Che si parli di campo, di mercato o di società la componente sentimentale assume sempre rilevante importanza. Il cuore muove l’orgoglio, spinge il coraggio e mantiene alta la tensione.
Contro la Svezia, alla Nazionale di Conte, è servito il cuore, per rimane attaccata ad una gara difficile, spigolosa, in cui era certo che a spuntarla sarebbe stato l’ultimo a mollare. Siamo stati noi, per fortuna, e grazie a questo è arrivata una qualificazione sicuramente sperata ma non poi così scontata. Abbiamo incontrato squadre difficili, ma eravamo pronti ad affrontare le gare con la giusta tenacia, la corretta disposizione tattica e mettendoci quell’orgoglio necessario ad andare avanti. Mollare adesso non si può, ci aspettano degli ottavi molto molto complicati, che sia Croazia o Spagna, ed è per questo che sarà fondamentale giocare al meglio l’ultima gara del girone.
Parlando di sentimenti, però, non posso tralasciare le questioni più vicine a quello mio, di cuore. Il Milan è una fase di transizione di difficile interpretazione, una fase in cui si parla di cessione, ci sono accenni sull’allenatore ma il mercato è ancora bloccato, inesistente. Siamo indietro rispetto a tanti altri, e questo non ci aiuta affatto. E, guardate un po’, nel naturale processo di cessione di una società ormai troppo stanca e poco reattiva rispetto alle altre ci si è messo di mezzo un cuore. Si, il cuore di un presidente che non ha la forza di lasciare andare ciò che ha posseduto con orgoglio per anni. Sta a lui, e a chi gli sta intorno, capire che i tempi per la cessione sono maturi, che non si può reggere il confronto con le altre, che ne calcio moderno il cuore conta ma solo con quello non si va da nessuna parte. È amaro da dirsi, ma servono i soldi. I tempi in cui la passione o il sentimento muovevano le coscienze dei grandi giocatori sono terminati già da un po’; bisogna puntare su altro, e per farlo servono le giuste basi da cui partire. Restare attaccati al passato, ora più che mai, può solo farci male.
Il cuore serve, sempre, ma a volte non basta. Qualche volta bisogna saper andare oltre, tenere in un angolino il sentimento e mandare avanti la ragione, per il bene di tutti. È questione di cuore, in campo e fuori, ma fidarsi solo di quello non può bastare, quasi mai.
2 commenti
Francamente della nazionale mi importa poco o nulla. Gioca un calcio che non mi piace e va avanti confermando le critiche che da sempre muovono, fuori dall’Italia, alla bruttezza del calcio italiano. Mi interessa il Milan che è stata l’unica squadra italiana a ricevere consensi, da sempre, a livello planetario. La società rossonera è attraversata dall’ipotesi di cambiamento che può e deve diventare vento di cambiamento. Al momento non è dato di sapere se questo avverrà con l’aiuto dei cinesi oppure attraverso una rivoluzione copernicana all’interno della società. In tema affari di cuore aspettiamo che il cuore del patron torni a funzionare al meglio. Poi uniremo il cuore al cervello e capiremo quel che accadrà. Per quel che so il progetto berlusconiano, sul rilancio del Milan attraverso gli investimenti occorrenti provenienti da cordate di imprenditori non italiani, potrebbe essere la chiave di volta del cambiamento. Inutile è assurdo rincorrere figurine in un mercato calcistico al di la’ di ogni logica imprenditoriale. Se cinesi saranno… certamente quegli imprenditori non sono stupidi. Il limite è che dovranno agire in un contesto tracciato da Silvio Berlusconi. Diversamente si vivrà un cambiamento ed un necessario ridimensionamento. Non si abbatte un grattacielo per costruire una catapecchia. Bisognerà iniziare dalle fondamenta e dal bel giuoco. Io da sempre sono per i giovani italiani di prima o seconda generazione. Da sempre il Milan è stato costruito ‘pescando’ dal vivaio gli elementi che poi, integrati da pochi veri campioni provenienti dall’estero, hanno consentito al Milan di diventare la squadra di club migliore di ogni epoca. Ci vorrà pazienza e fiducia. Galliani sta lavorando bene. Al Milan devono rimanere giocatori motivati che quando scendono in campo danno ‘l’anima per la maglia’. Chi accampa pretese assurde è pregato di andare altrove. Rimane il problema Raiola ed i troppi giocatori del Milan che lo hanno come procuratore. Risolto questo problema si potrà finalmente guardare al futuro con o senza i cinesi.
Due domande agli ingrati ed a Borgofosco.
1) Galliani sta lavorando bene ?
Questo lo vedi solo tu e non so come fai!
2) Io non capisco come potete pretendere qualsivoglia cosa da una persona cui non fate nemmeno gli auguri prima di un intervento al cuore.