La narrazione dell’Inter più forte del Milan e altri racconti fantastici

Da Narnia quest’anno ce lo hanno raccontato in ogni dove: l’Inter era una squadra di campioni galattici, alla pari delle big d’Europa. Il campionato era roba loro, seconda stella sul petto. Poi però si è giocato e c’è stato il campo. In questo pezzo vi spiegherò perché la stampa filomarottiana, a partire dal giornale rosa, vi ha sostanzialmente raccontato un mare di cazzate.

Partiamo dalla rosa. Nessuno in Serie A ha avuto una rosa profonda come il Milan. Nessuno. Nemmeno l’Inter. Parliamo di una rosa che ha sopperito a 6 giornate di assenza di Maignan, 6 di Tomori, 8 di Romagnoli, 25 di Kjaer, 5 di Theo Hernandez, 11 di Calabria, 11 di Florenzi, 7 di Kessie, 6 di Bennacer, 3 di Leao, 12 di Rebic, 9 di Messias, 13 di Ibrahimovic e 10 di Giroud e mi limito ai titolari o a coloro nel giro. Contiamo quelle dell’Inter: 6 di Bastoni, 6 De Vrij, 3 Brozovic, 1 Barella, 2 Chalanoglu, 6 Vidal, 5 Goosens, 2 Lautaro, 5 Sanches. Non c’è partita. Qua le fonti per Milan ed Inter.

Ma non facciamone solo una questione quantitativa – andiamo a vedere cosa è successo nelle partite con assenze. Nelle tre in cui è mancato Brozovic l’Inter ha perso col Sassuolo e pareggiato contro Torino e Fiorentina. Senza Bastoni l’Inter ha pareggiato contro Sampdoria, Napoli e perso con lo stesso Sassuolo – ha perso col Bologna quando in panchina per scelta tecnica ed è riuscita a vincere con Spezia, Empoli ed Udinese non certo tre corazzate. 

Il Milan ha saputo sopperire all’assenza di Maignan – le ha vinte tutte, pareggiato il derby (con rigore parato da Tatarusanu) e perso con la Fiorentina. Ha battuto la Roma con quasi una intera squadra fuori tra Covid e Coppa d’Africa. Solo contro il Napoli e solo grazie all’invenzione del fuorigioco geografico ha pagato le contemporanee assenze di Leao e Theo Hernandez.

Finite le assenze parliamo di undici titolare, ruolo per ruolo. Ovviamente credo che in porta non ci sia nemmeno da discutere – Maignan è stato l’MVP del campionato mentre Handanovic è criticato dagli stessi interisti.

La difesa dell’Inter tanto decantata è stata più forte della nostra? Fino ad un certo punto. Partiamo da un fatto: il Milan al pari col Napoli ha chiuso con la migliore difesa – un gol meno dell’Inter. Ci sono però due difese del Milan, con e senza Kjaer e con e senza Romagnoli. Il Milan prende 22 gol nel girone d’andata e solo 9 nel girone di ritorno e solo 6 su 17 partite con Kalulu in campo, di cui uno è il “furto” dello Spezia.

Inutile dire che il Milan ha scoperto di avere uno dei migliori difensori della Serie A nel girone di ritorno – quando i numeri parlano così tanto non c’è niente da dire. Nove gol subiti – la seconda nel girone di ritorno ne ha presi 17. Non avevamo la migliore difesa all’inizio, la abbiamo trovata in corso d’opera – ora non solo l’abbiamo ma tra la nostra difesa e quella ipervalutata mediaticamente dell’Inter c’è un abisso enorme.

A centrocampo c’è più equilibrio: l’Inter ha avuto il giocatore più forte del campionato in questo reparto (Brozovic) senza ombra di dubbio ma di fianco a lui ha trovato il solito mese buono in un anno di Calhanoglu che grazie ai rigori ha riempito la sua barra dei gol e un Barella che lontano da Conte è tornato ai suoi livelli. Noi abbiamo avuto la grana Kessie ma nel finale abbiamo trovato un Tonali che è diventato giocatore di livello. Partivamo dietro, siamo finiti sostanzialmente alla pari.

In attacco i numeri direbbero Inter, i giocatori dicono Milan. Dzeko ha fatto 13 goal e Giroud 11, ma i gol di Giroud sono quasi tutti alle big e determinanti nel girone di ritorno – confronto non vinto, ma stravinto dal francese. La stessa cosa vale per Lautaro Martinez (21 gol e 3 assist) e Leao (11 gol ma 11 assist) col secondo che in Serie A si è dimostrato un vero e proprio cheat code. L’attacco dell’Inter per lungo tempo ha sofferto i big match mentre quello del Milan ha dato il meglio lì. Qua si partiva alla pari, ma abbiamo finito meglio noi – perché i gol non si contano, si pesano.

Finiamo quindi col campo: al dì là dell’86-84, del doppio confronto vinto, del fatto che noi abbiamo giocato senza rigori e senza VAR a favore da Milan-Spezia mentre di là non han mai visto un cartellino rosso in tutto il campionato – al di là degli errori arbitrali a senso unico tutto l’anno c’è un dato, unico e incontrovertibile. Quello degli scontri diretti: il Milan ha fatto 30 punti contro le prime 8, l’Inter ne ha fatti 24. E se andiamo a vedere l’andamento di queste partite il Milan è stato quasi sempre padrone del campo e del gioco – non lo ha fatto per 70 minuti nel derby di ritorno e per i primi 10 minuti contro Napoli a San Siro e Juventus a Torino.

L’Inter in queste gare ha sofferto e alcune le ha strappate grazie a rigorini inenarrabili che a noi non sono stati nemmeno concessi, basti pensare quello contro la Juventus o i due nel derby d’andata. 

Il campo ha insomma smontato la narniazione e, forse, dovremmo essere noi a non essere soddisfatti di essere arrivati punto a punto con una squadra così più debole della nostra, specie nel reparto arretrato. Dopodiché mi ricordo che senza le porcate di Spezia, Udinese e Napoli avremmo chiuso il campionato a 92 punti – e allora lì si che il gap sarebbe stato veritiero di quanto visto sul campo quest’anno. Con buona pace dell’Inter, Marotta e del curatore fallimentare. Buona potatura.