Meno venti

Il 90% dei milanisti (e, ripeto, dei MILANISTI, non dei tifosi della Sangiovannese o di qualche squadretta come il Lecce) che si incontrano per strada, alla domanda “Per chi tiferai il 22?” risponderanno col nome di quella provinciale con cui condividiamo generosamente lo stadio (che se ne vadano nell’hinterland).

Beh, NOI (mi sento, per una volta, di parlare a nome di tutti i redattori del blog) NO. Prima di tutto per la prima motivazione che viene data: “È comunque una squadra italiana”. E io sono Marco Van Basten.

E’ impossibile anche semplicemente non biasimare una squadra con cui non si è  mai stati in rapporti quantomeno decenti. Peraltro tifare Inter, anche per una sola partita,  significa tifare contro il calcio. Significa tifare per la logica dei Guido Rossi e company, per la logica delle partite “dubbie”, per la logica dell’alzare la voce, dell’insulto, eccetera. E per la logica delle squadre stranamente senza verve e delle tifoserie compiacenti (vedasi Lazio ieri): dopo certe partite, invece che Pazza Inter, dovrebbe partire “Ponsci ponsci popopo” (la canzoncina del grattaevinci).

E pure al netto di queste cose, tifare Inter significa tifare contro la Coppa dei Campioni/Champions’ League che dir si voglia; il trofeo che abbiamo tante volte onorato con innumerevoli finali negli ultimi 20-25 anni non può che dirsi disonorato da una squadra che è arrivata in finale in maniera così disonesta: in semifinale, tra andata e ritorno ci sono state talmente tanti favori alla squadra dello Special Uan, da far impallidire e più volte vomitare Eupalla (il mitologico dio del Calcio di Gianni Brera). L’altra componente è stata la fortuna: dopo un girone di qualificazione imbarazzante, concluso con una stentata qualificazione, i turni ad eliminazione diretta sono stati: Chelsea nel momento peggiore della stagione, CSKA Mosca che sarebbe stato battuto anche dal Portogruaro, e Barçelona sfiancato da un estenuante viaggio in pullman. Pare che ci siano intercettazioni riguardanti telefonate tra Moratti e l’Eyjafjallajokull.

Tifare Inter significa tifare “l’unico uomo vero in un calcio finto” (questa segniamocela, è la battuta del secolo), che non perde occasione per insultare gli avversari, per darsi del non-pirla e augurarci seru tituli. Mourinho è l’amico dei media, se li gioca e tramite loro (soprattutto tramite i lacchè interisti dell’ex-giornale sportivo più neutrale) riesce a soggiogare gli avversari, a creare timore, e grazie a questo rosolamento riesce a fare qualcosa con una “non-squadra”. In sostanza, vero come una mozzarella canadese.

Infine, non ho mai sentito di interisti che abbiano tifato Milan nel 2005 o nel 2007, anzi ric0rdo ancora di come le maglie e i gadget del Liverpool fossero andati a ruba in quelle due occasioni. Perciò, NOI NO. Non vedo l’ora di farmi grasse risate il 23 mattina. A meno che non capiti un altro portoghese…