Storie di Mondiale: Azzurri ancora in cima al Mondo (1982)

imagesDel Mondiale 1982, il Mundial, sicuramente molti di voi avranno ricordi nitidi; delle partite, dei festeggiamenti, ma anche del contesto e del periodo, di come si stava in Italia non solo calcisticamente parlando. Essendo io nato 11 dopo quella vittoria, e non avendola quindi vissuta, proverò a raccontarla come credo più convenga: recupero la frase detta da un signore che, a quei tempi, era la figura spirituale più importante del pianeta, “se sbaglio mi correggerete”. Ma veniamo a noi. In Italia, nei primi anni ’80, il governo era presieduto da quello che è passato alla storia come il Pentapartito, fortemente influenzato dalla netta maggioranza, sia in senato che alla camera, della Democrazia Cristiana, nonostante il presidente del consiglio, Spadolini, non fosse effettivamente membro della DC. Calcisticamente parlando, la Serie A stava vivendo un periodo per nulla roseo: lo scandalo Totonero, due anni prima, aveva condannato alla B Milan e Lazio, e proprio nel 1982 i rossoneri scesero nuovamente in Serie cadetta, questa volta sul campo. La Juve dominava in campionato, ma in Europa, proprio come ora, le regine erano altre: il Liverpool dell’età dell’oro su tutte. In un clima di instabilità politica, di inquietudine generata e non ancora scomparsa dalle stragi (risale all’aprile dello stesso anno l’omicidio di Pio La Torre, segretario del PCI) di stampo mafioso, in un momento calcisticamente poco propizio, la Nazionale Italiana partiva alla volta della Spagna, per disputare i Mondiali di calcio.

Nel 1978 gli azzurri fecero bene, si classificarono quarti dopo aver perso la finalina con il Brasile ma giocando, nel complesso, davvero un bel Mondiale. La fase a gironi di quel mondiale, però, riservò non poche sorprese: innanzitutto la stessa Italia si qualificò con 3 pareggi, al pari del Camerun che però segnò un gol in meno. Primi arrivarono i polacchi. Nella prima partita la Germania Ovest fu sconfitta, clamorosamente, dall’Algeria dello scatenato Madjer, uno dei più forti calciatori dell’Africa bianca della storia; non se la passava meglio l’Argentina di Maradona, sconfitta per 1-0 dal Belgio nella partita inaugurale. Da segnalare la favola della piccola Irlanda del Nord, che vinse il suo girone arrivando davanti ai padroni di casa; per il resto, quelle importanti si qualificarono tutte, dall’Argentina al Brasile passando per Italia, Inghilterra e Germania.

A differenza del formato odierno, in cui si sarebbero giocati gli ottavi, all’epoca si disputò una seconda fase a gironi, componendo piccoli gruppi da 3 squadre ciascuno; ecco, l’Italia venne sorteggiata con il Brasile e l’Argentina, peggio di così era difficile. Non me ne vogliate, se mi limito a liquidare tutti gli altri gironcini in maniera frettolosa: ma converrete con me che quello che ci interessa sta altrove. In breve, in semifinale ci arrivarono la Polonia di Boniek e la Francia, a sorpresa ma non troppo visto il girone con Austria e Irlanda del Nord. Torniamo a noi: Argentina liquidata sia da Italia (2-1 ma stretto, se andate a rivedere) e 3-1 dai brasiliani. Ultima giornata, quindi, si giocò Italia-Brasile, entrambe a pari punti: chi vince passa.

Era il 5 luglio, e faceva un caldo bestiale allo Stadio de Sarrìa di Barcelona, impianto che accoglieva le gare casalinghe dell’Espanyol e demolito a metà anni ’90. La gara era intuibile: Brasiliani con il possesso, azzurri con il contropiede. Ma, nascosto nel manto verde, sotto il caldo estivo catalano, era pronto a emergere il game-changer. E al minuto 5, ha inizio quella bellissima favola che avrebbe sconvolto e rovesciato il calcio, forse non solo italiano, di quel tempo. Cross dalla sinistra, difesa brasiliana in ritardo e Paolo Rossi, Pablito, l’eroe del Mundial, insaccò l’1-0. Brasiliani all’arrembaggio, e l’1-1 fu una meravigliosa pagina della storia del pallone: numero di Zico a liberarsi del suo marcatore, quasi con un passo di samba, filtrante per Socrates, e su questo qua ci sarebbe da scrivere un post a parte, che battè Zoff sul primo palo. Ma a metà primo tempo, su un retropassaggio sbagliato, la provvidenza baciò nuovamente Pablito, che solo davanti al portiere segnò. Intervallo, 2-1 Italia.

Il secondo tempo fu qualcosa di magico: Azzurri a difendere il vantaggio, Brasile che, con le sue stelle, provava a conquistare il pari che, grazie alla differenza reti, avrebbe voluto dire semifinale. Ma quella partita sembrava essere incantata, lo spiegò Serginho, uno dei più scarsi centravanti della storia del Brasile ma quel giorno in campo: “Avremmo potuto segnare altri mille gol, ma quel giorno loro ce ne avrebbero fatto sempre e comunque uno in più”. E così fu: pari di Falcao, con un destro da fuori area, ma Rossi, ancora una volta, segnò. 3-2, Brasile a casa e Italia in semifinale. Fu il tripudio più assoluto, perchè gli azzurri, superato un girone così difficile vincendo entrambe le partite, erano praticamente inarrestabili.

Baciato dalla grazia divina, Rossi liquidò con due reti la Polonia di Boniek: a Madrid, al Bernabeu, a giocare la finale ci aspettavano i tedeschi, che nel mentre avevano vinto ai rigori contro la prima Francia di Platini. Curioso che 3 di quelle 4 squadre, ovverosia Francia, Italia e Germania, si sarebbero in semifinale anche una dozzina di anni dopo, al Mondiale tedesco del 2006: ma quella è un’altra storia, che qua vi racconterà qualcun altro. Ebbene, la finale non ho intenzione di raccontarla: sarete voi stessi, per voi, a farlo, con i vostri ricordi, le vostre emozioni, rievocando le immagini che avete di quel giorno, di quella partita e dei festeggiamenti successivi. Perchè, ne sono certo, nella vostra memoria avrete un racconto, di quel giorno, molto migliore di quello che io potrei scrivere.