Comincia oggi il nostro avvicinamento ai mondiali di calcio del 2014. Ci avvicineremo alla rassegna mondiale seguendo le amichevoli della nazionale, presentando i gironi e raccontandovi la storia di questa competizione. I mondiali saranno curati da me, piterdabrescia, giangi_ceresara e nicco mentre Angelo e Silvia cureranno i due spazi informativi sul Milan di ogni settimana oltre al nostro consueto editoriale su Milanorossonera. Cominciamo oggi a raccontarvi le origini della coppa del Mondo. Nel pomeriggio, invece, arriverà il maracanazo del 1950.
La storia dei mondiali di calcio inizia a Montevideo nel 1929 quando Jules Rimet decide di organizzare per la prima volta questo evento e ad aggiudicarselo è l’Uruguay che batte l’Italia, candidata e caldeggiata dalle squadre Europee che diserteranno, per questo, la prima rassegna internazionale. Al primo mondiale partecipano in 13: per l’America ci sono Argentina, Bolivia, Cile, Messico, Paraguay, Perù e Stati Uniti – dall’Europa arrivano sul Conte Verde Francia, Belgio, Romania e Jugoslavia insieme a Rimet e la coppa del Mondo – rimangono a casa Austria, Svizzera e Cecoslovacchia e rimane a casa anche l’Italia per protesta contro l’assegnazione della rassegna: non c’è nemmeno l’Inghilterra che nel 1930 è fuori dalla FIFA e continua a considerarsi quasi un mondo a parte per il calcio. Le squadre sono divise in 4 gruppi da tre squadre più uno da quattro ed è Francia-Messico, alle 15.00 del 13 Luglio 1930, a dare il calcio d’inizio alla storia dei mondiali di calcio.
I gironi vengono vinti da Argentina, Jugoslavia, Uruguay e Stati Uniti – tutte e 4 le squadre arrivano alle semifinali col 100% di vittorie ottenute. Argentina ed Uruguay dominano le loro semifinali, terminate entrambe col punteggio tennistico di 6-1. La finale tra terzo e quarto posto tra Jugoslavia e Stati Uniti rimane invece ancora oggi un mistero – qualcuno sostiene che si sia disputata e che abbia vinto la Jugoslavia per 3-1, altri che nulla di questo, invece, sia accaduto. La finalissima invece va in scena allo stadio Centenario di Montevideo – l’arbitro è Langenus, un belga che chiede come condizione insindacabile una fuga sicura dallo stadio ed un piroscafo pronto ad aspettarlo al porto e ne ha ben donde dato il clima infuocato e le centinaia di coltelli sequestrati agli spettatori.
Il clima è infuocato e lo si capisce anche perché Monti, il Chiellini argentino dell’epoca, non se la sente di giocare e dall’altra parte fa lo stesso Peregrino Anselmo: al suo posto sarà schierato Hector Castro, rimasto alla storia come “il Monco”. L’Argentina va in vantaggio e chiude il primo tempo per 2-1 ma tra il primo e il secondo tempo si cambia il pallone (non vi era accordo e ogni squadra ne ha portato uno) – gli uruguagi rimontano nella ripresa riuscendo a portarsi a casa la prima coppa del mondo della storia del calcio – la terza vittoria consecutiva a livello mondiale considerato i due trionfi nelle precedenti olimpiadi. Lo fa nel tripudio del Centenario, lo fa con Langenus che come da accordi dà il triplice fischio solamente quando vede entrare in campo il sidecar che lo porterà in salvo.
Nel 34 l’Italia riesce dove ha fallito quattro anni prima: è lei ad organizzare la massima manifestazione continentale. Si iscrivono in 32: non c’è l’Uruguay che si vendica, così, per le vicende del 1930 e non c’è ancora l’Inghilterra che continua ad essere in lotta con la FIFA per il riconoscimento del professionismo – al mondiale, però, possono andarci solo in 16 e si rendono così necessarie delle qualificazioni: l’Italia nonostante sia paese organizzatore e, quindi, sarebbe stato qualificato di diritto ad ogni altro mondiale giocherà al 25 Marzo 1934 a San Siro contro la Grecia vincendo per 4-0 la gara di andata e di fatto si qualificherà poiché gli ellenici si ritirano prima di disputare quella di ritorno.
L’Italia non è nemmeno la favorita: arriva da due sconfitte disastrose con l’Austria a Vienna e con la Germania a Torino – vengono quindi allontanati i selezionatori Carcano e Rangone dalla guida tecnica della nazionale e viene richiamato Vittorio Pozzo, già presente nel 1912 a Stoccolma. L’incarico doveva essere originariamente di pochi mesi, quelli del mondiale: durò quasi 20 anni. Pozzo arriva al mondiale pescando calciatori dai settori giovanili e riesce a vincere per due volte la coppa Internazionale contro Austria ed Ungheria – l’Italia riesce addirittura a fermare l’Inghilterra in Amichevole ma prima del mondiale è decisivo un tonfo casalingo contro l’Austria che, anche in virtù delle defezioni sudamericane, come quelle dell’Argentina che lascia a casa i migliori giocatori col timore che si accasino in team Europei, arriva alla manifestazione come grande favorita.
L’apertura non ufficiale del mondiale avviene tra Stati Uniti e Messico che decidono di giocarsi la loro partita di qualificazione direttamente in Italia. Vincono gli States che affronteranno l’Italia negli ottavi di finale – sì, ottavi di finale poiché la formula del mondiale è direttamente ad eliminazione diretta. Chi perde va a casa, e subito. A Roma l’Italia batte per 7-1 gli Stati Uniti – escono subito, invece, Argentina e Brasile: nei quarti rimangono quindi solamente squadre Europee. L’Italia si libera anche della Spagna anche se deve giocare due volte la partita: la prima a Firenze finisce 1-1 (con un 2-1 annullato agli Spagnoli per fuorigioco) e all’epoca non vi erano ancora i calci di rigore. Si ripete, 24 ore dopo, decide Meazza dopo 11 minuti insaccando alle spalle di Zamora, portiere a cui ancora oggi è intitolato il premio di miglior estremo difensore della liga. In semifinale passano Germania e Cecoslovacchia con l’Austria che elimina nel derby l’Ungheria: sarà proprio lei l’avversaria degli azzurri in semifinale.
Il 3 Giugno a Milano scendono in campo Italia ed Austria: i padroni di casa contro i grandi favoriti. L’Italia però parte forte e segna subito con Combi dopo 19 minuti – il gol sarebbe da annullare per fallo di Meazza sul portiere austriaco ma l’arbitro, lo svedese Eklind, non vede e convalida la marcatura. Sarà definito per questo, dai giornali austriaci, hasenfuss. Il codardo. Gli azzurri si chiudono in difesa per il resto della gara e riescono a portare a casa l’1-0: è finale. Il 10 Giugno a Roma arriva la Cecoslovacchia che ha battuto per 3-1 la Germania in semifinale – Germania che si consolerà con il 3° posto battendo proprio gli austriaci e cominciando la lunga tradizione mondiale di podi tedeschi. L’Italia non è favorita nemmeno in finale – i giornali assegnavano infatti ai cechi un tasso tecnico nettamente superiore. Sono proprio loro a sbloccarla al 71° con una palla tagliata di Puc che da posizione defilata spedisce in rete. E’ però proprio quello l’episodio che sveglia l’orgoglio residuo degli azzurri che pareggiano con Orsi. Supplementari. Nei supplementari i Cechi hanno finito la benzina e non riescono più a reagire: Guaita riceve da Orsi e da otto metri insacca alle spalle di Planika. L’Italia è campione del mondo per la prima volta nella sua storia.
Seguirono a quella edizione polemiche sull’operato arbitrale secondo i giornali francesi accomodante verso gli Italiani che, però, non ebbero invece alcun aiuto in sede di sorteggio arrivando in finale tramite la strada più difficile. L’Italia continuerà la striscia vincente anche nel 1936 portandosi a casa le olimpiadi di Berlino e si presenta, quindi, come grande favorita ai mondiali del 1938. Mondiali che si tengono in Francia. Si tengono in Francia per due motivi: la FIFA non tenne conto della mozione che imponeva di alternare l’organizzazione tra Europa e Sudamerica ogni 4 anni e volle anche autocelebrare la nazione dei tre dirigenti FIFA che avevano creato la manifestazione: Rimet, Guerin e Delaunay. Per la prima volta viene introdotto il principio secondo cui i campioni del mondo in carica e il paese organizzatore hanno diritto a non disputare le qualificazioni che rimarrà tale fino a Germania 2006: Italia e Francia sono quindi dentro di diritto.
Invariata la formula, ancora ad eliminazione diretta e ancora una volta c’è un deficit di squadre sudamericane: solamente Brasile e Cuba sbarcano in Europa – al mondiale c’è invece la prima squadra asiatica: le Indie Orientali Olandesi, l’odierna indonesia: perdono 6-0 contro l’Ungheria rendendo tanto breve quanto vana la loro partecipazione nella storia della Coppa del Mondo. La rappresentanza europea è come sempre folta: ci sono Italia, Austria, Germania, Ungheria ma… siamo in Francia e nel 38. Da lì ad un anno scoppierà la seconda guerra mondiale e l’Italia è il simbolo di una delle due dittature che stanno lacerando l’Europa da anni per questo la nazionale viene accolta in Francia tra i fischi.
La favorita del mondiale del 1938 è l’Ungheria di Karoly Dietz: nel settembre 37, poco prima del mondiale, i magiari vincono a Praga col risultato di 8-3 contro la Repubblica Ceca. L’Austria infatti non c’è: si qualifica al mondiale ma non può disputare l’incontro con la Svezia perché Hitler l’ha appena annessa alla Germania con l’Anschluss mentre la Spagna che aveva messo in difficoltà l’Italia quattro anni prima è dilaniata dalla guerra civile e rinuncia alla partecipazione. Negli ottavi arrivano quindi le prime sorprese – su tutte Cuba che batte la Romania e la Svizzera che riesce ad eliminare la Germania, l’Ungheria passa agilmente visto l’accoppiamento con le Indie Orientali Olandesi mentre nella parte alta Francia e Italia si sbarazzano rispettivamente di Belgio e Norvegia.
Sì, nella parte alta. Perché Italia e Francia, le due qualificate di diritto, ai quarti già giocano contro. I francesi ci credono: sette mesi prima, a Parigi ci hanno fermato sullo 0-0 e oggi si gioca nello stesso stadio: uno stadio pressoché esaurito. Dopo nove minuti, però, l’Italia passa in vantaggio con Colaussi ma la francia non molla tanto che un minuto dopo arriva il pareggio con Heisserer. La partita diventa nervosa fino al 51° del secondo tempo – cross di Biavati, Piola irrompe in area e segna a mezza altezza il 2-1. Arriverà anche il terzo e l’Italia troverà in semifinale il Brasile. Il Brasile? Sì, il Brasile perché la Cecoslovacchia sconfitta in finale quattro anni prima, infatti, a Bordeaux ha lasciato il mondiale al termine di una partita tiratissima finita 1-1 e della sua ripetizione due giorni dopo: tra i quarti (14 giugno) e le semifinali (18 giugno) il Brasile si trova infatti in mezzo una dispendiosissima partita il 16. Non solo: le due partite tra Cechi e Brasiliani, come spesso capita in questo periodo quando si ha a che fare con squadre sudamericane, sono state al limite della lotta libera. La Repubblica Ceca, infatti, tra espulsi ed infortunati finisce in sette ma i giocatori che vanno fuori sono ben sei perché anche Planika finisce in ospedale per una frattura e viene sostituito, l’unico, come prevedevano le regole dell’epoca e questo avvantaggia enormemente il Brasile nella ripetizione.
A Marsiglia quindi Italia e Brasile si affrontano di fronte a 40.000 spettatori che come già accaduto nelle due gare precedenti parteggiano totalmente per gli avversari dei campioni in carica. I carioca dopo aver eliminato i cechi si sentono superiori e lasciano fuori sia Leonidas sia Tim per farli rifiatare dopo le due partite in tre giorni ed averli a disposizione al meglio in finale. Ma quella finale, il Brasile, non arriverà mai a giocarla. L’Italia infatti conferma l’11 che ha eliminato i francesi e non cede nelle provocazioni dei brasiliani – che ancora non si possono chiamare verdeoro – a decidere è un sinistro di Colaussi da 20 metri al 51′ ed un rigore procurato da Meazza e trasformato da Piola. Dall’altra parte della Francia in finale arriva l’Ungheria che a Parigi riesce ad avere la meglio della Svezia con un sonoro 5-1: i campioni del mondo contro i favoriti della vigilia si affronteranno quindi a Colombes, periferia di Parigi, il 19 Giugno.
L’Ungheria come già avvenuto nelle gare di chi ha giocato contro l’Italia ha ancora i favori del pubblico. L’Italia conferma senza alcun cambio la formazione che ha liquidato Francia e Brasile e già dopo sei minuti va in vantaggio con una manovra in velocità che Colaussi conclude in rete segnando, forse, il gol più bello di quel mondiale. I magiari però pareggiano subito con Titkos che con un tiro incrociato dall’ala insacca alle spalle di Olivieri. Per l’Italia la risolve ancora Piola che segna il 2-1 raccogliendo un allungo di Meazza e insaccando alle spalle di Szabo: da quel momento in poi l’Ungheria attacca a testa bassa e l’Italia si mette a protezione del risultato – a segnare sono ancora, però, gli Azzurri con Colaussi al 35° minuto del primo tempo. Nella ripresa l’Ungheria trova il gol del 3-2 con Sarosi a 20 minuti dalla fine – un sussulto d’orgoglio più che una reale possibilità di riaprirla perché gli Italiani sono in controllo e a chiuderla ci pensa Piola, al volo, in velocità, 4-2. L’Italia è campione del mondo per la seconda volta consecutiva – solamente il Brasile del 1962 riuscirà a confermare il titolo ottenuto 4 anni prima. Il suo capocannoniere è Silvio Piola, non a caso il miglior marcatore di tutti i tempi del nostro campionato con 274 reti.