Storie di Europeo: dal 1972 al 1980, Germania uber Alles

La Germania campione 1972

Ci eravamo lasciati l’altro ieri con l’Italia campione in carica – Italia che, come sappiamo, due anni dopo arriverà in finale nel mondiale messicano in quella semifinale leggendaria con la Germania. Siamo quindi nel 1972, dove alle qualificazioni della quarta edizione prendono quindi il via 32 squadre, divise in otto gruppi da quattro con l’Italia campione in carica che riesce a spuntarla in un gruppo composto da Austria, Svezia ed Irlanda. I ragazzi di Valcareggi escono infatti dal mondiale messicano con l’umiliazione subita in finale da parte del Brasile e, soprattutto, i famosi sei minuti di Rivera non ancora perdonati. Della staffetta Rivera-Mazzola in quell’Italia, infatti, non rimaneva più nulla anche a causa dell’infortunio di Gigi Riva nella prima partita di qualificazione che costrinse il CT a scelte diverse – con l’interista allargato sulle ali a svariare intorno al fronte d’attacco.

Ai quarti di finale la nazionale esce quindi col Belgio dopo uno 0-0 deludente in quel di San Siro e la sconfitta per 2-1 a Bruxelles, con il Belgio che raggiunge quindi la fase finale insieme a Germania, URSS e Turchia – fase finale la cui organizzazione viene affidata proprio ai nordeuropei. Nelle semifinali la Germania elimina immediatamente i padroni di casa con due reti di Gerd Muller, ex capocannoniere delle coppe Europee – mentre l’URSS ha la meglio sull’Ungheria. La finale fu quindi un monologo tedesco, 3-0, ancora due reti di Muller che chiuderà l’Europeo con quattro gol in due partite e che confermarono quindi una superiorità schiacciante in ambito mondiale arrivando a vincere due anni dopo il mondiale casalingo.

Repubblica Ceca, campione 1976

Si arriva quindi all’Europeo del 1976 con i tedeschi strafavoriti proprio in virtù dei risultati delle ultime due rassegne per nazionali. L’Italia arriva dal fallimento del mondiale tedesco dove viene eliminata ai gironi dalla Polonia – il CT è Fulvio Bernardini che pesca giocatori anche in serie B e C facendo fuori il blocco dei finalisti di Messico 1970. L’italia tuttavia comincia l’europeo in salita perdendo subito 3-1 contro l’Olanda – uscirà nel girone di qualificazione anche e soprattutto a causa del pari casalingo contro la Finlandia, ultima del girone ad un punto – non sarà l’unica big eccellente ad uscire anzitempo con l’Inghilterra eliminata anch’essa al girone dalla cecoslovacchia.

I cechi elimineranno poi l’URSS nei quarti di finale arrivando come la sorpresa delle prime quattro qualificate che annoverano oltre ad Olanda e Germania la Jugoslavia cui viene affidata l’organizzazione dell’Europeo. Le due finali si decidono quindi ai tempi supplementari con la Germania che riesce ad avere la meglio grazie ad una tripletta di un altro Muller, Dieter, vincitore della Bundesliga 1976 col Colonia in cui segnò sei gol in una singola partita, record tuttora del torneo tedesco per quanto riguarda le marcature in una singola partita. Non ci sarà comunque la rivincita della finale mondiale perché i Cechi continuano la loro marcia trionfale eliminando anche l’Olanda per tre reti ad uno. Si arriva quindi alla finale con la squadra di Jezek vera sorpresa del torneo già in vantaggio per 2-0 dopo 25 minuti, i tedeschi riescono a pareggiare con Muller e Holzenbenin: è 2-2 anche dopo i supplementari e si andrà, quindi, per la prima volta, ai calci di rigore: la lotteria premierà la Cecoslovacchia che alzerà la quinta edizione della coppa mentre ai tedeschi rimarrà la magra consolazione di non perdere più dal dischetto negli anni a venire.

Europei 80, la rete di Hrubesch

Nel 1980 si cambia – niente più quattro ma otto squadre, con il paese ospitante che viene qualificato direttamente alla fase finale senza avventurarsi in pericolose qualificazioni. La scelta cade sull’Italia che dopo la vittoria del 1968 ospita ancora un campionato Europeo e gioca dal mondiale 1978 finito comunque positivamente con la semifinale persa contro l’Olanda solamente gare amichevoli. Il CT è Enzo Bearzot che due anni dopo diventerà campione del mondo – le qualificazioni nascondono invece poche sorprese con tutte le favorite presenti tranne l’URSS eliminata dalla Grecia. Il format Europeo prevede quindi due gironi da quattro con le prime classificate di ognuno a disputare direttamente la finale per un totale di 14 partite, considerata anche la gara per il terzo posto. L’Italia deve fare a meno di Paolo Rossi e Bruno Giordano, coinvolti nello scandalo scommesse: viene richiamato Ciccio Graziani (sì, quello di Campioni…) sperando che trovi subito l’intesa con Bettega. La nazionale quindi pareggia con la Spagna e batte l’Inghilterra arrivando all’ultima partita a pari punti con il Belgio per giocarsi il primo posto: i belgi sono infatti davanti per il maggior numero di gol fatti a parità di differenza reti, per l’Italia quindi l’obbligo è quello della vittoria che non arriverà – la partita finisce 0-0 e la nazionale di Bearzot esce senza mai prendere nemmeno un gol – perderanno anche la finale 3° e 4° posto ai calci di rigore, come è ormai tradizione della nazionale italiana in queste occasioni, con Collovati a sbagliare il penalty decisivo.

In finale contro il Belgio ci arriva quindi la Germania Ovest che viene fermata nel girone solamente all’ultima giornata dalla Grecia a qualificazione già matematica (l’ultima giornata non si giocava come oggi in contemporanea). A segnare i due gol tedeschi, di cui l’ultimo a soli due minuti dalla fine, sarà Horst Hrubesch attuale allenatore dell’Under 21 tedesca che chiuderà un ciclo strepitoso per la nazionale di casa con due europei e un campionato del mondo conquistati in otto anni.

1 commento

  1. Anni bui di una ricostruzione fatta con potenziali campioni che non avevano ne le qualità e tanto meno la personalità dei ‘messicani’. Unica eccezione l’illusione di un Milan tanto forte quanto casuale. Il Milan del ‘ragno nero’ Cudicini,Anquilletti,Rosato, Malatrasi, Schnellinger, Trapattoni, Hamrin, Lodetti,Sormani, Rivera e Prati. Una squadra nata per caso e che grazie alla maestria di Nereo Rocco dominò in Europa vincendo la Coppa delle Coppe e l’anno successivo la Coppa dei Campioni. Poi completò il suo percorso nella drammatica nottata della partita più violenta che la storia del calcio ricordi: Estudiantes- Milan 2-1. Il Milan vinse la Coppa intercontinentale,grazie al 3 -0 di San Siro e diversi giocatori argentini finirono in gattabuia. I milanisti capirono ben presto che si trattò del canto del cigno di una scuola e di una generazione di campioni che il fato concesse come regalo casuale. Seguirono gli anni dell’autoarchia e del dominio, nel campionato italiano, della Juventus di Boniperti,Trapattoni e Platini. Alla concorrenza non erano concesse neppure le briciole ed era pressoché impossibile acquisire talenti emergenti italiani(Pietro Paolo Virdis docet). Ultima illusione la stella concessa al Milan nell’anno dell’addio del Rivera calciatore. Anni in cui le squadre italiane, in Europa, facevano da comparse. Ad eccezione della Coppa Uefa vinta dalla Juventus e che venne salutata come un evento. Poi l’altro miracolo di Spagna 1982 che traeva concretezza da quanto sfortunatamente lasciato in Argentina. Dal punto di vista milanista un periodo buio e sofferto culminato nel primo scandalo calcistico. E dopo? Dopo Silvio Berlusconi ed un rinnovamento del calcio italiano rimasto haimè incompiuto. Il Milan che tra elicotteri e sberleffi diventò la sqadra preconizzata da Silvio. Cosa mai vista in italia ed in Europa. Il Milan padrone del campo e del gioco. Più forte dell’invidia, della sfortuna e degli errori arbitrali. Un miracolo! La squadra più forte di ogni epoca! Ma questa è un’altra storia.

I commenti sono disabilitati.