Il Brasile c’è, il Giappone fa harakiri. Avanti anche Svezia ed Inghilterra

C’è una prima certezza di questa seconda parte degli ottavi di finale e si chiama Brasile. La partita dei verdeoro rispetto al girone ha segnato un primo ed importante salto di qualità. Il Brasile è apparso per la prima volta solido e ha passato il turno da grande squadra lasciando sì spesso al Messico il pallino della partita ma non subendo né rischiando niente. Nella partita i verde-oro hanno subito un solo tiro in porta mentre davanti hanno saputo fare la differenza con un Neymar che è salito di livello segnando il gol prima e facendo assist per il secondo poi. Può essere lui la risposta allo strapotere di Mbappé? Lo scopriremo in semifinale. Ciò che resta è che con la partita di ieri il Brasile non sembra più quella squadra destinata alla crollare alla prima big ma si siede di diritto al tavolo delle favorite.

E’ incredibile quello che è invece avvenuto nella partita di ieri sera. Per 60 minuti c’è stata in campo una sola squadra: il Giappone. Gli asiatici erano andati in vantaggio coi gol di Haraguchi prima e di Inui dopo. All’improvviso succede però l’imponderabile come una palla colpita da Vertonghen che si alza a palombella in area e finisce in rete. Il Belgio riesce a recuperare una partita che sembrava già persa e trova il 2-2 con Feillaini di testa. Il Giappone sembrerebbe almeno salvare l’onore coi supplementari ma – anche in questo caso – Honda perde una pallaccia che lancia un contropiede all’ultimo minuto con cui il Belgio conclude l’opera. E’ un 3-2 che consente ai belgi di andare ad affrontare il Brasile che sarà la prova di maturità per una squadra che al momento si è dimostrata forte salvo sciogliersi ai primi pericoli.

Nel pomeriggio di oggi era in programma invece quello che era forse l’ottavo meno nobile tra Svezia e Svizzera. La partita ne è uscita prevalentemente chiusa ma con la Svezia che ha meritato la vittoria finale. Svizzeri mai pericolosi e nonostante una Svezia decisamente sciupona sottoporta con Ekdal la squadra che ci ha eliminato dal mondiale riesce a spuntarla con un tiro di Forsberg che Akanji devia nella sua porta. Da lì sembra di vedere il copione della partita di Milano con gli svedesi chiusi dietro e gli svizzeri mai realmente pericolosi. Per la squadra di Andersson ci sono i quarti, mai raggiunti nell’era Ibrahimovic.

La partita più interessante, forse la più bilanciata, era sicuramente quella serale tra Colombia ed Inghilterra. Tempi regolamentari a corrente alternata: partono meglio gli inglesi che trovano il gol nella ripresa con un fallo che definire ingenuo è riduttivo di Sanchez su Kane. Da lì partita nervosa con tante risse e tanti gialli. La Colombia ne ha di più nel finale e con la forza della disperazione riesce a trovare i supplementari con Yerry Mina al suo secondo gol in questo mondiale. Ai supplementari come è accaduto finora poche occasioni (una per l’Inghilterra), prevale la paura di perdere e si va ai rigori. Decide la parata di Rashford sul tiro di Bacca, per l’Inghilterra ci sono i quarti ma la squadra non brilla.

Tra venerdì e sabato quindi i quarti di finale: Francia-Uruguay e Brasile-Belgio forse le sfide più nobili, Svezia-Inghilterra e Russia-Croazia chiuderanno invece il tabellone. In questo momento scommetterei su una finale Francia-Inghilterra con Brasile possibile terzo incomodo.

Spagna a casa: in finale una outsider

Non hanno deluso i primi quattro ottavi di finale di questo mondiale in programma tra ieri ed oggi. Il programma si apriva col big-match tra Francia e Argentina con la partita che non ha deluso le aspettative della vigilia. Transalpini che vanno in vantaggio con un rigore di Griezmann – pareggia quindi il miglior giocatore dell’Argentina ai mondiali, Angel di Maria, con il suo tiro da fuori proprio a fine primo tempo. Si torna in campo e l’Argentina torna in vantaggio quasi immeritatamente con Mercado. La Francia sembra al tappeto fino al minuto 57 in cui Pavard proprio alla Di Maria trova il coniglio del 2-2 dal cilindro. La Francia ne mette tre in 9 minuti: dal 2-2 sale in cattedra Mbappé che segna e raddoppia a tre minuti di distanza con due colpi da fenomeno vero: sono i 10 minuti perfetti che fanno entrare i francesi tra le prime otto. A casa l’Argentina, una delle favorite, con un Messi ancora una volta all’ennesimo fallimento nazionale.

Va a casa anche Cristiano Ronaldo anche se a lui – per ovvi motivi di differenza di rosa e tradizione tra Argentina e Portogallo – nessuno chiedeva il mondiale. Il Portogallo è in partita con l’Uruguay ma a questo mondiale risponde presente Edinson Cavani con una doppietta al minuto 7 e 62 poco prima del pari portoghese avvenuto con Kepler. Le statistiche danno una buona idea dell’andamento della partita: il Portogallo ha tenuto palla tanto ma ha concluso pochissimo con un 68% finale di possesso che fa sentire la mancanza di una punta viste le ridicole prestazioni di Guedes e del subentrato André Silva. E’ bastato un calo proprio di Cristiano Ronaldo, contrariamente al 2016, a far calare il Portogallo e a buttarlo fuori. I centrali dell’Uruguay sono quelli dell’Atletico Madrid e non sono quelli del Marocco.

La domenica è stata la giornata dei rigori ed è stata la giornata della prima sorpresa di questo mondiale: la Russia manda a casa la Spagna in una partita dove gli spagnoli trovano la porta solo grazie ad un autogol. Sembra una partita dopo il gol dell’1-0 senza storia ma basta un lampo ai russi ad inizio della ripresa per potersi poi mettere dietro in maniera ordinata e portarla ai rigori anche grazie ad una Spagna praticamente inconcludente che come spesso capita si specchia nel proprio possesso senza mai diventare pericolosa. La Russia tiene bene e regge il campo ancora meglio nei supplementari dove arriva nonostante tutto con più energie e più fresca degli spagnoli rischiando meno quando sarebbe dovuta capitolare. Piccola curiosità legata al match: Eroktin diventa il primo a subentrare come quarto cambio in una partita del mondiale.

E’ stata molto più intensa anche se meno avvincente Croazia-Danimarca con i due gol che avvengono subito, nei primi minuti, con Jorgensen e Manzdukic. Da lì il copione è quello di una Croazia che prova a fare la partita ma non ci sono occasioni fino al rigore nel supplementare. Rigore cercato da Rabic che non tira in porta e forse cerca un rosso, parato da Scmeichel contro Modric che, nonostante tutto, avrà le “palle” di presentarsi di nuovo a fine partita. Gli ultimi cinque minuti ed i rigori diventano la cosa più avvincente della partita con lo show dei due portieri. L’errore di Jorgensen diventa il più pesante – anche perché l’ultimo. A destra abbiamo quindi Russia contro Croazia in attesa degli scontri tra Svezia-Svizzera e Colombia-Inghilterra: di queste solamente due hanno fatto una finale mondiale, una volta sola. Una di loro sarà a Mosca per provare a giocarsi il trofeo.

Chiusi i gironi, cadono i campioni del mondo

L’unico verdetto a sorpresa di questa fase a gironi appena conclusa arriva nel primo pomeriggio di ieri: dopo anni di modello tedesco da seguire la Germania cade perdendo negli ultimi minuti contro la Corea del Sud e va fuori dal mondiale da campione del mondo chiudendo l’anno orribile che in campo Europeo è culminato col sorpasso nel ranking UEFA da parte dell’Italia (senza la riforma i tedeschi avrebbero perso un club nelle coppe). La Germania è stata quella delle prime due partite: inconcludente e non può essere diversamente quando il ruolo di salvatore della patria deve farlo Mario Gomez. Vince il girone la Svezia che senza Ibrahimovic passa agli ottavi di un campionato del mondo passando a braccetto col Messico nonostante una sconfitta pesantissima. Rimane per l’Italia di Ventura la sensazione di essere stati buttati non solo per nostri demeriti ma anche da sorteggi pesantemente sfavorevoli.

In serata era la volta del Brasile che doveva cercare almeno un pareggio con la Serbia. Ne esce la migliore partita dei brasiliani in questo torneo vittoriosi per due reti a zero – gran tiro di Paulinho e poi addirittura Thiago Silva su corner contro una squadra i cui talenti (a partire da quel Milinkovic-Savic mai decisivo con le big) sono forse stati troppo pompati: personalmente non spenderei mai e poi mai 100 milioni per il giocatore della Lazio. Il Brasile continua a non sembrare una squadra fortissima come nelle passate edizioni del mondiale ma in questo mondiale con poco gioco dove le squadre si affidano alle proprie stelle ha il suo gettone per giocarsela. Vittoria del Brasile che rende inutile il pari tra Svizzera e Costa Rica con Rodriguez e compagni qualificati alla fase successiva.

Il girone più caotico e sorprendente è stato sicuramente l’H in programma oggi pomeriggio risolto solamente per il coefficiente Fair-Play, introdotto in questo mondiale prima della monetina. Il Giappone infatti dopo una buonissima partenza si fa sconfiggere dalla Polonia per 1-0, coi Polacchi fuori da tutto ma che salvano perlomeno la “faccia”. La partita è finita in un clima surreale anche per quando stava succedendo sull’altro campo tra Colombia e Senegal: rigore negato ai Senegalesi col VAR con un intervento molto dubbio, sicuramente non rientrante nel chiaro errore e gol colombiano nel secondo tempo. Si chiude con i cafeteros vincitori del girone e a seguire i giapponesi con due gialli in meno rispetto ai senegalesi – quelli di Mbaye Niang.

Surreale quindi anche il clima della partita serale dove si giocava per pescare il Giappone al posto della Colombia ma anche un calendario molto più difficile nelle fasi finali del torneo. Il Belgio che parte in “vantaggio” per un cartellino giallo a parità di punti, gol, differenza reti fa la partita e la sblocca. All’Inghilterra sembra andare bene così con gli inglesi che non sembrano giocare la migliore partita ma hanno una occasione clamorosa che Rashford si divora. In generale Belgio che gioca meglio e merita la vittoria ma partita assolutamente da considerare con le pinze.

Agli ottavi troviamo quindi 10 europee su 14, 4 sudamericane su 6 e solo due tra Nordamerica, Asia ed Africa. Risuona il fallimento del continente africano che per la prima volta dal 1982 non porta alcuna squadra tra i migliori sedici – segno che non basta una rassegna in sudafrica per creare un movimento. Spiace per aver visto 10 posti occupati da squadre di continenti che col calcio hanno poco a che fare mentre a casa c’erano squadre ben migliori del vecchio continente. Non spiace per la Polonia al mondiale al nostro posto grazie a prime fasce conquistate nel ranking in maniera truffaldina caricandosi di punti con amichevoli con squadre di quarta fascia come Armenia – guarda caso ai nostri danni. Nonostante una prima fascia mondiale e la squadra più forte affrontata prima di questo sia stato il Montenegro, Lewandowski e compagni si uniscono a coloro che il resto del mondiale lo guarderanno dal divano di casa.

Da sabato gli ottavi: si parte col botto con Francia-Argentina, Uruguay e Portogallo con 50% di chance a testa, favoriti Brasile e Belgio per il secondo quarto di finale così come Spagna e Croazia per il terzo. Ha una vera e propria autostrada per la semifinale l’Inghilterra che perdendo ha “vinto” la Colombia e la vincente tra Svezia e Svizzera. Proprio le due giustiziere dell’Italia di Ventura, Svezia e Spagna, potrebbero avere buonissime chances di affrontarsi in semifinale. Chi è, ora, la vostra favorita?

La UEFA passa alle cose formali: Mirabelli e Fassone i peggiori acquisti della scorsa stagione

Alla fine la stangata è arrivata e con essa la più grande macchia nera dai tempi della Serie B. Il Milan non giocherà l’Europa League 2018/19 conquistata sul campo e non la giocherà – ufficialmente per “colpa delle violazioni del FFP dal 2014 al 2017” – meno formalmente per le incertezze sul rifinanziamento del debito. Lo stesso rifinanziamento che Fassone aveva annunciato più volte “entro dicembre” / “a febbraio” / “in primavera” e che è stato causa del rifiuto del settelment agreement. In attesa che le motivazioni confermino di essere in linea coi rifiuti precedenti appare chiaro che la responsabilità non può essere imputabile al solo ammontare del passivo: Galatasaray, Inter e Roma sono state ammesse al Settlement con passivi ben più elevati di quello dei rossoneri. A chi sa leggere e ripetere ma non scrivere qualcosa di proprio pugno il tentativo di spiegarci perché.

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Come già accaduto in passato le truppe Fassoniane hanno preso la questione di petto cercando di svincolare da ogni responsabilità l’AD dei miracoli (in effetti essere silurato da Juventus, Napoli ed Inter è un miracolo) e hanno cercato di attribuire le colpe a Berlusconi. C’è un fatto che però viene ignorato ovvero che il Milan ha scelto la strada del rischio nel momento in cui ha fatto lo scorso mercato esponendosi ed aumentando il proprio indebitamento. Le regole del FFP infatti prevedono la possibilità di essere sanzionati e non esclusi se si presentano piani credibili di rientro dal debito accumulato e capacità di sostenerlo.

Il Milan è stato escluso perché ad oggi il Milan non solo non è stato in grado di presentare piani credibili ma nemmeno di far fronte al debito. I piani di Fassone coi soldi che piovono dalla Cina ormai li sapete tutti, la notizia è l’insolvenza di Li per quei 32 milioni necessari iscriversi alla serie A – insolvenza provata dal fatto che è subentrato Elliott che non è oggetto di valutazione. In sostanza a Fininvest si può attribuire solamente la colpa del deferimento alla UEFA – “colpa” che condivide qualsiasi club rientrato nelle coppe dopo un periodo di difficoltà: la mancata concessione del settlement e la squalifica di un anno sono tutta farina del sacco di Marco Fassone e Yonghong Li.

Qua arriviamo alla scellerata gestione sportiva che credendo di “affrancarsi” non ha fatto altro che creare ulteriore danno spendendo 230 milioni nella sessione estiva, di cui molti a debito. Scellerata perché ha mostrato che il Milan non sta cercando di rientrare nel passivo, viceversa, ne sta creando ulteriore e con ulteriore debito. Scellerata anche perché degli acquisti se ne salvano pochi e gli ammortamenti ed ingaggi dei Biglia, Musacchio, Borini, Rodriguez, Kalinic e Silva rimangono sul groppone. Fassone e Mirabelli smettano di cercare di addossare le colpe alla passata gestione per compiacere i propri adepti: si guardino allo specchio alla ricerca dei responsabili di questa sentenza ed abbiano la dignità di rassegnare le proprie dimissioni.

Fassone ha fatto quello che ha saputo fare meglio in carriera: fallire e fallire miseramente. Le sue prese in giro durante la stagione non le dimenticheremo, così come non dimenticheremo la combriccola che improvvisamente ha avuto contatti con la società ed accessi privilegiati – una cosa mai vista nella storia di nessun club. Non dimenticheremo che mentre il Milan veniva distrutto qualcuno era al mare a fare la sagra della salsiccia e a lucrare con maglie e libri. Non dimenticheremo come è stata sradicata ogni forma di milanismo nella squadra e nella società e come sono state cacciate persone competenti per far posto agli ex amici dell’Inter di turno o ai massaggiatori del Cosenza ex-rende.

Questa società per compiacere una parte minoritaria e – se me lo consentite – demenziale di tifosi ha deciso di agire in maniera opposta a chi ha vinto tutto. E quando agisci in maniera opposta a chi ha vinto tutto non puoi fare altro che fallire miseramente. Non si convince la UEFA con le chiacchiere, con la trasparenza, con la schiena dritta e con le commissioni non pagate: si convince con piani di rientro e progetti solidi che l’AD dei debiti ovunque, sempre e comunque non è stato in grado di presentare. Siamo diventati il movimento 5 stelle delle squadre di calcio: una squadra comandata da gente inadeguata e poco capace che piace ai tifosi per una comunicazione distorta della realtà e dà la colpa di qualunque cosa a chi è venuto prima per nascondere la propria incapacità. Poi arriva il giorno in cui il teatrino non può più andare avanti e la realtà cade e si presenta inesorabile davanti agli occhi.

Io la UEFA oggi la ringrazio. La ringrazio perché ha fatto cadere uno dei più vergognosi recital in scena nell’ultimo anno dove si è fatto credere che il Milan fosse in preda ad un complotto internazionale quando era solamente in preda ad un amministratore delegato evidentemente non in grado di fare il proprio lavoro, ad un direttore sportivo con più chiacchiere che fatti e ad un presidente fantasma che non si è nemmeno degnato di andare una volta di fronte all’UEFA. La ringrazio perché la sentenza poteva essere molto più dura ma è stata una sentenza propedeutica ad un nuovo socio visto che ci lascia mani libere sui prossimi due mercati e la possibilità di avere nuovo la possibilità di chiedere un Voluntary Agreement.

Non ringrazio Yonghong Li che ci ha messo in questa situazione mentre molti codardamente continuano a dare la colpa a Berlusconi che evidentemente doveva prevedere che uno in grado di spendere 750 milioni fosse un pezzente. Non ringrazio chi ha trasformato il Milan in una combriccola di giocatori privi di attaccamento alla maglia e alla storia combattendo chi gia c’era come fosse un appestato. Questa sentenza è la giusta occasione per fare pulizia, stavolta per davvero, e ripartire da una proprietà seria e da un management competente. Non so se Elliott entrerà oggi, questo mese o ad ottobre ma so che arriverà come una scure inesorabile a cacciare i mercanti dal tempio. Solo quando arriverà quel giorno, solo quando Paolo come Ulisse tornerà a casa e farà piazza pulita dei proci che da troppo tempo infestano Itaca, solo quando si guarderà ai giocatori e non a chi li ha comprati il Milan tornerà ad essere il Milan.

Via i mercanti dal tempio.

Si salva l’Argentina, avanti tutte le big

La Croazia non si è scansata e l’Argentina si è salvata. Seppur a cinque minuti dalla fine e con col di Rojo e giocando forse il peggior calcio del mondiale fino a questo momento tra le qualificate Messi non abbandona il sogno mondiale anche se passa come seconda classificata nel girone della Croazia – e questo vuol dire Francia. E’ proprio Messi a sbloccarla prima del rigore nel secondo tempo per la Nigeria che riporta tutti sull’1-1, ce ne sarebbe un’altro di rigore per la Nigeria su tocco di mano a 10 dalla fine ma Cakir anche col VAR non si sente di concedere due “mezzi rigori” in una sola partita. Ne esce bene proprio la Croazia che anche con una formazione rimaneggiata riesce a vincere per 2-1 contro l’Islanda eliminando ogni possibilità di biscotto.

Nel pomeriggio erano in programma invece le partite del Girone della Francia – entrambe più o meno ininfluenti per la qualificazione. I francesi riescono a spuntarla per quanto riguarda il primo posto in quello che è il primo 0-0 della rassegna. Vale solo per la gloria la prima vittoria del Perù al mondiale con doppietta di Guerrero e Australia che chiude quindi all’ultimo posto del girone.

Ieri è stata la volta delle partite dei gruppi A e B ed è andata in scena la prima, sorprendente, sconfitta della Russia contro l’Uruguay. Si giocava solamente per il primo posto conquistato proprio dai ragazzi di Suarez e Cavani, entrambi a segno, in una partita il cui valore tecnico e il relativo impegno di una Russia che ora giocherà a Mosca sarà da valutare nei prossimi giorni così come i retroscena di accuse di doping con la federazione USA che chiede più controlli per gli atleti russi.

In serata erano in programma le gare del girone B quello di Portogallo e Spagna – entrambe le iberiche passate come da previsioni della vigilia anche se in maniera molto meno indolore di quanto previsto. Il Portogallo va sopra e ha la chance di raddoppiare una partita senza storia prima che Ronaldo sbagli il calcio di rigore che riapre la partita rischiando poi di farsi espellere per una gomitata: l’Iran pareggia e si gioca la propria chance in un finale arrembante con un Portogallo distantissimo dalle prime due partite anche per colpa di una pessima partita di Cristiano Ronaldo. Non aveva possibilità il Marocco ma è andato in vantaggio per due volte con la Spagna e per due volte è stato ripreso, la seconda proprio nel finale.

Agli ottavi quindi al momento Francia-Argentina, Uruguay-Portogallo, Spagna-Russia e Croazia-Danimarca senza alcuna sorpresa con solo Europee e Sudamericane nelle prime sedici attualmente qualificate. Il filo conduttore è quello delle favorite di ogni gruppo che hanno qualche difficoltà ma alla fine passano, senza alcuna sorpresa. Si salvano Francia e Croazia: le uniche due ad aver sia vinto che convinto. Domani scopriremo il destino di Germania e Brasile – due giorni e la fase a gruppi del mondiale volge al termine.

La rivincita delle big, ma è un mondiale a due velocità

Finisce la seconda settimana del mondiale, finisce la seconda giornata della fase a Gironi. Ci eravamo lasciati col gruppo B di Portogallo e Spagna, mercoledì è scesa in campo nuovamente la Francia. I transalpini hanno dimostrato ancora un “braccino corto” come già avvenuto contro l’Australia ma sono riusciti a qualificarsi avendo ragione del Perù. Pareggio insipido tra Danimarca ed Australia che serve molto ai danesi che si tengono a tre lunghezze di distanza. Il big match di giornata era però certamente quello tra Argentina e Croazia finito con una mattanza per l’Argentina di Messi sconfitta per 3-0 con il fuoriclasse del Barcellona mai in partita e sempre più sconfitto da un dualismo con Ronaldo che alla luce dei risultati degli ultimi cinque anni non ha nemmeno più senso definire tale. La Croazia ha giocato da padrona ma la prova di fronte ad un’Argentina dilaniata da guerre interne contro il proprio allenatore potrebbe non essere così attendibile.

Argentina che però si scopre il giorno dopo “graziata” dalla Nigeria che batte l’Islanda e vola a quota 3. Agli argentini per ribaltare la situazione basterà quindi battere gli africani a meno di giochetti strani della Croazia: sono fuori ma non sono ancora morti. Si salva il Brasile che vince un 2-0 ma è un 2-0 molto bugiardo: la Costa Rica fa una partita difensiva, anche ordinata, ma tracolla proprio nei minuti finali: la prima impressione di questo Brasile è quello di una squadra non troppo distante da quella del 2014, ovvero una squadra che è destinata ad uscire alla prima avversaria di livello. In serata, nella partita che probabilmente vale il passaggio del girone, vince in rimonta la Svizzera contro la Serbia con una buonissima partita ed un’altra prestazione di livello di Rodriguez. Svizzeri a 4 col Brasile e per passare basterà un punto con l’eliminata Costa Rica.

La goleada belga contro la Tunisia apre il Sabato con i belgi in controtendenza rispetto a Panama che dilagano già nel primo tempo chiudendo e dominando una partita contro un avversario di scarso livello. Si conferma invece il Messico che dopo aver battuto la Germania liquida la Corea del Sud andando due volte in vantaggio e prendendo un gol solamente nel finale di partita. La squadra tedesca era chiamata a vincere a tutti i costi e lo ha fatto all’ultimissimo tiro utile ed in inferiorità numerica: il gol di Kroos su punizione rimette la Germania a 3 punti con la Svezia e mantiene il Messico in una posizione di incertezza anche con sei punti.

Nel gruppo del Belgio oggi giocava l’Inghilterra che ha dilagato con Panama e che in questo momento delle big è forse quella col miglior gioco. Inghilterra e Belgio quindi qualificate al turno successivo con pari gol segnati e subiti: in caso di pareggio all’ultima giornata sarà il minor numero di cartellini (coefficiente fair play) a fare da discriminante per il primo posto. Giappone e Senegal aprivano quindi oggi il girone H con una possibilità di passare il turno ma in quello che è ormai il girone degli ex-milanisti le due squadre si sono neutralizzate con in mezzo un assist di Niang ed un gol di Honda. 2-2 che penalizza più il Senegal che all’ultima avrà la Colombia che il Giappone. Nell’ultima partita di giornata infatti la Colombia ha battuto la Polonia del capocannoniere delle qualificazioni Lewandowski eliminandola dal mondiale. La partita della Polonia è stata imbarazzante senza mezzi termini con la Colombia che ha sfruttato gli errori della difesa Polacca ad un nuovo fallimento al grande appuntamento nonostante giocatori di prim’ordine e nonostante non abbia giocato amichevoli per mantenere il proprio ranking FIFA alto, di fatto “truccando” il sistema e guadagnandosi una prima fascia che non meritava.

Da domani in soli quattro giorni si concluderanno quindi i gironi con la terza giornata di gare. Quello che emerge da queste prime due è al momento un mondiale a due velocità con le big da una parte e le piccole dall’altra. Con qualche sorpresa ma molti sparring partner come Panama, Egitto, Iran, Marocco e Tunisia. 13 squadre Europee, le stesse nel mondiale 1982, a 24 squadre, sono al momento decisamente troppo poche di fronte a continui allargamenti a continenti che raramente hanno a che fare col pallone e che per arrivare al mondiale devono battere squadre di quarta fascia. Il risultato è una fase a gironi principalmente rovinata con molte squadre qua per caso e già fuori. Era successa una cosa simile in Champions League con il “percorso campioni” dei preliminari: la UEFA ha rimediato ammettendo 16 squadre dirette dalle prime quattro leghe – ci chiediamo se non sia ora che i mondiali vengano modificati riconsiderando i posti delle confederazioni. Difficile, visto che molti presidenti FIFA hanno costruito le proprie elezioni e rielezioni regalando posti alle confederazioni minori: è come se nella finale dei 100 metri venissero ammessi di diritto quattro atleti bianchi su otto, non preoccupandosi del livello della stessa finale. Ad un mondiale devono andare le 32 migliori, indipendentemente dalla federazione.

E’ sempre più il mondiale di Cristiano Ronaldo

Primi verdetti negli ultimi tre giorni di mondiale. Ci eravamo lasciati domenica col gruppo E ed il pari del Brasile con la Svizzera, sono scesi in campo tra lunedì e martedì i gruppi G ed H. Tutto facile per il Belgio che si sbarazza per 3-0 di Panama senza nemmeno giocare una grande partita mentre – al contrario – fatica molto di più l’Inghilterra con la Tunisia che pur tenendo palla e producendo una buona mole di gioco non riesce mai a vedere la porta. La salva quello che in questo momento è forse il 9 più forte del mondo, Harry Kane, penalizzato dal giocare in una squadra di seconda fascia come il Tottenham, quasi mai vincente a livello nazionale ed internazionale rispetto alle tradizionali big inglesi.

Martedì è stata la giornata degli ex-milanisti – si è aperta con Colombia-Giappone e con una partita già segnata dai primi minuti con un cartellino rosso per i cafeteros. Insieme al Messico i giapponesi si guadagnano il titolo di rivelazione della prima giornata liquidando con una vittoria per 2-1 (Honda entra e fa assist decisivo) i colombiani dove Cuadrado è il grande flop di giornata, sostituito dopo 30 minuti. Nonostante l’inferiorità numerica la Colombia ha attaccato a testa bassa per tutta la partita ma gli asiatici hanno dimostrato una buona solidità difensiva mentre ha deluso il grande bomber Falcao (qualcosina – ma non troppo – meglio quando entra Bacca). Le sorprese nel gruppo H continuano però anche alle 17.00 con il Senegal che torna quello del 2002 liquidando una Polonia che non riesce a mettere in campo i campioni che schiera sulla carta. Il migliore in campo, anche qua, è un ex-milanista delle “macerie”, Mbaye Niang che si trova di nuovo in una situazione molto simile a quella del Camp Nou ma stavolta non centra quel maledetto palo che gli segnò la carriera. Purtroppo, noi, abbiamo preferito Borini. Gruppo H che quindi ora vede Senegal e Giappone a 3 contro Polonia e Colombia a 0: alla prossima giornata Giappone e Senegal si affronteranno per quello che potrebbe essere un imprevisto posto agli ottavi per una delle due.

Si è ricominciato quindi subito a giocare con la seconda giornata dei gruppi A e B. La Russia rimane la squadra migliore in questo momento ma è anche vero che le avversarie che affronta non sono all’altezza. Dopo l’Arabia Saudita la compagine di casa si sbarazza facilmente anche dell’Egitto con il medesimo copione: partita chiusa e sofferta ma dopo che questa viene sbloccata comincia a dilagare. Di tutt’altro passo invece le tre partite di ieri chiuse tutte in maniera uguale: vittoria per 1-0 col gol della stella/bomber. Ronaldo, Suarez, Diego Costa. Russia ed Uruguay sono le prime qualificate agli ottavi (giocheranno per il primo posto con la Russia con due risultati su tre), Arabia Saudita, Egitto e Marocco a casa. Spagna e Portogallo – più la prima che il secondo – con un piede agli ottavi a meno di una impresa iraniana contro i campioni d’Europa.

Il mondiale rimane quindi al momento un mondiale abbastanza diverso da quello a cui siamo abituati finora: ci sono tante piccole che si difendono ordinatamente e bene. Il risultato è vedere spesso delle partite chiuse risolte dalla grande giocata o dal grande giocatore o – in alternativa – sfangate epiche in contropiede. Va avanti chi ha il campione o chi ha l’uomo che ti fa ripartire in velocità, viene penalizzato al momento chi non lo ha e fa gioco di squadra. A proposito di campioni, stasera scenderà in campo l’Argentina contro la Croazia nel big-match di questa seconda giornata: nel mondiale di Ronaldo a Messi tocca già reagire altrimenti il rischio sarà quello di una eliminazione precoce.

The doomsday clock

Siamo arrivati al giorno cruciale per il futuro a breve termine del Milan. Anche se la sentenza uscirà, probabilmente, nei prossimi giorni, è oggi il giorno in cui si decide per il dentro o fuori dalle coppe e – soprattutto – per quanti anni. Premessa doverosa: chi scrive ritiene il Fair Play Finanziario una delle più grandi manovre di palazzo. Il risultato di quello che doveva essere un mezzo per rimettere in gioco tutti non ha fatto altro che ampliare le differenze sia in Europa (dove le ultime 3-4 sono sempre dello stesso giro) sia in Italia (dove i campionati li vincono, ormai, sempre le stesse). Qua c’è la più grave colpa delle vecchie proprietà di Milan ed Inter: sarebbe bastato spendere, seppur poco, negli anni 2010-13 in cui tale regola entrava in vigore per consolidare la propria posizione dominante. La stessa posizione dominante acquisita ora dalla Juventus è frutto più di impegno bianconero (spendevano tanto – anche male – ma per tanto tempo, oltre a partire in condizioni vantaggiose, ad esempio, sulla ripartizione dei diritti TV) e di disimpegno altrui che di quella sbandierata programmazione dagli amici della stampa.

Le regole le sapete tutti: passivo di 30 milioni ammesso in tre anni a meno di VA già negato. Se si sfora si va al SA, anche questo negato. Non è quindi sui bilanci che si gioca la partita ma sulla continuità aziendale. In parole povere la UEFA pretende che il Milan spieghi come Yonhong Li sia in grado di fare fronte agli impegni che non sono solo le ricapitalizzazioni ma anche – ad esempio – i pagamenti di giocatori comprati a debito e dilazionati sul prossimo bilancio o la ricapitalizzazione dello stesso (altri 75 milioni) fino al famoso debito con Elliott di ottobre. La UEFA – come già detto – è lì per giudicare Li, non Elliott: sbandierare ai quattro venti “tanto se non paga entra Elliottrisulta addirittura controproducente.

Il grosso problema per il Milan è che arriva a questa fase con il nulla cambiato a livello di assetto societario. Si sono sparse (ad uso e consumo UEFA?) le voci di un socio, mai visto. A livello di rifinanziamento non si è ancora mosso nulla con Fassone che ormai è passato da “in Febbraio” a “in primavera” a “a fine Maggio” a “tra brevissimo” coi soldi che però non arrivano. L’unica cosa successa – a livello di puri rumors – è Elliott che ha dettato a Li le proprie condizioni di entrata con il board, ovviamente, schierato dalla parte del proprietario cinese che lo ha nominato. Attualmente Li è stato nuovamente messo in mora dal board e si attende il 28 giugno per un il nuovo versamento che servirà come sempre per le spese di gestione ordinaria tra cui onorare gli impegni per l’iscrizione alla serie A. E’ a rischio l’iscrizione al campionato? Ovviamente no perché nel caso ci sarà il paracadute Elliott – ma l’UEFA è tenuta a giudicare il club come se questo non ci fosse. E’ tenuta a giudicare la continuità aziendale di Li, non di Elliott.

Chi scrive ha fiducia nell’istituzione UEFA e non chiede trattamenti di favore per il numero di trofei vinti in passato. Non fanno parte della nostra storia e non devono farne parte. Equità, non favori. Chiedere scorciatoie non è nel DNA del Milan così come non lo è ipotizzare complotti di palazzo che ormai fanno parte di una disinformazione del tifoso totalmente scientifica e decisamente poco trasparente. Basti pensare che la società si è avvicinata a gruppi che otto-nove anni or sono invitavano al boicottaggio dello stadio, delle pay-tv, del merchandising e anche dei prodotti degli sponsor del Milan, danneggiando in primis la squadra quando ne aveva bisogno ed oggi tali gruppi vengono ad elargirci lezioni gratuite di “milanismo” in fiere dove si vendono discutibili libri e magliette.

La comunicazione fatta dai nuovi influencers da cui noi ci teniamo orgogliosamente distanti servendo sempre il Milan e mai i suoi dirigenti – non a caso non abbiamo mai invitato al boicottaggio, ma al massimo a sostenere solo la squadra turandosi il naso – rimane qualcosa di grottesco ed inaccettabile per la nostra storia. Gli inviti con hashtag al twitter della UEFA come ai tempi dei gobbi contro la gazzetta non coltiva il Milanismo, lo uccide. Si chiede rispetto per il Milan e io tale rispetto lo chiedo e lo pretendo da chi ci ha comprato e da chi ci amministra.

Il signor Li a Nyon non si è mai fatto vedere per chiare la sua posizione coi tifosi. Non ha mai fatto chiarezza sul suo patrimonio e sulle sue proprietà per garantire la continuità aziendale del Milan. Non ha mai spiegato se non un comunicato banale dietro un video registrato. Non ha mai indetto una conferenza stampa per rispondere alle domande dei giornalisti. Il signor Fassone è invece improvvisamente scomparso dalla scena dopo mesi di trasparenza sbandierata e video celebrativi dopo aver presentato piani di rientro al limite della fantasia e palesemente irrealistici pompati con presunti ricavi dalla Cina.

Un board così slegato dalla proprietà (metà in quota Elliott) ha il dovere di prendersi le responsabilità nel nome del Milan quindi accettare il rifinanziamento del Milan lasciando Li al suo destino o minacciare le dimissioni se l’azionista non si prende le proprie responsabilità. Il comportamento degli ultimi mesi della società è stato rispettoso solamente delle proprie poltrone, non certamente del tifoso del Milan, quello legato alla squadra e ai risultati che ha voluto la cessione per tornare a vincere e non per sentirsi parlare di trasparenza o di “siamo meglio dell’anno scorso anche se siamo arrivati sempre sesti”

Si parla di esclusione o meno, personalmente non mi illudo e con questi presupposti la ritengo inevitabile. Se non sarà così, meglio ma sarei soddisfatto di una esclusione annuale e non pluriennale (che magari ci consenta di fare come l’Inter l’anno scorso, concentrandoci su una sola competizione). In ogni caso speriamo si dia una scossa che porti al cambiamento progressivo di questi discutibili soggetti nel controllo delle azioni AC Milan, magari con un socio di facciata e credibile.

Il tifoso che per andare allo stadio spende merita di sapere. Merita di sapere i veri motivi dell’accusa e della decisione UEFA qualunque essi siano. Merita di sapere come il presidente Li con il suo patrimonio dichiarato pensa di far fronte alle prossime scadenze. Merita di sapere come è possibile che un bonifico ci metta sette giorni ad arrivare come gli stanno raccontando. Merita di sapere quali sono i piani con e senza coppe e come la società intendeva portare i ricavi dalla Cina a quelle cifre. Merita di sapere come è possibile che spendendo zero si chiudano i bilanci a -90 e spendendo 230 milioni a -75 e quindi quanti debiti da onorare sono stati portati sui successivi esercizi per ridurre il passivo perché la matematica non è una opinione.

Il tifoso merita rispetto, quello vero. E il rispetto ce lo avrà quando gli saranno spiegate come stanno veramente le cose senza inventare complotti mondiali contro di noi per salvare le apparenze di un castello di carte che sta crollando giorno dopo giorno sulle spalle di chi ha sempre tenuto al Milan e non lo ha riscoperto solamente di recente. Il Doomsday clock sta per segnare la mezzanotte: chi può sacrificarsi per fermarlo, è ora che lo faccia.

Forza Milan e #viaimercantidaltempio

Vince la Francia, cade la Germania: riassunto dei primi giorni mondiali

Primi bilanci per questo mondiale russo dopo cinque giorni di gare. Si è partiti giovedì scorso con la partita inaugurale tra Russia e Arabia Saudita finita per 5-0. Una inaugurazione quasi in tono minore alle 17 di un giovedì lavorativo per una partita che è stata la peggiore – a livello tecnico – della storia del Mondiale (e nel 2022 sarà Qatar). Molto più equilibrata invece Egitto-Uruguay, senza Salah, con gli Uruguagi che riescono a rompere la maledizione della gara inaugurale, pur senza dare mai l’impressione di essere particolarmente pericolosi.

Nel gruppo B erano in programma venerdì due gare di due livelli totalmente diversi: da un lato Marocco-Iran, dall’altro Portogallo-Spagna. Il secondo è stato uno dei rari big-match di questa fase a gironi e ha presentato per la prima volta un Cristiano Ronaldo pronto – da subito – al grande appuntamento nazionale cosa mai vista negli avvicinamenti passati. La sensazione vista la Spagna è che comunque Ronaldo non basti per colmare il gap con le big visto che tolto lui il Portogallo resta veramente poca roba (tanto che, ad un certo punto, si rivede Quaresma, per intenderci)

Fatica a carburare ma vince la Francia (che non è più, stranamente, la Francia di Pogba) nel match che sdogana per la prima volta il VAR al mondiale. A proposito dell’argomento – rispetto alle prime giornate di Serie A – si nota un VAR molto diverso molto più veloce e molto meno invasivo che tende ad intervenire molto poco. Ci ricordiamo tutti nei primi finesettimana di Agosto due/tre interventi a partita, spesso con lunghe interruzioni. Può essere il VAR di questo mondiale un modello per i campionati?

Francia quindi che come abbiamo detto riesce a vincere e fa lo stesso la Danimarca con il Perù. Fallisce invece il confronto a distanza con Ronaldo il predestinato di questo mondiale, Lionel Messi che si trova protagonista in negativo dopo l’errore dagli 11 metri contro l’Islanda (che si conferma sorpresa di questo mondiale). L’Argentina ha spiegato a chiare lettere perché a questo mondiale si è qualificata all’ultimo – per il rotto della cuffia. Nel momento in cui si fa un confronto Messi-Ronaldo con le rispettive nazionali si dimentica troppo spesso che la prima è ricca di storia e talento, la seconda prima dell’era dei Rui Costa si era qualificata alle grandi manifestazioni una volta sotto Eusebio. Con Dybala ed Higuain in panchina l’Argentina non è riuscita a rompere il muro islandese – alla seconda giornata dovrà battere la Croazia altrimenti all’ultima potrebbe esserci un biscotto croatoislandese per buttarli fuori. La Croazia parte bene (tra gli acquisti segnaliamo un buon Strinic) ma la Nigeria non sembra nazionale di livello mondiale (e questo potrebbe fare il gioco dell’Islanda)

Arriviamo quindi al gruppo E dove il Brasile ha steccato l’esordio con la Svizzera. Certamente è un Brasile superiore a quello visto nel 2014 dove fu spinto fino all’1-7 di semifinale ma è un Brasile che ricade negli stessi errori di sempre come una scarsissima fase difensiva e l’incapacità di chiudere le partite. Neymar non sembra in grado di reggere da solo il peso dell’attacco e non brilla all’esordio – infortunio o meno. L’ultima delle partite finora in programma è la sorpresa più grande fino a questo momento con il Messico che batte la Germania per 1-0. I tedeschi sono apparsi come la copia dell’Italia 2010 incapaci di creare azioni da gol e sorprendentemente troppo scoperti in contropiede. Difficile dire se con la partita di oggi si sono autoesclusi dalla lotta per la vittoria finale – probabilmente sì

Mancano cinque partite alla fine della prima giornata della fase a gironi e all’appello mancano ancora Svezia, Belgio, Inghilterra e Colombia tra le favorite di secondo piano: il mondiale è ancora in cerca di una sua protagonista.

2017/18 – Le pagelle di fine stagione

E’ il tradizionale appuntamento conclusivo di fine stagione con le pagelle dell’annata appena trascorsa. Pagelle che comprenderanno voti molto bassi vista l’annata quasi fallimentare che ha visto concludere il campionato con la medesima posizione dello scorso anno ma solamente un punto in più.

Portieri

Gianluigi Donnarumma – 5,5: perde un punto netto rispetto al “primo quadrimestre”. Poche le parate decisive nella seconda parte di stagione – molti gli errori banali anche se va detto non decisivi. Mi dissocio – invece – dalla campagna mediatica fatta per screditare il giocatore in modo da salvare la faccia alla dirigenza in vista di una cessione per salvare il bilancio.

Antonio Donnarumma – s.v.: vedi voto prima parte di stagione

Marco Storari – s.v.: desaparecidos dai tempi di Rijeka-Milan

Difensori

Alessio Romagnoli – 6,5: a differenza di Donnarumma lui il punto lo guadagna. Nella seconda parte di stagione cresce enormemente imponendosi come il miglior centrale difensivo di reparto. Non è un caso che lo cerchi la Juventus e che sia il giocatore da cui ripartire.

Leonardo Bonucci – 5,5: guadagna mezzo punto rispetto a Gennaio ma il suo rendimento resta troppo incostante e la sua stagione resta insufficiente considerato il prezzo e le aspettative

Mateo Musacchio – 4,5: si fa fregare il posto da Zapata e non lo riprende più. Confermato il voto della prima parte. Bidonazzo (e non è l’unico)

Christian Zapata – 6,5: non è facile trovare una riserva, veloce, che si faccia trovare sempre pronta quando chiamata in causa. Il Milan l’ha trovata e se la tiene stretta.

Ricardo Rodriguez – 4: un raro caso di giocatore che non è migliorato nella seconda parte di stagione, anzi è peggiorato enormemente. Non è un terzino, non sa difendere, non dà nulla in più del tanto criticato Abate, non è da Milan. Via da Milanello, subito.

Jherson Vergara – s.v.: rubato un anno di stipendio. Stima.

Andrea Conti – s.v.: carta velina. Il fatto che si sia rotto, comunque, non può essere scusa per inserirlo negli acquisti azzeccati.

Luca Antonelli – s.v.: non si vede più in campo, quindi è impossibile dargli un voto

Davide Calabria – 6,5: la più grande crescita nella seconda parte di stagione dove si impone fino a prendersi la maglia da titolare, più che meritatamente. Peccato solo sia incapace di giocare ogni 3 giorni.

Ignazio Abate – 5: mezzo punto in meno rispetto al girone di andata visti gli errori con Torino ed Atalanta. Resta comunque una categoria sopra il signor Rodriguez, tanto che viene riproposto più volte titolare nonostante i pregiudizi dei tifosi

Matteo Gabbia – s.v.: tanto ha Raiolone come procuratore, quindi lo salutiamo

Centrocampisti

Manuel Locatelli – 5: si rivede in campo nel finale di stagione. Tragico. Io lo manderei in prestito ma secondo me non è proprio da Milan.

Giacomo Bonaventura – 8: partiva già da una base molto alta. Con Gattuso ha aumentato il suo rendimento in termini di gol ed assist diventando tra i migliori giocatori della stagione. Peccato che probabilmente lo saluteremo, destinazione Torino.

Riccardo Montolivo – 6,5: gioca poco nella seconda stagione giocando molto bene a Londra ma fallendo il derby. Questo gli costa un punto rispetto al 7,5 della prima parte dove ha tenuto la baracca in piedi. Si rivede a Bergamo ed è decisivo nella crescita che porta al gol della squadra, prima di essere punito con una ingiusta espulsione. Vittima di ostracismi assurdi probabilmente sarà fatto fuori, spero resista e si impunti per rimanere.

Lucas Biglia – 4,5: partiva da un tre, migliora di un punto e mezzo nel girone di ritorno tanto osannato ma dove – di fatto – gioca tre partite decenti: Crotone, Chievo e Sassuolo. In tutte le altre si limita a non superare mai la metà campo e non passare mai palla più avanti nella trequarti, venendo esaltato più per motivi politici che per fatti tecnici. 21 milioni spesi malissimo – non a caso si cerca Badelji. Visto l’ingaggione credo rimanga, se leva le tende da Milanello insieme ai suoi fan non me ne dispiaccio.

Frank Kessie – 7: ottimo incremento rispetto alla prima parte di stagione anche se giocandole tutte non riesce a rendere e quando il livello si alza risulta ancora molto incartato. La cosa che fa più ridere di tutti è che si parli di un ritorno di Kucka, cacciato via in malo modo

Fabio Borini – 4,5: oggi sento dire che è da Milan. Sta di fatto che il quinto giocatore più pagato della rosa nel ritorno ha mostrato tutti i propri limiti tecnici con tragedie ogni volta che veniva schierato – i pochi gol ormai a partita chiusa e ininfluenti. Mi stupirei di non vederlo a Milanello l’anno prossimo – nel senso che uno così con quell’ingaggio non se lo prende nessuno.

José Mauri – s.v.: bravo più come agente dei servizi segreti che come giocatore di calcio

Hachim Mastour – s.v.: scade il contratto proprio quando avremmo potuto vederlo giocare. Con la maglia del Milan B.

Attaccanti

Hakan Chalanoglu – 7: piccola nota di redazione: si sposta dalla casella centrocampisti ad attaccanti, segno che Montella non ci ha capito nulla. La più grande crescita della seconda parte di stagione è sicuramente la sua. Anche lui però paga il non avere ricambi e partite troppo a corrente alternata. Sicuramente si è meritato la conferma, sulla 10 ci sarebbe da discutere.

Suso – 8: nella seconda parte di stagione cala per motivi fisici ma conferma sostanzialmente l’ottimo livello visto nella prima. Proprio la crescita di Calhanoglu fa si che possa avere più libertà mentre prima bastava bloccarlo per bloccare il Milan. Chi pagherà la clausola farà un ottimo affare. Vergognoso, anche qua, il tiro al bersaglio nello sminuire un proprio giocatore per far fare bella figura alla dirigenza.

Patrick Cutrone – 8,5: questo ragazzo ha letteralmente salvato la stagione del Milan. Nel senso che senza di lui saremmo finiti probabilmente nella parte destra della classifica. E’ chiaro che non può ancora finalizzare ogni azione o avere il peso di tutto l’attacco sulle spalle così come è chiaro che venderlo invece di affiancarlo ad un centravanti che gli faccia da chioccia sarebbe un errore imperdonabile.

André Silva – 4,5: nonostante un paio di gol la seconda parte di stagione conferma la prima. Gravemente insufficiente. Non si capisce cosa abbia fatto in carriera per meritare una conferma e cosa abbia di speciale rispetto a tanti altri passati al Milan bocciati per molto meno (penso a Torres o Luis Adriano). Gran colpo per Mendes che si è incassato la sua percentuale.

Nikola Kalinic – 3: confermo sostanzialmente il voto della prima parte e mi auguro che questo bidone vada fuori da Milanello il prima possibile. Non vale l’unghia del piede sinistro di Bacca (che anche quest’anno in Spagna ne ha messi 20)

Nnamdi Oduamadi – s.v.: ora che si è preso rinnovo ed un anno di stipendio per non perdere un posto da extracomunitario può lasciare milanello.

Società

Gennaro Ivan Gattuso – 6,5: così come ha creato è poi calato nel finale. La squadra è sicuramente cresciuta ma al momento il suo gioco è poco elaborato e si basa principalmente su difesa e ripartenze. Il mio pensiero è semplice: lo cambierei solo per un top altrimenti merita un altro anno.

Marco Fassone – 2 (in attesa di giudizio): tanto bravo a portarsi dalla sua parte i tifosi con qualche cadeau quanto pessimo in sede gestionale. La figuraccia alla UEFA rischia di essere il punto più basso della storia del Milan. Semplicemente uomo di facciata ed inadatto. Magari un giorno scopriremo che una figura del genere, incapace di farsi troppe domande su cosa lo circonda, faceva comodo. Può diventare 1 in caso di esclusione dalle Coppe a cui se vi fosse un minimo di dignità dovrebbero seguire le dimissioni. Inqualificabie l’aver smantellato ogni dipendente della società più gloriosa e vincente al mondo.

Massimiliano Mirabelli – 3: guadagna un punto ma la sua gestione è fallimentare. Non ci si è qualificati alla Champions League che era l’obiettivo minimo. Il sesto posto e il girone di ritorno usati vergognosamente per cercargli attenuanti non possono giustificare la grave insufficienza. Magari se arrivi da Rende qualche dichiarazione in meno ed un po’ di rispetto in più per chi ti ha preceduto e ha vinto tutto non guasterebbe. Sicuramente questo signore di Milan non ha niente.

Cosa sta succedendo a Nyon e perché Elliott deve entrare nel Milan

Due righe sulla settimana terribile del Milan vanno scritte. Eravamo qua una settimana fa a parlare di aver evitato i preliminari, siamo qua una settimana dopo a parlare del rischio di mancate coppe. L’UEFA ha rifiutato al Milan il Settlement Agreement dopo il Voluntary Agreement – decisione che era nell’aria dato che il rifiuto al Voluntary Agreement era circa il rifinanziamento del debito e senza tale rifinanziamento non si sarebbe potuto nemmeno avere il Settlement per il semplice motivo che la UEFA non intende rilasciare la licenza per giocare nelle coppe Europee. Rischio esclusione? Assolutamente sì: il Settlement è un patteggiamento, per cui la UEFA avrebbe potuto proporre sanzioni più o meno gravi ma che consentissero di giocare le coppe – se si va alla camera giudicante non è un buon segno. Ad oggi un solo club è andato alla camera giudicante, la Dinamo Mosca, squalificata per quattro anni dalle coppe.

Chi scrive ritiene il Fair Play Finanziario una misura totalmente iniqua, atta a rendere il calcio un club chiuso riservato a pochi eletti e che controbatte ogni tentativo di inserimento di nuovi team. La sfortuna delle milanesi è stata dismettere mentre questo entrava in vigore perdendo un vantaggio acquisito negli anni a tutto vantaggio della Juventus. Il Milan è stato deferito alla UEFA per i passivi della precedente gestione: indiscutibile ma normale se non si hanno le coppe. Ci sono passati anche Inter e Roma.

Sapendo di dover andare sotto FFP si è fatto un mercato pesante da 250 mln di euro, molti a debito, ammortizzando la maggior parte dei costi possibili sul primo anno aspettandosi nuove limitazioni sul mercato nel secondo anno. Se è vero che il mercato è libero è anche vero che alla UEFA bisogna dimostrare di essere in grado di portarsi in pari (o meglio, ad un -30 totale) nei successivi tre anni e di rientrare nei costi. Qua arriviamo al primo, grave, errore di Marco Fassone.

Il piano quinquennale presentato prevedeva già 80-90 milioni di ricavi dalla Cina, arrivando a 200 in cinque anni. Cifre che nemmeno il Manchester United ed il Real Madrid che hanno un brand molto più sviluppato del mondo. Non ci vogliono master o lauree per capire che quel piano era inattuabile. Seppur bocciato per un Voluntary Agreement sarebbe bastato per pagare una semplice multa con qualche limitazione al settlement. Qua c’è il secondo, ed ancor più grave, errore di Marco Fassone.

La società AC Milan che prima della cessione aveva 120 milioni di debito su 200 circa di fatturato, azzerati all’atto della cessione, si è esposta per il mercato (a debito) con un debito superiore al proprio fatturato, sforando uno dei parametri richiesti dalla UEFA. Fassone è andato quindi a Nyon con una lettera di Elliott in cui si impegna a gestire il Milan qualora tale debito non sia stato rifinanziato. Errore ed autogol clamoroso: la UEFA non sta giudicando Elliott ma Li. E’ vero: l’Inter di Thohir era messa peggio in termini di debiti, ma erano debiti verso soci cosa che Elliott attualmente non è e tali debiti sono gestiti diversamente nelle regole del FFP.

Come se ne esce? Con Elliott che rileva il Milan prima di ottobre o ne diventa socio di minoranza per non perdere l’investimento. C’è tensione su questo nel CdA perché Li al momento non molla l’osso e l’investimento ingente anche a costo di uscire dalle coppe. Al 30 di giugno ci sarà un bilancio con passivo pesante che qualcuno dovrà ripianare e potrebbe essere un primo tentativo di Elliott di subentrare in anticipo anche se sarà probabilmente troppo tardi per le coppe. Basterebbe che Elliott diventasse socio del Milan, anche con una sola azione, per essere ammessi alle coppe Europee.

Come ha reagito il Milan? Nel modo peggiore possibile accusando l’UEFA di avercela col club e di voler dare un caso esemplare. E’ stato forse l’esatto contrario – ovvero è stato il Milan a sfondare più volte oltre i parametri del FFP sperando anche che l’UEFA non escludesse un club di tale blasone dalle coppe. Il più classico dei “Lei non sa chi sono io“. Come sempre la pessima comunicazione di questa società si è contraddistinta parlando alla pancia e non alla testa del tifoso con le due classiche scuse “ce l’hanno con noi” e “colpa della gestione precedente“. L’importante, come in altre occasioni, è stato ancora una volta salvare la faccia dei dirigenti che hanno creato l’ennesimo casino a danno del Milan sguinzagliando ancora una volta l’esercito degli influencers sotto accredito, quelli che ci spiegano perché il sesto posto di quest’anno è più bello di quello dell’anno scorso e la qualificazione EL era l’obiettivo dall’inizio – per capirci.

Assurda, addirittura, la richiesta di pagare la multa a Fininvest visto che quando si eredita una società si guardano i propri conti e ce ne si assumono oneri ed onori. E’ Fininvest, semmai, che sta valutando una causa per danno di immagine visto che chi ha acquistato non ha dimostrato la solidità promessa. E’ ancora più assurdo far passare l’idea che se il Milan non farà l’Europa League “perderà 20/30 milioni e fa niente”. Sempre che una eventuale squalifica sia solo annuale e non pluriennale – visti i precedenti – il danno di immagine resta ingente e potrebbe influire nelle scelte estive di altri giocatori.

A questo dovremo aggiungere, probabilmente, un buon mercato dell’Inter dopo il 30 giugno che aumenterà il gap infilandosi nel trenino Roma-Napoli-Juventus che avevano consolidato le prime tre posizioni negli anni precedenti grazie alla Champions League. Il quarto posto era quindi un vero e proprio regalo della UEFA che andava sfruttato una sola volta con un treno che potrebbe essere ormai definitivamente perso. Quando dicevo che il mercato estivo non andava sbagliato era proprio per questo. L’inter partendo dietro al Milan ha smantellato ogni base reduce da mercati fallimentari, fatto un mercato intelligente a costo ridotto ed è partita da un grande allenatore come Spalletti segnando il fallimento tecnico della nostra campagna estiva.

Al 27 di maggio i nodi sono però venuti al pettine e i tifosi che ragionano con la pancia invece che con la testa sono sempre meno. Se Fassone vuole il responsabile di questa situazione non ha altro da fare che guardarsi allo specchio e smettere di incolpare altri per i propri fallimenti o inventare complotti mondiali della UEFA o del New York Times o di Forbes ai danni del Milan. A chi ha a cuore questi colori non resta che sperare che Elliott (che ha già preso contatti per il nuovo management) subentri nella gestione il prima possibile liberando il tempio dai mercanti che lo hanno infestato.

Milan – Fiorentina 5-1: l’estate è salva

Il pareggio di Bergamo porta la Fiorentina a non avere più nulla da chiedere a questo campionato e – per fortuna – nonostante le assenze pesanti il Milan riesce a trovare una ultima gioia stagionale battendo per 5-1 la Fiorentina sul proprio campo ed evitando i temutissimi tre turni preliminari in sei giovedì consecutivi tra fine luglio ed inizio agosto. Sui caroselli del sesto posto mi fermo qua, idem con le celebrazioni: pareggiare il risultato dell’anno scorso non può essere motivo né di giubilo, né di celebrazione.

Un 4-1 rimane quindi una vittoria abbastanza importante ma anche qua sarebbe tempo perso e sprecato dare indicazioni tattiche su una 38esima di campionato dove chi deve vincere contro chi non ha nulla da chiedere, di solito, vince. La Fiorentina fa la sua onesta partita senza mai correre troppo, va in vantaggio quasi per caso su un errore di Bonucci con Rodriguez che sbaglia il fuorigioco, poi è morta lì.

E’ finito il campionato ed è il momento di fare bilanci: non può essere sicuramente soddisfacente il sesto posto in campionato per una squadra che doveva lottare per la Champions. Non può essere soddisfacente quindi la celebrazione dello stesso. Sono soddisfacenti i 40 punti nel girone di ritorno ma non possono essere additati a scusa o a riscontro del vero valore della squadra. Senza un centravanti vero questa squadra non può ancora essere competitiva per i primi 4 posti dell’anno prossimo e chi continua ad additare classifiche parziali: ricordiamocene sul mercato.

L’ultimo paragrafo di una stagione che sono contento sia finita lo dedico quindi all’ennesimo spettacolo riprovevole della curva Sud. Prima i fischi a Donnarumma, patrimonio della squadra che non solo Raiola vuole cedere, poi alcuni striscioni che visti i risultati della stagione non hanno senso di esistere. Dov’è finita la curva che faceva i comunicati comparando il monte ingaggi? L’onestà intellettuale di questi signori – che spero siano tutti paganti – non fa altro che rivalutare giorno dopo giorno Paolo Maldini.

Il mio augurio per la prossima stagione quindi è che sia la stagione del ritorno in Champions League e per fare questo oltre al centravanti c’è bisogno che il Milan agisca come una società vincente – ovvero una società che tiene i migliori e non una società che li fa odiare ai propri tifosi in modo da preparare il terreno per la cessione. Se darei un altro anno a Mirabelli? Solamente a determinate condizioni – su tutte riportare la maglia al centro del progetto e i valori del Milan che si è tentato di sradicare e che Gattuso ha dovuto ritrovare. In secondo luogo che si instauri una comunicazione più seria e trasparente con i tifosi invece di premiare chi ha mantenuto o mantiene posizioni amiche – spesso portando volti impresentabili sul canale tematico. Ovviamente se viene un DS ben più bravo e competente non mi strappo di certo i capelli.

Bisogna quindi essere onesti e dirci che la stagione è pessima. Poteva essere fallimentare, certo, ma iniziare ad accettare l’insuccesso invece di nasconderlo sotto il tappeto inventando basi e classifiche parziali è il primo passo per tornare quello che eravamo. Ora linea al mercato per capire quanti soldi avremo, se li avremo e di conseguenza quali saranno le ambizioni per la prossima stagione. Ci si legge quindi per le tradizionali pagelle di fine stagione.

MILAN – FIORENTINA 5-1
MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, Kalinic, Calhanoglu. Allenatore: Gattuso
FIORENTINA (4-3-2-1): Sportiello; Laurini, Milenkovic, Pezzella, Biraghi; Benassi, Badelj, Dabo; Chiesa, Saponara; Simeone. Allenatore: Pioli
Arbitro: Fabbri della sezione di Macerata
Stadio: San Siro

Milan – Fiorentina: ultimo atto

Ultima giornata anche per questo campionato di Serie A. Con le prime piazze decise, si lotta ancora per tre obiettivi: posizioni Champions, salvezza ed Europa League, con la sfida a distanza Milan-Atalanta.

Si gioca alle 18 a San Siro, nella sfida con la Fiorentina che sembra la meno carica di polemiche degli ultimi 7-8 anni. I viola sono a -3 dall’Atalanta, con cui hanno un ampio svantaggio di differenza reti; dovrebbero vincere 0-6 a San Siro e sperare in una sconfitta atalantina a Cagliari per centrare i preliminari di EL. Risultato già centrato dal Milan, a cui però servirebbe una vittoria per mantenere il sesto posto risparmiando due turni preliminari, senza doversi attaccare alla radio per avere notizie da Cagliari. Fuori dai convocati Zapata, Suso e gli squalificati Montolivo e Borini, oltre a Mauri e Conti; spazio ai primavera Torrasi, Tsadjout e Dias.

4-3-3 con un adattamento, vista la formazione rimaneggiata. G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Locatelli (Biglia), Bonaventura; Cutrone, A. Silva, Calhanoglu. 3-5-1-1 per Pioli con: Sportiello; Laurini, Pezzella, Milenkovic; Chiesa, Benassi, Badelj, Dabo, Biraghi; Saponara, Simeone. Panchina per Thereau e Falcinelli, Veretout fuori per squalifica. Si giocherà in contemporanea con Cagliari-Atalanta, e a loro volta giocheranno alle 18 anche le altre sfide con squadre in lotta salvezza: Chievo-Benevento, Napoli-Crotone, Spal-Sampdoria e Udinese-Bologna. Posticipi alle 20.45 invece per Lazio-Inter (provate ora a fare “Oh nooo!”) e Sassuolo-Roma. A Milano arbitrerà Fabbri di Ravenna, con il duo Mazzoleni-Preti al Var.

Atalanta – Milan 1-1: botte e compensazioni, a Bergamo solo un punto

Il Milan è in Europa ma non ha ancora la certezza di evitare il terzo turno preliminare. A Bergamo va in scena una partita molto brutta dopo il pianto di Gasperini con una squadra che fa cinque volte i falli dell’altra ma riceve gli stessi cartellini gialli. Partiamo dall’espulsione assurda di Montolivo che sa molto di compensazione dopo quella di Toloi. Espulsione che di fatto taglia le gambe al Milan proprio perché Montolivo era stato il migliore in campo dall’entrata ed aveva dato un cambio di passo netto e deciso tra primo e secondo tempo. Espulsione non coerente col metro finora tenuto con Caldara, De Roon e Ilicic. Mi spiace per i ritardati (e sono gentile a chiamarli così) che remano contro per un torto ricevuto solo per gettare merda su un giocatore.

Il Milan cala ancora alla distanza e Guida continua ad aiutare i bergamaschi non mandando Ilicic sotto la doccia. La notizia è che abbiamo definitivamente perso anche Chalanoglu che aveva qualche riserva più di Suso ma ha esaurito anche quella. Ovviamente si darà colpa agli errori individuali che è stato un po’ il motivo della stagione fino ad adesso ma la realtà è che anche oggi abbiamo pagato l’atteggiamento tattico di una squadra che non ha più energie e finisce sempre schiacciata durante la partita. Gattuso al momento pecca e non poco nella gestione della partita e nei cambi.

Vorrei chiudere il postpartita con una breve difesa di Gianluigi Donnarumma. Il giochino sul ragazzo che i giullari di corte al seguito stanno facendo, probabilmente imbeccati, è più che chiaro: farlo odiare ai tifosi in modo da salvare la faccia dei dirigenti per la cessione. Io rilancio dicendo che gli errori in carriera ci stanno. Li ha fatti Dida, li ha fatti Buffon e li ha fatti chiunque a 19 anni. Sicuramente il Milan non andrà da nessuna parte sostituendolo con Reina che non è un upgrade e basta vedere una partita del Napoli per capirlo. Le voci del PSG gli han messo pressione? Invece annunciare Reina no, giusto?

Andiamo quindi a giocarci con una Fiorentina fuori da tutto questo sesto posto che consentirà – al massimo – di pareggiare il risultato della scorsa stagione. In una situazione del genere, dopo 250 milioni spesi, sarebbe saggio augurarsi il licenziamento per giusta causa dell’incompetente che ha costruito la squadra. Invece si continuano a tirare fuori scuse ed invenzioni una più assurda dell’altra e a cercare capri espiatori per non ammettere il fallimento. Il divertimento lo lascio ai giullari di corte che continuano ad anteporre la ricerca di favori personali al bene della squadra. Manca una settimana, poi sarà il momento di tirare le somme.

ATALANTA-MILAN 1-1
MARCATORI Conti al 44’ p.t.; Deulofeu al 43’s.t.
ATALANTA Berisha; Toloi, Caldara, Masiello; Conti, Kessie, Freuler, Spinazzola; Cristante (dal 39’ s.t. Hateboer); Petagna (dal 26’s.t. Kurtic), Gomez (dal 45’ s.t. Paloschi). (Gollini, Rossi, D’Alessandro, Migliaccio, Pesic, Raimondi, Mounier, Grassi, Bastoni). ALL. Gasperini
MILAN (3-5-2) Donnarumma; Gomez, Zapata, Romagnoli; Kucka (dal 13’s.t. Bacca), Suso, Montolivo, Pasalic (dal 33’s.t. Bertolacci), De Sciglio (dal 45’ s.t. Vangioni); Deulofeu, Lapadula. (Storari, Plizzari, Honda, Mati Fernandez, Poli, Sosa, Gabbia, Locatelli, Calabria). ALL. Montella
ARBITRO Rocchi di Firenze
AMMONITI Toloi, Conti, Suso

Atalanta – Milan: le ultime dal campo

Bestia nera degli ultimi anni, ma al momento alle nostre spalle. Visto il momento delle due squadre, l’Atalanta di Gian Piero Gasperini è probabilmente la favorita nella sfida di oggi a Bergamo.

Si gioca alle 18, con il vantaggio (per entrambe però…) di conoscere già il finale di Fiorentina-Cagliari di tre ore prima. L’ex squadra di Kessié, Conti e Bonaventura si è “riciclata” egregiamente anche quest’anno, pur trovandosi due posizioni sotto per la risalita dell’Inter e il punto in meno del Milan, lo scorso anno alle spalle. Con la Champions fuori tiro per le due sfidanti, il rischio che tutte vogliono evitare – Fiorentina compresa – è il settimo posto che con i preliminari (qualcuno ha detto Craiova e Shkendija?) allungherebbe parecchio la stagione. E “per fortuna” che non ci sono i Mondiali, almeno per noi…

3-4-1-2 per Gasperini, con: Berisha; Toloi, Caldara, Masiello; Castagne, De Roon, Freuler, Gosens; Cristante; Barrow (Ilicic), A. Gomez. Petagna e Spinazzola tra gli indisponibili. 4-3-3 per il Milan con: G. Donnarumma; Abate, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Biglia (Locatelli), Bonaventura; Suso, Kalinic, Calhanoglu. Arbitro Guida di Torre Annunziata, con Fabbri-Giallatini al Var. In chiave europea, Roma-Juve (alle 20.45) e Crotone-Lazio sono le sfide da seguire, con i calabresi in lotta per non retrocedere, che a loro volta terranno le radioline puntate su Verona-Udinese, Torino-Spal e Bologna-Chievo. Oltre che su Firenze dove il Cagliari terzultimo, come detto, è impegnato alle 18.

Juventus – Milan 4-0: vergogna, zitti e lavorare

Una delle peggiori umiliazioni della storia del Milan nella partita dell’anno. Un’altra delusione, probabilmente inaspettata – nel senso che mi aspettavo vincesse la Juventus ma non così largo e non così netto anche considerando che due anni fa si era andati ai supplementari. Oggi non voglio parlare della stagione, non voglio parlare nemmeno della partita. Oggi si sta zitti e basta. Perché questo deve essere l’atteggiamento di chi è stato umiliato sul campo – non senza la complicità di Damato fino al primo gol.

E’ la degna conclusione di una stagione di merda, nata male e finita peggio tra una giustificazione e l’altra facendo passare per pazzo chi gridava che la casa bruciava. Una finale che si era usata strumentalmente pompandola manco fosse Manchester per salvare chissà cosa. Pompiamo, mistifichiamo, giustifichiamo – questi sono i risultati. I risultati di una squadra a cui è stata tolta l’anima. Da domani sarà colpa delle macerie, di Donnarumma, di Suso, di Bonaventura e via con altre palle, altre mistificazioni sotto dettature ed accrediti.

Mi vergogno di questo Milan. Mi vergogno di cosa è diventato questo Milan. Mi vergogno del risultato di stasera e di come a questo risultato siamo arrivati. Mi vergogno del contorno, del codazzo di giornalisti amici che prima a Milanello – giustamente – manco potevano entrare per il veleno che avevano cacciato. Mi vergogno di una squadra costruita senza capo né coda, mi vergogno degli idioti che continuano ad attribuire ogni scusa alle macerie. Quando si perde si sta zitti: chi continua a giustificare una roba del genere non può essere definito tifoso del Milan. Basta.

Ripartiamo da Gattuso. Ma ripartiamo con i valori del Milan, non di questo circo togni visto nella stagione 2017/18. Senza proclami, senza show, senza personaggi impresentabili nel magico carrozzone della tribuna stampa. Ripartiamo da un direttore sportivo vero ed un dirigente di livello. Zitti, testa bassa e pedalare. Non è più il momento degli APACF show e puttanate varie. E’ il momento di tornare il Milan, sul serio. Basta col circo togni, per favore. Tutti insieme.

JUVENTUS – MILAN 4-0
JUVENTUS (4-3-2-1): Buffon; Cuadrado, Benatia, Barzagli, Asamoah; Khedira, Pjanic (42′ st Marchisio), Matuidi; Dybala (38’ st Higuain), Douglas Costa (28’ st Bernardeschi); Mandzukic. A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Alex Sandro, Howedes, Rugani, De Sciglio, Lichtsteiner, Sturaro, Bentacur. Allenatore: Allegri.
MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Locatelli (35’ st Montolivo), Bonaventura; Suso (22’ st Borini), Cutrone (17’ st Kalinic), Calhanoglu. A disposizione: Storari, A. Donnarumma, Musacchio, Abate, Antonelli, Zapata, Mauri, Biglia, Andrè Silva. Allenatore: Gattuso.
ARBITRO: Damato di Barletta.
MARCATORI: 11’ st e 19’ st Benatia, 16’ st Douglas Costa, 31’ st aut. Kalinic
NOTE: Ammoniti: Douglas Costa (J), Calabria (M). Angoli: 8-4 per la Juventus. Recupero: pt 1’, st 0′.

Juventus – Milan: la finale

Terza finale in due anni per Juve e Milan, con un bilancio da “pari e patta” finora sia nei 90 minuti sia nei finali di partita. Si gioca sul neutro dell’Olimpico di Roma, alle 21 (diretta Rai 1).

I due precedenti stagionali sono stati entrambi vinti dai bianconeri, ma con segni di vita del Milan soprattutto al ritorno. 0-2 a San Siro, 3-1 in bilico fino all’ottantesimo allo Stadium. La storia recente delle finali invece parla di un 1-0 per la Juve in Coppa Italia 2016, quella “giocata contro Carpi e Alessandria” (ma nessuno dice che il Carpi mandò fuori la Fiorentina, mentre Roma e Genoa si fecero eliminare da squadre di serie B e C) e della celebre vittoria ai rigori di Doha in Supercoppa, che ha portato al Milan il primo trofeo del post-2012. Tra i convocati, regolarmente a disposizione Suso e recuperato Biglia; di fatto parte per Roma l’intera rosa tranne Conti.

Conferma per 10/11 della formazione vista con il Verona. G. Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Locatelli, Bonaventura; Suso, Cutrone, Calhanoglu. Modulo dubbio per la Juve, con il ballottaggio Dybala-Mandzukic e Cuadrado ancora arretrato terzino. 4-3-3 il più probabile con: Buffon; Cuadrado, Barzagli, Benatia, Asamoah; Khedira, Pjanic, Matuidi; D. Costa, Higuain, Mandzukic. Arbitro Damato di Barletta, il duo Irrati-Vuoto al Var; scelta arrivata dopo la discussa direzione di Juve-Bologna da parte dello stesso Irrati.