Un trofeo all’anno

Ieri decorrevano i 30 anni di proprietà Berlusconi, che volenti o nolenti per tre decenni ha rappresentato il Milan tra alti e bassi (più i primi, bisogna dire), anche se ufficialmente la presidenza fu assunta solo il 24 marzo del 1986.

Senza voler rubare il lavoro al bravissimo collega delle Storie di Calcio -e infatti non si parla di partite- il 1985-86 era l’ennesima stagione nel limbo anni 80 per il Milan. Da sette anni mancava la vittoria in campionato, e anche il ritorno in A dopo il doppio saliscendi aveva portato come massime soddisfazioni il derby del gol di Hateley e una qualificazione sofferta in Uefa nel 1985. L’arrivo di Berlusconi scompigliò tutto in una squadra che dal 1980 non era più abituata a pensare in grande: e fra tre cicli e altrettanti periodi di riflusso dai 19 trofei conseguiti fino a quell’anno (come l’Inter, giusto per sfatare la vulgata secondo cui Milano era mer… ehm nerazzurra fino al 1986) si arrivò ai 47 odierni. Una media matematica di quasi un trofeo all’anno.

Da Sacchi, il “profeta” senza passaggi da giocatore di livello che cambiò il calcio, a Capello primo esponente del “Milan ai milanisti”, passando per il periodo di mezzo con Tabarez, Capello bis e addirittura un paio di noni-decimi posti (come oggi, con tanto di contestazioni, ma all’epoca non c’era Internet…) e lo scudetto a sorpresa di Zaccheroni, i nuovi trofei arrivarono quasi tutti nella prima metà dei 30 anni di proprietà berlusconiana. Non che gli ultimi 15 siano stati meno importanti: per molti di noi, nati nei primi anni ’90, sono stati gli unici, e ci hanno consentito di sopravvivere in classi formate da soli gobbi con qualche presenza interista e due-tre milanisti (cose che capitano anche in Lombardia) visto che ogni paio d’anni anche il Milan dei “vecchi” -già, perché ora ci sono i procuratori amici e il Genoa, una volta c’era l’età media troppo alta- piazzava sempre la zampata.

I quattro mesi di Terim, poi Ancelotti, tra le due Champions e lo scudetto vinto e le delusioni cocenti di La Coruna e Istanbul, e poi il lungo -troppo lungo- periodo di mezzo tra il futuro giuda e poi disoccupato Leonardo, Allegri (e Ibra) e i tre ultimi coach. Ma si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, e questa stagione personalmente mi ricorda molto quella -soffertissima- 2001-02, che pose le basi per tutto quello che è arrivato dopo. L’unica differenza è che Mihajlovic non è stato cacciato dopo una sconfitta con una piccola a novembre: giustamente, anche perché i cicli possono essere simili ma non sono mai perfettamente uguali. Quel Milan era settimo e fuori dalla Uefa a 100′ dalla fine…

4 commenti

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  1. Peccato che Silvio Berlusconi, non è usuale in uno che ha sbagliato pochissimo nelle scelte fatte in ogni campo della sua attività, avesse di fatto cancellato quella che era stata per moltissimo tempo, anche nei bui anni delle presidenze più chiacchierate, la vera forza del Milan: il settore giovanile. Peccato aver cassato come vecchia l’idea originaria del Milan post bellico che era culminata nell’intuizione di Andrea Rizzoli che creò Milanello e venne poi imitato da quasi tutte le squadre di serie A. Ricordo una Primavera del Milan importante come il Milan dell’era di Sacchi. Una squadra giovanile trasferita quasi in toto nella prima squadra e che vinse lo scudetto nel 1961(Trapattoni, Pelagalli, Trebbi, Noletti, Danova, Salvadore etc). Ora Silvio è maturato e ha rispolverato il detto:-bisogna fare di necessità virtù- Il Milan dei giovani gioca un gran calcio e sentiremo parlare presto di Christian Brocchi. Ci sono giovani(c’è già un secondo Donnarumma ed è quasi un peccato che abbia davanti Gigio)che ora sta ingranando e per me potrebbe fare quello che non è riuscito ad Inzaghi: vincere lo scudetto dei giovani. Visto che Locatelli è stato aggregato..se apprende i trucchi del mestiere da ‘mastro Caravaggio’….beh abbiamo già in casa un possibile grande centrocampista alla Pirlo. Sono fiducioso perché a differenza di tanti giovani che frequentano questo blog io ho visto l’epopea dei Milan giovanili che è sempre stata foriera di produzione di campioni. Una scuola poi trasferitasi, con Liedholm, alla Roma dove Aldo Maldera fece un lavoro eccezionale. Già…Aldo Maldera il minore di tre fratelli che erano cresciuti nelle giovanili del Milan. Non possiamo competere con i magnati russi e gli sceicchi? Allora riprendiamo la via maestra che fu la base anche di quella che è ricordata come la squadra di club più forte di ogni epoca: Il Milan di Arrigo Sacchi!

  2. L’unica differenza è che Mihajlovic non è stato cacciato dopo una sconfitta con una piccola a novembre
    Invece in ambito festeggiamenti il nostro beneamato presidente ha già praticamente mandato a casa Mihajlovic.
    Avanti un altro… chi sarà il prossimo???

    1. Visto che la speranza di Capello non sembra possibile dico, senza incertezza , DONADONI. E che sia la volta buona , attende da un pezzo quel posto che merita.

    2. Visto che la speranza di Capello non sembra possibile dico, senza incertezza , DONADONI. E che sia la volta buona , attende da un pezzo quel posto che merita.

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