La nuova verginità di Donnarumma

E’ successo quello che doveva succedere dopo Italia – Spagna, è successo che Raiola è passato al contrattacco e ha scatenato tutto il proprio potere mediatico. E’ successo che Donnarumma autore della solita partita che spesso vediamo anche al Milan, con qualche uscita a vuoto, è riuscito a parare un rigore a Morata ed è diventato automaticamente eroe nazionale. Lo è diventato perché ora si può, perché non è più un giocatore del Milan. Succede che ora Donnarumma diventa automaticamente il miglior portiere al mondo per tutti, non si discute più se è meglio Meret, come la Gazzetta ci ricordava nel 2017 con Ferron e Zoff. Ora, finalmente, si può dire che Donnarumma è il miglior portiere al mondo e si può tornare al dileggio libero sul Milan che non lo ha venduto prima (unica offerta, due anni fa, 20 + Areola, accettata dal Milan, non da Raiola) e lo si può fare perché non è più di quella squadra che non ha colletti bianchi infiltrati in ogni redazione (vedi Interspac) e/o paga ingenti sponsorizzazioni (vedi Fiat), ma è di quella brutta e cattiva che non passa mezza notizia di mercato.

La partita di Donnarumma non è dissimile da altre che aveva fatto al Milan o in nazionale negli ultimi anni. Buone cose alternate ad errori grossolani ed una lentezza generale nel far ripartire l’azione da dietro (l’unica volta che non l’ha fatto, è arrivato il gol di Chiesa). Non è dissimile dai 6,5/7 stiracchiati ora diventati 8 e dai commentini “merita 6 milioni? o “meglio Meret!” che si leggevano. E’ cambiato che ora Donnarumma non è più del Milan e quindi i giornalisti hanno cambiato automaticamente tono. Ci si sono infilati anche tuttologi del web come il signor Paglialunga della Stampa, esaltando il giocatore e attaccando i tifosi, senza sapere niente della vicenda – un po’ come tutti quelli che seguono solo il calcio delle nazionali e non quello di club. Il male di questo sport. (Che poi diciamocelo, sono più teso per un Milan-Crotone di campionato a metà stagione che per una semifinale Europea dell’Italia, e così deve essere).

Quello che questa gente non capisce (o capisce, ma magari copia la velina di Raiola) è che quasi nessuno rimprovera a Donnarumma la scelta di andare via a zero per prendere più soldi, suo diritto contrattuale, ma come questa scelta è arrivata. Donnarumma ha dimenticato che senza una squadra che credeva in lui martedì sera probabilmente il titolare sarebbe stato Sirigu. Ha dimenticato che uno che arriva dal settore giovanile ha un debito di riconoscenza. Ha dimenticato di comportarsi da uomo mandando sempre avanti il procuratore – non ha rilasciato mezza intervista. Sarebbe bastato andare ai microfoni dopo Atalanta-Milan e salutare, o fare una conferenza stampa dopo – anche in nazionale. Sarebbe bastato non scappare come un ladro che si vergogna della scelta fatta. La scelta del Milan di non dare più di 8 milioni a Donnarumma è lecita, così come quella di andare via – ma nel calcio, così come nella vita – la forma è sostanza e Donnarumma si è qualificato come uomo con questa fuga, prima che come calciatore. Ed è questo che i tifosi non hanno perdonato.

Due paroline, in conclusione, su quanto stiamo vedendo nel mondo del calcio. La UEFA sta ampiamente ricompensando chi si è opposto alla Superlega dando il liberi tutti al PSG per comprare chi vuole, in barba al FFP e spianando la strada per l’Inghilterra all’Europeo dopo la collaborazione del governo di Boris Johnson. La retorica del calcio del popolo è totalmente morta e dimenticata in favore di un calcio oligarchico dove vince chi deve vincere. E’ molto più operaia la Superlega che voleva operare senza un intermediario con i soldi gestiti dai club in mano ai club che l’attuale sistema: la domanda è se ai club non inglesi vada bene così o meno. Se al tavolo di poker non trovi il pollo, in genere, il pollo sei tu.