Ma il Milan, nel palazzo, conta ancora qualcosa?

Per anni abbiamo assistito a tifosotti del Milan scimmiottare ogni decisione arbitrale contraria nella loro assurda e sbagliata battaglia contro una società che ormai non c’è più. Ti derubavano ad Udine per un fallo di De Paul da rosso? Pazienza, meglio così – ragazzi si rischiava la Champions League con Galliani, non avrebbero mai potuto permetterlo. D’altronde, come ha ricordato Suma in uno dei suoi tanti video poco tempo fa, “non tutti nel 2012-13 erano contenti di andare in Champions“. Stavi pareggiando allo stadium e ti fischiavano un rigore inesistente contro al 97′? Pazienza, Galliani merda, giusto così, meritavano loro!

La cosa è degenerata ulteriormente perdendo Galliani, sia con la dirigenza Fassone-Mirabelli (che in lega è rimasta subito isolata con le proprie posizioni lontane da quelle delle altre big, vedasi il famoso Canale della Lega) sia dopo con Scaroni che tutto è tranne un vecchio volpone della politica calcistica. Si continua a pensare, erroneamente, di ridurre il calcio ai 90′ nel rettangolo di gioco dimenticando che le partite vengono anche e soprattutto decise fuori dallo stesso. 

A controllare la stampa sportiva in Italia è rimasta solamente la Juventus in una escalation di sistema che è ormai sotto gli occhi di chiunque non abbia del prosciutto davanti. La Juventus perde? Fa niente, impara qualcosa. Vince? Parte il magnificat. C’è un avversario davanti? Lo si destabilizza. Icardi? Vergogna a metterlo fuori rosa. Manzdukic? Non esiste, sparito, come Iaquinta. Fassone provò ai suoi tempi a concedere gratuitamente due accrediti in tribuna ai caporedattori dei giornali per tenerseli buoni e accrediti vari alle altre testate fin tanto che si tenevano ‘almeno non ostili’ al Milan (ricordatevi del blog che non pubblicò l’intervista ad Intrieri perché era stato minacciato di ritiro accredito) ma non ottenne onestamente nulla (anche perché le posizioni di miracolosi soldi da miniere di fosforo e 200 milioni di ricavi dalla Cina erano difficili da sostenere di fronte ai fatti). Avremmo potuto, ovviamente, avere anche noi due accrediti facili in quel periodo ma la nostra dignità a differenza di quella di altri siti non era in vendita. Il tempo poi ci ha dato ragione.

E qua arriviamo ad Elliott. Come ben sapete Elliott come primissima cosa, nell’agosto 2018, chiede a Galliani di tornare al suo posto, ma lui senza Berlusconi non si muove. Vengono suggeriti (da lui) due nomi: Gandini e Gazidis. Si era proposto anche Marotta che Agnelli stava cercando di far fuori dopo il no a Ronaldo (che sta costando ai gobbi più dei ricavi che porta) e il Milan gli ha sbattuto la porta in faccia. Delle tre scelte Elliott ha fatto una scelta ‘da Elliott’ ovvero quella senza la minima lungimiranza nella parte sportiva. In Italia il calcio è soprattutto equilibri e conoscenze: Gandini e Marotta sarebbero stati sicuramente più avvoltoi in lega – basti vedere come è cambiata l’Inter con occhio vispo da un anno a questa parte e quanto è stato decisivo nella trattativa Conte.

I piccoli effetti di questa cosa? Guardateli, ad esempio, nel calendario: il Milan ha giocato due volte l’infrasettimanale al giovedì (mai vista prima una cosa del genere) arrivando al posticipo domenicale contro Fiorentina e Lazio (non certo Verona e Genoa, con tutto il rispetto) con un giorno di riposo in meno dell’avversaria (no, non è stato concesso il lunedì in entrambi i casi, strano). Andiamo invece a vedere la situazione disciplinare: il Milan ha 51 cartellini gialli (più di tutti) e 5 cartellini rossi (più di tutti), di questi solo 39 sono derivanti falli fatti. Il Milan primeggia nei cartellini per ‘other’ – ovvero tutto ciò che non è un fallo, con 16. La Juventus ne ha presi 5 e non è un mistero che i fischietti in giallo abbiano un occhio di riguardo per i bianconeri ogni volta che vanno a muso duro o sfanculano il direttore di gara. La difformità di giudizio, ad esempio, tra Bonucci e Romagnoli nelle ammonizioni per proteste, è evidente.

Andiamo a vedere la statistica alla voce ‘falli’. Il Milan è a metà classifica: decima, con 14.8 falli a partita. Gli stessi di Roma, Udinese e Cagliari. L’Inter è seconda con 15.3 e la Juventus 16esima con 13.9 (grazie, non gli fischiano mai niente contro…). La Roma ha però ricevuto 37 gialli e 4 rossi, l’Udinese 36 gialli e 3 rossi, il Cagliari 43 gialli e 2 rossi. I numeri che non mentono mani mettono quindi il Milan (una squadra a metà classifica per falli fatti) ricevere un cartellino ogni 4,2 falli simile solo alla Lazio (4,3) mentre trattamento diverso è riservato a Napoli (5,0) Roma (5,8) e Inter-Juventus (addirittura 6,0). L’importanza dei gialli è fondamentale, riceverli il più tardi possibile (qualcuno ha detto Pjanic?) permette di essere più aggressivi a centrocampo rispetto all’avversario. Se voglio favorire una squadra piuttosto che l’altra basta riempire di gialli al primo fallo il centrocampo. (Oh, la Roma è quella dello scorso anno, sesta, più Spinazzola: stai a vedere che pagare le tasse a volte serve….)

Perché quindi succede questo? Per una dirigenza innanzitutto incapace di mettere pressione mediatica sull’arbitro dopo le partite. Abbiamo visto settimana scorsa la Juventus lamentarsi del direttore di gara in una partita persa con due rigori negati alla Lazio. Ci vuole sempre la faccia di bronzo dopo la partita per mettere pressione e far si che l’arbitro non sbagli contro di te. Questo alla Continassa lo fanno da sempre con la complicità dei giornali che mettono insufficienze a raffica al direttore di gara quando la Juventus non vince (vedasi Lazio e Sassuolo) giustificandolo, invece, quando vince grazie ad episodi dubbi (vedasi Genoa ed Atalanta). Lo ha sempre fatto anche Marotta e lo fa anche Conte. Solo noi non facciamo mai niente. Se l’arbitro che arbitra il Milan non va in campo sapendo che se sbaglia a fischiare si troverà la dirigenza incazzata nera e i giornali a bocciarlo, fischierà sempre a mente libera contro il Milan. Non avrà mezzo pensiero sull’annullare un gol dove al terzo replay ancora non si capisce se Kessie la tocca di mani o col petto o a non rivedere al VAR un fallo di mano evidente in area. (Se non ve ne siete ancora resi conto il VAR si è trasformato in nemmeno sei mesi in un nuovo strumento per falsare le partite, con alcune squadre si applica solo in un senso, con altre sono in un altro).

Purtroppo al Milan sembrano non imparare la lezione: meno sorrisi, più facce cattive. Per tornare in Champions League non bastano i giocatori ma bisogna anche combattere un noto potere che vuole il Milan fuori dalla coppa il più possibile per evitare il ritorno di un’avversaria credibile (e che ha sguazzato finché le rivali erano le provincialissime Napoli e Roma). Lo stesso potere che ci ha negato i rigori netti lo scorso anno in Sampdoria-Milan, Juventus-Milan e Roma-Milan o che ha spostato a sorpresa Juventus-Atalanta dopo Milan-Frosinone per capire se in quella partita andava concesso un punto o meno ai bergamaschi – il tutto negando il rinvio al Milan della propria partita. D’altronde sappiamo bene che con 70 milioni ed una coppa in più anche i ricavi commerciali salirebbero di conseguenza, con una crescita simile all’Inter nei prossimi due anni.

Concludo con una riflessione: quale è stata la differenza tra le rincorse Champions League 2012-13 e 2018-19? Che nel girone di ritorno del 2012-13 i rigori a nostro favore sono stati dati tutti, senza esitare mentre nel 2018-19, invece, no. Quando sia i tifosi, sia i piani alti dirigenziali lo capiranno allora il Milan potrà fare la sua battaglia ad armi pari con chi sta lassù. Fino a quel momento potremo invece godere di gonzi a cui piace farselo mettere in quel posto che pretendono i palloni d’oro in squadra per poter battere il Sassuolo.

P.s. lo sapete che in Parma-Milan sullo 0-0 è stato negato un rigore netto su Bonaventura, sparito da tutte le moviole, dai replay e mostrato solo a Tikitaka in tardissima notte? No? Ecco, ora lo sapete.

L’ultima volta che l’Inter ha giocato un ottavo di Champions League

  • L’Italia era in piena crisi economica, c’era il governo Monti entrato in carica a Novembre dell’anno precedente
  • I marò non erano ancora i marò, l’episodio da cui è scaturito caso della Enrica Lexie era infatti accaduto solamente poco prima, il 15 febbraio 2012.
  • Cesare Prandelli era ancora l’allenatore della nazionale. Di lì a poco avrebbe conquistato la finale Europea.
  • In Italia c’era ancora la TV analogica, solo verso la fine del 2012 si è infatti completata la transizione a digitale terrestre.
  • La Lucasfilms non era ancora di proprietà della Disney, la trilogia di Star Wars che si completerà questo dicembre non era nemmeno concepita
  • Benedetto XVI era ancora papa
  • Matteo Salvini dopo 19 anni da consigliere comunale a Milano viene eletto nuovo segretario della Lega
  • Messi aveva tre palloni d’oro, Ronaldo uno solo
  • Il 13enne Cutrone era ancora juventinoImmagine correlata
  • I giocatori avevano tutti il loro bellissimo e nuovissimo Iphone 4S
  • La Juventus aveva ancora 27 scudetti 
  • Sergio Mattarella era ancora giudice della corte costituzionale
  • Joseph Blatter era il presidente FIFA
  • Gli interisti sono andati allo stadio scendendo a Lotto, dato che non esisteva ancora la fermata San Siro, né tantomeno la linea lilla
  • Barack Obama era ancora presidente USA e stava facendo campagna elettorale per essere eletto per il secondo mandato
  • La nave Costa Concordia era appena naufragata all’Isola del Giglio
  • Le varie nazionali si stavano preparando per le olimpiadi, di Londra
  • Non esistevano ancora trasmissioni in 4k
  • Lewis Hamilton aveva vinto un solo campionato del Mondo di Formula 1
  • Nessuno sapeva dell’esistenza di Bibbiano 
  • Nei cinema di lì a breve i Marvel Studios avrebbero pubblicato il primo film degli Avengers
  • Erano passate solamente poche settimane dal gol di Muntari 
  • Silvio Berlusconi non era ancora stato condannato per frode fiscale. Oggi, dopo aver scontato la condanna e l’inibizione dai pubblici uffici, ha di nuovo un incarico pubblico.
  • Il 13enne Gianluigi Donnarumma postava questo su Facebook Immagine correlata
  • Netflix era disponibile solamente nel continente americano
  • Pochi mesi prima in italia aveva appena aperto una nuova realtà commerciale: Amazon.
  • L’Inter aveva 18 scudetti, 3 coppe dei campioni, 7 coppe italia e 5 supercoppe italiane. Esattamente come oggi.

Basta vedove di Gattuso: il Milan finalmente gioca a calcio!

Si poteva solamente immaginare dopo la partita di Torino con la Juventus, si è visto in campo nei sei punti con Parma e Bologna. Il Milan non è ancora da Champions League ma finalmente ora sta iniziando a costruire, contro ogni più rosea previsione. Dopo anni di mezzi allenatori che basavano tutto sulle proprie individualità il Milan sta finalmente avviando un percorso che punta a farlo tornare quella squadra che punta ad essere padrona del campo e del giuoco. 

A Parma il Milan ha dominato nonostante il risultato esiguo maturato solo allo scadere. 27 tiri ad 8, un rigore su Bonaventura netto sparito da ogni telecamera e moviola fino a Tiki Taka in tarda notte. A Bologna il Milan stava dominando ancora, vincendo 3-1 su uno dei campi più difficili della serie A (8 tiri contro 3) – poi è entrato Biglia. Il tutto dopo un pari col Napoli e due partite perse ma giocate alla pari (forse un pochino meglio) contro Juventus e Lazio.

Ovviamente Pioli non è certo Guardiola ma non è nemmeno Gattuso o Giampaolo la cui scelta, se vogliamo, è stata ancora più disastrosa di quella della gestione Gattuso. La differenza tra questo Milan e quello giniano è comunque già profonda: il gioco di Gattuso era fondato sul recupero a centrocampo di Bakayoko e le invenzioni di Suso e Piatek. Individualità, non gioco. Le stesse individualità che ti possono portare a 5 vittorie di fila o a non vincere una partita per 5 giornate dal giorno alla notte. Non è un caso che Gattuso sia scappato appena gli avevano anticipato dell’intenzione di non riscattare Bakayoko e vendere Suso sul mercato estivo.

Al momento questo Milan dista 6 punti da quello di Gattuso, potrebbe avvicinarsi di molto con bottino pieno con Sassuolo, Sampdoria e Cagliari (che credo si sgonfierà dopo la sosta). Il tutto partendo da una squadra che ha lasciato 68 punti ma che non aveva una minima idea di come si giocava a calcio: catenaccioni e contropiedi. Un allegrismo dei poveri sull’onda Mourinhana dell’emotività. Un non-gioco basato sul rendimento individuale dei singoli giocatori messi al centro del progetto, un ‘palla a Suso e pedalare‘ e ‘tirate su Piatek che prima o poi la mette‘. Schemi? Zero. Gioco? Ancora meno.

Nei 68 punti, che in realtà erano 56 in 34, prima che il calendario ci aiutasse con 4 squadre che non avevano più nulla da chiedere alla A ci si dimentica troppo spesso dei bassi. Ci si dimentica di tre derby di campionato uno più imbarazzante dell’altro contro una squadra che non aveva niente più di noi. Ci si dimentica troppo presto di quattro partite senza segnare un gol dal 9 al 26 di dicembre – di cui una in cui si sono lasciati tre punti pur di non schierare Montolivo, anteponendo il proprio ego al bene della squadra. Ci si dimentica troppo presto dei pareggi con Parma ed Udinese o della vergognosa sconfitta contro il Torino che ci è costata poi la Champions League. 

Pioli è un allenatore nella media, sia chiaro. Ma lo avessimo avuto lo scorso anno (o un Donadoni, per dire) eravamo in Champions League in ciabatte. Lo hanno definito il ‘normalizzatore‘, ma può essere definito normalizzare fare semplicemente ciò che è sotto gli occhi di tutti? E’ normalizzare buttare fuori dai titolari quell’inadatto al gioco del calcio che risponde al nome di Lucas Biglia detto beagleE’ normalizzare levare quell’incapace turco con la 10 dai tre davanti che fa due partite buone l’anno e nelle altre lo lasciano libero perché tanto si sa che quello pericoloso è Suso (ieri altro assist, spiace tanto per i cavalieri)? E’ normalizzare capire che i più forti giocatori del Milan si chiamano Hernandez, Suso e Bonaventura? (Romagnoli è molto sopravvalutato, ormai è evidente – ci arriveremo, non oggi)

Basta guardare le partite per capire che Suso e Bonaventura davanti in questo momento sono la unica via. Che Calhanoglu non è capace di stoppare un pallone o fare un cambio di gioco e che ogni volta che Suso riceveva palla da lui o Kessie doveva perdere un tempo di gioco per aggiustarla perché il passaggio non era stato fatto correttamente. Ovviamente colpa sua. Con buona pace dei 104isti che si lamentano ogni volta che vedono due dei migliori giocatori del Milan in formazione e di emittenti legate ad una ex-dirigenza (dirigenza ad oggi col reddito di cittadinanza, visto che giustamente per il gran lavoro svolto non li vuole nessuno) che continua a fare mediaticamente lo scaricabarile della fascia tolta a Montolivo.

Il lavoro non è finito e spetta a Maldini sistemare la quadra a Gennaio. Non credo molto in Ibrahimovic per ovvi motivi anagrafici – anche se arriverà. Serve una alternativa / possibilmente upgrade di Bennacer per gettare finalmente Biglia al canile municipale. Lo stesso per Kessie e recuperare a tutti i costi Paquetà togliendo il turco dalla formazione. Se poi ci scappa un esterno che salta l’uomo, meglio. Duarte e Leao rimangono due errori gravissimi in sede di mercato in parte mitigati dal rendimento di Hernandez. Il messaggio che passa è chiaro: i giocatori si comprano dal Real Madrid, non dal Lille. D’altronde ci sarà un motivo se uno giocava nel Real e l’altro nel Lille.

Sia chiaro, comunque finirà mi auguro che Pioli non sia l’allenatore del Milan la prossima stagione perché il Milan deve puntare su un allenatore da Milan come ha fatto l’Inter per Conte. Ma è importantissimo che questa stagione il Milan inizi a lasciare delle basi di gioco per un eventuale futuro che può arrivare solamente se la squadra inizia a voler fare un gol in più e non prenderne uno in meno. I Milan visti a Parma e Bologna riconciliano con questo sport e questa squadra dopo anni di mediani a centrocampo a rompere il gioco e catenacci difensivi

Per cui qui lo dico, ora e per sempre. Basta rimpiange Gattuso, basta rimpiangere uno che si è fatto fregare il posto CL da Gasperini, uno che ha fatto un punto su 6 col Benevento e che è uscito in Europa League senza colpo ferire con Arsenal ed Olympiakos. Basta rimpiangere uno che stava rovinando la carriera di Higuain dimostrandosi incapace di usarlo e lo ha fatto scappare dopo sei mesi. Basta rimpiangere uno che la scorsa estate si è messo di traverso con Leonardo facendo la guerra ad uno dei migliori dirigenti al mondo. Ha fatto 68 punti? Anche Seedorf ne ha fatti 35, ciò non toglie che si sia dimostrato dopo tra Deportivo e Cina come fosse incapace di allenare. Io rimpiango Taarabt, rimpiango Kucka, Pasalic, Deulofeu – gente che oggi ci farebbe comodo come il pane e sarebbe nelle rotazioni più di Kessie, Biglia e altri bidoni del pattume lasciati dal magico duo della drasbarenza e della brogrammazione.

Se rimpiangete un allenatore che ha lasciato una squadra senza gioco e senza energie riguardatevi i derby, la partita col Benevento, la semifinale di coppa dello scorso anno con la Lazio, la partita con la Fiorentina in casa, col Frosinone fuori, l’Europa League e così via. E capirete subito che l’unico rimpianto, semmai, è non aver sostituito la scorsa estate Gattuso con Donadoni.

P.s. battuto anche il Renate, la capolista Monza se ne va…

Le basi di Mirabelli, due anni e mezzo dopo

Certe volte il tempo porta a riflettere, certe volte il tempo è un fattore che rende giustizia. Il tempo ci ha finalmente portato ancora una volta a riflettere su come certi acquisti siano stati una sciagura. Andiamo a rivedere nel dettaglio, due anni e mezzo dopo, come stanno “le cose formali”

Leonardo Bonucci: data la fascia di Capitano con una delle più ignobili manovre fatte dalla dirigenza del Milan nella storia, sfasciando il capitano in carica*. Appena ha capito le vere intenzioni ha lasciato la barca che affondava. Ora sverna ben pagato alla Juventus che comunque da quando non c’è più Chiellini ma Shiro – due cuori nella pallavolo – De Ligt prende un gol a partita. Diciamo che la sua esperienza al Milan ha comunque evidenziato come sia un difensore che al di fuori di una certa protezione e di un certo sistema sia comunque di valore, ma non certamente tra i migliori al mondo. Valore di acquisto: 42 milioni, valore di mercato: 28 milioni.

André Silva: sbolognato ovunque in prestito rientra più nella categoria ‘fotomodelli’ che in quella dei calciatori. Il copione è sempre lo stesso, sia a Siviglia che a Francoforte: un paio di gol ad inizio anno, uscita delle vedove dalla fogna e poi scompare per il resto della stagione. Pensare che abbiamo fatto fuori un vero bomber come Bacca per far posto a questo qua fa rabbrividire. Valore di acquisto: 32 milioni, valore di mercato: 22 milioni.

Andrea Conti: voce “pacchi di Gasperini“, capitolo 1. Ha azzeccato tre partite in due anni contro Crotone, Chievo e l’ultima con la Juve dove giocava sì contro Ronaldo, ma praticamente zoppo. Vedendolo giocare in molti hanno dovuto chiedere scusa ad Abate. Valore di acquisto: 24 milioni, valore di mercato: 15 milioni.

Hakan Calhanoglu: il pacco turco uno dei pochi a salvarsi più per via del background costruitogli dietro dagli addetti ai lavori che hanno profili social o trasmissioni multimediali direttamente a doppio filo con la ex dirigenza. Praticamente fa bene due partite ogni dieci, in sostanza rendimento opposto a Suso che ogni dieci ne sbaglia due. Ma siccome non lo ha preso Galliani può continuare a disonorare la 10. Honda Turco. Valore di acquisto: 23 milioni, valore di mercato: 18 milioni.

Lucas Biglia detto Beagle: cioè qua spariamo proprio sulla croce rossa. Stiamo parlando di uno che ha giocato – male, poi Montolivo lo ha scavalcato sul campo quindi qualcuno ha ordinato di metterlo fuori per non far sfigurare l’argentino. Nuova stagione, nuova dirigenza, 18 fuori rosa per motivi con l’allenatore e si fa fregare il posto da Bakayoko che parte con due mesi di ritardo di preparazione (grazie di esserti infortunato, l’avessi fatto due partite prima eravamo in CL). Prestano Bakayoko, rientra titolare, si rifà fregare il posto da Bennacer. Che purtroppo per lui è a titolo definitivo e non ci sarà più un Mirabelli a salvarlo. Rappresenta al meglio il simbolo degli ultimi anni – ovvero voler distruggere progetti validi (su questo ci torno dopo) sull’onda populista per compiacere la pancia del tifoso. Valore di acquisto: 19 milioni, valore di mercato: 6 milioni.

Mateo Musacchio: altro acquisto alla voce di cui sopra. Ormai che era peggio di Zapata lo sapete tutti. Il dramma è che gioca solo perché Caldara non si sa che fine abbia fatto e sia ancora un calciatore, mentre Duarte è un pacco ancora peggiore dell’argentino. Anche qua da non dimenticare la propaganda stile Goebbles che diceva che non ci serviva prendere De Vrij a zero perché avevamo lui. Valore di acquisto: 18 milioni, valore di mercato: 15 milioni.

Ricardo Rodriguez: non sa difendere. Preso come esterno da 3-5-2 per fare il terzino. Appena arriva un terzino buono perde il posto e non rivede più il campo. Valore di acquisto: 15 milioni, valore di mercato: 13 milioni.

Frank Kessie: voce “pacchi di gasperini”, capitolo 2. A dire la verità lui era anche partito bene ma negli ultimi anni a Milanello si è distinto più per la vita fuori dal campo che quella in campo. Non a caso Maldini ha provato a sbolognarlo tutta estate senza trovare mezzo acquirente. Attualmente non convocato per scarso impegno – chissà se a Gennaio troviamo il pollo. Valore di acquisto: 32 milioni, valore di mercato: 30 milioni.

Nikola Kalinic: c’è veramente bisogno che scriva qualcosa? Valore di acquisto: 27 milioni, valore di mercato: 10 milioni.

Fabio Borini: finito l’effetto Mirabelli ci si è finalmente resi conto che il calcio non è atletica, che l’esterno deve fare assist e non il mediano aggiunto a recuperare palloni. Quindi è finito dove deve stare: tra panchina e tribuna. Un giorno scopriremo che Borini è un esperimento globale che prova che chiunque con buoni polmoni può giocare in Serie A a 2.5 milioni l’anno, ma non è questo il giorno. Valore di acquisto: 6 milioni, valore di mercato: 7 milioni.

Antonio Donnarumma: questo sono buono e non lo considero, solo perché l’acquisto non era legato al suo rendimento.

Pepe Reina: ancora mi devono spiegare a cosa serve un portiere a 3 milioni l’anno. Arrivato a parametro zero, valore di mercato: 1 milione.

Ivan Strinic: acquisto inutile. Niente da aggiungere.

Alen Halilovic: il caso più imbarazzante di tutti prima della liberazione. Un giocatore meno che onesto descritto come futuro fenomeno dai Mirabellers in tutto l’etere che non gioca mezza partita e viene sbolognato allo Standard Liegi che lo ribalta di nuovo al Milan e finisce all’Heerenveen. Dopo questo – per fortuna – ci siamo liberati del duo anche se chi gli ha fatto propaganda è ancora lì che circola tra noi. Arrivato a parametro zero, valore di mercato: 2 milioni.

Marco Fassone: ad oggi non amministra nemmeno il proprio condominio. Non malaccio avere nel CV fallimenti in Juventus, Inter, Napoli e Milan.

Massimiliano Mirabelli: ad oggi è disoccupato. E’ incredibile che dopo cotanti acquisti e cotante basi stando a quello che si legge su Twitter non abbia trovato posto nemmeno in una squadra di Lega Pro ma sia costretto ad ospitate nostalgiche tra Sportitalia e Telelombardia. Facendo un rapido calcolo con le cifre riportate sopra (spesso generose sul valore attuale), i suoi acquisti valgono oggi 73 milioni in meno. Se in una azienda bruciate il 33% del capitale in due anni, difficilmente lavorerete ancora in quel settore.

Si apre quindi una doverosa riflessione:

  • Rosa 2014-15: Lopez; De Sciglio, Mexes, Rami, Abate; Van Ginkel, Montolivo, Essien; Bonaventura, Menez, Honda
  • Rosa 2015-16: Donnarumma; Antonelli, Romagnoli, Alex, De Sciglio; Bonaventura, Montolivo, Kucka, Honda; Bacca, L. Adriano/Balotelli.
  • Rosa 2016-17: Donnarumma; De Sciglio, Romagnoli, Paletta/Zapata, Abate; Pasalic, Montolivo, Kucka; Bonaventura/Deulofeu, Bacca, Suso.

Dall’ultima rosa, grazie al grande e mirabile lavoro di Fassone-Mirabelli, il passivo è triplicato, gli ammortamenti raddoppiati e la classifica migliorata di UNA posizione in due anni. La rosa attuale, ma anche quella delle stagioni precedenti a quante di queste erano superiori? Considerato che quelle rose erano spesso male allenate (Inzaghi, Montella) ed erano costrette – a differenza di quelle seguite – a giocare in uno stadio semivuoto che fischiava al primo pallone sbagliato per colpa dei soliti avvelenatori dei pozzi da social (e chissà chi c’era dietro di loro). Roba che ci costava 7-8 punti a campionato (d’altronde come ha detto Suma nel video su Montolivo settimana scorsa, non tutti hanno esultato nel 2012-13 quando siamo andati in Champions). Io lo dico tranquillamente: per me, nessuna. Anzi, averceli, Pasalic e Kucka. 

Qualche manager del ritardo mentale dirà che molti di quei giocatori oggi sono ritirati o giocano in squadre peggiori. Io direi anche “eh grazie a sta cippa” visto che erano giocatori in prestito e/o a fine carriera. E’ come dire che il Milan del 2011-12 era scarso perché due anni dopo Seedorf, Gattuso, Nesta e compagnia avevano appeso gli scarpini al chiodo. Poi è chiaro che i giocatori non erano dello stesso livello, ma gente di livello di quel Menez di quella annata oggi sarebbe titolare. Chissà dove saremmo stati se invece di prendere undici bidoni si fosse rafforzato quel 4-3-3 che già funzionava.

La cosa veramente preoccupante non è quindi come ci han ridotto Fassone e Mirabelli (che, ricorderò sempre, per fare quel mercato fallimentare hanno stracciato un Voluntary Agreement già intavolato con la UEFA per farci buttare fuori dalle coppe scaricando la colpa sulla gestione precedente – repetita juvant) quanto che alla prova dei fatti non al fallimento sul campo, non alla possibilità di mancata iscrizione alla Serie A, e nemmeno al ripetuto fallimento, perdita di titolarità e invendibilità dei giocatori stessi da loro presi ci sia ancora gente che continui a difenderli senza il minimo senso della vergogna.

P.s. complimenti al Monza, capolista in Lega Pro.

Tutti i valori di acquisto e di mercato sono presi da Transfermarkt anche se non sempre li condivido.

*(a proposito di questo, vorrei rispondere a qualche portatore di 104 dopo l’ultimo post, per dare la fascia a Montolivo nel 2013 non è stato ‘sfasciato’ nessuno visto che non era ufficialmente stato nominato alcun capitano dopo Ambrosini se non appunto lui)

Grazie, Capitano

E’ notizia di oggi che Riccardo Montolivo lascia il calcio giocato. Lo fa dopo aver subito ogni porcheria possibile negli ultimi due anni senza mai essersi ribellato e senza mai aver parlato per il bene del Milan. Oggi – giorno in cui nessuno degli attori in causa fa più parte della società – ha finalmente potuto dire la sua.

Il Capitano ha raccontato ciò che già sapevamo con qualche dettaglio in più. Ad esempio che il nostro coraggioso DS, quello che fa interviste in TV per grattare la pancia dei tifosi (cosa che non ha mai smesso di fare – magari sulle ennesime sue fregnacce ci torneremo nelle prossime ore o giorni) inventandosi 100 milioni di commissioni a Raiola si era nascosto dietro alla decisione di un presidente fantoccio cinese per quanto riguarda la fascia. (Strano eh, l’aveva offerta a Donnarumma…)

Una decisione che ad oggi rimane vergognosa, una macchia indelebile della storia del Milan quanto Marsiglia, la Serie B e la Mitropa. Mai il Milan aveva privato della fascia un capitano in carica: i capitani dovrebbero rimanere tali dalla nomina fino alla fine della propria carriera nella squadra in cui giocano. Il tutto per darla ad un arrogante che anche domenica sera ad ogni fischio andava a condizionare l’arbitro a muso duro e che ha rinnegato la squadra di cui era capitano in tre secondi e due decimi. 

Apprendiamo che come chi ci legge già sapeva la decisione di tenerlo fuori rosa è arrivata dall’allenatore (e magari da qualcuno a pilotarlo). Contro il parere della società, di un Leonardo che lo aveva rassicurato e che poco ha potuto dopo Milan-Fiorentina (quando come già vi avevamo raccontato era andato furioso nello spogliatoio a chiedere del mancato impiego del 18 ricevendo come risposta da Gattuso che i giocatori li decideva lui, se non gli sta bene lo poteva cacciare).

Il problema con Montolivo è sempre stato il tifo. Il tifo che lo ha accusato di aver fatto cacciare un allenatore che non sopportava più nessuno in spogliatoio e che poi più nulla ha dimostrato fuori dal Milan. Il tifo che lo ha diffamato sistematicamente accusandolo delle cose più ignobili e per compiacere il quale il DS che ha sperperato 230 milioni in bidoni lo ha sostituito con un birillo argentino inadatto al gioco del calcio strapagandone cartellino ed ingaggio. Lo stesso tifo che ci aveva raccontato che Montolivo ed Abate erano i problemi del Milan (con Zapata, ovviamente), strano che senza di loro non siamo primi in classifica ma abbiamo fatto la peggiore partenza da 79 anni a questa parte.

(Apro e chiudo una parentesi per rispondere a qualche disabile mentale che dopo il nostro ultimo post continua a dare alla gestione Berlusconi-Galliani la squalifica dalle coppe. Punto primo: il Milan in quegli anni non era nelle coppe, non era vincolato. Punto secondo: Roma ed Inter si sono presentati con passivi ben peggiori alla UEFA. Punto terzo: la dirigenza cattiva aveva intavolato un Voluntary Agreement che è stato cestinato dalla ‘dirigenza buona’, quella degli accrediti e dei nuovi media creati per avere consenso. In sostanza, se cercate dei colpevoli, cercate in quelli che hanno aumentato passivi, ammortamenti ed ingaggi prima di avere in mano un Settlement o un Voluntary agreement con la UEFA e contro il parere della UEFA stessa che inviò lettere chiedendo di non aggravare passivi in quella sezione. Cari i miei ritardati cronici in malafede.)

Montolivo a differenza di chi è scappato in fretta e furia per non rovinarsi la carriera (e non parlo solo di giocatori) lascia il Milan a testa altissima, servendo i colori fino all’ultimo giorno e chiedendo solamente un paio di minuti ed un saluto degno ricevendo in cambio solamente odio e rancore alimentati da qualche paginetta cancro dei social per qualche like. Con lui lascia l’ultimo capitano ad aver alzato un trofeo e ad aver portato il Milan in Champions League, probabilmente per un bel po’ di tempo. L’ultimo pezzo di un Milan probabilmente morto il 13 aprile 2017 quando sono subentrati dei dirigenti che hanno rovinato i conti (vedere dati nel post precedente) senza rinforzare la squadra con decisioni insensate solo per grattare la pancia di un tifoso che generalmente non ci ha mai capito niente di calcio (vedasi questione Suso).

Grazie di tutto Capitano. Ultimo vero rossonero.

P.s. Massima solidarietà al signor Peppe di Stefano contro cui è partita una vergognosa campagna diffamatoria (d’altronde è sempre colpa dei giornalisti cattivi che anticipano le cose che poi accadono, accadono perché loro lo dicono prima, no?) per aver detto la verità, ovvero che Donnarumma può andare alla Juventus la prossima stagione (come peraltro vi avevamo raccontato nel post precedente). Non che personalmente mi dispiaccia visto che domenica sera a portieri invertiti avremmo probabilmente vinto con più di un gol di scarto. 

Stavolta il Milan lo hanno distrutto loro

Dopo la sesta sconfitta in undici gare di campionato (più del 50% e con ogni probabilità saranno otto su tredici, i calcoli fateveli da soli), credo che due righe siano d’obbligo. Non so chi le leggerà e come, visto che ormai ho lasciato tutti i social tranne la nicchia di Parler ma credo ci siano ancora le autopubblicazioni.

Intanto tengo presente che accetto volentieri le vostre scuse per tutti gli insulti che mi sono preso in data 3 settembre per avere scritto e detto che questa squadra era peggiore di quella di Fassone e Mirabelli e che il mercato di Sosa, Ocampos e Deulofeu aveva più senso tatticamente. Non è colpa mia se non ci arrivate e se poi il campo mi dà sempre ragione, ma solamente delle vostre limitate capacità mentali – le stesse limitate capacità mentali per cui, per dire, viene preso di mira Suso dopo due partite no nonostante sia l’unico capace di elevare tatticamente la giocata. In sostanza, prima mettetevi il clacson in quel posto, poi andate a richiedere la 104.

Ora, le due cosette che vorrei puntualizzare sono appunto i difetti che ho visionato in sede di inizio stagione – difetti che sono risultati non corretti sul campo:

  1. Bakayoko nel 4-3-3 era fondamentale. Biglia non può giocare lì (cioè in realtà non potrebbe giocare in alcun campionato di normodotati), Bennacer non è ancora pronto. Come si è pensato di fare un mercato non rimpiazzandolo con un giocatore di pari spessore? Non si è pensato perché si voleva fare un modulo diverso e quando si è corretto in corsa era troppo tardi
  2. Come è possibile non aver preso un terzino destro? Se Abate per larghi tratti della stagione è finito titolare coi suoi limiti era perché Conti e Calabria sono atleti paralimpici. Ok, Hernandez è forte, ma Rodriguez era almeno normodotato. La chiara emergenza era dall’altra parte, come si è fatto a non vederla?
  3. Duarte. Ora, se Duarte è la riserva di Musacchio che a sua volta era la riserva di Zapata, immaginate su che cazzo di giocatore hanno buttato via 11 milioni. Praticamente avremmo risparmiato rinnovando il contratto di Zapata. Ora chiunque metti la difesa balla
  4. Gestione dell’attacco. Lo scorso anno ero scettico su Piatek che ritenevo un one season wonder. Hai sbolognato in fretta Cutrone e preso Leao che ha la velocità ma bastava guardare un tabellino per sapere che il gol non è la sua specialità. Alle punte arrivano pochi palloni perché non c’è un Bakayoko che li recupera e Suso non è nel momento migliore, nonostante sia spesso tra i primi 3 migliori in campo (e questo la dice lunga sugli altri, sempre esenti da critiche)
  5. Allenatore. Abbiamo visto in tutta Europa che i progetti vincenti nascono dagli allenatori. Hai preso Giampaolo, lo hai scaricato subito per prendere un allenatore inferiore e hai fatto saltare Spalletti per una miseria. Non dico prendi Conte, ma quei 2-3 milioni in più per Spalletti ce li devi mettere. Dall’addio di Ancelotti il Milan non fonda un progetto su un allenatore forte. Uno scudo vinto, grazie ad Ibra, non certo al tecnico.

Ora, se queste cose le ho notate io mi chiedo come i due dirigenti più bravi del mondo da casa loro, sempre bravi a criticare e a ritenere i giocatori delle ultime gestioni non da Milan non lo abbiano notato. Credo che nemmeno Mirabelli, senza scomodare Rocco Maiorino, l’ultimo vero DS che abbiamo avuto, avrebbe fatto errori così madornali. Poi ovviamente a questo punto credo Maldini e Boban se ne andranno via prima di fine stagione dando la colpa ad Elliott cattiva che non gli ha dato i soldi. Sulla carta bastava prendere Hernandez, rinnovare Zapata ed Abate, riscattare Bakayoko invece di prendere Duarte e possibilmente scaricare qualche bidone dell’umido Mirabelliano, che ad eccezione di un paio di partite del turco (che comunque mi auguro di vedere quanto prima via da Milanello) sono sempre tra i peggiori. Attenzione: i due sveglioni che in estate hanno rifiutato lo scambio alla pari Icardi-Piatek ci lasciano anche in sede contrattuale coi rinnovi di Donnarumma, Suso e Romagnoli da fare – coi primi due in scadenza e il terzo con Raiola. In pratica partiamo 0-4 al tavolo delle trattative.

Due cose per i celenterati che ancora rimpiangono Gattuso: il cambio rimane giusto e sacrosanto. Anche Seedorf aveva fatto 35 punti per fallire altrove. Dico cambio e non esonero perché Gazidis Gattuso lo voleva confermare, se ne è andato via lui quando gli hanno detto che non sarebbe stato riscattato Bakayoko e si sarebbe provato a cedere Donnarumma e Suso. Donnarumma è ancora al Milan perché le nostre fonti da Milanello dicono che al PSG non ci è voluto andare e che ha riferito a Maldini che se vogliono venderlo, allora decideva lui dove andare (ovvero la Juve) mentre Suso era fatta al Lione per 35 ma lui ha tirato troppo sull’ingaggio chiedendo non meno di sei. Con Gattuso che vale Giampaolo e Pioli non avremmo più punti – non li avremmo perché questo è il suo Milan della prima parte di stagione, quello in cui non giocava Bakayoko e dove Higuain qualche volta toglieva le castagne dal fuoco, quello incapace di segnare per cinque partite di fila. Mettetevi l’anima in pace, Gattuso rifiutando ha solo deciso di non rovinarsi la carriera, ma il fallimento non lo rivaluta così come quello di Inzaghi non rivaluta il pessimo allenatore Seedorf nonostante 35 punti in un girone.

Due cosettine a livello di bilancio: il Milan chiudeva il 2016-17, vale a dire l’ultimo esercizio dell’era Berlusconi, con 27,5 mln di perdita, 59 mln di salari e 22 di ammortamenti. Nell’ultimo bilancio (su un anno, quindi dividete per due le cifre o raddoppiate le precedenti per confrontare) il passivo è di 142 milioni, gli ingaggi sono a 184,8 mln e gli ammortamenti a 89 milioni. Vale a dire che senza Berlusconi il passivo è triplicato, i cartellini cresciuti del 30% e gli ammortamenti raddoppiati migliorando di una posizione in due anni la classifica. Questo giusto per capire chi per anni ha avvelenato i pozzi cianciando di malagestio senza accorgersi quando questa veniva perpetuata sotto i propri occhi, magari perché in combutta con chi la faceva

Ora, il signor Gazidis dovrebbe spiegarci come intende riportare la squadre in alto senza aumentare i ricavi commerciali (visto che non ha trovato mezzo sponsor) e senza agganci nel palazzo della politica, vale a dire arbitri un po’ meno fiscali e un Sassuolo o un Cagliari che ti strapaghino gli scarti. Continuo a ribadire che ogni progetto che si rispetti debba ripartire da un allenatore e grave è stato l’errore di lasciare andare Spalletti, costi quel che costi. 

Prospettive per questa squadra? Non buone. L’unica possibilità è fare 40 punti il prima possibile e poi che Maldini e Boban si facciano da parte per far costruire una squadra a chi sa farlo. La speranza è che si chiuda da qua a primavera lo stadio ed il settlement agreement in modo da poter concludere al più presto la vendita del club. Con Elliott al momento non c’è futuro, c’è solo un galleggiamento verso il basso. La nostra fortuna è che le voci critiche, avendo ottenuto finalmente la loro bella poltrona, non possono attaccare il loro stesso operato dalle TV o dai giornali.

Possiamo tranquillamente dire che dopo 30 anni la Lazio torna a vincere a San Siro e anche stavolta la colpa è di Maldini. Poi ovviamente la colpa non è solo sua, ma Maldini non avrebbe mai dovuto accettare un incarico del genere senza esperienza, idem Boban. Se due personaggi così lautamente pagati non sono in grado di vedere degli errori così grossolani in fase di costruzione della rosa poi la stessa rosa non va lontano.

Ribadisco il mio invito: seguite la stagione come una stagione di transizione e non fatevi troppe aspettative. Elliott non è un investitore, è un curatore fallimentare. Mette solo i soldi che conta di recuperare poi per mantenere in vita l’asset a discapito della parte sportiva. Il modo per tornare grandi era uno solo ed era quello di Leonardo: prendere Conte, fare la guerra all’UEFA, liberarsi dei bidoni mirabelliani e continuare a prendere giocatori di qualità. Il Milan ha scelto la via di Gazidis e ne pagheremo le conseguenze per chissà quanto tempo.

Spero di risentirvi ancora verso fine anno, magari con notizie più positive, ma dubito. In ogni caso, credo di fare due pagelle a fine dicembre. 

Allenatore e progetto vs dilettanti allo sbaraglio

Cucù come va? Pensavate di esservi liberati di me? Magari da Twitter mi sono preso una pausa ma non è da escludere che passi sul blog e solo sul blog spontaneamente. Mi pare che il derby finito come mi aspettavo finisse (anzi, pensavo peggio, 0-3) sia una buona occasione per esternarvi un paio di cose che ho dentro negli ultimi giorni. In primis: che cazzo siete andati a vedere uno dei derby più scontati dal tempo di Mourinho? Cioé seriamente se c’era un derby in cui giocarsi la casa sulla vittoria dell’Inter era questo – lo stadio oggi era veramente uno spreco di soldi e tempo.

Prima di tutto un caro saluto al mio amico Boban. Uno che andava a dire cosa fare a dirigenti che hanno vinto Champions League a ripetizione e che oggi si trova a dirigere la squadra più imbarazzante dai tempi di quella di Inzaghi. Solo che quella costò quasi zero. Cosa direbbe il Boban commentatore TV dei giocatori presi dal Boban dirigente? Se ne salvano due, Hernandez e Leao. Due. Poi c’è l’incapacità di vendere visto che ha venduto due giocatori – uno con l’aiuto di Mendes e l’altro con quello di Elliott, sponda Lille. Mi raccomando signor Boban, continui a prenderci in giro con le conferenze stampa parlando di ambizioni di Elliott. E’ talmente così bravo a parlare e poco a fare che potrebbe candidarsi in politica col movimento 5 stelle.

Poi c’è chi va in campo. Ma veramente a voi piace guardare sto scempio? Ma non lo vedete che ci sono giocatori che vanno in campo per conto loro? Che non sanno fare un movimento senza palla? Che appena vengono pressati ricorrono al classico “palla dietro” – zero personalità?Guarda caso i peggiori in campo sono sempre i soliti: Conti, Musacchio, Rodriguez, Biglia e Calhanoglu. Unite voi i puntini.

Ci parlano di progetto ma il progetto di questa squadra è semplice: Giampaolo va in campo perché costa poco. Musacchio va in campo perché rinnovare Zapata (che è migliore) costa e non siamo riusciti a venderlo. Biglia lo stesso con Bakayoko e Conti/Calabria idem con Abate. La tattica è sempre la stessa: speriamo che Suso inventi. Poi ci sono gli stronzi malcagati dalle loro madri che sognano di vederlo fuori e che di calcio capiscono meno di quanto Altafini capisca l’italiano, ma se sono nati con un cromosoma in più purtroppo non è colpa loro. Attendiamo da queste mosche mangiasterco quali grandissime soluzioni offensive può fare il Milan panchinando Suso. Ah, non ce ne sono?

Suso gioca perché è l’unico che crea qualcosa e prima di toccare lo spagnolo guardate come sempre lo schifo che sta intorno. Guardate Calhanoglu incapace di passare avanti un pallone. Musacchio che non sa tenere la linea, Rodriguez che non sa difendere e Conti che non sa fare niente di niente di niente. Due parole vanno dette anche su Piatek: molti ricorderanno che odoravo il bidone l’anno scorso – il girone di ritorno mi stava contraddicendo ma l’impressione primaria sta tornando. Giocatore normale da annata della vita, nulla più. Ma dove cazzo vuole andare una squadra che gioca con Biglia, Calhanoglu, Conti e Rodriguez titolari? Dove? Nemmeno il Verona! Praticamente si deve tifare per gli infortuni dei propri giocatori per rinforzarsi!

Ora, io capisco che qualche imbonitore debba convincerci che è tutto sotto controllo, che ci vorrà tempo, che torneremo – d’altronde per qualcuno è anche il suo lavoro ma la situazione è tutt’altro che rosea. Praticamente questa squadra è lasciata totalmente allo sbando in attesa che scadano i contratti fatti da Fassone e Mirabelli che stanno pesando in ammortamenti e stipendi di giocatori che poi in realtà sono pippe non rivendibili. Per costruire bisogna demirabellizzare la rosa. E per costruire è necessario vendere il portiere perché per quanto forte in una squadra il portiere deve essere l’ultimo dei problemi – se prende 6 milioni l’anno è il primo.

Donnarumma può fare tutte le parate che vuole e salvarci le chiappe – poco serve se si perde 3-0 e se i soldi di una plusvalenza sono l’unica possibilità di prendere giocatori decenti sotto FFP. (A proposito di portieri, ciao a Reina a 6 lordi l’anno in panchina – grazie Belli). Magari ripartendo da centrocampo e non da quello dell’Empoli. Poi c’è il gioco: Giampaolo è lì perché costa poco ma non dà niente di più rispetto a Gattuso (cioè il nulla). I giocatori non sanno cosa fare e sono timorosi, le azioni in velocità nulle. Detto questo le vedove Gattusiane rimangono una categoria penosa che dovrebbe cagarsi in mano e prendersi a schiaffi per la malafede che porta. D’altronde nel derby e nelle prossime 2 partite lo scorso anno il Gino nazionale aveva fatto filotto – ma di sconfitte.

Concludo questo flusso di coscienza con un saluto all’unico, vero, direttore sportivo degno del post-Galliani: Leonardo de Araujo, che dopo essersi preso a zero Mauro Icardi ha umiliato in Champions League (Lui, che merita di giocarla) il Real Madrid. Chissà quando l’AD con lo stipendio top realizzerà che spingerlo alle dimissioni è stata una cazzata.

Un caro saluto quindi agli zerbini che ora ci diranno che era colpa di Berlusconi e Galliani perché nel 2014 non han preso tizio al posto di Caio o che ci hanno inguaiato con la UEFA (mai dare colpe a Fassone che cestinò il VA già pronto, cosa sempre insabbiata) o che si consoleranno pensando che Cutrone non segna al Wolverhampton o che Montolivo e Bertolacci sono senza contratto (magari lo segniamo con un asterisco vicino ai punti in classifica, non penso ce ne diano) o che senza Suso le vinceremmo tutte (l’avevamo già sentita ai tempi di Ibra sta roba). Poi ci sono quelli che non volevano Conte e che dicono che prima conta l’uomo e poi l’allenatore: i più ritardati di tutti, per distacco.

Sapete cari zerbini, più vi penso più vedo quanto siete ridicoli con le vostre lotte ai fantasmi. E alla fine penso che un po’ voi questa situazione ve la meritate. Ve la meritate per la malafede che ci avete messo prima e dopo il closing. Ve la meritate per aver sputato su chi non meritava insulti ed elogiato chi non meritava elogi. E allora – con viva e vibrante soddisfazione – non mi resta che consegnarvi il mio sonoro Vaffanculo per quello che avete fatto dal post Ibra-Thiago ad oggi, per il clima che avete creato, per i pozzi che avete avvelenato: ora godetevi la merda che voi stessi avete defecato. Per la cronaca l’unica finestra possibile per rifondare ce la siamo giocata per colpa del vostro amico esaltato Fassone e del vostro amico esaltato Mirabelli. E’ finita, basta, caput, game over.

Per quanto mi riguarda continuo ad aver scarso se non nullo interesse per questa squadra che non è il Milan né lo rappresenta. Ho visto oggi la partita con zero pressione più per curiosità di vedere l’Inter di Conte. Ho visto qualcosina a Verona e col Brescia mentre facevo altro con scarso interesse. Ringrazio Maldini, Gazidis e Boban di avermi fatto trovare altre priorità nella vita ben più interessanti rispetto al seguire sta squadra di dilettanti incapace di giocare a pallone. In attesa che questa società si dedichi a fare l’unica scelta giusta: dare in mano la squadra non ad ex giocatori ma ad un allenatore top che fa il progetto con le limitazioni del caso. La scelta mai fatta negli ultimi 10 anni. Oggi chi ha fatto quella scelta ha vinto umiliandoci.

Alla prossima, sempre qua sul blog, non so quando. Se e quando mi andrà.

Peggio di Fassone e Mirabelli

(Finalmente sono riuscito a terminare il trasferimento del blog, ricopio finalmente qua il post messo sui social in settimana. Un saluto caloroso agli zerbini di Mirabelli – sono sempre nei loro pensieri. Vorrei dedicare un breve pensiero a chi mi ha rinfacciato l’augurio di fine post: la mia rivale è la Juventus in Italia e il Real Madrid in Europa. Dell’Inter non mi cale, così come al Real non cale del Getafe. Non siate provinciali e guardate al bersaglio che ci compete.)

Interrompo brevemente il silenzio per un ultimo, laconico, comunicato. Scusate se lo faccio qua, ma avevo bisogno di uno spazio – perché il blog è chiuso.

Come ben sapete ho deciso il giorno delle dimissioni di Leonardo di levare le tende, di ritirarmi e dedicare il mio tempo ad altro.

Non posso non salutarvi tutti definitivamente spendendo due righe sul mercato che mi aspettavo che venisse fatto a gennaio. Un mercato senza colpi, un mercato di nomi di secondo piano che non hanno rinforzato la rosa. 56 milioni buttati nel cesso per rimpiazzare essenzialmente riserve.

Alla chiusura del mercato i nostri giocatori più forti sono ancora Suso e Bonaventura (sì, carissimi figli di buona donna, rispettate lo spagnolo che è l’unico che porta punti – che vi piaccia o no. Chi sbraita contro Suso non capisce un cazzo di calcio e probabilmente anche della vita). Alla chiusura del mercato come sempre il centrocampo è un orpello dove si prende quello che si trova a poco, meglio da una squadra retrocessa.

E’ peggio del mercato di Fassone, peggio del mercato dell’ultimo Galliani. Con la differenza che l’ultimo Galliani lavorava senza soldi ma riusciva almeno a dare un senso tattico alla squadra. Il mercato di Sosa, Ocampos e Deulofeu era 300 volte più sensato di questo. Siamo in mano ad un tecnico che come miglior risultato ha un nono posto quando qualsiasi squadra nelle nostre condizioni si è ripresa dando in mano il progetto ad un tecnico top. Errore che si continua a ripetere anno dopo anno. Siamo l’unica squadra sempre e costantemente senza mezza idea di gioco che è una agonia vedere giocare. Ma vi rendete conto?

Grazie Leonardo. Grazie di tutto. Ti ho insultato per il tuo passato all’Inter ma ho capito che nel volere andare via, nel non voler stare in questo schifo, ti sei dimostrato più Milanista di Maldini e Boban. Le due più grandi delusioni, i due che hanno dimostrato invece che è facile parlare, criticare, adescare i tifosi e provocare malcontento e stadi vuoti dalle colonne di un giornale o da uno studio televisivo. Meno calarsi della realtà.

Il Milan di Leonardo aveva Antonio Conte in mano. E’ finito all’Inter. Aveva intenzione di fare guerra alla UEFA in ogni sede e rinforzare la squadra come meritava con giocatori pesanti. Quel Milan, il Milan, il VERO Milan, quello di Berlusconi, è morto con le sue dimissioni. Le dimissioni di un uomo con la schiena dritta così come Gattuso – a cui va reso l’onore delle armi. Si fosse dimesso un anno prima oggi Conte sarebbe da noi ma anche lui ha deciso di non starci.

Ringrazio Leonardo anche di aver intavolato un’ottima offerta per Donnarumma. E’ stato fatto di tutto per cederlo, compreso Maldini che ha cercato di convincerlo. Lui si è impuntato e ha chiesto solo la Juve in caso di cessione. Rimane un problema, un problema da 12 lordi l’anno in un ruolo marginale – che ti fa fare punti ma te ne può far perdere. Andava venduto per costruire la squadra in ogni modo, grande fallimento non averlo fatto.

Il mercato finisce quindi in maniera indegna. Venduto almeno l’impomatato impresentabile, purtroppo Borini, Biglia, Musacchio, Rodriguez e Calhanoglu indossano ancora la nostra maglia. E’ incredibile la scarsezza del materiale ereditato dalla gestione Mirabelli. Finisce con Suso rimasto in un modulo non suo, con Castillejo inadatto a fare la seconda punta. Con Biglia ancora nel giro dei centrocampisti e Bennacer troppo giovane per prendersi la squadra. Con Duarte che ancora non si è capito per chi è un favore. Se per il procuratore o per Elliott, sponda Lille. Con Musacchio che è una vaccata a partita garantita.

Dov’è finito il Boban che storceva il naso sui giocatori non da Milan e poi ti prende Krunic? Dov’è finito il Maldini che parlava di direzione sportiva in una rosa attuale piena di lacune e doppioni? Dov’è finito il Gazidis che parlava di portare sponsor e non ha portato nemmeno Alpenwater. Elliott si è rivelato come temevo un grande bluff: fallito l’obiettivo CL l’anno scorso (d’altronde Agnelli i calcoli li ha fatti bene) ha iniziato subito a tagliare le spese. Ad oggi il Milan è una squadra di centro classifica che farà fatica ad arrivare nella metà sinistra.

Sarà così finché Elliott non venderà a qualcuno. A qualcuno in grado di fare la guerra a regole inique nelle rispettive sedi. A qualcuno che parlerà di investimenti e non di tagli, di giovani. A qualcuno che andrà a bussare ai top player e gli pagherà i soldi che chiedono per portarli al Milan.

Questi ultimi anni sono comunque il giusto contrappasso per il tifosotto che molto spesso ha sputato nel piatto dove ha mangiato esaltando poi, con la complicità di qualche amico nei media “a pagamento”, i primi dirigenti a caso rivelatesi inetti ed inefficienti. Il Milan ha dei dirigenti strapagati per questo mercato insufficiente. Non ha Fassone e Mirabelli. Ha gente con meno esperienza di Mirabelli nella parte sportiva pagata come dei dirigenti top mondo. Non sono lì per farci un piacere o per mostrare la loro bella faccia.

Se hanno deciso di avallare questo scempio lo dicano. 59 milioni per i sostituti di Zapata, André Silva, Bertolacci, Montolivo, Laxalt e José Mauri. 59 milioni. Un Sensi da solo valeva tutto questo mercato. Dall’esperienza di Mirabelli non si è imparato niente: meglio 2-3 forti che rifondare ogni anno. Ad oggi si salva solo Theo Hernandez, che però si è rotto.

Auguri. Non sarò né cantore né complice finché questo fondo speculativo non sarà sparito dalla circolazione e il Milan torni ad essere degno di tale nome. Sentivo il bisogno di farvi avere un mio ultimo saluto, un mio pensiero in questa estate in cui più volte mi sono mangiato la lingua per rispetto di questo circo che è diventato il Milan e sul quale chi faceva sermoni in malafede sulla comunicazione per buttarla in vacca e guadagnarci oggi che abbiamo i tondini a forma di pastiglia sulle formazioni e aureola sui giocatori – pacchianate inguardabili – tace.

Complici di questa situazione, della distruzione del vero e unico Milan: coloro che prima hanno attaccato, avvelenato i pozzi, poi leccato e speculato. Non li dimenticherò mai così come non se li dimenticherà nessuno ora che sono stati sbugiardati dalla parte sbagliata della storia. A proposito dell’ennesima mistificazione di questi signori legati a Rende a doppio filo: il Milan è stato squalificato per il FFP per colpa unica di Fassone e Mirabelli che hanno cestinato un Voluntary Agreement già pronto e discusso in UEFA per fare quel mercato da 230 milioni – fallimentare – e presentarne uno aggiustato coi ricavi dalla Cina.

Non dimenticatelo mai e ditelo a chi ha dato altre colpe per la squalifica dalle coppe. Ricordatevi chi ha riempito di bidoni una squadra che ad aprile 2017 aveva il quinto monte ingaggi della serie A e ammortamenti pressoché nulli. Che quel duo che ci ha rovinato sia maledetto, ovunque vada.

A Maldini e Boban dico solo fate come i veri Milanisti, fate come Leonardo. Fate come Gattuso. Andate via. Non siate complici di questo AD, di questo scempio che vi sta usando come facciata per fare i propri comodi. Della costruzione di una Udinese in maglia rossonera per fare plusvalenze a discapito del risultato sportivo. Di una proprietà che non mette nemmeno quel 30% di fatturato con sponsor farlocchi pur avendo interessi ovunque.

Come già detto, noi complici non ne saremo e rimarremo in silenzio finché la situazione non sarà risolta definitivamente. Dietro a questa roba che va in campo in maglia rossonera non perderemo più di tanto il nostro tempo guardando qualche partita disinteressatamente. Sono tre anni che bisogna aspettare, cosa abbiamo ceduto a fare la società se si deve continuare come prima e ogni anno bisogna aspettarne tre per poter combinare qualcosa?

Mi dispiace. Noi non ci stiamo più

#ElliottOut

P.s. buona fortuna a Mister (mancato) Conte nel tentativo di riportare lo scudetto a Milano.

P.p.s. un saluto agli ossessionati che non han potuto fare a meno di cercarmi negli ultimi due mesi, tranquilli, è finita.


UPDATE: Ho dimenticato di nominare un mio lascito ufficiale. Nomino quindi Piric, SSeba_95 e Marcoverduz come miei eredi ufficiali nel Milan Twitter.

Vorrei fare un ultimo saluto agli zerbini di Mirabelli che mi attaccano. Potete offendere quanto volete, potete adescarmi contro le vostre pecore prive di cervello. Non vi ridarà la dignità che avete perso azzerbinandovi ai dirigenti che ci hanno rovinato, l’unico dubbio è se siete stati così stupidi da farlo gratis. Fate pena.


UPDATE/2: (eh, lo so, mi sarei anche rotto il c…) Siccome qualche mitomane ha aperto una nuova pagina Facebook a nostro nome, teniamo a precisare che non siamo tornati né abbiamo autorizzato l’apertura di nuovi account Facebook o Twitter, né intendiamo tornare ad ogni titolo.

Tali personaggi se non cancelleranno quanto fatto dovranno rispondere nelle sedi competenti del reato di impersonificazione.

Tanto vi dovevamo.


2018/19 – Le pagelle di fine stagione

Non è in programma oggi la partita tattica, per cui andiamo direttamente con le pagelle di fine stagione. Via il dente, via il dolore.

Portieri

G. Donnarumma: 5,5 (gennaio: 6). Ancora troppo discontinuo, troppe cazzate in mezzo alle grandi parate. Ci servono certezze, anche a costo di avere qualche parata in meno. Sicuramente non vale i 6 milioni a stagione del contratto e non mi strapperei i capelli dovesse essere sacrificato sull’altare del FFP. Non vedo crescita dall’anno di Mihajlovic, non è il migliore al mondo e non lo diventerà mai.

P. Reina: 5 (gennaio: 4). Una buona seconda parte culminata con le partite di coppa Italia con la Samp, poi Juve e Lazio in campionato migliora il suo voto. Rimane incomprensibile il suo ingaggio.

A. Donnarumma: s.v. Mascotte di Milanello era e Mascotte rimane

Difensori

Abate: 6,5 (gennaio: 6,5). A fine anno, dopo aver giocato da centrale, si scopre essere il miglior terzino del Milan. Non sarà rinnovato sull’altare della spending review rossonera. Noi gli diciamo semplicemente grazie di tutto.

Calabria: 4,5 (gennaio: 5). Basta, vergognoso, non da Milan.

Caldara: s.v. 30 milioni presi e buttati nel cesso. Ho paura che non torni più un giocatore.

Laxalt: 5 (gennaio: 4,5). Mezzo voto in più per la partita col Napoli. Sono curioso di vederlo con un allenatore.

Conti: 3,5 (gennaio: s.v). Finalmente ora gli possiamo dare un voto. Non sa correre, non sa smarcarsi, non sa tenere posizione in fase difensiva. Non sa fare NIENTE. Bidonazzo 100% che voglio vedere il prima possibile via da Milanello. Grazie Mirabelli.

Musacchio: 3 (gennaio: 2). Una vaccata a partita. Fisso. Tutta la stagione. Gioca solo perché nel Milan del futuro non c’è spazio per Zapata, che andrà in scadenza (chiunque lo prenderà come riserva farà un ottimo colpo). Uno dei peggiori difensori che abbia mai calcato un campo da calcio in maglia rossonera, ridatemi Paletta o Mexes.

Rodriguez: 4,5 (gennaio: 5). Im-ba-raz-zan-te. Non ho altre parole. La catena di sinistra è stata uno dei problemi del Milan anche per colpa di questo signore qua. Sarebbe da vendere subito, ma chi se lo prende?

Romagnoli: 5,5 (gennaio: 6,5). Troppi alti e bassi, troppo discontinuo. A 25 anni non avrà ancora giocato un Europeo, un Mondiale o una partita in Champions League. A questo punto non è il campione che si dipinge e non ha fatto quella crescita che ci si aspettava. A malincuore.

Strinic: s.v. Quattro milioni di commissioni, grazie Mirabelli.

Zapata: 7 (gennaio: 7,5). Unico difensore di livello del Milan quest’anno. Guarda caso la difesa cambia dal giorno alla notte quando c’è e quando non c’è. Perde il posto per motivi non tecnici. Lo riconquista per motivi non tecnici. Lo riperde per motivi non tecnici. Sarà lasciato andare per motivi non tecnici. Questo fa capire molto, se non tutto. Ciao Zapatone, unico difensore del reparto insieme ad Abate ad aver portato almeno una volta il Milan in CL. Quest’anno si è visto che non era un caso.

Centrocampisti

Bakayoko: 7,5 (gennaio 7). Anche lui è uno specchio della stagione del Milan. Non ha il posto per meriti non tecnici, lo conquista solo quando si è rotto biglia. Quando biglia torna provano di nuovo a farlo fuori. Si rivela il miglior centrocampista per distacco – fosse stato inserito subito nelle rotazioni invece di mandarlo in EL a fare brutte figure perché aveva intorno la squadra B probabilmente oggi parleremmo di un’altra classifica.

Bertolacci: 3 (gennaio 3). Riconfermo quanto scritto a Gennaio: una vergogna che sia ancora nel progetto del Milan per scelta di un allenatore che lo ha preferito a Montolivo, schierandolo anche in campo.

Biglia: 4 (gennaio: 5). Anche qua confermo quanto scritto a Gennaio: l’unica cosa buona che ha fatto è infortunarsi. Partite una peggio dell’altra. Mister retropassaggio. Ci costa due punti almeno a Parma. Anche lui conquista e mantiene il posto da titolare per limiti non tecnici. Una vergogna che sia stato preso, pagato così tanto e abbia trovato posto solo perché un certo ex-DS voleva far fuori l’ex-capitano per farsi bello coi tifosi. 

Bonaventura: 6,5 (gennaio: 6,5). Ovviamente essendo rotto la valutazione non si sposta da lì. Whoscored lo mette come secondo miglior giocatore della rosa dietro Suso. Ricordatevelo quando i soliti ritardati del Twitter faranno le formazioni estive senza questi due.

Kessie: 5 (gennaio: 5). Tra Bakayoko e lui si vede la differenza abissale tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. Troppo discontinuo, pessimo in alcune partite. Non da Milan. Vendere finché ci casca un pollo e mai più comprare giocatori dall’Atalanta.

Mauri: s.v. Gioca troppo poco, ma nel finale di stagione aveva fatto vedere qualcosa. Se magari fosse stato coinvolto di più si poteva fare plusvalenza.

Paquetà: 6,5. Parte fortissimo, poi forse perché arriva dal Brasile, forse perché assimila il non-gioco del non-allenatore cala fino al rosso che gli costa le ultime tre giornate. Sicuramente giocatore di categoria superiore della marmaglia comprata da Mirabelli. Lo voglio rivedere l’anno prossimo.

Montolivo: 18. 18 come il suo numero, il numero di un giocatore discriminato perché non ci stava a questo non-gioco, non ci stava a perdere un posto per ragioni non tecniche ed ordini dall’alto di un DS che non c’era più, non ci stava e non chinava la testa come altri han fatto. Ci avevano raccontato che senza di lui il Milan avrebbe vinto tutto, avremmo visto le fatine, gli unicorni e gli arcobaleni a Milanello. Beh, come avete visto, mentivano. Grazie capitano, ti sei rivelato più uomo di chi ti ha emarginato e insultato. Ci diranno “se voleva giocare doveva andare via” – si chiama ricatto, specie quando gioca gente più scarsa. Ci diranno che era la talpa, come se fosse grave passare qualche notizia, come se fosse l’unico giocatore al mondo ad avere giornalisti amici (spoiler: quasi tutti hanno amici giornalisti a cui passano notizie – e vedrete che uscirà roba da Milanello anche l’anno prossimo). Diffamazioni seriali. Mancherai. P.s. complimenti ai giornalisti dalla schiena dritta che nelle ultime due conferenze non hanno fatto mezza domanda su di lui.

Attaccanti

Borini: 5 (gennaio: 4). Si, lo so, ora parte il ritornello “eh ma corre, eh ma torna, eh ma si impegna, eh ma ci vorrebbero undici Borini”. Punto primo: gli esterni si dovrebbero giudicare su gol e assist, non su quanto tornano in difesa. Punto secondo: se per giocare nel Milan basta correre, allora tesseriamo Filippo Tortu, che magari prende meno dei 2.5 milioni annui di Borini. Via, grazie.

Calhanoglu: 4,5 (gennaio: 3,5). Cresce nella seconda parte coi gol decisivi di Bergamo, Firenze e Ferrara. Peccato che nelle altre partite del campionato potresti mettere un birillo in campo e non noteresti la differenza. Via, grazie.

Castillejo: 6. Poco spazio dato, ma i numeri a livello di gol sono dalla sua. Gli si fosse data più fiducia magari parleremmo di un’altra stagione. Ah, già, non l’aveva preso Mirabelli….

Cutrone: 5 (gennaio: 6). Troppo schifosa la seconda parte di stagione per essere vera. Dà il meglio a due punte ma non trova mai il gol. Anche lui lo voglio vedere con un allenatore serio ed un progetto di gioco prima di darlo via.

Piatek: 8. 11 gol in 21 partite. Siamo sopra lo 0,5 a partita, anche se di poco, che è quella media sopra cui un attaccante si giudica un buon attaccante. Il tutto fatto in un non-gioco di un non-allenatore. Alcuni gol se li è dovuti letteralmente inventare in partite dove ha toccato forse due palloni. Avessimo avuto ancora Higuain al suo posto non saremmo andati nemmeno in Europa League.

Suso: 8 (gennaio: 8,5). In calo nella seconda parte – leggero. Molti assist sono stati falliti dai compagni (penso Kessie a Bergamo o Castillejo a Verona o Calhanoglu col Cagliari) e non per colpe sue. Non è il calo che si è dipinto. I numeri sono dalla sua parte con 7 gol e 10 assist con buona pace dei suoi detrattori. Molti punti in classifica li dobbiamo a lui. Il tutto con un allenatore che gli chiedeva di fare il terzino in molte partite. Andrà via, a giocarsi quella Champions League che merita di giocare alla faccia di chi non capisce veramente un cazzo di calcio e dice che è il problema del Milan.

Altro

Gattuso: 4 (gennaio: 5). Mentre i gattusers a dicembre ci ammorbavano i coglioni con la classifica dell’anno solare e che con lui dall’inizio saremmo terzi, ecco che siamo a fine anno fuori dalla Champions. Ci arriviamo senza un gioco, ci arriviamo con partite vinte grazie a tre individualità su tutte: Suso, Piatek e Paquetà. Ci arriviamo con una eliminazione vergognosa in EL e con 0 punti contro Inter e Juventus, cosa che non succedeva dall’anno della retrocessione. In Champions potevamo anche andarci ma con questo tipo di gioco non sarebbe cambiato nulla. Un Donadoni al confronto era Guardiola e ci portava in ciabatte. Lui – che aveva detto che si sarebbe fatto da parte qualora fosse stato il problema – rimane attaccato ad un contrattone che non merita. Delusione umana e tecnica. A mai più, se si vuole ripartire.

Leonardo: 8. Stava facendo il miracolo di rinforzare la squadra ripartendo dalle macerie di Fassone e Mirabelli. Piatek e Paquetà sono la prova di chi capisce di calcio, di chi ha ambizioni per questo Milan e non si accontenta di fare l’Udinese. Sei tornato da giuda, ti sei fatto perdonare e ne esci a testa altissima, rinunciando ai soldi quando le tue visioni ambiziose non collimano con quelle della società. A differenza di qualcun altro.

Maldini: 5. Cosa ha fatto Maldini quest’anno? Seriamente, vorrei saperlo. E’ andato davanti alle TV a gongolare dopo l’Atalanta e poi dopo le sconfitte non si è più fatto vedere fino all’intervista sulla UEFA. Siccome uno stipendio lo prende – e anche importante – ci piacerebbe sapere se Maldini ha potere decisionale e ha deciso bene o male. Metterlo in dirigenza per far da faccia alle decisioni altrui non fa onore a lui e alla sua storia.

Elliott e Gazidis: ?. Il voto lo daranno i fatti nei prossimi giorni. La sensazione è che siamo caduti ancora una volta nella macchina della propaganda. Ci avevano raccontato che avremmo fatto guerra alla UEFA, che avremmo rinforzato la squadra in maniera importante e che c’era un progetto serio. E’ finita con Conte che va all’Inter snobbando il nostro progetto dopo che lo abbiamo corteggiato per mesi – dando quindi ben più di un campanello d’allarme. Al momento – purtroppo – non perdono, ma straperdono il confronto con Suning e Marotta (il quale avrei voluto al Milan al posto di Gazidis, non fosse altro per le mani in pasta che ha). Vediamo nei prossimi giorni cosa succederà.

Il sistema: 10. Anche quest’anno esecuzione perfetta. Atalanta in Champions League a suon di torti arbitrali al Milan e partite regalate da squadre che più nulla avevano da dire al campionato. Il tutto con gonzi che credono che la colpa sia nostra e che l’Atalanta non abbia mai buttato punti come noi lo abbiamo fatto con Parma ed Udinese. Dovevano affossarci e lo hanno fatto benissimo, raccontando la cosa come se fosse stata naturale. Le Milanesi entrambe in Champions erano la giusta occasione per un rinascimento del calcio italiano che invece si trova ancora con la sua principale squadra impantanata nella palude dell’Europa League oltre i suoi demeriti. Chi comanda continuerà a vincere scudettini da almanacco senza avversari – poi non si lamenti del campionato poco allenante.

E ora?

E ora, come vi abbiamo anticipato, andremo in pausa per un po’. Sia sul blog che sulle pagine social. Quel po’ dipenderà da cosa succederà e dalle ambizioni del Milan nella prossima stagione: non sentiamo la necessità di essere cantori o complici di progetti di sopravvivenza o privi di ambizioni. Non abbiamo intenzione di seguire una stagione con Gattuso ancora in panchina perché fa comodo a qualcuno, non abbiamo intenzione di seguire una stagione senza i pezzi principali, sacrificati sull’altare del FFP, con una squadra non competitiva. Se l’andazzo è questo, faremo altro. Se invece si vorrà ancora fare il Milan, torneremo. Il futuro è in mano a loro, chi vivrà vedrà.

Spal – Milan 2-3: game over. Che ne sarà ora del Milan?

E’ finita come doveva finire. Vincono tutte e tre e il Milan va in Europa League. L’Inter conquista la coppa all’ultimissima parata di Handanovic, l’Atalanta dopo un primo tempo di sofferenza passeggia anche grazie ad una espulsione di Berardi abbastanza discutibile. Il Milan è fuori dalla Champions League per il quinto anno consecutivo, stavolta per un solo punto, stavolta dopo essere stati dentro fino alle 22.20.

Il finale rimane antipatico. Rimane antipatico pensando a tutti gli episodi arbitrali avuti contro questa stagione. Rimane antipatico pensando che quel punto di differenza tra noi e l’Atalanta l’ha avuto in omaggio settimana scorsa a Torino. Al Milan rimane la soddisfazione, comunque, di una crescita: nel 2015/16 in lotta EL fino all’ultimo, l’anno dopo conquistata sul campo coi preliminari e confermata l’anno successivo – quest’anno il quinto posto ad un punto dal terzo.

La domanda è cosa sarà ora di questo Milan: investimenti o spending review? Leonardo o Gattuso? La squadra merita alcuni rinforzi e pedine importanti ma la sensazione è che Leonardo ora saluterà la compagnia – Gattuso, poco ingombrante e che ha già capito che per restare basta fare il signorsì dell’AD, sarà confermato, Bakayoko non riscattato e compagnia bella. Insomma, la sensazione è che sia necessario avere una squadra che costi meno la prossima stagione e che quindi difficilmente avremo rinforzi. Vedremo cosa sarà nei prossimi giorni. Sono parecchio pessimista su questo viste le voci dell’ultima settimana.

Concludo con una puntualizzazione. L’Atalanta in CL non è un miracolo. L’atalanta in CL è l’ennesima manifestazione del sistema. Sono in Champions League per un punto regalato dalla Juventus a Torino e per aver trovato avversari tosti quando non avevano più niente da dare alla serie A. L’Atalanta in CL è una sconfitta per il movimento italiano che poteva darsi un solido rilancio con le milanesi entrambi nelle coppe.

La speranza è che quella di stasera non sia stata l’ultima partita di un progetto verso un Milan competitivo. Che si voglia diventare il Milan e non l’Arsenal o l’Udinese Italiana – perché con il solo player trading e le sole plusvalenze nessuno ha mai vinto niente. Una speranza che probabilmente noi accompagneremo, dopo le immancabili pagelle di fine stagione, con una probabile pausa di riflessione in attesa di capire cosa ne sarà del nostro Milan.

Spal-Milan 2-3 (primo tempo 1-2)

Marcatori: 18′ p.t. Calhanoglu (M), 23′ p.t. Kessie (M), 28′ p.t. Vicari (S), 8′ s.t. Fares (S)

Assist: 18′ p.t. Kessie (M), 23′ p.t. Rodriguez (M), 28′ p.t. Murgia (S), 8′ s.t. Cionek (S)

Spal (3-5-2): Viviano; Cionek, Vicari, Bonifazi; Lazzari, Valoti, Murgia (dal 47′ s.t. Simic), Kurtic, Fares; Antenucci, Petagna. All.: Semplici

Milan (4-3-3): Donnarumma (dal 22′ p.t. Reina); Abate (18′ s.t. Cutrone), Romagnoli, Musacchio, Rodriguez; Kessie, Bakayoko, Calhanoglu; Suso, Piatek, Borini (dal 35′ s.t. Conti). All. Gattuso

Arbitro: Valeri di Roma

Ammoniti: 27′ p.t. Abate, 36′ p.t. Bonifazi (S), 20′ s.t. Cionek (S), 36′ s.t. Bakayoko (M)

Spal – Milan: le ultime dal campo

La lotta Champions termina all’ultima giornata. In campo c’è Spal-Milan (20.30, diretta Dazn) con la contemporaneità che mai come stasera dovrebbe portare spettacolo.

Atalanta-Sassuolo, Spal-Milan (e Roma-Parma) da un lato, Fiorentina-Genoa dall’altro, nel mezzo Inter-Empoli: sulla carta le posizioni dovrebbero restare le stesse, ma si sa che gli scontri diretti all’ultima giornata possono riservare sorprese. I punti buttati fanno male a un Milan che si trova a -1 dalle due rivali Champions, ma la vera sorpresa è la posizione salvezza della Fiorentina che si salva se i cugini empolesi non vincono a San Siro, mentre può ancora retrocedere se perde in casa (e a quel punto entra in gioco anche il risultato dell’Udinese, per gli scontri diretti).

Venti convocati, tanti assenti, fuori solo Montolivo tra gli arruolabili: Paquetà è ancora squalificato. G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Suso, Piatek, Borini il 4-3-3 di Gattuso. 3-5-2 per la Spal con Gomis; Cionek, Vicari, Bonifazi; Lazzari, Valoti, Murgia, Kurtic, Fares; Petagna, Jankovic. Si potrebbe finire alle 22.30 o anche oltre, se gli arbitri aspetteranno per partire tutti insieme. Arbitrerà Valeri, con Mariani-Mondin al Var.

Milan – Frosinone 2-0, la partita tattica

19 Maggio 2019, Stadio Giuseppe Meazza.

Formazione Milan
Gattuso conferma la formazione delle ultime settimane, con Borini esterno alto offensivo e Calhanoglu mezzala, Abate terzino destro.

Formazione Frosinone
Baroni conferma il 3-5-2, modulo che ha contraddistinto maggiormente il Frosinone in questa campagna di Serie A.

Cattura

Suso – Calhanoglu – Kessie
Rossoneri che in avvio cercano con questi 3 uomini di trovare l’impatto sulla gara.
Con lo spagnolo in possesso nel mezzo spazio, il turco dalla posizione di mezzala destra taglia verso sinistra per cercare la combinazione nello stretto con Suso mentre Kessie cerca il taglio verticale senza palla.
In alternativa è il turco a tagliare senza palla attaccando il lato destro dell’area per ricevere direttamente la palla filtrante dello spagnolo.

Le principali situazioni pericolose dei rossoneri su azione ragionata nascono da questi movimenti, ma quando l’azione porta il pallone a finire sul lato opposto l’azione sfuma perché resta il solo Borini a presidiare il lato sinistro offensivo, con Rodriguez sempre bloccato più dietro.

3-5-3 Frosinone
Gialloblù che si presentano a San Siro con il 3-5-2 che hanno adottato spesso in stagione, rapido a diventare un 5-3-2 in difesa posizionale con la mezzala Maiello pronto a scivolare sull’esterno per raddoppiare Suso quando entra in possesso sulla linea laterale, resta invece in posizione quando sull’esterno ci va Kessie.
In possesso Beghetto e Zampano si alzano subito per dare modo alla squadra di appoggiare la ripartenza sulla loro salita, mentre Trotta e Ciano a turno arretrano per ricevere palla.

Frusinati che sulle ripartenze sono sempre rapidi a occupare la metà campo rossonera mettendo a tratti in difficoltà i rossoneri, come nell’occasione che porta Abate a fare l’ingenuo fallo su Paganini per il rigore che Donnarumma para a Ciano.

Linea a 5 Frosinone
In difesa posizionale la linea a 5 con il raddoppio della mezzala sull’esterno regge bene l’attacco rossonero, tipicamente mai avvolgente e che come al solito preferisce attaccare dal lato di Suso, senza quasi mai portare il pallone e la pressione dal lato sinistro dove Borini ha il compito di tagliare sul secondo palo, mentre alle sue spalle il campo resta vuoto.

Troppo lenta la costruzione rossonera per muovere e disordinare l’ordinata retroguardia di Baroni.

4-4-2 Milan
Al 50′ Gattuso toglie Bakayoko per Cutrone, optando come fatto spesso in tutta la stagione per il 4-4-2 quando è necessario spingere.

L’intento è di attaccare dalle corsie laterali con due uomini in area, subito una prolungata azione che vede un cross da sinistra di Rodriguez ed uno destra di Suso finisce nuovamente a sinistra dove Borini trova il taglio di Piatek per l’1-0.

Sul lato destro cambiano leggermente i principi , con Suso che si accentra sul sinistro sulla salita di Abate, mentre Calhanoglu gli si avvicina per duettare, come nell’occasione che porta al calcio di punizione del 2-0 di Suso.
Della coppia centrale è Kessie più presente in zona centrale, mentre al turco viene lasciata più libertà di movimento nel corridoio centrale sia per prendere palla dall’uscita bassa sia per posizionarsi centralmente in fase di possesso offensivo.
A sinistra invece sullo 0-0 Rodriguez saliva per crossare dalla 3/4 con Borini a bloccare l’uomo davanti a lui, dopo il doppio vantaggio Milan nuovamente orientato solamente a destra su Suso.

Conclusioni
Sullo 0-0 rossoneri che confermano le difficoltà del proprio attacco posizionale viste durante tutto l’arco della stagione, a difesa schierata rossoneri che alternano buone soluzioni, Calhanoglu che va a giocare vicino a Suso per creare superiorità numerica, ad altre rivedibili, nessuno pareggia lo spostamento del turco lasciando spresidiato il lato sinistro dell’attacco.

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Milan – Frosinone 2-0: in Europa League, per ora

Altra vittoria in chiaroscuro nel Milan contro il Frosinone con un primo tempo orrendo coronato col rigore del secondo tempo. Il Frosinone fino a quel momento meritava, poi la parata di Donnarumma ha cambiato la partita. Da quel momento Milan che cresce e trova il gol con Piatek e Suso, Frosinone molto meno propositivo, sempre tenendo conto che parliamo di una squadra già retrocessa. Altro miracolo di Donnarumma, MVP con Suso, nel finale e tre punti che portano la terza qualificazione in Europa League e un miglioramento rispetto al risultato della passata stagione.

Di certo anche oggi si sono visti limiti evidenti a livello di gioco in campo. Kessie è stato il peggiore mentre le azioni del Milan continuano a passare sui piedi di Suso e Calhanoglu. Al Frosinone è stato concesso troppo campo nel primo tempo provando ad agire in ripartenza – in sostanza così come nelle altre vittorie del Milan le giocate individuali prevalgono sugli schemi e le azioni manovrate. Piatek trova la giocata sul primo gol, poi il secondo è tutta una magia di Suso, il problema del Milan, arrivato a 10 assist e 7 gol. Donnarumma, Suso, Piatek – praticamente l’80% dei punti in classifica li han portati loro.

Siamo a 65 punti nonostante Gattuso, anche oggi allenatore tatticamente limitato e imbrigliato per oltre 45 minuti dai gialloblu. Mi auguro che il Milan possa trovare un allenatore degno di tale nome per far fare il salto di qualità alla squadra che evidentemente ha delle individualità non così scarse come si pensa. Sempre che Elliott voglia veramente farlo considerati i rumors che vedono Leonardo mandato via – l’unico ad avere competenze ed ambizione. Tra il cacciare uno o l’altro passa la resurrezione o la morte definitiva del Milan.

Doveroso tributo ad Ignazio Abate che lascia il Milan dopo un’ottima stagione nonostante l’errore di oggi finendo ad essere un terzino migliore di Conti e Calabria. Un tributo che avrebbe meritato anche Riccardo Montolivo, come ha ricordato Suma in cronaca, dopo 7 anni di Milan di cui 5 da capitano – un tributo che gli è stato vigliaccamente negato. Mancheranno tutti e due ed è la sensazione che un’altra era del Milan sia terminata definitivamente se pensiamo che l’anno prossimo gli ‘anziani’ dello spogliatoio saranno Suso, Donnarumma e Romagnoli.

Ora – francamente – gli occhi saranno su quello che succederà a Torino ma non dobbiamo dimenticare che andare a Ferrara, nel caso ci si possa e ci si debba giocare qualcosa di più, sarà tutt’altro che facile. Inter e Napoli han vinto di misura, Juve, Roma e Lazio hanno invece perso. Mancano ancora 7 giorni allo snodo finale di questa stagione in cui il Milan – comunque vada – potrà ancora qualificarsi in Champions League all’ultima giornata.

MILAN – FROSINONE 2-0

MILAN (4-3-3): Donnarumma; Abate (dal 84′ Conti), Musacchio, Romagnoli, Rodríguez; Kessié, Bakayoko (dal 50′ Cutrone), Çalhanoglu; Suso, Piatek (dal 81′ Castillejo), Borini. A disp.: Reina, A. Donnarumma, José Mauri, Castillejo, Conti, Zapata, Biglia, Cutrone, Laxalt. All. Gattuso

FROSINONE (3-5-2): Bardi; Goldaniga, Ariaudo, Brighenti; Zampano, Paganini, Maiello, Sammarco, Beghetto (dal 75′ Beghetto); Trotta (dal 65′ Dionisi), Ciano (dal 77′ Ciofani). A disp.: Iacobucci, Ghiglione, Molinaro, Simic, Ciofani, Errico, Valzania, Dionisi, Cassata, Capuano, Kranjc, Pinamonti. All. Baroni

MARCATORI: 57′ Piatek, 65′ Suso

AMMONITI:

ESPULSI: 

Milan – Frosinone: le ultime dal campo

Fischio d’inizio alle 18 (diretta Sky) per il penultimo atto di questa Serie A. Il Milan non può fallire la sfida in casa con il Frosinone, per garantirsi almeno l’Europa League.

Doveroso partire con la classifica della zona “europea” per capire tutti gli sviluppi: Inter 66, Atalanta 65 (al momento in Champions), Roma 63, Milan 62, Torino 60. La Roma ha già giocato, pareggiando 0-0 con il Sassuolo. Motivo per cui con il già retrocesso Frosinone di Baroni non si può puntare a un altro segno che non sia l’1. Lista convocati ridotta al lumicino per Gattuso, che oltre alle ormai canoniche “esclusioni” e agli infortuni di Caldara, Calabria e Bonaventura deve lasciare fuori Paquetà per squalifica.

Probabile ritorno al classico 4-3-3 con G. Donnarumma; Abate, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bakayoko, Calhanoglu; Suso, Piatek, Borini. 3-5-2 di fronte per il Frosinone con Bardi; Brighenti, Ariaudo, Capuano; Paganini, Cassata, Sammarco, Valzania, Beghetto; Ciano, Trotta. Infortunati Gori, Viviani e l’ex meteora milanista Salamon, mai sceso in campo ormai otto anni fa (gli unici altri ex sono Paolo Sammarco, ex primavera del Milan ma mai in prima squadra, e Stefan Simic che dopo una presenza in Europa League è finito in prestito in Ciociaria). Empoli-Torino delle 15 e Juve-Atalanta delle 20.30 le altre due partite decisive per le posizioni che contano.

Regole ferree e regole flessibili: un campionato senza credibilità

L’antefatto lo conoscete tutti. La Juventus – che mai aveva fatto una festa scudetto in notturna – chiede il rinvio di Juventus-Atalanta in serale contro il parere dell’Atalanta. La lega lo concede. Le malelingue – tra cui noi – pensano che la scelta sia dovuta al vedere se è proprio necessario dover far vincere gli orobici o si può festeggiare in tranquillità lo scudetto con una vittoria come da copione. A questo punto il Milan interviene e chiede – perlomeno – la contemporaneità della partita e si sente rifiutare la richiesta dicendo che “ci sono regole ferree, cambiando l’orario faremmo un danno alle TV

Insomma, per chi fa il bello e il cattivo tempo, che non ci sia Milan-Frosinone alle 18.00 è un danno alle TV. Che due partite come Juventus-Atalanta e Napoli-Inter che erano di maggior interesse per gli spettatori neutrali, invece, si giochino in sovrapposizione, no. Quando la Juventus chiede di spostare per una festa scudetto si fa, quando si chiede di farlo per ragioni sportive, come la regolarità del campionato, no. Lì si citano le regole ferree, così come accadde un anno fa col Milan che si trovò a giocare il derby alla prima data utile. Lì niente tutela alle TV piazzando la partita in una data feriale invece che in una festiva.

Ma andiamole a vedere queste “regole ferree” nello statuto della Lega Serie A

Art. 29 – Calendari delle competizioni ufficiali

[…]
2. Non è ammesso reclamo sulla formazione dei calendari, nonché sulla data e l’ora delle gare.

[…]

3. Le società che debbano disputare gare di competizioni ufficiali dell’UEFA possono richiedere al Presidente della Lega Serie A l’anticipazione o la posticipazione delle proprie gare di Campionato

[…]

4. La richiesta […] deve essere formulata per iscritto almeno quindici giorni prima […]

Statuto lega professionisti Serie A

In sostanza, la Juventus non avrebbe alcun titolo (così come il Milan) per posticipare l’orario della gara. Lo spostamento di Juventus-Atalanta non s’aveva da fare così come quello di Milan-Frosinone. Se le regole sono ferree, sono ferree, no?

Non è il primo caso in cui la Lega Calcio va contro le regole che essa stessa stabilisce. Sempre nello statuto di lega, troviamo infatti le seguenti:

Art. 30 – Recupero delle gare non iniziate, interrotte od annullate e gare in campo neutro.

[…]

5. Per le gare annullate il Presidente […] provvede a fissare la data di ripetizione della gara, da effettuarsi entro quindici giorni

Statuto lega professionisti Serie A

Nonostante questo abbiamo assistito alla triste pantomina di Lazio-Udinese, rinviata in continuazione nonostante ci fossero a disposizione delle date in cui giocarla e rinviata poi nuovamente dalla settimana prima di Milan-Lazio alla settimana dopo Milan-Lazio. Anche qua nessuno ha tirato fuori le TV o le regole ferree che sembrano applicarsi solamente al Milan.

Non è però finita qua. Ricordate i posticipi del lunedì della Roma dopo la Champions League? La Juventus si trovò a giocare Roma-Empoli e Roma-Bologna dopo le due gare col Porto al lunedì sera nonostante c’erano altre squadre impegnate in Europa League. Nel determinare gli orari di gara ci viene in aiuto la pagina 34 del regolamento con cui han venduto i diritti TV, vale a dire

Allegato 4

4. Regole Generali per la fissazione di date e orari delle Gare

Nelle Giornate che seguono settimane in cui si disputano Gare di coppe Europee per club lo slot orario del lunedì sera è prioritariamente riservato alle partite delle società sportive impegnate il giovedì precedente in UEFA Europa League

Invito alla trattativa privata 2018-21, condizioni normative e pacchetti

Oggi, ovviamente, i giornalisti filojuventini, che poi sono quelli che riportano pari pari ogni velina dall’ufficio stampa juve, si mettono a difendere la scelta parlando di Premier League. Peccato che in Premier League si può arrivare a disputare la penultima giornata in contemporanea proprio perché la Premier League è una lega seria. Una lega che rispetta le regole che si dà e che non fornisce eccezioni. Una lega dove se una squadra fa turnover falsando il campionato viene multata. Viene in mente in quest’ultimo frangente l’Udinese che giocò coi titolari a San Siro salvo riposare tutti all’Olimpico la settimana dopo considerando “partita bonus” con la Lazio.

Per arrivare al livello della Premier League non basta non giocare in contemporanea la penultima giornata. Ci vuole prima di tutto trasparenza nelle decisioni e serietà. Ci vuole l’eliminazione di ogni conflitto di interessi dei proprietari (Lotito, anyone?). Ci vogliono squadre che giochino al massimo, fino alla fine ogni partita

In Premier League non succede – ad esempio – che le squadre in lotta per non retrocedere facciano l’acquisto più costoso della loro storia contemporaneamente, tutte dalla Juventus, nell’anno in cui prende Ronaldo. Non succede che vi siano squadre che hanno rapporti privilegiati con quest’ultima e lascino punti allo Stadium sistematicamente. Non succede che vi siano arbitri con sudditanza e che gli errori di questi il giorno dopo vengano nascosti sotto il tappeto dal sistema mediatico. Non esistono giornali atti a fare propaganda con articoli pagati da questo o quel procuratore a favore del loro assistito.

Vogliamo migliorare il sistema Italiano? La contemporaneità alla penultima giornata non può essere un presupposto ma deve essere una conseguenza. Una conseguenza magari di calendari bilanciati dove una squadra non può giocare sempre con la stessa a fine campionato (vedasi Roma-Juve fisso gli ultimi tre anni a fine calendario) ma la sfida si alterna nel corso degli anni in diverse parti del calendario. Una conseguenza di un sistema più trasparente e meno dipendente dalle volontà di TV e società ma solo da quelle di organismi terzi, indipendenti e non influenzabili. Un sistema dove chi va in coppa o si salva lo fa solo per propri meriti o demeriti e non perché ha trovato una avversaria abbordabile in più o in meno a fine campionato.

Non è un caso che il campionato italiano disgusti molti nomi all’estero (alcuni contattati dal Milan) che hanno rifiutato di tornare finché non cambieranno diverse cose a livello nazionale. Lo stesso AD della Lega De Siervo oggi si è detto contrario alla Superlega perché ammazza i campionati. Eppure non ha battuto ciglio mentre la Serie A veniva svalutata, svuotata ed uccisa da una squadra col doppio del fatturato altrui che indeboliva gli avversari pagando clausole ed impedendogli di rinforzarsi comprando i loro obiettivi per poi lasciarli in panchina.

Buon biscotto piemontese-orobico a tutti e a chi piace questa cosa dando la colpa al Milan che non ha saputo avere nove punti di vantaggio per prevenire abritraggi, succursali, biscotti e scansate auguro di vivere altri vent’anni così. Il mio augurio è che Elliott iscriva al più presto la squadra al campionato Svizzero o Francese perché questa situazione fa veramente venire voglia di smettere di seguire il calcio nazionale.

Fiorentina – Milan 0-1, la partita tattica

11 Maggio 2019, Stadio Artemio Franchi

Formazione Fiorentina
4-3-3 per Montella con Mirallas a fare compagnia a Muriel e Chiesa in attacco, in difesa Milenkovic fa il centrale con Laurini a destra.

Formazione Milan
Gattuso sceglie di abbassare di Calhanoglu come mezzala al posto di Paquetà inserendo Borini come esterno sinistro offensivo.

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Fiorentina non da riferimenti
Se l’avvio è caratterizzato dal Milan che occupa stabilmente la metà campo avversaria con la Viola chiusa un 4-5-1 difensivo, a farsi notare è la fase di attacco di Montella.

Uno tra Muriel e Chiesa resta in avanti con l’altro e Mirallas a ritracciare sugli esterni, quando la squadra di Montella riparte la punta si abbassa mentre i due esterni attaccano lo spazio verso l’area rossonera.

Il primo pericolo lo porta Muriel su una rapida ripartenza, Chiesa da punta si abbassa ed il colombiano che era in posizione di esterno sinistro sfrutta la sovrapposizione di Biraghi per accentrarsi ed andare pericolosamente al tiro.

Attacco posizionale rossonero
Disposto ad occupare la metà campo avversaria sin dal primo minuto, il Milan cresce al 20′ circa.

Con i terzini tipicamente bassi, è la posizione decentrata di Kessie a dare ampiezza ai rossoneri, quando l’ivoriano si allarga sulla linea permette a Suso di ricevere nello spazio interno cercando la verticalizzazione per Piatek o la combinazione con lo stesso Kessie per cercare di sfondare sul centro destra.
Possesso offensivo dei rossoneri comunque molto lento ed impreciso nell’ultimo passaggio, con Kessie largo e Suso molto esterno spesso Piatek resta isolato nel cuore dell’area.

Vantaggio Milan sugli sviluppi di un piazzato con Suso che dalla destra crossa a rientrare trovando il taglio di Calhanoglu per lo 0-1.
Proprio questo tipo di taglio era stato chiesto più volte al turco da Gattuso, con la costruzione offensiva limitata alle giocate dello spagnolo e Kessie largo proprio per liberarlo serve necessariamente il movimento senza palla del turco per portare più uomini in area e non lasciare Piatek isolato con il solo Borini alle spalle.

Preoccupante la reazione al vantaggio, con i rossoneri che subito lasciano l’iniziativa agli avversari.

Viola costruisce per catene laterali
Secondo tempo che parte con la Fiorentina in avanti come sul finire del primo tempo.

Edmilson scala dal centro in difesa a sinistra, mantenendo la linea a 4 e permettendo a Biraghi di alzarsi per andare al cross o combinare con Chiesa aspettando il solito taglio di Muriel o Mirallas verso l’area rossonera.
Sul lato opposto invece Viola che mandano Laurini in sovrapposizione su Mirallas per liberarne la velocità nell’1vs.1 contro Rodriguez.

Pericoloso prima Chiesa che salta Bakayoko sulla sovrapposizione di Biraghi e calcia di poco alto dal centro sinistra e poi due volte dalla destra con il Milan che in vantaggio subisce due transizioni pericolose prima di Mirallas lanciato nello spazio da Chiesa poi da Muriel servito dallo stesso Mirallas.

La costruzione per vie laterali della Fiorentina annulla la densità centrale difensiva rossonera creata da Bakayoko e costringe i rossoneri a scalare lateralmente liberando spazi centrali sui tagli senza palla degli avversari.

4-2-4 Viola
Montella ridisegna la coppia centrale con Gerson accanto a Benassi e Vlahovic in attacco con Muriel.
Chiesa e Mirallas si accentrano puntando l’area forti della salita dei terzini, ma le occasioni più grosse la Fiorentina le crea tutte in ripartenza.

Errori tecnici Milan
Rossoneri che provano a sfruttare lo spazio lasciato da una Fiorentina sbilanciata, ma gli uomini di Gattuso commettono una serie incredibile di errori tecnici e decisionali vanificando tutte le possibili occasioni in ripartenza, anzi insistendo nel portare palla attirano la pressione generando pericolose contro ripartente.

Conclusioni
Le difficoltà del Milan nell’andare a chiudere la partita permettono ai Viola di uscire e di provare a fare la partita per lunghi tratti della ripresa, andando più volte vicini al gol del pareggio.
Al solito deficitaria gestione rossonera degli innumerevoli spazi in ripartenza messi a disposizione dagli avversari, Milan che si perde tra eccessive conduzioni personali ed errori tecnico-decisionali al momento dell’ultimo passaggio.
Come Montella ha preparato i tagli delle sue punte esterne forse meritava più concretezza.

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Fiorentina – Milan 0-1: grazie Montella

Vittoria bruttina ma fondamentale quella di Firenze nella partita più difficile di quelle che mancano da qua alla fine. È una partita in cui il Milan nel primo tempo gioca bene, arrivando anche a creare molto col gol sbagliato di Suso e quello segnato da Calhanoglu sempre su assist dello spagnolo (che va in doppia cifra). Il secondo tempo invece è sulla falsariga delle rimonte subite con Parma ed Udinese con la Fiorentina che sale cercando di arrivare più volte vicino al gol.

Donnarumma esce ancora una volta tra i migliori in campo, insieme a Calhanoglu (giocasse sempre contro la Fiorentina sarebbe MVP della serie a) e Suso che nonostante la fiera del ritardo rossonero contro di lui raggiunge quota 10 assist in campionato. Rodriguez e Kessie invece al limite del masochismo, inguardabili in campo per tutti i novanta minuti.

La vince Suso così come contro il Bologna a dimostrazione che quando il ragazzo sta bene fisicamente rimane il migliore in quel ruolo in A. Chiesa ha fatto i suoi stessi gol, Gomez i suoi stessi assist eppure passano inspiegabilmente per giocatori di una categoria superiore. Bene anche l’ingresso in campo di Bakayoko dopo la querelle di lunedì scorso, non so quanta farina del sacco di Gattuso e quanta della società.

La Champions League del Milan è ora nelle mani dell’onestà, correttezza e lealtà sportiva della Juventus e dei propri tifosi. Quindi non ci andremo. Va fatta una profonda riflessione sul calendario di una squadra che ha avuto la fortuna di affrontare Juventus e Napoli nelle ultime giornate al di là dei meriti visti in campo. A proposito di questo da notare come Victor Hugo vada addosso all’arbitro ma non gli venga riservato lo stesso trattamento di Paquetà.

La classifica la sapete tutti, inutile indugiare oltre. Fa male sapere di essere così vicini ai cugini ma di averli mandati avanti regalandogli i due derby. La classifica ci dice però che al momento non è assicurata nemmeno l’Europa League e che i sei punti tra Frosinone e Spal sono tutt’altro che scontati. 

FIORENTINA-MILAN 0-1
Fiorentina (4-3-3):
 Lafont 6; Laurini 5,5 (23′ st Gerson 5,5), Milenkovic 6, Vitor Hugo 6, Biraghi 5; Dabo 4,5 (39′ st Norgaard sv), Edimilson 5 (29′ st Vlahovic 6), Benassi 5,5; Chiesa 5,5, Muriel 5, Mirallas 5,5. A disp.: Brancolini, Terracciano, Hancko, Ceccherini, Ferrarini, Antzoulas, Montiel, Simeone, Koffi. All.: Montella 5.
Milan (4-3-3): G. Donnarumma 7; Abate 6, Musacchio 6,5, Romagnoli 6, Rodriguez 5; Kessie 5,5, Bakayoko 6,5, Calhanoglu 7; Suso 6,5 (36′ st Castillejo sv), Piatek 5,5 (29′ st Cutrone 5,5), Borini 6,5. A disp.: Reina, A. Donnarumma, Zapata, Conti, Mauri, Laxalt, Bertolacci. All.: Gattuso 6,5.
Arbitro: Mariani
Marcatori: 36′ Calhanoglu
Ammoniti: Biraghi, Laurini (F); G. Donnarumma (M)
Espulsi: nessuno