Iniziano gli ottavi, iniziano le partite che contano, quelle in cui non puoi sbagliare niente, altrimenti vieni punito. Gli scontri diretti sono spesso così: equilibrati, tesi, imprevedibili e decisi da qualche episodio.
Brasile – Cile non sfugge a tutto questo, anzi potrebbe esserne il manifesto. I verdeoro contro la rocha: gara incredibile. I padroni di casa non sbagliano la partenza: cattivi e motivati a dovere, riescono subito a metterla nella giusta direzione e al 20 sono già in vantaggio con David Luiz. Il dominio c’è, e nel primo tempo si vede tutto: gioco e occasioni da goal sono quasi tutte del Brasile, che più volte sfiora il raddoppio e costringe Bravo, estremo difensore cileno,agli straordinari. Ma…c’è sempre un ma. Fino a qui il Brasile non ha mai dimostrato di essere così forte, così impenetrabile: e al 36 tutto ciò si palesa, nuovamente. Confusione tra Marcelo e Hulk, genialata di Sanchez e pareggio. Ed è da qui in avanti che le certezze del Brasile iniziano a scricchiolare: il Cile nella ripresa scende in campo con un altro piglio, diventa padrone del gioco, e crea di più rispetto al Brasile (cui però viene negato un goal per un controllo di mano i Hulk). Julio Cesar regge, Bravo anche sulle ripartenze dei verdeoro: e così si va avanti, ai supplementari. Nel primo è il Brasile a dominare, con occasioni per Hulk e Oscar, ma Bravo è insuperabile. Il secondo scorre veloce, come il sudore sulla schiena dei 22 in campo. È al 119′ che il sudore si trasforma in brividi sulla schiena dei brasiliani. Pinilla riceve palla e dai 16 metri scarica un bomba clamorosa che batte Julio Cesar…ma c’è una traversa di troppo. Il destino sembra segnato, e ai rigori la tensione si fa sentire molto di più per i cileni. Julio Cesar veste i panni del super eroe e ne para due, i suoi compagni però non sono precissimi e così è ancora un legno a decidere tutto: Jara la mette sul palo, e il Cile è fuori. Onore alla Rocha, per averci messo anima e cuore fino alla fine, ma la sorte ha dato un primo grande aiuto a questo Brasile, che stenta sempre di più a rendersi bello.
Il secondo ottavo di giornata però non è da meno, anzi. Ancora sud America, ancora spettacolo. Colombia e Uruguay si giocano un posto ai quarti, in una partita che teoricamente avremmo dovuto affrontare noi. Ma sappiamo come è andata. L’Uruguay, dopo aver gridato allo scandalo per la squalifica di Suarez, voleva una rivincita contro tutto e tutti. Ma di fronte hanno trovato una squadra straordinaria, per condizione atletica, per voglia di lottare e sopratutto per talento. La squadra di Tabarez non riesce a fare ciò che aveva fatto fino a qui, ovvero non far giocare gli avversari: il talento dei colombiani è troppo, e così riescono a scalfire le barricate avversarie con dribbling ubriacanti, come quelli di Cuadrado, e con scambi perfetti. Ma se è vero che i grandi giocatori fanno la differenza, questo mondiale ne ha sicuramente dato alla luce uno, probabilmente inatteso: James Rodriguez. È lui a rompere l’equilibrio con un goal straordinario, il più bello fino ad ora: stop di petto spalle alla porta e tiro al volo sotto la traversa. Tutto in un secondo, tutto frutto di classe e prontezza da far paura. Il talento uruguayano più atteso invece non ha brillato, anche per le scelte del suo CT. Cavani è sempre stato troppo defilato, troppo bloccato da compiti difensivi, e mai al centro dell’attacco, al centro delle occasioni. Ci prova l’Uruguay, con il cuore, ma non basta, anche perché Yepes e Zapata annullano qualsiasi attacco. Rodriguez la mette ancora, su assist favoloso di Cuadrado, e la partita è virtualmente chiusa già a metà del secondo tempo. La Colombia va avanti, e lo fa a tutta velocità.
Quello che ci aspetta è un quarto di finale strepitoso tra Brasile e Colombia, senza favoriti, con la sola certezza che sarà una partita meravigliosa.