Ed eccoci qua, nuovamente, a parlare di calciomercato. Un mercato estivo da fare assolutamente per riportare il Milan tra le big italiane (al momento della stesura di questo pezzo non è ancora stata giocata l’ultima di A, ma poco cambia) – un mercato che, a mio parere, dovrà essere fatto in modo da puntellare e non rifondare poiché una buona base c’è ed i problemi in stagione sono stati di altro tipo. Non sono però qui oggi per parlare del mio mercato, del mio progetto di squadra quanto per sfatare l’ennesimo mito o leggenda metropolitana – quella andata in scena con il famoso striscione “Il tifoso non fa mercato, era palese a tutti ed ecco il risultato“.
Credo che quella di Galliani sia stata una delle poche frasi sensate dell’ultimo periodo estivo: abbiamo assistito tutti alla trattativa Vucinic-Guarin facendoci, giustamente, quattro risate con la pantomina messa in scena dai tifosi nerazzurri. I tifosi non fanno il mercato – ed è una verità non vera ma sacrosanta: non lo fanno perché non sanno le condizioni, non hanno a disposizione soldi, bilanci e perché ognuno, nel suo piccolo, ha il suo progetto diverso da quello della società e sbraita come una casalinga repressa se questo non viene realizzato.
La goccia che fece traboccare il vaso fu forse l’acquisto di Matri. Sbagliato? Ni. Ni perché tecnicamente non erano difesa e centrocampo i problemi del Milan quanto la scarsa vena offensiva, perché Pazzini era fuori fino a Dicembre e Petagna non è che abbia fatto tanto meglio alla Sampdoria prima e al Milan poi. Al Milan manca terribilmente una prima punta – forse ce ne si è accorti solamente ora che Seedorf ha saputo registrare la difesa visto che i gol segnati nell’era Clarence sono solamente 24, visto che non ci si può affidare sempre e solo a Balotelli e che il tanto acclamato Pazzini ha passato mezza stagione in infermeria e l’altra metà non mi pare sia stata di un livello così superiore a quella dell’ex-Juventino.
C’è poi un grosso problema di incoerenza alla base di quello striscione: in estate il Milan oltre a Matri trattò infatti anche Carlitos Tevez, andato poi alla Juve grazie all’inserimento di Conte nella trattativa e alla mancanza di liquidità da parte dei rossoneri. Per Tevez nessuno striscione disse che una punta non serviva… insomma non era un discorso tecnico, ma di giocatori. E’ inoltre bene ricordare un altro striscione, apparso sotto Via Turati in quell’estate insieme all’hashtag twitter #iostoconallegri (vi ricorda vagamente qualcosa? Ma dai!) che serpeggiava in quel periodo. Si potrebbe dire, insomma, più che gli striscioni fanno mercato che, purtroppo, è stato seguito lo striscione sbagliato.
C’è poi tutto il “non scritto” ovvero quella marmaglia di accuse e/o richieste che ogni giorno leggo su blog e social network. Andando più o meno in ordine sparso, questa estate i tifosi chiedevano a gran voce il riscatto di Zapata, volevano Ogbonna, non volevano Kakà (ad oggi secondo cannoniere della squadra)… ma potremmo andare molto più indietro. Vi ricordate Ibrahimovic? Vi ricordate quanti tifosi erano palesemente contro quello che oggi è il miglior centravanti al mondo e gioivano alla sua cessione? Vi rinfresco io la memoria…
Si potrebbe poi andare ancora più indietro, si potrebbe andare allo scambio Cassano-Pazzini, che ha di fatto salvato la scorsa stagione. Si potrebbe andare alla trattativa Pato-Tevez che nessuno voleva concludere perché “Pato è il futuro”. Si potrebbe andare a quando si preferiva Dzeko ad Ibrahimovic o quando ci si strappava i capelli per Krasic alla Juventus o, più recentemente, per D’Ambrosio all’Inter. Altro che striscioni… se l’umore dei tifosi avesse fatto il mercato probabilmente il risultato sarebbe largamente peggiore di quello ottenuto negli ultimi anni.
Il problema dell’ultimo mercato non è stato Matri: come ho già ribadito più volte con soli 11 milioni di Budget non c’era un giocatore comprabile che ti facesse colmare il gap con le prime. Qualunque giocatore acquistabile a quelle cifre (anzi meno, poiché per Matri al momento è stata pagata solo la prima rata). Si parlò tanto di Eriksen, ma non mi pare che abbia condotto il Tottenham (che ha buttato via un sacco di soldi per Lamela e Soldado) alla vittoria del Triplete, anzi non l’ha portato nemmeno a qualificarsi in Champions League. Non può quindi essere un singolo giocatore a spostare un mercato, non possono essere 11 milioni a rate a spostare un equilibrio – non era questione né di scelte, né di striscioni.
Ecco il motivo per cui rinnovo l’invito a non farsi prendere da crisi isteriche per una o per l’altra trattativa, a non strumentalizzare ogni acquisto (nulla mi toglie l’idea che se Honda o Essien fossero già del Milan da un anno i giudizi sarebbero stati diversi) e ad aspettare fiduciosi (come recitava, a proposito, un altro striscione) il 31 Agosto dato che non siamo in mano ad incapaci ma a gente che sa cosa fa e si è già trovata in situazioni del genere. E qui arriviamo allo striscione di apertura: no, non è scritto questa estate – risale al 2001, anno di fine della prima vera crisi dell’era Berlusconi. Cosa è arrivato dopo, ormai, lo sappiamo tutti.