Finita la farsa, come da copione

Doveva finire così e così è finito. Non si guardino i rigori, che poco danno e poco tolgono per una partita comunque bellissima. L’Argentina ha vinto come ha vinto in tutto il resto del mondiale, con un arbitraggio criminale, un rigore regalato e la licenza di uccidere – a questo aggiungiamo tre contropiedi fermati 3 v 3 a fine secondo tempo stile Bertini in Juventus – Milan che facevano capire come doveva andare la coppa.

La FIFA è riuscita a farla alzare a Messi al suo ultimo mondiale ponendo apparentemente fine ad un dibattito che si sono creati da soli dimenticando i tre mondiali di Pelé. L’Argentina comunque scende in campo meglio della Francia, sembra a tratti l’Atalanta di Gasperini – if you know what i mean – e probabilmente anche per il virus influenzale in settimana nel primo tempo non c’è partita anche se la partita la apre il solito rigorino inesistente, il quinto, di questo mondiale. Da lì in poi Argentina ha legittimato il vantaggio finché ha deciso di togliere Di Maria, migliore in campo fino a quel momento. Scaloni ha preso spunto dalle precedenti partite e la Francia ha messo Dembelé a difendere su Di Maria – non è passato nulla e non han tenuto palla.

L’ha buttata la Francia, l’ha buttata colpita da un virus influenzale (o forse contaminata?), l’ha buttata grazie ad un arbitro che non gli ha lasciato due volte un 3 vs 3 con Mbappé in porta, non ha espulso Romero, ha permesso all’Argentina di difendere solamente facendo falli su falli senza ricevere i cartellini gialli. Ha provato a rivincerla Mbappé, da solo, migliore in campo e migliore in questo momento contro tutto e contro tutti – con un tecnico che onestamente non si capisce come possa fare giocare in maniera mediocre una squadra con questo talento.

C’è poco da dire se non che il mondiale ha tolto ai tifosi la possibilità di sognare – la narrativa ha vinto sul calcio, gli interessi economici anche. Basterà anche tra quattro anni decidere prima la squadra che deve vincere, mandare arbitraggi addomesticati e finisce lì. Onore a Mbappé che ha fatto vedere contro ogni narrazione chi trascina una squadra da solo e chi comunque ha sfruttato una buona squadra intorno per la prima volta.

Ora torniamo ai drammi del campionato, con lo smoking bianco, sempre dalla parte giusta.