Accade che in carriera perdi due finali di Champions League più una del Mondiale in Sudafrica con la nazionale, risultando mai decisivo. Accade che a Wembley il destino ti dà la quarta opportunità della tua carriera e tu la stai sciupando ancora una volta sbagliando due gol uno più facile dell’altro. Eppure ad un minuto dalla fine sei ancora lì, in campo, a lottare e sperare dopo aver gioito per pochi minuti per il gol del vantaggio quando il destino decide di darti un’altra, ultima chance con il pallone di Ribery che ti trova solo davanti al portiere proprio ad un minuto dalla fine, lo stesso minuto nel quale Drogba un anno prima ti aveva punito, spezzandoti i sogni di vittoria. E fai gol. In un minuto la carriera di Robben cambia radicalmente. In un solo maledetto minuto lui ed il Bayern passano da piazzati a trionfatori in una partita che li aveva visti giocare meglio dell’avversario seppur non dominare come fatto nei due turni precedenti.
A dire la verità a partire meglio era stato il Dortmund che aveva comunque cominciato la gara pur non trovando serie occasioni da gol trovando, di fatto, un solo tiro con Lewandowski, poi dopo aver lasciato sfogare i gialloneri la prima mezz’ora esce il Bayern Monaco riuscendo a concludere per ben tre volte e venendo fermati solo da un buonissimo Weidenfeller (anche se una delle tre pallonate, di fatto, la prende in faccia). Nella ripresa arriva il gol, meritato, da un rinvio di Neuer con Manzdukic bravissimo a sfruttare un cross di Robben ma subito dopo per il Bayern tornano i fantasmi del passato quando Dante (graziato dall’espulsione) causa un ingenuo rigore che Rizzoli ha la prontezza di concedere. I bavaresi però non si danno per vinti: sfiorano il gol già pochi minuti dopo quando Subotic salva una palla che sempre, toh, Robben stava per spingere in porta poi è Alaba con una conclusione a sfiorare il vantaggio ma Weidenfeller fa, ancora, il miracolo. E’ sempre lui ad intervenire su Boateng con un Bayern che oramai ha preso il sopravvento fino al momento decisivo, quello del gol che porta i bavaresi alla quinta coppa dei campioni a dodici anni di distanza dal trionfo di San Siro.
E’ stata quindi la classica finale di Champions non bellissima dal punto di vista del gioco ma spettacolare e combattuta da entrambe le parti. L’ha vinta la squadra che più ha avuto energie e, in questo senso, pesa forse come un macigno la scelta di Klopp di non fare cambi lasciando in campo una squadra che ha finito la gara senza energie e che ha, probabilmente, semplicemente rimandato l’irrimandabile. Il Bayern realizza quindi il suo obiettivo con un anno di ritardo rispetto alla scorsa stagione (vincere in casa) e con un anno d’anticipo rispetto al progetto che dovrà intraprendere Pep Guardiola già a partire dalla prossima Supercoppa Europea che giocherà contro José Mourinho mentre il Dortmund chiude invece la stagione europea con un insperato secondo posto, insperato per quanto visto nei quarti dove erano ad un passo dall’eliminazione contro il Malaga. Oggi è la serata del Bayern, di Robben e del ritorno dei bavaresi sul tetto d’Europa: una squadra che gioca con entrambe le fasi, che sfrutta a dovere le fasce, che non tiene palla inutilmente al limite dell’area e se serve tira anche da fuori. Insomma, né una squadra di picchiatori, né una squadra di nani e ballerine come accaduto nelle precedenti quattro edizioni: la coppa, finalmente, va ad una squadra di calcio.
BORUSSIA-BAYERN 1-2 (primo tempo 0-0)
MARCATORI: Mandzukic al 14′, Gundogan su rig. al 22′, Robben al 44′ s.t.
BORUSSIA DORTMUND (4-4-2): Weidenfeller; Piszczek, Subotic, Hummels, Schmelzer; Blaszczykowski (dal 45′ s.t. Schieber), Gündogan, Bender, Grosskreutz; Reus, Lewandowski. (Langerak, Kirch, Felipe Santana, Kehl, Leitner, Sahin). All. Klopp.
BAYERN MONACO (4-4-2): Neuer; Lahm, Boateng, Dante, Alaba; Robben, Javi Martinez, Schweinsteiger, Ribery (dal 45′ s.t. Luiz Gustavo); Müller, Mandzukic (dal 48′ s.t. Gomez). (Starke, Van Buyten, Tymoshchuk, Shaqiri, Pizarro). All. Heynckes
ARBITRO: Rizzoli (Faverani-Stefani/ Skomina(Slo)/Rocchi-Tagliavento).
NOTE: ammoniti Dante al 28′ p.t., Ribery e Grosskreutz al 28′ s.t. per c.n.r. Recuperi: 0′ nel p.t., 3′ nel s.t.
6 commenti
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In un mondo difficile ed ingiusto come quello in cui viviamo, in cui Allegri ha un fan club di fan scatenati pronti a uccidersi per lui, un grande giocatore come Robben rischiava di essere ricordato per i gol mangiati in varie finali. Non tifavo per nessuna, mi sarei goduto i supplementari, ma sono contento per Arjen.
Aggiungo una caratteristica poco evidenziata del Bayern: la rosa corta. Della panchina solo tre giocatori possono entrare: Marzio Gomes, Shaqiri, Gustavo.
15 uomini, pochi infortuni e si corre tutto l’anno.
Autore
Ma anche il Barça ai suoi tempi aveva la rosa corta, eh
Si si, ma infatti è una mentalità del cazzo italiana, in particolare allegriana, quella che devi avere dieci riserve fortissime e che non si può essere in forma per più di 4 mesi all’anno, da dicembre a marzo.
Questi con neanche 15 giocatori veramente forti corrono tutto l’anno.
Autore
Va detto che sono campionati fisicamente meno impegnativi
Si e in Germania fanno anche due mesi di pausa invernale, ok. Fatto sta che vanno a una velocità doppia e le loro riserve sono Badstuber, Van Buyten, Gustavo, Shaqiri e Gomez. Avessi detto.
il Dio del calcio cosi ha voluto, un grande calciatore come Robben non poteva essere ricordato per i suoi gol sbagliati nelle varie finali, meritava di vincerla.