L’amore ai tempi di un comunicato ufficiale

Coloro che disseminano allegramente e con irriverente superiorità la propria ironia circa la qualità del gioco espressa nell’ ultimo derby di Milano, evidentemente non hanno sofferto la sventura di assistere a quelli immediatamente precedenti ; oppure, ipotesi di certo più grave ma non affatto più rara rispetto alla prima, non hanno in realtà nemmeno guardato la partita che suscita in loro una così grande allegria. Nonostante il mio giudizio possa (sicuramente ed) inevitabilmente essere offuscato da una deplorevole condizione di tifoso, non credo di aver assistito ad un pessimo spettacolo domenica sera (tenuto anche e soprattutto conto della medietà sconfortante di cui ormai vive il nostro calcio). Eppure, continuo a osservare attorno a me tristi figure che , nell’atto di spargere sentenze sprezzanti e irriverenti con fare sicuro, vivono nell’ormai nota illusione della modernità : quella di essere protagonisti. Protagonisti di qualcosa. Senza sapere di cosa. Ma comunque protagonisti.

Non ho purtroppo colto differenze veramente rilevanti tra il derby di Muntari contro Obi e quello di Constant contro Schelotto . Poche differenze  a fronte di molteplici costanti. La costante più preoccupante è forse quella maledetta tendenza suicida dei Rossoneri a concedere l’effimera perdurante gloria  – quella gloria cioè che solo un derby può concedere – al giocatore più scarso della rosa avversaria (sebbene, in questo testa a testa mortale in casa nerazzurra, non escluderei a priori il metronomo dai piedi delicati Kuzmanovic , oltre ad un paio di elementi, divini e terreni, disseminati tra le riserve). Non è cambiato molto nemmeno se si considera l’incapacità del Milan di concretizzare una pur lieve superiorità tecnica o di gestire il vantaggio acquisito.

In quest’ultimo derby si sono palesati i limiti di gioco più evidenti dei Rossoneri, con l’affermazione (ancora una volta) di quello che è, nel parere di chi scrive, il maggior problema e insieme il limite più insormontabile di questa squadra : l’attenzione; o, per meglio dire, i cali di attenzione; o , per meglio dire, la disattenzione. Inutile insistere nuovamente su quanto la squadra fosse apparsa attenta e determinata nelle prime uscite (anche perché, in un’analisi più attenta ed approfondita, arriveremmo a constatare  come probabilmente fosse il fattore determinazione quello realmente più incisivo, vedi Parma-Milan) . Chi ha visto il derby (intendendo cioè quanti hanno effettivamente assistito ai novanta minuti della partita e su di essa hanno elaborato il proprio giudizio, senza basarsi sulla communis opinio) si sarà reso conto del numero quasi spropositato di passaggi in orizzontale che i giocatori del Milan hanno effettuato nella propria metà campo. E se avrà colto questo dato piuttosto palese, non avrà che potuto cogliere il dato immediatamente correlato e riferibile ad esso : il numero dei palloni persi. Questi elementi mi spingo a dire che il Milan ha perso la partita (un derby non si pareggia, si vince o si perde, semi-cit.) contro l’Inter proprio per la cattiva gestione della palla a centrocampo (chi riuscirà a ricordare una sola azione impostata dai due mediani, Muntari ed Essien, vincerà l’ultimo libro di Luca Serafini, con autografo).

La questione può quindi essere affrontata secondo due modalità. La prima prevede un attacco diretto e personali nei confronti di quei giocatori che hanno offerto il loro peggio non riuscendo nemmeno ad avvicinarsi alla soglia della sufficienza (per esempio il già citato Muntari che, colpito da una tremenda saudade nerazzurra, ha deciso di giocare per la sua ex squadra , oppure il Torres di Canterville). La seconda prevede invece l’individuazione di una o più problematiche a livello di collettivo, di squadra.

Premetto di non essere il più imparziale dei critici. Me ne rendo perfettamente conto e chiedo scusa per questo. Basta avere la sfortuna di leggere ciò che scrivo per denotare antipatie e simpatie umanamente inevitabili. Premetto di aver imprecato molto di più per la prestazione mortifera di Muntari piuttosto che per quella evanescente di Torres. Però, raramente, ispirata da un attimo fuggente di lucidità , infiammato da un indistinto focolaio di razionalità , sono portato a credere che sia necessario giungere ad un’analisi più razionale, quindi più critica, quindi più razionale, innalzando la condizione miserrima di tifoso, che, dovrebbe essere assunta soltanto un paio di giorni a settimana, non certo sempre.

Le prestazioni dei singoli possono sopperire alle disattenzioni di una squadra in misura proporzionale alle mancanze della squadra stessa (oltre che in proporzione, ovviamente, alla qualità dei singoli in considerazione). A fronte di un Muntari pessimo e deleterio, abbiamo avuto la fortuna (oltre che il piacere) di scoprire un Rami strepitoso sulla fascia. A fronte di un Torres impalpabile, mai nel vivo del gioco, poco servito ma anche poco intraprendente, abbiamo finalmente goduto di un quantomeno discreto Essien, insieme ad un attento Mexes. A fronte di un discontinuo (e sciagurato) El Shaarawy, abbiamo lodato un provvidenziale Diego Lopez. Muntari, Torres ed El Shaarawy non sono giocatori discreti inseriti in un buon impianto di gioco. Sono, semmai, buoni giocatori inseriti in un discreto impianto di gioco. Pertanto, il gioco al massacro in atto in questi giorni non porta davvero da nessuna parte. In un sistema che (evidentemente) non funziona (o non funziona più) capita di mettere in campo cattive prestazioni molto più facilmente rispetto a quanto possa succedere l’esatto contrario. Potrebbe allora accadere che quanti hanno già abbondantemente goduto dei quindici minuti di fama  loro garantiti in questa vita d’anonimato virtuale grazie alle battute sprezzanti e ai commenti beffardi, incredibilmente, alla prossima partita, si trovino a dover disprezzare i vari Rami, Mexes, Essien, Diego Lopez, e di dover invece lodare i vari Muntari, Torres, El Shaarawy.

Ps. Mi crea non pochi fastidi il fatto che la Società si premuri di smentire con un comunicato ufficiale la presunta storia d’amore tra Barbara Berlusconi e Filippo Inzaghi. Mi crea veramente non pochi fastidi il fatto che una Società troppo spesso assente, soprattutto nell’ultimo periodo, protagonista di gesta ridicole, scenario di lotte intestine, fautrice di disastri e di quant’altro, si scomodi a pubblicare un comunicato ufficiale su una notizia così irrilevante per la Squadra, per il mondo e per l’universo intero. Semplicemente decadente.

Certo. Potrebbe anche succedere che il Chelsea proponga lo scambio Mourinho – Inzaghi e Barbara blocchi tutto.

1 commento

    • sadyq il 26 Novembre 2014 alle 23:38

    Non credo ci sia una storia tra ad e allenatore, Inzaghi simulerebbe il fallo anche in questo caso!

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