Vi hanno preso ancora in giro

Avevamo, questa estate, aperto la sessione di mercato con questo tweet

Come è andata? E’ andata non male, ma malissimo. A fine mercato tutti i settori nevralgici restano scoperti. Peggio, ci siamo pure indeboliti, visto il non rinnovo di Bonaventura, fondamentale negli scorsi big-match con Juventus e Napoli.

E’ stato un mercato tragicomico già in apertura – con la trattativa Ibrahimovic – in cui si è dato il coltello dalla parte del manico a Mino Raiola. 7 milioni l’anno e Milan con le spalle al muro. Una gestione di tutta la vicenda al limite dell’inqualificabile e del dilettantesco – di cui avevamo già parlato e che ha tolto del budget in termini di mercato.

Tolto Ibra, vediamo chi è entrato. L’acquisto più oneroso è Tonali (vice-Kessie) per cui si è pagato 10 milioni per il prestito. Poi c’è Hauge, 5 milioni, i riscatti di Saelemakers e Kjaer (3,5 a testa), Rebic (gratis), Tatarusanu e Kalulu. In entrata i prestiti secchi di Brahim Diaz e Dalot. Le cessioni sono principalmente Suso e Paquetà oltre ad André Silva – il saldo è di +35 milioni in cassa.

Il Milan esce dal mercato non colmando le due lacune più grosse – ovvero il terzo centrale (Musacchio è inaffidabile, Gabbia da bassa classifica) e il vice-Ibrahimovic. Il tutto dovendo giocare due volte a settimana su tre competizioni e non avendo le rose per farlo. L’obiettivo di questa squadra non può chiaramente essere la Champions League – perché questa squadra è forse al livello di quella di due anni fa che la sfiorò per un punto nonostante l’allenatore – ma il livello delle competitors si è alzato enormemente: se due anni fa per andare in CL dovevi fare 70 punti, ora ne servono 78.

Il Milan per arrivare in Champions League ha due strade. La prima è vincere l’Europa League (*inserire qua risate di sottofondo*), la seconda è quella di finire davanti a due squadre tra Juventus, Inter, Atalanta, Napoli, Lazio e Roma. Se l’Atalanta sembra irraggiungibile e la Juventus comunque vada non può uscire dalle prime due per lodo AIA/Agnelli è quindi chiaro che la lotta deve essere con Inter e Napoli. Proprio su quest’ultima squadra, quasi criminale concedergli un Bakayoko di vantaggio senza nemmeno provarci o fare un’azione di disturbo mollando il giocatore senza colpo ferire.

Analizzando i colpi è oggettivo che la sessione di mercato ci porta da una squadra da sesto posto a una squadra da sesto posto. Parlare di Champions League con questa squadra è una presa in giro ai tifosi – alimentare l’entusiasmo per tre vittorie con squadre che lottano per non retrocedere anche. Non affronteremo più un calcio con ritmi di partite giocate in luglio e la sensazione è che alla prima partita seria si vedranno tutti i difetti di questa squadra come già si è visto quando Bodo e Rio Ave han alzato il ritmo.

A livello concettuale è evidente che l’acquisto di Tonali non andava fatto. Si è sacrificato l’importo più importante su un ruolo che comunque è già coperto. Tutta la sessione di mercato è sembrata gestita in maniera improvvisata, a partire dall’origine – quella per cui si conferma Pioli dopo un mese buono.

Se questa è la linea che ha in mente Gazidis non è questa la linea con cui il Milan tornerà a disputare la Champions League. Né ora, né mai. Non puoi affidarti a Massara e Moncada sperando che azzecchino due nomi che ti risolvano la squadra. Non puoi affidare ad un 38enne tutto il peso dell’attacco senza nemmeno dargli un ricambio all’altezza, un doppione per fisicità. Non puoi pensare che Calhanoglu sarà quello dei due mesi a ritmo balneare e non il pessimo giocatore dei due anni e mezzo di calcio vero a precederli o che Kessie sia improvvisamente diventato Yaya Touré.

L’unica spiegazione a questo mercato è quella di sistemare i conti in attesa della imminente, e finale cessione societaria. La firma più importante per il Milan non sarà quella di un giocatore, ma quella di uno stadio che chi controlla il calcio in Italia non vuole che le milanesi facciano per colmare il gap. Rimane il rammarico perché mai come solo nell’anno di Fassone c’era una possibilità per andare in Coppa – quell’anno si trattò di spendere bene, quest’anno di spendere e basta.

L’unica speranza per centrare il miracolo è quella di non sbagliare niente e sperare che Gattuso si riveli pessimo a Napoli come si è rivelato pessimo a Milano. La sensazione è che purtroppo avremo il solito copione di una partenza a rilento con le coppe (in cui l’EL ci toglierà punti – se dovevano intascarsi i soldi forse era meglio non qualificarsi), allenatore messo in discussione/esonerato e buona partenza del sostituto.

Spero di sbagliarmi, a partire del prossimo derby – ma tutte le premesse portano verso un film già visto. E il finale, di solito, non è bello per noi.

P.s. il giudizio finale sul mercato e sulle ambizioni della squadra lo darà Mino Raiola, il quale si presenterà al tavolo del rinnovo di Donnarumma con il Milan che può solo rinnovare alle cifre richieste o perderlo a zero. Auguri!