La tendenza al tafazzismo

Il calcio è uno sport di squadra, fin qua credo di non aver detto qualcosa di estremamente sconvolgente, e in quanto tale l’allenatore deve trovare il giusto equilibrio tra ciò che possono apportare i singoli e il saperli organizzare dentro un sistema di gioco che permetta di far rendere tutti al meglio.

Fin qui i discorsi a grandi linee, molto generici e forse anche un po’ fumosi. Sono peraltro sicuro che Pippo Inzaghi stia lavorando giorno e notte per trovare la formula che permetta al Milan di esprimersi al meglio. I problemi di gioco del Milan sono noti sin da inizio stagione, ma nelle ultime partite si è visto qualche segno di miglioramento da questo punto di vista. La voglia e l’impegno, a mio avviso, ci sono sempre state. Per la qualità del gioco bisogna ancora dare tempo, anche se le partite passano e per centrare il traguardo della qualificazione in Champions League sarebbe meglio iniziare a fare dei punti.

Per ciò che si è visto, Inzaghi ed il suo staff preparano bene le partite: solo ad Empoli e a Cagliari la partenza è stata diesel. La lettura delle partite è invece un po’ farraginosa: soprattutto quando c’è da invertire la tendenza di un’attacco che tende un po’ a invischiarsi ed essere un po’ bizantino.

C’è però un aspetto degli sport di squadra che solo parzialmente (alla fine il tecnico è il massimo responsabile) può essere addebitata all’allenatore: l’errore individuale. Purtroppo, in questo scorcio di stagioni, di errori individuali il Milan ne ha commessi parecchi. Quasi tutti fatali.

Si inizia dalla prima giornata in cui la Lazio segna su di un autogol. Poi nella rocambolesca vittoria di Parma ci fu lo sciagurato retropassaggio di De Sciglio, con il tragicomico infortunio di Diego López: gol subito e infortunio a medio termine per quello che dovrebbe essere l’unico titolare inamovibile della squadra. Ad Empoli Bonera si fa fregare come un pollo sulla giocata a palla inattiva di Pucciarelli. A Cesena tocca ad Abbiati regalare: respinta balbettante e gol di Succi. Infine tocca a Zapata: autogol contro il Palermo e rinvio sbucciato nel derby: patatrac.

Questo piccolo excursus non vuole stare a significare che il Milan si sia sempre fatto gol da solo. Ma sicuramente la squadra deve ridurre questi errori tecnici che, dopo 12 giornate, sono costati tanti punti.

L’altro problema importante è quello che, a modo suo, aveva riscontrato anche il presidente: il Milan non tira mai in porta. Anche quando la manovra è fluda, difficilmente gli attaccanti rossoneri riescono ad infastidire il portiere. Fino ad ora il Milan ha sopperito con la miglior percentuale realizzativa (gol fatti su tiri effettuati). Speriamo che, mentre Inzaghi sistema questo aspetto, la precisione non ci abbandoni come è capitato domenica sera ad El Shaarawy.

2 commenti

  1. Bravissimo hai spiegato perché affermo, ogni tanto, che al Milan mancano dei punti alla sua classifica. Li ho valutati in sei o sette punti. Certamente in tutto questo non ci sono soltanto gli errori, più o meno marchiani, oppure la broccaggine di qualche giocatore palesemente non da Milan. In questo ci sono anche sbagli del ‘mitico Pippo’ che paga i cosiddetti errori di gioventù. Ma criticare gli sbagli non è ‘tafazzismo’ è dire quel che uno vede e non condivide. Questo nella speranza di dare un infinitesimo contributo e non di criticare per distruggere tutto e tutti. Il Milan ce la può fare per raggiungere i suoi obiettivi? Certamente si ma già da domenica bisogna invertire il trend e….per favore….giochino i giocatori che danno le migliori garanzie sul piano psicofisico. Almeno questo lo pretendiamo da Pippo. Checchè ne pensi il ‘Presidentissimo’.

  2. Perche’ dici che il Presidente sostiene l’impiego di giocatori in condizioni psicofisiche scadenti ? Scusa la mia poca informazione , ma a chi ti riferisci esattamente?

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