Il caso Higuain spiegato bene

Ci siamo! Ecco il momento che presto o tardi sarebbe arrivato. La vicenda Higuain ha sdoganato il vedovame calabrese che non vedeva l’ora di attaccare l’attuale dirigenza rossonera. Colpevole – secondo i nostri amici – di aver promesso a Gonzalo Higuain il riscatto dal prestito e di non aver mantenuto le promesse. Higuain si sentirebbe quindi tradito dal vile gesto e avrebbe chiesto la giusta cessione. Peccato che – come sempre accade dal racconto distorto di chi ha fatto passare Suso per un bidone e Calhanoglu per un top player per fini politici – i fatti non stiano così.

Punto primo: il 28 dicembre 2018 Paolo Maldini ha detto pubblicamente che con Higuain e Bakayoko il Milan è stato chiaro sin dall’inizio: la qualificazione in Champions League era vincolante. Chi sono io per dubitare della parola di Maldini? Non poteva essere altrimenti e non poteva essere sconosciuta la situazione al giocatore per tre semplici parole: Fair Play Finanziario. Basta masticare un minimo di matematica per capire che il Milan solo dalla Champions League poteva ottenere quei soldi.

Punto secondo: il problema Higuain nasce da lontano. Nasce di preciso il 26 luglio 2016 quando la Juventus firma Higuain per una cifra fuori mercato, pagando oltre 90 milioni di clausola e firmando un quinquennale a 7.5 netti al giocatore. Tanti soldi, troppi. La Juventus sa benissimo che in quel momento Higuain serve per vincere la Champions League subito – l’obiettivo fallisce a Cardiff perché come sempre capita l’argentino raramente è decisivo quando conta. Si arriva quindi al girone di ritorno dello scorso anno dove nella Juventus campione di tutto col gioco migliore della Galassia Higuain segna solo sette gol – uno in più del girone di andata col Milan. Di questi tre sono nella partitella in famiglia col Sassuolo.

Avere ovviamente i media a tuo favore fa sì che dell’argentino non ne si parli negativamente come in questo periodo. La realtà è però ben diversa e ci racconta che Higuain è sul viale del tramonto – e non da quest’estate ma da un anno. Alla Juventus arriva Ronaldo (spoiler: tra due anni si troveranno nuovamente con lo stesso problema, anche quel contratto è fuori mercato per loro) e va trovato il pollo a cui affibbiare Higuain. In estate non c’era nessuna squadra – nessuna – che voleva prendersi un 31enne sul viale del tramonto a 55 milioni e stipendio di almeno 7.5. Questa è l’unica verità ed unico motivo per cui Higuain finisce al Milan.

E’ stata la Juventus a portare Higuain al Milan, in ginocchio, e dovendo sacrificare Caldara. Sono riusciti a rimandare di almeno un anno l’ammortamento pesantissimo e non pagare un anno di ingaggio – 33 milioni lordi risparmiati a bilancio. Proprio di tale spesa il Milan non poteva e non doveva farsi carico in un momento delicato – ma il Milan aveva da risolvere l’eguale grana Bonucci. In sostanza nulla di tutto questo sarebbe successo se si fosse giocato un anno fa con la coppia Zapata-Romagnoli – ma ormai il colombiano passa mediaticamente per scarso.

Il Milan ha tolto alla Juventus una bella gatta da pelare – ed è un fatto grave perché l’unico modo di provare a chiudere il gap è che questi signori paghino tutti i contrattoni fuori mercato che fanno per prendere i giocatori fino all’ultimo centesimo. Higuain si è trovato fuori dalla Juventus ed è andato nell’unica squadra che si è offerta di prenderlo in quel momento, con un 25% di ingaggio in più per il disturbo. Appena si sono aperte le possibilità di andare al Chelsea, inesistenti in estate ed inventate al solo fine di alzare il prezzo, ci si è fiondato.

Qualcuno dice che Higuain non segna per il gioco del Milan. E’ una parziale verità ed è vero che tra i motivi per cui l’argentino vuole andare via ci sono frizioni sul modo di giocare nate già a fine settembre. Eppure i dati WhoScored dicono che in serie A Higuain quest’anno fa 3.7 tiri a partita, di cui 2.2 nell’area di rigore. Alla Juventus l’anno scorso ne aveva 2.9 di cui 1.9 nell’area di rigore mentre in quello prima 3.5, di cui 2.6 nell’area di rigore. Il Milan sta addirittura migliorando i tiri di Higuain rispetto ad un anno fa – è lui che continua a sbagliarli.

La spiegazione è semplice: la Juventus è una squadra che lascia spesso spazi alle avversarie facendogli credere di poter segnare per poi colpire e ripartire quando queste si scoprono. Appena segnato, poi, bus davanti alla porta e gestione. Al massimo qualche contropiede. Il Milan deve invece stare molto più nella metà campo avversaria perché non ha quella difesa e quell’intesa per ripartire in velocità – ecco perché, paradossalmente, Higuain tocca più palloni e va più al tiro.

Se il problema fosse il solo gioco del Milan non avremmo Cutrone che segna quanto e come l’argentino. Ad oggi non c’è differenza tra le due punte – anzi sì: Cutrone si inserisce da dietro ed è più abile nel gioco aereo. Il Milan si trova quindi tra l’incudine ed il martello: riscattare il giocatore o perdere 18 milioni. E’ arrivata quindi l’offerta del Chelsea di Sarri – e dico, per fortuna è arrivata l’offerta del Chelsea di Sarri. Togliere questo Higuain fosse anche solo per puntare su Cutrone aumenta le possibilità del Milan di finire nelle quattro ma aumenta soprattutto la futuribilità dei conti e la possibilità di prendere giocatori rivendibili che facciano rientrare dall’investimento fatto.

Non è un caso, quindi, che in età di FFP giocatori con una età pesante vadano ora o in Cina o in america o – comunque – fatichino ad essere rivenduti ad alte cifre. Sarà molto difficile che Higuain vada al Chelsea – personalmente non do molte chances all’operazione che toglierebbe il problema al Milan, proprio per la politica degli over 30 nei blues. Qualora andasse in porto mi auguro quindi che la società provi a costruire senza scorciatoie, cercando di portare giocatori buoni ma allo stesso tempo mantenendo un monte ingaggi con tetto di 4-5 milioni fino al raggiungimento della Coppa.

Il player-trading con Elliott e Gazidis sarà una novità a cui dovremo presto abituarci – a patto di comprare degni sostituti, da oggi, nessuno è incedibile. Nemmeno Suso o Romagnoli. Quello che fa sorridere è vedere certi ratti che a Mirabelli avrebbero dato due anni uscire dalla fogna e usare questa vicenda per attaccare Leonardo – l’unico che sa come dirigere una squadra di alto livello e che ha fissato un principio che deve essere sacro e inalienabile: mai più prime donne, nessuno è più importante del Milan. Se qualcuno pensa di esserlo, quella è la porta. Se lo ricordino bene anche i tifosi del Milan che vendono le proprie terga di fronte al primo campione di turno.