We are not a team

Durante l’estate uno degli hasthag più in voga nella comunicazione esitva AC Milan, tra un passiamo alle cose formali ed un annuncio di sponsor che non arrivavano è stato #WeAreATeam. Ecco, credo che alla prova dei fatti e con gli spifferi che arrivano da Milanello l’ultima cosa che è di questo Milan è proprio quella di essere un team. L’allenatore è già stato messo sotto discussione, reo di non aver creato un gioco e soprattutto di non aver schierato in rosa i nuovi acquisti. Chi frequenta Milanello ci ha detto che né la formazione di Roma né soprattutto il 3-5-2 sono farina del sacco di Montella. Le frizioni, tenute nascoste, sono sfociate nella formazione contro la Roma in cui Montella ha schierato in campo i nuovi acquisti per cercare di sollevarsi da ogni responsabilità.

Parlo di sollevarsi da responsabilità perché da Milanello la stagione sembra già finita. E’ scattato il “si salvi chi può” e lo scaricabarile delle colpe. Se Montella ne ha il 70%, il restante 30% è della dirigenza e di un mercato che è forse stato pompato troppo da giornalisti amici e compiacenti. La più grande colpa non è tanto nella scelta degli uomini quanto nel non aver tenuto conto della base di partenza. Una base che era buona per arrivare al quarto posto tanto da finirvi solamente nove punti dietro nonostante infortuni pesanti e giocatori che per il closing han mollato i remi in barca, con buona pace di chi la schifa per fini politici.

Il Milan aveva un modulo ed un gioco che funzionavano. Si è deciso di cambiarli con tutti i rischi del mestiere e questa decisione sembra non essere stata presa dall’allenatore. Si è deciso quindi di ricostruire tutto da zero in attesa di ritrovare la quadra – peccato che intanto si vada in campo, i punti valgano e quando questa quadra sarà eventualmente stata trovata rischierà di essere troppo tardi. Cambiare non è una necessità, è una scelta e in quanto tale va giudicata. In tutto questo aggiungiamoci una gestione dello spogliatoio fallimentare, dilettantesca, lontano da ogni forma di professionismo solamente per compiacere la frangia più terra-terra del tifo. Non si inseriscono fasce di capitano nei contratti, non si cambiano gerarchie imponendole dall’alto: se qualcuno crede che tra tutti i commenti il “like” di Locatelli su Instagram sia “casualmente” scappato proprio e solo su quello è un po’ ingenuo. Basti vedere la faccia di Bonaventura quando dopo il Craiova gli chiesero cosa ne pensasse di Bonucci capitano. Dopo aver ricompattato lo spogliatoio dopo la vicenda Seedorf (coi pretoriani Rami, De Jong, Diego Lopez spediti altrove ed Honda comunque ridimensionato) ecco che ridividerlo è un attimo.

Non si può dire #WeAreATeam se si fa chiaramente una distinzione tra vecchi e nuovi e la si continua ad insinuare nei tifosi tramite giornalisti amici. Ed è questo che pagherà il Milan se non si qualificherà alla Champions League: l’ego di qualche dirigente di volerci entrare non con il Milan, ma con il suo Milan. Un esempio su tutti: Lucas Biglia. Una marchetta incredibile presa per compiacere i tifosi che odiavano Montolivo. Di Canio, uno dei pochi che a Sky si distingue per onestà intellettuale domenica sera lo ha bocciato senza appello come tutto il mercato del Milan. Di Canio ha sottolineato come Biglia in Italia non abbia mai lottato per più del 6-7 posto e in Argentina giochi solo per mancanza di alternative e in aggiunta come Musacchio abbia sempre giocato a quattro e a tre si deve adattare e Borini, per quanto importante e si impegni, è un titolare da Sunderland, squadre che giocano per la salvezza.

Con un po’ più di umiltà bastavano 3-4 innesti, mandando le riserve in Europa League, eventualmente a far figuracce. E non lo dico io, lo dice gente che a calcio ci ha giocato come Shevchenko che sicuramente ne sa più di quattro tifosotti dietro ad una tastiera che passano le giornate a insultare chi non si attiene alla linea del “va tutto bene“. Non va tutto bene per niente anche perché questo Milan è stato costruito male per colpa di quell’insulto al gioco del calcio che è il gioco di Montella. Sono un fermo sostenitore del fatto che nel gioco del calcio le squadre si costruiscano intorno al centravanti, noi ne abbiamo uno che è potenzialmente un top ma per l’immediato serve a poco ed un’altro che sarà funzionale quanto volete ma contano i gol. Coi soldi di Biglia-Kalinic-Silva potevi prendere un Morata o un Aubameyang (che a proposito, ha detto che quando dovevamo prenderlo “abbiamo dormito”), affiancarlo a Bacca e giocare benissimo con Montolivo/Locatelli dietro, tanto a fare i lanci avevi Bonucci. Noi ci siamo permessi addirittura di dire no ad Ibra che ha fatto carte false chiamando Gattuso per proporsi. Non c’è alcun dubbio che il mercato del Milan sia stato pesantemente sopravvalutato ma è anche una colpa dell’immensa somma spesa (la più alta di sempre in Italia) e della comunicazione.

Perché non viene esonerato Montella, quindi? Per tre motivi. Il primo è che un parafulmine fa comodo. Montella veniva difeso per attaccare la dirigenza ieri, viene attaccato per difenderla oggi. Rimane il principale colpevole perché ha sulle spalle il peso della costruzione della squadra e il non avere dato un gioco. Il secondo è che un allenatore normale non sa cosa farsene di una squadra senza incontristi, senza terzini e senza un centravanti. Ce lo vedete Ancelotti allenare Kalinic? Il terzo è che probabilmente si pensa già alla prossima stagione e l’arrivo di Conte sarebbe il secondo grande colpo di questa dirigenza dopo Bonucci.

Rimane il fatto che siamo al 5 di ottobre ed evidentemente ai primi quattro posti non ci crede più nessuno visto che ad oggi appariamo distantissimi da Juve e Napoli ma anche un gradino nettamente dietro Inter, Lazio e Roma avendo già perso contro due dirette rivali. Ad oggi la stagione si può salvare in un solo ed unico modo: pensando con la propria testa e non con quella dei tifosi, non cercando di dimostrare di essere migliore di dirigenti che per quello che hanno vinto rimarranno irraggiungibili e cercando di evitare distinguo nella gestione del gruppo (ad esempio, avere il coraggio di panchinare anche Bonucci, quando serve) possibilmente evitando coltellate alle spalle di comodo fatte passare tramite pizzini agli amici. E un po’ di rispetto, anche da parte dei tifosi, per chi esprime dubbi leciti, specie se ha fatto la storia del Milan, che non guasta mai.

E’ infine insopportabile il clima creato ad arte dove chi dissente è una vedova, chi dice che Galliani con 230 milioni una squadra da prime quattro l’avrebbe fatta, un criminale. So benissimo che Galliani non poteva essere l’AD del Milan con il cambio di proprietà. Ma tra Galliani e Fassone, ad oggi ottimo sul piano della comunicazione e meno fuori (come d’altronde nelle precedenti altre esperienze) e un Direttore Sportivo al suo primo incarico ci sono mille alternative, alcune di profilo internazionale, evidentemente non prese in considerazione. Qua nessuno chiede le dimissioni di nessuno, ma un cambio netto di rotta rispetto a quanto successo finora, soprattutto nel dietro le quinte, si. Inaccettabile continuare a non pretendere niente dopo il più grande mercato della storia del calcio italiano solo perché non c’è più il Giannino, quindi va tutto bene. Pretendere risultati ora che dopo cinque anni si è tornati ad investire non è sacrosanto, di più.

We are not a team, now. Vediamo di diventarlo per davvero, non solo tramite hashtag.

3 commenti

    • Mario De Magistris il 5 Ottobre 2017 alle 11:20

    Nulla da aggiungere se non che il passato dev’essere messo da parte! Per me, spero anche per il team Milan, quel che conta è il presente! Con o senza Montella questo Milan deve, necessariamente deve, raggiungere i suoi obiettivi!

    • Milanforever il 5 Ottobre 2017 alle 20:33

    E’ quasi tutto apprezzabile e probabilmente vicino alla realtà, solo se ci mettessi meno compiacimento nel dirlo.
    Noi, quattro gatti, che stiamo da Dio qui dove ti senti libero di scrivere e mettere opinioni senza che qualche esaltato ti insulti perchè non la pensa come te, ci troviamo però nel mezzo di due estremi opposti. Da una parte, da tutta un’altra parte, quell’esagitato, rivoluzionario e integralista Gianclint con il suo “malefico” blog. Dall’altra, questa, l’allineato e compiacente della vecchia società, Diavolo1990. Due facce della stessa medaglia: il tifo del Milan. Una bellezza! Assolutamente senza ironia, una cosa che fa del Milan e del suo tifo qualcosa di unico.

    Tornando al post, hai messo giù un’analisi condivisibile e, purtroppo, veritiera. Però oggi non possiamo permetterci di dividerci nel dire “avevo ragione io”. Questo Milan ha bisogno anche di noi.

    • Vittorio il 6 Ottobre 2017 alle 21:43

    Io ho sempre pensato che un regista e capitano come Montolivo non era all’altezza del Milan
    di una volta. Ho rimarcato fin da quando erano illazioni che Biglia non cambiava in meglio un emerito cazzo. Quindi dissento in questo da Diavolo. Cambiare in quel ruolo per migliorare si doveva. Non certo con la fotocopia sgualcita di chi abbiamo gia’ in casa. Per il resto ok con Diavolo. Kalinic e Borini nel Milan fanno ridere. Con Ibra ho detto che dava ombra ai due incapaci. Per come la vedo io fuori a calci in culo Mirabelli e Montella.
    Subito.

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