Ho visto Ronaldinho

Il 17 luglio 2008 è una di quelle date che cambierà per sempre la storia del Milan e del calcio Italiano. A San Siro viene presentato Ronaldinho che sarà il penultimo pallone d’oro ad approdare nel nostro campionato. L’ultimo è Kakà, nel 2013. Ronaldinho non è stato un giocatore come gli altri – ha avuto una carriera ad alti livelli relativamente breve ma è stato il punto cardine di una macchina perfetta: quella del Barcellona di Rijkard, probabilmente più forte del tanto esaltato guardiolismo.

Quando Ronaldinho arriva a Milano le reazioni sono contrastanti. La tifoseria rossonera, nonostante la Champions di Atene è già stata spaccata dalla cessione di Shevchenko, inizio del ridimensionamento Berlusconiano che si vedrà poi nelle successive sessioni di mercato. C’è chi è contento e chi inizia subito a parlare di giocatore finito e di spettacolo utile solo alla propaganda rossonera – magari gli stessi che a quella cifra oggi sono contenti, per dire, di aver comprato Kalinic.

Ronaldinho in Italia non poteva vestire altra maglia. Non poteva che vestire la maglia di chi ha sempre vinto e convinto – padroni del campo e del giuoco – è stato il completamento ideale dopo il Barcellona di una carriera di quello che forse è stato il giocatore più forte dai tempi di Van Basten. Non ci sono Ronaldo o Messi che tengano, quel Ronaldinho del 2004-05 e del 2005-06 rimane qualcosa di ineguagliabile ed inarrivabile. Il paragone è fortissimo – e pesa – ma limitandoci ai freddi numeri nei primi due anni di Milan segna 25 reti in 79 partite.

Imbrigliato nell’albero di Natale Ancelottiano dove comunque si è tolto soddisfazioni è nel 4-2 fantasia di Leonardo con l’arrivo di Pato che Ronaldinho sembra ritornato quello di Barcellona. Due partite su tutte, la doppietta alla Juventus a Torino e la sfida casalinga col Siena con un gol di quelli da cineteca sembravano averlo nuovamente consacrato all’apice del calcio. La storia di quel Milan – che dopo essersi trovato era andato a giocare per il primato in classifica a 10 giornate dalla fine contro il Napoli si interrompe però troppo prematuramente con gli infortuni contemporanei di Pato e Nesta ed il conseguente abbandono della lotta scudetto. In sostanza non abbiamo vinto niente, ma eravamo maledettamente belli quando volevamo giocare a calcio.

La storia di Ronaldinho finisce lì con 15 gol e 17 assist che sono la miglior risposta a chi lo dava per finito e a chi anche dopo ha continuato a far passare quel giocatore per finito. Basti pensare che solamente Insigne col Napoli è riuscito UNA volta a sfondare la doppia cifra di gol e assist in una stagione. Finisce quando a Milano arrivano Ibrahimovic ed Allegri che ha iniziato l’operazione di smantellamento del Milan levando dal campo centrocampisti di talento per introdurne di rottura. Nel giro di due anni grazie al credo del tecnico il Milan passa da Pirlo, Beckham, Seedorf, Ronaldinho a Van Bommel, Ambrosini, Muntari, Flamini.

Ronaldinho lascia quindi a Milano ricordi molto divergenti anche grazie al sottobosco di pozzi da bonificare ancora liberi di circolare – quello che penso è che campioni così nel nostro campionato non ne arriveranno più per un bel po’ e i pochi che qua ci nascono finiranno per emigrare. E’ proprio vero che, a volte, invece di lamentarsi bisognerebbe soffermarsi e apprezzare ciò che si ha a disposizione. Aver visto un giocatore del genere con la nostra maglia vale più di qualsiasi scudetto.

15 commenti

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    • Mario De Magistris il 17 Gennaio 2018 alle 19:19

    Con Ronaldinho se ne è andato l’ultimo vero fantasista che il calcio planetario ha espresso. Ha smesso di giocare l’ultimo artista che intendeva il gioco del calcio un’espressione di gioia e di allegria. Non è stato un professionista esemplare…ma è stato l’uomo che ha coniugato calcio alla spettacolarità. Esprimeva in campo una felicità contagiosa attraverso un sorriso sempre dipinto sul volto. Nessuno come lui riusciva a far divertire il pubblico e soprattutto gli amanti del calcio- spettacolo Ha smesso di scendere in campo l’ultimo artista, un interprete calcistico comparabile ad un pittore unico come Picasso. Un calciatore che, sul terreno di gioco, sembrava che dipingesse con le sue giocate, opere artistiche mai banali. Per quel che mi riguarda dico un grazie di cuore a Ronaldinho. Credo che i tifosi del Milan debbano tutti ringraziarlo per averli deliziati attraverso le sue inimitabili giocate. Il calcio italiano dovrebbe chiedergli scusa per la rudezza che ‘certi difensori’ usavano per contrastarlo. Gli avevo chiesto scusa, come italiano, quando in un Milan Napoli il ‘killer’ Grava tentò di spezzargli una gamba sferrandogli un calcione che echeggiò in tutto lo stadio . La pedata sull’arto la sentirono tutti tranne l’indifferente arbitro Bergonzi. Quasi un scandalo di lesa maestà per chi amava e ama il ‘giuoco’ del calcio. Chi è rimasto legato alle gesta dell’inimitabile Brasile, campione del mondo in Svezia 1958, può pensare che Ronaldinho sia stato il naturale erede di Garrincha. Cioè l’erede di quel giocatore che, al netto dei vizi privati(in tutto simili a quelli di Ronaldinho) è considerato ancora oggi, in Brasile, il più grande giocatore mai esistito in ogni epoca calcistica!

      • Vittorio il 18 Gennaio 2018 alle 07:12

      Garrincha, Maradona e Ronaldinho. E poi un bel distacco.

        • Milanforever il 18 Gennaio 2018 alle 14:05

        Messi non lo lascerei fuori.

          • Vittorio il 18 Gennaio 2018 alle 16:25

          Forse hai ragione o forse e’ un pelino sotto, non so.
          Ci sarebbe un’altra classifica da fare, ma con Campioni diversi, non confrontabili. Pele’, Van Basten, Ronaldo e CR7 su tutti. Poi, molto poi, altri pur grandi come Sheva.

    • Vittorio il 18 Gennaio 2018 alle 06:52

    Caro Diavolo, quel manichino che rideva sempre e ride ancora come un ebete, purtroppo seguito recentemente da un altro vegano ridente, e’ stato la nostra rovina.
    A Ronaldinho , che non avrebbe mai potuto leccare le scarpe se non capitava al Milan, ha riservato il trattamento che i caporali di giornata provenienti da bassifondi della societa’ civile riservano ai soldati semplici laureati con 110 e lode magari ad Harvard. Il delitto premeditato, forse premeditato davvero da menti truci e maligne, di mandare Pirlo ad insegnare il calcio ai nemici e’ da ergastolo o peggio. Il coglione ammiratore dei manovali del pallone come lui stesso, non sopportava i “ Leonardo da Vinci” che aveva a disposizione. Che faccia presto ritorno nella merda insieme ai buffoni dei tabacchi, Come dice Mario che sembra saperne piu’ di noi tutti.

      • Milanforever il 18 Gennaio 2018 alle 14:05

      Allegri era, è e sarà una capra. Però mi sono spesso chiesto se tutto quello che ha fatto al Milan lo ha fatto per sue convinzioni o per mettere in atto decisioni prese dalla dirigenza e quindi dalla proprietà.
      Se leggi le prime pagine del libro di Pirlo (che al di là dei meriti tecnici è un pirla) il suo rancore è nei confronti di Galliani e della società, non nei confronti di Allegri.
      Pirlo è stato il primo mattone che ha dato il via, l’anno dopo, al vero smembramento della squadra. Quello scudetto è stato l’ultima importante vittoria prima di una cessione programmata, ma pensata già da tempo.

      Ronaldinho, al di là del suo effettivo apporto alla squadra, è stato, con Kakà, l’ultimo sprazzo estetico del Milan stellare che abbiamo amato e ricordato. E il ricordo di certi giocatori è ancor più doloroso se raffrontato a quelli attuali.

        • Vittorio il 18 Gennaio 2018 alle 16:05

        Mamma mia, Milanforever che differenza e che tristezza. Per Pirlo ed Allegri io un tempo credevo che Galliani decidesse e la capra eseguisse. Ripensando a quanto avvenuto ho cambiato idea. Allegri , secondo me e’ stato un cavallo di troia. Il suo legame con coloro che sono molto amati da Mario doveva per forza essere precedente. Altrimenti non avrebbe spiegazione l’essere subito premiato con sontuoso contratto e graditi investimenti dopo i disastri combinati con noi.
        Allora tutto diventa chiaro. Il manichino cavallo di troia arriva, convince con belle moine Galliani e forse anche Berlusconi che i vecchi non servono piu’. Avvia Pirlo a trasferirsi e lo raggiunge e misfatto compiuto. Missione eseguita, onori assicurati, Coppe nelle nostra bacheca, finali perse, ilsignorevedeeprovvede, nemesideldestino, cazzinelculo….

          • Milanforever il 18 Gennaio 2018 alle 18:31

          Hai letto il libro di Pirlo?
          Se Allegri, che, ripeto, è una capra, ha fatto il cavallo di troia, l’ha fatto per precise decisioni della società. La Fininvest aveva deciso da tempo di disfarsi del Milan e la decisione era irrevocabile, anche a dispetto del dispiacere di Silvio. Se pensi che Galliani e Berlusconi stesso siano tanto ingenui e creduloni da essersi fatti raggirare da un allenatore qualunque, fai un torto grosso all’intelligenza e alle capacità di entrambi.
          Era finita un epoca. Si era concluso un progetto stellare che era servito a Berlusconi e Fininvest per tante cose a cominciare dalla politica e le televisioni. Poi tutto è cambiato. A casa Berlusconi e in Fininvest. Il “colpo di Stato” al Governo, gli scandali, i processi… il lodo Mondadori è stato il colpo di grazia, ma se la sentenza è del 2013, in Fininvest erano un paio d’anni che si preparavano alla stangata.
          E’ stato tutto molto bello, anzi bellissimo e come tutte le cose anche questa ha avuto una fine. Tornare come prima è impossibile, spero però che una volta che si sarà assestato questo tortuoso passaggio (un altro cambio di proprietà è pressoché inevitabile) si possa contare su una squadra almeno competitiva in Italia. Però non sono più un ragazzino, bisogna darsi una mossa…

          • Diavolo1990 il 18 Gennaio 2018 alle 21:13

          Pirlo ha sparato 6 milioni netti per 3 anni al Milan. E’ stato Pirlo a decidere di lasciare il Milan, non viceversa.

          • Vittorio il 19 Gennaio 2018 alle 05:59

          Pirlo valeva quei soldi , si sapeva e si visto appresso. Farsi prendere da simpatia o antipatia in giudizi e scelte tecniche non serve a niente. Milanforevere per esempio dice che Pirlo e’ un pirla. Chi se ne fotte se insegnava calcio come nessuno ! Ha sistemato quella squadra di merda ed ora ce la piangiamo. Lui scrive contro la dirigenza perche’ alla fin fine avrebbe potuto decidere diversamente. E poi come prendersela con Allegri che ha ritrovato a Torino? Io ho letto in seguito di Allegri che convinceva Galliani e Berlusconi a riedificare il Milan. Con la loro capacita’, ed ecco le moine, ed il suo genio, ed ecco lo stronzo. Certo che l’idea di scoprire nuovi Kaka’ a prezzi abbordabili piaceva d una societa’ impoverita dalle ingiustizie. Peccato che di far questo erano tutti incapaci.

          • Diavolo1990 il 20 Gennaio 2018 alle 22:13

          Pirlo non valeva quei soldi. Ha chiesto più che alla Juventus. Era svogliato. Giocava contro. E se vogliamo dirlo il pirlo bianconero non è stato niente di che, esaltato dai giornali per il cambio di casacca ma poca roba in campo.

          • Vittorio il 19 Gennaio 2018 alle 06:05

          Scusa, ma la Fininvest aveva tutto l’interesse a vendere la squadra al top e non certo distrutta. Quando si deve vendere le cose si impupano, non si rovinano.

          • Milanforever il 19 Gennaio 2018 alle 08:58

          E non ha venduto con una valutazione da top?

          • Vittorio il 19 Gennaio 2018 alle 23:23

          Se vendeva subito dopo la settima Coppa valeva il doppio. Eravamo i piu’ forti del mondo. A noi italianuzzi morti di fame tutti quei soldi sembrano tanti , ma proviamo a pensare quanto vale il Barcellona.

    • yanluke il 19 Gennaio 2018 alle 12:15

    E’ arrivato nella fase fisica discendente, un altro giocatore che ha passato la vita da pensionato al Milan, strapagato e discontinuo.Più presente all’Hollywood che a Milanello.

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