Via crucis 2015/2016

[Allenatore] Il peccato originale della nostra (ennesima) sciagurata stagione va, al di là e a prescindere da qualsiasi considerazione, ricercato nella scelta dell’allenatore. Sia chiaro fin dall’inizio: questo è solo il primo punto di un elenco che potrebbe anche intitolarsi le ragioni di un fallimento (o anche, in maniera un po’ blasfema, via crucis 2015/2016). La scelta dell’allenatore è il peccato originale, quindi, ma non l’origine di tutti i mali, si badi bene. Mihajlovic non albergava, verosimilmente, nelle fantasie di nessun milanista che abitasse nel sistema solare. E non tanto (o non solo) per quel passato da interista condito da promesse d’amore e di fedeltà eterna poi, evidentemente, non mantenute, quanto piuttosto per il suo c.v. d’allenatore. Il serbo non è mai stato decisivo in nessuna delle sue esperienze pregresse. Mai. Probabilmente i momenti migliori della sua carriera li ha vissuti a Catania (13° posto e record di punti) e a Genova con la Sampdoria (7° posto). Per il resto Mihajlovic è, è sempre stato e verosimilmente resterà un allenatore sanza ‘nfamia e sanza lodo. Basta questo per allenare il Milan? Teoricamente no, ma ormai, consapevoli della lezione di Papa Francesco, a Milanello accogliamo tutti. Anche e soprattutto i disperati. Prima di accogliere la notizia, inaspettata, di Mihajlovic abbiamo sognato il ritorno, razionalmente impossibile, di Ancelotti, abbiamo sentito parlare di Emery per mesi, abbiamo discusso dell’opportunità di essere allenati da Sarri (è un esordiente anche lui, dicevano …), abbiamo più o meno sostenuto l’idea del ritorno di Donadoni, ci siamo anche lasciati prendere un po’ in giro da chi proponeva un improbabile Klopp e un ancor più improbabile Guardiola. Dal giorno alla notte, dal tramonto all’alba, è uscito fuori Sinisa Mihajlovic. Non potevamo che dargli fiducia. Semplicemente perché è giusto così. Fiducia fin da subito tradita dall’incostanza dei primi risultati e dalla pochezza del gioco espresso. Sostanzialmente un Inzaghi 2.0, con l’aggravante doppia di un mercato estivo quasi all’altezza di una grande squadra e una maggiore esperienza. Dopo Il grande freddo, però, è arrivata La grande illusione. Lasciate là sotto un lenzuolo le velleità del trequartista e del regista puro, Sinisa ha trovato un modulo e (pochi) giocatori (alcuni tra l’altro palesemente adattati, come Honda) su cui fare esclusivo affidamento. E’ arrivato qualche risultato, talvolta anche il gioco (Lazio, Sampdoria, derby di ritorno). E’ tornata l’illusione di essere ritornati quantomeno mediocri. Si è riaffacciata la speranza di una ritorno in Europa quasi impossibile. Purtroppo sono continuati a mancare la costanza e la simpatia del Presidente. E dopo la sconfitta in stile Italrugby (una sconfitta irrimediabilmente a testa alta, quindi) con la Juventus, è arrivato l’esonero.

[L’esonero]  E’ lecito chiederci: perché dobbiamo constatare sulla nostra pellaccia rossonera che al peggio non c’è mai fine? Sono un vedovella di Mihajlovic? Certamente. Perché, alla fine della giostra, quella pizza surgelata comprata al volo al supermercato vicino casa, al sabato sera, accompagnata da una di queste simpatiche commediole americane su Netflix (tipo Come ti spaccio la famiglia), una cocacola zero, due wurstel (di quelli dimenticati in frigo da chissà quanto tempo) abbrustoliti perché non sai cucinare, poteva piacere o non piacere. C’è di meglio, è chiaro. Vuoi mettere con gli spaghetti alle cozze mangiati in compagnia della propria ragazza mentre godi a guardare Icardi che prende il palo e a sentire Suma che impazzisce? Maddai! Ma c’è anche di peggio. Così, quando cominci a mangiare la merda allora ti ritrovi a dire “com’era buona quella pizza surgelata comprata al volo al Conad…”. Ecco. Ai meno fantasiosi suggerirò che la pizza surgelata è Mihajlovic. La merda è Brocchi (o Brocchi è la merda). Esonerare Mihajlovic a sei giornate dalla fine è stata una scelta senza senso. Talmente senza senso che forse un senso ce l’ha, ma non è razionale. L’esonero di Mihajlovic è stata probabilmente una delle peggiori di scelte di Berlusconi da Presidente del Milan. Una scelta dettata dagli umori di un uomo alla costante ricerca del lampo di genio perduto, del mai più moscio perduto con gli anni. La scelta che ha trasformato una pessima stagione, nell’ennesimo fallimento. Il terzo eclatante fallimento consecutivo di una società un tempo gloriosa. L’ennesimo allenatore senza esperienza messo lì, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Grazie a Dio la matematica non riesce a spiegare tutto (altrimenti, in questa vita, mi troverei seriamente in difficoltà). I discorsi riguardo alla media punti degli ultimi due allenatori del Milan sono retorici e pretestuosi. Mi limiterò banalmente – ma opportunamente – a constatare che non è detto che Mihajlovic avrebbe terminato la stagione con la media di 1.53 punti a partita. Perché se funzionasse così la FIGC dovrebbe revocare lo scudetto 2015/2016 alla Juventus e consegnarlo alla strabiliante Inter di inizio stagione di Mancini (che non so che media avesse, ma sicuramente era altissima) o, al limite, al Napoli campione d’Inverno. Con il Chievo in Champions League. I giocatori del Milan, dopo l’esonero, hanno colpevolmente smesso di giocare. Non c’è analisi tattica che tenga. Per il semplice fatto che, uno dei pochi meriti di Sinisa, è da ricercare nella creazione di un gruppo. Un gruppo inevitabilmente sfaldatosi con l’esonero del tecnico serbo. E l’unico dato matematico di cui possiamo tenere conto è il seguente: Mihajlovic ha lasciato la squadra sesta in classifica, con il Sassuolo a un punto di distanza; il Milan di mister Brocchi termina il campionato al settimo posto, a meno quattro punti dal Sassuolo. Tutto il resto è retorica, quella che Aristofane prende beatamente per il culo. E la retorica serve a parlare dei salti e delle scoregge delle pulci, non di calcio.

[Mercato estivo] E dire che quest’anno, il mercato estivo non era stato pessimo. Anzi. C’è stato l’affaire Nelio Lucas, va bene. E poi la figuraccia con J. Martinez e Kondogbia, va bene. Ma alla fine il buon vecchio Galliani l’aveva sfangata (con l’aiuto, non marginale, di un Berlusconi che, quasi sicuramente irretito dai sorrisoni di mr. Bee aveva finalmente deciso di rimettere mano al portafogli). A differenza degli ultimi anni, era stata, anzitutto, investita una cifra che, considerando gli standard della SERIE A, possiamo tranquillamente definire non proprio irrilevante. E poi si è fatto qualcosa un po’ in tutti i reparti.  Un difensore giovane e potenzialmente molto forte, uno dei migliori centrocampisti dello scorso campionato, un attaccante da venti gol a stagione, fresco vincitore dell’Europa League con il Siviglia. Per non dire del contorno, da Kucka a Luiz Adriano. Si poteva fare di meglio? Certamente sì, soprattutto a centrocampo. Ma è il solito discorso della pizza surgelata e della merda. E credo di averlo già ampiamente esplicitato.

[Mercato di gennaio] Quello che è del tutto mancato, semmai, è il mercato invernale di riparazione. Chi ha avuto l’ardire di inventare questa dicitura forse voleva aiutare i nostri suggerendo come la parentesi di mercato invernale servisse, appunto, per “riparare” e colmare le mancanze estive, oltre a quelle eventualmente accorse durante la prima parte della stagione (metti caso che il dott. Niang, premio Nobel per la fisica, vada a schiantarsi con l’auto). Nonostante la chiarezza autoesplicativa, i nostri però (forse scottati dal bluff cinese) si sono arroccati dietro le siepi di Milanello, dietro le mura a vetro di Casa Milan e dietro i cancelli di Arcore. E anziché aiutare il cattivo tenente Mihajlovic che aveva costruito un giocattolo bello ma delicato (ne parlavo qui) hanno deciso di abbandonarlo, se non addirittura ostacolarlo (ndr. quest’ultima frase è una provocazione) prendendo il redivivo – più di DiCaprio – Kevin Prince Boateng e Mario Balotelli, un giocatore che, se illo tempore l’avesse conosciuto Tertulliano, l’avrebbe definito bestia sciocchissima.

[Conclusioni] L’emblema di questa stagione restano, un po’ tragicamente, due vecchi record superati e non più nostri: quello dell’imbattibilità di Seba Rossi e quello di gol segnati in una stagione di Gunnar Nordahl. Da oggi in poi leggeremo, al primo posto di quelle speciali classifiche, non più i nomi dei nostri amati, bensì quelli di Gianluigi Buffon e Gonzalo Higuain. Credo sia l’immagine, un po’ poetica, un po’ romantica, un po’ tragica, del fatto che non siamo più una grande squadra. E chissà quando lo saremo di nuovo.

[Coppa Italia] Resta sempre da giocare una finale di Coppa Italia. Una finale conquistata dal culo e da Mihajlovic. La gioca mister Brocchi, con un manipolo di giocatori senza palle e senza dignità. Sul fondo del vaso di Pandora, scoperchiato dalla umana stupidità, rimase la speranza. Chi siamo noi per mettere in dubbio la saggezza degli antichi?

12 commenti

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  1. Ultimamente mi trovo molto vicino alle idee di 18maggio1984 (tranne quelle politiche ovviamente).
    Non concordo invece sul mercato estivo, che era stato all’altezza solo per la cifra spesa.
    Se metaforizziamo la stagione a una via crucis, quella di sabato sera sarà la XIV “Gesù è deposto nel sepolcro”. Ultimo atto della passione.
    Però alcuni inseriscono anche una XV stazione “la resurrezione”. Più che nella finale con i gobbi, la speranza la metterei proprio in una nostra resurrezione.

    1. La politica possiamo benissimo lasciarla da parte in nome di una fratellanza milanista che ora, più che mai, ci vede uniti più nel dolore che nella gioia.

      Parlando di mercato, a me quello di quest’anno non è affatto dispiaciuto. Si poteva fare di più e non tutti hanno reso come ci si aspettava, ma tenendo conto degli ultimi nostri mercati e soprattutto di quanto ormai, mediamente, si spende in SERIE A, credo lo si possa ritenere tranquillamente un più che discreto mercato.
      Romagnoli è ancora giovanissimo, deve crescere e deve farlo tranquillamente. Poi la difesa è il reparto che, più di tutti, risente di movimenti d’insieme, e purtroppo noi restiamo fragili. Non è un caso che il miglior Romagnoli lo abbiamo visto con in campo il miglior Alex.
      Bertolacci ha sofferto, oltre ad un infortunio inaspettato, una valutazione, purtroppo per lui, esagerata. L’anno scorso è stato uno dei migliori, non solo del Genoa, ma dell’intero campionato. Potenzialmente poteva essere il nuovo Bonaventura. Soltanto che Jack lo abbiamo pagato quanto una gassosa e ha dimostrato di essere un ottimo spumante italiano, Bertolacci ci è costato quanto una bottiglia di Champagne ma aveva il sapore della Coca cola quando la lasci aperta in frigo per 2-3 giorni. Non era il centrocampista di qualità che serviva. Molti, ultimamente, stanno dimostrando di non reggere il peso di questa maglia e del tifo rossonero (dal primo Niang a Suso, da Saponara a Matri, passando per Torres). E’ un problema che va assolutamente risolto.
      Bacca ha fatto 20 gol senza squadra e senza gioco. Immaginiamo cosa potrebbe fare con una squadra e con un gioco alle spalle. L’ho già detto e (ahimè) ne resto sicuro. Potevamo tranquillamente giocarci il terzo posto.

  2. Buli,
    partecipo con ansia e mi dispiace di essere un poco invadente.

    Condivido quanto scritto ma in realtà, se ho ben capito, il mio spirito è radicalmente diverso.

    in primo luogo a mio parere è sbagliato dire che il primo errore è stato scegliere Mihailovich. L’errore è stato cambiare l’allenatore. E se quest’anno si cambiasse ancora sarebbe un nuovo errore.
    Il significato di questi comportamenti è quello di indebolire un ruolo che non può e non deve subire delegittimazioni.
    Lo scorso anno si sarebbe dovuto continuare con Inzaghi: significava che la società aveva fiducia in lui, e solo in lui e i giocatori avrebbero dovuto prenderne atto.
    Ora bisogna tenere Brocchi, piuttosto richiamare Mihailovich; fare pubblica ammenda e dimostrare che l’Allenatore aveva ragione.

    Nella squadra non manca tasso tecnico, manca virilità.
    Lo spogliatoio deve essere raddrizzato eliminando gli elementi nocivi e togliendoli l’alibi.

    Purtroppo questa società ha dato fiducia a un allenatore senza carattere ( allegri) e non ne ha data più ad altri.

    Sul fatto che un allenatore abbia fatto bene o male prima si può discutere in eterno.

    Rimane che il lavoro dell’allenatore, la differenza vera, è nel campo d’allenamento non in quello da gioco.

    Date a Mihailovich Xavi e Iniesta di 5 anni fa e vediamo come fa giocare – o come gioca? – la squadra.

    Per me il “nodo” è nato quando Mihailovich è sceso a compromessi per arrivare al Milan; a quella che è una grande occasione.

    Al milan i comportamenti che aveva avuto alla samp con Etò ( o lui come dico io o me ne vado) non ha avuto il coraggio e la forza per farli.
    Ha dovuto subire i consigli di chi si fa consigliare il menù dall’oste. Chinare il capo.
    Accettare i Balotelli, i Boateng…
    Poi altri errori li ha messi lui: la prima di campionato chiamando in campo Nocerino e simili… forse per dare l’idea che per tutti – con l’impegno c’era un occasione per tutti. Altri lo hanno tradito.

    Può capitare. Ricordo di avere letto che nella guerra Civile tra Pompeo e Cesare, nella battaglia di Farsalo, Pompeo aveva fiducia nella sua cavalleria, molto più forte di quella di Cesare.
    Alla fine risultò che la cavalleria si fece sconfiggere rapidamente mentre la fanteria, a cui nessuno avrebbe dato 5 lire, si comporto meglio di ogni previsione.

    Quello che voglio dire è che è difficile fare previsioni però non si può condurre una società in modo imporovvisato e caotico come stiamo facendo negli ultimi 7 anni, da quando è andato via Ancelotti ( e già con lui si era cominciato).

    Per questo serve un gesto che in modo evidenti dimostri che la società per prima ha cambiato registro puntando su: umiltà, impegno, scarificio, responsabilità.

    Buli, spero non fuori tema

    1. Alle cose che servono, aggiungerei la chiarezza. Non sono così stupido da pensare che Berlusconi e Galliani a inizio anno dicano che il Milan punta alla salvezza. Ci sono sponsor e tifosi da attirare. Ma quanto meno non si facciano i proclami fatti in questi ultimi anni. Fissarsi un obiettivo reale (e realizzabile) forse sarebbe maggiormente d’aiuto che non confondere le idee come è stato fatto.

  3. E l’unico dato matematico di cui possiamo tenere conto è il seguente: Mihajlovic ha lasciato la squadra sesta in classifica, con il Sassuolo a un punto di distanza; il Milan di mister Brocchi termina il campionato al settimo posto, a meno quattro punti dal Sassuolo. Tutto il resto è retorica, quella che Aristofane prende beatamente per il culo. E la retorica serve a parlare dei salti e delle scoregge delle pulci, non di calcio.

    Hanno perso entrambi 5 punti, nel finale però non ha frenato il Milan, ha accelerato il Sassuolo con 4 vinte di fila. Anche questo è un fatto. Con la media di Mihajlovic si sarebbe concluso a 58, 1 pt in più dell’attuale.

    1. All’andata il Napoli non era ancora una macchina quasi perfetta. Ci ha annichiliti a San Siro facendoci 4 gol, in una delle peggiori sconfitte del campionato e probabilmente di tutta l’era Berlusconi. Al ritorno loro avevano ormai velleità di scudetto, intanto al San Paolo abbiamo fatto 1-1, e siamo usciti pure col rammarico di non aver vinto (non ricordo nemmeno se Higuain, 36 gol in campionato, ha giocato… ah sì! Ma Zapata non gli ha fatto toccare palla!). Il calcio è strano. Frase banale ma purtroppo verissima. Mihajlovic all’andata fece male con Carpi, Verona e Frosinone, non è detto che al ritorno avrebbe fatto lo stesso. Avrebbe potuto far anche peggio, attenzione (inverosimile, ma comunque possibile). Questi sono tutti ragionamenti supportati dal condizionale: se, avrebbe potuto, avrebbe dovuto ecc. E questa per me è retorica. Il dato certo che né io, né tu, né alcuno sulla faccia della terra può discutere è che Brocchi ha preso una squadra in EL e l’ha portata fuori dall’EL. Punto. Che poi a me tutto questo accanimento contro Brocchi non mi sta neanche bene. Credo che sia uno che ci tiene alla causa e vuole far bene. Ma è semplicemente la persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Non resta che fare il tifo per la finale.

      1. Una squadra è in EL alla 38esima giornata. Non alla 33esima. C’erano 10 punti, metà li ha dilapidati Mihajlovi?, l’altra metà Brocchi. Non si può vedere quel flebile punto come garanzia dell’EL. Il Milan non era in El. Detta come la dici tu sembra che Brocchi abbia buttato via 12 pt di vantaggio. Invece era uno, miserrimo

  4. Hai ragione, Diavolo. Ora tutti fanno finta di non ricordare che Mihajlovic e’ stato esonerato al termine di una ultima serie disastrosa di partite e non certo allorquando aveva fatto una discreta serie di risultati. Con Brocchi si pensava di arrestare quella caduta gia’ in atto ma questo non e’ riuscito. Vi e’ malafede e pregiudizio in coloro che parlano e scrivono, ed irresponsabile tradimento del dovere in alcuni dei suoi ex pretoriani che vanno in campo. Il fatto stesso che giocano contro Brocchi conferma che il lavoro di Mihajlovic ere nepotistico e discriminatorio verso meta’ della rosa . Il cazzone ha diviso la squadra fra fedeli ed infedeli e se ne vedono i frutti velenosi. Andava sostituito molto tempo prima. Questa e’ la verita’.

  5. Scrive 18:
    ” E’ tornata l’illusione di essere ritornati quantomeno mediocri ”
    …………
    “Fiducia fin da subito tradita dall’incostanza dei primi risultati e dalla pochezza del gioco espresso.”
    Ebbene, non basta” l’illusione svanita” e perfino “la mediocrita’ mancata”.E la “fiducia tradita “e la “pochezza del gioco”? Cosa restava per giustificare un rapporto che aveva dato questi frutti?
    Forse un gruppo di pretoriani pronti a tradire qualunque avesse preso il posto del cazzone di ferro?
    Meno male che si e’ visto adesso cosa covava in quel bubbone marcio.Ed e’ la seconda volta, dopo quella con Seedorf, che si verifica l’ammutinamento dell’equipaggio. Vanno individuati i pretoriani traditori ed appesi all’albero maestro del prossimo mercato. Pure a prezzi di saldi.

    1. Io, come ho scritto, non voglio né essere la vedovella di Mihajlovic, né l’aguzzino ossessionato di Brocchi. Ma cosa avrebbe fatto di così male Mihajlovic? All’inizio ho provato a dimostrare che non esistevano titolari fissi e panchinari altrettanto fissi. Quando ha capito che non poteva contare su alcuni giocatori li ha accantonati, dando fiducia a un gruppo ristrettissimo. La stessa cosa, lo si evince dalle notizie che stanno uscendo, la sta facendo Brocchi. A suo tempo, anche Seedorf disse che buona parte della rosa non andava bene. Ripeto: non capisco il problema. Alcuni giocatori lo hanno dimostrato sul campo di non essere idonei a vestire la maglia dal Milan. Non credo sia un discorso di simpatie o antipatie.

      1. Uso le tue parole:
        “, dando fiducia a un gruppo ristrettissimo”
        Ti sembra una cosa sensata e da buon allenatore? A me no.
        L’esempio di cio’ che ha creato Mihajlovic lo trovi nel comportamento di Alex. Non per colpa del Presidente, questo e’ sicuro, ma certo sotto gli occhi di chi sta vicino alla squadra, si sono creati fra i giocatori i partiti di questo o di quello. Di Allegri, di Inzaghi, di Mihajlovic e di Seedorf e di Brocchi forse. Alcuni , da scacciare, si splngono a giocare contro, molti altri non sanno che pesci prendere, pochi giocano sempre con impegno.
        Qualcuno deve intervenire !

  6. A proposito di epurazioni. Siamo sicuri di avere fatto bene a cedere Rami, De Jong, Torres, El Shaaravi, Saponara …….?

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