Cosa sta succedendo a Nyon e perché Elliott deve entrare nel Milan

Due righe sulla settimana terribile del Milan vanno scritte. Eravamo qua una settimana fa a parlare di aver evitato i preliminari, siamo qua una settimana dopo a parlare del rischio di mancate coppe. L’UEFA ha rifiutato al Milan il Settlement Agreement dopo il Voluntary Agreement – decisione che era nell’aria dato che il rifiuto al Voluntary Agreement era circa il rifinanziamento del debito e senza tale rifinanziamento non si sarebbe potuto nemmeno avere il Settlement per il semplice motivo che la UEFA non intende rilasciare la licenza per giocare nelle coppe Europee. Rischio esclusione? Assolutamente sì: il Settlement è un patteggiamento, per cui la UEFA avrebbe potuto proporre sanzioni più o meno gravi ma che consentissero di giocare le coppe – se si va alla camera giudicante non è un buon segno. Ad oggi un solo club è andato alla camera giudicante, la Dinamo Mosca, squalificata per quattro anni dalle coppe.

Chi scrive ritiene il Fair Play Finanziario una misura totalmente iniqua, atta a rendere il calcio un club chiuso riservato a pochi eletti e che controbatte ogni tentativo di inserimento di nuovi team. La sfortuna delle milanesi è stata dismettere mentre questo entrava in vigore perdendo un vantaggio acquisito negli anni a tutto vantaggio della Juventus. Il Milan è stato deferito alla UEFA per i passivi della precedente gestione: indiscutibile ma normale se non si hanno le coppe. Ci sono passati anche Inter e Roma.

Sapendo di dover andare sotto FFP si è fatto un mercato pesante da 250 mln di euro, molti a debito, ammortizzando la maggior parte dei costi possibili sul primo anno aspettandosi nuove limitazioni sul mercato nel secondo anno. Se è vero che il mercato è libero è anche vero che alla UEFA bisogna dimostrare di essere in grado di portarsi in pari (o meglio, ad un -30 totale) nei successivi tre anni e di rientrare nei costi. Qua arriviamo al primo, grave, errore di Marco Fassone.

Il piano quinquennale presentato prevedeva già 80-90 milioni di ricavi dalla Cina, arrivando a 200 in cinque anni. Cifre che nemmeno il Manchester United ed il Real Madrid che hanno un brand molto più sviluppato del mondo. Non ci vogliono master o lauree per capire che quel piano era inattuabile. Seppur bocciato per un Voluntary Agreement sarebbe bastato per pagare una semplice multa con qualche limitazione al settlement. Qua c’è il secondo, ed ancor più grave, errore di Marco Fassone.

La società AC Milan che prima della cessione aveva 120 milioni di debito su 200 circa di fatturato, azzerati all’atto della cessione, si è esposta per il mercato (a debito) con un debito superiore al proprio fatturato, sforando uno dei parametri richiesti dalla UEFA. Fassone è andato quindi a Nyon con una lettera di Elliott in cui si impegna a gestire il Milan qualora tale debito non sia stato rifinanziato. Errore ed autogol clamoroso: la UEFA non sta giudicando Elliott ma Li. E’ vero: l’Inter di Thohir era messa peggio in termini di debiti, ma erano debiti verso soci cosa che Elliott attualmente non è e tali debiti sono gestiti diversamente nelle regole del FFP.

Come se ne esce? Con Elliott che rileva il Milan prima di ottobre o ne diventa socio di minoranza per non perdere l’investimento. C’è tensione su questo nel CdA perché Li al momento non molla l’osso e l’investimento ingente anche a costo di uscire dalle coppe. Al 30 di giugno ci sarà un bilancio con passivo pesante che qualcuno dovrà ripianare e potrebbe essere un primo tentativo di Elliott di subentrare in anticipo anche se sarà probabilmente troppo tardi per le coppe. Basterebbe che Elliott diventasse socio del Milan, anche con una sola azione, per essere ammessi alle coppe Europee.

Come ha reagito il Milan? Nel modo peggiore possibile accusando l’UEFA di avercela col club e di voler dare un caso esemplare. E’ stato forse l’esatto contrario – ovvero è stato il Milan a sfondare più volte oltre i parametri del FFP sperando anche che l’UEFA non escludesse un club di tale blasone dalle coppe. Il più classico dei “Lei non sa chi sono io“. Come sempre la pessima comunicazione di questa società si è contraddistinta parlando alla pancia e non alla testa del tifoso con le due classiche scuse “ce l’hanno con noi” e “colpa della gestione precedente“. L’importante, come in altre occasioni, è stato ancora una volta salvare la faccia dei dirigenti che hanno creato l’ennesimo casino a danno del Milan sguinzagliando ancora una volta l’esercito degli influencers sotto accredito, quelli che ci spiegano perché il sesto posto di quest’anno è più bello di quello dell’anno scorso e la qualificazione EL era l’obiettivo dall’inizio – per capirci.

Assurda, addirittura, la richiesta di pagare la multa a Fininvest visto che quando si eredita una società si guardano i propri conti e ce ne si assumono oneri ed onori. E’ Fininvest, semmai, che sta valutando una causa per danno di immagine visto che chi ha acquistato non ha dimostrato la solidità promessa. E’ ancora più assurdo far passare l’idea che se il Milan non farà l’Europa League “perderà 20/30 milioni e fa niente”. Sempre che una eventuale squalifica sia solo annuale e non pluriennale – visti i precedenti – il danno di immagine resta ingente e potrebbe influire nelle scelte estive di altri giocatori.

A questo dovremo aggiungere, probabilmente, un buon mercato dell’Inter dopo il 30 giugno che aumenterà il gap infilandosi nel trenino Roma-Napoli-Juventus che avevano consolidato le prime tre posizioni negli anni precedenti grazie alla Champions League. Il quarto posto era quindi un vero e proprio regalo della UEFA che andava sfruttato una sola volta con un treno che potrebbe essere ormai definitivamente perso. Quando dicevo che il mercato estivo non andava sbagliato era proprio per questo. L’inter partendo dietro al Milan ha smantellato ogni base reduce da mercati fallimentari, fatto un mercato intelligente a costo ridotto ed è partita da un grande allenatore come Spalletti segnando il fallimento tecnico della nostra campagna estiva.

Al 27 di maggio i nodi sono però venuti al pettine e i tifosi che ragionano con la pancia invece che con la testa sono sempre meno. Se Fassone vuole il responsabile di questa situazione non ha altro da fare che guardarsi allo specchio e smettere di incolpare altri per i propri fallimenti o inventare complotti mondiali della UEFA o del New York Times o di Forbes ai danni del Milan. A chi ha a cuore questi colori non resta che sperare che Elliott (che ha già preso contatti per il nuovo management) subentri nella gestione il prima possibile liberando il tempio dai mercanti che lo hanno infestato.