Sassuolo – Milan 0-0: schifo e vergogna

Con la partita di Reggio Emilia, totalmente diversa da quella di 100 giorni fa, il Milan probabilmente dichiara la sua dimensione che non è quella della lotta scudetto ma quella della lotta per il quarto posto. La partita di Sassuolo denota da un lato la presunzione di Pioli e di Maldini pensando di poter vincere una partita con il 50% dei titolari di movimento in panca e e dall’altro una involuzione netta del gioco della squadra campione d’Italia.

Questo Milan nelle prime quattro non gioca a calcio, specula sull’errore avversario e l’avversario ha studiato come fermarti, limitandosi a fare una bella densità in area non offrendoti spazi, chiudendo Leao e andando lui in contropiede – potendolo fare anche e soprattutto perché la fascia sinistra del Milan è una roba vergognosa così come vergognoso è il non essere intervenuti sul mercato in quel frangente, riscattando persino Messias solo perché è il meno peggio.

Il turnover è una piccola vergogna – soprattutto perché di solito il turnover si fa al contrario: si gioca coi titolari, si chiude, si tolgono. Non il contrario. Non si capisce a quale scopo far riposare De Ketelaere, un 2001, e Kalulu, un 2000 come fossero dei 35enni. Si sono rotti due giocatori, Kjaer e Florenzi, di cui il primo sbattuto lì senza mai aver giocato con continuità.

Una volta che ti hanno preso le misure occorre reinventarsi, pur sapendo che dal mercato ne esci indebolito. Nelle partite di oggi serve un centravanti e hai Giroud che da sempre va a corrente alternata e due giocatori di cristallo di cui il Liverpool non vedeva l’ora di liberarsene. Pobega con questa squadra non c’entra nulla ed è la prima riserva – una vergogna di cui ad oggi nessuno risponde e nessuno sembra voler sanare. In compenso abbiamo tre trequartisti.

Lo scorso anno abbiamo agito in parte d’atletismo in parte con la sorpresa di nuovi concetti ma quest’anno ci conoscono tutti e hanno capito come giochiamo – non lo ha capito Pioli che forse per uno scudetto vinto nella mediocre Serie A già si sente Ancelotti. Lo scorso anno dopo le prime giornate ero praticamente certo che avremmo visto – quest’anno saranno dolori e la nostra dimensione sarà forse la lotta per le prime quattro posizioni.

Occorre svegliarsi al piu’ presto, anche a livello di tifosi che continuano a minimizzare e fare finta che sia tutto ok – le prossime due partite se perse comprometterebbero già la stagione in maniera irreparabile. A proposito di roba inaccettabile, con Sacchi o Capello un Saelemakers che esce così dopo la partita da due in pagella si sarebbe fatto tre mesi in tribuna.

Complimenti infine ad Ayroldi, arbitraggio perfetto per le direttive di Rocchi in tribuna. Peccato per Maignan che gli ha rovinato il rigore fischiato in tre secondi, si è consolato con l’immunità a Ferrari.

SASSUOLO-MILAN 0-0

SASSUOLO (4-3-3): Consigli; Toljan, Erlic, Ferrari, Rogerio; Frattesi (dal 69’ Harroui), Maxime Lopez, Thorstvedt (dal 69’ Matheus Henrique); Berardi (dal 52’ Defrel), Pinamonti (dall’84’ Alvarez), Kyriakopoulos (dall’84’ Marchizza). A disposizione: Pegolo, Russo Ayhan, Obiang, D’Andrea, Tressoldi. All: Dionisi.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Florenzi, Kjaer (dall’80’ Kalulu), Tomori, Theo; Bennacer, Pobega (dal 57’ Tonali); Saelemaekers (dal 57’ Messias) Brahim Diaz (dal 57’ De Ketelaere), Leao; Giroud (dal 73’ Adli). A disposizione: Tatarusanu, Mirante, Gabbia, Calabria, Ballo-Tourè, Bakayoko. All: Pioli.

Arbitro: Ayroldi di Molfetta

Ammoniti: Theo (M), Saelemaekers (M), Frattesi (S), Maxime Lopez (S) Ferrari (S), Defrel (S), Alvarez (S)

Note: 2’ di recupero nel primo tempo; 7’ di recupero nel secondo tempo

 

Milan – Bologna 2-0: abbiamo il trequartista

Vittoria con il minimo sforzo contro il Bologna a San Siro con tanto di mini-turnover in vista della partita di martedì che vuol dire molto considerato che al netto della partita di Sassuolo era capitato molto raramente lo scorso anno di concedere poco e portare a casa il risultato col freno a mano.

La grossa differenza tra questa partita e le due precedenti è stata la titolarità di De Keteleare – il Belga ha risposto pronto sfornando quella che è la sua miglior prestazione con un assist dopo una corsa a centrocampo ed un assist mancato per Kalulu in 26 minuti. Se questo è il giocatore che abbiamo preso allora finalmente abbiamo risolto uno dei problemi della squadra.

La seconda è che è tornato Leao che è riuscito a fare gol + assist dopo le prime due prestazioni incolore e sta salendo di livello spero in vista del derby e della Champions League che purtroppo ci vede incontrare subito quella che è la partita piu’ determinante in vista del resto del girone in casa del Salisburgo.

Note di livello tattico: questa squadra sta provando a fare qualcosa che in Italia non fa nessuno. Davanti c’è qualità, la difesa rimane alta e c’è un pressing asfissiante che porta a segnare gol su riconquista del pallone – anche oggi i due gol arrivano di fatto così. Da sviluppare invece l’azione a difesa schierata dove continuiamo a trovare qualche problema.

Ora si torna a Reggio Emilia dove lo scorso anno si è vinto e festeggiato il titolo e dove troveremo un Sassuolo totalmente differente rispetto a quello dell’ultima giornata dello scorso anno in attesa del derby e della gara di Salisburgo che ci diranno dove andrà il resto della nostra stagione. Derby che inizia con un sorpasso ai cugini proprio contro il Bologna, ai quali non resta che piangere per un presunto rigore su Sansone, inesistente a termini di regolamento poiché il contatto avviene quando non è da considerarsi in possesso del pallone.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori (38′ st Gabbia), Theo Hernandez (30′ st Ballo-Touré); Tonali, Bennacer (17′ st Adli); Messias (17′ Saelemaekers), De Ketelaere (17′ st Pobega), Leao; Giroud. A disposizione: T?t?ru?anu, Mirante, Ballo-Touré, Florenzi, Gabbia, Kjær, Bakayoko, Pobega, Adli, Brahim Díaz, Saelemaekers, Rebi?, Origi. All. Pioli.

BOLOGNA (3-4-1-2): Skorupski; Lucumì, Medel (29′ st Bonifazi), Soumaoro; Kasius, Schouten (39′ Ferguson), Vignato (17′ st Soriano), Dominguez (17′ st Aebischer), Cambiaso; Barrow (17′ Sansone), Arnautovic. A disposizione: Bardi, Bagnolini, Amey, Angeli, Bonifazi, De Silvestri, Lykogiann?s, Mbaye, Sosa, Aebischer, Ferguson, Urbanski, Sansone, Soriano, Raimondo. All. Mihajlovic.

ARBITRO: Manganiello di Pinerolo

MARCATORI: 21′ pt Leao, 13′ st Giroud

NOTE: Ammoniti: Calabria, Adli (M), Schouten (B) Recupero: 1′ pt, 3′ st 

Atalanta – Milan 1-1: malissimo

Prendiamo definitivamente atto dopo Milan-Udinese che la squadra campione d’Italia è già sparita. Non c’è più il pressing alto e corale, i reparti sono completamente slegati tra di loro, la difesa è goffa e spesso viene saltata. Ne esce un 1-1 che alla fine va forse stretto all’Atalanta che segna un bel gol con un errore gravissimo e nel finale ne ha di più di noi.

L’Atalanta si presenta in modalità Udinese, ovvero come deve giocare contro questo Milan una qualsiasi squadra: tutti dietro e ripartire. Nel primo tempo sbaglia un gol Messias, defilato, lo segna Malinovski da lontano lasciato colpevolmente libero – un primo tempo con un modulo e dei giocatori semplicemente non adatti, Leao è annullato dall’assenza di spazi, Rebic non è un centravanti e Messias è semplicemente inadatto al gioco del pallone.

E’ evidentissima la differenza con la partita di San Siro lo scorso anno dove l’Atalanta fu praticamente nulla. Il Milan dominò dal primo all’ultimo minuto. Una partita di un periodo dove non solo la squadra stava bene fisicamente ma anche poteva contare su Tonali avanzato al posto di Diaz grazie alla presenza di Kessie che non è stato rimpiazzato.

Parliamo di mercato: oggi nessuno dei nuovi era partente. Adli non ha visto il campo in due partite dopo una buona estate, De Keteleare sembra buono ma fuori dai giochi, Origi non ho mai capito perché è stato preso. Le priorità vecchie e nuove non solo non sono state coperte ma al momento i non prioritari non sono nemmeno titolari. Non vorrei che qualcuno nel cambio Maignan-Donnarumma si è un po’ tanto montato la testa.

Attendo gli acquisti, probabilmente già tardivi per competere per il titolo considerato il derby subito dopo e li attendo in maniera pessimistica perché è evidente che non solo questa squadra abbia fatto uno step indietro rispetto allo scorso anno ma anche le avversarie si siano rinforzate in maniera importante – in particolare mi hanno impressionato Napoli e Juventus in attesa di capire le potenzialità della Roma.

Un dirigente che fa quella scenata sul contratto mi attendo porti a Milanello Ziyech entro il 31 oltre al sostituto di Kessie. Altrimenti ci spieghi perché la squadra è stata tenuta da lui stesso in ostaggio un mese senza poi concludere nulla.

P.s. dopo il clamoroso gol annullato alla Sampdoria, stasera Hateboer è stato graziato da un rosso netto. Tutto bene, no?

ATALANTA-MILAN 1-1
MARCATORI:
 29’ Malinovskyi, 68’ Bennacer

ATALANTA (3-4-2-1): Musso; Toloi, Demiral, Djimsiti (dall’82’ Okoli); Hateboer, De Roon, Koopmeiners, Maehle (dall’89’ Zortea); Pasalic (dal 73’ Scalvini), Malinovskyi (dal 73’ Lookman); Zapata (dal 73’ Muriel). A disp: Rossi, Sportiello, Boga, Nadir, Ruggeri, Soppy. All. Gasperini

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (dall’84’ Florenzi), Kalulu, Tomori, Theo Hernandez; Tonali, Bennacer; Messias (dal 66’ Saelemaekers), Brahim Diaz (dal 58’ De Ketelaere), Leao (dal 66’ Origi); Rebic (dal 58’ Giroud). A disp.: Tatarusanu, Mirante, Gabbia, Kjaer, Ballo-Touré, Pobega, Bakayoko, Adli, Lazetic. All. Pioli.

Arbitro: Maresca di Napoli
Note: Ammoniti: Toloi, Rebic, Hateboer, Tonali, De Roon per gioco falloso. Djimsiti e Theo Hernandez per reciproche scorrettezze. Pioli per proteste. Recupero tempo: 1’ pt, 5’ st.

Milan – Udinese 4-2: manca ancora qualcosa

Non è il Milan dello scorso anno quello che esordisce con l’Udinese di fronte ad un San Siro tutto esaurito e ce ne si rende conto subito con un gol incassato a freddissimo. Non tocchiamo praticamente palla e prendiamo gol su piazzato raddrizzandola poco dopo con un rigore che solo chi non conosce il regolamento ha il coraggio di discutere.

E’ una partita che dice che c’è un altro Milan ma c’è anche un altro Rebic – doppietta eguagliando al minuto 68 i due gol segnati in tutta la scorsa stagione in Serie A. Si era vista una faccia diversa già a Milanello e il rendimento conferma quanto abbiamo visto e quanto abbiamo scritto.

Dopo il 2-2 del primo tempo nel secondo tempo esce un Milan più simile a quello dello scorso anno con due gol e tante occasioni che tornano una volta che torna il nostro migliore marchio di fabbrica: il pressing alto. E’ dal pressing che nasce il 3-2 con un ottimo recupero finalizzato da Diaz, oggi tra i migliori.

Arriviamo ai difetti: si è vista l’assenza di Kessie. Krunic non può giocare lì – ha fatto benino come riserva più avanti, ma lì siamo coperti dal mercato. Leao come spesso capita contro le squadre che non giocano a calcio ha avuto pochi lampi. Su Pobega non commento, non lo ho mai ritenuto da Milan e so che questa era la sua valutazione in dirigenza otto mesi fa. Cosa è cambiato? Forse il contante a disposizione.

Spero che quindi la società sappia ciò che fa quando mette fuori rosa Bakayoko e che abbia osservato un nome adeguato ad essere schierato nei due di centrocampo dove altrimenti Tonali e Bennacer (oggi partitone) non potranno mai essere panchinati.

In attesa di capire Origi, che non ha mai toccato palla, l’esordio di De Ketelaere in gare ufficiali ispira fiducia con un controllo di palla e una reattività che hanno pochissimi. La sensazione da questa prima partita è comunque quella di una squadra più debole dello scorso anno, anche se con più soluzioni davanti. In Italia gli scudetti li vince la squadra che quando non è in forma timbra l’1-0, non quella che segna tanti gol ma ne subisce molti.

Per capire come saremo messi rimandiamo quindi alla fine del mercato dove i due acquisti chiesti da Pioli possono fare la differenza in maniera non importante, ma importantissima. E non solo in Italia.

MILAN-UDINESE 4-2
MARCATORI:
 2’ Becao, 11’ rig. Theo Hernandez, 15’ Rebic, 48’ pt Masina. 47’ st Brahim Diaz, 67’ Rebic

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez; Krunic (83’ Pobega), Bennacer; Messias (71’ Saelemaekers), Brahim Diaz (71’ De Ketelaere), Leao (83’ Origi); Rebic (71’ Giroud). A disp.: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Touré, Adli, Bakayoko, Kjaer, Florenzi. All.: Pioli

UDINESE (3-5-2): Silvestri; Becao, Nehuen Perez (65’ Ebosse), Nuytinck; Soppy, Pereyra, Walace (76’ Lovric), Makengo (76’ Samardzic), Masina (82’ Ebosele); Deulofeu, Success (65’ Beto). A disp.: Padelli, Piana, Abankwah, Palumbo, Benkovic, Bijol, Nestorovski, Guessand, Pafundi. All.: Sottil

Arbitro: Marinelli di Tivoli

Note: 70.197 spettatori per 1.700.088,00 euro di incasso.  Ammoniti: Soppy, Nehuen Perez, Emosele per gioco falloso, Krunic e Becao per reciproche scorrettezze. Angoli: 6-1 per il Milan. Recupero: 4’ pt. 6’ st.

 

 

Soddisfazioni estive

La vittoria di ieri col Marsiglia è l’ultimo tassello di un gruppo di amichevoli che ci dice sostanzialmente due cose. La prima è che il Milan è ancora quello della fine dello scorso campionato – sia per modo di giocare che per i ritmi messi in campo ed è un Milan a sua volta diverso da quello dell’inizio del campionato. La seconda è che siamo ancora molto forti, non so se la squadra da battere ma sicuramente non quella che colleziona figurine per accontentare i tifosi.

Lasciamo stare un secondo la gara con gli Ungheresi, arrivata nel periodo in cui eravamo carichissimi di lavoro e con loro che han trovato due eurogoal. Nelle altre sono arrivate vittorie nette per come siamo scesi in campo e per come abbiamo impostato il nostro gioco – certamente ieri era la più difficile di tutte con un avversario bello carico che iniziava il campionato la prossima settimana ed è sembrato un allenamento.

Non abbiamo avuto test veramente probanti a parte quello – un anno fa pareggiavamo 0-0 col Real Madrid in una partita perfettamente equilibrata col rigore parato da Maignan e già si cominciava ad intravedere qualcosa del livello di quel Milan. Abbiamo spesso vinto partite importanti in estate, ricordo un 4-0 al Bayern l’anno di Montella o un 1-0 al Barcellona con gol di André Silva ma erano comunque partite diverse, partite giocate in tourneé e a ritmi bassi.

Abbiamo evitato di nuovo USA e Cina sperando possa avere un impatto importante nell’inizio di stagione. Credo si proverà a partire forte anche perché il livello poi si alzerà con la Champions League condensata in tre mesi invece che quattro causa mondiale. E’ necessaria quindi profondità totale nella rosa evitando giocatori inutili e buchi, in questo senso da un lato bene gli acquisti per avere una riserva buona per ruolo dall’altro vedo un Rebic diverso da quello dello scorso anno che potrebbe dare una mano da subito.

Settimana prossima sgambata contro il Vicenza, poi si parte con l’Udinese. Non abbiamo ancora visto in campo nessun nuovo acquisto (Origi di fatto non ha ancora esordito) che saranno quindi inseriti in corsa in campionato. Giusto stare bene e partire forte perché nelle prime cinque ci sono due squadre nerazzurre con tanto livore e risentimento in attesa del sorteggio di Champions League dove migliorare lo scorso anno sarà importantissimo.

Nostalgia Aquilani

Siamo al 22 luglio 2022 e alla voce acquisti nel nostro mercato c’è scritto Origi e i due riscatti di Messias e Florenzi. Adli già era stato preso un anno fa. Le uscite ci sono state e hanno portato soldi, soprattutto per quanto riguarda il riscatto di Hauge – non li hanno portati invece né Kessie, né Romagnoli che così come i due innominabili hanno contribuito 0 alle entrate del club.

Al netto dei riscatti, l’ultimo acquisto del Milan costato più di 10 milioni di Euro è stato Mike Maignan a maggio 2021 – a Gennaio furono spesi quei ridicoli 4 milioni per Lazetic, fotomodello serbo dall’utilità dubbia. Inutile che vi dica che la teoria secondo cui Maldini è garanzia di qualcosa l’ho sempre trovata ridicola – Maldini vuole potere decisionale, stop. 

I fatti parlano, i fatti che dicono che si è vinto uno scudetto nonostante Elliott e non grazie a loro – uno scudetto che per Elliott è forse stato un incidente di percorso in un viatico in cui loro si aspettavano oggettivamente di più. Non è possibile rimanere ad alti livelli ripetendo mercati del genere. Come ho sempre detto lo scudetto è stato vinto nonostante il mercato dello scorso anno che è stato pessimo – si è salvato solamente Maignan, il resto erano riscatti di giocatori già in rosa.

Quel mercato pessimo lo stiamo ripetendo sull’onda di “squadra che vince non si cambia”, sperando di ripetere il miracolo – o meglio di perfezionarlo, visto che saremmo a due mercati pessimi di fila. Tra meno di un mese si gioca la prima partita ufficiale e i problemi ben noti alla rosa rimangono con l’aggravante del buco lasciato da Kessie a centrocampo.

Stiamo inseguendo De Keteleare come fosse Kakà, poi sul giocatore ci siamo noi e forse il Leeds. Lo stiamo inseguendo comportandoci in maniera ridicola, facendo saltare trattative e perdendo mesi per un paio di milioni in più o in meno, facendo forza sulla volontà del giocatore contro un club che non vuole e non ha bisogno di cedere.

Questa cosa è successa con Botman, con Simakan, con Faivre e sta succedendo anche con Sanches. Tutte le volte è ovviamente il club cattivo che non ci dà il giocatore al prezzo che vogliamo noi e non al prezzo che vogliono loro – con la differenza di prezzo che è non più di un paio di milioni. Ora anche basta con le cazzate: pagare moneta, vendere cammello.

L’ultima volta che siamo stati campioni d’Italia arrivarono Mexes (che per la A era un top e infatti due anni buoni li fece), Taiwo (lasciamo stare), Aquilani (no comment), ed El Sharaawy (20 milioni per una promessa). Fu un mercato appena sufficiente che ci portò comunque quasi a rivincere ma non tracciò quel solco che avremmo potuto fare sulle rivali per creare un ciclo.

Oggi il Milan è di fronte ad una sliding door – e non lo dico io, ma Maldini alla Gazzetta – fare quei due colpi pesanti, anche a costo di investire nel bilancio e aprire il gap tra se e le rivali oppure vivacchiare, chiudere in attivo e giocarsela contro due squadre rinforzate con ogni posizione tra la prima e la sesta possibile. La proprietà sembra aver deciso per la seconda.

Fuori i soldi per l’attacco

Se nonostante mille perplessità è arrivato lo scudetto non possiamo non far finta di non vedere la sterilità offensiva nonostante la quale siamo arrivati a competere nell’ultima stagione grazie ad una superdifesa. L’attacco del Milan è un problema – nella scorsa stagione ha segnato 69 gol contro gli 84 dell’Inter, i 74 del Napoli e i 77 della Lazio. Solo la Juve ha fatto peggio. L’anno precedente eravamo arrivati a 74 contro 90 dell’Atalanta, 89 dell’Inter, 77 della Juventus e 86 del Napoli. Nel 2019-20 chiuso a 73 contro una Inter ad 81, una Atalanta a 98, una Lazio a 79 ed una Roma a 77.

Facendo i conti è evidente che al Milan manchino dei gol e che in particolare manchi un cannoniere. Leao non lo è nonostante l’esplosione finale, non lo è e non lo è mai stato Giroud che ha fatto gol pesanti ma raramente va oltre i 12-15 in campionato e non lo è nemmeno Origi appena preso che come Giroud aveva il pregio di venire dalla Premier e costare poco.

I giocatori offensivi buoni, purtroppo, costano. Purtroppo per Elliott ovviamente. Questo spiega perché in due anni l’unico vero investimento, comunque non per l’immediato, è stato Leao che ovviamente andrà trattenuto. E perché davanti abbiamo ancora Saelemakers e Messias. L’unico ad aver provato a portare un bomber fu Leonardo, peccato che l’allenatore più catenacciaro del campionato riuscì a metterselo contro dopo 4 giornate rovinandogli la carriera. E’ vero che prendemmo Piatek ma chiunque aveva capito che era un one season wonder.

Prima di Higuain l’ultimo bomber che il Milan aveva avuto era stato Carlos Bacca. E anche qua lo stesso Bacca fu rovinato da un sistema di gioco che non lo valorizzava dal cambio di panchina. Prima di Bacca il nulla: Torres era sul viale del tramonto, Matri lasciamolo stare – ecco, siamo tornati a Zlatan Ibrahimovic. 

Ibrahimovic è stato l’ultimo bomber acquistato – per ben due volte. Ma lo stesso Ibrahimovic oggi non è nemmeno nelle condizioni dei 10 in 18 post-lockdown o dei 15 in 19 dello scorso anno visto il problema al ginocchio e l’età anagrafica. 

In sostanza ci avviamo di nuovo con palla a Leao e speriamo faccia qualcosa, Rebic che speriamo si ricordi di essere un giocatore di pallone e delle punte che non sono dei bomber di razza. Ci avviamo nuovamente ad una stagione con i sopracitati inadatti ad una prima in classifica in organico. Quando ho sentito che volevamo spendere 35 milioni dietro visti questi problemi davanti un po’ mi giravano.

Che arrivi chi deve arrivare, per favore, ma che arrivi qualcuno. Qualcuno che se costa si paga, come è giusto pagare la qualità. Altrimenti rimaniamo ancora una volta fermi al solito problema a sperare che Kalulu e Tomori facciano il loro dietro e a sperare di continuare a vincere 1-0 e che nessuno faccia 90 punti.

E’ il momento di tirare fuori i soldi. 

La fine del teatrino

Al 90esimo più recupero Maldini ha rinnovato ponendo fine ad un mese che per certi versi è stato peggio del giugno 2015, quello di Ibrahimovic, Kondogbia e Jackson Martinez saltati contemporaneamente. Un teatrino partito dall’intervista alla gazzetta e chiuso ieri sera con il rinnovo di Maldini che è costato la faccia alla società. Quest’ultima come sempre è brava a ringraziare e far sentire i tifosi parte del club quando c’è da vendere abbonamenti (campagna aperta molto in anticipo, prima che tutto scoppiasse, bella e furba mossa) e merchandising – meno quando c’è da comunicare con chiarezza le cose. Basti pensare che Maldini il rinnovo se lo è annunciato da solo uscendo da casa Milan.

Questo giochino è costato un mese di mercato e non solo per colpa della società – un professionista che ha il contratto fino al 30/6 ha comunque potere di firmare e fare trattative fino a quel giorno, cosa che non è stata fatta. E’ arrivato solo Origi che probabilmente il contratto lo aveva firmato in un periodo tra il 1/2 e due giorni fa – non si sa chi ha incontrato e con chi ha firmato visto che non è uscita mezza foto. In tutto questo la nostra competitor pur essendo tecnicamente fallita ha preso Lukaku e Asllani rinforzandosi in due ruoli chiave mentre noi dobbiamo recuperare dall’addio di Kessie e Romagnoli.

Il ritiro comincia il 4, tra pochissimo e il campionato il 13 di agosto, praticamente tra sei settimane con un avvio “scientifico” giusto per non farci mancare niente in una stagione dove la Champions League nella sua fase a gironi sarà compressa per via del mondiale, come successo due anni fa per il covid, e dove quindi occorrerà farsi trovare più che pronti e con una rosa profonda (mentre noi, di fatto, negli ultimi anni, abbiamo dato il meglio quando giocavano sempre gli stessi ad una settimana di distanza).

E’ inutile che vi dica i problemi, li sappiamo tutti. La palla dopo questo mese semplicemente indecente sta a Maldini e i risultati che porterà a casa giudicheranno quanto successo. Se Maldini ha tirato lungo per ottenere garanzie adeguate per rinforzare la squadra alzando l’asticella verso la seconda stella passerà da eroe che ha salvato il Milan contro la dirigenza che voleva vivacchiare con uno dei primi quattro posti e per cui lo scudetto è quasi un incidente di percorso che rende la cosa problematica. Se invece arriverà un mercato di Lazetic, Bakayoko, Messias e altra gente indecente sarà solamente qualcuno che per motivi personali ha tenuto il club e il suo mercato un mese in ostaggio.

Due buone notizie: da oggi il club può ufficialmente esibire lo scudetto sulla maglia, che mi aspetto sarà presentata o subito nella giornata odierna o a questo punto in ritiro. La seconda è che con l’addio di Kessie la rosa è stata ufficialmente demirabellizzata. Vedo onestamente troppi ringraziamenti per un giocatore che ha iniziato da febbraio in poi a giocare una volta che si è reso conto che si poteva raggiungere l’obiettivo dimenticando l’indecenza da settembre a dicembre e la priorità data alla nazionale per Olimpiadi e Coppa d’africa su chi lo pagava. Il Kessie di fine stagione mancherà e sarà difficile da rimpiazzare – ma che per favore, arrivi un professionista – possibilmente a tempo pieno.

Lo scudetto, un mese dopo

22 giugno 2022, un mese dopo l’apoteosi rossonera al Mapei ci troviamo in un mondo completamente stravolto. Persa la loro battaglia e dopo le pagine istituzionali scritte piangendo per dovere di cronaca assistiamo ad una Gazzetta dello sport totalmente schierata ed asservita alla narniazione nerazzurra tra trattative vere e finte, giocatori accostati e giocatori elemosinati. L’obiettivo è chiarissimo: lo scudetto del Milan è solo una casualità, un incidente di percorso, qualcosa di cui non ne parliamo più e la grandissima Inter sarà pronta anche a costo di indebitarsi ancora di più a fare l’all-in per evitare l’onta della seconda stella rossonera.

Inutile girarci intorno: siamo 19-19 e arrivare alla seconda stella prima dell’altro avrà la stessa valenza di una Champions League, di un 6-0, di un euroderby a piacere: è qualcosa che ha un impatto importantissimo anche a livello di marketing. Noi a questo appuntamento ci stiamo arrivando male per via della ridicola questione contratti e l’ego smisurato di un AD e di un dirigente i cui meriti sono entrambi sopravvalutati che non vogliono scendere a patti e/o compromessi.

Quello che stiamo capendo è che saremo veramente, di nuovo, forse come mai nemmeno l’anno scorso, contro tutto e contro tutti e arriveranno anche i gobbi. Non sbagliare il prossimo mese di mercato in una stagione in cui si giocheranno 15 giornate fino al 14 novembre più tutto il girone di Champions e 4 giornate di campionato prima della chiusura del mercato sarà non importantissimo, di più. 

Le priorità le sappiamo tutti – quello che conta è che da questo mercato esca un Milan più forte dello scorso anno, un Milan che senza i tre clamorosi furti a San Siro di Napoli, Spezia ed Udinese avrebbe chiuso a quota 92, uno in più dell’Inter di Conte. Se questa squadra uscirà rafforzata – ovvero sostituendo adeguatamente Kessie, Romagnoli e risolvendo i due problemi trequartista ed esterno destro allora non ho dubbi che vinceremo lo scudetto di nuovo.

Per il momento mi limito a spiegare a giornalisti ed articolisti che più fate trasparire il vostro livore per il nostro scudetto credendo che ci dispiaccia, più semplicemente ci fate godere ancora di più

Ci si aspettava qualcosa di meglio

Siamo ad un mese dallo scudetto ed è tornato il mulino bianco rossonero. La situazione è oggettivamente preoccupante perché non solo la casella “acquisti” alla voce di mercato è vuota ma anche e soprattutto chi quegli acquisti dovrebbe farli non ha ancora rinnovato il proprio contratto. La firma di Maldini e Massara sarebbe dovuta arrivare il 23 maggio a Casa Milan durante la festa, invece le parti ancora non sono vicine – inizio a chiedermi perché Gazidis, in fondo, dovrebbe rinnovare il contratto all’unico ostacolo al progetto che aveva in mente e l’unica risposta negativa è che se non lo fa è veramente con le spalle al muro.

Nel frattempo la prima parte di mercato, quella in cui si spostano i nomi pesanti prima dei ritiri delle squadre, sta andando praticamente a vuoto con un campionato che inizia tra meno di due mesi con i problemi trequartista ed esterno destro ancora non risolti (nel mentre Deulofeu va a Napoli), con i rivali cittadini che tramite giocatori ipervalutati riescono a fare mercato nonostante debbano chiudere almeno a -60 milioni – e probabilmente pure rinforzandosi. Resta la seconda, quella delle occasioni dell’ultima ora, dove ci vuole anche abilità e fortuna.

Non è chiara la strategia del Milan e la paura è che questo mercato finisca col budget speso a rinnovi per chi ha fatto vincere il titolo e scarsi acquisti riguardo le necessità, con il piano A che salta trovandosi nuovamente spiazzati. Il tutto arriva dopo una società che a Gennaio non aveva praticamente fatto mercato se non per fare uscire Pellegri (che comunque era entrato nelle rotazioni) per far entrare Lazetic (che non ha mai giocato).

Il Milan ha il dovere morale di fare un mercato da campione d’Italia e vincere la seconda stella prima dell’Inter, cosa che attirerebbe sponsor e darebbe un diverso valore commerciale e di marketing alla squadra. Lo deve ai suoi tifosi dopo due mercati oggettivamente al risparmio e deludenti dopo la Champions League 2007 e lo scudetto 2011. Lo deve perché investire oggi significa poter ripetere quello che ha fatto la Juventus aprendo un ciclo e quindi aumentando il fatturato.

Ad oggi, a 13 giorni dalla fine ufficiale della stagione, i fatti dicono che il Milan ha riscattato Messias, perderà Kessie e Romagnoli e non si sa ancora chi dovrà fare mercato dal primo luglio col rischio alto che tutta la fatica fatta per arrivare a questo punto venga vanificata nuovamente perdendo un nuovo treno “Tevez”. 

Se siete contenti del momento attuale bene per voi. Io onestamente mi aspettavo di meglio.

Non male questo Leicester

Mentre la stampa italiana ancora non si spiega come i maggiori esperti di veline che per l’estate dovranno trasformarsi in esperti potatori abbiano perso il titolo nonostante porcate arbitrali contro di noi e a loro favore, continua il ridimensionamento mediatico trasformatosi in rosicata senza fine.

Poi però c’è la realtà – e la realtà è anche la realtà di mercato, di richiesta per una rosa che evidentemente vale (la migliore su transfermarkt in Italia). Le offerte non arrivano mai in Italia o se arrivano arrivano tramite media secondari – sui primari l’ordine è di non parlarne, mai, a meno che non sia praticamente cosa fatta: i giocatori del Milan devono passare come dei miracolati. Mica come il Sassuolo per cui ogni sera c’è la vetrina in diretta su Sky Sport per piazzare a 40 milioni pure i raccattapalle, per esempio.

Partiamo dal portiere: su Maignan ci sono Tottenham e Manchester United – il Milan le offerte non le ha nemmeno ascoltate. In difesa lo stesso destino per Tomori (che ha offerte dalla Premier) e Kalulu ma per cui non dovendo tagliare, non ci si siede nemmeno a parlare. Theo Hernandez è da due anni nel mirino del PSG – lo scorso anno il Milan rifiutò 70 + Draxler, costringendo i parigini a virare su Hakimi. Dopo il rinnovo, ovviamente, non se ne parla nemmeno.

A centrocampo il Real Madrid ha fatto un tentativo per Tonali prima di andare su Tchouameni col giocatore che non ci pensa nemmeno a lasciare il Milan. Kessie è andato a Barcellona – non l’ultima delle squadre per importanza, mentre su Bennacer una estate fa invece c’era il Manchester City di Guardiola. Davanti è inutile dire che per Leao c’è la fila – lo voleva il Real al posto di Mbappé, poi Ancelotti (cuore rossonero) ha fatto cambiare idea a Perez, lo vuole ancora il City ma per meno della clausola non ci si siede.

Insomma, questo Leicester italiano così male non ha fatto se i suoi titolari sono contesi da mezza europa che conta. Però ripeto, sei il Leicester se i giocatori quando fanno bene li vendi subito perché non te li puoi permettere – e questo non mi pare che al momento sia una cosa che abbiamo fatto noi. Vero, Beppe?

Ancora non si spiegano il Milan

Sono passati 14 giorni dallo scudetto e la situazione è ancora frizzantina. Opinionisti e tifosi avversari sono sul piede di guerra, si continua a parlare di Leicester e di miracolo quando in Italia non si è capaci di non riconoscere progressi e duro lavoro. Siamo il paese che più bolla un giocatore nei primi mesi e rimane attaccato a quei pregiudizi qualunque cosa faccia – basti pensare al cyberbullismo partito da account fiorentini (tra cui la parodia di un ex-allenatore della Sampdoria) su Montolivo, poi ripreso a Milano, per fare un esempio.

Il Milan quest’anno in Italia non è stata una squadra qualunque, è stata LA squadra che ha rotto il sistema. Ha scombussolato le redazioni da sempre orientate tra Juventus (squadra degli editori) e Inter (squadra dei redattori) – le stesse redazioni che ci tengono ogni volta che c’è Juventus-Inter a ricordare che quello è il derby d’Italia, in pura chiave anti-Milan, fosse anche la partitella di 15 minuti del trofeo Tim. 

Il Milan si è permesso di fare mercato senza fare plusvalenze fasulle da società amiche e senza mandare avanti le velinate per far preparare i peana e i magnificat che ad esempio stiamo leggendo da Beppe Marotta in questi giorni, il quale si sta preparando più ad uscire come eroe da una situazione difficile che a fare un vero mercato per la nostra ex-competitor.

Non si spiegano come senza articoli a supporto, invenzioni di società che offrono milioni di miliardi per un Rugani o un Pinamonti qualunque i giocatori del Milan siano forti e valgono – e arrivano offerte vere, dall’Europa, non dall’Italia che ovviamente non vengono mai riportate. Un anno fa prima di andare su Hakimi, ad esempio, furono offerti 70 + Draxler al Milan per Theo Hernandez – ed è inutile che vi stia a dire cosa è arrivato su Leao da Gennaio. Le offerte per i giocatori del Milan non si devono sapere perché i giocatori del Milan devono passare come scarsi ed inadatti rispetto a quelli del Bayern Monaco Italiano (quando la realtà, come vi avevamo raccontato nel post precedente, è ben diversa).

Non si spiegano Stefano Pioli – perché quando uno rimane un perdente nell’immaginario collettivo lo resta sempre – ad esempio, Ancelotti ha dovuto vincere 2 Champions e uno scudetto prima di essere visto diversamente e per qualcuno Interista/Napoletano è ancora sostanzialmente un allenatore con molta fortuna che gioca un calcio vecchio di 20 anni. Pioli è stato presentato come il normalizzatore rispetto alle vaccate di Giampaolo e faceva già intravedere qualcosa nei primi giorni nonostante le vedove del tecnico più difensivista e scarso che il calcio ricordi e un Leao che ancora non aveva subito il “trattamento Ibra”, non saltava un uomo e sembrava la brutta copia di Niang.

Pioli si è dimostrato un allenatore che a differenza dei suoi colleghi non si fissa sul suo stile di gioco, ma cambia ed assimila dalle avversarie, italiane ed europee. Il Pioli di fine stagione non è quello di inizio stagione e per ben due volte quando è arrivato il momento della resa dei conti, mentre molti colleghi si affiderebbero a quello che è andato meglio finora, lui ha rivoluzionato due volte la formazione: l’anno scorso inserì Diaz al posto di voi-sapete-chi sulla trequarti, quest’anno dopo un’alternanza Kessie-Diaz ci ha messo Krunic.

Lo stesso Pioli è migliorato nel girone di Champions League dal quale ha portato in Italia il concetto di pressing alto con tutta la squadra, esasperandolo forse sempre di più nelle versioni che abbiamo visto a Bergamo, a Roma e riprendendolo nella parte finale della stagione. Quelle che qualcuno definiva “scansate” erano semplicemente squadre messe sotto tatticamente, incardinate nel loro dogma della costruzione dal basso e incapaci di rinviare un pallone per come il Milan era messo tatticamente e atleticamente in campo. 

Le partite contro Lazio, Fiorentina, Verona ed Atalanta – ma anche quella col Sassuolo – sono e rimangono un esempio da applaudire. Due soli gol concessi contro squadre che si giocavano l’accesso all’Europa, un abisso visto in campo in quattro su cinque (solo con la Fiorentina – che aveva messo il Milan in difficoltà all’andata – c’è stato equilibrio). Sono invece state ridimensionate, quasi fatte dimenticare o cancellate troppo presto da chi aveva interesse mediatico ed economico a narrare la seconda stella degli amici di famiglia.

A proposito di costruzione dal basso, lo stesso Pioli ha saputo evolversi ed uscire dal dogma Guardioliano senza il quale sembra che non si possa giocare a calcio nel 2022 – contro le squadre di cui sopra lo ha detto lui stesso che sapendo che queste pressano alto era importantissimo qualche lancio lungo in più e se hai un portiere come Maignan in porta lo puoi fare mentre con quello precedente no.

E’ stato Pioli un allenatore perfetto? Tutt’altro: senza il cambio fondamentale nelle ultime cinque (che io onestamente chiedevo prima) non avremmo vinto il titolo e sarebbe stato giusto pensare ad altro per l’anno prossimo, gli ho anche rimproverato aver usato poco Kalulu e Tonali (vi ricordate che non giocava mai più di 45-50′ fino a dicembre?) nel girone d’andata – ma poi nel calcio contano i punti che fai e quei punti oggi sono 86 e potevano essere di più (vero Serra e Massa?) e sono tutti punti conquistati giocando un calcio bello da vedere e vicino più a quello europeo che a quello Italiano.

Il Milan ha vinto un campionato giocando bene: questo non succedeva in Italia da anni, probabilmente dallo stesso Milan di Ancelotti. Mancini, Mourinho, Allegri, Conte sono stati i soli quattro tecnici campioni dal 2006 al 2021 – due con squadre diverse e tutti con un calcio che pensava prima a non prenderle, culminando nell’anno di palla a Lukaku e speriamo che dio ce la mandi buona. Pioli ha invece portato la supremazia territoriale, il baricentro alto e tutto questo concludendo comunque con la miglior difesa – addirittura con un dato esagerato nel girone di ritorno, dove il trend Milan si era consolidato ancora di più.

Continuano a parlare di Leicester perché oltre al Milan non hanno capito nemmeno il Leicester. Il Leicester quell’anno aveva Mahrez e Kanté a centrocampo ed era allenato da un allenatore Italiano – ovvero allenatori che non si piegano a concetti estremi per il loro ego e sanno mettere in campo la squadra migliore possibile in quel momento: non è un caso che sia Conte che Ancelotti andati in Premier la vinsero al primo anno e persino Mancini riuscì a portare la vittoria del primo scudetto al City.

Ranieri ha semplicemente usufruito delle prestazioni di due tra i migliori giocatori della Premier che sarebbero diventati star di lì a poco – non è un caso che lo stesso Mahrez quell’anno fece 17 gol oltre a propiziarne molti di Vardy che è comunque un attaccante che è sempre andato in doppia cifra. Tre giocatori così come lo sono stati da noi Maignan, Theo Hernandez e Leao sono bastati per aprire un gap e vincere – così come sono bastati Hakimi e Lukaku un anno fa. 

La differenza tra una piccola ed una big – o chi comunque aspira ad esserlo – rimane nel vendere i giocatori dopo che si è raggiunto un traguardo che mancava da anni. Insomma, il Leicester d’Italia è stato chi ha smantellato dopo aver vinto lo scudetto – un miracolo sportivo sul campo e nei bilanci.

Ai tifosi dico quindi di stare tranquilli e non credere a mezza parola di quello che vi stanno dicendo: da questo mercato noi ne usciremo rafforzati e la nostra ex-competitor a meno di un nuovo miracolo (quello sì, miracolo, non il nostro) combatterà con le romane per il quarto posto nonostante la si metta favorita per il titolo per far passare il nostro come miracolo. Guardate invece alla Juventus con preoccupazione – loro sì hanno una proprietà che se falliscono mette soldi per risanare e comprare giocatori. L’anno prossimo tornerà il derby d’Italia – ma quello vero.

 

La narrazione dell’Inter più forte del Milan e altri racconti fantastici

Da Narnia quest’anno ce lo hanno raccontato in ogni dove: l’Inter era una squadra di campioni galattici, alla pari delle big d’Europa. Il campionato era roba loro, seconda stella sul petto. Poi però si è giocato e c’è stato il campo. In questo pezzo vi spiegherò perché la stampa filomarottiana, a partire dal giornale rosa, vi ha sostanzialmente raccontato un mare di cazzate.

Partiamo dalla rosa. Nessuno in Serie A ha avuto una rosa profonda come il Milan. Nessuno. Nemmeno l’Inter. Parliamo di una rosa che ha sopperito a 6 giornate di assenza di Maignan, 6 di Tomori, 8 di Romagnoli, 25 di Kjaer, 5 di Theo Hernandez, 11 di Calabria, 11 di Florenzi, 7 di Kessie, 6 di Bennacer, 3 di Leao, 12 di Rebic, 9 di Messias, 13 di Ibrahimovic e 10 di Giroud e mi limito ai titolari o a coloro nel giro. Contiamo quelle dell’Inter: 6 di Bastoni, 6 De Vrij, 3 Brozovic, 1 Barella, 2 Chalanoglu, 6 Vidal, 5 Goosens, 2 Lautaro, 5 Sanches. Non c’è partita. Qua le fonti per Milan ed Inter.

Ma non facciamone solo una questione quantitativa – andiamo a vedere cosa è successo nelle partite con assenze. Nelle tre in cui è mancato Brozovic l’Inter ha perso col Sassuolo e pareggiato contro Torino e Fiorentina. Senza Bastoni l’Inter ha pareggiato contro Sampdoria, Napoli e perso con lo stesso Sassuolo – ha perso col Bologna quando in panchina per scelta tecnica ed è riuscita a vincere con Spezia, Empoli ed Udinese non certo tre corazzate. 

Il Milan ha saputo sopperire all’assenza di Maignan – le ha vinte tutte, pareggiato il derby (con rigore parato da Tatarusanu) e perso con la Fiorentina. Ha battuto la Roma con quasi una intera squadra fuori tra Covid e Coppa d’Africa. Solo contro il Napoli e solo grazie all’invenzione del fuorigioco geografico ha pagato le contemporanee assenze di Leao e Theo Hernandez.

Finite le assenze parliamo di undici titolare, ruolo per ruolo. Ovviamente credo che in porta non ci sia nemmeno da discutere – Maignan è stato l’MVP del campionato mentre Handanovic è criticato dagli stessi interisti.

La difesa dell’Inter tanto decantata è stata più forte della nostra? Fino ad un certo punto. Partiamo da un fatto: il Milan al pari col Napoli ha chiuso con la migliore difesa – un gol meno dell’Inter. Ci sono però due difese del Milan, con e senza Kjaer e con e senza Romagnoli. Il Milan prende 22 gol nel girone d’andata e solo 9 nel girone di ritorno e solo 6 su 17 partite con Kalulu in campo, di cui uno è il “furto” dello Spezia.

Inutile dire che il Milan ha scoperto di avere uno dei migliori difensori della Serie A nel girone di ritorno – quando i numeri parlano così tanto non c’è niente da dire. Nove gol subiti – la seconda nel girone di ritorno ne ha presi 17. Non avevamo la migliore difesa all’inizio, la abbiamo trovata in corso d’opera – ora non solo l’abbiamo ma tra la nostra difesa e quella ipervalutata mediaticamente dell’Inter c’è un abisso enorme.

A centrocampo c’è più equilibrio: l’Inter ha avuto il giocatore più forte del campionato in questo reparto (Brozovic) senza ombra di dubbio ma di fianco a lui ha trovato il solito mese buono in un anno di Calhanoglu che grazie ai rigori ha riempito la sua barra dei gol e un Barella che lontano da Conte è tornato ai suoi livelli. Noi abbiamo avuto la grana Kessie ma nel finale abbiamo trovato un Tonali che è diventato giocatore di livello. Partivamo dietro, siamo finiti sostanzialmente alla pari.

In attacco i numeri direbbero Inter, i giocatori dicono Milan. Dzeko ha fatto 13 goal e Giroud 11, ma i gol di Giroud sono quasi tutti alle big e determinanti nel girone di ritorno – confronto non vinto, ma stravinto dal francese. La stessa cosa vale per Lautaro Martinez (21 gol e 3 assist) e Leao (11 gol ma 11 assist) col secondo che in Serie A si è dimostrato un vero e proprio cheat code. L’attacco dell’Inter per lungo tempo ha sofferto i big match mentre quello del Milan ha dato il meglio lì. Qua si partiva alla pari, ma abbiamo finito meglio noi – perché i gol non si contano, si pesano.

Finiamo quindi col campo: al dì là dell’86-84, del doppio confronto vinto, del fatto che noi abbiamo giocato senza rigori e senza VAR a favore da Milan-Spezia mentre di là non han mai visto un cartellino rosso in tutto il campionato – al di là degli errori arbitrali a senso unico tutto l’anno c’è un dato, unico e incontrovertibile. Quello degli scontri diretti: il Milan ha fatto 30 punti contro le prime 8, l’Inter ne ha fatti 24. E se andiamo a vedere l’andamento di queste partite il Milan è stato quasi sempre padrone del campo e del gioco – non lo ha fatto per 70 minuti nel derby di ritorno e per i primi 10 minuti contro Napoli a San Siro e Juventus a Torino.

L’Inter in queste gare ha sofferto e alcune le ha strappate grazie a rigorini inenarrabili che a noi non sono stati nemmeno concessi, basti pensare quello contro la Juventus o i due nel derby d’andata. 

Il campo ha insomma smontato la narniazione e, forse, dovremmo essere noi a non essere soddisfatti di essere arrivati punto a punto con una squadra così più debole della nostra, specie nel reparto arretrato. Dopodiché mi ricordo che senza le porcate di Spezia, Udinese e Napoli avremmo chiuso il campionato a 92 punti – e allora lì si che il gap sarebbe stato veritiero di quanto visto sul campo quest’anno. Con buona pace dell’Inter, Marotta e del curatore fallimentare. Buona potatura.

2021/22 – Le pagelle di fine stagione

Ed eccoci col momento più atteso – quello delle pagelle di fine stagione. Le pagelle dei campioni d’Italia

Portieri

Maignan: 10. Vorrei dare di più ma non si può. In 32 partite di campionato ha collezionato 17 clean sheet, facendo delle parate decisive quasi sempre. E’ arrivato con i media contro, non dimentico i commentatori di Sky in amichevole minimizzare una parata dicendo che la palla aveva toccato il palo e specificando che non la toccò lui, non dimentico nemmeno il 6 striminzito di Sampdoria-Milan e il massacro al primo gol subito a Cagliari. Ne usciamo con uno dei portieri migliori d’Europa, meglio di chi lo ha preceduto, con un portiere dai piedi buoni 

Tatarusanu: 7. Al netto di qualche errore quando è stato chiamato in causa ha fatto il suo, soprattutto nel derby parando quell’ingiusto rigore che ad oggi sarebbe costato il titolo. Se consideriamo cosa è successo alla seconda squadra di Milano quella volta che hanno dovuto giocare col secondo portiere, possiamo dire che c’è un abisso – ben profondo.

Mirante: s.v. Nonostante tutto, quest’anno, un portiere di Castellamare di Stabia ha vinto lo scudetto con noi.

Difensori

Tomori: 9. Esce da questo campionato come il miglior centrale della Serie A con buona pace della sopravvalutazione mediatica di quelli nerazzurri. Lo dicono i dati: 0,66 gol/partita con lui in campo, record di questa Serie A e record per un difensore centrale con più di 30 partite. 

Romagnoli: 6,5. Migliora nella seconda parte di stagione nelle cinque gare di campionato in cui viene chiamato in causa, tra cui Juventus e derby. Rimarrà sempre nel cuore la partita di Madrid con l’Atletico – ma se Romagnoli nel 2015 era il massimo che potevamo permetterci, oggi diventa un profilo onestamente che per lo stipendio che ha fatica ad essere da Milan – andrà forse alla Lazio che è la sua giusta dimensione.

Kalulu: 9,5. Non ha giocato meglio di Tomori ma il voto è più alto perché partiva da Under 23. Da quando nel girone di ritorno diventa titolare il Milan ha preso 6 gol nelle 16 partite in cui ha giocato titolare e 3 nelle tre in cui non ha giocato (Salernitana ed Udinese). Già nel girone d’andata si erano intuite le potenzialità ma non c’era stato il coraggio di lanciarlo a fondo – Kalulu è stato IL colpo di Moncada insieme a Maignan e il primo vero acquisto del mercato di Gennaio.

Kjaer: 6. Infortunato nel girone di ritorno, confermo il voto dell’andata. Temevo che il suo infortunio ci portasse più partite di Romagnoli, invece poi ha giocato Kalulu

Gabbia: 4,5. Lo si vede con lo Spezia ed è una sciagura sul gol del pari, poi torna col Genoa dove non fa altro che spazzare. Ieri pensavo che in questa rosa persino i più inutili come Castillejo e Maldini hanno comunque avuto la loro partita in cui han portato il loro mattoncino al risultato finale. Lui no, anzi, lui con la Fiorentina ha fatto danni tremendi. Semplicemente non da Milan.

Theo Hernandez: 8. Nel ritorno è praticamente perfetto come terzino sinistro e il girone culmina con quel gol capolavoro contro l’Atalanta. Mezzo punto in più per l’animazione nelle celebrazioni della festa scudetto e il rosso preso nel derby con quel fallo tattico che ha mandato quelli là al manicomio.

Calabria: 6,5. Gli avevo dato 7 a Gennaio, purtroppo nella seconda parte è calato parecchio facendosi spesso saltare e rischiare. Non so se intervenire sul mercato qua o passare a tre, ma anche per lui vedi alla voce Romagnoli.

Florenzi: 6,5. Lui ha fatto il percorso inverso rispetto a Calabria, ovvero è migliorato tanto nel girone di ritorno. Non so se ha portato o meno carisma allo spogliatoio a livello di Ibra, ma in campo nel finale di stagione con lui siamo stati più quadrati.

Ballo-Touré: 3,5. Confermo il voto dell’andata visto che nel ritorno si vede solo 3 minuti col Genoa. Mi spiace ma no, non da Milan.

Centrocampisti

Bennacer: 7,5. Dopo una prima parte opaca torna dalla Coppa d’Africa come un giocatore completamente nuovo e torna quello dello scorso anno dominante a centrocampo, permettendoci di alternarlo con Kessie e Tonali.

Tonali: 8,5. Nel girone di ritorno è cresciuto ancora fino a diventare trascinatore totale nella volata finale coi gol di Lazio e Verona. Ce lo godremo e diventerà la nostra bandiera – questo è un centrocampista totale di livello Europeo, molto più forte di quel simulatore sardo di bassa statura dai capelli rossi spacciato per pallone d’oro.

Bakayoko: 4,5. Confermo il voto dell’andata – era stato preso per sostituire Kessie e Bennacer in Coppa d’Africa e ha francamente fallito il suo obiettivo. Di fatto il suo highlight nel girone di ritorno sono le celebrazioni per lo scudetto.

Kessie: 6,5. Nel finale di campionato – una volta certo di andare a Barcellona – torna a giocare e trascina la squadra allo scudetto. Quello dell’andata era un problema, quello del finale mancherà e sarà difficile da rimpiazzare.

Krunic: 7. E’ decisiva la sua titolarità da trequartista nelle ultime partite dopo il fallimento Diaz, ripescandolo dalla panchina dove era stato dimenticato dalla gara con la Juventus. Dà solidità alla squadra permettendole di pressare più alto e recuperare più palloni ed è la chiave dei 15 punti nelle ultime 5 partite.

Diaz: 5,5. Lo confermo e non lo abbasso solo per il secondo tempo del derby di campionato dove ha spiegato a Calhanoglu come si fa il trequartista del Milan. Per il resto è stato semplicemente disastroso – non lo riscatterei e il trequartista è essenziale nel prossimo mercato.

Maldini: 3. Non ha giocato nel girone di ritorno, quindi confermo il voto del girone d’andata. Per lui non è questione di non essere da Milan, ma probabilmente di non essere nemmeno da Serie A.

Attaccanti

Rebic: 6,5. Malino dopo l’infortunio, poi nel finale – da Roma in poi – si vede il vero Rebic e il vero Rebic ci consente di giocare con due ali efficaci evitando la marcatura su Leao (che da lì dilaga in gol ed assist). Onestamente non so cosa fare con lui la prossima stagione.

Leao: 9,5. Un voto pieno in più dall’andata per l’MVP della Serie A 2021/22. Decisivo il finale che lo ha reso devastante e lo ha trasformato nell’immagine dello scudetto. E’ il giocatore su cui questa società si gioca faccia e progetto – se finisce come Lukaku non dai continuità allo stesso e dai un pessimo segnale di ridimensionamento. 

Saelemakers: 6. Né carne né pesce, qualcosa meglio di Messias ma comunque non capace di fare un cross come si deve nemmeno a pagarlo. Onestamente valuterei la cessione quest’estate.

Castillejo: s.v. Minuti giocati: 122. Confermo il voto dell’andata – grazie per Verona ma ora è il momento di salutare.

Messias: 6,5. Miglioro leggermente il voto dell’andata per il bel gol contro lo Spezia e soprattutto per l’assist contro l’Atalanta. Non lo considero comunque da Milan.

Giroud: 7,5. Il girone d’andata era deludente, quello di ritorno lo riabilita. Non segna tantissimo, ma i gol si pesano e i suoi sono tutti pesantissimi e decisivi in partite importanti.

Ibrahimovic: 10. Lo scudetto è suo. Non per le prestazioni in campo ma per essere stato il leader che nel percorso di questi due anni e mezzo ha trasformato questo gruppo. Il capitano senza fascia che anche da infortunato va a Milanello a caricare la squadra.

Società

Pioli: 9. Al termine del girone d’andata la squadra aveva gli stessi difetti dello scorso anno e nel girone di ritorno questi si sono visti nuovamente prima delle partite con Salernitana e Bologna. Nel finale è riuscito finalmente a fare il salto di qualità sia tattico che mentale – Krunic è la mossa che a suo tempo fu Diaz un anno fa mentre a livello di approccio e mentalità paghiamo lo scotto in Coppa Italia ma dopo arriviamo preparatissimi in campionato. Il prossimo girone di CL sarà il nuovo banco di prova per lui.

Gazidis: 7,5. A Gennaio lo avevo rimproverato per i soldi non spesi sul mercato. Ha avuto ragione lui e nel frattempo ha trovato anche altri sponsor. C’è però da rivedere qualcosa nella gestione mediatica della festa scudetto, dove ci siamo trovati probabilmente impreparati – niente hashtag per engagement, dirette con cori e speech interrotti dalle voci in studio, segnale video che va e viene.

Maldini: 8. Meglio come team manager che come direttore sportivo è stata sicuramente determinante la sua presenza a Milanello più che le sue idee nel mercato estivo. Ha azzeccato l’idea, con l’allenatore, di non andare su un centrale puntando su Kalulu e questa ha pagato fino in fondo. Ora si spera che per il prossimo abbia le idee chiare su esterno e trequartista che non possono essere presi al 31 agosto e gestisca meglio i rinnovi.

Moncada: 10. Maignan, Leao, Kalulu sono tutta roba sua. Vai a insegnare al DS del Padova come si fa scouting.

 

Sassuolo – Milan 0-3: l’abbiamo vinto

Era la partita più attesa, è stata una passeggiata di salute. Al 36esimo minuto lo scudetto prendeva la strada della milano che conta, quella rossonera, con una partita magistrale attaccata con la mentalità giusta e senza concedere niente ad un Sassuolo oggettivamente demotivato. I tre gol arrivano tutti in maniera uguale, col nostro marchio di fabbrica: pressing alto, ripresa, assist di Leao. 

Da lì in poi c’è poco da dire, è una attesa del fischio finale spasmodica con io che controllo già i diffidati in vista della Supercoppa dell’11 agosto. Tonali già ammonito viene tolto, niente per Leao, Kalulu e Tomori. Perfetto – manca solo il gol di Ibra che il fuorigioco, purtroppo, ci toglie.

C’è poco da dire se non che nonostante la narrazione giornalistica ha vinto la squadra più forte e si è capito che questa squadra eravamo noi quando a Febbraio abbiamo vinto il derby. Si è capito che noi abbiamo una profondità di rosa che l’Inter si sogna: abbiamo sopperito a 36 infortuni tra cui quello dell’unico giocatore del Milan nelle liste del pallone d’oro. Si è capito che giocatori come Maignan, ma anche come Tomori, Tonali, Leao e Theo le altre non li hanno – e se vi dicono che qualcuno è più forte è perché la narrazione lo ha sopravvalutato.

Abbiamo vinto avendo tutti contro. Opinionisti, giornalisti, arbitri con dirigenti che si spostavano un recupero poi fatale quando più gli faceva comodo. Questo Milan ha vinto con tutte le squadre che andranno in Europa nel girone di ritorno tranne la Juventus con cui ha pareggiato. Ha perso solo col Napoli e sappiamo tutti come. Chiudiamo con la migliore difesa a pari col Napoli – il tutto senza Kjaer.

E’ lo scudetto di chi c’è sempre stato, di chi non ha mai mollato nemmeno a guardare negli anni di Inzaghi o Seedorf quando un punticino o un gol in più poteva portarti ai preliminari di Europa League, di quelli dei rigori col Rio Ave, dei bonifici dei cinesi, del catenaccio anticalcio di Gattuso, delle vedove di Calhanoglu. Questa squadra nasce da quella squadra che finiva dietro Inter e Atalanta con un cambio netto di mentalità arrivata prima in panchina e poi in campo con Ibrahimovic.

Da domani si ricomincerà con la sostituzione di Kessie, il rinnovo di Leao, il miracolo, il mercato, gente che va e che esce, la cessione, la Superjuve e la grande Inter. Ci godiamo l’oggi, in faccia a tutti, dimostrando che in Italia le partite si possono ancora vincere sul campo e non nel palazzo, che si può fare un modello virtuoso e giocare un calcio europeo contro chi gioca con leasing e debiti. Godiamoci questa settimana, questo mese, senza pensare al domani.

Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide, cercheremo altre vittorie. Che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c’è in noi, in tutti noi che abbiamo avuto questa avventura di intrecciare la nostra vita a un sogno che si chiama Milan.

SASSUOLO: Consigli (82? Satalino); Muldur, Ayhan, Ferrari (82? Peluso), Kyriakopoulos; Frattesi (58? Traore), Lopez (46? Magnanelli), Henrique; Berardi (67? Defrel), Scamacca, Raspadori. In panchina: Pegolo, Rogerio, Djuricic, Ciervo, Ceide, Chiriches, Ruan Tressoldi. Allenatore: Alessio Dionisi

MILAN: Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori (81? Romagnoli), Theo Hernandez; Tonali (46? Bennacer), Kessie; Saelemaekers (81? Florenzi), Krunic (72? Brahim Diaz), Leao; Giroud (72? Ibrahimovic). In panchina: Tatarusanu, Mirante, Ballo-Toure, Rebic, Messias, Bakayoko, Gabbia. Allenatore: Stefano Pioli

ARBITRO: Daniele Doveri

GOL: 17? e 32? Giroud, 36? Kessie (M)

NOTE: AMMONITI: Tonali (M); Kyriakopoulos (S)

Milan – Atalanta 2-0: da grandissima squadra

Meno uno. Ci voleva provare Gasperini in una partita caricata come Verona-Milan. Ci voleva provare e non c’è riuscito nonostante ce l’ha incartata bene per un tempo. Il Milan vince 2-0 e lo fa con i suoi due giocatori migliori, Leao e Theo Hernandez, protagonisti di entrambi le reti. Non è stata così facile come racconta il risultato finale perché l’Atalanta è partita a difendere e a negarci gli spazi di cui necessitiamo per attaccare.

Con il centrocampo completamente chiuso e le verticalizzazioni di Giroud neutralizzate da un francobollato Palomino. L’Atalanta ha creato poco, soprattutto saltando Calabria che è stato l’anello debole della difesa, forse tolto tardivamente – noi abbiamo invece rovinato i piani tattici di Gasperini togliendo il riferimento del francese ed inserendo dentro Rebic. Al primo contropiede un grande lancio di Messias serve Leao che insacca l’1-0 e comunque vada è l’MVP di questo campionato.

Da lì in poi la partita prende il nostro piano e non il loro perché abbiamo finalmente gli spazi che vogliamo e di cui necessitiamo mentre l’Atalanta deve salire. Da un pressing nasce il contropiede di Theo che a tratti ricorda quel gol di Weah col Verona. Qualche cambio nel finale, negata la passerella ad Ibrahimovic e un salvataggio assurdo e anche un po’ fortunato di Maignan ci consegnano un 2-0 in un clima incredibile.

Stiamo facendo qualcosa di incredibile e ora manca solo un tassello, l’ultimo centimetro. Conta solo chi scrive il suo nome nell’albo d’oro, tutto il resto non conta niente.

MILAN-ATALANTA 2-0

MARCATORI: 56’ Leao, 75’ Theo Hernandez.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (dal 79’ Florenzi), Kalulu, Tomori, Hernández; Tonali (dal 62’ Bennacer), Kessie; Saelemaekers (dal 54’ Messias), Kruni? (dal 79’ Bakayoko), Leão; Giroud (dal 54’ Rebic). A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Gabbia, Romagnoli, Díaz, Ibrahimovi?. All.: Pioli.

ATALANTA (3-4-2-1): Musso; de Roon, Djimsiti, Palomino (dal 79’ Demiral); Hateboer (dal 79’ Scalvini), Koopmeiners, Freuler, Zappacosta; Pessina (dal 70’ Boga), Pašali? (dal 55’ malinovskyi); Muriel (dal 55’ Zapata). A disp.: Rossi, Sportiello, Mæhle, Miranchuk; Mih?il?. All.: Gasperini.

ARBITRO: Orsato.

NOTEAmmoniti: 44’ Giroud, 53’ Koopmeiners. 66’ Kessie, 87’ Malinovskyi. Recupero: 2’ 1T, 4’ 2T.

SPETTATORI: 73.304

Verona – Milan 1-3: tonalissimo

Fatal Verona stocazzo. Al netto della differenza di atteggiamento rispetto alla partita di San Siro vs Inter il Milan questa sera ha giocato contro una squadra che ha fatto diventare quella che per lei doveva essere una amichevole in una finalissima di Champions League. Noi ci siamo fatti trovare pronti perché i primi 25 minuti sono stati il miglior approccio di una partita nel 2022 dai tempi di Venezia-Milan.

Il Milan arriverà alla 38esima giornata – l’ultima – con la possibilità di poter diventare campione d’Italia e lo farà comunque vada la prossima. Il Milan sarà almeno secondo in classifica con 80 punti, quota che non si raggiungeva dal 2011-12, migliorando il risultato della scorsa stagione (78). Lo facciamo giocando in condizioni particolari visto che da Milan-Spezia siamo senza rigori, senza rossi per gli avversari e con il VAR a nostro favore spento.

Dopo un buon inizio succede che andiamo sotto perché ci colpiscono in contropiede trovando la difesa scoperta. L’1-0 potrebbe far male ma nonostante tutto non smettiamo di giocare. I due gol sono fotocopia: recupero alto, progressione di Leao, zampata di Tonali – andiamo in situazione di vantaggio al 50esimo, non ci trovavamo lì dai tempi di Milan-Empoli, gol di Kalulu.

Andiamo in sofferenza perché ci troviamo a fare la nostra peggiore partita – quella di dover difendere. Occasioni loro una, il colpo di testa di Lasagna. Pioli poi la raddrizza coi cambi, in particolare toglie Calabria che era un birillo, Leao che era stanco ed ammonito – recuperiamo qualcosa finché Florenzi insacca il 3-1. Partita chiusa, con buona pace del Verona, delle porte chiuse e di qualsiasi cosa gli sia stata promessa.

Rimangono 4 punti tra noi e lo scudetto e il prossimo ostacolo è ancora più difficile – l’Atalanta di Gasperini. L’Atalanta del 5-0, dell’esclusione dalla Champions l’anno di Gattuso. Tutto è cominciato lì, sta a noi chiudere il cerchio domenica a San Siro.

VERONA: Montipò; Gunter, Ceccherini (dal 79? Sutalo), Casale (dal 66? Hongla); Faraoni (dal 66? Depaoli), Tameze, Ilic, Lazovic; Barak, Caprari; Simeone (dal 72? Lasagna). All. Igor Tudor.

MILAN: Maignan; Calabria (dall’84’ Florenzi), Kalulu, Tomori, Theo Hernandez; Tonali, Kessie; Saelemaekers (dal 62? Messias), Krunic (dal 68? Bennacer), Leao (dall’84’ Ibrahimovic); Giroud (dal 62? Rebic). All. Stefano Pioli.

ARBITRO: Daniele Doveri di Roma 1.

GOL: 38? Faraoni (V), 45’+3? e 50? Tonali (M), 86? Florenzi (M).

AMMONITI: Faraoni (V), Leao (M), Ilic (V).