Milan – Udinese 1-1: urge una scossa, Gattuso dimettiti

Ennesimo capolavoro giniano dopo la sconfitta col Benevento: pareggio casalingo contro un Udinese che veniva da tre sconfitte consecutive fuori casa e che è riuscita a finalizzare un contropiede in casa nostra da calcio d’angolo mentre era in situazione di vantaggio. Questo Milan è una vergogna da veder giocare: lento e con giocatori che non sanno cosa devono fare. Il solito svarione difensivo ci costa un cambio con l’infortunio di Donnarumma – stavolta – e ci permette di non partire sotto. Non basterà.

Ma partiamo dal modulo di oggi. Cambio quasi interessante per dare una soddisfazione ai centroquattristi che ripetono a cantilena che ‘Suso è il problema del Milan’. Si è visto infatti un grande gioco a San Siro, oggi – spumeggiante. Brasile 70 scansati. D’altronde non puoi fare altrimenti quando in campo hai Biglia – l’unico regista al mondo che fa passaggi all’indietro. Come scrissi nelle pagelle di metà stagione l’unica cosa buona che ha fatto è stata infortunarsi e qualcuno lo voleva pure titolare per una prestazione buona contro l’ultima in classifica. Il problema è che siccome l’allenatore ha litigato prima con Montolivo perché gli ha detto che preferiva Conte e poi con Kessie per la scenata al derby, oggi gioca Biglia. E quando gioca Biglia, l’avversario gode.

Non c’è solo Biglia – passiamo ai terzini. Per fortuna ha giocato Abate che sembra uno dei pochi in grado di fare qualche verticalizzazione in avanti. Il problema è che sull’altra fascia tra Rodriguez, Laxalt e Pistorius quest’ultimo ha le gambe migliori. Completa la rosa il solito Calhanoglu che ormai è diventato la versione turca di Borini, incapace di fare un cross o un passaggio in avanti ma nonostante tutto a qualcuno che crede che il calcio sia atletica piace perché corre e si sbatte. Conclude la collana Musacchio che è tornato titolare e infatti torniamo a prendere un gol a partita. Personalmente ogni cessione di questi giocatori rappresenta uno scudetto vinto.

Ciò nonostante mi rifiuto di credere che non si possa fare un calcio migliore dello schifo che abbiamo visto oggi, che abbiamo visto a Genova e che abbiamo visto al derby. Mi rifiuto di credere che giocatori pagati fior di milioni e che altrove hanno performato siano diventati incapaci di fare un passaggio all’indietro e che giochino con un timore che non può essere trasmesso da altri che dal tecnico. Persino Montella ha tirato fuori del gioco con una rosa peggiore di questa facendo un buon girone d’andata.

E’ evidente che vi siano motivazioni tecniche e di preparazione anche e soprattutto perché questa squadra ha seguito per filo e per segno quanto fatto un anno fa. Ha gestito male le rotazioni e le energie fisiche dei giocatori prosciugandoli. Il tutto nascondendosi dietro alibi di tifosi ingenui incapaci di vedere oltre la punta del proprio naso e trincerandosi dietro vittorie a culo di rimpallo mentre il Sassuolo dominava a San Siro in undici contro dieci. Il tutto con questi facinorosi che si permettono di dire che non tifano Milan coloro che chiedevano di più con analisi oggettive. Vi siete illusi per un terzo posto che era demerito altrui e non merito nostro come appariva evidente dalla quota dei punti.

Gattuso vuole portare il Milan in Champions? Non può. Non è capace. Non è un allenatore. Non è nemmeno libero di testa col pensiero più alla prossima stagione che a questa. Se veramente ci tiene a portare il Milan in Champions League si dimetta e lasci la panchina del Milan. Ci lasci con un allenatore che non fa giocare Biglia, che rimette Zapata o prova Caldara al centro della difesa. Che se Calhanoglu sbaglia tre cross su tre lo panchina. Che insegni a giocare di prima, in avanti, in velocità. Che insegni a battere i corner e a difendere su di essi. Che non metta fuori vita natural durante i giocatori con cui litiga quando servono.

Purtroppo abbiamo Gattuso e per vedere calcio vero a Milano sperabilmente dobbiamo aspettare finisca la stagione. Nel mentre De Zerbi, Giampaolo ma anche Gasperini riescono a creare calcio con rose peggiori ma al Milan non si può: ci vogliono per forza undici campioni – nessuno adattato, nessuno fuori ruolo. Altrimenti il tecnico non ha responsabilità. Sono passati quasi cento giocatori negli ultimi otto anni, tutti scarsi? Certo, grande responsabilità ce l’ha chi ha peggiorato la rosa spendendo 230 milioni – anche più di questo allenatore.

La stagione è finita qua e solo in sede di mercato capiremo cosa abbiamo buttato via e cosa si poteva raggiungere con un cambio in panchina a Gennaio.

MILAN – UDINESE 1-1

MILAN (4-3-1-2): G.Donnarumma (11’pt Reina); Abate (23’st Calabria), Musacchio, Romagnoli, Laxalt; Bakayoko, Biglia, Calhanoglu; Paquetà (41’pt Castillejo); Cutrone, Piatek. A disposizione: A.Donnarumma, Zapata, Caldara, Strinic, Rodriguez, Bertolacci, Mauri, Borini, Suso. Allenatore: Gattuso.

UDINESE (3-4-3): Musso; Opoku, De Maio, Samir (1’st Wilmot); ter Avest (10’st Okaka), Fofana, Behrami (31’st Mandragora), Zeegelaar; Pussetto, Lasagna, De Paul. A disposizione: Nicolas, Perisan, Micin, Badu, Ingelsson, Teodorczyk. Allenatore: Tudor.

ARBITRO: Banti.

MARCATORI: 44’pt Piatek (M), 20’st Lasagna (U).

NOTE: Recupero: 4’pt-4’st. Calci d’angolo: 7-5 per il Milan.

Sampdoria – Milan 1-0, la partita tattica

30 Marzo 2019, Stadio Ferraris

Formazione Sampdoria
Sala, Colley e Ronaldo Viera per gli indisponibili Bereszynsky, Tonelli ed Ekdal, Ramirez dietro le punte con Defrel accanto a Quagliarella nel 4-3-1-3 di Giampaolo.

Formazione Milan
Triangolo di centrocampo inedito per Gattuso che schiera contemporaneamente Calhanoglu, Bakayoko e Biglia, Castillejo rileva il turco come esterno sinistro.
Paquetà in panchina.

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Classico avvio Sampdoria
La Samp ,da copione, parte fortissimo, portando grande aggressività sul portatore di palla sino ai difensori avversari, il Milan prova a giocare palla, ma dopo 40″ Donnarumma commette un grave errore nella scelta della traiettoria calciando proprio sul piede aperto di Defrel che ribatte in rete l’1-0.
Samp che spinge forte alzando 5 uomini sul possesso rossonero, con Viera e le due mezzali a coprire il secondo ricevitore e l’uscita sui terzini, mentre Ramirez e le punte si occupano dei centrali e dell’uscita sul mediano.

In possesso attacca in prima battuta con 5 uomini con le mezzali predisposte a dare ampiezza in attesa che a seconda del lato di attacco arrivi anche il terzino di riferimento, alternativa con appoggio lungo su una delle due punte che si allarga mentre l’altra dopo essere venuta incontro taglia verso il centro.

Reazione Milan
Il Milan ha serissimi problemi ad uscire dal primo pressing Doriano, rischiando di subire almeno altri due gol da questa situazione, denotando una propria caratteristica negativa già evidenziata nei due derby.

Dal 25′ i rossoneri trovano uscite più pulite con Bakayoko vicino a Biglia e riescono a veicolare con ordine la palla sulla sinistra e poi trovando Calhanoglu centralmente oltre la prima linea di pressing avversario, riuscendo così a far arretrare l’altissima linea doriana ed a creare i primi potenziali pericoli giocando palla scoperta contro la linea, sfruttando la difficoltà delle mezzali di Giampaolo di poter coprire sia esterno che interno, come al 30′ quando da pallone costruito a sinistra, Bakayoko allarga velocemente su Suso, che libero di andare all’1vs.1 rientra sul sinistro e costringe Audero al miracolo.
Sempre dubbio l’apporto dei terzini rossoneri, che non portano ampiezza, ma quando salgono o non vengono sfruttati o sbagliano malamente i cross.

Tentativo di pressing rossonero
Sulla rimessa in gioco avversaria dal 35′ rossoneri provano a portare pressing alzando i propri avanti più Bakayoko, ma come evidenziato più volte il movimento non è sincrono e colpisce come la linea difensiva resti molto bassa, dando modo abbastanza facilmente alla Samp di trovare con il pallone lungo l’appoggio per uscire e saltare la prima linea rossonera.

Calabria-Rodriguez
Come nel Derby arriva il cambio tra i due con l’ingresso di Conti a destra, segnale che Gattuso non si fida dell’apporto che può dare lo svizzero quando serve spingere.
Nonostante la maggiore ampiezza in fase offensiva il Milan rischia nuovamente il raddoppio quando Murru trova un pallone profondo dalla 3/4 per il taglio di Defrel che al volo calcia sopra la traversa.
Tornano ad essere pericolosi i rossoneri quando rapidamente muovono palla su Suso, trovandolo in velocità prima del raddoppio, salta in 1vs.1 Murru e sul suo tiro pericolosa deviazione di Colley.

Passaggio al 3-4-1-2
Milan molto sbilanciato con Conti molto alto a destra, difesa a 3, Castillejo largo a sinistra e Paquetà davanti alla coppia Bakayoko Calhanoglu e dietro alle punte, ma ad essere pericolosa è sempre la Samp, che sfrutta il lato destro sguarnito del Milan con Quagliarella che su un pallone che sembrava perso colpisce la traversa mancando l’ennesima occasione per raddoppiare.
Difesa a 3 nuovamente bucata all’80’ da Linetty che lancia Defrel in diagonale, ma il francese calcia su Donnarumma.

Unici squilli offensivi quando Paqueta organizza il possesso davanti al centrocampo per distribuirlo sia lateralmente su Conti che trova Cutrone sia in verticale per Piatek, ma rossoneri troppo sbilanciati e incapaci di riconquistare la palla tramite pressing o contro-pressing per poter dare continuità al proprio sforzo.

Conclusioni
Il Milan di Gattuso soffre il pressing, non lo sa portare e quando deve rischiare di più si sbilancia solo numericamente senza aumentare la pericolosità del proprio gioco.

Classica partita organizzatissima della Samp di Giampaolo, pressing sul primo possesso e linea alta, possesso basso lento e ordinato per dare modo ai terzini di alzarsi e alle mezzali di allargarsi prima di accelerare con gli attacchi.
Il pressing forsennato sulla costruzione avversaria è fondamentale a Giampaolo per smascherare i limiti difensivi del proprio modulo a pressione saltata.

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Sampdoria – Milan 1-0: Orsato da Vinovo ferma un brutto Milan

Avrei potuto partire parlando della formazione di Gattuso o dell’errore di Donnarumma. Ne parleremo dopo perché la vergognosa prestazione di Orsato che nega due rigori netti – uno per tempo – passa in primo piano.
Sono il primo a dire che abbiamo giocato male e non ci si deve attaccare agli arbitri, ma chi lo dice stasera non è uno sportivo, solo un grosso idiota. Si può vincere giocando male una partita, si può vincere con un rigore se c’è – Empoli-Juventus di questo campionato, non quella di oggi ma la gara d’andata – né è l’esempio lampante. Il Milan per quanto visto in campo meritava quantomeno il pareggio: per quanto visto in campo oggi ovvero una squadra messa in campo male e che ha giocato peggio. Figuriamoci al meglio delle possibilità.

La società che vede ad oggi fischiati la miseria di due rigori a favore in tutto il campionato, che vede un capitano con sei ammonizioni a carico di cui cinque per proteste non può più continuare a stare zitta. Nel primo tempo per poco Quagliarella non raddoppia facendo fallo su Bakayoko – anche lì tutto regolare. Sempre nel primo tempo c’era un altro rigore netto per fallo di mano, anche qua tutto a posto. I rigori al Milan si regalano solo all’avversaria ed è strano sentire dire che non c’erano dopo aver visto quello su Politano due settimane fa.

Tolta la partentesi arbitrale passiamo allo schifo in campo. Partiamo dal gol subito – che decide la partita. Colpa di Donnarumma? No, colpa dell’atteggiamento. Donnarumma è una vittima di questo sistema che prevede un numero di retropassaggi al portiere superiori al necessario – ogni tanto scappa la cazzata, l’ultima volta scappò ad Empoli – o meglio, l’ultima volta che l’abbiamo pagata e non è finita fuori. E’ inammissibile che il Milan da un anno a questa parte soffra il pressing alto e non abbia trovato soluzioni per eluderlo.

La formazione ha fatto il resto: Bakayoko fuori ruolo per far giocare il pessimo Biglia, Calhanoglu a centrocampo e Castillejo dal lato sbagliato. Non è un caso che entrato Paquetà – che è l’unico che verticalizza – la squadra sia migliorata. Male l’uscita di Suso che come sempre si prende le colpe dell’invasione della Polonia ma intanto anche stasera è stato l’unico a creare qualcosa con il tiro pericoloso parato da Audero e l’assist per Musacchio deviato da Vieira in corner. Con buona pace dei centroquattristi che continuano a menarcela con il dieci che non sa battere un corner come migliore in campo e la buttano in vacca con la faida Galliani/Mirabelli – a proposito, ha trovato lavoro Rocco Maiorino prima di lui. Non mi sorprende, essendo più competente.

Non mi sorprende, se vogliamo dirlo, nemmeno la vittoria della Sampdoria che ha di fatto ingabbiato il Milan dove è più debole – ovvero nel pressing. Il Milan così come nel derby è rimasto incapace di costruire l’azione con una linea davanti ed una dietro e si è rifugiato troppo nel solito retropassaggio inutile. Nei cross disastroso Rodriguez e ancora troppo solo Piatek. Occorre avere il coraggio di cambiare un sistema di gioco che non può essere dato per scontato per via delle cinque vittorie consecutive – quattro con squadre di bassa classifica.

Ora – le notizie che avevo promesso in giornata. E’ successo qualcosa di grave in società dopo il derby – probabilmente ingerenze di Leonardo nell’ambito tecnico e Leonardo e Gattuso sono ora ai ferri più che corti. La notizia è arrivata evidentemente a qualche giornalista visto che oggi si tornava a parlare di Gattuso in bilico. La vera notizia è che Gattuso darà le dimissioni a fine anno in caso di primi quattro posti mentre attenderà l’esonero in caso di piazzamento superiore al quarto. Non si sa l’allenatore anche se lo stesso tecnico è più che convinto che Leonardo sia trattando con Conte – che però in questo momento ci risulta più vicino ad Inter e Juventus e sgradito a Maldini. A questo aggiungiamo uno spogliatoio che si sta spaccando sulle scelte tecniche con qualche frangia di scontenti.

Credo che Leonardo dovrebbe prendersi la responsabilità – da dirigente – di esonerare un allenatore di cui lui non si fida e che rimane controvoglia. Con che spirito Gattuso può allenare nelle ultime partite? Come reagirà lo spogliatoio? Ci si può fidare di un allenatore che l’anno prossimo potrebbe essere alla Roma di Mirabelli – magari in CL? Si può pensare che remi nella stessa direzione del suo dirigente e che magari non preferisca il ‘muoia Sansone con tutti i filistei‘? Occhio – se il Milan non dovesse andare in Champions League quest’anno i problemi nel progetto di Elliott sono più che seri. Lo sa Orsato, che da buon sicario stasera ha eseguito gli ordini dei mandanti.

SAMPDORIA – MILAN 1-0

SAMPDORIA (4-3-1-2): Audero; Sala, Andersen, Colley, Murru; Praet, Ronaldo Vieira (34′ st Jankto), Linetty; Ramirez (21′ st Saponara); Quagliarella (42′ st Gabbiadini), Defrel. A disposizione: Belec, Junior Tavares, Tonelli, Ferrari, Sau, Rafael Cabral, Bereszynski. Allenatore: Giampaolo

MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez (1′ st Conti); Biglia (26′ st Paquetà), Bakayoko, Calhanoglu; Suso (19′ st Cutrone), Piatek, Castillejo. A disposizione: Reina, Zapata, Laxalt, Caldara, A. Donnarumma, Borini, Kessié, Abate, Bertolacci. Allenatore: Gattuso

ARBITRO: Orsato di Schio

MARCATORI: 1′ pt Defrel

NOTE: Ammoniti: Ronaldo Vieira, Praet (S), Suso, Castillejo, Bakayoko, Musacchio (M). Recupero: 1′ e 5′. Calci d’angolo: 10-5 per il Milan

Sei punti, otto gol: le prime due dell’Italia

Finlandia e Liechtenstein erano le prime due vere chiamate dell’Italia di Mancini dopo la partentesi Nations League. L’Italia ne esce tutto sommato bene anche se bisogna dire che nemmeno con Ventura queste partite erano un problema. Partite che in un sistema decente non si dovrebbero nemmeno giocare in favore di un sistema con leghe, promozioni e retrocessioni che portino le prime automaticamente al torneo maggiore – ma finché la UEFA ci tiene al fatto che San Marino e compagnia vadano in giro a fare le figuranti, questo abbiamo.

L’Italia è sicuramente più forte di quella di Ventura anche e soprattutto per via di una nuova generazione che si sta affacciando e lasciando, comunque, ottimi giocatori in Under 21. Inutile dire che Calabria e Cutrone ci stavano benissimo in questa nazionale ed è facilissimo capire la non-convocazione del secondo in due partite in cui qualsiasi attaccante avrebbe fatto la sua porca figura: la Juventus e Raiola hanno la precedenza. Mancini fa e farà convocazioni che fanno discutere – anche spesso fuori dalla realtà del campionato: bastano due partite buone nel periodo giusto, nel bene o nel male.

C’è poco da dire a livello tattico da queste due partite: Mancini sta provando la difesa a tre in fase di possesso palla col terzino di destra bloccato mentre salgono Spinazzola o Biraghi. Mancini sta recuperando la qualità del palleggio con Verratti e ripescando Sensi e Jorginho. Nella fase di non-possesso si cerca subito il contro-pressing invece di arretrare per ripartire da posizione avanzata. C’è ancora troppa lentezza nel terzo offensivo e ovviamente tutto questo andrà riconsiderato con avversari più all’altezza. Il meglio che ci può portare questo girone saranno Grecia e Bosnia e con due posti non dovrebbe esserci lo stesso problema del girone di Ventura dove il primo è finito in mano alla Spagna.

Piccola chiosa sul campionato: Lazio-Udinese, che a termini di regolamento si doveva giocare tra Lazio-Roma e Fiorentina-Lazio, ovvero alla prima data utile, è stata rinviata di una settimana nel momento in cui la Lazio si è accorta che avrebbe dovuto giocare prima di Milan-Lazio di campionato. Mi chiedo perché solamente al Milan è stato fatto disputare un derby dopo la partita della Juventus con la scusa della prima data utile.

Italia – Liechtenstein: le ultime dal campo

Dopo il successo all’esordio con la Finlandia (2-0) l’Italia torna in campo alle 20.45 (diretta Rai 1) per la seconda giornata delle qualificazioni a Euro 2020. Avversario il Liechtenstein, ritrovato dopo la campagna fallita per Russia 2018.

9 gol in due partite, 5-0 qui e 0-4 a Vaduz, nei due precedenti più recenti. Quando, cioè, si sperava ancora nella qualificazione in Russia e anzi si puntava a segnare più gol possibili (prima del 3-0 subito dalla Spagna). Da allora è cambiato il ct, con Mancini preceduto dal breve intermezzo di Di Biagio “prestato” dall’Under 21, e sono cambiati anche diversi interpreti: Buffon e De Rossi si sono ritirati dalla nazionale, dentro tanti “nuovi” a partire dal posto di titolare a Gigio Donnarumma.

4-3-3 verso la conferma, con qualche cambio rispetto alla Finlandia per Mancini. Donnarumma; Spinazzola, Bonucci, Romagnoli, Biraghi; Sensi, Verratti, Barella; Bernardeschi, Quagliarella, Kean il probabile undici. Nel Liechtenstein i due nomi più noti sono il portiere e capitano Peter Jehle e il centrocampista dell’Empoli Marcel Buchel. La nazionale alpina ha perso 0-2 all’esordio con la Grecia ed è ad oggi 181° nel ranking mondiale: punti da non fallire nella partita di Parma, arbitrata dal russo Kirill Levnikov.

Milan – Inter 2-3, la partita tattica

17 Marzo 2019, San Siro. L’Inter si aggiudica il Derby n°170 e torna al terzo posto in classifica.

Formazione Milan
Gattuso conferma il suo undici con Bakayoko al posto di Biglia.

Formazione Inter
Spalletti recupera Brozovic accanto a Gagliardini e Vecino, Martinez in attacco al posto del non convocato Icardi.

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Problemi di pressing Milan
Avvio dai ritmi elevati sopratutto per merito dell’Inter che prende l’iniziativa e cerca di mettere sotto i rossoneri, il Milan tenta di rispondere ai cugini andando in pressing sulla difesa nerazzurra, ma la pressione dei rossoneri come evidenziato in stagione è organizzata male e gli uomini di Spalletti escono facilmente sulla corsia destra generando la rapida azione che si conclude con il vantaggio dell’Inter siglato da Vecino.

Per tutto il primo tempo il Milan sceglie di andare in pressione nella metà campo avversaria sbagliando però sistematicamente il tempo di uscita e permettendo all’Inter di saltare facilmente la prima linea avversaria.

Triangolo mobile Inter
Come nella gara d’andata Spalletti gioca molto con il triangolo di centrocampo, Gagliardini scende e si affianca quasi a Brozovic, mentre Vecino si alza per andare a ricevere nello spazio alle spalle di Paquetà, causa gli errori nelle scalate in avanti del Milan l’uruguayano è libero di ricevere palla indisturbato e di scambiare in velocità con Politano o Perisic creando difficoltà alla fase difensiva rossonera che non riesce mai a compattarsi.

Pressing Inter
In non possesso Inter che passa al 4-4-1-1 con Vecino sottopunta sempre pronto a ricevere le transizioni per poi raccordare velocemente con le ali o con il mobile Martinez, la posizione di Vecino gli permette di dover coprire meno metri non tornando sempre sulla linea mediana e può dedicarsi attivamente a dettare il costante pressing dell’Inter sulla costruzione rossonera aiutato centralmente anche dalla salita di Gagliardini, oltre a Perisic e Politano, mentre Brozovic sale sistematicamente per chiudere le linee di passaggio centrali alle spalle del pacchetto di pressione nerazzurre.

Milan
Il Milan fatica a costruire un possesso efficace, Gattuso varia la forma dei suoi passando ad un 4-4-1-1 con Paquetà o Calhanoglu dietro Piatek, ma la forma non varia la sostanza dei rossoneri che non dispongono di un attacco posizionale efficace e le cui transizioni vengono stroncate sul nascere dal contro-pressing nerazzurro.
Unico pericolo costruito dai rossoneri è un volo di testa di Paquetà su cross di Calabria in una delle rare occasioni in cui il terzino si è sganciato.

Rossoneri che però commettono molti errori anche in fase di non possesso, oltre alle uscite errate nei tentativi di pressing la linea difensiva resta sempre bassa, generando una squadra lunga ed alimentando lo spazio in cui Vecino va a ricevere palla e da cui alimenta l’attacco nerazzurro.

Gattuso rischia tutto
Dopo 10′ in cui le due squadre si rispondono con due gol da piazzato, sul 1-2 Gattuso dopo aver già tolto Paquetà per Castillejo inserisce Cutrone per Rodriguez, spostando Calabria a sinistra e Kessie terzino destro, in un 4-4-2 molto offensivo con Chalanoglu accanto a Bakayoko e Suso Castillejo come esterni.

Rossoneri che prima di segnare nuovamente su sviluppi da piazzato devono nuovamente pagare la moneta del pressing sbagliato, l’Inter esce a sinistra su Asamoah e si trova la metà campo libera per schiacciare la difesa rossonera occupando con ordine ed in velocità tutti e cinque i corridoi del campo, il recupero di Castillejo genera il rigore che Martinez trasforma.

Conclusioni
Gattuso stesso nell’immediato post-partita conferma di conoscere le difficoltà del Milan nell’uscita alta, attribuendole a caratteristiche singole dei giocatori, resta quindi il dubbio sul perché abbia regalato almeno un’ora di gara e le situazioni da cui sono nati 2 dei 3 gol subiti alla ricerca di un improbabile uscita alta.

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Milan – Inter 2-3: Gattuso regala un altro derby

Una partita indecente parzialmente recuperata con la solita fiammata finale. Un Milan che è sceso in campo per chiudere il discorso Champions e si è trovato ad iniziare la partita con la solita flemma e la solita calma piatta iniziale delle ultime partite. L’Inter ha iniziato subito forte con pressing alto e portando molti uomini in area, un po’ come la Juventus con l’Atletico conoscendo i nostri punti deboli. Il risultato è che il primo tempo è un 1-0 Inter facilmente intuibile con l’Inter che si è divorata altri due gol. L’Inter è entrata in campo per giocare un derby, il Milan no e cosa ancora più grave il Milan è stato messo sotto nella stessa maniera in cui è stato messo sotto all’andata.

Abbiamo resuscitato i morti. Per battere l’Inter non ci voleva poi tanto – ci è riuscito l’Eintracht, ci è riuscito il Cagliari, ci è riuscito il Torino. Ci vuole corsa e ci vuole pressing che abbiamo subito invece di fare. Il Milan è sceso col solito copione che con Sassuolo e Chievo e i gol su rimpalloni e mischie varie ti può andare bene, con l’Inter no. Quale squadra della Champions League, dal Real Madrid al Bate Borisov fa un gioco del genere? Ma nemmeno il Chievo. Partiamo da questo – partiamo da una squadra totalmente passiva che attacca con pochissimi uomini e tira fuori le palle solo quando è costretta ad attaccare e l’avversario glielo concede.

La partita di oggi si poteva leggere e si poteva vedere – se lo si voleva fare – nelle vittorie contro Chievo e Sassuolo. Se invece ci si è voluti trincerare dietro il ‘rosikate kattusoh è terzoh‘ ecco che il risultato del derby appare sorprendente ma così non è. L’atteggiamento dell’entrata in campo nel primo tempo e nel secondo tempo è gravissimo ed è figlio del timore, della paura insinuata dall’allenatore a questa squadra attraverso un gioco eccessivamente passivo e di difesa. L’Inter ha mille problemi, soprattutto con le piccole, ma Spalletti a differenza di Gattuso sa preparare queste partite perlomeno sul piano dell’intensità – e vedrete che farà bene anche le prossime contro Lazio, Atalanta e Roma più facili da preparare per l’Inter rispetto a quelle col Cagliari.

Se vai in campo senza un piano tattico o se vai in campo pensando di avere due risultati su tre queste partite non le vinci mai. E’ chiaro mai come oggi che le vittorie contro piccole sono più merito dei colpi individuali di Piatek anche e soprattutto considerato che il Milan segnava molto più degli expected goals creati. Non è un caso che la ripresa del secondo tempo è figlia soprattutto della ripresa di Suso – pessimo nel primo.

Male Romagnoli, colpevole di due su tre gol subiti. Male Rodriguez ad ogni derby uomo in più dell’Inter. Male Calhanoglu che passa per fenomeno per ‘averci provato’ come un Borini qualunque ma i suoi palloni erano tutti tentativi di giocata individuale senza coinvolgere i compagni o tirando a caso da fuori. Ma il vero responsabile di questa disfatta non stava in campo ma in panchina.

Questa sarà una partita che lascerà contraccolpi pesanti sul piano psicologico e sarà una partita dopo la quale avremo un calendario molto difficile. Potrebbe essere il Game Over in un senso o nell’altro: la speranza è che dietro – dove vedo molto bene la Lazio – qualcuno crolli perché i settanta punti con le nostre sole forze non siamo in grado di raggiungerli. Comunque vada il Milan a fine stagione non può continuare con questo allenatore in grado di far ben figurare pure il Bate Borisov e mi aspetto che una dirigenza competente come l’attuale lo sappia benissimo.

Il quarto posto con questa Lazio lanciata rimane molto, molto difficile. E passa sicuramente per una ristrutturazione della squadra ed un gioco che non passi dalla solita marea di retropassaggi al portiere, lo zero pressing sull’avversario, gli esterni che non crossano e la punta abbandonata a se stessa. Passi da un gioco insomma degno di quello di una squadra che vuole andare in Champions League ed ambire a rimanerci. E al momento non vedo come Gattuso sia in grado di produrlo.

P.s. ci avevano raccontato che lo spogliatoio era unito. Sapevamo che era una balla, ma stasera si è visto in mondovisione.

MILAN – INTER 2-3

MILAN: G. Donnarumma, Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez (dal 57′ Cutrone); Kessiè (dal 69′ Conti), Bakayoko, Paquetà (dal 45′ Castillejo); Suso, Piatek, Calhanoglu. A disp.: A. Donnarumma, Reina, Abate, Caldara, Conti, Laxalt, Zapata, Bertolacci, Biglia, Borini, Castillejo, Cutrone. All.: Gattuso

INTER: Handanovic; D’Ambrosio, De Vrij, Skriniar, Asamoah; Gagliardini, Brozovic (dal 73′ B. Valero), Vecino (dal 91′ Ranocchia); Politano (dal 84′ Candreva), Lautaro Martinez, Perisic. A disp.: Padelli, Berni, Ranocchia, Cedric Soares, Dalbert, Borja Valero, Keita, Candreva. All.: Spalletti

AMMONITI: 13′ Brozovic (I); 31′ Rodriguez (M); 66′ Romagnoli (M); 79′ Vecino (I); 80′ Suso (M); 88′ Conti (M).

ESPULSI: Nessuno

MARCATORI: 2′ Vecino; 51′ De Vrij (i); 57′ Bakayoko (M): 68′ Lautaro (M): 71′ Musacchio (M)

RECUPERO: 2′ p.t.; 6′ s.t.

Milan – Inter: il 223° derby ufficiale

Esclusiva Sky per un derby tutto esaurito da giorni. Il Milan cerca di riscattare l’andata contro un’Inter reduce dall’eliminazione in Europa con l’Eintracht di giovedì.

Ci si arriva tra urla al complotto per la partita in casa del Chievo e scusa pronta per la miriade di assenze tra i convocati dell’Inter: non rispondo solo perché per trarre conclusioni aspetto la fine del campionato. Ma per ora è un chiaro segno che non siamo più la squadra che arrivava 10° o 7°, esclusa per quattro anni dall’Europa, e infatti tutti si scatenano. Poca serenità in casa Inter, però: assente Icardi per le ben note vicende, la squadra di Spalletti arriva con 19 giocatori contati alla super sfida. Fuori Miranda, Nainggolan e Joao Mario. In casa rossonera invece si rivedono Caldara e Zapata tra i convocati.

Conferme in blocco per Gattuso con: G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Paquetà; Suso, Piatek, Calhanoglu. Conti, Biglia e Cutrone in panchina. 4-2-3-1 per l’Inter con: Handanovic; D’Ambrosio, De Vrij, Skriniar, Asamoah; Vecino, Brozovic; Politano, Gagliardini, Perisic; Martinez. Dopo le sconfitte di Roma, Torino e Fiorentina, vanno tenute d’occhio in chiave europea Lazio-Parma e Atalanta-Chievo alle 15. A San Siro arbitrerà Guida, con Calvarese-Vivenzi al Var.

Chievo Verona – Milan 1-2, la partita tattica

9 Marzo 2019, Stadio Bentegodi. Rossoneri che confermano il terzo posto dopo 90′ a luci ed ombre a Verona.

Formazione Chievo
De Carlo cambia gli esterni difensivi e sceglie la coppia Meggiorini Stepinski in attacco.

Formazione Milan
Numerose le novità di Gattuso, Conti per Calabria e Laxalt per Rodriguez. A centrocampo spicca Biglia per Bakayoko, in attacco Castillejo per Calhanoglu.

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Densità centrale Chievo
Il Chievo in non possesso si schiera con i 3 avanti del 4-3-1-2 di Di Carlo andare densità centrale, con Stepinski e Meggiorini a livello dei centrali rossoneri e Giaccherini quasi stabilmente a uomo su Biglia, per poi ripiegare su due fila da 4 e da 5 a ridosso dell’area.

Rossoneri che muovono quindi palla in difesa orientandone l’uscita su Conti o Laxalt e portando il possesso su Suso che è quasi obbligato alla classica giocata sul secondo palo, perché Conti non va in sovrapposizione e non crea movimento per liberare lo spagnolo, sulla corsia sinistra Castillejo molto mobile appare però isolato per la mancanza di supporto da parte di Laxalt, lo spagnolo si alterna con Paquetà, ma Milan è lento nel muovere la palla ed impreciso nei cambi di gioco non sfruttando quindi la potenziale superiorità numerica sulle corsie laterali data dal modulo di De Carlo quando deve velocizzare il possesso.

Clivensi che se in difesa posizionale ripiegano su due ordinate linee davanti all’area di rigore ripartono con decisione alzando entrambi i terzini e la mezzala pronta ad allargarsi sul lato della palla, mentre l’altra è pronta ad inserirsi nella zona del secondo palo.

Di fatto le prime occasioni dei rossoneri e della partita nascono prima da un’errore in uscita del Chievo, con il Milan che sfrutta male una transizione 2 vs 1, e poi dalla punizione che Biglia trasforma magistralmente alla mezz’ora dopo il fallo subito da Paquetà all’altezza della lunetta.

Scarsa aggressività difensiva
Come contro il Sassuolo, la reazione e la gestione del vantaggio da parte dei rossoneri non è positiva, gli uomini di Gattuso scelgono di ripiegare al solito su due linee davanti all’area, ma evidenziano nuovamente una pericolosa mancanza di aggressività sul portatore di palla avversario e scarsa attenzione agli scivolamenti laterali, aspetti che erano invece in netto miglioramento.
A difesa schierata Leris è libero di controllare e crossare dalla trequarti senza subire pressione, dove l’altra mezzala Hetemaj si inserisce su Conti incornando la rete del pareggio, con 9 Rossoneri immobili ad assistere.

Le ragioni del possesso sterile rossonero
Il pareggio di Hetemaj resetta la partita riportandola allo stallo iniziale, dove il Milan denota lunghe fasi di possesso arretrato che sfocia con estrema lentezza in situazioni di attacco posizionale sterili con Suso spesso lasciato solo e poco supportato da Conti, sul lato opposto Castillejo viene dentro al campo ed in fascia Laxalt resta arretrato per un Milan che raramente da ampiezza alla manovra, congestionando le già presidiate corsie centrali.

Non è un caso che al 55′ sia la transizione e non il possesso a dare il vantaggio ai rossoneri che possono sfruttare la difesa clivense aperta per condurre velocemente ed efficacemente su Suso, lo spagnolo è rapido a cercare il taglio centrale di Castillejo e Piatek, sull’errore di entrambi la palla arriva a Calhanoglu che rimette in mezzo per lo spagnolo che assiste la conclusione vincente di Piatek.

Gattuso passa al 4-2-3-1
I cambi di Gattuso sono volti ad agire proprio nel limitare i difetti sopraesposti per consolidare il risultato e gestire meglio il vantaggio , Calhanoglu è molto più a proprio agio di Paquetà nell’andare a giocare largo quando Castillejo si accentra e Calabria in questa fase della stagione sembra garantire garanzie maggiori di Conti sopratutto in fase difensiva.

Sul campo il Milan passa dal 4-3-3 ad un quasi inedito 4-2-3-1 dove Calhanoglu, Castillejo e Suso hanno grande libertà di movimento dietro Piatek e possono muoversi in zone meno congestionate in quanto il Chievo è più sbilanciato in avanti.
Rossoneri che costruiscono un paio di buone occasioni per la terza rete vanificate prima da Piatek e poi da Kessie.

Conclusioni
Rossoneri che solidificano la propria identità in vista del derby in cui dovranno difendere il terzo posto.

Gattuso insiste nel possesso basso per cercare di far alzare la difesa ed attaccare poi lo spazio in velocità, riuscendoci solamente in parte anche a causa dei troppi errori individuali dei suoi uomini quando è necessario velocizzare l’azione.

Da rivedere la capacità di attacco posizionale dei rossoneri, ovvero a difesa avversaria schierata, gli uomini di Gattuso attaccano spesso senza il supporto costante dei terzini, con pochi uomini e sfruttando quindi poco le corsie laterali, favorendo in queste situazioni la difesa avversaria che riesce facilmente a creare densità centrale.

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Chievo – Milan 1-2: i rosicant

E’ il momento di rispolverare una rubrica storica del blog, quella dei ‘rosicant‘. Di seguito, il peggio delle perle giallorossobianconerazzurre sulla partita di ieri. Buona lettura

https://twitter.com/CieloNore/status/1104490655571738624
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https://twitter.com/aleny1010/status/1104494560594546694
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https://twitter.com/inter2010treble/status/1104489123140825088
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Ma il vincitore di serata è – senza dubbio – lui

Speriamo che questi appuntamenti si ripetano nel corso della stagione…

Chievo – Milan 1-2: altri tre punti col minimo sforzo

Prosegue il trend dell’ultima partita con un Milan che giochicchia, malino nel primo tempo ed in crescita nel secondo – ma alla fine, che è ciò che conta, si portano a casa i punti anche per colpa della caratura dell’avversario. Il Milan sbanca Verona riuscendo nel proprio intento di farlo con un po’ di turnover – turnover riuscito egregiamente in fase offensiva, dove Biglia esce da migliore in campo insieme a Castillejo – meno in fase difensiva dove Conti è colpevole sul primo gol e fa rimpiangere Calabria – spero che almeno adesso tutti abbiano capito perché quest’ultimo è il titolare visto che Conti non sa difendere.

La partita odierna è stata la miglior partita in rossonero di Lucas Biglia che ha segnato su punizione e comunque specie nel secondo tempo ha aiutato la squadra e creato gioco. Nonostante tutto, però, il non avere Bakayoko è pesato visto che senza il francese si è tornati a prendere gol come era già successo in passato prima che entrasse nei titolari. A Gattuso sbrogliare il bandolo della matassa.

Le chiavi del miglioramento del secondo tempo sono stati sicuramente Suso e Castillejo – il tifoso un po’ ignorante o sempliciotto giudicherà negativamente la partita del primo in quanto priva di gol o assist ignorando che Suso è riuscito a servire tre palloni, uno sul gol ciccato da Castillejo, uno mangiato da Piatek ed un’altro – il più clamoroso – da Kessie.

Ora inizia il bello perché il calendario nelle prossime cinque vedrà Inter, Sampdoria, Udinese, Juventus e Lazio. Il Milan si gioca la Champions League in questo frangente di stagione – uscisse davanti la strada sarebbe in discesa, ripida. Occorrerà sicuramente un piccolo miglioramento nella solidità difensiva e sul piano del gioco visto che il piano tattico continua ad essere quello di segnare su prodezze individuali e cercare di non prendere gol. La corsa e la determinazione sono quelle che ci possono far colmare il gap.

P.s. un saluto agli amici interisti e romanisti: non esiste alcun fallo di Piatek sul gol del 2-1 come è sembrato – anche a noi – in diretta. Piatek prova a fare una sforbiciata senza colpire il giocatore il quale salta addosso al polacco. Giusto convalidare. Mi chiedo poi, dopo Roma-Torino e Roma-Milan, a che titolo abbiano il coraggio di parlare di arbitri i romanisti.

CHIEVO – MILAN 1-2

CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino; Depaoli, Andreolli, Bani (43′ st Pucciarelli), Barba; Leris, Dioussé (32′ st Kiyine), Hetemaj; Giaccherini; Stepinski, Meggiorini (32′ st Djordjevic). A disposizione: Grubac, Rossettini, Vignato, Piazòn, Caprile, Frey, Jaroszynski, Burruchaga, Cesar. Allenatore: Di Carlo

MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Conti (19′ st Calabria), Musacchio, Romagnoli, Laxalt; Biglia, Kessié, Paquetà (9′ st Calhanoglu); Castillejo, Piatek, Suso (39′ st Borini). A disposizione: Caldara, Cutrone, Strinic, A. Donnarumma, Bertolacci, Montolivo, Abate, Reina, Bakayoko. Allenatore: Gattuso

ARBITRO: Pairetto di Torino

MARCATORI: 31′ pt Biglia (M), 41′ pt Hetemaj (C), 12′ st Piatek (M)

NOTE: Ammoniti: Giaccherini, Sorrentino, Hetemaj (C), Conti M). Recupero: 1′ e 5′. Calci d’angolo: 4-1 per il Chievo

VAR e media, due pesi e due misure

Non si può non partire dagli episodi che hanno contraddistinto il weekend calcistico, ovvero i falli su Piatek e Ronaldo che hanno contraddistinto Milan-Sassuolo e Napoli-Juventus. Non si può non vedere come in entrambi gli episodi vi sia stata una diversa disparità di trattamento in campo e nel commento. Il rosso a Consigli arriva dopo due minuti di controllo al VAR e tra i mugugni generali – a partire da Adani nel postpartita – che tentano di derubricare un rosso clamoroso a simulazione del polacco che avrebbe potuto, senza quel fallo, agilmente saltare il portiere e concludere a rete.

Sarebbe stato tutto bello se domenica sera non ci fosse stata Napoli-Juventus dove Meret commette un fallo simile per sanzione su Cristiano Ronaldo. Il portoghese, a differenza di Piatek, non viene nemmeno toccato. Var? Nemmeno a parlarne, il rosso è diretto e non si controlla. Segue un imbarazzo generale a Sky Sport durante il replay dove Marchegiani tenta di convincere lo spettatore a casa che il fuoriclasse portoghese, attualmente con più indagini per stupro a carico che Champions League vinte (anche queste silenziate), sia stato toccato da qualche parte quando invece si è limitato a saltare Meret.

Ronaldo simulatore? Guai a parlarne, il simulatore è solo Piatek. Se l’episodio è a favore della Juventus allora si va a cercare nei meandri del libretto del regolamento. Regolamento che prevede quindi siano entrambi rossi ma non può esistere alcuna casistica per cui lo sia quello a Meret senza che lo sia quello a Consigli come invece si vuole far passare.

Il doppiopesismo in campo sta diventando evidente: Milan-Empoli, per ogni gol del Milan si controlla il VAR attendendo ogni crisma dell’ufficialità prima della convalida, si sa mai che ci sia un Cutrone che interferisce passivamente sul gol di Borini – ad esempio. Ricorda il periodo dello scorso campionato in cui mentre la Juventus a Cagliari giocava a volley con Bernardeschi al Napoli ogni gol veniva scandagliato per cercare qualcosa che lo invalidasse. Anche ieri sera niente sui gol bianconeri, nessun controllo, si riparte subito – il rigore per il Napoli invece viene vivisezionato minuziosamente.

Quando l’episodio in campo è però a favore del Milan – penso al rigore su Suso a Roma, penso alla Supercoppa con Kessie e il rigore su Conti – al VAR non ci si va nemmeno e i replay spariscono. Sabato sul risultato di 1-0 Piatek è stato vistosamente abbattuto in area come potete vedere nel replay qua sotto. Nessuna menzione, nessun replay addizionale, niente VAR. Così è più facile nel postpartita dimenticarsi persino dell’esistenza dell’episodio.

Non c’è solo un diverso metro in campo ma c’è anche e soprattutto un diverso metro mediatico. Tutti ricordiamo Sky Sport che scandaglia ogni minimo replay sabato sera per cercare qualche tocco di mano di Musacchio per provare a far passare il gol come irregolare. Lo stesso giochino fatto per Cutrone in Milan-Lazio dell’anno scorso che ha fatto passare un gol irregolare un gol totalmente regolare secondo le normative vigenti – e la prova ne è proprio il fatto che la FIFA tali normative le stia cambiando in modo che dal 1° luglio 2020 non si possa segnare di mano nemmeno involontariamente (quindi, prima, si poteva).

Non dimentichiamo le scenette dopo Fiorentina-Inter dove la posizione sul gol di Vecino è dubbia, così come l’annullamento del gol della Fiorentina – ma si parla solo di un rigore finale come fosse la cosa più scandalosa del campionato e ne parla lo stesso studio che ha derubricato in fretta e furia il rigore solare di Kolarov su Suso che potrebbe decidere la lotta CL come ‘un normale fallo di gioco’. Anche qua, quando il rigore però è per l’inter si prende il libretto delle regole alla mano e si va ad inventare il fallo di polpastrello.

Se per i media c’è veramente poco da fare è assurdo che gli arbitri siano riusciti ad usare il VAR con un evidente doppiopesismo in maniera più o meno fiscale a seconda della squadra. Basti vedere ad esempio cosa hanno combinato ad una delle poche squadre di coda che se la gioca sempre con la Juventus e non ha fatto l’acquisto più costoso della propria storia per il Cerri o Mandragora di turno, ovvero la Spal – tra Sampdoria e Fiorentina. Quella che era la disparità di giudizio sul singolo episodio è diventata una disparità di fiscalità del controllo da parte di una classe arbitrale che ormai non è più credibile – e per non tirare in ballo la solita Juventus, basti vedere cosa combina Jack O’Melly quando arbitra la Roma del suo idolo Totti. E’ l’ora di mandare arbitri stranieri in Serie A.

Per quanto riguarda la linea politica di certe emittenti, invece, occorre sempre tenere a mente le parole di Federico Buffa dopo il ritiro da Sky Calcio Show. Capiamo benissimo a quale squadra darebbe molto fastidio un Milan in Champions League viste le possibilità di sviluppo ed investimento per i tifosi nel mondo che altre non hanno nonché il nuovo ranking per i diritti TV che ridistribuisce parte del ricavato anche in base alla storia Europea (e no, comprarsi Ronaldo non fa salire in questo ranking). La concorrenza va eliminata sempre alla base, non bisogna lasciare spazio nemmeno per i dettagli – vedasi Suso e la Supercoppa. D’altronde lo ha raccontato bene Ilaria d’Amico con quel ‘noi della Juve’ dopo la partita di andata e ‘settimana prossima gioca la nostra Juve’ dopo le partite della settimana prima.

La fortuna è che non abbiamo avuto, in questo weekend, episodi contro di cui lamentarci altrimenti sarebbe arrivato – puntualmente – il solito Nicchi a dire che è tutto a posto e che il Milan deve stare zitto. Tutto questo ci fa capire che la qualificazione CL non basterà e che Elliott deve riconquistare pian piano un potere politico perso negli ultimi anni per scalare un sistema che attualmente prevede Agnelli presidente ECA con tanto di interferenza sul designatore, Christillin in FIFA e Michele UVA in FIGC – tra gli altri. C’è da scalfire il monopolio dell’informazione, a piccole picconate, come quelle di Fabio Capello dopo Atletico-Juventus.

Milan – Sassuolo 1-0, la partita tattica

2 Marzo 2019, Stadio San Siro. Il Milan sale al terzo posto dopo 90 minuti contro il Sassuolo.

Formazione Milan
Nessuna novità nell’undici titolare di Gattuso.

Formazione Sassuolo
Molte novità nel 4-3-3 di De Zerbi, con Demiral centrale che spinge a sinistra Peluso, Sensi mezzala con il veterano Magnanelli in mezzo, Boga sull’ala sinistra con Djuricic ad agire come falso 9.

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Milan in ampiezza
L’avvio di gara evidenzia un Milan che cerca l’ampiezza nel giro palla per disordinare la retroguardia avversaria, si nota un Paquetà larghissimo a ricevere spesso con i piedi sulla linea laterale liberando lo spazio centrale per Calhanoglu che da quella posizione cerca il taglio di Piatek o l’apertura su Suso sul lato opposto.

Sassuolo attento
Conferme sull’atteggiamento senza palla dei neroverdi, come contro l’Inter anche con i rossoneri rinunciano alla pressione alta e si schierano in un 4-1-4-1 con Magnanelli tra le due linee. L’intento di De Zerbi abbastanza chiaro è quello di coprire la profondità contro una squadra che con Piatek la cerca molto spesso.
Il capitano sassolese è molto importante sotto questo aspetto in quanto è rapido a scivolare tra Demiral e Ferrari quando l’ex Samp viene attirato lateralmente dall’inserimento profondo di Kessie.

In costruzione Sassuolo sbilanciato a destra con Lirola che spinge molto senza palla, mentre Peluso stringe centralmente per un impostazione a 3 con Boga lasciato in attacco a giocarsi l’1 vs 1 con Calabria, Sensi è sempre attento a smarcarsi lateralmente ricevendo palla tra le linee al di fuori dello schermo di Bakayoko, mentre Djuricic scende a tessere gioco dando il tempo ai compagni di alzarsi ed inserirsi.

Possesso lento quello del Sassuolo, che sviluppandosi per vie centrali si sposta a sinistra su Boga, l’unico dei 3 davanti ad attaccare la profondità, che punta Calabria facendo abbassare molto la linea difensiva per poi spostare la palla rapidamente sul lato opposto dove Berardi entra per lasciare a Lirola la possibilità di andare all’1 vs 1.
Sulla destra De Zerbi sfrutta molto anche il gioco prodotto dall’intera catena, con lo spagnolo che sfrutta il triangolo tra Berardi ed il terzo uomo Sensi per attaccare il fondo.
Sassuolo che su questo asse alza il ritmo dell’incontro, con il Milan pericolosamente molto basso pochi minuti prima del vantaggio dei padroni di casa su calcio d’angolo.

Gestione vantaggio Milan
Milan deficitario nella gestione del vantaggio, con la squadra di Gattuso che come contro la Lazio commette molti errori tecnici nel terzo offensivo non riuscendo più come nella battute iniziali a mantenere il pallone e dando agli ospiti la possibilità di ripartire ed alzare il baricentro del possesso e quindi la pressione sulla difesa.

Completamente da rivedere l’attenzione posta dal Milan alla posizione di Boga, mentre Berardi e Djuricic vengono verso la palla alzando la difesa rossonera, il giocatore del Chelsea è sempre rapido ad attaccare lo spazio sfruttando anche lo spazio che gli crea Locatelli quando si allarga, per un Sassuolo che spezza il proprio possesso con rapide imbucate sull’esterno, rossoneri salvati dal fuorigioco.
Rossoneri incerti nel consolidamento del possesso che permettono al Sassuolo di restare in partita.

Falso “falso nueve”.
Il Sassuolo a tratti fa tutto veramente bene mancando però di incisività offensiva, Djuricic è nella posizione del falso nove, ma finisce per giocare più da trequartista posizionandosi direttamente nella posizione del 10 facendo mancare il movimento ad arretrare nel quale possano inserirsi in velocità i compagni.
Di fatto il Sassuolo ha un uomo in più tra le linee che aumenta la qualità del palleggio, ma è privo della possibilità di andare a riempire velocemente quello spazio.

Al 73′ De Zerbi toglie proprio il serbo inserendo Matri per cercare di gestire meglio la profondità.
3 minuti dopo è proprio l’ex centravanti dei rossoneri a ricevere in verticale oltre Romagnoli impegnando Donnarumma sul primo palo.

Gestione della superiorità numerica
A metà ripresa con il Sassuolo molto alto una verticalizzazione improvvisa lancia Piatek verso Consigli, pessima lettura del rimbalzo da parte del portiere che è costretto ad un intervento sporco sul polacco che gli costa il rosso.
Nonostante l’uomo in più il Milan non consolida il possesso, limitandosi ad un possesso basso che non sfocia mai concretamente nella metà campo avversaria, sia per i troppi errori tecnici sia perché il Milan tiene pochi uomini oltre la linea della palla.

Conclusioni
L’identità del Milan di Gattuso è chiara, contro squadre dalla chiara organizzazione preferisce la gestione di lunghe fasi di difesa posizionale e sporadiche transizioni che tentare di andare a chiudere la partita con un possesso efficace.

Atteggiamento opposto del Sassuolo, con De Zerbi che non rinuncia mai a cercare la superiorità attraverso il consolidamento del possesso su chiare e precise linee guida.

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Milan – Sassuolo 1-0: sorpasso a fatica

Si, lo so: che palle, siamo terzi, state zitti, godetevi il risultato. Io festeggio per la partita e festeggio per la vittoria, ma non ci sto a vincere giocando così. La differenza essere milanisti e tifare un’altra squadra è che al Milan non basta vincere ma bisogna guardare anche come si vince. Abbiamo giocato una partita orrenda in casa col Sassuolo undicesimo in classifica che ha finito con la palla tra i piedi in dieci contro undici, in casa nostra, col 55% di possesso a San Siro e 14 tiri in porta a 11. E’ chiaro che se questo terzo posto si vuole conservare dopo 38 giornate una partita così non si può più giocare da qua alla fine.

Il centrocampo oggi è stato fermo perché ha floppato Bakayoko e Paquetà non ha fatto bene. Si è giocato su Kessie che non era in condizioni fisiche – ci ha parzialmente salvato Suso che è tornato sopra la sufficienza ritornando a scodellare palloni in area. Rimane il fatto che le occasioni pericolose si limitano all’autogol su angolo e al gol divorato da Kessie oltre al contropiede che ha portato al rosso. C’è da dire che fuorigiochi a parte l’unica vera occasione per il Sassuolo è stata parata dal solito super-Donnarumma. La morale è che come sempre possiamo soffrire, ma ci basta segnare per vincere. Almeno in queste partite.

La partita può forse lanciare qualche campanello d’allarme a livello fisico vista la terza partita in otto giorni che probabilmente ci conferma che la miglior cosa che ci è capitata è stata l’uscita dalla Coppa che con questa rosa non eravamo in grado di giocare. Di infrasettimanali ne avremo ancora almeno due tra quello di campionato e la semifinale di ritorno con la Lazio, speriamo di non pagarli e speriamo che la gara di oggi non evidenzi un calo fisico.

Non vincevamo quattro partite di fila proprio da questo periodo un anno fa. Arrivammo a cinque prima di Juventus ed Inter che aprirono la crisi. Bisognerà quindi passare prima a Verona, poi testa al derby che deciderà un bel pezzo di questo campionato. Quello che è certo è che partite come quella di stasera anche se portano punti pesanti debbono essere l’eccezione per una squadra come il Milan.

MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessiè, Bakayoko (11′ st Biglia), Paquetà (28′ st Castillejo); Suso, Piatek (39′ st Cutrone), Calhanoglu. A disposizione: Montolivo, Borini, Conti, Abate, A. Donnarumma, Bertolacci, Strinic,, Reina, Laxalt. Allenatore: Gattuso

SASSUOLO (4-3-3): Consigli; Lirola, Peluso, Ferrari, Demiral; Sensi, Magnanelli (23′ st Pegolo), Locatelli (18′ st Bourabia); Berardi, Djuricic (29′ st Matri), Boga. A disposizione: Scamacca, Di Francesco, Lemos, Adjapong, Babacar, Odgaard, Magnani, Rogerio, Sernicola. Allenatore: De Zerbi

ARBITRO: Valeri di Roma

MARCATORI: 35′ pt aut. Lirola (M)

NOTE: Espulso al 19′ st Consigli (S), per fallo da ultimo uomo. Ammoniti: Bakayoko, Paquetà, Rodriguez (M). Recupero: 2′ pt, 5′ st.

Milan – Sassuolo: le ultime dal campo

L’ex bestia nera del Milan nei suoi primi anni di A (diciamo da Allegri a Mihajlovic) torna a San Siro. In campo alle 18 Milan-Sassuolo, esclusiva Sky per la ventiseiesima giornata.

Gran parte della lotta per l’Europa questa settimana è prima di domenica. La notizia del 2-1 di Cagliari-Inter ha sicuramente sorpreso, mentre stasera ci sarà il derby Lazio-Roma: a due terzi di campionato la corsa alla quarta piazza entra nel vivo, se già non c’era finora. Buon campionato recente, ma 0-0 in Coppa Italia in casa della Lazio per i rossoneri: cambieranno comunque poco i convocati rispetto a martedì. Kessié è in lista, così come Suso e il resto dei 23 visti recentemente. Fuori i “soliti” Caldara e Zapata oltre a Bonaventura la cui stagione era già finita a gennaio e a Mauri.

4-3-3 speculari, un assetto visto spesso nei Milan-Sassuolo di questi anni. G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Paquetà; Suso, Piatek, Calhanoglu è praticamente l’undici base del Milan. Consigli; Lirola, Peluso, Ferrari, Rogerio; Sensi, Locatelli, Magnanelli; Berardi, Babacar, Djuricic la formazione neroverde, priva dello squalificato Duncan. Probabile panchina per l’altro ex oltre a Locatelli, Matri. L’ultima sfida “europea” e cioè Atalanta-Fiorentina, replay del 3-3 pirotecnico di Coppa, sarà domenica alle 18. Arbitro a San Siro il signor Valeri assistito al Var dal duo Fabbri-Valeriani.

Lazio – Milan 0-0, la partita tattica

26 Febbraio 2019, Stadio Olimpico. Lazio e Milan si giocheranno l’accesso alla finale nella gara di ritorno a San Siro dopo 90 minuti in cui il Milan è sembrato a tratti troppo poco organizzato nella gestione del possesso offensivo.

Formazione Lazio
Patric e Bastos sono le limitate scelte difensive di Simone Inzaghi data la perdurante emergenza nel reparto. Leiva è il mediano, in attacco Correa a supporto di Immobile.

Formazione Milan
Calabria per Conti e Laxalt per Rodriguez sono le novità difensive di Gattuso rispetto alla gara di campionato contro l’Empoli. In attacco torna Suso con Piatek, panchina per Calhanoglu al suo posto Borini.

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Lazio alla ricerca dell’ampiezza
Lazio che muove palla tra i tre centrali e Leiva, mantenendo quindi quattro giocatori arretrati mentre gli altri si alzano con Correa o Immobile a venire in contro alla palla, fraseggio indirizzato a dare il tempo ai quinti di prendere posizione alta per servirli sulla corsa o con rapidi cambi di campo nel tentativo laziale di aggirare la densità difensiva rossonera trovando la superiorità in ampiezza.

Sempre da monitorare la posizione di Parolo, che sulla palla larga a Rómulo è rapido a tagliare internamente per dare un’opzione di passaggio nel mezzo spazio al portatore di palla e tenere occupato Laxalt che deve guardare anche lui, diverso il compito dell’altra mezzala Savic che dei centrocampisti è l’unico a portare palla e sullo scarico va a prendere spesso la posizione centrale dentro l’area.

In non possesso biancocelesti che puntano sulla pressione alta sin dalla rimessa di Donnarumma per impedire al Milan di costruire pulito e poter ripartire da posizione avanzata.

Nasce proprio dalla ricerca dell’ampiezza la prima e più grossa occasione del primo tempo con gli uomini di Inzaghi che dopo aver mosso palla dal centro aprono improvvisamente a destra sulla corsa dall’esterno all’interno di Rómulo che riceve libero nello spazio tra Borini e Laxalt, sul pallone del brasiliano Immobile è rapido a concludere, ma la palla esce di poco.

Pressione su Bakayoko
Rossoneri che sembrano ripiombare nei problemi pre-natalizi, fase difensiva passiva in cui gli uomini di Gattuso si trovano spesso a dover rincorrere gli esterni di Inzaghi per la totale mancanza di pressione sul portatore di palla che ha sempre il tempo di trovare l’appoggio laterale o il cambio di gioco.

In possesso se il Milan evidenzia troppi errori di tecnica individuale in palleggio dei rossoneri sulla trequarti, con altrettanti palloni persi e ripartenze subite, l’elemento fondamentale è l’attenzione riposta dalla Lazio ad andare a prendere Bakayoko quando il francese sta per ricevere senza dargli la possibilità di usare il fisico e girarsi.

Francese che viene controllato a vista da Immobile-Correa o Leiva a seconda della posizione del pallone.

Milan che senza il perno centrale e con Paquetà e Kessie/Calhanoglu impegnati ad allargare lo spazio trova l’unica alternativa nel cercare Piatek con palloni improbabili o servire Borini e Suso all’altezza del centrocampo isolando di fatto il polacco nella metà campo avversaria dove viene facilmente controllato a vista.

Alternative di Gattuso
Impossibilitato ad usare Bakayoko come chiave di volta attraverso cui girare il possesso dai difensori al terzo offensivo o sulle corsie laterali, Gattuso dedica molta attenzione agli altri componenti del triangolo centrale, perso Kessie, inverte spesso la posizione di Paquetà e Calhanoglu abbassandoli a turno per cercare uno sbocco alternativo.
Ad inizio ripresa trova la soluzione migliore con Paquetà a sinistra, il brasiliano scende lateralmente liberando finalmente la corsia per Calabria con Suso che sale centralmente.
Se da un lato questa soluzione permette al Milan di recuperare metri e respirare, dall’altro complice la serata completamente negativa dello spagnolo non sbocca mai in concretezza.

Asimmetria Milan
Se a destra Gattuso “sistema” al meglio l’uscita della palla, paga sul lato opposto, la ricezione di Calhanoglu è sempre orientata verso l’interno del campo e non favorisce l’uscita palla diretta su Borini che non riceve quasi mai il possesso velocemente ed in non possesso si fa schiacciare troppo da Rómulo permettendo al brasiliano di ricevere sempre in posizione avanzata.

Cambi offensivi di Inzaghi
Persa parte dell’inerzia positiva della seconda metà del primo tempo, a metà ripresa Inzaghi inserisce Luis Alberto per Parolo, lo spagnolo a differenza del nazionale italiano si posiziona accanto a Leiva aggiungendo un uomo alla costruzione.
I due restano però di fatto troppo lontani rispetto ai compagni avanzati con l’effetto che spesso centralmente la Lazio sembra spaccata in due costringendo la veicolazione del pallone attraverso vie laterali.
Se la predisposizione del Milan a difendere in zone basse diminuisce lo spazio da attaccare verticalmente, questi problemi di posizionamento dei biancocelesti aumentano le difficoltà per gli uomini di Inzaghi a trovare imbucate verticali in cui sfruttare la velocità di Immobile prima e Caicedo poi, stagnando in un possesso spesso orizzontale che non sfrutta a pieno le possibilità dei giocatori in campo.

Conclusioni
Lazio che rispetto al Milan ha il merito di essersi proposta con più costanza, ma che all’atto pratico ha prodotto davvero poco rispetto al potenziale predominio.

Lazio e Milan sono due squadre che continuano ad evidenziare una mancanza di soluzioni alternative, i biancocelesti quando non trovano rapidamente la verticalità non hanno abbastanza qualità sugli esterni per poter sfondare lateralmente, rossoneri che faticano a trovare meccanismi di possesso offensivo che non dipendano eccessivamente dall’apporto dei singoli e che dimostrano di possedere poche alternative quando le principali fonti di gioco vengono bloccate o sono in serata negativa.

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Lazio – Milan 0-0: il Foggia strappa un pari a Roma

Premessa doverosa: pagliacciata aver permesso alla Lazio di riposare prima della partita di Coppa Italia quando erano possibili due schedulazioni diverse di Lazio-Udinese, la prima con il derby posticipato alla domenica e la Coppa Italia al giovedì sera, la seconda con la partita sabato alle 18. Due giorni di riposo di differenza si sono visti. Seconda premessa: la Lazio è la squadra più antisportiva d’Italia e il signor Orsato stasera non ha fatto nulla per impedire i continui attentati al nostro centrocampo fino alla perla del fallo killer di Patric su Borini non rivisto al VAR. Da menzionare anche la gara di simulazioni tra Immobile e Correa.

A livello di campo è stata una delle peggiori prestazioni della storia del Milan. Siamo tornati alla parte finale del girone di andata con un possesso sterile e incapacità di ripartire. Dieci uomini dietro la linea della palla, Piatek lasciato solo là davanti che non ha combinato nulla né toccato palla. Ora, pensate solo al lavoro mentale di Maldini e Leonardo a convincere questi giocatori ad uscire in personalità e pensate poi all’ennesima partita contro una nostra competitor per il quarto posto con quest’ultima che domina il campo sembrando il Real Madrid di turno.

Non c’è stato mezzo giocatore che si sia preso la responsabilità della giocata in avanti. Solo possesso sterile. Persino le rare volte che ci siamo fatti vedere a bordo area nessuno si è preso la responsabilità del cross. E’ mancato soprattutto Paquetà che era il giocatore che verticalizzava ed è mancato perché è stato bloccato dal tecnico in posizione più difensiva. La buona notizia è che ha tenuto la difesa anche se più per densità ed abilità individuali che una vera organizzazione di gioco. E’ chiaro che se giochi in undici dietro la metà campo e hai buoni giocatori difficilmente prendi gol ma difficilmente lo fai. E stasera un 2-2 era meglio di uno 0-0.

Continuo a pensare che il talento sia più della squadra e non del tecnico che continua a giocare con un dogma allegriano – quindi non da Milan – nel tutti dietro e scodelliamo che davanti qualcosa succederà. Ancora più assurdo ogni discorso di rinnovo che in questo momento non sta né in cielo né in terra. Al Milan non può bastare la fragilità del risultato nemmeno quando il risultato è tutto come in questo momento. A livello di gioco, invece, se pensiamo di arrivare quarti giocando così sicuramente non ci arriveremo perché arriverà il momento in cui si calerà di forma. Per il quarto posto bisogna vincere contro Inter e Lazio a San Siro. Non stare dietro la linea della palla per fare zero a zero. Poi si pensa al resto.

A livello di singoli male tutti. Svetta in negativo Suso, probabilmente condizionato dalla pubalgia, ma in un contesto in cui Calhanoglu e Borini non è che abbiamo fatto una prestazione tanto diversa. Ridicole come sempre le esternazioni dello sterco del tifo rossonero che non aspettano altro per criticare e attaccare un giocatore a cui il Milan deve una ventina di punti in classifica. Per il resto Piatek lasciato a se stesso, malino anche il centrocampo con Paquetà fuori dal gioco. Sufficienza solo per Romagnoli che riesce a contenere Immobile con un giallo sul groppone. Le prossime due partite si torna nella comfort zone con Sassuolo e Chievo – poi si vedrà al derby il vero valore di questa squadra rispetto alle proprie rivali.

LAZIO-MILAN 0-0
Lazio (3-5-2):
 Strakosha 6; Bastos 6, Acerbi 7, Patric 5,5; Romulo 5,5 (45′ st Marusic sv), Parolo 5,5 (28′ st Luis Alberto 5,5), Leiva 6, Milinkovic-Savic 5,5, Lulic 6; Correa 5,5, Immobile 6 (36′ st Caicedo sv). A disp.: Proto, Guerrieri, Luiz Felipe, Durmisi, Cataldi, Badelj, Neto, Jordao. All.: Inzaghi 6.
Milan (4-3-3): G. Donnarumma 6; Calabria 6, Musacchio 6,5, Romagnoli 6,5, Laxalt 5; Kessie 6 (28′ Calhanoglu 5,5), Bakayoko 6, Paquetà 5,5 (40′ st Biglia sv); Suso 4,5 (28′ st Castillejo 6), Piatek 5,5, Borini 5. A disp.: A. Donnarumma, Reina, Abate, Conti, Strinic, Bertolacci, Calhanoglu, Rodriguez, Mauri, Cutrone. All.: Gattuso 5.
Arbitro: Orsato
Marcatori: –
Ammoniti: Parolo, Patric (L); Romagnoli, Calabria, Donnarumma (M)
Espulsi: nessuno