblico. Una strumentalizzazione bella e buona. Sospendere la partita in caso di cori? E per quale motivo? Perché un insulto di questo genere è più grave di un epiteto sulla professione delle madri del calciatore o cori come Milano in fiamme (mai puniti, a differenza dei famosi lavali col fuoco). Quando si va a Napoli in trasferta – se si va, perché un sacco sono vietate – si finisce per andare in guerriglia in Iraq, entrando spesso in ritardo alla partita (ne è stato testimone Angelo qua da noi ad Agosto), ma il problema della violenza degli stadi sembra limitata ai tifosi del Napoli, improvvisamente diventati vittime.

Le grandi soluzioni per questi episodi? Saltata, per sfortuna (o sfortuna, ci avrebbe fatto molto comodo) l’ipocrita giornatina di sospensione del campionato per lavarsi la coscienza e ricominciare da quella dopo come se nulla fosse, ha pagato e pagato male l’Inter con due turni di chiusura dello stadio. Un po’ come se chiudessimo una banca per prevenire le rapine. In Italia c’è questa cultura diffusa di far pagare alla collettività le colpe individuali. Un po’ per non voler individuare i veri colpevoli, un po’ per un grande rito di espiazione collettiva. Il paese va male? I politici sono ladri. Non trovo lavoro? Devono darmi il reddito di cittadinanza. Si parte dalla scuola elementare con le note di classe quando due singoli fanno casino e la tradizione non si abbandona mai.

In Inghilterra, il 3 dicembre, in Arsenal-Tottenham, un tifoso ha gettato una banana in campo ad Aubameyang. Il tifoso è stato preso, messo in cella subito (gli stadi hanno le celle) e punito con un daspo a vita dagli stadi. L’8 dicembre invece è stato vittima di insulti razzisti Sterling – anche qua grazie alle immagini è stato prontamente trovato ed individuato il responsabile dell’accaduto. Era un manager, della British Telecom. Non solo lo hanno buttato fuori dallo stadio, ma ha perso anche il lavoro.

L’inter avrebbe dovuto individuare uno ad uno i responsabili di quei cori e punirli invece di nascondersi dietro a comunicati. Anche a costo di togliere l’abbonamento a 20mila persone. I posti sono nominali, numerati – e se al tuo posto c’è qualcun altro, vista la responsabilità individuale, al prossimo giro il biglietto lo prendi per un altro settore. Lo ha fatto il Real Madrid sradicando il tifo organizzato della curva. C’è voglia di combattere questo fenomeno in Italia? Ne dubito fortemente. Non ce n’è da parte arbitrale dove l’arbitro Gavillucci, unico a sospendere una partita per insulti razzisti è stato inspiegabilmente dismesso e oggi è tornato ad arbitrare ragazzini.

Ce n’è da parte delle società? Meno di zero. Le società ad oggi sono vittime di quell’abominio giuridico che è la responsabilità oggettiva e che le pone sotto scacco delle curve che possono minacciare di fare casino e far quindi chiudere settori, danneggiando incassi e/o risultati. Le società non possono nemmeno respingere i tifosi, facendo entrare allo stadio chi vogliono che entri e lasciando fuori chi non vogliono che entri in assenza di un provvedimento di un giudice.

In questo senso mi chiedo quale sia la posizione della società Milan sull’avere ancora nel proprio stadio il signor Lucci, diventato famoso per la foto con Salvini – è un 37enne capo ultras che pestò a sangue in un derby Virgilio Motta, tifoso interista, tanto da fargli perdere un occhio. Uno sorpreso a Sesto San Giovanni fuori da un Milan Club trattare 600 chili di droga con bande albanesi e calabresi tanto da prendersi un anno e mezzo – poi uscito con patteggiamento. Tanto da essere tranquillamente lì a Sassuolo-Milan a prendere a schiaffi un ragazzino che ha preso la maglia di Calhanoglu prima di lui. Che cosa ne pensa la società Milan del fatto che questo signore fosse presente alla festa della curva trasmessa anche dalla TV ufficiale?

Ora, capirete tutti che due cori non possono essere il problema e prima di punire quei due cori razzisti, c’è tutto un mondo da riformare. C’è da capire perché un padre di famiglia va a cercare di far risse prima di Inter-Napoli finendo travolto da un van – non il classico bravo ragazzo morto tragicamente in un incidente. Li si chiama ultras, ma vanno chiamati con il nome corretto: criminali. Non ci sono altre parole per descrivere chi va all’assalto di gruppi e bus rivali o spaccia nelle curve. Il calcio può e deve vivere bene anche senza questi gruppi, mai troppo veramente contrastati.

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E’ inutile continuare ad indignarsi quando accade qualcosa e poi fare finta di niente dalla settimana successiva. Lo stato e la federazione vogliono insieme alle società combattere il fenomeno? Benissimo, allora via la responsabilità oggettiva per ciò che succede fuori dallo stadio e via all’identificazione per ciò che accade dentro lo stadio, con decisioni delle società ancora prima di quelle della giustizia ordinaria. Si abbia il coraggio di provare a identificare e scardinare il branco in modo che le responsabilità ricadano sui singoli e che questi ultimi non possano più farsi scudo dietro al gruppo. Si diano pene lunghe e certe. 

La realtà rimane, però, che ad oggi le società sono vittime di questi gruppi e nulla possono. Chi ha cercato di dividere ed isolare – Galliani, Lotito, De Laurentiis è spesso stato fatto oggetto di contestazioni strumentali amplificate dai media senza alcuna ragione. Si sfrutti l’occasione per aprire una guerra a questi gruppi criminali e far diventare gli stadi dei luoghi sicuri per famiglie che già nel giorno del 26 dicembre hanno dimostrato di poterli e volerli riempire. Il calcio sopravviverà volentieri senza qualche coro e qualche coreografia.

Frosinone – Milan 0-0: la partita tattica

26 Dicembre 2018, Stadio Benito Stirpe. Un altro 0-0 per il Milan che conferma in questo ultimo mese tutti i dubbi espressi sinora sul proprio impianto di gioco.

Formazione Frosinone
3-5-2 per il Frosinone con Baroni che schiera Giglione quinto di destra e Pinamonti a supporto di Ciano in attacco.

Formazione Milan
Conferma il 4-3-3 Gattuso con Cutrone a sinistra ed il rientrante Musacchio accanto a Romagnoli. Castillejo per l’indisponibile Suso.

Schermata 2018-12-26 alle 17.10.00

Costruzione lenta
Avvio caratterizzato dal Milan che tenta di prendere il controllo del campo partendo dalla caratteristica costruzione dal basso che esce su Rodriguez e coinvolge Calhanoglu come regista.
Possesso lento dei rossoneri che trovano sbocco solo a destra su Castillejo, dal cui piede nascono le principali occasioni per i rossoneri ( un palo dello spagnolo su disattenzione di Sportiello ed una potenziale occasione non sfruttata da Cutrone).

Asimmetria
Il Milan che esce dal basso appoggiandosi a sinistra su Rodriguez e Calhanoglu cerca di attaccare solo a destra replicando gli stessi pattern visti con Suso in campo.
Cutrone in possesso da sinistra stringe centralmente vicino a Higuain che spesso arretra centralmente per legare maggiormente il gioco, Calhanoglu da mezzala non si allarga mai senza palla e Rodriguez staziona sul centro sinistra senza mai dettare il passaggio profondo, di fatto il Milan sovraccarica costantemente il centro destra senza mai utilizzare lo spazio di sinistra favorendo il compito difensivo al Frosinone.

I quinti del Frosinone
Applicazione semplice, ma attenta dei quinti da parte di Beghetto e Ghiglione che sono sempre ordinati e non abbassano mai troppo la loro posizione, mantenendo il Frosinone con un baricentro non troppo basso e sempre pronto a ripartire in velocità.

Sopratutto sul lato sinistro del Milan dove i rossoneri non attaccano mai Ghiglione gode di spazio a disposizione per alzarsi rapidamente o farsi trovare pronto per pericolosi inserimenti in fase di transizione.

Molti cambi, poca sostanza
Secondo tempo caratterizzato da diversi tentativi di Gattuso di sovvertire lo stallo, passando dal 4-3-3 al 4-4-2 al 3-5-2 finale con l’inserimento di Conti e Laxalt ed a tratti Calhanoglu più avanzato dietro le punte.
Di fatto nonostante i diversi cambi di forma i rossoneri hanno continuato costantemente a cercare lo sfondamento centrale con uno scarso utilizzo delle corsie laterali, annotando 0 alla casella cross dal fondo nonostante l’impiego di due punte di ruolo e replicando concettualmente gli errori commessi a Bologna.

Da sottolineare che l’occasione migliore creata dai rossoneri e non raccolta da Higuain è nata dall’unica volta che gli uomini di Gattuso hanno trovato un pallone arretrato dalla linea di fondo campo.
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Scivolamento difensivo
Milan sbilanciato nel finale con i quinti Conti e Laxalt disattenti senza palla, rossoneri salvati da Donnarumma su Ciano, ma che hanno dovuto subire almeno due pericolosissime ripartenze del Frosinone.

Frosinone – Milan 0-0: la pazienza è finita, Gattuso vattene

Cosa deve succedere ancora per vedere sulla nostra panchina un allenatore degno di tale nome? Dal 1984 il Milan non rimaneva a secco per quattro partite di fila in campionato. Una cosa inaccettabile quando giochi contro Ciofani e Masiello. Abbiamo assistito ancora una volta ad un primo tempo impalpabile e vergognoso dove i nostri uomini altro non han fatto che continuare a passarsi la palla in difesa senza mai impensierire veramente il Frosinone. Non certo il Real Madrid.

Il Milan esce dallo Stirpe con una occasione pulita e con Donnarumma migliore in campo. Non so cosa altro debba succedere perché un allenatore vergognoso venga messo alla porta prima che un esonero tardivo ci costi il quarto posto come l’anno scorso. Da inizio anno siamo passivi, non abbiamo un gioco – le poche vittorie sono state soprattutto frutto di giocate di Suso che calato nell’ultimo mese ha fatto scomparire il Milan.

Abbiamo avuto una sola occasione, quella con Higuain che tira alto. Abbiamo ridotto uno dei migliori nove a fare il centrocampista per via del baricentro alto che continuiamo a tenere inutilmente. Avrei scritto le medesime cose su Gattuso anche qualora fosse arrivato quel gol perché l’atteggiamento del Milan oggi continua ad essere inadeguato e vergognoso.

Gattuso, da vero milanista, dovrebbe smetterla e dare le dimissioni oggi stesso così come fece dopo quello 0-3 di Verona. Certo, senza amici in dirigenza e con un contrattone fino al 2021 è molto più difficile. Abbia la decenza di capire che non siamo a Pisa e che bisogna giocare per vincerle le partite, sempre. Se la classe stecca la colpa è del maestro: ho visto Donnarumma rimproverare compagni perché non erano pronti a ricevere palla al volo dopo una parata e questo la dice lunga sul suo momento.

Se il Milan vuole arrivare quarto, Gattuso lo caccia oggi. Donadoni, Guidolin, Wenger… chiunque può arrivare è un gigante della panchina al suo confronto. Mi stupirei se Paolo Maldini volesse continuare a difendere lo scempio visto oggi per salvare il posto di un amico. Leonardo si assuma le sue responsabilità – ne ha già tante per aver svenduto Bacca per questo Castillejo, per di più con conguaglio a sfavore. Caro Leonardo – caccialo o vattene: farlo quando il quarto posto sarà a dieci punti non servirà a nulla.

FROSINONE – MILAN 0-0

FROSINONE (3-5-2): Sportiello; Goldaniga, Ariaudo (32′ st Salamon), Krajnc; Ghiglione (29′ st Zampano), Chibsah, Maiello, Cassata, Beghetto; Ciano, Pinamonti (35′ st Ciofani). A disp.: Bardi, Molinaro, Gori, Soddimo, Sammarco, Brighenti, Cassata, Campbell, Besea. All.: Baroni.

MILAN (4-3-3): Donnarumma; Calabria (29′ st Conti), Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Castillejo (29′ st Laxalt), Higuain, Cutrone. A disp.: Reina, Antonio Donnarumma, Mauri, Zapata, Montolivo, Abate, Simic, Halilovic, Tsadjout, Torrasi. All.: Gattuso.

ARBITRO: Guida di Torre Annunziata.

NOTE: Ammoniti: Ghiglione, Crisetig (F); Donnarumma (M). Recupero: 1′ pt, 5′ st.